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Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (Edd.) - Capolavori A Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo Del Ghirlandaio in Mostra-Firenze
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (Edd.) - Capolavori A Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo Del Ghirlandaio in Mostra-Firenze
a cura di
Cristiano Giometti
Donatella Pegazzano
http://digital.casalini.it/9788864533186
ringraziamenti
Anna Maria Bernacchioni, Sonia Chiodo, Silvia Colucci, Cristina De
Benedictis, Sara Gaggio, Giancarlo Gentilini, Michele Maccherini,
Lorenzo Magnolfi, Daniele Mazzolai, Arnaldo Morelli, Laura Pacciani,
Simona Pasquinucci, Angela Rensi, Gioia Romagnoli, le suore del
convento di Santa Maria della Neve di Pratovecchio, i marchesi
Antinori, il comando militare della Caserma Simoni, Firenze
foto di copertina
Particolare della Vergine con Angeli musicanti - opera di Sandro
Botticelli con illuminazione LED Vivid WP. Andrea Sordini, INO CNR
Firenze.
crediti fotografici
Sistema Museale di Ateneo di Firenze (SMA) - Andrea Sordini, INO-
CNR Firenze - Agence photographique de la Réunion des Musées
Nationaux de France - Archivio storico fratelli Alinari, Firenze -
Gottinga, Kunstsammlung der Georg-August-Universität - Galleria
degli Uffizi, Firenze - Galleria dell’Accademia, Firenze
progetto grafico
Alberto Pizarro Fernández, Pagina Maestra snc
IX Prefazione
Luigi Dei
Rettore dell’Università degli Studi di Firenze
XI Presentazione
Enrico Rossi
Presidente della Regione Toscana
SAGGI
3 Il patrimonio artistico di Villa La Quiete. L’acquisizione dei beni
del monastero di Ripoli
Lia Brunori
APPARATI
105 Luce, colore e percezione: studio illuminotecnico
Carla Balocco, Elisabetta Baldanzi,
Alessandro Farini, Luca Mercatelli
129 BIBLIOGRAFIA
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra,
ISBN 978-88-6453-317-9 (print) ISBN 978-88-6453-318-6 (online) © 2016 Firenze University Press
Prefazione
Luigi Dei
Rettore dell’Università degli Studi di Firenze
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra,
ISBN 978-88-6453-317-9 (print) ISBN 978-88-6453-318-6 (online) © 2016 Firenze University Press
Presentazione
Enrico Rossi
Presidente della Regione Toscana
La Toscana è ricca di tesori artistici, pae- altro eccezionale successo, ma, allo stesso
saggistici, culturali. Alcuni sono noti ed tempo, consegnandoci una responsabilità
amati in tutto il mondo. Altri sono più in più nei confronti del mondo e della stra-
nascosti, ma non per tale motivo meno ordinaria ricchezza di arte e cultura della
preziosi, e occorre un supplemento di ini- nostra terra.
Adesso compiamo un ulte-
ziativa e di volontà di ricerca per scovarli e riore passo: contestualmente all’inaugu-
poterne godere a pieno. razione della mostra, si apre la prima sala
I tesori custoditi all’interno di Villa La espositiva che sarà parte di un più ampio
Quiete sono alcuni di questi e meritano di percorso inserito all’interno del Sistema
essere resi maggiormente fruibili e più fa- Museale dell’Università di Firenze e che in-
cilmente accessibili. clude sia le importanti opere pittoriche sia
Con questo spirito Regione Toscana e il ricco patrimonio storico-scientifico della
Università di Firenze hanno lavorato insie- Villa.
Dopo il restauro, negli anni passati,
me e oggi propongono Capolavori a Villa delle Stanze della Padrona e della Stanza
La Quiete, mostra dedicata ai magnifici la- delle Anatre, un altro tassello si aggiun-
vori del Botticelli e di Ridolfo del Ghirlan- ge così al percorso che porterà alla piena
daio, ospitati in quella che fu la residenza valorizzazione di questo prestigioso com-
dell’Elettrice palatina Anna Maria Luisa de’ plesso architettonico finalmente restituito
Medici, che la volle restaurare ed abbellire alla cittadinanza.
Soltanto la piena e fatti-
e dove vi fece realizzare uno fra i più bei va cooperazione tra Università e Regione
giardini all’italiana.
Fin dal passaggio di ha potuto consentire il raggiungimento di
proprietà dall’Università alla Regione, nel un traguardo così importante, per il qua-
2010, avevamo preso l’impegno di creare, le voglio ringraziare tutte le persone che
all’interno di un’ala della Villa, un percorso si sono spese con competenza e passio-
museale che valorizzasse le opere d’arte qui ne.
Il nostro obiettivo è la costruzione di
custodite, comprese la bellissima Incorona- un circuito virtuoso, con il coinvolgimento
zione della Vergine di Sandro Botticelli e, dell’Ateneo, in grado di valorizzare tutto
con essa, altri numerosi dipinti di pregio il patrimonio culturale fiorentino e tosca-
come Lo sposalizio di santa Caterina di Ri- no, perché siamo convinti dell’importanza
dolfo del Ghirlandaio, fino ad oggi visibili di un racconto più completo ed esaustivo
al pubblico soltanto in occasioni speciali della città, della sua storia, della sua identi-
di apertura della struttura. Quell’impegno tà, che è molto più ampia e complessa del
divenne ancora più stringente quando tre quadrilatero romano compreso tra il Duo-
anni fa l’Unesco dichiarò quattordici ville mo e gli Uffizi e della rappresentazione da
e giardini medicei Patrimonio dell’Uma- cartolina che spesso si dà della Toscana e
nità, facendo conseguire alla Toscana un del suo capoluogo.
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra,
ISBN 978-88-6453-317-9 (print) ISBN 978-88-6453-318-6 (online) © 2016 Firenze University Press
Saggi
Il patrimonio artistico di Villa La Quiete.
L’acquisizione dei beni del monastero
di Ripoli
Lia Brunori
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra,
ISBN 978-88-6453-317-9 (print) ISBN 978-88-6453-318-6 (online) © 2016 Firenze University Press
4 LIA BRUNORI
tesse questo luogo dopo il suo acquisto, in una ben specifica fisionomia globa-
nel 1650, da parte di Eleonora Ramirez le, si aggiungono altri nuclei che cor-
di Montalvo che volle così dare una sede rispondono alle diverse epoche e fasi
alle Minime Ancille della Santissima della vita del Conservatorio, iniziando
Trinità, la congregazione da lei fonda- dal gruppo di beni facenti capo alla fi-
ta secondo la più antica tradizione della gura della Fondatrice, Eleonora Ramirez
spiritualità femminile, mantenendo alle di Montalvo, che sono conservati, quasi
sue figlie lo stato laicale, con una regola come reliquie, nella sua camera, ancora
religiosa che prevedeva la libera osser- integra, fino alle successive addizioni al
vanza dei voti di castità, obbedienza e patrimonio costituite da donazioni. Fra
povertà, lo specifico compito spirituale le quali, la più cospicua è rappresentata
dell’adorazione della Santissima Trinità e dai beni provenienti dalla Villa di San
la dedizione all’educazione delle bambine Cresci in Valcava di Mugello, giunta alle
loro affidate3. Quando le Ancille salirono suore in base ad un lascito della famiglia
alla Quiete si staccarono dall’altro ramo Gondi. A questa discendenza appartene-
di suore laiche fondato dalla Montalvo, le vano Lisabetta e Caterina, due sorelle fi-
Ancille della Divina Incarnazione (o del- glie del Senatore Ferdinando Alessandro,
la Santissima Vergine), che rimasero nel che entrate fra le Ancille e rimaste eredi
Conventino di via dell’Amore, l’attuale del cospicuo patrimonio di famiglia, nel
via Sant’Antonino, nel centro della città e 1770 lasciarono in eredità alle Montalve
dal quale poi, nel 1779, Pietro Leopoldo le la Villa di San Cresci, che divenne resi-
fece trasferire nei locali del soppresso con- denza estiva per le giovani educande del
vento camaldolese di sant’Agata in via San Nobile Conservatorio della Quiete5.
Gallo e che poi ritroveremo unite alle con- In questo contesto il nucleo più im-
sorelle nel 1886 a dopo l’ultima soppres- portante e ricco di prestigiose opere d’ar-
sine postunitaria del convento di Ripoli. te è quello proveniente dal Monastero
A una terza donna di Casa Medici, delle Suore Domenicane di San Jacopo di
infine, si deve l’ultimo e più importan- Ripoli in via della Scala, dove si stabili-
te episodio di committenza artistica: rono le Ancille della Santissima Vergine
nel 1723 Anna Maria Luisa Elettrice che già nel 1779 Pietro Leopoldo aveva
Palatina, dopo la morte del marito e del trasferito dal conventino di via sant’An-
padre Cosimo III, si stabilì a La Quiete tonino nei locali del soppresso monaste-
ingrandendo la villa con un’intera ala ro camaldolese di Sant’Agata in via San
decorata con affreschi arredi e dipinti di Gallo per organizzarvi un conservato-
gusto raffinato, ma improntata ad una so- rio dedito all’educazione delle fanciulle.
brietà e spiritualità d’ispirazione, piena- Nell’epoca delle soppressioni granducali,
mente contestualizzate in questo luogo. le ‘figlie’ delle Montalve restarono in vita
L’insieme, cui fa parte anche lo splendi- in virtù della loro attività educatrice e fi-
do giardino, è ancora pressoché integro nirono direttamente alle dipendenze del
e rispecchia il gusto della corte medicea governo statale.
contemporanea, rendendolo una dimora Pertanto le domenicane di Ripoli fu-
medicea equiparabile alle altre più note4. rono sistemate in altri conventi, la mag-
Accanto a questo gruppo di opere gior parte di esse presso quello di San
che la committenza medicea definisce Pietro a Monticelli, ed eccetto pochi
IL PATRIMONIO ARTISTICO DI VILL A L A QUIE TE 5
arredi e beni necessari per la loro attivi- suore nel 1625 ad allestire per il suo culto
tà, più altri rivendicati come personali6, una cappella all’interno del monastero10.
dovettero lasciare in situ lo straordinario A questo proposito Richa nel 1761 ricor-
patrimonio storico artistico che nei seco- da questo luogo come il cuore della devo-
li avevano raccolto e custodito che entrò, zione delle monache:
così, a far parte di quello delle Montalve,
costituendone la parte più antica. […] Ma tra questi adorabili preziosi
Questo patrimonio racconta la storia tesori il più benefico alle Suore è un Cro-
antica delle suore di Ripoli che trassero cifisso dipinto da Cimabue, e trasportato
il nome proprio dalla loro primitiva sede in Monastero dal Pian di Ripoli nel
1292 e vi è tradizione, che parlasse alla
nel Pian di Ripoli dove, come Terziarie
Venerabile Suor Giacinta Fabbri: e tal
Domenicane, furono riunite dallo stesso
divoto simulacro non si espone in Chie-
San Domenico nella sua ultima perma-
sa, se non ogni dieci anni con solennità
nenza a Firenze7. Qui ebbero un oratorio di apparato, e gran concorso di popolo,
dedicato a San Jacopo e nel 1240 Pietro stando sempre all’adorazione delle Mo-
da Verona, il futuro San Pietro Martire, nache in una Cappella della Clausura,
ne fu il direttore spirituale che probabil- alla quale Cappella si sale per alquanti
mente assegnò loro la regola. Da questo scalini appellati la Scala Santa come
nucleo monastico nel 1292 si staccò un privilegiata da’ Sommo Pontefici di varie
primo gruppo di suore che poi fondò a Indulgenze […]11.
Firenze il convento di San Domenico o
del Maglio e poco dopo anche le mona- Quando il convento di Ripoli fu sop-
che rimaste si trasferirono in città, tro- presso e subentrarono le Montalve, un
vando una nuova sede in via della Scala, inventario datato 13 agosto 179412 de-
dove vollero mantenere l’antica titola- scrive la Cappella del Crocifisso dove
zione di San Jacopo di Ripoli. In questo la Croce si trovava su «un Altare con
spostamento le suore portarono con loro Grado d’Albero tinto di Celeste e filetta-
i beni storico-artistici e spirituali più to d’Oro e Paliotto di tela dipinta» con
importanti dell’antico monastero: pro- dodici candelieri d’ottone, dieci piccoli
vengono infatti dalla primitiva sede sia vasi argentati con ciocche di fiori e una
l’icona della Vergine col Bambino, total- lampada d’ottone; intorno undici qua-
mente ridipinta ma riferita al duecen- dri di varie misure con cornici nere fi-
tesco Maestro del Bigallo8 (fig. 2), che il lettate d’oro e la serie della Via Crucis
venerato Crocifisso «dipinto alla foggia mentre le due finestre erano coperte da
greca»9 (fig. 3) che può essere conside- tende gialle. L’ambiente risulta comple-
rato un tangibile elemento di continuità tato da un «Ricetto avanti la Cappella
fra la devozione delle antiche consorelle del Crocifisso» e da una «Stanza del-
con le più tarde Montalve della Quiete. la Scala Santa» dove vi era «un Altare
L’opera, infatti, per rispondere al nuovo d’Albero con Grado e Predella simile, un
gusto e decoro controriformato dell’e- Quadro Grande rappresentante un Ecce
poca, fu ampiamente ridipinta nel 1619 Homo» e due «Quadri rappresentanti
a seguito della visione della domenicana due Madonne». Le Montalve fecero pro-
Suor Maria Giacinta, divenendo oggetto pria la devozione al Crocifisso e pur nei
di una rinnovata devozione, che portò le completi rifacimenti dell’immobile se-
IL PATRIMONIO ARTISTICO DI VILL A L A QUIE TE 7
Fig. 3. Coppo di
Marcovaldo, Crocifisso,
Firenze, Villa La Quiete,
Chiesa della Santissima
Trinità.
IL PATRIMONIO ARTISTICO DI VILL A L A QUIE TE 9
Tornando alle vicende delle suore di devano. L’opera, infatti, riscoperta nel
Ripoli, ai primissimi tempi del loro inse- 1987 nella controfacciata della cappella
diamento in via della Scala, potrebbe ri- mugellana di Villa Gondi a Valcava15
salire la realizzazione della grande croce dove probabilmente venne portata poi-
dipinta (fig. 4) da collocarsi sul tramez- ché ritenuta ormai inutilizzabile nella
zo ligneo della chiesa secondo l’uso del sede delle suore, può essere identificata
tempo e in specifica aderenza con il cele- con il «Crocifisso confitto con tre chiodi
bre modello giottesco nella vicina Santa su croce di legno nelle cui estremità supe-
Maria Novella dalla quale le suore dipen- riori sono la Vergine, S. Giovanni e il Dio
10 LIA BRUNORI
Fig. 5. Domenico di
Michelino, Ascensione di
Cristo, Firenze, Villa La
Quiete.
12 LIA BRUNORI
Fig. 6. Maestro
dell’Epifania di Fiesole,
Adorazione dei magi con i
Santi Domenico e Jacopo,
Firenze, Villa La Quiete.
IL PATRIMONIO ARTISTICO DI VILL A L A QUIE TE 13
Conclude l’arredo della chiesa l’al- che il dipinto con L’Incoronazione della
tar maggiore39 ornato da una tela di Vergine fu rimosso e portato in Francia,
Ulisse Ciocchi (1570 ca.-1631), ritenuta prima al Louvre nel 1813 e poi al Musée
il suo capolavoro40 solitamente indica- du Petit Palais di Avignone dove anco-
ta come il Martirio del santo, ma più ra si conserva. Al suo posto, venne poi
plausibilmente identificabile con San collocato per analogia di soggetto, il
Jacopo battezza Ermogene (fig. 7), il «Dipinto pregevolissimo in tavola […]
mago che avversò strenuamente la pre- di Sandro Botticelli»47, tolto nello stes-
dicazione del santo ma che venne infine so periodo a seguito delle soppressioni
convertito. dall’altare maggiore della chiesa di San
Gli ampi lavori di ristrutturazione Ludovico a Montevarchi48.
di tutto il complesso di Ripoli promossi L’ultima ondata delle soppressio-
dal 1784 per adeguare la struttura alle ni postunitarie delle congregazioni e
nuove esigenze dell’istituendo educan- dei conventi nel 1886 provocò l’ultima
dato investì anche la chiesa che trasfor- e definitiva chiusura della struttura di
mò il suo aspetto con l’aumento del Ripoli ed il conseguente trasferimento
numero degli altari, da tre a cinque, e delle suore presso Villa La Quiete dove si
con la sostituzione di alcuni dipinti ricongiunsero alle loro ‘sorelle’. Ancora
per rispondere alle nuove vicende stori- una volta il patrimonio storico artistico
che e alle diverse esigenze di culto delle seguì le Montalve quale propria specifi-
suore41. Infatti le subentrate Montalve, ca identità spirituale e storica così che
come avevano fatto le antiche suore di venne collocato in parte nella chiesa (il
Ripoli, portarono dietro le immagini citato Crocifisso duecentesco e la tela
care alla loro devozione spiccatamente del Lepri raffigurante i Santi Francesco
mariana e così sostituirono sull’altar e Gaetano con la piccola Madonna
maggiore42 il ‘desueto’ San Jacopo con in rilievo), nel coro delle monache
la tela dell’Annunciazione del Boschi (Crocifisso di Baccio con la Maddalena
proveniente dalla chiesa del loro con- dipinta da Ridolfo) e all’interno del con-
vento dell’Incarnazione in via sant’An- vento (fra le varie opere le lunette rob-
tonino43, da dove trasferirono anche la biane oltre l’Annunciazione del Boschi e
tela, che collocarono nel primo altare a la Trinità del Lepri49 ora nella cosiddetta
sinistra, dipinta dal sacerdote Michele Sala Rossa; infra, fig. 4 del saggio di C.
Lepri44 e raffigurante San Francesco Giometti, D. Pegazzano). Nello stesso
d’Assisi e San Gaetano che adorano una 1866 villa La Quiete fu interessata da
Madonna col Bambino in bassorilievo. lavori di ampliamento volti a realizzare
Di fronte, in un nuovo altare trovò po- una nuova sala fiancheggiata da porti-
sto un dipinto con «La Trinità con in ci sui due lati lunghi (v. infra, fig. 7 del
basso vari Santi tra i quali S. Andrea»45 saggio di C. Giometti) dove vennero
identificabile con l’altra tela, sempre dal collocate la pala botticelliana e le tavo-
Lepri, proveniente dalla chiesa dell’In- le di Ridolfo in un’evidente volontà di
carnazione46. I due altari più prossimi conservare ed esporre i preziosi beni del
Fig. 7. Ulisse Ciocchi, al maggiore conservavano le due tavole convento di Ripoli sentiti allora come
San Jacopo battezza
Ermogene, Firenze, Villa La di Ridolfo dell’antico arredo se non che oggi parte integrante della storia delle
Quiete. all’epoca delle soppressioni napoleoni- Montalve.
IL PATRIMONIO ARTISTICO DI VILL A L A QUIE TE 15
16 LIA BRUNORI
Note 6
ASF, Corporazioni Religiose Soppres-
se da Pietro Leopoldo, San Jacopo di
1
Cfr. C. Pizzorusso, “La Quiete”: Giovan- Ripoli, n. 122, Nota di Sacri Arredi che
ni da San Giovanni e Alessandro Adimari, si dicono fatti del proprio dalle Religiose
«Artista», 1989, pp. 86-97, segnatamente viventi di Ripoli e Nota di alcuni Argenti
p. 86. che si richiedono dalle Religiose di Ripo-
2
Ibidem. li, allegati A e B alla nota del 7 settembre
3
Solo nel 1936, al pari di altri ordini 1794.
fiorentini consimili, come per esem- 7
Per la storia del monastero e il suo pa-
pio le Oblate di Santa Maria Nuova, le trimonio artistico cfr. A. Padoa Rizzo,
Montalve divennero suore a tuti gli ef- Il monastero di San Jacopo di Ripoli
fetti su invito del Cardinale Elia dalla e il suo patrimonio artistico, in De
Costa cfr. S.G. Steinberg, Brevi note sulle Benedictis (a cura di), Villa La Quiete,
origini della Quiete e sulla sua fondatrice cit., pp. 157-169.
Eleonora Ramirez de Montalvo, in C. De 8
M. Boskovits, A critical and historical
Benedictis (a cura di), Storia, devozione e Corpus of florentine painting. The ori-
restauri a Villa La Quiete. Il Santissimo gins of Florentine Painting, sec. I, vol. I,
Crocifisso di San Jacopo a Ripoli, Banca Florence 1993, p. 312; Padoa Rizzo, Il
Toscana, Firenze 1999, pp. 17-26; per monastero, in De Benedictis (a cura di),
le vicende delle Minime Ancille cfr. Villa La Quiete, cit., p. 158. L’opera si tro-
G. Leoncini, La fondatrice, Eleonora va presso l’Opificio delle Pietre Dure in
Ramirez De Montalvo, e le Minime attesa di restauro.
Ancelle della Santissima Trinità e della 9
G. Cambogi, Notizie dell’antica e mira-
Divina Incarnazione, in De Benedictis (a colosa immagine di Gesù Crocifisso che si
cura di), Villa La Quiete, cit., pp. 31-49. conserva nel ven. Monastero di S.Jacopo
4
Per la presenza di Anna Maria Luisa di Ripoli in via della Scala, Firenze
de’ Medici e la sua committenza artistica 1779, p. 5; per la storia della Croce cfr.
alla Quiete cfr. M. Branca, Le meditazioni A. Mazzanti, Il Santissimo Crocifisso di
di Anna Maria Luisa alla Quiete. Influssi Ripoli dalle Domenicane alle Montalve:
della spiritualità gesuitica nella quadre- Storia di una devozione secolare, in De
ria delle Montalve e C. De Benedictis, Benedictis (a cura di), Storia, devozio-
A. Coppellotti, Villa La Quiete, riti- ne, cit., pp. 48-62; per l’analisi stori-
ro spirituale dell’Elettrice Palatina. co artistica dell’opera cfr. Venturini
Valorizzazione e musealizzazione, in in De Benedictis (a cura di), Villa La
La principessa saggia. L’eredità di Anna Quiete, cit., pp. 170-172 e M. Ciatti,
Maria Luisa de’ Medici Elettrice Palatina, Significato e restauro della Croce dipinta
catalogo della mostra di Firenze, a cura di del Conservatorio delle Montalve, in De
S. Casciu, Sillabe, Livorno 2006, rispetti- Benedictis (a cura di), Storia, devozione,
vamente pp. 88-93, 368-393. cit., pp. 27-35.
5
Cfr. Valcava in Mugello. Le immagi- 10
Mazzanti, Il Santissimo Crocifisso, cit.,
ni della Storia, catalogo della mostra di p. 50.
Borgo San Lorenzo, a cura di F. Bergesio, 11
G. Richa, Notizie istoriche delle chie-
C. Paoli, Firenze 1987, p. 103. se fiorentine divise ne’suoi quartieri,
IL PATRIMONIO ARTISTICO DI VILL A L A QUIE TE 17
Viviani, Firenze 1754-1762, 10 voll., IV, la croce dipinta di San Cresci in Valcava
1761, p. 306-307. attribuita a Lippo di Benivieni, «OPD
12
ASF, S. Jacopo in Ripoli, Inventario Restauro», 15, 2003, pp. 15-41.
delle Masserizie Mobili e Attrezzi atti- 21
Cfr. Padoa Rizzo, Il monastero, in De
nenti al Convento e Patrimonio del R. Benedictis (a cura di), Villa La Quiete,
Conservatorio di S. Jacopo di Ripoli, Filza cit., p. 158.
122, fasc. dat. 26 settembre 1794, c. 7 22
Richa, Notizie istoriche, cit., 1761, IV,
13
AMQ, Inventario generale del R. p. 304.
Ritiro delle Montalve in Ripoli, (4 gen- 23
L. Venturini, in De Benedictis (a cura
naio 1797) in Mazzanti, Il Santissimo di), Villa La Quiete, cit., pp. 177-178, cat.
Crocifisso, p. 53 e p. 61 n. 18. 54.
14
Cfr. Mazzanti, Il Santissimo Crocifisso, 24
F.GU. ASTUC, Pini, Inventario 1862,
cit., pp. 54-56. n. 15.
15
M. Pinelli in Valcava in Mugello, cit., 25
Richa, Notizie istoriche, cit., 1761, pp.
p. 105. 304-305.
16
Firenze, Gallerie degli Uffizi, Archivio 26
F.GU. ASTUC, Pini, Inventario 1862,
Storico dell’Ufficio Catalogo, C. Pini, n. 17.
Inventario degli oggetti d’arte, Chiesa e 27
Padoa Rizzo, Il monastero, in De
Convento delle Signore Montalve in Ripoli, Benedictis (a cura di), Villa La Quiete,
1862 (d’ora innanzi (F.GU. ASTUC, Pini, cit., p. 165; Venturini, in ivi, pp. 178-180,
Inventario 1862), n. 70. cat. 55.
17
Ivi, n. 71; Padoa Rizzo (Il monaste- 28
Cfr. Venturini, in De Benedictis (a
ro, in De Benedictis (a cura di), Villa La cura di), Villa La Quiete, cit., p. 192, cat.
Quiete, cit., p. 164) attribuisce l’affre- 63.
sco alla bottega di Bernardo di Stefano 29
Per un’analisi di questo dipinto e
Rosselli intorno al 1480. degli altri di Ridolfo del Ghirlandaio si
18
L’immagine di Dio Padre potrebbe rimanda al saggio di Donatella Pegaz-
esse stata resecata dalla parte superio- zano in questo volume.
re della croce che attualmente risulta di 30
ASF, n. 122, Inventario delle Masse-
minore altezza (cm 305) rispetto a quan- rizie, fasc. dat. 26 settembre 1794, c. 12:
to indicato da Pini (F.GU. ASTUC, «In Coro. All’Altare una Tavola dipinta
Inventario 1862) (cm 350) mentre sostan- sul legno con un Crocifisso di Rilievo e
zialmente la larghezza si mantiene ugua- la Maddalena Penitente»; anche l’inven-
le (cm 242). tario Pini (F.GU. ASTUC, Inventario
19
L. Brunori scheda OA 09/00191753, 1862, n. 24) ricorda il dipinto nel Coro
1987. delle Suore: «Coro. Crocifisso di rilievo
20
B. Santi, La croce dipinta della grande al vero scolpito in legno e con-
Valcava – Dalla scoperta al restauro – fitto con tre chiodi per Croce dipinta
L’indagine critica, «Studi e Tradizioni. in una tavola centinata, con fondo di
Mugello Alto Mugello Valdisieve», 2, paese, in basso della quale sta la Mad-
1991, pp. 61-64; M. Ciatti, B. Santi, C. dalena genuflessa e una piccola figura
Castelli, C. Giovannini, M. Parri, P. di Monaca. Dipinto ragionevole al. 2,90,
Petrone, A. Santacesaria, Il restauro del- lar. 1,92».
18 LIA BRUNORI
31
H.J. Hornik, The testament of Michele LII MDCXXXII/ BARHOLOMEVS FI-
Tosini, «Paragone», 1-2 (543-545), 1995, LIUS HERES/ VOLUNTATEM PATRIS
pp. 156-167. SECVTUS/PERFECIT».
32
E. Capretti, in Ghirlandaio. Una fa- 40
Padoa Rizzo, Il monastero, in De
miglia di pittori del Rinascimento tra Benedictis (a cura di), Villa La Quiete,
Firenze e Scandicci, catalogo della mostra cit., pp. 166-167.
di Scandicci, a cura di A. Bernacchioni, 41
Per notizie dettagliate sui lavori sette-
Edizioni Polistampa, Firenze 2010, pp. centeschi al convento ed alla chiesa v. in-
124-127, n. 10. fra, saggio di D. Pegazzano, C. Giometti.
33
ASF, San Jacopo di Ripoli, n. 122, 42
La disposizione delle opere nella rin-
Inventario delle Masserizie, fasc. dat. 26 novata chiesa di Ripoli è tratta dall’In-
settembre 1794, c. 13. ventario Pini (F.GU. ASTUC, 1862), nn.
34
F.GU. ASTUC, Pini, Inventario 1862, 1-11.
n. 27. 43
Richa (Notizie istoriche, cit., IV, p.
35
Richa, Notizie istoriche, cit., 1761, IV, 115): «All’Altar maggiore vedesi il miste-
pp. 305-306. ro dell’Incarnazione dipinto con manie-
36
Venturini, in De Benedictis (a cura di), ra lodevole da Alfonso Boschi, uno dei
Villa La Quiete, cit., pp. 182-183, n. 57; migliori che profittassero nella scuola di
L. Brunori, in Puro, semplice e naturale Matteo Rosselli».
nell’arte a Firenze tra Cinque e Seicento, 44
Richa, (Notizie istoriche, cit., IV, p.
catalogo della mostra di Firenze, a cura 116) descrive dettagliatamente il dipinto
di A. Giannotti, C. Pizzorusso, Firenze e ricorda come il bassorilievo provenisse
2014, pp. 146-147, n. 6. da un tabernacolo viario particolarmen-
37
C. Gamba, Ridolfo e Michele di Ridolfo te venerato: «Madonna in uno sfondo,
del Ghirlandaio, «Dedalo», IX, 1928- e ai lati S. Francesco di Assisi, e S. Ga-
1929, pp. 463-490, 554-561, segnatamen- etano effigiati parimente dal Lepri; la
te p. 479. Madonna però è antica, e qui fu trasfe-
38
F.GU. ASTUC, Pini, Inventario 1862, n. rita dalla pubblica via, dove dal popolo
9. era tenuta in gran venerazione, come
39
Così Richa (Notizie istoriche, cit., leggesi sotto la mensa di quest’Altare in
1761, IV, p. 306) descrive l’altare: «L’Al- una iscrizione, che è la seguente: IMA-
tar Maggiore ha il suo pregio per una GINEM HANC B.MARIAE VIRGINIS/
tavola, nella quale Ulisse Ciocchi ha effi- PVBLICA OLIM VIA/FREQUENTI AC
giato S. Iacopo con moltissimi spettatori IVGI POPULI CONCVRSV EXCVL-
pieni di stupore alla veduta di un prodi- TAM/ MOX HVC TRANSALATAM
gio del Santo, ed appiè di questo Altare TABVLAM ET ARAM/ QVOTIDIANO
evvi la lapida di marmo con la seguente DEINDE DOTANDAM/ EXORNAVIT
iscrizione: LVDOVICUS ANTINORIVS PIETATIS CAVSA ET IN PARENTVM/
SENATOR/SEPULCRVM IN HAC EC- SVFFRAGIUM/ BENEDICTUVS PA-
CELSIA/SIBI SVISQUE HEREDIBVS/ PINI SACERDOS FLORENTINVS/AN.
ELEGIT EX ASSE/ PVBLICUS PRIVA- DOM. MDCCXI».
TISQVE OPERIVS/AC HONORIBVS 45
F.GU. ASTUC, Pini, Inventario 1862,
OPTIME FVNCTVS/ OBIIT7VIII. IV- n. 6.
IL PATRIMONIO ARTISTICO DI VILL A L A QUIE TE 19
46
Richa (Notizie istoriche, cit., IV, p. 47
F.GU. ASTUC, Pini, Inventario 1862, n. 5.
115) ricorda nella chiesa dell’Incarna- 48
Per notizie più approfondite sul dipin-
zione il primo altare a destra dedicato a to v. infra, saggio di C. Giometti.
San’Andrea Corsini «con tavola dipinta 49
Identificabile con la tela della scheda
dal Prete Michele Lepri». di D. Castellucci, 1977, 09/00079277.
Novità e precisazioni sugli apparati
decorativi di San Jacopo di Ripoli
al tempo delle Montalve
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra,
ISBN 978-88-6453-317-9 (print) ISBN 978-88-6453-318-6 (online) © 2016 Firenze University Press
22 CRISTIANO GIOME T TI, DONATELL A PEGA Z Z ANO
Fig. 2. Gaspero permette quindi di aggiungere un inte- nuove che Santi Pacini realizzò in questo
Puccinelli, Decorazioni
architettoniche, Firenze, ressante tassello sul suo operato di pittore momento troviamo un grande sfondo in
Chiesa di San Jacopo di
Ripoli. e restauratore nei primi anni Novanta del tela, al momento non rintracciata, con la
Settecento. Nella citata filza dell’Archivio Trinità, gli angeli, Eleonora Ramirez di
delle Montalve sono numerose le ricevute Montalvo e una veduta dell’educatorio
dell’artista relative a questi lavori ma, per che, viste le dimensioni – 14,5 braccia
comodità, faremo riferimento a quella fi- ovvero più di 8 metri di larghezza –, do-
nale, datata 10 maggio 1795, che riassume veva servire come apparato per la ricor-
la totalità del suo impegno13. Tra le opere renza della festa della Trinità14. L’artista
NOVITÀ E PRECISA ZIONI SUGLI APPAR ATI DECOR ATIVI DI SAN JACOPO DI RIPOLI AL TEMPO DELLE MONTALVE 25
partecipò anche alla decorazione affre- Firenze ovvero quella del Conventino
scata delle pareti della chiesa realizzando delle Minime Ancille della Santissima
le due figure a finto marmo della Fede e Vergine in via dell’Amore, oggi via
della Carità entro nicchie, che possono Sant’Antonino16. È molto probabile inoltre
essere agevolmente identificate con quel- che a questa data si fosse previsto di collo-
le ancora oggi visibili ai lati dell’altare care sull’altare maggiore lo Sposalizio mi-
maggiore, e gli angeli reggicortina a com- stico di Santa Caterina e Santi di Ridolfo
pletamento dello stesso (fig. 1). Inoltre del Ghirlandaio e Michele Tosini poiché
nel soffitto della navata, di cui oggi re- Santi Pacini afferma di averlo ‘ricresciu-
stano soltanto le capriate, affrescò quat- to’, come infatti risulta dall’osservazione
tro putti e due medaglioni. Il resto della del quadro, aggiungendovi inoltre sul lato
decorazione pittorica venne condotto da sinistro la figura di San Jacopo (v. infra,
Gaspero Puccinelli (fig. 2) che nei docu- saggio di D. Pegazzano). Oltre alle due
menti dichiara di «aver dipinto la chiesa, tavole della navata, anche i problemati-
col’Architettura d’ordine Corintio, con ci quattro pannelli con figure di santi di
soffitta tutta ornata sul medesimo gusto, Ridolfo del Ghirlandaio furono ‘ridotti e
Cornicione, Pilastro e simili ornati per le restaurati’ da Pacini e collocati sui pila-
pareti, tutto a chiaro scuro»15. stri della cantoria della chiesa17. Anche la
Molto più ampia fu l’opera di restaura- grande pala d’altare di Ulisse Ciocchi con
tore che Santi esercitò su alcuni dei dipin- il Martirio di San Jacopo venne ugual-
ti più antichi della chiesa: in particolare mente ripulita e restaurata18. Altri inter-
fu in questo momento che le due tavole venti vennero fatti da Santi su quadri più
di Ridolfo del Ghirlandaio vennero tolte piccoli dell’Educatorio e sul busto della
dai loro originari altari e aumentate, per fondatrice che venne verniciato: si tratta
il verso dell’altezza, con l’inserimento di sicuramente dell’effige d’ignoto plasti-
tavole alle estremità inferiore e superiore catore fiorentino della seconda metà del
per circa 1 braccio e mezzo, allo scopo di Seicento che si trova oggi sul monumento
adattare i due dipinti ai nuovi altari che funebre a Eleonora Ramirez di Montalvo
si andavano approntando nella chiesa. nella chiesa della Santissima Trinità a La
Questi diventarono infatti quattro, due Quiete, e che già era stato giudicato non
per ciascun lato della navata, poiché fu- pertinente al monumento stesso19.
rono portati nella chiesa due dei dipinti La cornice che completava l’ovale nel
che le Montalve avevano nel precedente quale era inserito il busto suddetto ven-
istituto di Sant’Agata. Le opere sono iden- ne realizzata dallo stuccatore Bartolomeo
tificabili con quelle, oggi nella chiesa del- Casini, responsabile soprattutto della de-
la Santissima Trinità di Villa La Quiete, corazione dei quattro nuovi altari sulle
raffiguranti la Madonna con Bambino pareti laterali che vennero, appunto, ri-
e i santissimi Francesco e Gaetano di costruiti con una struttura in stucco di
Emanuele Lepri (fig. 3) e, dello stesso au- gusto neoclassico e arricchiti ciascuno
tore, la Trinità con Sant’Andrea Corsini e con una testa di cherubino, foglie d’al-
Maria Maddalena dei Pazzi nell’attuale loro e una «croce radiata alla bernina».
sala della Musica della stessa villa (fig. 4). Casini intervenne con «festoni di frutte
Si trattava cioè dei due dipinti che deco- e svolazzi di nastro» sulla cantoria della
ravano la prima chiesa delle Montalve a chiesa, sui capitelli della volta e sul tim-
26 CRISTIANO GIOME T TI, DONATELL A PEGA Z Z ANO
Fig. 3.
Emanuele
Lepri,
Madonna
con Bambino
e i Santissimi
Francesco
e Gaetano,
Firenze, Villa
La Quiete,
Chiesa della
Santissima
Trinità.
NOVITÀ E PRECISA ZIONI SUGLI APPAR ATI DECOR ATIVI DI SAN JACOPO DI RIPOLI AL TEMPO DELLE MONTALVE 27
Fig. 4.
Emanuele
Lepri,
Trinità con
Sant’Andrea
Corsini
e Maria
Maddalena
dei Pazzi,
Firenze, Villa
La Quiete.
28 CRISTIANO GIOME T TI, DONATELL A PEGA Z Z ANO
pano dell’altare maggiore per il quale chiesa22. È molto probabile che le struttu-
realizzò un gruppo di gigli con palme. Il re in pietra serena dei due altari visti da
ruolo di questo stuccatore non si limitò Richa nel 1756 possano essere identificate
ad un’opera di sola decorazione ma, come con due edicole dello stesso materiale, al-
afferma lui stesso nel conto del 12 maggio meno in parte rimaneggiate, esistenti oggi
1795, consistette: «nella costruzione sì de ai lati dell’altare maggiore dell’antico coro
gl’altari come del restante dell’architettu- delle monache. Il confronto tra le misure
ra che orna la Chiesa, e fatti più disegni dei supposti altari con le lunette robbiane
in grande, e piccolo, […]»20. Del resto, e le pale di Ghirlandaio supporta la nostra
Casini era uno specialista dello stucco di ipotesi poiché queste opere si adattano
una certa importanza nella Toscana del perfettamente agli spazi della centina e
tempo, particolarmente ricercato dagli del sottostante vano23. Ambedue gli al-
ordini religiosi, lavorando, tra l’altro, nel- tari recano poi, nei pennacchi dell’arco,
la Certosa di Calci e a Firenze nella chiesa delle figure affrescate: profeti, nella strut-
di San Lorenzo al Monte al Galluzzo21. tura oggi a destra dell’altare del coro (fig.
Purtroppo di questo ricco allestimen- 6), compatibili, nonostante le non buone
to di gusto neoclassico, oggi non resta condizioni di conservazione, con lo stile
più niente, eccettuati gli affreschi a finte di Ridolfo del Ghirlandaio, e angeli, in-
architetture del Puccinelli e le figure di giudicabili perché pesantemente ridipinti,
Santi Pacini intorno all’altar maggiore. in quello di sinistra (fig. 7). Quest’ultimo
Fu sicuramente in questo 1795 che i deve avere delle parti di sostituzione poi-
due altari della chiesa, già Antinori, non ché sul pilastro di destra è incisa ester-
furono rimossi ma trasformati in por- namente la data ‘1664’. Anche il timpano
te, asportando dunque le pale ma non le spezzato, con all’interno il monogramma
lunette; ciò è confermato dall’inventario bernardiniano, alla sommità di ambedue
del Pini del 1862 in cui i due bassorilievi le mostre sembra frutto di un rimaneggia-
sono descritti appunto sopra le porte late- mento più tardo. Come rileva Corti nella
rali della navata. Lo stesso stuccatore do- scheda di catalogo della Soprintenden-
vette riadattare gli antichi altari in pietra za24, la forma di questi altari corrisponde
serena alla nuova funzione; difatti nello ad una tipologia prevasariana; in effetti,
stesso documento sopracitato, in cui sono possiamo trovare un esempio simile nello
elencati tutti gli interventi di Bartolomeo stesso contesto della committenza Anti-
Casini, si ricorda come venissero «riattati nori, vale a dire l’altare disegnato da Bac-
i bassirilievi della Robbia, e ricresciuti in cio d’Agnolo per la cappella che proprio
più luoghi». Con lo smontaggio delle pale, Niccolò Antinori fece costruire a fianco
vennero asportati dagli altari, dove proba- della chiesa di San Michele Berteldi25.
bilmente fungevano da raccordo tra parti Nel loro insieme, i lavori svolti nella
modellate e parti dipinte, i fregi con teste chiesa di San Jacopo a partire dall’in-
di cherubini e candelabre (v. infra, fig. 3 del sediamento delle Signore Montalve ci
saggio di M. Visonà), rimontati, stando mostrano uno spaccato significativo
Fig. 5. Anonimo
plasticatore fiorentino all’inventario di Pini sopra menzionato, dell’organizzazione di un cantiere decora-
del Seicento, Busto di sopra i busti raffiguranti Vittoria della Ro- tivo della Firenze Leopoldina, esemplare
Eleonora Ramirez di
Montalvo, Firenze, Villa vere e la venerabile Eleonora di Montalvo nell’interazione esistente tra il Granduca
La Quiete, Chiesa della
Santissima Trinità. (fig. 5), murati nella parete di fondo della che controllava da vicino le trasformazio-
NOVITÀ E PRECISA ZIONI SUGLI APPAR ATI DECOR ATIVI DI SAN JACOPO DI RIPOLI AL TEMPO DELLE MONTALVE 29
30 CRISTIANO GIOME T TI, DONATELL A PEGA Z Z ANO
Fig. 6. Mostra d’altare ni del nuovo educandato, i suoi rappre- dovette essere l’azione propositiva delle
(destra), Firenze, Chiesa di
San Jacopo di Ripoli. sentanti, i due fratelli Covoni Girolami, e Montalve che certamente ebbero un ruo-
le maestranze che, di quel contesto, erano lo nel decidere il nuovo assetto decorativo
parte integrante. Altrettanto significativa della chiesa, dove dovevano trovare posto
NOVITÀ E PRECISA ZIONI SUGLI APPAR ATI DECOR ATIVI DI SAN JACOPO DI RIPOLI AL TEMPO DELLE MONTALVE 31
le opere d’arte appartenenti alla loro storia San Jacopo, ma anche connotarla con le Fig. 7. Mostra d’altare
(sinistra), Firenze, Chiesa di
più antica. Nello stesso tempo era per loro loro insegne, eliminando le tracce degli San Jacopo di Ripoli.
necessario non soltanto aggiornare secon- Antinori attraverso il riuso degli altari
do il nuovo gusto neoclassico la chiesa di epurati dai loro stemmi26.
32 CRISTIANO GIOME T TI, DONATELL A PEGA Z Z ANO
te la villa omonima l’11 giugno 1650, alla Lazzarini, La Certosa di Calci nel Set-
vigilia di questa ricorrenza. Si veda G. Le- tecento, in R.P. Ciardi (a cura di), Sette-
oncini, La fondatrice, Eleonora Ramirez de cento Pisano. Pittura e scultura a Pisa nel
Montalvo, e la Minime Ancelle della San- XVIII secolo, Pacini Editore, Pisa 1990,
tissima Trinità e della Divina Incarnazio- pp. 185-206, segnatamente p. 201.
ne, in De Benedictis (a cura di), Villa La 22
Firenze, Gallerie degli Uffizi, Archi-
Quiete, cit., pp. 31-49, segnatamente p. 31. vio Storico dell’Ufficio Catalogo, C. Pini,
15
AMQ, Conti e ricevute spettanti alla Inventario degli oggetti d’arte, Chiesa e
spesa occorsa per la traslazione delle Si- Convento delle Signore Montalve in Ri-
gnore Montalve nel R. Ritiro di S. Jacopo poli., 1862 (d’ora innanzi (F.GU. ASTUC,
di Ripoli e riduzioni relative, n. 325, rice- Pini, Inventario 1862).
vuta n. 213. Su Puccinelli si veda Civai, 23
L’altezza delle lunette di questi altari,
Palazzo Capponi Covoni, cit., p. 128. dall’imposta dell’arco fino alla sommità,
16
Richa, Notizie istoriche, cit., p. 115. Le pari a 110 centimetri, corrisponde esat-
signore Montalve, infatti, avevano dovuto tamente all’altezza delle robbiane murate
lasciare la loro prima sede fiorentina di via oggi in un salone di Villa La Quiete; la
dell’Amore in seguito alle soppressioni e larghezza del vano centinato è di 236 cen-
trasferirsi nel 1780 nel convento di Sant’A- timetri mentre la robbiana ne misura 220.
gata. Leoncini, La fondatrice, cit., p. 42. 24
C. Corti, nella scheda di catalogo re-
17
Per i restauri sulle opere del Ghirlan- datta nel 1989 (OA 0900281403), aveva
daio si rimanda al saggio di Donatella giustamente compreso che queste due
Pegazzano in questo catalogo. strutture erano delle mostre d’altare
18
Anche tra i conti del legnaiuolo che reimpiegate come porte, e pur non col-
eseguì numerosi lavori all’interno della legandole alle pale un tempo nella chiesa
chiesa sono menzionati i materiali per di San Jacopo, aveva sottolineato come le
«Acomodare le tavole di chiesa ricresciu- figure di profeti fossero affini a quelle di
te per l’altezza e la larghezza, e per fare Ridolfo del Ghirlandaio, dipinte nel se-
i telai nuovi per le altre tavole speso in condo decennio del Cinquecento.
legname per fare i suddetti lavori ordina- 25
Si rimanda alla nota 20 del saggio di
ti dal Signore Santi Pacini» (AMQ, Conti D. Pegazzano per la relativa bibliografia.
e ricevute spettanti alla spesa occorsa per Dalla stessa filza di ricevute emergono
la traslazione delle Signore Montalve nel inoltre numerosi lavori svolti da muratori
R. Ritiro di S. Jacopo di Ripoli e riduzioni e scalpellini e una notevole quantità di in-
relative, n. 325, conto n. 87). terventi da parte del doratore Antonio Co-
19
R. Roani Villani, in De Benedictis (a razzi e del legnaiolo Giuseppe Ceccherini.
cura di), Villa La Quiete, cit., pp. 112-114, 26
Lo stuccatore Bartolomeo Casini af-
cat. 35. ferma di aver «fatte quattro armicine con
20
AMQ, Conti e ricevute spettanti alla spe- svolazzi di nastro, con gli stemmi delle
sa occorsa per la traslazione delle Signore Montalve, ed agl’altri due fatti quattro
Montalve nel R. Ritiro di S. Jacopo di Ripoli modiglioni riccamente ornati» (AMQ,
e riduzioni relative, n. 325, conto n. 211. Conti e ricevute spettanti alla spesa occor-
21
C. Chiarelli, G. Leoncini (a cura di), sa per la traslazione delle Signore Mon-
La Certosa del Galluzzo a Firenze, Electa talve nel R. Ritiro di S. Jacopo di Ripoli e
editrice, Milano 1982, pp. 265-266; M.T. riduzioni relative, n. 325, conto n. 211).
Le pale di Ridolfo del Ghirlandaio e di
Michele Tosini per il monastero di
San Jacopo di Ripoli
Donatella Pegazzano
Il gruppo delle pale e dei dipinti cinque- testazioni sull’antico arredo della chiesa
centeschi di Ridolfo del Ghirlandaio e del esterna del complesso, ovvero quella che,
suo allievo più fedele ed assiduo, Michele a differenza della chiesa destinata alle
Tosini, dipinte per la chiesa e il mona- sole monache, era accessibile al pubbli-
stero delle Domenicane di San Jacopo co dei fedeli. Per questo si deve per ora
di Ripoli in via della Scala, insieme alle far riferimento alla testimonianza del
lunette robbiane che completavano la solo Richa che, nel quarto volume del
decorazione della chiesa de fuora nel pri- sua opera sulle chiese fiorentine, edito
mo Cinquecento1, rappresenta il risultato nel 1756, registrò come nell’unica navata
degli stretti legami intercorsi tra questo della chiesa, trentotto anni prima dei la-
importante cenobio fiorentino, i due ar- vori che ne avrebbero alterato totalmente
tisti e i committenti, gli Antinori, la nota l’aspetto, fossero presenti, oltre all’altare
e facoltosa famiglia fiorentina di ban- maggiore, solo due altari, caratterizzati
chieri e mercanti. Giunte alla villa de La da una semplice struttura in pietra se-
Quiete nel 1886, dove le Montalve pro- rena, formata da pilastri sostenenti un
venienti dall’istituto di via della Scala si arco3. Questi sono forse identificabili
erano riunite alle loro consorelle2, queste con due mostre di porte poste oggi ai lati
opere furono esposte nel salone di rap- dell’altare nell’antico coro delle mona-
presentanza, come si può vedere da una che, nell’attuale Caserma Simoni in via
foto di questo ambiente risalente ai primi della Scala (v. supra figg. 5-6, saggio di
anni del Novecento (v. infra fig. 5, saggio C. Giometti, D. Pegazzano)4. Questa in-
di C. Giometti). In seguito alla chiusura congrua risistemazione avvenne proba-
dell’Educandato e al passaggio della pro- bilmente nei primi anni del Novecento
prietà all’Università di Firenze le tavole quando il monastero di Ripoli era ormai
sono state spostate in depositi sicuri e at- diventato proprietà del demanio, che lo
trezzati all’interno della stessa villa, fino affidò all’Esercito e la chiesa era ormai
alla mostra odierna, prima sezione di un priva del suo originario corredo di opere
futuro museo di Villa La Quiete. d’arte.
Non esistono, nella scarsa documen- All’interno dei due altari della chiesa
tazione recuperabile in ciò che resta di San Jacopo Richa menzionava, sul lato
dell’archivio di San Jacopo di Ripoli, at- destro rispetto all’entrata, la pala, non
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra,
ISBN 978-88-6453-317-9 (print) ISBN 978-88-6453-318-6 (online) © 2016 Firenze University Press
36 DONATELL A PEGA Z Z ANO
Fig. 1
LE PALE DI RIDOLFO DEL GHIRL ANDAIO E DI MICHELE TOSINI PER IL MONASTERO DI SAN JACOPO DI RIPOLI 37
Fig. 2
esposta in mostra, con L’incoronazione la seconda pala di Ridolfo, lo Sposalizio Fig. 1. Ridolfo del
Ghirlandaio, Incoronazione
della Vergine e Santi di Ridolfo del mistico di santa Caterina e Santi (fig. 2) delle Vergine, Avignone,
Musée du Petit Palais.
Ghirlandaio, oggi nel museo del Petit a cui corrispondeva la scena robbiana Fig. 2. Ridolfo del
Palais di Avignone (fig. 1), sormonta- con l’Incredulità di San Tommaso (v. in- Ghirlandaio, Sposalizio
mistico di Santa Caterina
ta dalla lunetta robbiana con il Noli fra fig. 1, saggio di M. Visonà). I dipinti e Santi, Firenze, Villa La
Quiete.
Me Tangere (v. infra fig. 2, saggio di M. di Ridolfo sono certamente identificabi-
Visonà), mentre dirimpetto a questa, li con quelli che il Vasari, ricorda nella
sul lato sinistro della navata, si trovava Vita dell’artista: «Dipinse Ridolfo nel
38 DONATELL A PEGA Z Z ANO
tolineato da Laclotte, il delicato profilo potrebbero invece, in virtù della loro vi-
della Vergine, così nettamente ritagliato cinanza con quelli della pala di Avignone,
contro lo sfondo, anche se più sottile e appartenere allo stesso periodo13. Anche i
meno carnoso di quelli tipici di Piero, e volti strutturati e quasi scolpiti, attraver-
le figure degli angeli, alcune di esse vicine so decisi effetti chiaroscurali, di Cristo e
a quelli che stanno ai lati del trono della dei santi maschili che, nella fascia infe-
Madonna della Pala del Pugliese (1493) riore della pala assistono all’evento, (e che
del Museo degli Innocenti. Le stesse tipo- sono, da sinistra: San Piero Martire, San
logie di angeli che si ritrovano in un’altra Giovanni Battista, San Girolamo, Santa
opera giovanile di Ridolfo, le due tavole Maria Maddalena, San Francesco e San
oggi al Museo dell’Accademia di Firenze Tommaso d’Aquino), presentano molte
(figg. 3-4) che, generalmente inserite in tangenze con le figure di Piero, anche se
un arco temporale abbastanza largo, dal nell’impianto compositivo e nel realismo
1505 al 1509 e considerate un esempio dei volti, come quello di San Tommaso
dell’influenza raffaellesca su Ridolfo12, d’Aquino, è evidente la vicinanza di
40 DONATELL A PEGA Z Z ANO
Ridolfo alla grande arte del padre tura al gonfalonierato a vita, poi ottenuto
Domenico Ghirlandaio. L’Incoronazione da Pietro Soderini17.
della Vergine di Ridolfo, al pari dell’al- Niccolò Antinori fu un personaggio
tra pala che le stava di fronte, è sempre di grande rilevanza nella Firenze del
stata ricondotta alla committenza di suo tempo e se il padre era stato facol-
Niccolò di Tommaso Antinori (1454- toso e influente egli aumentò di molto la
1528)14, tuttavia questo primo dipinto ricchezza famigliare, portando avanti le
potrebbe invece dipendere dall’iniziati- attività mercantili e bancarie con gran
va di suo padre, Tommaso di Bernardo successo e muovendosi soprattutto sui
(1433-1511) o quantomeno vedere l’azio- mercati francese e tedesco. La sua pre-
ne congiunta di questi due personaggi15. senza sulla scena politica fiorentina fu
Tra i santi della pala del 1504 infatti non notevole e le numerose cariche, ottenute
compare un santo che possa essere colle- lungo l’intero arco della sua vita, danno
gato a Niccolò, mentre la presenza di San la misura della sua sfera di influenza:
Tommaso d’Aquino, inginocchiato all’e- priore, ufficiale di Monte, capitano di
strema destra del dipinto, potrebbe ap- Arezzo e commissario della val Tiberina,
punto alludere all’Antinori padre. Questa gonfaloniere di Giustizia18. A Niccolò va
ipotesi potrebbe anche spiegare perché, inoltre il merito di aver acquistato nel
al di sopra dell’altra pala che Ridolfo di- 1506 l’odierno palazzo Antinori – fatto
pinse per la chiesa, ci fosse una lunetta edificare dai Boni tra il 1465 e il 1469 for-
robbiana con la raffigurazione dell’Incre- se su progetto di Giuliano da Maiano –
dulità di San Tommaso, poco congrua a nell’allora piazza di San Michele Berteldi,
dire il vero con la rappresentazione che trasferendosi così dal Quartiere di Santo
le stava sotto, ovvero il Sposalizio misti- Spirito, sede originaria del casato19. A
co di Santa Caterina e Santi, la lunetta fianco della chiesa di San Michele (l’o-
dunque potrebbe essere parimenti com- dierna chiesa di San Michele e Gaetano),
missionata da Tommaso. Fu quest’ultimo che si trovava davanti alla sua nuova abi-
a consolidare e ad aumentare la fortuna tazione, Niccolò (vedi nota 22), come si
economica della famiglia: gli Antinori ricava dal suo testamento, fece edificare
possedevano fin dalla seconda metà del una cappella dedicata alla Vergine Maria
Quattrocento, ragioni bancarie e impre- secondo il progetto di Baccio d’Agnolo.
se commerciali in Francia, ma soprat- All’artista probabilmente va riferito il
tutto a Norimberga16. Tommaso, grazie disegno dell’altare in marmo ancora esi-
alle accresciute fortune economiche si stente nella cappella, nonostante le alte-
affermò sulla scena politica fiorentina, razioni da questa subite nel Seicento, che
rivestendo diverse cariche soprattutto nel richiama, pur nella differenza del mate-
tempo della Repubblica, quando, manife- riale impiegato, la struttura e la forma
state le sue tendenze antimedicee, ma fu dei più semplici altari in pietra serena
anche avverso al partito savonaroliano, di San Jacopo di Ripoli20. Degno di nota
fu Gonfaloniere di Giustizia, Podestà di il fatto che dal momento dell’acquisto
Pisa e Capitano del Popolo a Volterra. Un del palazzo Niccolò si trovò ad abitare
segno dell’importanza e del peso politico proprio di fianco al luogo (tra le attua-
raggiunti nei primi anni del Cinquecento li via Rondinelli e via del Trebbio) dove
da Tommaso Antinori è la sua candida- erano situate la bottega di Ridolfo del
LE PALE DI RIDOLFO DEL GHIRL ANDAIO E DI MICHELE TOSINI PER IL MONASTERO DI SAN JACOPO DI RIPOLI 41
Ripoli25. Si può quindi spostare di poco compreso essere stata realizzata dall’ar-
in avanti, al 1508, la datazione proposta tista per lo stampatore tedesco Joannes
dalla Venturini, che propendeva per il Petri30. Costui fu a Firenze negli ultimi
1506-1507, una piccola variazione che, anni del Quattrocento quando lavorò,
dal punto di vista delle considerazioni portando l’esperienza tedesca in questo
stilistiche, corrisponde altrettanto bene settore, presso la stamperia di Ripoli.
alla fase di maggior vicinanza di Ridolfo Questa attività che si svolgeva nei loca-
del Ghirlandaio a Raffaello, come di- li presso il monastero rappresenta uno
mostrano ad esempio le figure della degli episodi più interessanti della storia
Madonna e soprattutto del Bambino, secolare dell’istituto in quanto contribuì
così vivace e mosso, che sembrano de- alla diffusione dei libri prodotti dalla cul-
bitori delle medesime figure della Pala tura umanistica e religiosa fiorentina31.
Canigiani, risalente al 150726. Una ri- All’ambiente nordico, al quale non
cerca su Caterina Antinori ha permesso era dunque estraneo il monastero, grazie
inoltre di precisare che, se era in effetti alla fama della stamperia, ed ai contatti
vedova alla data del testamento paterno, con i paesi di cultura germanica o fiam-
non lo era invece quando entrò nel mo- minga che erano intrattenuti dagli stes-
nastero, verosimilmente nel 1508 come si Antinori rimanda la tavola, esposta
si è detto. Suo marito infatti, Niccolò di alla mostra, raffigurante la Madonna col
Girolamo Morelli, che aveva sposato nel Bambino, un angelo e un donatore (fig. 5).
1495, era ancora vivo nel 1511 quando L’opera non è documentata negli ambien-
lo troviamo impegnato, per conto della ti del monastero, ma pensiamo che pos-
Repubblica fiorentina, come ambasciato- sa provenire da Ripoli dove forse arrivò
re a Costantinopoli27. Caterina morì nel come dono dagli Antinori oppure come
1526 e venne sepolta nel cimitero delle lascito di un personaggio, l’uomo con il
monache che l’avevano accolta28. libro in secondo piano?, legato alle attività
Dopo la realizzazione delle due pale della stamperia. Il dipinto venne riferito
sugli altari laterali della chiesa il rappor- dalla Venturini alla scuola fiamminga di
to tra Ridolfo, Niccolò Antinori e le do- Gerard David e alla prima metà del XVI
menicane di Ripoli, non si interruppe ma secolo32, e potrebbe rappresentare un pic-
dette luogo, come vedremo, ad almeno colo episodio della diffusione dell’arte ‘ol-
un’altra opera destinata al monastero, e tramontana’ a Firenze nel Cinquecento.
del resto nella vita e nell’attività di questo La terza opera, in successione cro-
pittore fiorentino non era infrequente la nologica, che Ridolfo realizzò per San
tendenza ad intrattenere relazioni dura- Jacopo di Ripoli, è l’insieme formato
ture con singoli committenti, ad esempio da quattro pannelli, riuniti da una tar-
è ben noto il caso dei numerosi dipinti da incorniciatura lignea, piuttosto roz-
che il pittore realizzò per lo spedalingo di za nella fattura e non certo pertinente a
Santa Maria Nuova Leonardo Buonafè29. queste tavole, dove sono raffigurati i san-
La vicinanza di Ridolfo con l’ambiente di ti Onofrio e Sebastiano (fig. 6), Cosma e
Ripoli, è ulteriormente evocata dall’esi- Damiano (fig. 7). Le quattro figure sono
stenza di una sua opera, firmata e datata accomunate dallo stesso tipo di sfon-
Fig. 5. Pittore Fiammingo,
Madonna con Bambino,
1510, oggi al Museo di Belle Arti di Bu- do, nicchie in pietra serena affiancate
Firenze, Villa La Quiete. dapest, che Annamaria Bernacchioni ha da pilastri con capitelli dorati, istoriati
LE PALE DI RIDOLFO DEL GHIRL ANDAIO E DI MICHELE TOSINI PER IL MONASTERO DI SAN JACOPO DI RIPOLI 43
44 DONATELL A PEGA Z Z ANO
Fig. 10
LE PALE DI RIDOLFO DEL GHIRL ANDAIO E DI MICHELE TOSINI PER IL MONASTERO DI SAN JACOPO DI RIPOLI 53
Fig. 11
so di Baccio è sempre stato considerato, per il convento di San Marco54, precedu- Fig. 10. Baccio da
Montelupo, Crocifisso,
come del resto la gran parte dell’ope- to probabilmente dal piccolo Crocifisso Michele Tosini, Santa
Maria Maddalena e suora
ra dello scultore che era un seguace di da devozione privata55, per lo stesso domenicana, Firenze, Villa
La Quiete.
Savonarola e aveva il fratello Benedetto Girolamo Savonarola, e quello più tardo
Fig. 11. Il coro di San
frate nel convento di San Marco, l’espres- ma stilisticamente affine della Badia di Jacopo di Ripoli al tempo
delle Montalve.
sione più pura dell’intensa religiosità Arezzo56. I rapporti delle domenicane di
dell’artista, che si confaceva pienamente Ripoli con il convento di San Marco nel
all’orientamento delle monache di Ripoli corso dei primi anni del Cinquecento, dai
nei primi anni del Cinquecento quando, quali scaturì molto probabilmente l’occa-
afferma il Richa, aderirono anch’esse alla sione di realizzare questa scultura, dovet-
predicazione del frate ferrarese, entran- tero favorire anche l’arrivo di altre opere
do per questo in conflitto con i domeni- d’arte prodotte dalla cosiddetta Scuola di
cani di Santa Maria Novella sotto la cui San Marco. A questo ambito va ascritta
giurisdizione si erano trovate fino a qual una piccola e inedita tela raffigurante San
momento53. Il Cristo, con il suo accen- Domenico (fig. 12) che ho identificato tra
tuato patetismo, ripete un modello che le opere oggi a Villa La Quiete e che, per
Baccio aveva già realizzato alla fine del iconografia ed epoca, è databile intorno
Quattrocento, sotto la forte suggestione al secondo decennio del Cinquecento,
delle prediche del frate ferrarese, derivan- e proviene quasi certamente dal mona-
do dal monumentale Crocifisso del 1496 stero di Ripoli. Per quanto l’opera sia
54 DONATELL A PEGA Z Z ANO
dolfo, in L’amore, l’arte e la grazia. Raffael- françaises. Avignon, musée du Petit Palais.
lo La Madonna del Cardellino restaurata, Peinture italienne, Éditions de la Réunion
catalogo della mostra di Firenze, a cura di des musées nationaux, Paris 1987, pp.
M. Ciatti, A. Natali, Mandragora, Firenze 102-103, n. 82; M. Laclotte, E. Moench,
2008, pp. 26-43. Peinture italienne. Musée du petit Palais.
7
Per questo dipinto, oggi appeso alla pa- Avignon, Réunion des musées nationaux,
rete di una scalone a Villa La Quiete, si Paris 2005, p. 105, n. 93.
rimanda a Padoa Rizzo, Il monastero di 11
Per questa opera si rimanda innanzitut-
San Jacopo di Ripoli e il suo patrimonio ar- to alle schede redatte da Michel Laclotte
tistico, in De Benedictis (a cura di), Villa in Laclotte, Mognetti (a cura di), Inventai-
La Quiete, cit., pp. 157-169, segnatamente re des collections publiques françaises, cit.,
p. 166, fig. 7. pp. 102-103, n. 82 e Moench, Peinture ita-
8
«Conciossiaché nell’anno 1458, alle lienne, cit., p. 105, cat. 93.
preghiere di Fra Giuliano da Montelupo 12
Per queste due opere di Ridolfo, un
esemplarissimo Frate di Santa Maria No- tempo nel monastero delle agostiniane
vella, e poscia vescovo citaridense, giusta il di San Baldassarre di Firenze si rimanda
ricordo dal P. Domenico Maria Sandrini, alla scheda di Elena Capretti, che le ritiene
gli Antinori concepirono il generoso con- invece un esempio dell’influenza di Raffa-
cetto di aiutare questo monastero, ove si ello su Ridolfo, in: Ghirlandaio. Una fami-
veggiono oggi le antiche armi della fami- glia di pittori del Rinascimento tra Firenze
glia loro e dentro, e fuori». Richa, Notizie e Scandicci, catalogo della mostra di Scan-
istoriche delle chiese fiorentine, cit., p. 304. dicci, a cura di A. Bernacchioni, Edizioni
Su questa fase della vita del monastero si Polistampa, Firenze 2010, pp. 110-113.
veda anche: Padoa Rizzo, Il monastero, in 13
Anche Alessandro Nesi riunisce gli an-
De Benedictis (a cura di), Villa La Quiete, geli dell’Accademia, la pala di Avignone
cit., pp. 160-165. in un gruppo di opere dei primissimi anni
9
ASF, San Jacopo di Ripoli 124. Indici ed del Cinquecento, tra cui l’Adorazione dei
estratti dei documenti del Archivio del Re- pastori di Manchester, in cui si evidenzia
gio Ritiro di San Jacopo di Ripoli, cc. non l’importanza di Piero di Cosimo sull’at-
num. Si tratta in realtà della sola indiciz- tività giovanile di Ridolfo. Cfr. A. Nesi in
zazione di questo documento, contenuta Piero di Cosimo 1462-1522. Pittore eccen-
in un volume redatto al momento della trico fra Rinascimento e Maniera, della
soppressione, l’originale era in una per- mostra di Firenze, a cura di E. Capretti, A.
gamena (Cartapecore tomo III, 206), oggi Forlani Tempesti, S. Padovani, D. Parenti,
dispersa. Giunti, Firenze 2015, p. 306.
10
La pala fu, in seguito alle requisizioni 14
Su questo personaggio si veda G. Mia-
del governo napoleonico a Firenze, aspor- ni, voce Antinori, Niccolò, in Dizionario
tata dalla chiesa di San Jacopo nel 1813, e Biografico degli Italiani, III, Istituto del-
lì sostituita dalla pala di Botticelli e bot- la Enciclopedia italiana, Roma 1961, pp.
tega, e poi, nello stesso anno condotta al 463-464.
Museo del Louvre. Dal 1976 è conserva- 15
Per le vicende biografiche di Tommaso
ta al Museo di Avignone. Michel Laclot- di Bernardo Antinori si rimanda a: S. Ca-
te in M. Laclotte, É. Mognetti, (a cura lonaci, Tracce di una storia familiare dal-
di), Inventaire des collections publiques le origini all’età contemporanea (XII-XIX
LE PALE DI RIDOLFO DEL GHIRL ANDAIO E DI MICHELE TOSINI PER IL MONASTERO DI SAN JACOPO DI RIPOLI 57
secolo): gli Antinori di Firenze, in P. An- no, I Ghirlandaio, Baccio d’Agnolo e le loro
tinori, S. Calonaci, L. Maccaferri Futuro botteghe ’in sulla piazza di San Michele
antico. Storia della famiglia Antinori e del Berteldi’, in Invisibile agli occhi, Atti della
suo Palazzo, Alinari, Firenze 2007, p. 184. giornata di studio in ricordo di Lisa Ven-
16
Sulla presenza degli Antinori a No- turini, a cura di N. Baldini, Fondazione di
rimberga si veda R. Mazzei, Itinera Mer- Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi,
catorum. Circolazione di uomini e beni Firenze 2007, pp. 64-76.
nell’Europa centro-orientale 1550-1650, 22
Venturini, in De Benedictis (a cura di),
Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca 1999, Villa La Quiete, cit., p. 184.
pp. 40-41. 23
Il testamento di Niccolò è conservato
17
Per le notizie su Tommaso di Bernardo in: ASF, Notarile Antecosimiano, 18276
Antinori e più in generale per aggiornati (notaio Bartolomeo di GiovanVettorio
profili sui più importanti rappresentanti Rossi), cc. 211r ss. Già noto da tempo,
della famiglia si rimanda a S. Calonaci, tanto che brani di esso erano stati citati
Tracce di una storia familiare dalle origi- da Ginori Lisci (L. Ginori Lisci, I palazzi
ni all’età contemporanea (XII-XIX secolo): di Firenze nella storia e nell’arte, I, Bem-
gli Antinori di Firenze, in Antinori, Calo- porad Marzocco, Firenze 1972, pp. 243-
naci, Maccaferri, Futuro antico, cit., pp. 244) questo documento è ora illustrato
184-186. nei suoi contenuti da Calonaci, Tracce di
18
Calonaci, Tracce di una storia familia- una storia familiare, in Antinori, Calo-
re, in Antinori, Calonaci, Maccaferri, Fu- naci, Maccaferri, Futuro antico, cit., pp.
turo antico, cit., p. 214, nota 44. 188-189.
19
Per le vicende relative al palazzo e l’am- 24
ASF, Notarile Antecosimiano, 18276
pia bibliografia che lo riguarda si veda L. (notaio Bartolomeo di GiovanVettorio
Maccaferri, Sulla genesi di una dimore Rossi), cc. 225v-227r.
rinascimentale fiorentina; il Palazzo degli 25
«Addì 2 di maggio [1508] lire 27 pagha-
Antinori, in Antinori, Calonaci, Macca- ti a Jacopo di Biviliano legnaiolo per mol-
ferri, Futuro antico, cit., pp. 225 ss. te cose fatte nella sala e nella camera di
20
La cappella fatta realizzare da Niccolò madonna Catherina di Niccolò Antinori
venne poi distrutta nel 1634 per far posto e nel refettorio nuovo». ASF, San Jacopo
alla nuova chiesa di San Michele e Gae- di Ripoli 41, Libro della muraglia segnato
tano, tuttavia l’altare, insieme alle sepol- C (1508-1658), c. 52. L’anno successivo, nel
ture della famiglia furono adattate in una 1509, Niccolò versa più volte al monastero
stanza del monastero che venne così tra- numerosi pagamenti per il mantenimento
sformata nella nuova cappella degli Anti- della figlia. ASF, San Jacopo di Ripoli, 63,
nori. Per le vicende di questo monumento Debitori e creditori segnato C (1508-1574),
vedi: E. Chini, La Chiesa e il Convento dei cc. 11v e 12r.
Santi Michele e Gaetano a Firenze, Cassa 26
Sui rapporti di Ridolfo e Raffaello si ri-
di Risparmio di Firenze, Firenze 1984, pp. manda a Natali, Madonne fiorentine. Raf-
190-191. faello amico di Ridolfo, in L’amore, l’arte e
21
Per la localizzazione della bottega dei la grazia, cit., pp. 28-30.
Ghirlandaio, da loro presa in affitto da 27
Su Niccolò Morelli, e più in generale su
Tedice Villani dal 1490, e per quella adia- la sua famiglia, si veda I. di San Luigi, Cro-
cente di Baccio d’Agnolo si veda L. Aqui- niche di Giovanni di Jacopo e di Lionardo
58 DONATELL A PEGA Z Z ANO
41
Per questa si rimanda alla scheda 51
D. Franklin, Ridolfo del Ghirlandaio
di Riccardo Spinelli in L’officina del- negli anni venti e l’esordio di Michele Tosi-
la maniera. Varietà e fierezza nell’arte ni, in Ghirlandaio. Una famiglia di pittori,
fiorentina del Cinquecento fra le due re- cit., p. 52, fig. 1.
pubbliche 1494-1530, catalogo della mo- 52
Si veda Venturini, in De Benedictis (a
stra di Firenze, a cura di A. Cecchi, A. cura di), Villa La Quiete, cit., p. 192.
Natali, Marsilio, Venezia 1996, pp. 244- 53
Per questo v. supra, saggio di L.
245, cat. 80. Brunori.
42
Venturini in De Benedictis (a cura di), 54
Venturini in De Benedictis (a cura di),
Villa La Quiete, cit., p.183. Villa La Quiete, cit., p. 192.
43
Ivi, p. 182. 55
Per quest’opera si rimanda a D. Lucidi,
44
Come ad esempio nel disegno con fre- in Fece di scoltura legname e colorì. Scultu-
gio del GDSU inv. n. 699 Orn. in A. Cec- ra del Quattrocento in legno dipinto a Fi-
chi, in L'officina della maniera, cit., pp. renze, catalogo della mostra di Firenze, a
184-185, n. 54. cura di A. Bellandi, Giunti, Firenze 2016,
45
ASF, San Jacopo di Ripoli 124, Indici p. 242.
ed estratti dei documenti del Archivio del 56
Per Turner nel Crocifisso ci sarebbero
Regio Ritiro di San Jacopo di Ripoli, cc.nn. anche interventi di bottega per la man-
Si tratta in realtà non dell’originale del canza di dinamismo che lo caratterizza
documento, un tempo contenuto in una rispetto a quello di San Marco. J.D. Turn-
pergamena dell’archivio delle domenica- er, The sculpture of Baccio da Montelupo,
ne oggi dispersa, bensì di un suo breve PhD dissertation, Brown University 1997,
estratto, contenuto nell’inventario dei do- pp. 151-154.
cumenti di Ripoli redatto al tempo della 57
Ringrazio l’amica e collega Sonia Chi-
soppressione del monastero. odo per avermi indicato la fonte di questa
46
Vasari, Le Vite, cit., VI, p. 544, nota 4. immagine. Per l’iconografia del santo
Si veda per questo dipinto Venturini in De rimando a: R. Spiazzi, San Domenico di
Benedictis (a cura di), Villa La Quiete, cit., Guzman: biografia documentata di un
p. 194 e Capretti in Ghirlandaio. Una fa- uomo riconosciuto dai suoi contemporanei
miglia di pittori del Rinascimento, cit., pp. come "tutto evangelico", Edizioni Studio
124-127, n. 10. Domenicane, Bologna 1999, p. 249.
47
ASF, San Jacopo di Ripoli 41, Libro del- 58
Quanto le domenicane di Ripoli fos-
la muraglia segnato C (1508-1658), c. 117r. sero legate a San Marco e alla sua scuola
48
ASF, San Jacopo di Ripoli, 8, Filza di pittorica è provato inoltre dalla notizia,
documenti miscellanei, (1300-1549), in- registrata nelle Ricordanze del monaste-
serto 14, carte sciolte. ro di San Jacopo, che il 3 novembre del
49
Si vedano la pala: Venturini, in De Be- 1546, le monache collocarono nel loro
nedictis (a cura di), Villa La Quiete, cit., p. refettorio il Cenacolo (oggi perduto) che
194 e più di recente Capretti in Ghirlanda- aveva dipinto per loro frate Paulo da Pi-
io. Una famiglia di pittori del Rinascimen- stoia, ovvero l’artista noto come Fra’ Pa-
to, cit., pp. 124-127. olino, allievo di Fra’ Bartolomeo della
50
C. Gamba, Ridolfo e Michele di Ridol- Porta. ASF, San Jacopo di Ripoli 21, Li-
fo del Ghirlandaio, «Dedalo», 1928-1929. bro di ricordanze del monastero segnato
Anno IX, vol. II, p. 481. C (1490-1589), c. 136r.
Breve ma veridica storia di una
tavola di Sandro Botticelli e bottega:
L’incoronazione della Vergine
di Villa la Quiete
Cristiano Giometti
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra,
ISBN 978-88-6453-317-9 (print) ISBN 978-88-6453-318-6 (online) © 2016 Firenze University Press
62 CRISTIANO GIOME T TI
turbamento, tanto da far gridare alla mi- Botticelli dipinta per l’altar maggiore, né
racolosa ‘riscoperta’ di un dipinto5, che è facile rintracciarne la sorte, non aven-
al contrario, era ben noto agli studi ma do il Biografo descritto il subietto»7. Pur
anche ai numerosi visitatori delle mostre non facendo riferimento ad una eventua-
d’arte che, nel 1992, l’hanno ammirato le precedente collocazione, Cavalcaselle
alla grande rassegna Maestri e botteghe e Crowe ricordano l’opera già in San
di palazzo Strozzi e ancora, sempre nella Jacopo di Ripoli e ne assegnano l’auto-
stessa sede, nel 2011 per Denaro e bellez- grafia al maestro senza tentennamenti8.
za6. Non sarà quindi superfluo cercare Il dibattito critico iniziò così a prendere
di ricostruire la storia critica dell’Inco- corpo e alla certezza degli eminenti stu-
ronazione della Vergine oggi a Villa La diosi citati cominciò a contrapporsi un
Quiete (fig. 1), a partire dalla questione partito più cauto che riconosceva alla
più spinosa ma intrigante dell’organizza- bottega una parte preponderante nell’e-
zione della bottega di Botticelli e dell’in- secuzione del dipinto. Le prese di posi-
tervento massiccio dei suoi collaboratori. zione principali sulla questione sono ben
Ma sarà altrettanto istruttivo indagarne riassunte in una breve nota di Giovanni
le vicende materiali per comprendere Morelli del 1890:
come l’opera dalla sua originaria sede
di Montevarchi sia giunta, a seguito In una sala dell’Istituto femminile ‘La
delle requisizioni napoleoniche, prima Quiete’ presso Castello fuori Firenze (già
nella chiesa fiorentina di San Jacopo di nell’oratorio di San Jacopo di Ripoli).
Ripoli e infine alla villa medicea cara a L’incoronazione della Vergine in pre-
senza di molti Santi. Nell’edizione del
Maria Vittoria della Rovere e all’Elettrice
Cicerone dell’anno 1879 (pag. 545) anche
Palatina.
il signor direttore Bode accettò questo
Stando alle fonti ad oggi conosciu-
quadro per opera originale del Botticelli;
te, la prima citazione della nostra tavo- ma nella edizione successiva il dotto ber-
la si deve alla ricognizione di Vasari il linese seguì con mia grande soddisfazio-
quale, nell’edizione giuntina delle Vite, ne il Lermolieff, presentandolo soltanto
annotava che Sandro «in S. Francesco come opera di scuola (580; id. ed. 6a 570),
di Montevarchi fece la tavola dell’altar mentre i signori Crowe e Cavalcaselle
maggiore». Una notazione breve e priva (II.424) lo definirono persino una «care-
di riferimenti cronologici e iconografi- ful production of Botticelli’s fine time»9.
ci che lo storiografo aretino aggiunge a
mo’ di post scriptum nella versione del In effetti, nelle sue note critiche al
1568, dopo aver già raccontato l’epilogo Cicerone burckhardiano, anche Wilhelm
della vita terrena del maestro. Tre seco- von Bode si schierò dapprima con
li più avanti Gaetano Milanesi nelle sue Cavalcaselle e Crowe10, per poi passare
note critiche al testo vasariano rilevava la dalla parte di Morelli (alias Lermolieff),
difficoltà di associare un’opera alla citata sottolineando la coralità di un’esecuzione
segnalazione, poiché «in Montevarchi, «in der Werkstatt»11. Da questo momento
nella chiesa un tempo de’ francescani, in avanti, l’attribuzione alla bottega bot-
ora seconda Prepositura sotto il titolo ticelliana non viene più messa in dubbio
Fig. 1. Sandro Botticelli
e bottega, Incoronazione di Sant’Andrea a Cennano, non esiste dai numerosi studiosi successivi che la
della Vergine e Santi,
Firenze, Villa La Quiete. più la tavola, che il Vasari dice avere il declinano con diverse sfumature come
BRE VE MA VERIDICA STORIA DI UNA TAVOL A DI SANDRO BOT TICELLI E BOT TEGA 63
64 CRISTIANO GIOME T TI
nio 1475-1490, ai 26 di quello successivo; pre più in crisi, nel primo decennio del
se si escludono le pale d’altare, le misure Cinquecento, come si evince dall’ecce-
delle opere si riducono di circa un terzo zionale proliferazione di dipinti di quel
e i temi mitologici scompaiono quasi del tempo, che di botticelliano hanno tutt’al
tutto in favore di immagini d’intensa re- più l’imprinting di qualche suo disegno
ligiosità spesso destinate ad una fruizio- o di un suo cartone, più volte riutilizza-
ne privata16. Visto dunque l’incremento to in toto o parzialmente»17. Su questo
della domanda, è assai probabile che problema si interrogava già Zeri nel 1985
Botticelli abbia delegato ai suoi giovani quando metteva in luce, soprattutto nei
l’esecuzione di sezioni sempre più ampie lavori più tardi, lo scarto qualitativo tra
delle opere, mantenendo comunque un l’«eccezionale sostenutezza» dei disegni
attento controllo formale e riservandosi e la loro traduzione a volte sommaria,
di intervenire soltanto in alcune parti. se non addirittura «artigianesca»18. Ed
Alessandro Cecchi ha rilevato che questa è su questo scivoloso crinale che si in-
situazione, ad un certo punto, deve es- serisce l’esecuzione dell’Incoronazione
sere sfuggita di mano al maestro, «sem- oggi a Villa la Quiete, concordemen-
BRE VE MA VERIDICA STORIA DI UNA TAVOL A DI SANDRO BOT TICELLI E BOT TEGA 67
te datata dalla critica intorno al 1500, e varianti nella rotazione del volto della
formalmente redatta seguendo alcune Vergine, il dettato grafico si conforma
tracce grafiche già realizzate da Sandro del tutto alle due figure principali della
e presenti in bottega: secondo Cecchi si monumentale Incoronazione per la chie-
sarebbe trattato di un unico cartone «di sa domenicana ma se ne allontana per la
grande impegno compositivo», mentre presenza di un coro di angeli musicanti,
per O’Malley le figure furono tratte da in luogo della corona di cherubini effigia-
disegni diversi e variamente combinate19. ti sul fondo oro della tavola. L’angelo che
Sembra certo che per la parte superiore suona l’organetto portativo, all’estrema
dell’opera, quella più importante e visi- sinistra del foglio, e quello, poco distan-
vamente più preziosa, sia stato utilizza- te, con la lira da braccio, sono riprodotti
to un foglio autografo del maestro, oggi con buona fedeltà nella pala di Villa La
conservato nella raccolta dell’Univer- Quiete e ricomposti in una sequenza
sità di Gottinga (fig. 3), concepito come più fitta (fig. 4), proprio a confermare
modello preparatorio per la Pala di San come l’associazione delle figure da par-
Marco20. In effetti, seppur con minime te dei collaboratori fosse libera se non
68 CRISTIANO GIOME T TI
BRE VE MA VERIDICA STORIA DI UNA TAVOL A DI SANDRO BOT TICELLI E BOT TEGA 69
tavola sia stata venduta «dal convento a a mancare un quadro raffigurante l’Inco-
Messer Giuliano di Leonardo Mini per ronazione. Forse per errore, o forse su in-
80 ducati d’oro»24 e che, dunque, si sia sistenza delle Ancille stesse che volevano
spostata all’interno della chiesa stessa essere risarcite dell’ammanco, alla chiesa
passando dall’altare maggiore a quello di via della Scala fu consegnata l’Incoro-
di giuspatronato della famiglia Mini nel nazione proveniente da Montevarchi che
braccio sinistro del transetto. La situa- venne collocata in uno degli altari late-
zione dovette mantenersi invariata fino rali, e adattata alla nuova sede con una
al momento delle soppressioni napoleo- decurtazione su ambo i lati di circa 20
niche e la conseguente istituzione della centimetri28. Tuttavia il legittimo pro-
Commissione di Arti e Scienze (6 ottobre prietario non tardò a farsi sentire, riven-
1808) preposta a sovrintendere a tutte le dicando la restituzione del maltolto:
opere d’arte sequestrate dai conventi e
poi riunite a Firenze. Il 5 dicembre del […] Antonio Mini di Montevarchi
1810, la Commissione in visita alla chie- Commisariato di Arezzo Umilissimo
sa di San Lodovico «Sigillò una Tavola, Servo e Suddito Fedele dell’A.V.I. e R.
dove nella parte Superiore è una Nostra con tutto il rispetto Le rappresenta come
nella Requisizione stata fatta dal passa-
Donna coronata, e sotto molti Santi in
to Governo Francese di tutti gli ogget-
piedi, tra i quali San Francesco»25. L’opera
ti d’arte di prima mano, e di Eccellente
fu presa in carico da Carlo Colzi, Custode
Professore fù considerato, e Requisito
dell’Accademia di Belle Arti, e deposita- un Quadro in tavola à Olio rappresen-
ta in alcuni ambienti del convento delle tante l’Incoronazione di Maria situato
domenicane di Santa Caterina da Siena, nell’Altare Laterale della Chiesa di S.
presso piazza San Marco, sede deputa- Lodovico de M.M. Conventuali nella
ta alla raccolta insieme all’Accademia Terra di Montevarchi di Gius Patronato,
stessa e al convento di San Marco26. Nel e proprietà della Famiglia Mini. E come
frattempo, Dominique Vivant Denon, l’Umil Esponente da detta Famiglia di-
su incarico di Napoleone, aveva fatto scendente essendo assicurato essere stati
una prima selezione di nove quadri di restituiti, e ricollocati à suoi antichi posti
grandi dimensioni da inviare al Museo li detti preziosi oggetti, come pure detto
Imperiale di Parigi e, tra gli altri, aveva Quadro esser attualmente nella Chiesa
del Monastero di Ripoli dentro Firenze,
individuato proprio una Incoronazione
quindi è che prostrato all’I. e R. Trono.
della Vergine con angeli musicanti e sei
Umilmente supplica l’innata di Lei Bontà
santi, dipinta da Ridolfo del Ghirlandaio à voler graziare l’umile di lui istanza che
per la chiesa di San Jacopo di Ripoli in sia restituito nella Ridetta Chiesa di S.
via della Scala, tavola che partì alla volta Lodovico in Montevarchi il già riferito
della Francia il 13 febbraio del 181327. A Quadro che tanto Implora, e spera dalla
seguito della caduta di Napoleone, ini- di Lei Clemenza, e bontà29.
ziarono le faticose operazioni di restitu-
zione dei dipinti requisiti, ma quello di Il 18 maggio del 1814, il buon Carlo
Ridolfo rimase a Parigi; così, quando le Colzi veniva incaricato in fretta e fu-
opere dei depositi fiorentini furono re- ria di cercare il dipinto30 ma l’esito fu
stituite ai conventi di provenienza, alle evidentemente negativo; dunque il 14
Montalve di San Jacopo di Ripoli venne luglio seguente si decise di inviare a
BRE VE MA VERIDICA STORIA DI UNA TAVOL A DI SANDRO BOT TICELLI E BOT TEGA 71
Montevarchi un’Adorazione dei Magi, e, come mostra una fotografia dell’inizio Fig. 7. Veduta della
Galleria di Villa La Quiete
eseguita da Matteo Rosselli nel 1607 e già del Novecento (fig. 7), sfruttarono l’aula con l’Incoronazione della
Vergine di Sandro Botticelli
nel convento di Santa Maria in Portico al rettangolare della galleria al piano ter- e bottega, fotografia
d’epoca.
Galluzzo31. reno per sistemare l’Incoronazione e lo
In tal modo si cercò di placare il le- Sposalizio mistico di Santa Caterina di
gittimo disappunto degli eredi Mini, Ridolfo del Ghirlandaio ai lati della por-
lasciando l’Incoronazione botticelliana ta d’ingresso.
nella sua nuova sede in San Jacopo di Tante mani dunque hanno segnato la
Ripoli ove rimase fino al 188632, quando storia della nostra tavola, da quelle dei
il monastero venne acquistato dallo Stato collaboratori di Botticelli che per gran
e trasformato in caserma militare; le parte tradussero i disegni del maestro,
Montalve si trasferirono nel conservato- a quelle di operai e lavoranti che l'han-
rio della Quiete trasportando nella villa no più volte spostata tra Montevarchi,
anche il loro ricco patrimonio artistico. San Jacopo di Ripoli e Villa La Quiete,
Nel ricollocare le opere nel nuovo conte- dove l'opera è ormai storicizzata nel pa-
sto, decisero di mantenere un pur vago trimonio artistico che fu delle Signore
ricordo dell’allestimento di San Jacopo Montalve.
72 CRISTIANO GIOME T TI
cata da Del Vita (Un dipinto botticelliano, Commissione di Arti e Scienze nel 1810.
cit., p. 237), in cui si specifica che il dipin- Documenti riguardanti la provenienza
to era largo 3,85 braccia, pari all’incirca e il passaggio dei quadri appartenenti ai
a 224 centimetri in luogo dei 191 attuali. Monasteri Soppressi, già n. 26). Il dipin-
29
AABAFi, Soppressioni – Carteggio e to fu effettivamente consegnato a Padre
Atti, Affari diversi della Commissione Pollari di Montevarchi il 27 luglio succes-
sulla Conservazione degli Oggetti di sivo. Nel 1949 la chiesa di San Lodovico
Scienze e di Arti provenienti dalle sop- subì un radicale intervento di restauro e
presse Corporazioni Religiose della gli altari del transetto, tra cui quello del-
Toscana dal 1810 al 1819, n. 87, s.d. la famiglia Mini, vennero distrutti; in
30
Del Vita, Un dipinto botticelliano, cit., quell’occasione, il dipinto di Rosselli fu
p. 237. trasferito nella chiesa Collegiata di San
31
«A di 14 Luglio 18quattordici in Lorenzo, ove tuttora si trova.
Firenze - Carlo Colzi [...] potrà conse- 32
Qui la vide, nel dicembre del 1862,
gnare al R.o Padre Giuseppe Martellini Carlo Pini che la registrò nel suo
già Religioso Conventuale un Quadro Inventario degli Oggetti d’Arte della
in Tela rappresentante l’Adorazione dei Chiesa e Conservatorio delle Signore
Magi estratto dalla Chiesa del Portico per Montalve in Ripoli: «Chiesa [...] 5. Quarto
doversi da Esso spedire a Montevarchi, Altare. La Incoronazione di M.V. con
e collocarsi nella Chiesa dei Religiosi Gloria, e da basso n.° 18 Santi d’ambo i
Conventuali di detta Terra riaperta sessi. Dipinto pregevolissimo in tavola
al Divin Culto. Giovan Cosimo Berti al. 3,00 lar. 1,90» (Firenze, Gallerie de-
Commissario» (AABAFi, Soppressioni gli Uffizi, Archivio Storico dell’Ufficio
– Carteggio e Atti, Processi verbali della Catalogo, 1862).
Dagli altari della chiesa di San Jacopo
di Ripoli al Conservatorio delle
Montalve a La Quiete.
Le terrecotte invetriate di Giovanni e
Marco della Robbia e oltre
Mara Visonà, Rita Balleri 1
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra,
ISBN 978-88-6453-317-9 (print) ISBN 978-88-6453-318-6 (online) © 2016 Firenze University Press
78 MAR A VISONÀ, RITA BALLERI
Fig. 3. Benedetto Buglioni, figlio maggiore di Andrea, confermando hanno sempre menzionato á pendant le
Fregio con cherubini e
ornati, Firenze, Villa La l’attribuzione avanzata già da Allan Mar- due lunette, ma come vedremo, presso La
Quiete.
quand6, e l’altra a Marco, in contiguità al Quiete è conservata un’altra lunetta rob-
fratello Giovanni, noto anche come Fra’ biana raffigurante il Noli me tangere, la
Mattia (da quando entrò nell’Ordine do- cui provenienza si ipotizza, senza alcuna
menicano), anch’essa ritenuta dal Mar- testimonianza al momento nota, da San
quand di Giovanni7. Lo studioso italiano Jacopo di Ripoli9.
propose per ciascuna una datazione tra la Nella descrizione della chiesa nel
fine del primo decennio del Cinquecento 1756 Giuseppe Richa corregge l’errore
e l’inizio del successivo, che però, come di identificazione del Vasari, che aveva
vedremo, vista la loro relazione con due confuso la scena rappresentante l’Incre-
dipinti di Ridolfo del Ghirlandaio, Lisa dulità di San Tommaso con il Battesimo
Venturini ha suggerito di anticipare tra il di Cristo10. Di questa terracotta indica la
1505 e il 1510. La proposta di datazione del collocazione sull’altare a sinistra dell’in-
Gentilini trovava riscontro nella relazione gresso, in funzione di fastigio sovrastan-
da lui stesso avanzata tra la composizio- te la tavola con lo Sposalizio mistico di
ne dell’Incredulità di San Tommaso nella Santa Caterina d’Alessandria, anch’essa
lunetta e il gruppo in bronzo di analogo conservata a La Quiete, mentre cita l’al-
soggetto realizzato dal Verrocchio per la tra lunetta sulla sommità della tavola
Chiesa di Orsanmichele. La possibile rela- con l’Incoronazione della Vergine, ora al
zione tra le due opere è giustificata, sem- Musée du Petit Palais di Avignone11, in
pre dallo studioso, con la presenza nella conseguenza delle soppressioni napole-
bottega di Giovanni della Robbia dell’al- oniche che depauperarono ancora una
lievo del Verrocchio, Agnolo di Polo, do- volta San Jacopo di Ripoli, e la indica a
cumentata al 15178. decorazione dell’altare della famiglia
Le guide di Firenze del Sette e Antinori alla parete destra della chiesa.
Ottocento della chiesa di San Jacopo Entrambe le pitture sono state eseguite
LE TERRECOT TE INVE TRIATE DI GIOVANNI E MARCO DELL A ROBBIA E OLTRE 83
Fig. 5. Benedetto e Santi il Battista nel deserto (1500-1510 circa), che stando a quanto riferito nel 1884 dal
Buglioni, Noli me tangere,
Firenze, Villa La Quiete. conservata al Museo Bandini di Fiesole, Cavallucci e dal Molinier aveva porta-
che pure presenta elementi stilistici to ad una copertura delle robbiane con
molto vicini al Noli me tangere, come peinture blanche, che secondo gli stu-
la tipologia della cornice a festoni e il diosi «subsiste encore aujour d’hui»34.
modellato delle figure, oltre alla resa I due indicano come fonte dell’in-
degli alberi e delle rocce sullo sfondo formazione la testimonianza fornita,
paesaggistico. con grande rammarico, da Domenico
Le guide sette e ottocentesche di Moreni in una nota critica all’Illustra-
Firenze e gli studi condotti sulle robbia- zione storico-critica di una rarissima
ne tra il tardo Ottocento e i primi decen- medaglia rappresentante Bindo Altoviti
ni del Novecento rivelano un riassetto di Michelangelo Buonarroti del 1824,
della decorazione interna della chiesa, dove egli tuonava contro la tinteggia-
LE TERRECOT TE INVE TRIATE DI GIOVANNI E MARCO DELL A ROBBIA E OLTRE 87
regione»40, una frase che sa di consola- de La Quiete, erede e custode, per così
zione rassegnata. dire, di una parte cospicua del patrimo-
Abbiamo fin qui richiamato qualche nio artistico e culturale del convento di
vicenda amara altre volte gloriosa della San Jacopo di Ripoli. Eruditi del Sette e
storia e della storia artistica della chiesa Ottocento e studi importanti più vici-
e del monastero di San Jacopo di Ripoli, ni a noi hanno trasmesso, con l’identi-
ricordando, tra l’altro, una speciale at- ficazione dei libri editi, la memoria dei
tività esercitata in questo luogo, la fon- questa istituzione dalla vita non lunga
dazione di una stamperia monasteriale (1476-1484), ma incisiva per la cultura
ad opera di due frati domenicani41, ar- anche europea. Rappresenta la quali-
gomento che potrebbe essere portato tà di tale iniziativa un episodio portato
all’attenzione del pubblico di oggi con alla nostra conoscenza da Annamaria
dovizia di notizie a conferma della voca- Bernacchioni42 in un suo bell’articolo
zione intellettuale del monastero dedita i cui protagonisti furono il noto stam-
alla pubblicazione dei classici, di libri patore di origine germanica, Johannes
di devozione e di immagini, quando la Petri, chiamato «Italiano», attivo nel-
stampa era ancora invenzione fresca. In la stamperia di San Jacopo di Ripoli e
quest’anno in cui ricorre il quinto cen- Ridolfo del Ghirlandaio. Il luogo dell’in-
tenario della morte di Aldo Manuzio contro fu il convento nel quale il pittore
celebrato in una mostra a Venezia, non prestava la propria opera, che continuerà
andrebbe passata sotto silenzio la pro- a svolgere per la famiglia Antinori nella
duzione editoriale messa in atto da due chiesa, come vedremo.
confratelli domenicani con iniziative di Il frutto di questa conoscenza fu la
cui il nostro Ateneo potrebbe farsi carico notevole tavola con L’Adorazione dei
proprio nell’ambito della Congregazione pastori (ora a Budapest, Szépművészeti
LE TERRECOT TE INVE TRIATE DI GIOVANNI E MARCO DELL A ROBBIA E OLTRE 89
Múzeum), che Ridolfo dipinse, firman- I nuovi altari furono smantellati alla
dola e datandola al 1510, su commissio- fine del Settecento45 allorché, a causa del-
ne del Petri, e che questi fece giungere le soppressioni leopoldine, come detto, le
a Basilea, dove lo stampatore dimorava. signore Montalve fecero il loro ingresso
É questa una tavola ammaliante in cui nel convento di San Jacopo adattato ad
si sono espresse la cultura umanistica educandato, erano stati eretti simmetri-
e la sensibilità religiosa del pittore e del ci nella navata, uno di faccia all’altro, in
committente. Suscita una commozione corrispondente alternanza tra parti mo-
tangibile, che scaturisce dalla concen- dellate e parti dipinte, ornati con terre-
trazione umile e silente delle figure, dal cotte invetriate da Giovanni e da Marco
riconoscere l’immagine di Clio, la musa della Robbia a coronamento delle tavole
coronata di alloro dal tratto leonardesco di Ridolfo del Ghirlandaio46. Li imma-
nel profilo di gemma antica, che si staglia giniamo, questi due monumenti archi-
nel controluce, mentre dialoga con il pa- tettonici e figurativi, come l’attuarsi di
store giovane, portatore dell’agnello. un nuovo assetto, correlato al progetto
Il programma quattrocentesco di rial- di riappropriarsi dell’armonia classica,
lestimento fu perseguito con fede e gusto dunque una renovatio che avrà indotto
artistico congiuntamente dalle monache a selezionare ciò che era consono a per-
e dai patroni degli altari nell’arredo del- petuare la veneranda antichità secondo
la chiesa ‘di fuori’. Gli Antinori furono una visione antiquaria vocata alla pietra,
i committenti ideali di una esperienza al marmo e al recupero di un materiale
spirituale e artistica, che dové procede- altrettanto evocativo all’antico, quale la
re a ‘depurare’ per così dire, quel diffuso terracotta.
e secolare sovrapporsi, indubbiamente Un maestoso fregio architettonico in
emozionale, del cumulo di immagini de- terracotta invetriata di bianco e d’azzur-
vozionali, che la pratica religiosa conti- ro, animato da una sequenza di cherubi-
nuava a conservare come reliquie43. ni (fig. 3)47, è ritenuto un lacerto di quella
Il processo di trasformazione si ma- che doveva essere parte della struttura
nifestò in San Jacopo entro il primo de- portante dei perduti altari di San Jacopo,
cennio del Cinquecento nell’erezione di sostenuta da pilastri in pietra serena de-
due altari, con il contributo di Niccolò scritti dal Richa, che quando scrisse nel
Antinori, mercante, divenuto uomo 1756 aveva avuto ancora la possibilità di
delle istituzioni, dedito all’arte e alle li- vederli, rimanendo impressionato dal
nee di devozione attuate nel convento, patrimonio di arte e fede diffuso nel con-
nonché padre di una figlia infelice, ivi vento che gli parve «glorioso monumen-
ritiratasi. In attitudine devota si farà to della pietà degli Antinori»48.
ritrarre abbigliato con una sopravveste Prendendo in considerazione il fram-
soppannata di vaio ai piedi del Cristo mento murato a La Quiete, ma del quale
nella Resurrezione modellata dal pro- non si conosce l’originaria destinazione,
tetto Giovanni della Robbia in una lu- abbiamo solo segnalato degli esemplari
netta rimasta nella cappella di famiglia simili per la bellezza ritmata della de-
alla villa Le Rose, presso Firenze, fino corazione a racemi e a candelabre, cui
all’Ottocento e ora al Brooklyn Museum si alternano coppie di eleganti cornu-
of Art44. copie, quasi di memoria raffaellesca,
90 MAR A VISONÀ, RITA BALLERI
ripiene di frutti e sormontate da uccel- nei capitelli51. Entro gli archi dovevano
lini svolazzanti, fra cui sorridono volti aver preso posto in un altare la lunetta di
di cherubini. Una simile sequenza di Giovanni della Robbia con L’Incredulità
elementi vegetali, anche se più allenta- di San Tommaso (1505-1510 circa) (fig.
ta, si riscontra nella spiccata intonazio- 1) sovrastante lo Sposalizio di Santa
ne classica in una ancona, che conserva Caterina d’Alessandria (1506-1507 circa)
integre le originarie parti architettoni- di Ridolfo e nell’altro il Noli me tangere
che, anche se fu smurata da una chie- di Giovanni e Marco della Robbia (fig.
sa di Cortona per essere custodita nel 2) a coronamento della Incoronazione
Rijksmuseum di Amsterdam, opera che della Vergine (datata 1504) di Ridolfo,
rimanda a Benedetto Buglioni agli inizi ora ad Avignone. Ad una data che non è
del Cinquecento, autore di altre ancone, possibile al momento precisare con sicu-
che mostrano una simile soluzione nella rezza dové essere stato deciso un diverso
trabeazione trasmessa a Santi Buglioni49. allestimento delle due tavole di Ridolfo,
Ne deriva che se l’identificazione dell’au- che risulta evidente considerando le loro
tore e la datazione si rivelassero corrette proporzioni accresciute da integrazio-
dopo più approfondite ricerche, ciò infi- ni ancora visibili in entrambe le tavole.
cerebbe il riferimento agli altari di San Ciò induce, dunque, a supporre che an-
Jacopo di Ripoli, che sono pur di poco, che i rilievi di Giovanni e Marco della
posteriori alla proposta di datazione da Robbia, anch’essi accresciuti di una vi-
parte del Gentilini. sibile fascia sotto la centina, come detto,
Sia Giovanni che Ridolfo, artisti en- avessero conseguentemente trovato una
trambi prediletti da Niccolò Antinori, diversa correlazione con i dipinti, che
furono chiamati a unire i loro distin- avrebbe provocato lo spostamento di
ti strumenti, la stecca e il pennello, per parti architettoniche degli altari quali il
conferire un nuovo disegno all’architet- fregio con i cherubini, per far spazio ai
tura e agli ornati degli altari e accrescere rilievi e alle tavole accresciuti nelle mi-
bellezza alla navata, secondo una nuova e sure, ancor prima che le Montalve si tra-
pura visione rinascimentale. sferissero nella villa La Quiete, avvenuto
Una autorevole letteratura ha illustra- fra il 1885 e il 1886. Portando con loro
to sia i rilievi di Giovanni che le tavole di le opere d’arte, ne venne risparmiata la
Ridolfo, la cui autografia non è stata mai dispersione integrandole al patrimonio
messa in dubbio godendo del supporto della sede principale della loro congre-
della testimonianza vasariana50. gazione che veniva ad essere arricchita
Poco più di dieci anni fa Lisa Venturini da sculture e dipinti anche delle età più
ha riassunto le ricerche novecentesche antiche.
sulle terrecotte invetriate e sulle tavole Con tali e tanti avvenimenti funesti
di Ridolfo aggiungendo qualche notizia andò perduta per sempre quella bellezza
in più fresca di archivio. Ancora l’indi- ben ordinata nella composizione delle
spensabile Richa ha il merito di fornire architetture degli altari e delle immagini
una pur concisa descrizione degli altari che si controbilanciavano con corrispon-
eretti, come abbiamo accennato, con ai denza di gesti e movenze di atti e senti-
lati due pilastri di pietra serena, che so- menti imponendosi con la loro nobile,
stenevano un arco e con le armi Antinori unita persuasione visiva che in questa
LE TERRECOT TE INVE TRIATE DI GIOVANNI E MARCO DELL A ROBBIA E OLTRE 91
Fig. 10 Fig. 11
Fig. 10. Giovanni e Marco L’imitazione dei marmi antichi impre- come nel 1963 faceva notare Maria Grazia
della Robbia, Noli me
tangere, Firenze, Villa La ziosisce l’altra lunetta a La Quiete con il Ciardi Dupré60. Le bocche socchiuse dei
Quiete, particolare del volto
della Maddalena. Noli me tangere di Giovanni e Marco del- protagonisti, le chiome serpeggianti di
Fig. 11. Giovanni e Marco la Robbia (fig. 2) dove il nobile sarcofago, Maddalena che protende le mani ‘parlan-
della Robbia, Noli me
tangere, Firenze, Villa La su cui veglia l’angelo, mostra il profondo ti’, per citare una definizione di Charles
Quiete, particolare del volto
del Cristo. colore del porfido (fig. 9). L’orto domesti- Davis a proposito del riflesso del Noli me
Fig. 12. Giovanni e Marco co del fondo, con la varietà dei verdi che tangere del Rustici, lasciano trasparire nel
della Robbia, Noli me
tangere, Firenze, Villa La assecondano le tonalità della vegetazione, gruppo statuario, grandioso nell’impian-
Quiete, particolare del
cagnetto. accoglie il dramma del rifiuto che si ri- to, lo studio di Leonardo e della sua ricer-
flette nel volto dall’espressione alterata di ca sui moti del corpo e dell’animo61.
Maddalena (fig. 10), tratta verso il Cristo Più appassionata è la Maddalena
(fig. 11) dalla forza del sentimento che nell’altra lunetta con lo stesso soggetto de
rende tutto vivo, compreso il cagnetto La Quiete di Benedetto e Santi Buglioni
pezzato che sa tanto di figura da Presepe59 e solo superficialmente vicina alla lunet-
(fig. 12), uno dei teneri animali presenti ta di Giovanni e Marco. Qui il paesaggio
nelle invetriate di Giovanni, così dolci e si apre sgranato, incantato di profumi e
innocenti, che sembrano aver ispirato le tenerezze, mentre le voci dei due attori si
bestiole disegnate da Beatrix Potter. rispecchiano con spessori cangianti.
Il Noli me tangere è un’opera parti- Vorremo concludere con due altri
colarmente significativa per la sua vici- esempi particolarmente rilevanti di con-
nanza ai modi alquanto più eccentrici e tinuità figurativa fra scultura e pittura,
sentimentali di Giovan Francesco Rustici, che la storia non ha rispettato. In occa-
LE TERRECOT TE INVE TRIATE DI GIOVANNI E MARCO DELL A ROBBIA E OLTRE 95
Fig. 12
sione della ristrutturazione della chie- [sic]”, parole che si addicono alla elegan-
sa e dell’Ospedale degli Innocenti negli te lunetta di Andrea63. La soppressio-
ultimi due decenni del Quattrocento, ne leopoldina (1786) e il nuovo assetto
in sintonia con il nuovo altar maggio- conferito alla chiesa furono le cause del-
re ornato della pala di Domenico del la separazione dei due capolavori e la
Ghirlandaio, ricevettero un rinnovato conseguente, inevitabile dispersione di
assetto i due altari laterali. Nel 1493 Piero frammenti in terracotta invetriata attra-
di Cosimo consegnò al committente verso una vendita dei beni dell’Istituto.
Piero del Pugliese la Sacra Conversazione Tra essi erano elencati due angeli, asse-
fra i Santi e Angeli (Firenze, Museo del- gnati alla scuola robbiana, genuflessi,
lo Ospedale degli Innocenti), che fu ac- verosimilmente in atto di affiancare il
cordata all’Annunciazione di Andrea gradino della pala d’altare collocata nel
della Robbia (Firenze, Ospedale degli 1492, secondo un documento ritrovato
Innocenti, chiostro)62. Il Richa ne de- da Laura Cavazzini, che li identifica, con
scrive l’altare a forma di edicola, la pala circostanziata discussione, con le due
completa della predella e fornita della figure pervenute al Victoria and Albert
cortina ornata di nastro azzurro secondo Museum di Londra64.
una tradizione liturgica che abbiamo os- Uno strappo ancora più bruta-
servato come fosse seguita nella cappella le riguardò la ‘romantica’ chiesetta di
della villa medicea di Careggi. La lunetta Giovanni da Sangallo presso il monaste-
era “arricchita di teste di Cherubini fatti ro delle Clarisse titolato a Santa Chiara
di terra invetriata da Luca della Robbia Novella, da cui l’intera cappella maggio-
96 MAR A VISONÀ, RITA BALLERI
7
Marquand, Giovanni della Robbia, cit., 18
O. Lelli, Catalogo dei Monumenti,
pp. 23-24. Statue, Bassirilievi e altre sculture di va-
8
Gentilini, I Della Robbia, cit., II, pp. rie epoche che si trovano formate in gesso
282, 374. nel laboratorio di Oronzio Lelli, Firenze,
9
Gentilini, I Della Robbia, cit., II, pp. Salvatore Landi, 1894, p. 12, n. 410; Mar-
436-437; Venturini, in De Benedictis (a quand, Giovanni della Robbia, cit., p. 176,
cura di), Villa la Quiete, cit., pp. 189-190, cat. 180; Gentilini, I Della Robbia, cit., II,
cat. 61. p. 282.
10
Vasari, Le vite, cit., vol. II, 1878, p. 192; 19
Lelli, Catalogo, cit., p. 13, n. 432.
G. Richa, Notizie istoriche delle chiese 20
A. Marquand, Della Robbias in Ame-
fiorentine divise ne’ suoi Quartieri, Stam- rica, Princenton University-Oxford Uni-
patore Pietro Gaetano Viviani, Firenze versity, London 1912, p. 127, cat. 46.
1754-1756, IV, 1756, p. 305; Venturini, in 21
J. Cavallucci, É. Molinier, Les della
De Benedictis (a cura di), Villa La Quiete, Robbia. Leur vie et leur œuvre, J. Rouam
cit., pp. 186-188, cat. 59. Imprimeur-Éditor, Paris 1884, p. 208,
11
M. Laclotte, E. Mognetti, Avignon, cat. 16.
Musée du Petit Palais, Peinture italien- 22
Firenze, Ufficio Catalogo, astuccio
ne, Éditions de la Réunion des Musées 0449 (A/372), Firenze, via della Scala,
Nationaux, Paris 1987 (edd. origg. 1976, ins. Chiesa e convento di San Jacopo di
1977), pp. 102-103; S. Rossi, Ridolfo del Ripoli, M. Marangoni, R. Istituto delle
Ghirlandaio e i suoi committenti tra “bor- Montalve alla Quiete, n. 13.
ghesia” e devozione, «Humanistica. An 23
Firenze, Ufficio Catalogo, astuccio
International Journal of early Reinaissance 0449 (A/372), Firenze, via della Scala,
studies», V, 1, 2010, pp. 93-94. ins. Chiesa e convento di San Jacopo
12
Richa, Notizie istoriche, cit., IV, 1756, di Ripoli, D. Castellucci, scheda OA n.
p. 305. 00078899, 1977 (con aggiornamenti: S.
13
Vasari, Le vite, cit., III, 1848, p. 79; Ri- Papucci 1989, R. Querci 2006).
cha, Notizie istoriche, cit., IV, 1756, p. 79. 24
Marquand, Giovanni della Robbia,
14
Firenze, Gallerie degli Uffizi, Archi- cit., pp. 25-26, cat. 15.
vio Storico dell’Ufficio Catalogo, C. Pini, 25
F.GU. ASTUC, Pini, Inventario 1862,
Inventario degli oggetti d’arte, Chiesa e n. 45.
Convento delle Signore Montalve in Ri- 26
Marquand, Della Robbias, cit., pp. 68,
poli, 1862 (d’ora innanzi F.GU. ASTUC, 77; Gentilini, I Della Robbia, cit., I, p.
Pini, Inventario 1862), n. 3. 175. Per l’esemplare al Museo Naziona-
15
Marquand, Giovanni della Robbia, le del Bargello si veda Museo Nazionale
cit., pp. 176-177, cat. 180; Gentilini, I Del- del Bargello. La raccolta delle robbiane, a
la Robbia, cit., vol. II, pp. 282-283. cura di B. Paolozzi Strozzi, I. Ciseri, Edi-
16
Firenze, Ufficio Catalogo, astuccio zioni Polistampa, Firenze 2012, p. 72, cat.
0449 (A/372), Firenze, via della Scala, 17 e p. 78, cat. 20 (vi sono due esemplari,
ins. Chiesa e convento di San Jacopo di di cui uno in deposito presso il Museo
Ripoli, Catalogo degli oggetti vincolati da Nazionale delle Ceramiche di Faenza).
pubblica servitù, n. 11. Per l’esemplare al Museo Bellini si veda
17
Richa, Notizie istoriche, cit., IV, 1756, F. Domestici, in Millequattrocentono-
p. 79. vantadue, «1492. Rivista della Fonda-
98 MAR A VISONÀ, RITA BALLERI
no, «Arte italiana decorativa industriale», lazzi di Firenze nella storia dell’arte,
VI, 9, 1897, p. 66. Si veda una immagine Giunti & Barbèra, Firenze 1972, I, p. 242;
d’epoca della sala in cui fu murata L’In- come committente di Ridolfo vedi Rossi,
credulità di San Tommaso di Giovanni Ridolfo del Ghirlandaio, cit., p. 94. Per la
della Robbia e ai lati le pale del Botticel- lunetta vedi Marquand, Della Robbias,
li e bottega e di Ridolfo del Ghirlandaio cit., p. 106, fig. 44; Gentilini, I Della Rob-
(C. De Benedictis, A. Coppellotti, Per un bia, cit., II, p. 324. L’opera sarà inserita
museo alle Montalve, in De Benedictis (a nella mostra Sculpting with color in Re-
cura di), Villa La Quiete, cit., pp. 219-234, naissance Florence, che si aprirà fra breve
segnatamente p. 230, fig. 19). V. supra, al Fine Arts Museum di Boston e in se-
fig. 7 del saggio di C. Giometti. guito alla National Gallery di Washing-
41
A. Ademollo, Marietta de’ Ricci ovve- ton. Ringrazio Donatella Pegazzano
ro Firenze al tempo dell’assedio, a cura di per la cortese segnalazione della lunetta
L. Passerini, Stabilimento Chiarini, Fi- Antinori.
renze 1845 (ed. orig. 1840), III, pp. 837- 45
Sull’argomento v. supra, saggio di C.
838; E. Nesi, Il Diario della stamperia di Giometti, D. Pegazzano.
Ripoli, Bernardo Seeber, Firenze 1903 46
Sull’attività svolta da Ridolfo del Ghir-
(con indicazioni bibliografiche del Sette landaio per gli Antinori in San Jacopo di
e Ottocento); M. Conway, The Diario of Ripoli si veda il contributo di Donatella
the Printing Press of San Jacopo di Ripoli, Pegazzano in questa pubblicazione oltre
1476 - 1484: commentary and transcrip- al commento di Padoa Rizzo, Il mona-
tion, Leo S. Olschki, Firenze 1999. stero, in De Benedictis (a cura di), Villa
42
A. Bernacchioni, Ridolfo del Ghirlan- La Quiete, cit., p. 165; Venturini, in ivi,
daio: una pala per “Johannes Petri italia- pp. 182-186, catt. 57-58 e pp. 194-195, cat.
no”, «Arte Cristiana», XCVII, 854, 2009, 64. La tavola di Ridolfo e Michele Tosini
pp. 345-350. con il Matrimonio mistico di Santa Ca-
43
Abbiamo tratto spunti di riflessione terina e i Santi Jacopo, Domenico, Tom-
dalla conferenza tenuta da Bruno To- maso d’Aquino, Giovanni Evangelista e
scano su Il ciclo scultoreo del Duomo di Orsola fu esposta alla mostra del 2010-
Orvieto nel contesto della Riforma in oc- 2011 tenutasi al Castello dell’Acciaiuolo
casione della Giornata di studi Il Duomo presso Scandicci (si veda E. Capretti, in
di Orvieto oggi: per un possibile reinse- Ghirlandaio. Una famiglia di pittori del
rimento del ciclo scultoreo degli Apostoli Rinascimento tra Firenze e Scandicci, ca-
e dell’Annunciazione, del 14 aprile 2016 talogo della mostra di Scandicci, a cura
presso i Musei Vaticani. Lo studioso ha di A. Bernacchioni, Edizioni Polistam-
cortesemente riproposto l’argomento, pa, Firenze 2010, pp. 124-127, cat. 10).
con il titolo Il Cinquecento soppresso e la Le tavole con i Santi Cosma e Damiano
sua identità culturale, presso la Fonda- sono apparse alla mostra Puro, semplice
zione di Studi di Storia dell’Arte Roberto e naturale nell’arte a Firenze tra Cinque e
Longhi, Firenze, il 25 maggio 2016. Seicento, catalogo della mostra di Firen-
44
Per la figura di Niccolò Antinori vedi, ze, a cura di A. Giannotti, C. Pizzorusso,
G. Miani, Antinori, Niccolò, in Diziona- Giunti, Firenze 2014, n. 6, p. 146.
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Soffermandosi sulle opere de La Quie-
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T. Mozzati, Giovan Francesco Rustici, le ospedale, un archivio, una città, Spes, Fi-
Compagnie del paiuolo e della cazzuola: renze 1996, pp. 112-150.
arte, letteratura, festa nell’età della ma- 65
Gentilini, I Della Robbia, cit., I, p. 217,
niera, Leo S. Olschki, Firenze 2008, pp. fig. a p. 230; F. W. Kent, Lorenzo di Credi,
106-107, figg. 177-179. his patron Iacopo Bongianni and Savona-
62
N. Pons, in Piero di Cosimo 1462-1522: rola, «The Burlington magazine», CXXV,
pittore eccentrico fra Rinascimento e Ma- 1983, 966, pp. 539-541; J. M. Wood, Wo-
niera, catalogo della mostra di Firenze, a men, art, and spirituality : the Poor Clares
cura di E. Capretti, A. Forlani Tempesti, of early modern Italy, Cambridge Univer-
S. Padovani, D. Parenti, Giunti, Firen- sity Press, Cambridge 1996, pp. 145-158;
ze 2015, pp. 240-241, cat. 18; Gentilini, Mozzati, Giovan Francesco Rustici, cit.,
I Della Robbia, cit., I, p. 216. Alla p. 213 pp. 66-68, figg. 99-103.
si vedano i due angeli genuflessi che L. 66
Si veda M. Scudieri, Andrea della Rob-
Cavazzini (v. nota 64) mette in relazione bia, Presepe (Madonna, San Giuseppe e
con l’altare del Pugliese già nella chiesa Gesù Bambino), 1515, in I Della Robbia
dell’Ospedale degli Innocenti). a Fiesole, cit., pp. 232-233, cat. II.34, ill.
63
Richa, Notizie istoriche, cit., VIII, a p. 51.
1759, p. 129. 67
Gentilini, I Della Robbia, cit., I, pp. 217,
64
L. Cavazzini, Dipinti e sculture nella 265; Rohlmann in Firenze e gli antichi Pa-
chiesa dell’Ospedale, in L. Sandri (a cura esi Bassi 1430-1530, cit., pp. 94-97, cat. 4.
Apparati
Luce, colore e percezione: studio
illuminotecnico
Carla Balocco, Elisabetta Baldanzi,
Alessandro Farini, Luca Mercatelli
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra,
ISBN 978-88-6453-317-9 (print) ISBN 978-88-6453-318-6 (online) © 2016 Firenze University Press
106 CARL A BALOCCO, ELISABE T TA BALDANZI, ALESSANDRO FARINI, LUCA MERCATELLI
ne illuminati allo stesso modo: «The only scoprendo così che la luce, progettata in
reality we experience is the brain reali- intensità, direzionalità e colore, modifica
ty. Because all art obeys the laws of the la percezione, il ‘senso comune’ di lettura
visual brain, it is not uncommon for art e comprensione delle opere, in modo in-
to reveal these laws to us, often surpris- trigante e sorprendente.
ing us with the visually unexpected»8.
In qualsiasi immagine o rappresentazio- 2 Misure sperimentali e risultati
ne vi è un livello figurativo ed un livello
plastico: nel livello figurativo abbiamo 2.1 Descrizione della campagna di
la possibilità di riconoscere oggetti/ misura
tratti dell’esperienza sensibile, nel livel-
lo plastico facciamo riferimento all’or- In un’opera pittorica il colore è sicura-
ganizzazione di linee (eidetica), colori mente un aspetto essenziale. Non si deve
(cromaticità), spazi (topologia) che non mai dimenticare che il colore non dipen-
necessariamente devono appartenere al de esclusivamente dai pigmenti di cui l’o-
nostro contorno, al mondo che esperia- pera è composta, ma anche dalla luce che
mo come ad esempio i simboli ed i rife- illumina il dipinto e dal sistema visivo
rimenti simbolici. L’insieme dinamico di umano che interpreta il segnale che ar-
entrambi i livelli (figurativo e plastico) riva sui nostri occhi. Mentre ovviamente
fornisce il significante dell’opera d’arte, non possiamo ‘modificare’ il nostro siste-
che costituisce l’esperienza figurativa che ma visivo, è certamente possibile sceglie-
percepiamo cui attribuiamo un signifi- re diversi tipi di illuminazione per poter
cato. La corretta quantità di luce forni- far giungere la luce su un quadro. Diventa
sce valore ad una forma esaltandone i allora assai importante conoscere molto
contorni profondità, movimento, morbi- bene le caratteristiche che le varie lam-
dezza, la qualità della luce dà valore alla pade hanno e il loro effetto sulla nostra
materia e ai colori, alla brillantezza dei percezione dei colori. Ad esempio una
metalli, rugosità dei tessuti, opacità delle sorgente luminosa che contiene molto
terre, trasparenza dei cristalli. rosso, come potrebbe essere una lampa-
La luce di qualità può restituire il da alogena, potrebbe esaltare le tonalità
vero valore all’opera d’arte ponendosi in rosse di un quadro, ma allo stesso tempo
corretta quantità al confine tra la senso- potrebbe far perdere di vivacità ad altre
rialità e la cognizione. La luce può essere tonalità. Oltretutto la disponibilità al
pensata come agente semiosico, osten- giorno d’oggi di lampade a LED che sono
sione di significanti: davanti ad un fascio in grado di variare la propria emissione
luminoso artificiale o naturale, non ci cromatica con estrema semplicità rende
si chiede cosa significhi, bensì che effet- questo tema di fondamentale interesse.
ti o scene produca. Abbiamo misurato Si è quindi deciso di misurare il colore
gli effetti prodotti dalla luce e da diffe- delle opere presenti a Villa La Quiete con
renti tipi di illuminazione sulle opere, sofisticate strumentazioni disponibili at-
per pensare e immaginare un progetto tualmente nel campo della fotometria e
illuminotecnico che possa essere anche della radiometria, andando a osservare le
bello, cioè naturalmente vero, oltre che variazioni di colore quando utilizzavamo
scientificamente e fisicamente valido, diversi tipi di sorgenti luminose.
LUCE, COLORE E PERCE ZIONE: STUDIO ILLUMINOTECNICO 109
Fig. 1. Apparato
Sperimentale.
2.2 Metodologia e strumentazione ta dipinta l’area stessa (es. blu, rosso, oro
ecc). Se la superficie illuminata non è un
Al fine di misurare le caratteristiche di quadro o un oggetto ma una superficie
un dipinto, o in generale di un oggetto, diffondente bianca (es. piastrella bianca
illuminato con una determinata sorgen- di riferimento, Spectralon® Labsphere),
te, è necessario innanzitutto scegliere un la luce riflessa da essa è identica a quella
metodo di misura ripetibile e possibil- emessa dalla sorgente: in questo modo
mente codificato a livello internazionale. è possibile risalire alle caratteristiche
In particolare, per la misura di un qual- spettrali della sola sorgente.
siasi oggetto diffondente. Una delle pos-
sibilità è quella di posizionare la sorgente 2.3 Sistema e strumenti di misura
a 45° rispetto all’oggetto ed eseguire la
misura frontalmente (configurazione Lo spettrofotometro utilizzato è il mod.
45/0), così da non avere nel campo visivo CS1000, Konica Minolta, collegato trami-
dello strumento la componente di luce te RS-232 (cavo seriale) a un notebook. Le
speculare, ovvero la parte di radiazione principali caratteristiche sono riportate in
riflessa specularmente per esempio da un tabella 1. Il software in gestione dello stru-
oggetto particolarmente lucido. In figura mento oltre a darci i valori numerici che
1 viene mostrato l’apparato sperimentale descrivono la curva spettrale ci fornisce
utilizzato per le misure. Lo strumento, anche la luminanza (LV) e le coordinate
dotato di un obiettivo da fotocamera, cromatiche (x,y), ovvero una misura del
‘guarda’ una determinata area sulla su- colore. Lo spettrofotometro CS 1000, se
perficie pittorica ed analizza le caratte- utilizzato insieme alla propria piastrella
ristiche della luce che emerge, diffusa, bianca di riferimento può inoltre misurare
da quella stessa area. Chiaramente la la distribuzione spettrale, la luminanza, la
luce diffusa dal punto di misura dipen- cromaticità e la temperatura di colore del-
de dalla luce con la quale è illuminato il le sorgenti di luce. È utilizzato infatti per
quadro e dalle caratteristiche riflettive misure precise delle radiazioni elettroma-
del pigmento pittorico con il quale è sta- gnetiche nello spettro visibile. Per valuta-
110 CARL A BALOCCO, ELISABE T TA BALDANZI, ALESSANDRO FARINI, LUCA MERCATELLI
Ripetibilità Riproducibilità
L±∆L (media±dev.st.) 79.11±0.04 79.00±0.08
re l’errore di misura a posteriori sono state piccolo rispetto alle dimensioni del punto
eseguite, prima di procedere alle misure nel corrispondente grafico.
sul campo, alcune misure in laboratorio
volte a verificare la ripetibilità e la ripro- 2.4 Spettri delle sorgenti
ducibilità del processo di misura stesso.
Per ripetibilità si intende la variazione Le lampade e apparecchi utilizzati per
del valore delle misure effettuate cercan- il confronto sono due: LED Vivid WP e
do di non cambiare nulla nel processo di Standard. I due apparecchi hanno come
misura stesso, mentre per riproducibilità componente fondamentale una sorgen-
si intende la variazione del valore delle te luminosa COB (Chip On Board) con
misure quando, mantenendo costante lo combinazione di specifici LED con mi-
stimolo da misurare, vengono però alte- scela di fosfori specifica e con apertura
rate alcune ‘condizioni al contorno’: ora, nominale del fascio fino a 120°. Le ottiche
operatore, e così via. Per prima cosa sono progettate prevedono un sistema combi-
state condotte 5 misure consecutive sul- nato diffondente/schermante, diffrangen-
lo stesso stimolo bianco. Il risultato della te/schermante fino ad aperture nominali
luminanza è stato L=79.11±0.04. Poi sono del fascio luminoso di 60° con chiusura
state svolte 5 misure in cui, dopo ogni mi- anteriore in vetro temperato extra-chia-
sura, si attendeva qualche minuto, si ri- ro. La temperatura di colore nominale
creava lo stimolo al monitor e si eseguiva per le due sorgenti per il LED Vivid WP
nuovamente la misura. In questo caso la è di 3200 K e per quello standard di 3000
luminanza dello stimolo bianco è risultata K. I risultati ottenuti illuminando la pia-
essere L=79.00±0.08. Le due misure sono strella bianca di riferimento, e dunque le
tra loro compatibili e lo strumento ha di- caratteristiche spettrali degli apparecchi
mostrato di avere una buona ripetibilità e sono riportati nelle tabelle 3 e 4.
riproducibilità. Come si vede dall’analisi Lo spettro delle due lampade è lo spet-
dei dati riportati in tabella 2, l’errore a po- tro caratteristico delle sorgenti a LED, ov-
steriori è estremamente inferiore rispetto vero con un primo picco marcato intorno
alla precisione riferita dal produttore, che alla lunghezza d’onda di 450 nm e un
è del 1%. In tutti i diagrammi l’errore spe- secondo picco intorno a 600-650 nm più
rimentale non è rappresentato perché più largo, dovuto alla deposizione di fluoro-
LUCE, COLORE E PERCE ZIONE: STUDIO ILLUMINOTECNICO 111
Vivid WP
X Y Z Lv x y T Colore
647 586 308 586 0.420 0.380 3091 K
STD
X Y Z Lv x y T Colore
1180 1100 451 110 0.432 0.403 3062 K
fori (gialli) la cui emissione viene eccitata (da 3062 a 3091 K), tuttavia spostano il
appunto dalla stessa luce blu a 450 nm. punto colore, e in particolare la coordi-
Le differenze tra i due spettri con- nata x da 0.43 a 0.42 e la y da 0.40 a 0.38.
sistono principalmente nella maggior Dato che a x ed y minori corrispondono
presenza, nella Vivid WP, di radiazione in questo caso spettri con luce più verde-
nelle lunghezze d’onda tra 500 e 550 nm blu, ciò risulta chiaro dalla misura. Dalle
oltre che nello spostamento del picco misure si nota anche che le sorgenti sotto
più alto da 600 a 640 nm. Queste diffe- test hanno temperature di colore simili
renze, sebbene non portino una grande tra loro ma diverse da quelle nominali,
differenza nella temperatura di colore pari a 3000 K e 3200 K.
112 CARL A BALOCCO, ELISABE T TA BALDANZI, ALESSANDRO FARINI, LUCA MERCATELLI
Fig. 2
LUCE, COLORE E PERCE ZIONE: STUDIO ILLUMINOTECNICO 113
3. Risultati
Tab. 5. Aree di misura e loro spettri di riflettanza nei casi delle due diverse sorgenti luminose.
B rosso centrale
Tab. 6. Aree di misura e loro punti colore nei casi delle due diverse sorgenti luminose.
Cristiano Giometti, Donatella Pegazzano (a cura di), Capolavori a Villa La Quiete. Botticelli e Ridolfo del Ghirlandaio in mostra,
ISBN 978-88-6453-317-9 (print) ISBN 978-88-6453-318-6 (online) © 2016 Firenze University Press
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