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Carlo Severi Cosmologia, crisi e paradosso: lo spirito bianco nella tradizione sciamanica kuna! Inmagine é cd in cui quel che é stato st unisce falmineamente con fadesso in una costellazione. ‘Walter Benjamin (1982, p. 518) 1 rapporto tra i vari tipi di narrazione e la costruzione della memoria sociale & diventato ovvio per gli storici, per gli antropologi e in generale per gli scienziati sociali grazie all'opera di Paul Ricoeur. Se, come ha sottolineato Ricoeur, raccontare una storia non é@ solo un modo per ricordarla, ma anche per “rifigurare la propria esperienza del tempo” (Ricoeur 1991, p. 15), allora la narrazione non va considerata solo uno stile letterario particolare, ma anche una forma di esistenza della memoria stessa. Questa prospettiva ha indotto molti storici e alcuni psicologi a sostenere che la memoria non sia immaginabile al di fuori di una struttura narrativa (White 1973, Bruner 1990). La relazione tra memoria sociale e immagini é¢ meno evidente. Per tutta la vita Aby Warburg ha tentato di delineare una teoria generale della memoria sociale che fosse fondata sia su immagini che su testi. Passi decisivi in questa direzione sono stati l'enfasi posta sulle complesse relazioni tra simboli visivi e significato e sulla necessita di considerare un'immagine o un oggetto scolpito semplicemente come un elemento all'interno di una serie di rappresentazioni, che comprendano azioni rituali, testi, tradizioni orali o anche immagini completamente mentali; fondamentale é stata infine l’intuizione secondo cui lanalisi della memoria sociale é un modo per studiare la vita sociale dei simboli (Warburg 1999), Purtroppo le idee di Warburg sulla memoria sociale sono state scarsamente sviluppate fino alla sua morte e, almeno per quanto riguarda 1. Testo originariamente pubblicato con il titolo “Cosmology, crisis, and Paradox: On the White Spi- ritin the Kuna Shamanistic Tradition’ in M.S. Roth, C.G. Salas, a cura di, Disturbing Remains: Memory, History, and Criss in the Twentieth Century, Los Angeles, Getty Research Institute, 2001 2. Ricoeur scrive, ad esempio, che “i tempo diviene tempo umano nella mistra in cul & articolato in modo narrativo; per contro il racconto @ significative nella misura in cui disegna i tratti dellespereinza temporale” (Ricoeur 1991, p. 15). Carlo Sever | §2 Vantropologia sociale, c’ ancora molto da fare se vogliamo comprendere i modi attraverso cui una tradizione culturale riesca a fondarsi sulle immagini’*. In ognitradizione culturale la rappresentazione dell’esperienza traumatica & unaspetto particolarmentecomplesso della questione. Lanalisidel trauma, inteso sia come fenomeno che influenza la percezione e la memoria, sia come proceso psicologico che genera sintomi dolorosi, é ovviamente stato uno dei primi passi che ha portato alla scoperta dell’inconscio da parte di Sigmund Freud. Ma, come Freud ha fatto ben presto notare, un trauma non solo pud provocare ricordi dolorosi, ma pud anche mettere in pericolo la memoria stessa, in quanto si tratta di un processo strettamente connesso alla formazione (e alla sopravvivenza) dell’io. In questo caso l'esperienza traumatica non pud essere raccontata. Al suo posto emerge alla coscienza una specie di immagine vuota o enigmatica, un sostituto della memoria complesso ¢ persistentemente fuorviante (Freud 1963, p. 445), Qualsiasi tentativo di ricostruire una rappresentazione narrativa (fedele o meno) del passato traumatico non pud ignorare queste immagine enigmatiche. Il punto cruciale & proprio la relazione tra immagine enigmatica e narrazione. Da un punto di-vista metatisico l'emergere di queste immagini nella forma di tracce mnemoniche sembra sostituire, o addirittura ostacolare, la narrazione del ricordo. Queste immagini sembrano essere, inoltre, pit efficaci del linguaggio, poiché, in situazioni in cui non pud essere pronunciata alcuna parola, esse registrano alcuni aspetti della memoria come processo psicologico. Ma se anche depongono a favore di una elaborazione psicologica della memoria, spesso non solo alterano i fatti ricordati ma ostacolano anche quella trasformazione dell'esperienza soggettiva in récit (racconto), che, secondo Ricoeur, é un elemento decisivo nella formazione della memoria stessa (Ricoeur 1993, p. 7). Che queste immagini debbano essere trattate come tracce mnemoniche e non come rappresentazioni fedeli, & stata una delle scoperte che hanno portato all'elaborazione della teoria psicoanalitica dei sintomi. Da allora (cioé dal famoso abbandono di Freud della teoria della seduzione) é stato riconosciuto che, come ha giustamente scritto Freud, una realta interna, psicologica debba venir distinta dai fatti esterni, storici. Tuttavia, la stessa “realta psicologica” che nei primi anni di ricerca Freud aveva opposto ai fatti esterni, nelle sue ultime opere venne riconosciuta come una delle forze piti potenti che agiscono nella vita delle societa*. La relazione tra 3. Una delle pil diffuse obiezioni allo studio dalle immagini in questo contesto ha a che fare con quella che potrebbe essere chiamata la peculiare paverta semiotica del linguaggio iconico. “Mai confondere un disegno con un testa” avvertiva glustamente E. H. Gombrich nella sua famosa opera il senso dellarcine: studio sulla psicelogia deltarte decorattva (1979). 1l modo in cui viene prodotto il significato di un disegno, afferma il grande storico dellarte, 2 completamente diverso da quello che accade a un segno: un disegno uo venir liberamente apprezzato da un punto di vista estetico, mentre un segno dovrebe venir decifrato secondo regole implicite. Di conseguenza, come ho affermato altrove, la comunicazione attraverso i segni tende ad essere semplice ed accurata, mentre la comunicazione attraverso le immagini & difficile, sempre arbitraria inevitabilmente vaga (Severi 1997). Una delle ragioni di questa vaghezza & Vimpossibilita, per eimmagini, di esprimere un aspetto cruciale del linguaggio: a negazione. Se nulla di negative pud essere espresso in termini iconici, allora le immagini vanno logicamente considerate troppo debali per diventare il fondamento della memoria sociale. 4, Vedi, ad esempio, Freud 1963, p. 609; e Freud 1957, p. 86,103. lopera di Freud e la ricerca antropologica, tranne poche eccezioni’, non é stata per nulla semplice nel corso di tutto il ventesimo secolo, Nessuna trasposizione diretta delle teorie psicoanalitiche nel campo dei fatti culturali si @ dimostrata produttiva e sarebbe irragionevole negare che, in quest'ambito, molte domande siano ancora senza risposta e molti problemi senza soluzione. Nonostante cid, sarcbbe ugualmente difficile negare che qualcosa che potrebbe essere definito “tracce mnemoniche sociali” - le quali hanno il compito di rappresentare un trauma e con una complessita simile a quella del trauma - sia rinvenibile in pratiche che sono spesso associate alla memoria sociale. In particolare le pratiche rituali sono situazioni in cui un’esperienza estremamente traumatica ~ qualcosa che pud essere molto difficile da rappresentare nella vita quotidiana ~ pud effettivamente essere espressa, e quindi inscritta, nella memoria della societa in modi che devono essere ancora esplorati. Quindi, come é possibile inscrivere i] ricordo di una crisi collettiva, di un trauma sociale, nella memoria della societa? Come pud una tradizione rituale rappresentare un trauma sociale in forma di esperienza? Per rispondere a queste domande mi soffermerd su una trasformazione relativamente recente nella tradizione sciamanica dei kuna di Panama: l’invenzione di uno spirito che rappresenta, in termini sovrannaturali, l’intervento del pit: potente tra i tradizionali nemici della societ kuna, l’uomo bianco’. La storia dell’incontro tra |'uomo bianco e i kuna & stata riassunta in modo chiaro da James Howe: abitando una regione di grande significato strategico, [..] [i kuna] si sono trovati coinvolti in piani e guerre altrui e da parte loro hanno tentato di commerciare e di allearsi con una parte o con V/altra senza rinunciare alla propria indipendenza, Ripetutamente missionarizzati e sottomessi, ogni volta si sono ribellati e liberati, anche nel ventesimo secolo (Howe 1997, p, 85), sin dall’inizio del sedicesimo secolo i kuna hanno resistito a numerosi tentativi di colonizzazione. Molti racconti della tradizione kuna raccontano gli episodi principali di questa storia di aggressioni esterne, di tentativi da parte di stranieri di prendere il controllo dei territori kuna, delle insurrezioni kuna contro gli spagnoli, scozzesi, panamensi e altri occidentali (inclusi minatori doro, mercanti, missionari, le autorita della Repubblica di Panama fondata nel 1903), Per dare un’ idea dell’enormita della tragedia kuna, mi volgerd di nuovo a Howe. Scrive che nel 1792 5, Le opere di George Devereux e Gregory Bateson sono, per ragioni differenti, i tentativi pi completi e competenti di sviluppare un approccio allo studio dei fat sociali che potrebbe arricchire le idee di Freud. Vedi, in particolare, Bateson 1972, Devereux 1978, 1980. 6. Le statuette kuna che rappresentano persone bianche furono raccolte a Panama prima del 1918 daG.L. Fitz-William, un chimico e ingegnere minerario americano e a Kuna Yala nel giugno del 1927 dallantropologo svedese Erland Nordenskild. La collezione di Fitz-William al Field Museum di Chicago; vedi, ad esempio, Salvador 1997, pp. 323, 333 (cat.nos. 23,24). La collazione Nordenskiéld @ all’Etnografiska museet a Goteborg, Svezia; vedi Nordenskiéld, Kantule 1979. Possiamo quindi tranquillamente affermare che una rappresentazione rituale della relazione con Puomo bianco sia presente nello sciamanesimo kuna almeno dal 1918. risi e paradosso: lo spitito bianco nella tradizione sciamanica kuna | 8 Cosmologia, Carlo Sever | &3 dopo circa trecento anni, la pace finalmente arrivd a Darién, [...] Durante l'ultima meta del diciottesimo secolo la guerra e le epidemie avevano dimezzato la popolazione e Tavevano ridotta a cinquemila individui (Howe 1997, p, 89), Poi, dopo un secolo di relativa calma, gli occidentali ripresero i loro tentativi di ottenere il controllo delle terre kuna. | kuna risposero di nuovo all’attacco fino a quando non si arrivo al trattato che segui il conflitto armato con le forze panamensi nel 1925. Ancora oggi questo trattato garantisce ai kuna una precaria autonomia politica ottenuta con grande difficolta, e, visto il contesto storico, rappresenta per i kuna un successo straordinario. Non va comunque dimenticato che gli indiani d’America, in particolare quelli dell’America centrale, convivono con i bianchi da alcuni secoli. Anche quando, come nel caso dei kuna, sono stati effettivamente in grado di resistere aun contatto fisico generalmente distruttivo, gli indiani d’America continuano a sostenere che questa presenza oramai inevitabile ha irrimediabilmente lacerato il loro mondo, sconvolgendo irrimediabilmente ’equilibrio di forze che lo regolava. Anche le trasformazioni non causate direttamente dalle ripetute spedizioni militari, spagnole e non solo, vengono ora collegate a questa certezza ossessiva e profondamente radicata della lacerazione avvenuta. La memoria di questo passato traumatico, durante il quale la societé kuna @ quasi scomparsa, ¢ ancora molto viva. Nel 1992, ad esempio, in un discorso sulla scoperta dell’America da parte di Colombo, i] capo dei kuna Leonida Valdéz affermd: Quindi ora siamo seduti tutti assieme qui. [.] Sediamo qui e proviamo il nostro dolore, [..] Quando gli europei sono arrivati qui, hanno abusato di noi, sapete, Hanno picchiato inostri nonni, li hanno ammazzati, hanno sventrato le nostre nonne, ascoltate, Sono arrivati qui e hanno ucciso i nostri uomini saggi, E ora dicono “Celebrate il giorno”, vedete, [J sono venuti a celebrare il giorno della morte dei nostri nonni e delle nostre nonne (Howe 1997, p. 101), Nella tradizione sciamanica la memoria di questo passato e la sofferenza ad esso connessa possono essere espresse in termini pili indiretti, anche se ugualmente intensi, attraverso l’invenzione di immagini rituali. Nel 1927 il grande antropologo svedese Erland Nordenskiéld, durante una missione di un mese tra i kuna, raccolse molti oggetti interessanti che ora si trovano nelle ricche collezioni dell’Etnografiska Museet a Goteborg, Tra i pezzi donati al museo c’é una serie di statuette scolpite nel legno di balsa (nuchugana; singolare nuchu) che vengono usate dagli specialisti durante la recita di canti utilizzati per curare numerosi malanni e che rappresentano gli “spiriti ausiliari”. Si evocano questi spiriti - chiamati nelegan (indovini; singolare nele) - e viene chiesto il loro aiuto durante i rituali di guarigione. Il loro compito é di aiutare lo sciamano nella sua ricerca del principio spirituale o “spirito” la cui assenza ha provocato una malattia particolare, la sfortuna o altri tipi di sofferenza in un individuo. Come nel caso di altre tradizioni di indiani d’america, i kuna considerano gli spiriti vegetali o spiriti della foresta (nelegan) come alleati degli esseri umani nel conflitto sovrannaturale che li oppone agli spiriti animali (niagana; singolare nia), che sono considerati pericolosi e patogeni. Le statuette spesso rappresentano uccelli, tartarughe marine e altri animali (fig. 1, oppure possono avere forme vagamente antropomorfe e raffigurare vari esseri sovrannaturali della mitologia kuna (fig. 2). Ma alcune sorprendono lo sguardo occidentale in modo particolare (fig. 3-6). Come ha notato Nordenskiold ~senza pero tentare di spiegare il fenomeno ~ é evidente che esse rappresentano uomini bianchi che indossano magliette, pantaloni, cappelli e anche cravatte (Nordenskidld, Pérez Kantule, 1979, pp. 345, 426). Ci sono pochi dubbi che nell’essere utilizzate come spiriti ausiliari dagli sciamani nel loro lavoro sovrannaturale (e quindi nel simboleggiare spiriti vegetali), esse rappresentano anche uomini bianchi*, La rappresentazione di una persona bianca come uno spirito ausiliario dello sciamano kuna (confermata da numerose fonti recenti’, incluso i] mio stesso lavoro di campo) & stata spiegata in vari modi. Michael Taussig, ad esempio, ha visto in queste statuette una specie di vendetta simbolica dei kuna nei confronti dell'invasore bianco. Questa interpretazione @ particolarmente diffusa ed é@ stata applicata anche ad altre situazioni di contatto culturale. Manipolando Vimmagine dell 'uomo bianco, ha affermato Taussig, lo sciamano kuna é in grado di “impossessarsi del potere” dei suoi antagonisti in modo simbolico, proprio come fa un sacerdote vudii o come nell’Africa occidentale un songhai posseduto si “appropria del potere” di un prete cattolico o di un amministratore francese adottando la sua immagine e diventando “simile a lui”(Taussig 1993)". Taussig sostiene che i kuna abbiano trovato un modo per assimilare e “addomesticare” il loro nemico attraverso l’utilizzo di un’immagine del nemico per eccellenza in un contesto di “magia simpatetica” (Taussig 1993, pp. 250-255). Questo é sicuramente 7. E possibile visualizzare le figure al segente link: http://www. ledizioni.it/annuario_antropologia_5/Nuchugana html oppure tramite il QR-Code di fianco: 8. In questo articolo non tratterd la questione della differenziazione sessuale dello spirito bianco, Ma lasciatemi sottolineare che gli spiriti, nella mitologia kuna, si suppone arrivino “in coppia’, in unfincarnazione maschile e femuinile, Per una buona descrizione di questo aspetto della mitologia kuna, vedi Nordenskiéld 1979, pp. 389-93 9. Vedi, ad esempio, Chapin 1983, p. 93: “i nuchugana (figure rituali o statuette intagliate in legno di balsa) sone normalmente alte un piede e di solito sono intagliate in modo da sembrare non-indiani”. Chapin ha lavorato con specialisti kuna trail 1971 ei 1976, 10. Sul sacerdote vudi vedi anche Alfred Métraux 1958; sui songhai vedi Stoller 1964, 1999. I fatti descricti da Stoller sul movimento Hauka in Nigeria sono memorabilie intellettualmente stimolant. Imembri di questo movimento, che @ nato tra i songhai del Niger francese e di British Accra nel 1925 circa, danzavano e venivano posseduti dagli spiriti degli ammninistratori coloniali, La reazione delle aurorita coloniali fu di reprimere il movimento e di imprigionare tutti i membri dell’riauka che riuscirono a catturare. Dopo la pubblicazione del libro di Taussig, Stoller ha scritto uno studio sul movimento Hauka direttamente ispirato alle idee di Taussig sui kuna; vedi Stoller 1995. risi e paradosso: lo spitito bianco nella tradizione sciamanica kuna | &3 Cosmologia, Carlo Sever | §3 vero e il mio stesso lavoro sui canti utilizzati per la terapia di quella che i kuna chiamano “follia” conferma questo punto (Severi 1993). Alcuni problemi emergono, perd, quando Taussig attribuisce alla tradizione sciamanica kuna delle intenzioni che vanno ben oltre questa appropriazione simbolica del nemico realizzata attraverso la magia simpatetica. Secondo lui, ad esempio, la rappresentazione kuna dei bianchi esprime “il fatto che il sé non @ pitt chiaramente separabile dall’Altro. Perché ora il sé é inscritto nell’Altro di cui il sé ha bisogno per definirsi nuovamente”. Taussig trova in queste statuette kuna (e in particolare nelle immagini che ho analizzato in un articolo sulla rappresentazione rituale kuna della sofferenza)", anche I’illustrazione di quello che ha definito la condizione postmoderna, il virtualmente indiscusso dominio dell'immmagine-a-catena del tardo capitalismo dove la mercificazione della natura non meno della riproduzione meccanica e uterina sono collegate a una variet& di modi di assunzione e consumo del potere (Taussig 1993, pp. 252, 251), Taussig presenta la sua interpretazione come parte di una riflessione sull’idea di mimesis di Walter Benjamin e su quella che chiama una “favolosa” storia dei sensi (Taussig 1993, p. 252). La sua analisi non vuole essere parte di una “antropologia dei tempi antichi”, di cui dice di non sapere “praticamente nulla” e che, in qualsiasi caso, pensa avrebbe inevitabilmente “impedito di cogliere Vessenziale” (Taussig 1993, pp. 238, 253). Ma l'interpretazione di Taussig delle figure kuna che rappresentano persone bianche come semplice atto di magia simpatetica semplifica eccessivamente gli avvenimenti kuna. Nel contesto kuna, Tuamo bianco non solo il simbolo del potere straniero che pud essere afferrato e utilizzato dallo sciamano. L'uomo bianco simboleggia contemporaneamente ansia, incertezza, sofferenza mentale, addirittura follia (Severi 1993). La tradizione kuna rappresenta i bianchi non solo come potenti indovini giunti da un’altra cultura e che agiscono come aiutanti magici dello sciamano nel suo tentativo di curare la malattia, ma anche come demoni temibili che appaiono solo nei sogni (Severi 1993). Come vedremo, il fatto paradossale di attribuire contemporaneamente valori positivi e negativi attribuiti ai medesimi esseri sovrannaturali, costitutivo della loro natura. La contraddizione é la modalita attraverso cui queste immagini rituali esistono. Taussig ha ragione nel sottolineare il carattere ironico e addirittura comico di queste figure‘. Nel contempo travisa completamente il particolare contesto in 11. Vedi Severi 1987, pp. 66-85. 12. Questo tipo di rappresentazioni sono passate di solito inosservate nelle etnogratie sulle societa degli indiani americani, e probabilmente quello dei kama non & un caso isolato. Franz Boas é stato testimone tra i Kwakiutl della costa nordoccidentale del pacifico, nell’inverno 1895-1996, di due “performances giocose” di potlach durante il quale erano impersonati e derist gli europet, vedi Boas 1697. Circa sessanta anni prima di Boas, Washington Irving, mentre si trovava tra gli Osage durante un viaggio tra le praterie nel 1032, scriveva che “gli indiani che ho avuto modo di osservare nella loro vita reale [..] non sono per nulla stoici come sono stati rappresentari; tacituri, rigidi, impassibil. L..] Sono invece grandi mimi e comici e si intrattengono esageratamente a spese dei bianchi a cui ‘sono stati associati”; vedi Washington Irving 1865, pp. 51-52.

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