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LUCANO

LA POESIA NELL’ETÀ DI NERONE


L’EPICA:LUCANO
Sotto Nerone vi una grande fioritura dell’epica e Lucano fu il massimo esponente. Ricordiamo
che la cultura fiorì al massimo sotto Nerone perché era grande mecenate di cultura ed inoltre
era presente il ruolo dello stoicismo. Lucano è lo scrittore del “BELLUM CIVILE” che ci è
pervenuto integralmente. Questo è un poema epico storico.Vediamo nella sua opera un
carattere innovativo rispetto al precedente modello vrigiliano(rispetto all’epica tradizionale)
infatti fu chiamato l’anti-Virgilio e la sua opera l’anti-eneide.
LA VITA
Lucano nasce a Cordoba nel 39 D.C(l’attuale Cordova, in Spagna). Marco Anneo Lucano era
figlio di Marco Anneo Mela, fratello di Seneca filosofo. Studiò presso Roma e fu allievo del
filosofo stoico Anneo Cornuto, completò poi la sua istruzione ad Atene. Quest’ultimo fu
richiamato a Roma da Nerone stesso che lo fece entrare nella propria cohors amicorum e gli
conferì la carica di questore.
La carriera poetica di Lucano iniziò brillantemente e anche in età giovanissima(circa 20 anni),
ma poi i suoi rapporti con Nerone iniziarono ad inasprirsi. Si aprì fra i 2 una vera e propria
ostilità forse a causa del suo carattere filo-repubblicano,evidenziato nel BELLUM CIVILE.
Anche se probabilmente i motivi furono altri fra cui il fatto che Nerone era geloso ed invidioso
del poeta, più ammirato e apprezzato di lui oppure il fatto che essendo Seneca, caduto ormai
in disgrazia e ritiratosi a vita privata influì negativamente sul rapporto fra Nerone e
Lucano(condizione di Seneca influì negativamente sul loro rapporto politico). Un altro motivo
è che probabilmente Lucano sieandato via con SenecaOppure abbia parte allaconfdeiPis
Aderisce all’età di 26 anni alla congiura dei Pisoni, scoperto quest’ultima però molti
personaggi celebri fra cui anche lo stesso Seneca furono vittime di repressione e in seguito
Lucano si diede alla morte (suicidio stoico).IL SUICIDIO STOICO=
Lucano si taglia le vene e si immerge in una vasca (= morte lenta e sofferta)
Dopo aver invitato amici e familiari nella domus e dopo aver pronunciato una lode
all'imperatore (per risparmiare i familiari) e dopo aver dettato il testamento. Molte sono le
opere perdute di Lucano di cui però abbiamo notizia grazie ad alcuni biografi e a Stazio.
IL BELLUM CIVILE O PHARSALIA si ispira all'Eneidedi Virgilio la emulaattuandopero
e modificandola
moltedistorsioni
Questo è un poema epico storico incompiuto, costituito da 10 libri per un totale di quasi 8.000
esametri. Quest’opera è nota con 2 titoli, sia BELLUM CIVILE ovvero guerra civile, titolo
tramandato dai codici oppure PHARSALIA, titolo derivato da un passo del nono libro.
L’argomento dell’opera è la guerra civile tra Cesare e Pompeo di cui la battaglia di Farsalo fu
il momento decisivo. Il poema tuttavia è rimasto incompleto poiché la morte impedì a Lucano
di terminare l’opera. Si suppone che fosse sua intenzione scrivere altri 2 libri così da
raggiungere il numero dei libri dell’Eneide. Le fonti storiche di quest’opera sono Tito Livio,
Asinio Pollione e Seneca il Retore tuttavia sono presenti anche le deformazioni e distorsioni
fatte dall’autore in base alle sue esigenze artistiche ed ideologiche.
CONTENUTI DEL BELLUM CIVILE
1 LIBRO dopo il premio el'elogiodiNeronesonoenunciate
lecausedellaguerra Inizia poi il veroraccontocon il
del Rubicone passa gio
2 LIBROparte iniziale concentrata
sugli orrori della guerra
segue un incontro tra Bruto e Catone vengonopoinarratele
vicendebelliche es fuga dall'Italia di Pompeo
3 LIBROAll'iniziodel libro a Pompeoappareilfantasma della
moglie
cheglirinfaccia di aversposato un'altradonna
Il raccontodelleazionidiCesareèinframmezzatodellavenutadipoporientali

4 LIBROsononarrate le operazioni militari inSpagna e


in Africa
5 LIBRO è raccontato un episodio in cui cesare
nel mezzo di 1tempesta
Amiche
si fatraghettare dal barcaiolo
6 LIBROconsultazione della magadritto esperta di
magia nera dapartedi Sesto figlio di Pompeo
7 LIBRO descrizione dellabattagliadi Farsalo

8 LIBRO Pompeo si rifugiain Egitto evieneucciso a


da tr dimento
del Tolomeo
un sicario re

9 LIBRO Cesare
giunge in Egitto e gli viene mostrato ilcorpo
di Pompeo mo zato
10 LIBROCleopatra seduceCesare troviamo
poi una lungadigressione
sullesorgenti delNilo a cui segue il raccontodellacongiuraardita
da cortigianiegizicontro Cesare

LE CARATTERISTICHE DELL’EPOS DI LUCANO


Il poema manca dell’apparato divino tradizionale infatti vediamo la presenza della magia (6
libro).Il bellum civile appare atipico non solo per la rinuncia all’apparato mitologico ma anche e
soprattutto per la scelta di un tema singolare rispetto alla precedente tradizione(OPERA
MONOGRAFICA). Inoltre qui non vediamo una storia celebrativa ma viene narrato un evento
funesto ovvero la fine della libertas repubblicana a cui portarono le guerre civili che portarono
a loro volta all’agonia di Roma. Il poeta quindi non celebra come avevano fatto i suoi
precedessori bensì biasima e deplora. L’epos normalmente celebra eventi grandiosi cosa che
qui non troviamo. Troviamo eventi scadenti.
Lucano ricerca la grandezza dell’epos, ricerca il sublime nell’eccesso e nella grandiosità.
Questo gusto della dismisura investe sia la vicenda che i personaggi. Il tema della morte è
molto frequente ed è un tema centrale.
TECNICA NARRATIVA
L’impostazione è selettiva è asimmetrica poiché Lucano si dilunga su episodi talvolta
drammatici e patetici. La narrazione è costruita mediante una serie di discorsi e di episodi di
lunghezza diseguale.Troviamo inoltre molte digressioni in cui l’autore fa sfoggio della sua
erudizione scientifica ,geografica ,mitologica. La struttura risulta anche molto statica per come
vengono trattate le vicende. Prevale l’esigenza di descrivere e commentare. Infine
l’impostazione è soggettiva, il narratore interviene in 1 persona a commentare gli eventi con
enfasi e gravità. Infatti è un testo con tono magniloquente ed oratorio.
IDEOLOGIA E RAPPORTI CON L’EPOS VIRGILIANORispettoall'Eneidenonvi ènel'apparato
mitologico ne religioso
Non attinge da Omero bensì da Virgilio poiché ormai la letteratura latina è matura. Rispetto
all’eneide non vi è la componente mitologica anche se vi sono riferimenti magici(ricorda maga
eritto). Innanzitutto il pessimismo del poema contrasta sia con lo stoicismo di Lucano sia con il
trionfalismo del filone epico-storico. In Virgilio vi era ottimismo(carattere tipico dell’epos). Qui
invece vediamo un pessimismo che sfocia nel suicidio stoico, unico modo per affermarsi, non
è un gesto di sconfitta o debolezza ma si afferma la propria libertà. Un altro punto
fondamentale è che manca l’accettazione del fato, della Provvidenza. Lucano si ribella ai mali
della provvidenza con un’indignata protesta. Questa concezione anti provvidenzialistica è una
concezione arcaica e cupa(pessimistica). Per Lucano il fato è invidioso, le divinità sono
invidiose di un uomo che magari diviene troppo famoso o importante, dunque sono le divinità
a determinare l’apogeo dell’uomo poiché invidiose. La posizione ideologica di Lucano è
opposta rispetto a quella di virgilio. Nella struttura compositiva tuttavia vi sono riprese e
innovazioni e ciò lo notiamo per esempio nel 6 libro del bellum civile con una profezia ottenuta
dalla maga Eritto che resuscita un soldato morto e lo costringe a svelare i misteri dell’
oltretomba. Tale episodio riprende la discesa agli inferi di Enea che nel libro dell’Eneide
corrispondente contiene la profezia di Anchise e Enea. Anche se qui vediamo un
rovesciamento poiché nell’Eneide questa profezia celebra la grandezza di Roma invece nel
poema di lucano si parla della debolezza di Roma
I PERSONAGGI DEL BELLUM CIVILE
I Personaggi tendono all’eccesso (influenzati dal concetto di sublimità di Lucano). È un
poema senza eroe. Vi sono antieroi attorno al quale gira la vicenda. Sono sempre protagonisti
ma antieroi. Questi sono Cesare, Pompeo e Catone. Cesare è un anti-Enea.Viene descritto
con appellativi negativi . È un genio del male perché promotore della guerra civile. Non ha
nulla a vedere con il Pius Enea. Anzi vediamo una vicinanza con Catilina. Non agisce per la
collettività. Caratteristica fondamentale su cui Lucano si sofferma è la sua è lieta verso gli dei
e la patria. È l’incarnazione del furor.
Pompeo e Catone invece hanno valore (si pensa) più positivi ma comunque non sono
considerabili eroi.Pompeo è un conservatore e difensore della repubblica e della legalità.
Tuttavia appare come un guerriero in declino, risulta debole e timoroso, destinato alla
sconfitta(ecco perché un antieroe).
filo repubblicano
Catone, conservatore pompeiano è considerato un personaggio positivo poiché rappresenta
la libertas. È sia conservatore che stoico. È moralmente superiore agli dei perché non si piega
alla loro volontà ma si suicida ad Utica(penso).
IL LINGUAGGIO POETICO DI LUCANO
Vediamo un linguaggio concettoso. Le massime di lucano hanno un carattere intellettualistico
e mirano all’intensificazione del pathos con cui Lucano tiene il lettore in tensione emotiva. Il
tono è magniloquente ed enfatico, con molte figure retoriche. Vediamo anche immagini
violente con gusto del macabro e dell’orrido(lo stile di lucano si avvicina a quello di Seneca
tragico). Lucano tocca il sublime trattando di scene macabre e ricche di pathos. In lui vediamo
quindi un concetto opposto a quello del sublime.
IL RISVEGLIO DI UN MORTO
Questa è una parte episodio della maga Eritto del 6 libro del Bellum civile in cui vediamo che
la maga risveglia un soldato morto. Qui possiamo intravedere un forte pathos e ricerca del
macabro. Vi è proprio la descrizione del risveglio e del morto.
Il morto durante il risveglio viene descritto con una bocca schiumante. Era descritto il suo
corpo cadaverico pieno di ferite e di sangue rappreso. Palpitano le fibre e i nervi si tendono. Si
aprono le palpebre e appaiono gli occhi, aveva l’aspetto non di un vivente bensì di un
moribondo. Il morto è ancora pallido e rigido e non riesce ad emettere alcun suono.
Possiamo dunque notare che il lessico è riferibile a due campi semantici: quello della morte e
quello della vita. Il corpo viene descritto dettagliatamente per accentuare il carattere macabro.
LA SATIRA
PERSIO
LA VITA
Aulo Persio Flacco nasce a Volterra nel 34 d.C e muore intorno al 62. Proviene da una ricca
famiglia equestre, studia a Roma. È allievo di Anneo Cornuto e conduce una vita ritirata.
Anche Persio è uno stoico, così come il suo maestro Cornuto.
LA POETICA DELLA SATIRA
Persio è il 1 satirista sotto la dinastia Giulio Claudia. È il 1 autore di satire sotto la dinastia
Giulio Claudia. L’opera di Persio comprende 6 satire, per un totale di 650 esametri, è un
componimento costituito da 14 coliambi (il coliambo è una variante del trimetro giambico), in
cui Persio parla della propria poesia. Queste sue 6 satire ebbero da subito un gran successo.
La Satira era già un genere maturo, sviluppatosi a Roma ed il modello più vicino era Orazio,
ma anche Lucilio (modello più lontano). Il punto di partenza è Orazio, lui parte dalla stessa
opinione di Orazio. Da Orazio prende la consapevolezza che la satira è un genere minore ma
che può assurgere alla stessa dignità letteraria. Persio polemizza contro la cultura
contemporanea che vorrebbe apparire come una poesia maggiore rispetto alla satira. Critica
soprattutto le recitaciones assai care ai romani.
La cultura è tutta apparenza e forma , fa una critica della cultura contemporanea fatta per lui
di sola apparenza e forma con contenuto nullo e nessun fine didascalico.
C’era solo cura esteriore dell’opera d’arte, deve esserci appunto un vero contenuto invece.
Nella satira 1 deride la moda e la fama delle recitaciones, assai care ai Romani, in cui i temi
sono immorali e lo stile è artificioso. L’arte ,dunque, risulta solo oggetto di piacere ed
intrattenimento. Dovrebbe esserci al contrario un vero contenuto. Il verum dev’essere oggetto
della poesia. Anche questo viene detto nella 1 satira. Il concetto del verum era già presente in
Lucilio. Il verum, oggetto della satira, è costituito dai mores, cioè dei comportamenti umani
che il poeta satirico deve curare, si pone come un medico. Il poeta satirico cura con il ludus
ovvero uno scherzo non volgare che permette di colpire il vizio.
Nella satira 2, Lucano si rivolge all’amico Macrino a cui espone il valore delle preghiere ,che
possiamo propiziarci, da rivolgere agli dei.
Satira 3: Lo Stoicismo e l’importanza degli insegnamenti stoici li vediamo nella 3 satira.
Non è giusto dormire fino a tarda ora per smaltire una sbornia, non è un comportamento
giusto. Il tempo va usato bene, dedicandolo agli studi. Liberarsi dalle cattive abitudini grazie
agli insegnamenti degli stoici che forniscono le norme essenziali per comportarsi rettamente.
Satira 4 (conosci te stesso): per correggersi bisogna conoscere se stessi. Dobbiamo
approfondire la nostra personale conoscenza, per esempio in Seneca era fondamentale
l’esame di coscienza. Per Lucano dobbiamo capire i nostri errori invece di criticare quelli del
prossimo.
Satira 5: Questa satira è dedicata al suo maestro Anneo Cornuto ed inoltre continua a dare
insegnamenti stoici e si sofferma sulla libertà interiore, sulla libertà dalle passioni, due delle
quali, avarizia e lussuria, vengono presentate come padrone dispotiche ed inesorabili.
Satira 6: questa satira si presenta come una lettera diretta all’amico cesio basso (poeta
lirico).L’autore chiede notizie dell’amico e per parte sua gli comunica di trovarsi a Luni.
Data la sua condizione di ritiro invernale lui parla del tema della metriotes “senso della
misura” applicato alla ricchezza. Questo è un tema oraziano che lui riprende. Si deve fare un
buon uso della ricchezza perché non va bene ne se sei spilorcio ne generosissimo. Sono
entrambi da condannare perché in entrambi i casi si fa un uso sbagliato della ricchezza.
Bisogna ricordare il giusto mezzo (metriotes di Orazio). La ricchezza va usata bene
CARATTERISTICHE DELLE SATIRE
La finalità della satira di Persio è didascalica ed etica, non di intrattenimento, infatti vediamo
che in molte di queste il poeta si sofferma su insegnamenti stoici. Riprende temi trattati già da
Orazio a cui si avvicina, per esempio quello della metriotes. Troviamo temi diatribici. Prevale
un atteggiamento critico nelle sue satire, vuole portare il marcio allo scoperto. Il peronsaggio
del satirico è affine al filosofo o al predicatore diatribico.
FORMA E STILE DELLE SATIRE
Differenza con Orazio
Persio ,anche se vissuto poco, ci lascia satire fondamentali per gli insegnamenti. In queste
satire confluiscono insegnamenti stoici. Orazio non si riteneva immune rispetto a quello che
insegnava perché uomo fra gli uomini. Persio è proprio un filosofo nei suoi insegnamenti,
tiene come modello la filosofia, invece gli insegnamenti di Orazio sono meno dottrinari. Quindi
Persio è anche più intransigente, quelli sono gli insegnamenti e quelli bisogna seguire. Persio
non è persuasivo come orazio, ma è categorico. Le satire di Orazio sono discorsi alla buona e
quindi erano discorsi persuasivi invece Persio è un filosofo, è categorico, vuole che le cose
vadano secondo i modelli dello stoicismo. Prevale un atteggiamento rigido, insistente. Persio
si avvicina quindi sia ai modelli oraziani ma anche luciliani.
Orazio e Persio (lingua e stile)
Mentre nelle satire sono differenti invece nella lingua forse sono più vicini. Nelle sue satire ,sul
piano formale ,vediamo una ripresa di modelli oraziani e luciliani: la satira a tema, la satira
rivolta ad un destinatario, l’epistola poetica.
Stile: nessi logici sottintesi, questo fa capire che la satira di Persio è complessa. Si passa da
un’immagine ad un’altra e questo perché vuole che il lettore concretizzi e costruisca il
discorso da solo.Vi è un impasto linguistico, non è solo un tipo. Troviamo espressioni
colloquiali ed anche termini gergali o addirittura grecismi, neologismi, barbarismi, parole
infantili, onomatopeiche. Non vi è una sola tipologia di sermo. semi contemporane mente
callida iunctura, associazione di parole ardita e sorprendente che vediamo anche in
Persio(già vista in Orazio). Sorprende e scuote fortemente il lettore
In Persio è sia callida che acris, cioè incisiva . Dunque è uno stile difficile sia per mancanza di
nessi, sia per impasto linguistico sia per callida est acris iunctura.
di Seneca
Pag 219 lettura
leggi pag 150 151 suicidio
1 parte risveglio del Giovin signore, descrizione del giovin signore. Giovanotto che perde
tempo a non far nulla poi per un brusco passaggio (mancanza di nessi logici) persio assume il
punto di vista di coloro che disprezzano i filosofi. Viene introdotto interlocutore fittizio che
nomina filosofi che non conosce ed elenca luoghi comuni. Il poeta afferma della sua forte
ignoranza. Vi sono in quest’opera bruschi passaggi che mancano e deve capirli il lettore
perché mancano nessi logici.

PETRONIO
Non sappiamo realmente chi sia costui. Petronio arbiter (ovvero di buon gusto). Fu chiamato
così da Nerone poiché probabilmente visse presso la sua corte dopo il 1 secolo D.C,di cui
parla Tacito nel 16 libro degli annali. Arbiter significa di buon gusto, infatti Petronio conduceva
una vita dedita ai piaceri della vita così come Nerone. Veniva considerato un gaudente
raffinato, perciò Nerone non stimava nulla bello o raffinato se non avesse avuto
l’approvazione di Petronio arbiter, che dava a Nerone dei veri consigli di buon gusto. Si pensa
che Petronio arbiter fosse lo scrittore del satyricon. Anche se vi fu una vera questione
sull’autore. Era quindi una sorta di consigliere in ogni campo(a tavola, con le donne, nel modo
di vestire ). Aveva una raffinatezza inarrivabile.
LA QUESTIONE DELL’AUTORE
Vi è una questione su chi sia il vero autore del Satyricon. Oggi la stragrande
maggioranza degli studiosi concorda nel collocare il satyricon nel 1 secolo d.C mentre
altri nel 2 (infatti nel Satyricon vi sono molti dati che riportano all’età e alla società di
Nerone ovvero il 1 secolo ed anche i temi culturali sono tipici di quel periodo) e nel
riconoscere il Petronio(di cui parla Tacito) come suo autore. Petronio però non visse a
lungo poiché venne accusato dal prefetto del pretorio ovvero Tigellino di esser amico di
uno dei promotori della congiura Pisoniana, pertanto Petronio si uccise.

fra
IL CONTENUTO DELL’OPERA
Tema è l'amore i giovani
Ciò che abbiamo del Satyricon è una rappresentazione della realtà e della società del suo
tempo , è presente dunque un forte realismo. Petronio non vuole quindi opporsi al potere. Non
vi è nessun fine moralistico cosa che invece abbiamo in Persio. È vicino a Persio però poiché
illustra degli aspetti della società tipo la cultura del tempo. La storia racconta di un viaggio che
compiono 2 giovani che si amano, durante questo viaggio si fermano a casa di un ricco liberto
da cui vengono invitati e attraverso gli occhi dei protagonisti Petronio descrive il loro
comportamento e la ricchezza che cadeva nella volgarità, poiché se ne fa sfoggio esagerato
ma non solo di ricchezza ma anche di cultura(anche se non vi è). Lo schiavo era Trimalchione
che divenne grazie al suo saper fare un uomo ricchissimo. Nella sua cultura e nel modo di
esprimersi ,su cui Petronio si sofferma, vi sono grandi errori, troviamo costrutti irregolari,
figure di ripetizione che rispecchiano la ripetitività del discorso vivo e popolare. Riflette ciò che
accade dunque non solo durante la cena in quella casa ma anche degli oggetti mai visti
presenti in quella casa. Durante questo viaggio si crea anche un trio poiché vi è un altro
giovane ovvero Ascilto che si innamora di uno dei 2, dunque vi sono scene di gelosia.
Visitano varie città con una serie di incontri con persone di ceto diverso ed ecco che
possiamo parlare di plurilinguismo. Arrivano nella casa di Trimalchione e dopo vanno via.
Ecco che è un romanzo molto povero per ciò che abbiamo. Infatti l’interpretazione che
possiamo fare deriva proprio da questa parte in cui vediamo questo forte realismo(ovvero il
momento della cena) . Dunque vediamo un amore tipico del mondo antico, proprio di quel
periodo storico. Petronio analizza la società ed i suoi particolari in modo comico. Il satyricon è
un capolavoro di comicità trattata con distacco. Non si lascia coinvolgere, vi è distacco, ed
ecco che non vi è un fine moralistico. È un mondo lontanissimo dal suo modo di essere e di
vivere, ecco perché se ne distacca.
Questo è un vero romanzo. Il romanzo è un genere che viene dal mondo greco che aveva
delle precise caratteristiche. In Grecia si chiamavano narrazioni non romanzi. Come
definizione il romanzo è piuttosto moderno. Nel mondo latino abbiamo come esempio
Petronio ed Apuleio con le metamorfosi. Petronio si distacca dalla forma di romanzo greco. Il
romanzo che come genere si sviluppa già dal 600 ma massimamente nell’800.
È difficile riassumere questo romanzo ma possiamo dire che è una storia di amori fra questi
giovani, è narrata in 1 persona da un giovane di nome Encolpio che rievoca le peripezie
compiute in compagnia di un giovinetto ovvero Gitone di cui è innamorato. Incontrano poi il
rettore di nome Agamennone che disserta sulla decadenza dell’eloquenza (tema tipico del 1
secolo).
Dopo la cena riprendono i litigi fra Encolpio ed Ascilto a causa di Gitone. Poco dopo
incontrano anche un letterato e avventuriero ovvero Eumolpo che gli offre una descrizione in
versi sulla presa di Troia, motivo che stesso Nerone recita (punto di collegamento). Encolpio
ed Eumolpo diventano poi amici di viaggio e sono coinvolti con Gitone in una serie di
avventure ed ecco che nasce anche fra i giovani una forte gelosia per Eumolpo. I 3 giungono
a Crotone scampati ad un naufragio in cui Eumolpo si finge un vecchio
danaroso(stratagemma). In questo modo i 3 scroccano pranzi e regali ai cacciatori di eredità (
tipici dell’età neroniana). Dunque vediamo atteggiamenti poco consoni alla morale (mos
maiorum ormai sepolto)
Loro per scroccare dei pranzi si fingono ricchi e senza figli. Eumolpo intento a illustrare i
requisiti che deve avere la poesia elevata e vi è un brano epico molto vasto di 295 esametri
sul bellum civile fra Cesare e Pompeo, scritto da Lucano (siamo quindi nel 1 secolo).
Nell’ultima parte Encolpio divenuto impotente per la collera del re Priapo, è vittima dell’ira di
una ricca amante che si crede disprezzata da lui. Egli tenta di ritornare come prima e di
recuperare la virilità perduta ricorrendo anche alla magia. Infine è impossibile dire se
l’episodio di Crotone fosse l’ultimo o se seguissero nuove avventure di cui non rimane traccia.
LA QUESTIONE DEL GENERE LETTERARIO
Il satyricon viene abitualmente chiamato romanzo poiché racconta vicende di viaggio, vicende
avventurose tipiche di questo genere antico ma è scritto in prosa e versi come le satire
menippee
Il titolo satyricon dovrebbe essere un genitivo plurale greco di un termine ovvero satirikà con
omega. Quindi sottinteso libri di cose satiriche. Potrebbe essere un romanzo però con la
differenza rispetto a quello greco che è un tipo di amore eterastico. I partner si vengono ad
unire anche ad altre persone (altra novità rispetto al modello greco in cui gli innamorati erano
fedeli). Potrebbe ricalcare dunque il romanzo greco con queste differenze e queste differenze
potrebbero fungere da parodia. Potrebbe essere una scelta mirata di Petronio, dunque una
parodia del romanzo greco.
STILE
È multiforme, con pulirilinguismo, è duttile poiché cambia a secondo della situazione, dunque
è un dato di caratterizzazione dei personaggi. Adatta il linguaggio al personaggio e per
esempio nel caso di Trimalchione ne viene fuori una lingua irregolare deformata. Abbiamo
infatti sia un sermo quotidiano che un sermo basso che é proprio quello volgare. Si sofferma
sul tema del banchetto che rinvia alla satira, alla commedia e al mimo. Mette assieme più
generi: la satira, la commedia ed il mimo. Ha scelto gli strati più bassi della popolazione
perché era quello che suscitava il riso. La presenza di novelle di argomento erotico e
licenzioso potrebbe anche richiamare la novella Milesia, già vista con Fedro (così chiamata
da Aristide di Mileto, scrittore greco). La più lunga è “La Matrona di Efeso”
Non vi sono finalità moralistiche ma solo di intrattenimento, è destinato al pubblico colto che
deride queste classi basse presentate da Petronio nell’opera.
IL REALISMO PETRONIANO
Il mondo che descrive Petronio è sicuramente pacchiano, lontano dai modi di fare e di
pensare del suo scrittore. Da parte sua vediamo solo divertimento nel ritrarre questo mondo.
Petronio è un uomo di cultura e vediamo un po’ di controsenso nel fatto che abbia voluto
parlare di cose diverse dal suo essere fra cui un mondo di intellettuali falliti, nuovi ricchi, lusso
pacchiano, avventurieri senza scrupoli. Petronio parla di questo mondo ma con distacco, non
lasciandosi coinvolgere mettendo in evidenza la società del tempo in modo ironico e comico.
Petronio addirittura per suscitare il riso deforma ancor di più la storia, accentua e deforma. Ha
anche un aspetto grottesco. Petronio tuttavia ha voluto fare della sua opera un’opera
realistica, di franchezza come dice lui poiché analizza anche i fatti più scabrosi. Lo stesso
Petronio si chiede perché non si dovrebbe parlare di cose vere? Per lui sono cose normali,
non mi sono tabù ma sono cose vere. Con Petronio ecco che si parla di realismo (poetica del
realismo). Petronio rivendica in un’opera il diritto di poter dire parlare degli aspetti sessuali
che potrebbero scandalizzare uomini moralisti come Catone(addetto alla moralità e ai
costumi).
L’ORIGINE DEL ROMANZO
Il termine romanzo e d’origine francese (Roman). Il genere che noi chiamiamo romanzo ha le
sue origini in Grecia, nasce probabilmente in età ellenistica. I cinque romanzi greci conservati
per intero sono tutti gli età ellenistica e romana.Questi romanzi conservati per intero sono
romanzi d’amore e presentano tutti uno schema fisso: due giovani si incontrano e si
innamorano ma la coppia viene separata ed è soggetta a una serie di peripezie e di ostacoli,
voluti dagli dei o da una fortuna quasi divina, alla fine i due innamorati si ricongiungono
felicemente. Come possiamo capire il romanzo era un tipico genere di intrattenimento. Alcuni
romanzi tuttavia hanno anche un intento religioso mentre altri invece sono molto più laici e più
caratterizzati da un’ambientazione storica delle vicende. Dunque esistevano vari tipi di
romanzo fra cui romanzi d’amore, romanzi di argomento storico, storie di viaggi meravigliosi,
racconti fantastico-utopisti.
Il romanzo nasce nel seicento per poi svilupparsi a pieno nell’ottocento con il romanzo
moderno.
TRIMALCHIONE FA SFOGGIO DI CULTURA
Trimalchione come abbiamo visto è un liberto che grazie al suo saper fare si arricchisce
fortemente facendo sfoggio della sua ricchezza e voleva fare anche un sfoggio di cultura.
La volgarità di quest’ultimo non è presente solo nei gesti e negli oggetti pacchiani di cui si
circonda ma anche soprattutto nel suo sermo. In questo brano infatti egli dà una spiegazione
assai fantasiosa di pregiati vasi Corinzi, dimostrando tutta la sua ignoranza in materia di
storia. Dalla sua spiegazione vengono fuori costrutti fortemente irregolari e anomalie tipiche
del sermo volgare. Sono abbondanti le figure di ripetizione che non servono a strutturare
simmetricamente e armonicamente il discorso. Queste rispecchiano la ripetitività del discorso
vivo e popolare. Troviamo inoltre nei suoi discorsi una forte vivacità fonica tipica del sermo
popolare. Ed ecco che vediamo come Petronio si serve della lingua come strumento di
rappresentazione della realtà e del personaggio

L’INGRESSO DI TRIMALCHIONE
I tre protagonisti del romanzo (Encolpio, Gitano e Ascilto) sono invitati dal retore Agamennone
a partecipare alla cena di Trimalchione. Trimalchione è un rozzo liberto arricchitosi con i
commerci. Si dà goffamente le arie di gran signore; ama circondarsi di parassiti ignoranti e di
intellettuali spiantati; conserva però tutta la volgarità derivatagli dalla sua origine e dalla sua
educazione. Trimalchione fa il suo ingresso teatrale a cena iniziata quando i banchettanti
hanno già avuto modo di apprezzare le portate e la sontuosità del banchetto. Vi è una grande
descrizione il suo abbigliamento fortemente caricaturale. Vengono descritti gli anelli che egli
porta alla mano sinistra oppure lo stuzzicadenti d’argento che usa prima di rivolgere parola ai
commensali. Questa descrizione della cena prosegue poi nel lessico sboccato dell’uomo.
Le portate offerte ai convitati sono incredibili e stravaganti e suscitano in Encolpio un senso di
fastidio e di disgusto.
Durante la cena, sono affrontati discorsi di ogni genere, mentre Trimalchione si lascia spesso
sorprendere e immalinconire dal pensiero della morte. Alla fine della cena, Trimalchione,
dopo aver esaltato i notevoli successi economici conseguiti, è di nuovo assalito dal pensiero
della morte. Decide allora di imitare il proprio funerale. Indossa così un abito funebre e si
distende a guisa di morto, mentre i trombettieri intonano una marcia.
I PASTI DEI ROMANI
I romani erano soliti consumare tre pasti al giorno: una colazione, il pranzo e la cena(nostro
pranzo). La colazione si teneva poco dopo l’ora del risveglio e consisteva in pane bagnato nel
vino oppure frutta, olive, latte. Verso mezzogiorno si consumava rapidamente il pranzo. Il
pasto principale era però la cena che aveva inizio verso l’ora nona e comprendeva più
portate. Questa cominciava con l’antipasto e il tutto veniva accompagnato a vino mescolato al
miele. Per quanto riguarda il menù venivano consumati sia carne ma anche pesci o bolliti o
arrosto. Durante il banchetto si beveva vino allungato con acqua. Per quanto concerne le
regole del banchetto, sia gli uomini che le donne dovevano posizionarsi nel triclinium ovvero
la sala da pranzo. Non si usavano posate e le persone mangiavano stese su letti tricliniari. Il
momento della cena era un momento fondamentale e talvolta diveniva un vero e proprio
spettacolo in cui vi erano anche schiavi addetti al servizio.

DINASTIA DEI FLAVI


Questo controllo della cultura continua, come sotto la dinastia Giulio Claudia. Vi era controllo
perché gli imperatori si servono dei letterati affinché sostengano il loro programma politico.
Ciò non accadeva nel periodo repubblicano in cui non vi era un unico signore. Della dinastia
dei Flavi ve ne sono 3 ovvero Vespasiano, Tito e Domiziano. A Roma si ricorda la prima
anarchia militare in cui vi era caos poiché l’esercito aveva da tempo acquisito un ruolo
determinante sin da Mario per difendere la patria e sostenere i comandanti . Di questo
esercito si è servito anche Cesare. L’esercito era fedele al proprio comandante.
Quando muore Nerone ognuno voleva portare al trono il proprio comandante ed ecco che vi
furono vari imperatori ovvero Galba, ottone e vitellio e infine Vesapasiano che fu vincitore ed
aveva una grande esperienza militare. Con vespasiano inizia l’impero vero e proprio e anche
la successione. Vespasiano designa come suoi successori i figli e dunque un potere per
ereditarietà. Famosa di Vesapasiano è la lex de impero vespasiani. Mentre la dinastia Giulio
Claudia aveva avuto tutti rappresentanti romani invece qui no poiché Vesapasiano era un
italico e fu un buon imperatore anche per la sua politica, suo figlio Tito governò pochissimo
2/3 anni.
Tito viene ricordato anche lui alla storia come un buon imperatore, anche dalla storiografia e
perché aiuto le popolazioni sommerse dalle eruzioni del Vesuvio, ha continuato la costruzione
del Colosseo. Fu nominato delizia del genere umano. Domiziano non fu un buon imperatore ,
fu ricordato come un nuovo Nerone infatti ebbe la damnatio memoriae come Nerone. Questi
imperatori avevano assunto comportamenti autocratici. Domiziano voleva avere onori
personali tipici dei regni orientali. Per la politica estera non fu malvagio poiché contribuì ad
alcune conquiste.
Vi è un fiorire di epica fra cui Italico, Stazio e Flacco. Sono i 3 autori della poesia epica e
massimamente sotto Domiziano
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Abbiamo pure l’epigramma di Marziale, questo genere che viene dalla Grecia ma per la
letteratura latina è nuovo. (In questo periodo infine vi è Giustiniano).
Letterato è un mezzo usato per avere il consenso generale e per sostenere il programma
politico. Non fanno eccezione i Flavi per ciò.
Vespasiano apre una biblioteca e stipendia gli insegnanti di retorica e finanzia gli artisti. Fino
ad ora vi erano stati i precettori che provvedevano alla cultura dei giovani qui invece vi è un
istruzione pubblica, come se fosse un’anticipazione. Ad insegnare però erano persone per
far sostenere il potere. Lo stato si faceva carico delle spese dell’istruzione pagando i docenti.
Vespasiano dava le cattedre a professori che attraverso l’insegnamento avrebbero portato al
consenso del suo programma politico. Vespasiano ha fatto un progresso in campo culturale.
Presso queste scuole si formavano pure funzionari imperiali. Questi insegnanti rendevano
questi giovani fedelissimi all’imperatore e al suo programma. Ciò che voleva l’imperatore
quello veniva trasmesso agli alunni che divenivano poi funzionari di quest’ultimo. Lo stesso
Vespasiano era in ottimi rapporti con Plinio il Vecchio che compose un opera di erudizione, un
enciclopedia del sapere. Domiziano anche era un persona colta e amante della cultura ma
interviene in modo persecutorio contro intellettuali e filosofi. Espulse filosofi, retori. Il
contenuto veniva influenzato. Sotto i Flavi vi è neoclassicismo, già visto con Lucano che ha
preso come modello Virgilio.
POESIA NELL’ETÀ DEI FLAVI
ITALICO
Silio Italico vive tra il 26 e il 101. Era un ricchissimo appassionato di oggetti d’arte ed
antiquariato ed aveva un particolare culto per Virgilio, di cui celebrava l’anniversario di nascita
e sempre si recava sul suo sepolcro, sempre per questo gusto per l’antico che era anche il
principio della sua poetica. Lui è scrittore di epica sotto la dinastia dei flavi.
RAPPORTO CON LUCANO
L’ Epica di italico è stato un neoclassicismo poiché ha tolto tutte le novità portate da lucano.
Non vi è più l’orrido ed il macabro, ha rimesso l’apparato mitologico.
Italico tratta della 2 guerra punica invece Lucano tratta di Farsalo. In questo dobbiamo vedere
il rapporto con Lucano ma massimamente i suoi modelli sono stati Virgilio ed Ennio ma ancor
di più Virgilio che ammirava tantissimo.
I PUNICA
Italico scrive un poema epico-storico incompiuto, “i Punica” (La guerra punica). È costituito da
oltre 12.000 esametri(il poema più lungo della letteratura latina), che narra le vicende della
seconda guerra contro Cartagine, dalla presa di Sagunto alla battaglia di Zama. Italico segue
il racconto di Tito Livio ma con i moduli dell’epos storico. Il suo modello è l’Eneide con cui
tende a stabilire un rapporto di continuità. Questo rapporto con l’Eneide già traspare nei versi
del proemio che sono elaborati e solenni. Il termine arma rinvia all’opera di Virgilio ma anche
l’invocazione alla musa. Utilizza anche alcuni termini arcaici tra cui Aeneades per “Romani”,
Hesperia per “Italia” e ciò ci fa comprendere il gusto per l’antico del poeta. Nell’ intreccio
mantiene la successione cronologica tipica della storiografia e dell’epos storico. I fatti si
succedono anno per anno (17 anni e 17 libri). Segue il metodo annalistico tipico di Ennio.
Si parla della battaglia di canne a cui sono dedicati 2 libri (9 e 10).Sagunto è il punto di
partenza e si trova a Sud, i cartaginesi la volevano occupare ed ecco che inizia la 2 guerra
punica dalla guerra di sagunto fino alla riscossa finale di zama in cui vi sono varie sconfitte
per Roma. Qui vi è neoclassicismo , Italico si avvicina a Virgilio ed Omero, poiché Virgilio
aveva preso da Omero. Troviamo interventi di divinità, cataloghi di combattenti , descrizioni
dei loro scudi(scudo di Annibale) ed elmi, tipico dell’epos tradizionale. Vi sono anche giochi
funebri, profezie ed encomi. Come ha fatto Virgilio, in cui nell’eneide vi è la celebrazione di
Ottaviano Augusto anche per Italico in qualche libro (nel 3) vi sono le imprese di Vespasiano .
Anche qui vediamo un atto di omaggio. L’imitazione virgiliana è costante. I rapporti con
Virgilio cono tanti e vi è continuità, invece con Lucano vi sono pochi rapporti e non vi è
continuità. Virgilio è il modello principale ma Italico lo ha contaminato. La contaminatio è
vecchia. Um modello unico non vi è proprio perché lui era amante di vari autori antichi. Attinge
e si serve di altri autori:Virgilio, Omero, Ovidio dei Fasti e delle Metamorfosi e anche Lucano.
STRUTTURA COMPOSITIVA
Vediamo influssi di Lucano nella struttura compositiva che ha al centro una battaglia.Lucano
pone al centro la battaglia di Farsalo mentre Italico pone al centro la seconda guerra punica
che è il momento della grandezza di Roma. Farsalo è la morte della repubblica, invece la 2
guerra punica è la grandezza dell’impero romano nonostante le varie sconfitte. Ma è da
queste sconfitte che Roma prende il coraggio e la forza per cominciare a diventare Caput
mundi. Si parte in entrambi gli autori dal considerare 2 battaglie che però sono diverse ed
hanno significati diversi. Un altro punto di contatto è l’assenza dell’eroe, infatti il protagonista
è il popolo romano. Anche qui, come nel Bellum Civile di Lucano Annibale ha il risalto
maggiore, nonostante sia l’antagonista di Roma. Annibale assume 2 aspetti , è grande perché
vuole difendere Cartagine ed è positivo poiché affronterà pericoli ma se visto come nemico di
Roma diventa una figura negativa e ci porta alla mente Cesare perché per Lucano Cesare è
nemico di Roma. Quindi entrambi diventano antieroi. Ma se visto come difensore può
sembrare Enea. É visto sotto 2 angolature diverse. Prevale l’interesse antiquario e letterario
ecco perché Domiziano non censura l’opera. Non ha la stessa ideologia politica che aveva
Lucano
Lucano è sotto la dinastia Giulio Claudia ed era un innovatore ma anche la sua era una forma
di classicismo poiché parte da Virgilio per poi modificarlo. Con italico invece si tolgono da
mezzo tutte le novità messe in mezzo da Lucano quindi si parla di neoclassicismo. Ritornano
le divinità che lucano aveva abolito.Prevale il gusto per l’antico.
VALERIO FLACCO
Gaio Valerio Flacco nasce a Setia, oggi Sezze, nel Lazio. Della sua vita sappiamo
pochissimo. Tra i 3 poeti epici fioriti sotto la dinastia Flavia, Flacco è stato il più raffinato dei 3,
il più elegante ed è stato un grande rielaboratore rispetto ai 3, poiché si parla sempre di
neoclassicismo ma rielabora di più, perché ha unito un numero vasto di modelli e strutture
poetiche diverse che ha tenuto presente.
È il più significativo dei 3 dal punto di vista letterario. Per quanto concerne la vita non si sa
nulla, forse apparteneva ad una famiglia nobile perché aveva una carica sacerdotale, la
carica dei quindicimvir sacris facendis. Ricopriva la carica di un sacerdote, ma oltre ciò non
sappiamo nulla. Compone un poema epico-mitologico(tra il 70 ed il 90 circa) chiamato gli
Argonautica (storie degli argonauti). L’opera è incompiuta perchè di libri ne abbiamo 7 ed una
parte dell’8 ma forse ne dovevano essere 12 poiché uno dei tanti modelli è Virgilio quindi 12
libri come l’eneide. Il modello fondamentale è Apollonio Rodio ma in questo modello inserisce
altri modelli fra cui Virgilio per il numero dei libri ma non solo per ciò ma anche per la trama.
Il poema narra la spedizione degli eroi greci guidati da Giasone per la conquista del vello
d’oro. Giasone è stato mandato da Pelia che voleva allontanarlo, però grazie all’aiuto di
Medea riuscì nell’impresa. La novità sta che il re della Colchide eeta, padre di Medea stava in
guerra col fratello Perse. Questa aggiunta era formale perché questi libri dovevano ricalcare
l’eneide, i primi 6 libri parlano della spedizione e dell’arrivo in Colchide che corrispondono ai
secondi sei dell’Eneide e a sua volta all’Odissea di Omero. L’opera di virgilio e di omero erano
formate da 2 parti, il viaggio e la guerra. Invece in Flacco sono 3 le parti poiché vi è 1-4 che
sono preparativi della partenza, il viaggio di questi Argonauti e i posti che visitano. Il 5 libro è
l’arrivo in colchide dove infuria (novità di Flacco) una guerra tra il re eeta ed il fratello perse.
Gli argonauti si alleano con eta in cambio della consegna del vello d’oro. Parte dedicata alla
guerra quindi ai primi 6 libri di Virgilio. Dopo la vittoria eeta manca alla sua promessa e non da
il vello ed impone a Giasone una serie di prove terribili che non poteva superare se Medea
non lo avesse aiutato fornendogli il filtro. Giasone si impadronisce del vello e conclude
l’impresa. Si passa da una bipartizione di Apollonio rodio e si arriva ad una tripartizione come
nell’eneide . Allontanamento da Apollonio e avvicinamento a Virgilio. Struttura divisa in 3 parti
anche se i libri sono meno di quanto dovevano essere:viaggio di andata, eventi vari e viaggio
di ritorno. La tematica bellica è una novità rispetto alle Argonautiche di Apollonio Rodio
(guerra fra Perse ed Eeta). In questa storia è fondamentale la figura di Medea: principessa,
maga e donna innamorata. L’eroina era già stata descritta da Apollonio che però aveva
privilegiato la psicologia amorosa rispetto alla magia, quest’ultima rappresentava solo il
mezzo per attuare ciò che l’amore suggeriva. L’aspetto magico era invece stato rivalutato da
Ovidio. Nel costruire la sua Medea, Valerio Flacco tieni conto di entrambi gli aspetti. A
seconda delle circostanze prevale dunque la tipologia ora della principessa ora della maga
ora della donna innamorata . L’idea dell’amore che prevale è quella della follia amorosa,
propria del quarto libro dell’Eneide, dunque anche qui vediamo gli elementi virgiliani.
Parallelamente a Medea pure Giasone subisce modifiche. Valerio Flacco per questo
personaggio si ispira al modello virgiliano, infatti Giasone possiede qualità che lo avvicinano
ad Enea, come la virtus, la pietas. L’impostazione ideologica resta esteriore, manca una
missione storica e provvidenziale. La forma è raffinata e la tecnica allusiva ed elegante.

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