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Fotografia Digitale lezione: 23/11/2022

TEMPI E DIAFRAMMI

Scala dei tempi

Regolando il diaframma si regola la quantità di luce che deve colpire la superficie


sensibile in una data quantità di tempo.
Nelle reflex il diaframma si chiude al momento dello scatto, così che tutta la luce
possa raggiungere il mirino. Alle volte può essere presente un pulsante “preview”
sulla fotocamera che permette di chiudere l’apertura per controllarne l’effetto nel
mirino.
Stop: indica il raddoppiare o il dimezzare della quantità di luce
(f/4 lascia passare uno stop di luce più di f/5.6, mentre f/22 lascia passare due stop in
meno di f/11)

Le moderne SRL permettono un incremento di un terzo di stop:

DIAFRAMMA
L’uso del diaframma controlla la profondità di campo apparente. Un concetto molto
da imparare è quello di profondità di campo.
Basta inclinare la pellicola verso il
piano di nitidezza dell’immagine e
la profondità di campo aumenterà
enormemente, rendendo possibile
scattare con diaframmi più aperti.
Questo avviene perché un punto
che si trova sul piano di messa a
fuoco sarà riprodotto estattamente
come un punto anche nella
fotografia ottenuta, mentre un punto che si trova avanti o dietro il piano di messa a
fuoco sarà riprodotto come un cerchietto nella stessa fotografia. Questo “fenomeno”
si chiama “Cerchio di confusione”
Profondità di campo:
1. È minore quando il soggetto è molto vicino ed è maggiore quando il soggetto è
relativamente lontano;
2. È minore con obiettivi di lunga focale e maggiore con quelli di corta focale, a
parità di apertura e distanza del soggetto.
Se mettiamo a fuoco un soggetto vicino, a parità di lunghezza focale e di tutti gli altri
parametri, la profondità sarà inferiore rispetto a quella che si ottiene mettendo a fuoco
un soggetto più lontano.
Macrofotografia: riduzione molto grande della profondità di campo dovuto alla
distanza molto ravvicinata
FILTRI
Come funzionano:
I filtri sono semplici pezzi di plastica o vetro colorato, estremamente versatili, che ci
permettono di cambiare le tonalità di un’immagine in modo delicato o più marcato.
Esse funzionano assorbendo determinate lunghezze d’onda dello spettro visibile,
lasciando passare intatte le altre. In questo modo il fotografo può avere una vasta
selezione di qualità di luce a seconda del soggetto che vuole rappresentare.
I filtri colorati sono usati solitamente per correggere la temperatura di colore nella
fotografia a colori.
Filtri di correzione:
Esistono due tipi di filtri di correzione. Il primo è un
piccolo numero di filtri di “conversione” per le
dominanti di colore, permettendo di utilizzare pellicole
progettate per una temperatura di colore anche quando
essa non è presente nella scena.

Il secondo è un gruppo di filtri noti come filtri di compensazione e sono disponibili


con sei diverse intensità di colore. Essi permettono di regolare i colori verso
sfumature calde o fredde per rimediare nei casi in cui le condizioni di luce non siano
ottimali.
Filtri di conversione: sono usati in caso di forte sbilanciamento nella parte blu o
rosso-gialla dello spettro che si verifica, per esempio quando si scatta in luce diurna
con una pellicola per luce artificiale (tungsteno) o viceversa. Sono disponibili due
tipo a seconda dei casi: serie 85 arancione; serie 80 blu.

I filtri di correzione (poco densi/leggeri) hanno


lo scopo di equilibrare la temperatura del colore
della luce e della pellicola. Esistono due tipi:
serie 81 colore giallo-ambra, abbassa la
temperatura del colore di alcune centinaia di
gradi; serie82 colore azzurro, alza la
temperatura del colore di alcune centinaia di
gradi.
La regola base di un filtro è che fa passare la luce con lunghezza d’onda del suo
stesso colore e assorbe i colori con lunghezza d’onda più lontana dal suo colore.

Filtri colorati nella fotografia bianco e nero:


Il cielo blu e le nuvole bianche possono non risaltare nella fotografia in bianco e nero
a meno che non venga usato un filtro arancione/rosso: la maggior parte del blu verrà
assorbita dal filtro, facendo risaltare le nuvole bianche contro un cielo più scuro.

Filtri digitali:
Molte macchine digitali hanno la possibilità di registrare fotografie in bianco e nero,
enfatizzando alcuni colori rispetto ad altri, simulando l'effetto di un filtro rosso, verde
o blu. In realtà si possono ottenere risultati migliori scattando la fotografia a colori
per poi convertirla in bianco e nero in una fase successiva.
Filtro ultravioletto:
I filtri che assorbono i raggi UV hanno
l'aspetto di un vetro normale assorbendo
solo le lunghezze d’onda dei raggi UV.
Le lunghezze d’onda della radiazione
solare vengono per la maggior parte
diffuse da corpuscoli nell’atmosfera: per
questo motivo il cielo appare blu e la
foschia nei paesaggi lontani ha
un’apparenza bluastra.
Sulle pellicole e sui sensori questa diffusione dei raggi ultra violetti viene registrata
aumentando l’effetto della foschia e aumentando la prevalenza di blu.
Gli obiettivi moderni solitamente hanno già questo filtro incorporato.
Filtri a densità neutra:
Sono filtri grigi che assorbono la luce in egual
modo su tutte le lunghezze d’onda,
diminuendo così la luminosità di
un’immagine. Sono prodotti con densità
crescente con incrementi di1/3 di stop. Questi
filtri sono utili per usare un tempo di
esposizione lungo, un diaframma molto
aperto o solo per diminuire la luminosità presente nella scena per evitare la
sovraesposizione. Questi filtri possono essere sommati tra di loro.
Fattore filtro
Un filtro con fattore 2x richiede di raddoppiare
l’esposizione, bisognerà quindi aprire di uno stop,
tempo o diaframma che sia. Il fattore 1,5x
corrisponde ad un incremento di ½ stop. Un fattore
8x corrisponde a 3 stop, cioè 2x2x2

Filtri “neri”:
Le pellicole sensibili agli infrarossi sono spesso utilizzate con filtri neri che hanno un
aspetto opaco, ma essi lasciano passare le radiazioni invisibili dell’infrarosso e quindi
sfruttano al massimo le capacità della pellicola o delle digitali a cui sia stato rimosso
il filtro per infrarossi.
Polarizzatore:
Questo tipo di filtro è grigio e può essere
usato come filtro NO, ma possiede altre
caratteristiche particolari le quali offrono
diverse possibilità di applicazione. La onde
di una luce non polarizzata vibrano in tutti
i piani perpendicolarmente alla direzione
di propagazione. La luce polarizzata invece
vibra in un solo piano.
A differenza di alcuni animali, l’occhio umano non può vedere la differenza tra luce
polarizzata e non, ma la luce polarizzata esiste ovunque intorno a noi.
Per esempio è polarizzata la luce del cielo blu perpendicolare alla luce del sole, o la
luce riflessa du una superficie lucida non metallica con piccolo angolo di riflessione
(ca. 33°)
Se si vuole utilizzare un filtro polarizzatore per scurire il cielo, bisogna ricordarsi che
l’effetto migliore si ottiene a 90° rispetto al sole.

Come usare un filtro polarizzatore:


A sinistra: per assorbire la luce riflessa da un vetro di una finestra che è polarizzata
a circa 33° rispetto alla superficie, la luce riflessa dallo oscurante in legno rimane
visibile perché passa oltre il filtro. Al centro: ruotando il filtro polarizzatore si
scuriscono le parti blu del cielo che trasmettono luce perpendicolare alla direzione
della luce del sole. A destra: Tutti i riflessi rimossi dal vetro polarizzando la luce
dalle lampade e montando un altro filtro (ruotato a 90°) sopra alla lente della
fotocamera.
Accessori e filtri per effetti speciali:
Esistono dozzine di filtri colorati per effetti speciali. Alcuni sono così forti che sono
quasi inutilizzabili in quanto rovinerebbero le fotografie, ma altri possono essere
molto utili. I filtri “graduati” hanno un colore che sfuma verso il centro fino a
diventare completamente trasparenti. Permettono di colorare solo il cielo, o il terreno,
dei paesaggi.
Filtri
Graduati
I filtri
graduati
sono

solitamente incolore o grigi, sono utili per attenuare l'intensità luminosa del cielo in
modo da catturare la bellezza delle nuvole con la stessa esposizione richiesta dal
terreno. Il grado di apertura del diaframma influenza direttamente il tipo di
sfumatura, che può digradare più o meno velocemente.
Impostazioni per la fotocamera digitale
JPEG, RAW, SPAZIO COLORE

selezionare il formato della fotografia

registrazione dello stile della foto (SOLO JPEG)

impostazioni per il bilanciamento del bianco


Ogni simbolino va ad identificare un bilanciamento diverso:

Programmi fotocamera digitale:


P: Programma AE
Quando la fotocamera è in questa modalità seleziona automaticamente la velocità
dell’otturatore e l’apertura in base alla luminosità del soggetto. Questa modalità viene
denominata “Programma AE”.
(P=program; AE= Auto Exposure)

Tv: AE con priorità dei tempi di scatto


In questa modalità è possibile impostare manualmente la velocità dell’otturatore,
mentre la fotocamera imposta automaticamente l’apertura per ottenere l’esposizione
standard adatta alla luminosità del soggetto. Una velocità più elevata dell’otturatore
permette di “congelare” l’azione di un soggetto in movimento. Una velocità
dell’otturatore più lenta, consente invece di creare un effetto sfocato che trasmette la
sensazione di movimento
(Tv=Time Value)

Av: Ae priorità diaframma


In questa modalità è possibile impostare manualmente il valore di apertura del
diaframma desiderato, mentre per ottenere l’esposizione standard la velocità
dell’otturatore viene impostata automaticamente in base alla luminosità del soggetto.
Un numero di f/ più altro consente una messa a fuoco soddisfacente della maggior
parte dei soggetti in primo piano e sullo sfondo. Invece un numero di f/ più basso
consente di mettere a fuoco una porzione minore di primo piano e sfondo.
(Av=Aperture Value)

B: Esposizione posa
In questa modalità,
l’otturatore resta
aperto per tutto il tempo in cui viene premuto il pulsante di scatto e si chiude quando
si rilascia questo pulsante.

M:Esposizione manuale
In questa modalità, è possibile impostare manualmente la velocità dell'otturatore e le
aperture desiderate. Per determinare l'esposizione, fare riferimento all'indicatore del
livello di esposizione nel mirino o utilizzare un esposimetro tra quelli reperibili in
commercio.
(M=Manual)
B: Esposizione posa
In questa modalità l’otturatore resta aperto per tutto il tempo in cui viene premuto il
pulsante di scatto e si chiude quando si rilascia questo pulsante.

Timer bulb

FlexiZone-Single: AF
La fotocamera esegue la messa a fuoco con un solo punto AF. Questo è utile quando
si desidera eseguire la messa a fuoco su un soggetto specifico (utile nei ritratti).
MF: Messa a fuoco manuale
In questa modalità è possibile ingrandire l’immagine ed eseguire manualmente una
messa a fuoco più accurata
(MF= Messa a Fuoco)
Condizioni che possono rendere difficile la messa a fuoco:
 Soggetti con scarso contrasto con perdita di dettagli nelle aree chiare o scure;
 Soggetti scarsamente illuminati;
 Schermi in cui sia presente un contrasto solo in direzione orizzontale;
 Soggetti con motivi che si ripetono;
 Linee sottili e contorni di soggetti;
 Una sorgente di luce la cui luminosità cambia di continuo;
 Scenari notturni o puntini di luce;
 Illuminazione fluorescente o LED, quando si verificano sfarfallii
dell’immagine;
 Soggetti estremamente piccoli.
Informazioni di scatto: Istogramma

scelta
del
profilo di
colore
della
fotocamera digitale
La
scelta
del
profilo
colore
va a

influenzare solamente l’immagine jpeg e non l’immagine RAW. Se l’immagine RAW


necessita di modifiche, essa potrà essere modificata in post-produzione attraverso
software come Adobe Camera RAW o Adobe Bridge.
Misurare l’esposizione
Lo strumento utilizzato per misurare la luce è l'esposimetro che può essere esterno o
interno. Un esposimetro può essere a luce riflessa, misurando così la luce che
effettivamente proviene dal soggetto, oppure a luce incidente, che viene posto in
prossimità del soggetto e ne misura l'illuminazione.
Un esposimetro a luce riflessa ha a disposizione lo stesso tipo di informazione che
arriva alla pellicola, e fornisce così una misura direttamente utilizzabile. Per contro,
se il suo angolo non è molto ristretto, non è possibile determinare se tale
illuminazione proviene dal soggetto, oppure se è prevalentemente luce ambientale,
per esempio il cielo o uno sfondo molto chiaro. In questo caso, bisogna considerare
anche la natura della scena ripresa ed effettuare le opportune compensazioni

L'esposimetro a
luce incidente,
invece, si ha una misurazione molto più precisa esposimetro si trova esattamente nel
punto di interesse. L'esposimetro misura la luce su una scala calibrata in valori di
esposizione, già pronti, senza necessità di alcuna conversione, per essere utilizzati
nelle formule per il calcolo di diaframma e tempo.

Esposimetri Esterni
Misurazione della luce riflessa:
Per misurare l’esposizione si punta l’esposimetro della fotocamera verso il soggetto.
Questo tipo di misurazione non considera le caratteristiche di riflettenza del soggetto.

Misurazione della luce riflessa


Misurazione con cartoncino grigio medio:
I dati forniti dall’esposimetro sono un suggerimento da
interpretare in modo elastico o creativamente, senza un
ordine da seguire.
Esempio:
Bisognerà innanzitutto ricordare che gli esposimetri
sono tarati per fornire l’esposizione corretta di un
soggetto “medio”, che riflette il 18% della luce che lo
colpisce, come il cartoncino grigio Kodak. La misura della luce riflessa sul
cartoncino, purché fatta ad una distanza tale da escludere altri elementi, equivale alla
lettura in luce incidente. Quando è possibile in studio o in esterni dove il soggetto è
vicino, è opportuno misurare la luce incidente, perché non vincolata dalle
caratteristiche del soggetto che possono talvolta influire negativamente sui risultati.
Il cartone grigio Kodak serve solamente per
stabilire esposizione, non serve per
bilanciare la luce nella fotografia digitale
essendo solamente grigio medio ma non
neutro.

La determinazione dell’esposizione a luce riflessa


con il sistema a settori, soddisfa quasi sempre le
attese, ma per misure accurate ci si dovrà
avvicinare o zoomare sul quadrato di grigio
medio, definito 18%

Se prima con la pellicola sbagliare l’esposimetro a


luce riflessa produceva errori devastanti sul risultato finale, ora con la fotografia
digitale in estensione RAW l’errore può essere corretto entro imiti piuttosto ampi.
Infatti è sempre opportuno fare una misurazione con un esposimetro, per essere certi
della densità del valore del grigio medio. Successivamente si potranno sfruttare in
post-produzione le capacità del file RAW in modo da compensare squilibri di
esposizione.
App per smartphone
In digitale, salvando un file in jpeg o TIFF si otterrebbe un diagramma simile, ma
con ulteriori compressioni della latitudine di posa nei valori estremi. Per questo
motivo chi decide di salvare in TIFF deve curare ne minimo dettaglio l’esposizione,
rispetto ai fotografi che usano un formato RAW.

Quest’immagine dimostra come salvando


ripetutamente un file in jpeg si creano una
serie di artefatti, rovinando il file.

Gamma dinamica
rappresenta la massima differenza di luminosità tra luci e ombre che il sensore
registra efficacemente. L'unità di misura è lo stop. La gamma dinamica di una
fotocamera è variabile e dipende dalla sensibilità degli ISO. Se la sensibilità di ISO è
elevata è più probabile che si manifesti un fenomeno di disturbo (rumore sulla
fotografia).
L’occhio umano è in grado di vedere con una gamma dinamica di circa 12 stop,
mentre un sensore digitale riesce a registrare dai 6 ai 8 stop, sufficienti a riprodurre i
particolari nelle luci estreme in quasi tutte le situazioni.
Tre strati per tre colori
Il vantaggio di avere più strati fotoconduttivi organici si tramuta nella possibilità di
avere un’ampia gamma dinamica dell’intensità della luce. La Panasonic ha
presentato un prototipo 8k con sensore organico che raggiunge i 16 stop di gamma
dinamica. In questo caso i sensori Sony non dovranno più demoisaicizzare
l’immagine nei tre colori RGB.

Lezione 24/11/2022
tecnica dell’esposizione a destra (ETTR)

Nella fotografia digitale, la tecnica dell’esposizione a destra (ETTR) permette di


ottenere foto meno rumorose e qualitativamente più adatte al lavoro post- ripresa.
Compatibilmente agli ISO scelti, l’esposizione migliore che possiamo ottenere con il
sensore, salvando il file in formato RAW, deve essere mirata a ottenere un’immagine
più luminosa possibile senza bruciare le altre luci.
Per questo metodo le estensioni TIFF e JPEG non sono indicate per questo metodo, in
quanto anche leggere sovraesposizioni, specie ISO elevati, il software dentro la
fotocamera tende a eliminare il rumore prodotto, producendo così una resa
“impastata” dei toni.

Esempio:
Bisogna usare l’istogramma per controllare
l’esposizione di un’immagine. L’istogramma mostra
la distribuzione della luminosità di un’immagine. Per
esporre a destra bisogna far si che i picchi
dell’istogramma siano spostati verso destra. Bisogna
fare molta attenzione a non bruciare i colori

La sensibilità
È la capacità di un sensore o di una pellicola di lasciarsi “impressionare” dalla luce.
Più la sensibilità sarà alta, meno luce servirà per creare l’immagine.
I livelli di sensibilità sono codificati secondo lo standard ISO 5800/1987:
- Bassa sensibilità: ISO 25- ISO 50- ISO 100
- Medie sensibilità: ISO 200- ISO 400- ISO 800
- Alte sensibilità: ISO 1600- ISO 3200- ISO 6400
- Altissime sensibilità: ISO 12500- ISO 54000

 Se l’esposimetro ci indica con una sensibilità di 100 ISO un scatto di 1/25, con
diaframma f/4, bisognerà usare un’esposizione di 1/50 s.
 Se passiamo a 400 ISO, lasciando diaframma f/4, il tempo d’esposizione
corretto sarà 1/100 s.
 Per evitare l’effetto mosso, bisogna solitamente impostare un tempo
d’esposizione più alto.
Più è bassa la sensibilità, migliore sarà la fotografia su pellicola:
questo è valido anche per i sensori
Esempio:
Quest’immagine si tratta di un crop al
100% di immagini scattate a diverse
sensibilità. È molto evidente come
all’aumentare della sensibilità
l’immagine di sinistra si deteriora,
rendendo visibile il cosiddetto “rumore
digitale”.

Rumore di luminanza
Si manifesta principalmente quando vengono aumentate le ISO del sensore. Ogni
sensore ha una sensibilità nativa (100/200 ISO), dove il rapporto rumore/segnale è
ridotto. Aumentando gli ISO, le informazioni registrate verranno amplificate, di
conseguenza il rumore aumenta.

Crominanza
Il rumore di crominanza risulta più evidente quando si effettuano lunghe esposizioni
in quanto è molto influenzato dalle variazioni di temperatura del sensore.

Il Sistema Zonale
Fu Ansel Adams (1902-1984) ad ideare il Sistema Zonale, con lo scopo di trovare un
mezzo per interpretare la realtà e non per riprodurla fedelmente. Egli stesso chiarì la
sua posizione nei suoi manoscritti La stampa (1988) e L’autobiografia(1993).
Ci sono moltissime analogie tra Sistema Zonale Analogico (SZA) e Sistema Zonale
Digitale (SZD), ma la più grande differenza è la qualità tra ciò che la pellicola
produce con il suo tratta mento finale e ciò che produce un sensore e la sua stampa.
Esempio:
Con il digitale si può presentare il problema di una forte sovraesposizione che sarà
difficilmente correggibile in post-produzione e in sede di ripresa, quindi sarà buona
norma avere presente come viene tradotta la gamma dinamica.

Fondamenti del Sistema Zonale Analogico:


Adams ritenne sufficiente rappresentare il soggetto con dieci zone, dal bianco puro al
nero assoluto, partendo dalla zona corrispondente al grigio 18%
Quest’ultima rappresenta la soglia al di sopra e al di sotto della quale si estendono
cinque tonalità più chiare e cinque più scure di grigio.

Osservando la progressione dei punti


zonali, appare evidente come i valori
che potrebbero rendere visibili
eventuali dettagli di un’ipotetica
immagine bianconero si estendano nella
Zona I alla Zona IX.
Da qui nasce un’importante considerazione:
porre la lettura esposimetrica su un punto del soggetto significa attribuire a quel
punto il valore 18% di riflettanza, cioè imporgli la zona V.
Quindi:
 Evidenziare particolari in ombra, può essere controllato quasi esclusivamente
dall’esposizione, mentre i valori delle altre luci subiscono l’influenza sia
dell’esposizione sia del tempo di sviluppo;
 È importante considerare che riducendo il tempo di sviluppo si provoca una
perdita di densità nelle luci basse e un abbassamento del contrasto;
 Adams definì estensione il prolungamento del tempo di sviluppo che provoca
un aumento del contrasto e contrasto l’effetto opposto che si ottiene con una
diminuzione del tempo di sviluppo.

Sistema Zonale Digitale:


Nel digitale il Sistema Zonale acquisisce nuove prerogative che lo eleggono punto di
riferimento per tutti quelli che vogliono veder rappresentate le proprie immagini con
una scala di grigi corrispondente a quanto deciso. Applicare il Sistema Zonale nel
digitale racchiude tutte le regole del SZA, offrendo in più una grande efficacia ed
economicità in quanto non c’è bisogno di sviluppare chimicamente il materiale
sensibile.

Questo permetterà la
regolazione di molti
parametri specifici
(luminosità, contrasto, esposizione, ecc…) senza dimenticare che sarà possibile
esaltare le tonalità mediate l’applicazione di filtri digitali di contrasto. Finita questa
fase il file, TIFF, dovrà essere convertito in bianconero.

Sistema Zonale Digitale Differenziato:


Detto anche SZDD rappresenta una prerogativa
eccezionale che soltanto la fotografia digitale
consente, permette di applicare tarature zonali
differenti sulla stessa immagine, lavorando su
una scala di grigi perfettamente corrispondente a
quanto deciso nel workflow il sistema zonale
digitale si colloca in post-produzione, dopo che
il file è stato convertito in bianco e nero.

Questo permette infatti di:


1. Effettuare ogni correzione su un nuovo livello;
2. Scegliere uno strumento di selezione idoneo;
3. Sfumare il perimetro della selezione;
4. Applicare un punto hoc sulla curva ed agire su di esso.
Considerazioni finali
Il Sistema Zonale Digitale ha un valore insostituibile poiché è applicato totalmente in
post-rispresa. Poter decidere a posteriori, con calma e ponderazione, senza paura di
sbagliare, potendo visualizzare ogni piccola variazione tonale e applicando tarature
mirate e differenziate su porzioni dell’immagine, sono possibilità uniche che solo il
sistema digitale può offrire.

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