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Da un nome semplice si ottiene un nome derivato esclusivamente aggiungendo gli affissi.

L’italiano
ospita due categorie (prefissi e suffissi), mentre gli infissi sono tendenzialmente assenti.Per quanto
riguarda i prefissi, un esempio può essere la “in” di inesperto, la “ex” di ex atleta ecc...Nella divisione
tra morfemi, se devo fare una divisione della parola “mutamento”, i morfemi sonotre: MUT/ MENT
(che è il suffisso) / O (morfema flessivo).
Accanto ai prefissi e suffissi c’è il problema dell’infisso. Il problema che pone Berruto è se
considerare ic della parola cuoricino, un infisso o un suffisso. Ic non entra dentro il morfema lessicale
ma lo segue secondo la tipologia dell’italiano che è una morfologia di tipo concatenativo.
Tendenzialmente l’italiano è una lingua a morfologia concatenativa, per cui la presenza di un infisso
risulterebbe anomala. Invece si analizza con più semplicità cuoricino/ vermicino come composti di
4 morfemi: CUOR (morfema lessicale), IC (suffisso), IN (suffisso), O (morfema copulativo). Un altro
caso può essere quello di “capisco”: se coniugo il presente indicativo (capisco, capisci, capisce,
capiamo, capite, capiscono); questo ISC dal confronto delle persone dal singolare al plurale, è
un’aggiunta. Come analizzarlo? Anche in questo caso si può considerare un infisso? No, abbiamo un
suffisso. Qual è l’analisi di capisco? cap+isc+o, ma quell’O è la desinenza, il morfema flessivo. Un vero
e proprio infisso rimane solo nel caso di esempi del latino “rumpo” cioè infisso del presente.
Un’ultima precisazione riguarda il modo in cui noi analizziamo un elemento nel corso del tempo in
diacronia. Se prendo il caso di “Rumpo” è l’antecedente diacronico dell’italiano rompo. Ma potrei
dire la m di rumpo è infisso e lo è anche quello dell’italiano rompo perché il passato remoto è RUPPI,
allora uno potrebbe dire che la M dell’italiano è infisso quando lo è la M del latino ruMpo. È così?
Non è esattamente così, perché questa capacità di analizzare i confini morfematici è molto più
evidente tanto più riusciamo a risalire indietro nella diacronia. Cioè lingue indoeuropee di fase
antica, avevano tendenzialmente una trasparenza tra un morfema e un altro. Con il tempo questa
trasparenza morfologica si opacizza, diventa meno chiara e questo significa che nessun parlante
italiano è in grado di analizzare quel -romp come composto da una base e un infisso, l’analizzerà
come una parola monoblocco. Invece il latino, c’era una maggiore coscienza della trasparenza
morfematica e della divisione tra un morfema e un altro morfema e quella M di rumpo, era
analizzato come un infisso vero e proprio. La prova del nove deriva dal fatto che mentre gli infissi, il
procedimento dell’infissazione in latino era produttivo, in italiano l’infissazione non è più un
processo produttivo, cioè noi non formiamo parole usando la “m” infisso.

rup-
ru+m+p-

Ci sono altri esempi di circonfisso (elemento composto da due parti: prefisso e da suffisso). Ci sono
molte lingue del mondo che utilizzano questo per formare un derivato. Se devo formare un
deverbale (nome tratto da un verbo: vita da vivere) uso il circonfisso. Non basta uno dei due,
servono sia il prefisso che il suffisso. Transfissi classici (esempio classico le lingue semitiche) che si
inseriscono nella tipologia introflessiva.
I transfissi sono tipici delle lingue semitiche e funzionano come i denti di un pettine: le vocali sono i
denti di un pettine, non ci dicono nulla sul significato della parola, ci danno informazioni
ESCLUSIVEMENTE attinenti alla grammatica, sono solo morfi. Non esiste in una lingua semitica una
vocale che contribuisce al significato della parola; dove vanno queste vocali? stanno dentro la parola.
Se io analizzo dalla radice DRS (in arabo significa studiare, una forma come “darisa ha studiato o
durisa è stato studiato”, le vocali in grassetto ci danno informazioni sul tempo, sulla persona, ma non
sul lessico. Il lessico ce lo dà la radice triconsonantica, detta trilittere perché composta da tre lettere
(DRS). Nel vocabolario, dove vado a cercare durisa o darisa? Sotto DRS perché i lessici sotto
organizzati per radici.
Ci sono dei limiti al numero dei suffissi? No, la parola socializzabilità è un buon esempio di derivato
che è composto da un numero abbastanza alto di suffissi. Partiamo da socio, da socio si fa sociale,
da sociale si ottiene socializzare, da socializzare si ha socializzabile, e da socializzabile si ottiene
socializzabilità. A differenza dei prefissi, nel processo della derivazione tramite suffissi, si può
cambiare classe di appartenenza (da nome possono diventare aggettivo).
Socio, se forma sociale, quel sociale è un denominale, cioè ha origine da un nome. Se da sociale
formo “socializzare”, formo un verbo, quel verbo è un deaggettivale; se da socializzare formo
“socializzabile” (aggettivo che traggo da un verbo) è un deverbale; se da socializzabile formo
socializzabilità (sostantivo) abbiamo un deaggettivale. Quindi si può cambiare classe di
appartenenza; questa è una proprietà dei suffissi che i prefissi non hanno. I prefissi in italiano non
possono cambiare classe di appartenenza.

Tra un morfo lessicale e un morfo grammaticale ci sono i prefissoidi e i suffissoidi.


Come analizzare una parola come SOCIOLOGIA?
Socio ha un valore lessicale, ma in sociologia questo “socio” si comporta come un prefisso e quindi
quelli che sono dei nomi ma si comportano come se fossero prefissi o suffissi, prendono il nome di
prefissoidi o suffissoidi. Riconoscere queste particolari classi è molto facile perché sono di
derivazione greco-latina.
Sociologia è il discorso intorno alla società; l’elemento centrale (testa) che viene specificato da socio
è logia. Come nascono i prefissoidi? (esempio di auto= derivato del greco autòs che significa sé
stesso), è entrato tramite il lessico greco e poi latino ed è diventato poi un prefissoide. Esso puòavere
degli altri sviluppi, per esempio nel caso della parola automobile, auto è un prefissoide. A questo
punto per un processo di accorciamento, automobile si semplifica in auto. Se io prendo la parola
“auto” da sola, questo “auto” non è più un prefisso ma ha compiuto un processo di
degrammaticalizzazione ed è diventato un morfo lessicale. A questo punto, nel caso di
“autolavaggio” si carica di una nuova funzione.
Come si analizza autolavaggio? E’ un derivato? “auto” ha lo stesso valore di autonomia,
autodistruttivo? Cioè l’autolavaggio è un lavaggio che si fa da se? No perché è il lavaggio dell’auto.
Quindi qua non stiamo più analizzando un derivato ma il composto, cioè una parola da due morfemi
lessicali (lavaggio e auto).
Come si fa a capire che questo è un composto? Si fa un test semplice chiamato “test del “cos’è
un?” cioè dobbiamo rispondere alla domanda “cos’è un autolavaggio”?
È un lavaggio dell’auto, quindi è un composto, non un derivato perché non vuol dire che è unlavaggio
di se stesso, quell’auto non è un prefissoide, è una parola, morfo lessicale.
Quindi una parola composta da due morfi lessicali non è più un derivato ma un composto.
AUTOSTAZIONE è una stazione che ospita le auto. Non solo ci dice che è un composto ma anche
quale è l’elemento dominante del composto: cioè esistono diversi composti in cui uno dei due
elementi funge da testa, da elemento dominante che viene specificato dall’altro. Attraverso il test
“cos’è un” noi sappiamo quale è l’elemento dominante, la testa del composto.
Per esempio, AUTOSTAZIONE, è una stazione delle auto; qual è l’elemento dominante che viene
specificato dall’altro elemento? STAZIONE. In questo composto la testa è a destra, cioè il
determinato è a destra e il determinante a sinistra.
AUTOSTOPPISTA è una persona che ferma le auto. Qual è la testa? STOPPISTA, quindi la testa sta a
destra.
RICAPITOLANDO:
Un autolesionista è uno che lede a sé stesso. Auto, quindi, qua è un prefissoide di origine greca. Nel
caso di automobile, questo prefissoide è diventato con un processo di degrammaticalizzazione
(passaggio da morfema grammaticale a lessicale) diventa l’auto. Questo “auto” a sua volta, può
formare composti (autostazione, autolavaggio ecc). Quindi ha fatto tre strade: è diventatoprefisso,
si è de grammaticalizzato diventando l’auto
Il processo che porta da automobile ad auto è lo stesso processo di accorciamento che ha portato
da frigorifero a frigo, da autobus a bus. È un processo di accorciamento morfologico.
Nei composti, una cosa fondamentale è quella come si fa a scegliere quale è il derivato e quale il
composto. Come si fa? Nel derivato ci deve stare un affisso, il composto ci devono stare due morfi
lessicali.
Nazional socialismo, posacenere, lavavetro, copriletto ecc. sono dei composti.
Guardando più in fondo, ci si può chiedere qual è la testa? Come si fa a decidere? si fa il test di cos’è
un.
Per esempio, cos’è un lava vetro? Una persona/qualcosa che lava il vetro, la testa è QUALCUNO.
La testa quindi è esterna. I composti con testa esterna si chiamano ESOCENTRICI, quelli con la
testa interna (uno dei due membri è testa) sono ENDOCENTRICI.
Cos’è un posacenere? È un qualcosa che serve per posare la cenere. È un composto esocentrico.Che
cos’è un copriletto? Qualcosa che copre il letto, quindi esocentrico.
Cos’è una cassaforte? È un composto endocentrico perché c’è già cassa.
Esiste solo il composto come forma di composizione? No. Il composto si riconosce chiaramente
perché cassaforte, copriletto ecc, sono morfi legati, non possono stare da soli.
Però nei processi di composizione rientrano le unità polirematiche, cioè gruppi di parole che non si
legano e che talvolta insieme hanno un significato che non risulta dall’unione dei singoli membri.
Esempio: il gatto delle nevi: può voler dire un gatto che circola nelle nevi; invece, nel significato di
macchinario che serve a spianare le piste, è una polirematica, è un’espressione il cui significato
globale non risulta dall’immediata sovrapposizione dei membri che lo compongono.
Pianoforte NO perché sono due morfemi legati, quindi non può essere una polirematica.
In “pianoforte” l’elemento testa non c’è perché non c’è nessun elemento che domina sull’altro,cioè
PIANO e FORTE sono in contrasto tra di loro. Allora questo tipo di composto si chiama POPULARE in
cui nessun dei due elementi è dominante, cioè nessuno dei due è testa e modificatore.
“Avviso di garanzia” nel significato letterale è un particolare tipo di avviso, mentre l’avviso di
garanzia nel linguaggio tecnico della giurisprudenza ha un chiaro significato. Quindi è un’unità
polirematica.
Si fanno rientrare tra le unità polirematiche anche i verbi sintagmatici, per esempio “fare pressione”
che può avere un significato letterale: spingo sul tavolo e faccio pressione; però moltospesso sono
composti dal verbo e da una preposizione, vogliono dire qualcosa di diverso dalla sommatoria del
significato dei singoli componenti, cioè sviluppano un valore metaforico: fare pressione su qualcuno
significa incitarlo, quindi ha un significato diverso.
“Star giù” può voler dire stare sotto ma anche “essere depresso, abbattuto, triste ecc”. Quindi il
significato complessivo non è immediatamente riconoscibile dalla semplice composizione delle
due unità.
Infine, tra i processi di composizione, abbiamo un altro caso di morfi liberi. Quindi composti morfi
legati, polirematiche, morfi liberi, binomi combinati, morfi liberi, cioè sono parole che di solito
vengono associate in maniera quasi fissa (per esempio sale e pepe, anima e corpo, usa e getta):
questi vengono detti binomi ordinati. Anche qua non sono morfemi legati he formano un composto
del tipo copri-letto, ma sono appunti morfemi liberi.
Vediamo questi esempi:

Croce Via Crocevia N+V


Mano Mettere Manomettere N+V
Coprire Capo Copricapo V+N
Campo Santo Camposanto N+A
Piano Forte Pianoforte Avv + Avv

Nella formazione dei composti possono intervenire diverse classi di parole (nomi- verbi- avverbiecc).
Dov’è la testa? Tendenzialmente qua c’è una differenza tra le lingue romanze e germaniche: nelle
lingue romanze la testa del composto si trova a sinistra; in crocevia, abbiamo la testa che è croce;
nel caso di camposanto la testa è a sinistra. Nelle lingue romanze, nei composti esocentrici la testadi
solito sta a sinistra; invece, nelle lingue germaniche, tendenzialmente la testa sta a destra.
Nel caso di “poltrona” è una sedia dotata di braccia, la testa del composto sta a destra. Questa è una
netta differenza tra lingue romanze e germaniche.

Morfemi cumulativi o portmanteau

Ros-as: acc. Femm. Pl. ‘rose’


-as: accusative + femminile + 1 declinazione

Amalgama: fr. au < à ‘a’ + le ‘il’

La “AS” lessicale del femminile accusativo del latino “rosa”, è un morfema portmanteau perché
assolve a varie funzioni.
In turco non ci possono stare morfemi portmanteau perché il turco è una lingua agglutinante e le
lingue agglutinanti non hanno morfemi cumulativi perché ogni morfema può esprimere una sola
funzione. Se io dovessi esprimere in turco accusativo femminile plurale, avrei bisogno di tre morfi,
tanti quante sono le funzioni.
Morfema zero:
come analizziamo morfologicamente SHEEP (pecora)? Lo analizziamo come morfema lessicale.
L’inglese è una lingua parzialmente isolante e non ci stupisce il fatto di non trovare morfemi lessicali
in questa parola. Non c’è un’espressione per il numero, il genere.
THE SEEP ARE: come facciamo l’analisi morfologica?
Domanda del tipo: Dividi morfologicamente la parola SHEEP plurale
Sheep + 0
Cioè il morfema che esprime il plurale non è che non esiste, non è realizzato in superficie, cioè è 0.
Controprova: se non esistesse il plurale di SHEEP, non sarebbe realizzabile la frase del tipo “the
sheep are”. Quindi vuol dire che in questo caso, il morfema non è realizzato.
Ma è possibile una cosa del genere nelle lingue? Si, è possibile che per esempio in una flessione
casuale dei casi, un caso sia non espresso in superficie, cioè non esista un morfema che lo esprime.
I bar sono aperti
Bar + 0
Al plurale, bar ha due morfemi: lessicale e zero.
Se bar non avesse un plurale, come i nomi massa che non ce l’hanno, non potrei fare una frase del
tipo “i bar sono aperti”.
Run: seconda persona singolare è uguale alla prima, alle tre persone del plurale; sono tutte uguali
tranne la terza.
Allora la seconda del singolare, la prima del singolare, le tre del plurale, come le analizzerò?Avranno
due morfi: uno lessicale e lo zero.
- Ingl. Sheep ‘pecora’ vs. sheep ‘pecore’
- Lat. Exul, -is, -I, -em. Exul rappresenta il morfema zero
- Ingl. Run (= 1 e 2 pers. Sing.; 1, 2, 3, pl.)

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