You are on page 1of 3

De nizioni di Comunicazione

- La comunicazione è quel processo che ci porta a costruire socialmente la realtà che ci


circonda.
- Nulla esiste in valore assoluto ma tutto assume un senso nella nostra interpretazione.
- Il processo di comunicazione è quel processo attraverso il quale l’interpretazione della realtà
prende forma.
- Il processo di comunicazione è quel ingranaggio attraverso il quale ci confrontiamo con gli altri
e con il mondo che ci circonda.

Nel momento in cui si pensa, ad esempio, al modo in cui ci confrontiamo con il mondo che ci
circonda, come decliniamo questa a ermazione? Costruiamo socialmente la realtà in cui viviamo.
Attribuiamo un senso a tutto ciò che cis ta attorno; a quel contesto che chiamiamo società.
Quando si dice che la comunicazione è quello strumento che ci serve per relazionarci con gli altri
non stiamo semplicemente indicando uno strumento che ci mette in contato con gli altri individui.
Il processo di comunicazione ci porta a costruire una realtà che non è solo legata alle nostre
parole ma molto più ampia; è legata alle nostre relazioni, alle persone che ci stanno accanto e
all’interpretazione del momento. Quando si parla di concetto di informazione si parla di un
meccanismo che va ben oltre lo scambio di informazione.

- Il lato Emotivo
Il lato emotivo, nel processo di comunicazione, coinvolge la sfera di valori che è alla base del
nostro essere sociali.
La comunicazione nisce quando inizia la relazione.
La comunicazione diventa molto importante perché questa di erenza è una di erenza che
nell’epoca attuale si sta perdendo. Nella società dell’informazione si predilige la semplice
condivisione di informazioni rispetto all’e ettivo confronto nella comunicazione; dati care ogni
nostra esperienza, incentrare tutta la nostra conoscenza del mondo sul dato, un elemento
numerico che, così come i computer, rimane invariato.
L’essere umano non ragiona tuttavia sui dati, ma sulla conoscenza.
Perché oggi ci si spaventa tanto delle cosiddette IA? Il dati care tutto spacciandolo per
conoscenza. Ci spaventa il non riuscire a distinguere se quella determinata canzone o quel che
sia sia e ettivamente prodotto di un essere umano, e quindi di conoscenza, o di un computer, e
quindi di un insieme di dati.
Bisogna pensare alla dati cazione come a qualcosa che porta alla conoscenza, non ad un
semplice scambio di dati.

L’emotività fa parte della conoscenza, risiede all’interno. La comunicazione non è e non può
essere un mero scambio di dati. Essa si ri ette con il modo in cui agiamo, sul modo in cui
incidiamo sulla struttura sociale.
Con l’avvento dei telefoni non solo si è sviluppata una nuova tecnica, ma è cambiato totalmente il
nostro stile di vita; questo modo di vivere diverso però si deve sempre basare sulla conoscenza e
non sui dati, perché la civiltà umana si è sviluppata così, e se oggi si parla di rischio per l’umanità,
è perché o dato stanno prendendo il sopravvento, la conoscenza è sempre più a rischio di venire
sostituita dai dati.
Un altro elemento importante è che la nostra conoscenza non è soltanto orizzontale, non ci
confrontiamo solamente con il mondo e con le persone che si trovano lì in quel momento, la
nostra conoscenza ha anche una conoscenza verticale. Non solo conosciamo ciò che ci
circonda e chi ci sta accanto, abbiamo anche modo di comunicare con la storia, con persone e
contesti non contemporanei a noi. Il nostro essere sociali ci porta anche a conoscere chi ci ha
preceduto e cerchiamo anche con chi ci succederà, lasciando a nostra volta conoscenza.
Quando parliamo di comunicazione, per spiegare il meccanismo con cui questo promesso si
manifesta, facciamo riferimento a quello che è il modello più antico e più semplice: il modello di
Shannon e Weaver (detto anche modello matematico della comunicazione). Questo non è un
modello evoluto, un modello che viene giudicato completo, ma ha un pregio: è il primo modello
che si confronta con questo problema. Essi, ingegneri, elaborano questo modello da un punto di
vista tecnico durante gli anni 40 del ‘900. Per spiegare come funziona il processo di
comunicazione evidenziarono gli elementi essenziali che compongono questo processo.
fi
ff
fi
fi
ff
ff
fl
ff
fi
ff
fi
Feedback

Emittente Ricevente
Messaggio .

Canale

Il processo ha inizio con un un emittente che inizia un messaggio attraverso un canale ad un


ricevente. Io sono l’emittente che invia un messaggio (la parola) attraverso un canale (l’aria che fa
arrivare le onde sonore ecc.) verso un ricevente.
Manca tuttavia la risposta, il processo inverso dal ricevente all’emittente che rende il tutto
comunicazione. In questo modello infatti, rappresentando in questo modo la comunicazione, si
perde l’emotività. Tutto questo ricostruisce il meccanismo di comunicazione, mancando tuttavia
ciò che riguarda l’informazione e la conoscenza.
Successivamente infatti, altri autori come Jakobson, riprendono questo modello e lo rendono più
Rispondendo al concetto di comunicazione così come va intesa nell’ambito sociologico.
Shannon e Weaver, tuttavia, hanno il merito di darci un primo indizio. Non è quindi un modello
risolutivo in cui si esaurisce il modello di comunicazione, ma è un primo passo verso una
conoscenza completa.
Con Jakobson questo modello assume una valenza molto più sociale e molto meno tecnica.

Comunicazione viene dal latino ‘cum-munis’ (da cum “con” + munis “dono”), e ancora prima dal
sanscrito. Si ha questa idea di dono perché il dono aveva un concetto più alto di quello che
tradizionalmente utilizziamo oggi. Al giorno d’oggi si intende dono in concomitanza di regalo,
sbagliando. Il dono non ha né valore d’uso (quanto possa essere utile) né valore di scambio
(cosa potrei ottenere in cambio). Il dono ci mette nello stesso gruppo, alla pari in una comunità; ha
solamente valore di condivisione, quindi emotivo.
Canzoni: emozioni , ma quando la nostra canzone preferita viene cantata da una cover band viene
a mancare l’emozione che l’autore originale di essa ci da realmente.

Nell’anni ’90 del secolo scorso, la cosiddetta rivoluzione digitale ha in uito sul processo di
comunicazione. Fino a quel momento esisteva un mondo in cui il processo di comunicazione,
sostanzialmente, si divideva in due forme: la comunicazione faccia a faccia, quindi in presenza
(Shannon e Weaver), e una forma che viene de nita comunicazione di massa, comunicazione
che vede l’ingresso, nel processo, di strumenti tecnici; come radio, televisione e giornali.
Non ci si trovò più in uno spazio sico ma virtuale, che per convezione chiamiamo “cyberspazio”.
Si tratta di un nuovo spazio in cui il processo di comunicazione si svolge, non c’è quindi una
compresenza sica, ma si e ettua in uno spazio virtuale.

Nel momento in cui iniziamo a pensare al processo di comunicazione, non bisogna farsi fregare
pensando che quel processo valga solo in una situazione di comunicazione faccia a faccia; resta
valido anche quando all’interno del processo entrano in gioco dei mezzi tecnici. La
comunicazione è innanzitutto un processo universale; che sia di massa, digitale, in presenza o
altro, il processo rimane invariato. Le emozioni che si provano sono sempre le stesse.

- L’interazione
L’interazione sociale è l’azione coordinata tra due o più soggetti individuali o collettivi.
L’interazione è una forma di relazione che tende a sottolineare l’importanza di un meccanismo
speci co. Qual è una peculiarità di una relazione che assume una forma di interazione? Un
interazione è una relazione che ha una particolare qualità, ovvero il coinvolgimento reciproco.
Ogni azione è condizionata e condiziona a sua volta. Secondo questa scuola di pensiero,
l’interazionismo simbolico.
Il processo di comunicazione è quindi un processo che allenta questo tipo di relazione; una
relazione imperativa (una relazione in cui il coinvolgimento degli individui è assolutamente
reciproco).
Se iniziassi un discorso con, ad esempio, un oggetto inanimato, sarebbe un discorso unilaterale;
non avrebbe valenza comunicativa. Se invece intraprendessi questo discorso con un individuo
capace di rispondere, allora il coinvolgimento diventa reciproco; vengo condizionato e condiziono
al tempo stesso. La comunicazione è relazionarsi con gli altri e col mondo che ci circonda.
L’interazione invece è una relazione in cui si partecipa con tutti se stessi. Un’interazione passa da
fi
fi
ff
fi
fi
fl
tutta una serie di “segnali” che vanno al di là delle parole: la tonalità, la distanza sociale, il senso
del pudore, ecc. sono tutti elementi non di carattere linguistico ma di carattere sociologico; per
quanto il linguaggio sia una componente nella comunicazione, ma dove la comunicazione vede
un’interazione con i soggetti coinvolti, tutto questo va oltre il linguaggio. Si parla quindi di
strumenti paralinguistici ed emotivi.
Il problema è che la società pone dei vincoli alla nostra libertà di interazione. Erving Go man,
sociologo e autore, nei suoi studi, provò a ricostruire quali fossero questi vincoli. Egli, per
spiegare ciò, ricorre alla metafora drammaturgia. Dice che siamo degli attori sociali e come tali
siamo portati ad impegnarci; il de nirci tali ci impone innanzitutto l’obbligo di riconoscere il
palcoscenico in cui recitiamo (che si tratti di un insegnante che entra in aula o un impiegato in
u cio, ecc.) e nell’interazione, in quell’ambito, il primo vincolo è dettato proprio dal
“palcoscenico”. Una volta riconosciuto il palcoscenico bisogna assumere un ruolo, ovvero il
secondo vincolo. L’ultimo vincolo è invece il copione da seguire.
Se tutti dovessimo riconoscere il palcoscenico, il nostro ruolo e il nostro copione, questa
comunicazione ci porterebbe a diventare socialmente accettabili rispetto all’identità che
vogliamo ci venga riconosciuta.
Il rischio lo si riscontra tuttavia poiché non comportandosi in maniera consona al proprio ruolo,
non si verrebbe e ettivamente riconosciuti come tali. Siamo chiamati a rispettare questi vincoli
che vogliamo che questa interazione, nella sua valenza simbolica, ci porti a confermare i nostri
ruoli sociali. Il punto chiave è che nella nostra giornata abbiamo più ruoli da svolgere, più
palcoscenici e più copioni da seguire.
L’interazione è la relazione che crede in un particolare coinvolgimento dei partecipanti, in un
meccanismo in cui ogni azione è allo stesso tempo cause ed e etto, rispetto all’agire dell’altro.
ffi
ff
fi
ff
ff

You might also like