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UNIVERSITA’ SAN RAFFAELE ROMA

FACOLTA’ DI AGRARIA
SCIENZE DELL’ALIMENTAZIONE E GASTRONOMIA

CORSO DI STORIA DELLA GASTRONOMIA

Elaborato di : Emanuele Napoli


n. matricola : 212336
Sessione esami di : online, 09/07/20
MANGIARE DI MAGRO
ovvero
DI NECESSITA’ VIRTU’

INDICE

1. Introduzione pag. 3

2. Mangiare di magro pag. 5

3. Le Storie e i Luoghi pag. 6

4. Mangiare di magro ed evidenze scientifiche pag. 10

5. Conclusioni pag. 15

BIBLIOGRAFIA pag. 18
SITOGRAFIA pag. 19

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1. Introduzione
Attualmente l’umanità può, con i dovuti distinguo, essere divisa in
due macro categorie antitetiche: coloro i quali subiscono le patologie
causate da un eccesso di alimentazione e coloro che, al contrario (e
spesso a causa dei primi) soffrono di penuria di cibo.
Inoltre, che si faccia parte di una o dell’altra “faccia “, troppe
persone vivono in uno stato di cattiva nutrizione, soprattutto se si
pensa alle attuali capacità produttive.
La modernità ha portato sovrabbondanza e malgrado che in molti
Paesi sia scomparsa la difficoltà di reperire beni alimentari come
anche la paura della loro carenza, permane ancora la ricerca
dell’eccesso, del consumo in grande quantità, considerati ancora un
valore di primo piano spesso a scapito della qualità.
Effettivamente fino a una manciata di decenni addietro un po’ in
tutto il mondo anche se in modi diversi, non si era certi di poter
accedere sempre alle risorse alimentari minime necessarie.
Ne consegue che nell’odierno mondo occidentale caratterizzato da
una produzione alimentare su grande scala sempre più guidata dalle
tecnologie, il consumo smodato di cibo non viene ancora messo in
discussione come valore di preferibilità.
Si aggiunga a questo che l’uso (e l’abuso) del cibo come
gratificazione e compensazione è diventata una pratica comune e
accettata (le sensazioni di piacere legate al rilascio di dopamina
nell’assunzione di cibo hanno un ruolo preminente in questo, lo
vedremo in seguito).
Questo ci porta all’eccesso di consumo, alla sovrapproduzione e
all’esaurimento delle risorse che a loro volta generano una cascata
di conseguenze negative su salute, ambiente e società che riempiono
biblioteche di letteratura scientifica e non solo.

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D'altra parte sembra farsi largo e germogliare una nuova
consapevolezza che strizza l’occhio al contenimento dei consumi e
che sposta l’attenzione su tutto il processo del mangiare: dalla
produzione dei cibi alla loro scelta, dalla manipolazione degli stessi
alla degustazione e condivisione.
Mangiare con gli occhi, con la mente, con le mani quando si trattano
le materie prime e con il cuore quando si condivide.
Già nel passato possiamo individuare correnti di pensiero che in
tutto il mondo, spontanee o imposte dall’autorità (quasi sempre
religiosa), si prefiggevano di morigerare e regolare l’assunzione di
cibo.
L’elemento ambientale, sociale o storico ha certamente diversificato
tali punti di vista ma tutto sommato potremo delineare un “fil rouge“
che li accomuna: l’effettivo controllo e contenimento ( a volte fino
alla privazione totale ) dell’assunzione del cibo CONVIENE.
L’obiettivo di questo elaborato è di offrire una panoramica sulla
storia, le assonanze e le diversità, le motivazioni, i presupposti
scientifici e gli effetti che sono legati alla pratica dell’astinenza e
della moderazione alimentare.

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2. Mangiare di magro
Il cosiddetto “ mangiare di magro “ è un precetto strutturatosi
nell’ambito della cultura cattolica del periodo medievale.
Comportamento alimentare imposto fino a centocinquanta giorni
all’anno che vietava ai fedeli il consumo e anche la vendita di carni,
scoraggiava l’opulenza e incoraggiava invece l’uso di vegetali ed
erbe , consentendo i farinacei ( pane , polenta ) e il pesce ( mai troppo
ricco o ricercato : il pesce del “ popolo “ per eccellenza era l’aringa).
Tale pratica fu immortalata nel libro “ La Bataille de Caresme et de
Charnage “ del XIII sec. nel quale i cibi di magro combattono contro
quelli “ di grasso “: naselli contro capponi arrosto , sgombro contro
carne di bue, anguille contro salsicce di maiale. Situazione bipartisan
per i condimenti a seconda se accompagnavano cibi grassi o magri.
Questa attenzione per il contenimento religioso e l’astinenza
evidenziano l’indissolubile legame fra la religione (in questo caso
cristiana) e cibo.
È da qui che partiamo per un viaggio nei tempi e nei luoghi che
hanno dimostrato di valorizzare la moderazione alimentare come
mezzo per diversi fini , primo fra tutti l’elevazione e la purificazione
dell’essere umano.

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3. Le Storie e i Luoghi
È lungo infatti l’elenco dei precedenti storici, prevalentemente legati
alle varie pratiche religiose, rintracciabili in giro per il mondo e a
spasso per i millenni , che si sono occupati di regolare i tempi e i
modi di un approccio più moderato al cibo.
Dalle aree di influenza musulmana a quella ebraica, nel
cristianesimo delle origini fra monaci cenobitici e pacomiani in poi,
per poi spostarci ad oriente fra induisti e buddhisti, svariate e
innumerevoli sono state le prescrizioni relative alla relazione fra
l’uomo e il suo nutrimento fisico (metafora di quello spirituale).
In modi specifici propri tutte queste suggestioni comunicano alcuni
valori e contenuti che rivelano tratti simili: l’abuso di cibo è
indesiderabile, corrompe lo spirito e lo allontana da Dio (o dagli Dei)
e dalla “Via “ ; un contenimento alimentare , più o meno stringente,
affina il corpo e l’anima, ci riporta al cospetto della divinità ; eleva
i pensieri e disciplina il desiderio che non frenato ci rigetterebbe
nella bruta materialità.
Ad esempio l’Ebraismo (che per inciso è anche la religione che più
di tutte norma permessi e divieti alimentari) sostiene in alcuni passi
neotestamentari l’alimentazione vegeriatana: << tu potrai mangiare
di tutti gli alberi del Giardino, ma dell’Albero della Conoscenza del
Bene e del Male non devi mangiare.>> (Gen. 2 , 16 – 17 ).
Dopo il diluvio universale le cose però cambiano: << ogni essere che
striscia e ha vita vi servirà da cibo , vi do tutto questo , come già le
verdi erbe.>> (Gen. 9 , 3 – 4 ). Questo probabilmente si deve alla
necessità di sostenere i consumi di una popolazione che cresceva e
di una struttura sociale e politica che prendeva sempre più
complessità.
Comunque sarà sempre presente una regola all’accesso e alle scelta
dei cibi che per gli ebrei osservanti è scandita da tempi e modi
precisi. Come per la carne , che deve provenire solo da alcuni tipi di
animali (ruminanti muniti di zoccolo, uccelli solo se polli, anatre,

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oche o tacchini ) la cui macellazione e trasformazione può essere
gestita solo da un rabbino qualificato, l’unico soggetto abilitato a
offrire al proprio popolo proteine animali Kosher, ovvero pure.
Anche l’Islam ha una fiorente letteratura sul tema alimentare.
Il Corano invita a mangiare << cose lecite e buone che la
Provvidenza di Dio v’ha donato , e siate riconoscenti, se Lui voi
adorate ! Perché Iddio vi ha proibito gli animali morti, e il sangue e
la carne di porco .>> ( 16 , 114 – 115 ).
Le cose lecite a cui si accenna sono dette Halal e la macellazione
cosi definita prevede il taglio simultaneo di giugulare, carotide e
trachea dell’animale. Il macellaio deve essere ovviamente
mussulmano e pronunciare il nome di Allah nel momento del taglio.
Emblematico di questa attenzione alla gestione del cosa, come e
quando mangiare è il Ramadan, il cui rispetto è uno dei “ pilastri “
dell’Islam. Ricorre nel nono mese del calendario islamico e dato che
quest’ultimo è composto di mesi lunari di 28 giorni , il Ramadan
negli anni viene continuamente a trovarsi in periodi diversi,
rendendo tale pratica meno ovvia e passiva , << guida per gli uomini
e prova chiara di retta direzione e salvezza >> ( Sura II , v. 185 ).
Se per il Cristianesimo le limitazioni sono meno rigide:
<<Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo
che , entrando in esso , possa contaminarlo ; sono invece le cose che
escono dall’uomo a contaminarlo >> (Mc 7,14) cionondimeno
numerose sono le ricorrenze che , in modi diversi nelle diverse
“Chiese“ , regolano l’alimentazione.
A cominciare dalla Quaresima, che fa astenere tutti i cristiani,
indipendentemente dal rito professato, dai cibi “ grassi“ nel periodo
precedente la Pasqua per onorare il digiuno di Cristo nel deserto
(quarantena purificatrice) e per prepararli ad avvicinarsi a Lui e al
Suo messaggio, fino ad arrivare al digiuno eucaristico dei cristiani
ortodossi che, durante lo stesso periodo, si astengono
completamente da alcuni cibi tutti i mercoledì e i venerdì.

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In generale si può affermare però che mentre l’astinenza per ebrei e
musulmani (e come vedremo anche per induisti e buddhisti) veicola
spiccati scopi di elevazione e riavvicinamento alla divinità, nei
cristiani e soprattutto in larga parte dei cattolici tale pratica prende
anche una forte connotazione di penitenza dai peccati, quasi un
obbligo “da sopportare” ( nel medioevo significativo infatti è il caso
dei ripetuti tentativi , stigmatizzati dalla Chiesa, di dissimulare cibi
grassi in portate di magro durante i periodi a questo dedicati, oppure
di servire pesce ricercato e costoso ).
Un’interpretazione di una rinuncia non troppo entusiasta, quasi
recalcitrante rispetto a come viene vissuta dai nostri “fratelli “
semitici (ebrei e musulmani ) o dai nostri “ cugini “ orientali che
vivono con ancora maggiore intensità l’atto di moderare il cibo a
scopi edificanti ed evolutivi.
Infatti nel Buddhismo e nell’Induismo l’astinenza e il digiuno sono
mezzi per tornare alla divinità di cui siamo pervasi che dà forma
alla nostra esistenza.
I buddhisti la chiamano “dhutanga“ (sacrificio , rinuncia): aiuta a
disciplinare il desiderio e quindi la mente (suggerimento saggio
come il nostro motto latino “mens sana in corpore sano“ che ci
comunica la necessità di partire da pratiche di sanità e pulizia del
corpo per ottenere l’equilibrio della mente e dello spirito).
Gli induisti, con il termine “ sanskrita upvas “ ( digiuno ) indicano
letteralmente l’atto di sedere vicino a Dio. Nel processo di
ricongiunzione con il divino è essenziale dismettere l’automatismo
del cibarsi (o peggio la sua sregolatezza ): quantità minimali di cibo
e divieto di mangiare carne.
troviamo tracce di maggiore peso dato alle scelte alimentari anche
in correnti quali vegetarismo ( risalente ai movimenti religiosi del
VI secolo a.C. ) e veganesimo , nascita di quest’ultimo fissata al
primo novembre 1944 , quando Elsie Shrigley e Donald Watson
abbandonarono la Vegetarian Society per motivi spiccatamente
etici.
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Possiamo anche apprezzare il rispetto per i diversi regimi alimentari
nelle Nuove Regole Penitenziarie Europee , introdotto dal Comitato
dei Ministri d’Europa con la Raccomandazione n. R. ( 87 ) 3 , che
riconosce ai detenuti il diritto di beneficiare di un regime alimentare
che tenga conto anche della religione professata o della cultura di
provenienza.
Infine anche la Carta dei Diritti del Malato evidenzia tale attenzione,
come fanno anche moltissime mense scolastiche e aziendali.

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4. Mangiare di magro ed evidenze scientifiche
Tutti questi accenni alle pratiche di contenimento alimentare
incoraggiate da molte religioni in svariati contesti storici e
geografici, diverse e diversamente codificate ma tendenti comunque
ad uno scopo di edificazione e riqualificazione della vita dell’uomo
anche attraverso una regolazione disciplinata dell’assunzione di
cibo, portano a chiederci se ci siano e di che natura possano essere i
presupposti prettamente biologici e scientifici nascosti dietro ai
suddetti pretesi benefici.
A parte i motivi simbolici e metaforici religiosi sopra riportati
esistono basi scientifiche dimostrabili?
Inoltre, dato che mangiare è un attività solitamente piacevole,
gratificante e anche rassicurante, perché preoccuparsi tanto di
doverla regolare e moderare con tutta questa attenzione?
Una domanda che sembra banale ma che andando a vedere come
concretamente tante persone si approcciano con il cibo ci può
consentire di osservare come gestiamo (o non gestiamo ) la fruizione
delle esperienze della nostra vita (alimentari, sociali, sessuali, ecc).
Siamo davvero convinti che maggiore apporto di gratificazioni
significhi matematicamente maggiore conseguimento di felicità?
Nel caso del cibo, all’atto dell’ingestione e della digestione,
l’organismo produce rilevanti quantità di dopamina (il cosiddetto
ormone “ della felicità “) che causa sensazioni fisiche di piacere. Lo
stesso rilascio ormonale è stato riscontrato nell’uso di alcune droghe
o in seguito a esperienze e comportamenti estremi ).
Si è notato che persistendo in comportamenti alimentari che
spingono il corpo al continuo rilascio di tale ormone si attivano però
dei meccanismi di difesa che abbattono il livello di dopamina, quindi
ottenere piacere reiterato e continuo diventa sempre più difficile
perchè subentra l’assuefazione.

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A questo punto come si è notato nelle dipendenze in generale , anche
con la gratificazione da cibo si comincia a perdere il piacere iniziale,
non si ottiene la stessa soddisfazione.
Ma non è finita qui purtroppo.
Dato che spesso si arriva a questo perché si sta usando il cibo a scopo
compensativo di difficoltà personali, di frustrazioni o stress , diventa
sempre più difficile fare a meno di questo strumento di sollievo o
piacere .
L’abbandono di stili alimentari eccessivi è reso ancora più arduo dal
fatto che appena l’individuo sospende anche per poco
l’alimentazione, il corpo attiva immediatamente processi di
smaltimento ed eliminazione delle scorie metaboliche accumulate
nelle cellule e nei tessuti .
Tutto questo materiale di scarto viene rimesso in circolo per essere
estromesso dall’organismo e passa da diversi organi come cervello
e cuore , creando scompensi , aritmie, tachicardie , stati confusionali
e altri sintomi che mettono il soggetto in forte disagio.
Senza la “stampella“ del cibo che lo sostiene e con l’aggravio dei
sintomi della suddetta purificazione, risulta evidente come mai un
tale processo sia difficilmente attuabile senza una consapevolezza
personale e l’indirizzamento di una figura professionale che faccia
da riferimento almeno nei primi, duri periodi di disintossicazione.
Inoltre anche una terapia nutrizionale perfettamente bilanciata e ben
condotta non dà statisticamente la certezza di successo, anzi : sembra
che almeno l’80% delle diete non raggiunga il risultato sperato
oppure non rimanga stabile nel tempo.
Perché?
È possibile che un atto così importante e intimo come quello del
nutrirsi abbia bisogno di qualcosa di più di asciutte tabelle, bilanci e
indicazioni su quali alimenti si possono mangiare e quali evitare?

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Arricchire l’atto di scegliere, trattare e consumare i cibi con una
speciale partecipazione, imparando personalmente e gradualmente
le proprietà dei cibi come anche la loro abbinabilità ai fini del gusto,
non potrebbe rendere l’esperienza più personale, più gratificante e
quindi forse più durevole e intensa di una semplice e pedissequa
prescrizione dietetica?
Ritornando alle evidenze scientifiche riguardo agli effetti di
un’alimentazione moderata (quello che gli scienziati chiamano
Restrizione Calorica, da ora in avanti RC) molti sono gli studi
condotti che sembrano avvalorare le convinzioni religiose esposte
nella prima parte del testo.
Valter Longo , un biochimico italo-americano, direttore del National
Institute on Aging, afferma : << il digiuno viene dalla notte dei
tempi, ha potenzialità enormi. Disintossica e reintegra le cellule.
Combatte l’invecchiamento, favorisce l’elasticità dei tessuti perché
elimina i radicali liberi che distruggono le fibre elastiche>>.
Il beneficio principale arrecato da una alimentazione moderata che,
come il digiuno strettamente inteso, tende ad alleggerire l’attività
metabolica risiede nel fatto che entrambi danno al corpo il tempo di
riposare. Questo ha quindi modo di dispiegare tutte le sue
potenzialità e strumenti di disintossicazione.
Inoltre rispetto al digiuno che è più potente ma anche più estremo,
l’esperienza di RC avvia un processo di pulizia dell’organismo più
graduale e meno traumatico, più adatto alla vita di tutti i giorni.
Mangiare in modo attento e moderato cibi freschi e tendenzialmente
di origine vegetale, arricchendoli con la propria partecipazione alla
preparazione e magari con la condivisione può diventare
un’esperienza a cui non voler più fare a meno.
Un’alimentazione leggera rivolta al gusto, ricca di colori e sapori
naturali, bella da vedere e che, data la sua natura parca, lascia spazio
all’appetito e quindi all’atto squisitamente erotico del desiderio,

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liberando l’amplesso (ovvero l’abbraccio) con il cibo dalle
pesantezze degli automatismi e del conformismo.
Ancora riscontri scientifici: un team di ricercatori del National
Institute on Aging di Baltimora riporta come le cavie sottoposte a
una riduzione importante dell’assunzione calorica presentino una
longevità del 40% superiore a quelle nutrite di più e più
frequentemente.
Una ricerca dell’Intermountain Medical Center Heart Institute, che
ha visto coinvolte 230 persone sottoposte per 24 ore a semplice
assunzione di acqua e in seguito a normale alimentazione, evidenzia
che questi individui riportavano un aumento di solo il 14% di
colesterolo LDL ( quello cattivo per intenderci ) e del 6% quello
HDL , cioè quello “ buono “. Le analisi mostrarono che la restrizione
calorica aveva quindi ridotto la presenza di cellule adipose e
incoraggiato la produzione dell’ormone Gh, responsabile della
crescita delle cellule e protettivo di muscoli e bilancio metabolico.
Anche Umberto Veronesi concorda sul fatto che mangiare meno ha
effetti sulla prevenzione e sulla terapia delle neoplasie e che è un
valido supporto alla salute anche di chi non è affetto da obesità.
L’elenco degli effetti positivi dell’RC riscontrati su piccoli
mammiferi , uccelli e anche sull’uomo è molto lungo ma vale la pena
citare alcuni esempi :
• Miglioramento della sensibilità verso l’insulina;
• Miglioramento dell’attività della telomerasi, enzima che protegge
il DNA da invecchiamento ed errori nella codifica;
• Riduzione di infiammazioni e dello stress ossidativo;
• Stimolazione dell’autofagia, ovvero dell’eliminazione delle
sostanze nocive che si accumulano nelle cellule e nei tessuti.
Anche il nostro indissolubile compagno di vita, il microbiota
intestinale, sembra beneficiale dell’RC.

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Parliamo di quel complesso di popolazioni batteriche che
proliferano nel nostro organismo e in particolare nel tratto
intestinale, Lactobacillus in primis.
Questi nostri ospiti impediscono ai batteri nocivi di insediarsi, sono
la nostra prima linea di difesa in caso di attacco da virus in quanto e
infine sostengono e aiutano l’attività digestiva di numerosi alimenti
e molecole per le quali non abbiamo sufficienti strumenti organici
autonomi, semplificandoli e rilasciando i sottoprodotti nel nostro
organismo per essere da noi assorbiti e usati.
Studi effettuati su ratti, alcuni dei quali nutriti abbondantemente
mentre altri con una più attenta alimentazione caratterizzata da
limitazione calorica, hanno mostrato che questi ultimi presentavano
una popolazione microbiotica intestinale molto più ricca, attiva e
stabile. Questo a sua volta si rifletteva in effetti positivi
sull’organismo ospite ovvero sui roditori stessi.
Ogni giorno nuovi studi scientifici vengono condotti su animali e su
umani per approfondire e scoprire se, come e perchè un approccio
alimentare caratterizzato da restrizione calorica consente un
miglioramento delle condizioni generali dell’organismo preso in
esame.
Il Dottor Yoshinori Nagumo , chirurgo e docente di Medicina alle
Università di Tokio e Osaka afferma che : << è la fame ad attivare il
meccanismo della longevità…per oltre 170000 anni la storia
dell’umanità è stata una lotta contro l’estinzione, vinta grazie ai
“geni della sopravvivenza” che si attivano in presenza di condizioni
a rischio, premettendoci di sopravvivere a lunghi periodi di digiuno,
di riprodurci con più frequenza durante le carestie, di proteggerci
dalle epidemie e di reagire al cancro>>.

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5. Conclusioni
Abbiamo visto che il mangiare di magro, oltre che essere una pratica
imposta dalla religione cattolica nel medioevo, rimanda a stili e
prescrizioni alimentari altre di altri tempi e luoghi. Ne abbiamo
accennato gli scopi filosofici e spirituali. Abbiamo osservato che
anche la scienza si sta soffermando a indagare sui meccanismi
fisiologici e sugli effetti medici e fisiologici della restrizione
calorica.
Queste diverse voci, dalla religione alla scienza, sembrano
concordare sul fatto che una pratica di restrizione calorica ben
condotta ha evidenti effetti positivi sullo stato psicofisico
dell’uomo.
E quindi: perché non è ancora una regola di vita? Perché non viene
insegnata nelle scuole ? Perché non viene scritto in caratteri
ciclopici sul fianco di una montagna stile Hollywood ?
Evitando di addentrarci nei motivi economici ( che forse ci vogliono
consumisti irrefrenabili di una produzione industriale che si vuole
illimitata ) e lasciando da parte per ora l’uso compensatorio
dell’assunzione di cibo , forse uno dei motivi che non consente al
singolo di avviarsi nella strada di una maggiore consapevolezza su
uso e abuso dei cibi è la grande confusione che regna in materia di
diete .
In giro c’è di tutto: dalla dieta ipocalorica a quella iperproteica, c’è
chi mangia in modo variegato ma senza attenzione alle
combinazioni alimentari, con buona pace delle evidenze offerte
dagli studi di biochimica e fisiologia che mostrano come la
digestione di alcuni alimenti , ad esempio le proteine animali
attraverso l’attività della peptina, venga inibita al momento di una
contemporanea importante assunzione di carboidrati.
Da cui proviene indigestione , putrefazione della proteina e rilascio
nell’organismo di sottoprodotti tossici.

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Nella grande anarchia in tema di alimentazione e nutrizione ( come
se non si trattassero comunque di materie scientifiche che hanno
delle basi fisiologiche confermate ) riesce a trovare spazio anche
una nuova religione che ha per divinità Ana e Mia, verso le quali
centinaia di migliaia di giovani inneggiano sul web .
Basti dire che si tratta di un culto della anoressia e della bulimia ,
assurte da patologie gravi a stile di vita con tanto di giustificazioni
pseudo-spirituali.
Come orientarsi quindi?
Ribadendo che gli studi scientifici ci possono dare delle basi da cui
partire, l’ipotesi che qui si vuole suggerire e che ci voglia più cura
per il processo stesso del mangiare, più partecipazione nello
scegliere gli alimenti e nel manipolarli , più attenzione anche agli
spazi e ai tempi ( quando ciò è possibile ) del consumo : in generale
PIU’ GUSTO.
Nel personale vissuto di chi scrive, che ha visto l’adozione graduale
di stili alimentari più consapevoli e moderati per necessità
salutistiche prima e per ricerca personale in seguito, tale presa di
coscienza sul “ cosa “ mangiare si arricchita dall’incontro con
alcune letture, prima fra tutte il “ Manuale di Gastrosofia “ di
Revelli Sorini e Cutini , che riconduce ad una pratica alimentare di
gusto e sanamente gratificante : << Perché il peso perso si recupera
con tanta facilità ? …parliamo invece di diete bilanciate ,
tecnicamente equilibrate e nutrizionalmente valide. Ma perché
anche queste falliscono nel tempo?... secondo il nostro approccio la
dieta del benessere dovrebbe avere alla base le 4B :
Buonumore – Bilanciamento - Bontà - Bellezza >>.
Questo approccio, oltre ché essere auspicabile meta del viaggio,
rappresenta a parere di chi scrive il viaggio stesso , un modo
preferibile di approcciarsi al cibo ed essenziale a chi volesse
promuovere la salute attraverso l’alimentazione.

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Concludo con il pensiero del grande filosofo tedesco Ludwig
Feuerbach ( 1804 – 1872 ) che nel libro “ L’uomo è ciò che mangia“
ha inserito un passaggio che tratta contemporaneamente
dell’evoluzione delle singole persone e delle società :
<< la teoria degli alimenti è di grande importanza etica e
politica. I cibi si trasformano in sangue , il sangue in cuore e
cervello , in materia di pensieri e sentimenti.
L'alimento umano è il fondamento della cultura e del
sentimento. Se volete far migliorare il popolo , in luogo di
declamazioni contro il peccato , dategli un’alimentazione
migliore.
L'uomo è ciò che mangia>>.

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BIBLIOGRAFIA

NAGUMO Y. , Il magico potere del digiuno, Milano , Vallardi


Editore , 2017.

REVELLI SORINI A. , CUTINI S. , Manuale di Gastrosofia ,


Perugia , Ali&no Editrice , 2019.

SHELTON M. H. , La facile combinazione degli alimenti , Ed.


italiana Genova, Manca Edizioni , 1985.

SPERANZA L., SCIURBA S., Fruttalia ,Vicenza , Edizioni il


Punto d’Incontro , 2014

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SITOGRAFIA

http://www.benessere.com/alimentazione/arg00/religione_digiuno.htm

https://www.taccuinigastrosofici.it/ita/news/contemporanea/antropologia-
alimentare/Quaresima-e-mangiar-di-magro.html
https://www.taccuinigastrosofici.it/ita/news/contemporanea/antropologia-
alimentare/cibo-e-religione.html

http://www.bioeticanews.it/cibo-e-ritualita-lalimentazione-nelle-grandi-
religioni/

https://keyum.net/la-dipendenza-dal-cibo/

http://www.scientific-training.it/il-digiuno-e-la-disintossicazione-2/

https://notiziescientifiche.it/mangiare-di-meno-allunga-la-vita-e-contrasta-
invecchiamento-nei-
topi/?_gl=1*bcygyb*_ga*YW1wLWFzOHVtTXR6UWlPdDdJeVlNcGls
WDItSGUxeFhJeHJXM09SOWw5eDlyeGE2cUxwczZIRzVqdHpKNWs
2a1BoNEg

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/la-
restrizione-calorica-fa-bene-anche-chi-e-normopeso

https://www.damianogalimberti.it/blog/medicina-anti-aging/la-restrizione-
calorica/

https://microbioma.it/alimentazione/dieta-a-restrizione-calorica-ecco-
come-modifica-il-microbiota-intestinale/

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