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BOTTICELLI

MADONNA ADORANTE IL BAMBINO CON SAN GIOVANNINO

Olio su tavola, 1480/85


PALAZZO FARNESE, PIACENZA

IL FORMATO CIRCOLARE

La scelta del formato circolare, elemento geometrico perfetto, quindi facilmente leggibile come simbolo
di perfezione divina, fa ritenere le opere così sagomate eseguite per una committenza privata. La
tipologia del formato tondo si era diffusa a Firenze agli inizi del '400, sembra che il primo a farne uso
fosse stato Luca della Robbia per i suoi bassorilievi, dopodiché divenne oggetto simbolo della vita
domestica, spesso richiesto in occasione di matrimoni o nascite.

Tra gli artisti ad aver realizzato opere di formato circolare, in età rinascimentale, possiamo ricordare:
Domenico Veneziano, Ghirlandaio, Signorelli, Michelangelo e in più occasioni Botticelli; questi autori si
sono cimentati in temi come la Natività, la visita dei pastori e dei Re Magi, la Sacra Famiglia, quindi con
soggetti legati all'unione familiare o alla venuta al mondo del Bambino Gesù, temi adatti ad essere
donati in occasione di nozze o nascite.
Talvolta queste tavole circolare erano realizzate per essere appoggiate su tavolini nella camera della
futura mamma, in questo caso erano detti "desco da parto"; non di rado, in questa occasione, le
architetture dipinte assumevano uno straordinario effetto illusivo tridimensionale solamente se
osservate da una precisa angolazione, proprio perchè erano state dipinte per essere guardate
orizzontalmente, siamo di fronte ad un primo esempio di anamorfosi.
Tale sperimentazione ottica non è isolata in questa età, anzi è un esempio della volontà di superare la
mediazione tra reale e finzione, che aveva motivato gli studi prospettici del '400.

I tondi sopra citati presentano caratteri tali, da farci supporre un loro utilizzo domestico e privato, tale
destinazione è desumibile dalle ridotte dimensioni della tavola (il diametro non supera il metro di
ampiezza, opere quindi piccole perché destinate ad essere poggiate su tavoli), dalle ricorrente scelte
iconografiche (temi inerenti la natività, quindi adatti ad essere donati in occasione di matrimoni o
nascite), dalla ricerca di particolari investiti di significati simbolici (apprezzabili e leggibili solo da pochi
eletti cultori della materia, cui era concesso il privilegio di ammirare l'opera, nelle stanze private dei
committenti).

IL TONDO DEL FARNESE

Il Tondo, dipinto ad olio su tavola da Sandro Botticelli tra il 1480 e 1485, ora conservato nelle gallerie di
Palazzo Farnese, pervenne al Comune di Piacenza nel 1862 dall'oratorio del Castello di Bardi
(provincia d Parma) e giungerà al Palazzo solo nel 1903 dopo un primo restauro. Dal punto di vista
iconografico l'opera raffigura la Madonna e San Giovannino in adorazione del Bambino: questo tema,
molto frequente in Italia a partire dal XV secolo, fa riferimento alla narrazione evangelica, dove si
racconta che, al ritorno dall'Egitto, la Sacra Famiglia sostò presso Elisabetta, dove il piccolo San
Giovannino, in atto adorante e posa genuflessa, si mostrò subito devoto a Gesù, nonostante la tenera
età.
La Vergine è rappresentata inginocchiata, con le mani giunte e lo sguardo rivolto al figlio: questo suo
atteggiamento semplice, umile e devoto è sottolineato anche da un'iscrizione sulla balaustra in primo
piano, che così recita "Quia respesit humilitate ancille sue" (Poiché ha guardato all'umiltà della sua
serva): questa frase ricorda il fatto che Maria sia stata scelta, quale futura madre di Cristo, proprio per
la virtù della sua umiltà.
Il Bambino giace disteso sopra un lembo del manto azzurro di Maria, che serve a porre la Vergine in
relazione alle sfere celesti, difatti uno dei suoi epiteti è Regina Coeli (Regina del cielo). I personaggi
sono attorniati da cespugli di rose rosse fiorite e siedono su di un prato ricoperto da alcune rose recise,
la scelta della rosa non è casuale, ma rimanda ad un altro epiteto mariano: Maria rosa senza spine.
Il fatto che la figura della Vergine sia circondata da una siepe è piuttosto usuale: può trattarsi di una
recinzione, uno steccato, un muretto o una siepe, che serve ad isolare Maria, a circoscriverla in un
piccolo spazio protetto, un hortus conclusus, che allude alla sua purezza e verginità. Al di là dei
cespugli, sullo sfondo, il paesaggio degrada con tonalità che si schiariscono fino all'orizzonte, è un
paesaggio inteso con maggiore respiro e senso di spazialità naturalistica, proprio delle opere del
Botticelli a partire dagli anni ottanta del '400, periodo nel quale l'artista può avere avuto contatti con
l'ariosità, l'atmosfericità e lo sfumato di Leonardo da Vinci.

Dal punto di vista stilistico-formale, la produzione pittorica di Botticelli risente del colore, delle
trasparenze, dei profili eleganti e dolci di Filippo Lippi, così come del plasticismo solido e monumentale
di Verrocchio, questi modelli non sono però riproposti letteralmente, ma rielaborati in un linguaggio
personale, che rende ogni figura completamente dominata dalla linea: il comune denominatore
dell'opera botticelliana è proprio l'evidenza accordata alla linea, al contorno morbido delle figure. Se il
paesaggio arioso sullo sfondo richiama già il principio rinascimentale che intende il quadro come una
"finestra sul mondo" le figure non sono ancora fuse con l'ambiente, ma se ne distaccano tramite una
morbida ma marcata linea di contorno.

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