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La volonta di potenza come volonta di forma: natura e arte in Nietzsche Eugenio Mazzarella 1, Liestetica di Nietzsche in quanto metafsica: Vessere come evivere» Che Vestetica di Nietasche sia una metafisica, ¢ questo fin dallinizio del suo proporsi pubblico con La nascita della tragedia dao spirito della rt sia (1872), & cosa che per tempo colsero i suoi primi non prevent leto- Fi, Nella sostanza fu la strategia di difesa messa gia in campo dall'amico Exwin Rohde @ fronte del'attaceo furibondo portato al libro, a nome della fllologia ufficiale, dal giovanissimo Wilamowitz. Bisognava nel giudizio te- rer conto che pitt di un contributo alla filologiao alla storia del sttica si trattava di una metafsice dell'arte, le cui intuzioni di fondo stavano ben al dia delle possbilta eurstiche del tradizionale armamentario filologico. ‘Nel magistrale confronto che con I'estetica nietzscheana Martin Hei degger conduce nel Nietzsche (1936-1946) alla voce La volonta di potenza ‘come arte, quest estetizzazione nietzscheana della metafisca & mostrata nella pienezza del suo rango ontologico; nella radicalta del suo sortrarre Frarte al raolo marginale assegnatogli dalla metafisica come statuto delle cose che apotendoci essere 0 non essere» ~ secondo il paradigma aristo- telico ~ debbono la loro real allartefice che le produce, consumando il loro destino nel piacere di chi ne fruisce: Questa marginalita, questa tutcla da parte dell arte dele cose al mar- gine, sul margine tra essere © non essete, essendo fondate nella mera ‘ (er stare al lessico di Cos? parld Zarathustra) ‘Da questo punto di vista il Tentativo di autocritia preposto quindict nai dopo la prima edizione alla Nascite porta fuori strada, piuttosto che fiutaze. Perché il rifiuto della metaisica schopenhaueriana li dichiarato ~ iI eifiuto del suo dualismo metafsico ¢ della sua negazione di rango on- tologic autoconsistente al mondo sensibile, in linea con Yaborrta tradi- Zione platonico-cristiana, cui per Nietesche si sarcbbe inchinato alla fine anche un Wagner troppo appagato — svia troppo facilmente dalla const tazione che sul punto fondamentale di quella metafisica ~ da quale espe- tienza fondamentale cio’ tracsseispirarione - Nietzsche sta gid sul terre- to specifico della sua ontologia, che egli continuera a condividere. Ac- ‘uisite la prospertiva del'essere come volonta significa, di fatto, git anda- tea prendere il significato fondamentale del/cssere dallesperienza deter- ‘minante dell'autoavvertimento della vita. E un’attitudine secondaria se uest'espericnea, acquisita per il teamite dellarte, eerehi in essa un Saquietatvo della vite» per cut il dolore della vita deve tacere in una no- luntas, come Nietasche rinfaccia a Schopenhauer, ovvero cerchi di po- tenziatsi nella pienezza di una volonta autopoictica che in quanto arte & il pid potente «stimolante> della vita, lo stimolo della vita a perpetuarsi nella sua «gioia tragican, Tn alts termini, in linea con ogni metafisca della volonta, a comincia- re dallaborrta ontologia creaturale della vita del cristianesimo, Nietesche fin dal primo momento, nel’esperienza della volonta, & posto nell ambito della definizione del concerto di essere come vita. Egli parte Ia dove ar- fiver consapevolmente alla fine del suo percorso, dal significato dell es Sere a noi # viventi come il pid prossimo: vivere appunto. Quel significa to nel eu stare solo & possibile allontanarsi poi, al suo interno, da esso Volonta di potence come volonts di form in Nitscbe. 285 per un sovramondo 0 un oltremondo dellessere come qualcosa di diver: 50, magari di pit stable, se ce, della vita, il cui significato di labilita Nietzsche estende a tutto T'essere reale, nello scongiuro che il senso del essere come volonta di potenza, come inpulso all autoattuacione della vita Ja protegga dalla sua stessa labile. Fin dall'inizio Nietzsche & buon vicino dalla cosa pit prossima per nai allessere, la sua determinazione come vita Fin dallinizio per Ini «il vivere & la forma di essere a noi pid nota»', € «essere [.,.] soltanto una generalizzaione del concetto di “vivere” (cespi rate), “essere animato”, “volere, operate”, “dvenire"»?, Fin dallnizio ioe pet lui si impone il faito che «l’"essere” — non ne abbiamo nessun'altra rappresentazione se non come “vivere"»’. Gli occhi di Nietesche, che reg stra nel suo tardo Nachlass questi appunti, sono rimasti gli stessi della Nascta, di quel «libro temerario» — dove si osava di «vedere la scienza con Vottica dellartsta e Varte invece con quella della vito» pet questo che ail fenomeno dell«artistan & ancora quello pit tra: sparente, che si pud scrutare pits facilmente>? ¢ «il credere nel corpo @ pit: fondamentale del credete nell’animan’ che ® sessenziale: muovere al corpo € utiizzalo come filo conduttore; ess0@ il fenomeno mak pit ricco che consente una osservazione pit chiara; il eredere nel corpo & fissato meglio del credere nello spirito»’. In sede ontologica una tesi del encre ® comprensibile solo se si parte dal presupposto dell’omogeneitd di conoscente e conosciuto nellarte, nel fenomeno artistico, fenomeno che siamo innanzi tutto noi, nel nostro vivere omologo alla toralita del Frente inteso ed esperito come «wvivere>. E questa tesi che Heidegger opportunamente chiosa nel modo se- gquente: «Lo stato estetico @ un fare e un recepire che noi stessi compia- tno. [La nostra esistenza ne riceve un riferimento pit chiaro allente, ob la visione nella quale Vente ci si rende visible. Lo stato estetico @ la ddimensione trasparente attraverso la quale costantemente vediamo, in modo che qui tutto diventa per noi perscrutabile. L’arte & la forma pit ‘rasparente della volonta di potenzay', se ovviamente ci si muove allom- bra delfesperenea per cut aimima essen delessee ¢volouth dl pw 1 F, Nieasche, Oper cura iG, Coli ¢ M. Montinar, Milano, Adelphi, 1986, vl. ‘VU, p. 32 2 Thideos, vol. VIM p28. > idem, wok VOI, p. 139. LF, 9.6 > Ihde, vol. Vil, p. 116 “Ibe, vol VIL Tp. 9, * Tem, vol VIL, Hl, p32 4M, Heidesécr, Nitti, «cura di. Volpi, Milano, Adelphi, 1994, p. 144 *F, Nietsehe, Opere i, vo. VIL, I, p30 286 Eagenio Macrella 2. Liautopoiesi della vita come arte Nel porsi fin dall'inizio nel pitt prossimo dei significa dell'esere, nel pil anatualey per noi ea partce da noi, nePesere come cid che & «ani- Mitton, cid che vive, Nietzsche si pone nel pieno del solco della «aetaf- ‘yea dei popoli modetni d’Europa>, inaugurata, secondo il Dilthey del- Vintroduione alle scienze dello spirito, dall'sperienza della vita del cri- stianesimo; per modernita intendendo con V'amico di Dilthey, il conte York. la svlta epocale dalla posizione «oggettiva» della coscienza grees, a quella coggettivan della coscienza cristiana ~ dove essere trova neo Sone pienerea della vita che sente, vuole € conosce la fonte di atte le sue SReermninazioni fondamentali, sebbene ancora prese in prestito dalla vita personale di Dio dalla cui rivelazione promana non come «un avveni- Prento necessario, ma [come] la manifestazione della pit! totalmente Ube fa, anzi della pid personale volonti della Diviniti»™ Questa «metafsia dei popoli modem, che comincia con le «storie di CCeiston, non & nienvaltro che la traserizione della eategoria begeliana del Somanticinmo non per® come spazio di estentazione del principio dellio ‘iPwanima bella»-e nella sua - pace splende in quanto «bellon, che la vita delle forme mette sempre ppc. Volonta di parvenza, che noi ~ che in questa vita siamo post! in oPsfarme di vita che si sa facendosi ¢ si fa sapendosi ~ dobbiamo sempre volere al di i di ogni depotenziamento della vite della forma sett cua verité come forma raggiunta e stablita una volta per tutte, (Che Parte sia il «ontromovimento» che si oppone al nichiismo e alla décadence degl istvai di verta della religione, della morale, della filoso- Ga che ala volonta di parvenza, di illusione, di finzione, di divenire ee ae biamento sia pid profonda, “pitt metafisca” della valonta di veri, Gita, delfesscrev®, che «non sia possibile vivere con la verita, che “la cUoath di veri” sia gid un sintomo della degenerazione>, che «l'arte vale pi della verit®, che «abbiamo Tarte per non pete a causa della va a2 sono tutte tei nietzcheane volte a ribadire un assunto fonda- Percale. Che ogni forma di vita come vita della forma in ultima istanza Traprella, per essere, allimpuilso fondamentale del voles, 0 i che & lo searresila volonta, al voles come impulso dela vita a se stesta ~ prima arson che ai parametsi veritatvi tramite cui si rende possibile esi stab Feee tn se stessa, af valori come «condizioni di conservazione e di poten- Monento ispetto a strutture complesse, la cui vita ha una durata relativa sae il divenires"*, Valori-verita che non sono mai dati una volta pet {ae ma sempre di nuovo da conguistarsi da parte dellimpellee della Wiis a sé nella forma in quanto forma. La conquista della forma da parte 6 F, Nietzsche, Oper it, vl. I, ,p. 20 ¢ vol. VIL, I, p. 312. idem, wo, WIL TM, p. 145 2*tbidem, vl, VIL, Ip. 311 2 Thidem, vol. WI, Ul, p. 289. 2 Ibidem, wok WI, TH, p. 312. 2 Ibidem, vol. VIL IT p. 289 > tbidew, ool VIE Tp. 247 Volante di potenza come volontt dt fa in Nietsche. 289 della vita non & un obiettivo centrato une volta per tute, ma un precario cetlibis dela forse Fintero campo dalla data dellinpellere sé ‘ogni forma di vita. In quanto tale impulso fondamentale Varte «@ il mas- simo stimolante della vita», non una qualche abilita eminente che le si aggiunga, © neppure nel senso di un'eccitazione che ne potenzi il enti ‘mento di sé come gi dato, o lo rianimi da una sua défaillance, bensi nel senso di un ex-citare che la spinge fuori, che la chiama fuori a sé da se stessa, la desta a sé nel senso di farla nascere, il suo «pungolo nella car- ne», il suo pungolo stesso come carne, come corpo gi vitale della forma che vuole essere Heidegger legge queste tesi nietscheane sulla ediscrepanza tra arte © vest che genera sgomento» come primato della «pit autentica e pi profonda volonta di parvenza, cio® volonta di folgorare di cid che tras gura, in cui si fa visibile la somma legge dell’esistenza, [sulla verita ome] Ia sembianza di volta in volta fissata che fa stare ferma la vita su tuna determinata prospettiva e la.conservay”. Ora perd che ain quanto & tun fissare, la “verti” & una stasi, ¢ quindiinibizione e distruzione della vite», solo un lato della «discrepanza che suscita sgomento» tra arte € ‘veita, giacché se cos) fosse si tratterebbe di scegliere per un altro senso ella verith da quello della scabilita dellesserc, pid confacente alla vita, vale a dite infitta processuaita del divenire. Ma anche questa & per Nietzsche un’intuizione della veriti, antitetice alla sua fissazione in cid che @ stable, che non consente la vita della forma in quanto tale. Si ponga mente al fatto che nella Nascita della ragedia il «non poter vivere con veriti era il non poter vivere non con Ja fisazione, ma eon il Udvenire che la verta coplieva, Verita metafisica gid posseduta dalla so- pienza tragiea del satiro Sileno. La tesi di Nietzsche, che gli suscita sgo- mento, & questo essere sospesa della vita come arte tra duc «verity es- see dni) inscme ean on ve ute sees ‘filo che percorre, la corda su cui @ sospeso il funambolo della vita, la funambo- Tiita dela vita, Cid che suscita sgomento & la consapevolezza che 900 ai ppud vivere con la veri, sia questa il fluire che travolge la vita (Ia verita i Sileno e di Exaclto), sia questa la risposta di Parmenide ¢ Platone: la fissazione della verta nellidea come condizione della vita, in un punto di vista» stabilito una volta per tutte. La verta, ciot la conoscenza, pud copliere uno di questi due lati per volta, cosi facendo per® tira git fuori Ia vita da se stessa, Questa & lendiadi di essere e divenire come durata della forma, temporalita dell'essenza come autoplasmarsi della vita che * Ibidem, vol. VI, IH, p89. 2% Ipidem, el. vol. VIE, Wp. 289. 2M Heidegger, Ntsc, cit p21 > ide 290 Engenio Mazarlls come corpo vivente tiene insieme, in una sintesi che gli originaris, ui re ¢ permanenza. La conoscenza inelinando da uno dei due lati come fondamento dellaltro mette in crisi Vendiadi della vita, crsi che la vita incosciente non conosce, ma che & propria della vita della riflessione. Crisi che & lelemento propriamente tragico della vita cosciente che deve proteggersi da se stessa, deve cio proteggere la sintesiartistica autopla- smatrice originaria di sé, la «grande salute» del corpo come volonta di vita, dall'analisidissolvente della conascenza, dove la «punta della sapien- an, da un lato 0 dalPaltro, si rivolge contro la sapienza stessa, cio con tro la vita della sapienza. Agli occhi della conoscenza come volonta di teria la lingua della vita @ sempre biforcuta, cioé falsa, posta che sia la verita della conoscenza come essere nellunilateralita del divenire di ci che & stabile, della «fissazione». ‘Se questo 2 vero, si pud andare pit a fondo ¢ notare che Fautointer- pretazione del tatdo Nietwache del Tentativo di autocritic, che stiene di Fiproporre con la determinazione delarte come vero compito metafisico della vita, sic t simpliciter, wna tesi gia anmanciata nella Prefazione a Ré- ‘chard Wagner dello scritto del "72, non ® propriamente consapevole Perché nella Nascita della tragedia il compito metafisico assolto dallarte per la vita eta lintuizione di un fondamento originario della vita delle Forme del quale questa nel suo insieme, ed ognuna di esse, erano solo jana messa in scena per se stesso, peril suo godimento e per il enimento ‘equietativon del suo dolore originario. Nella Nascita il «concetto lato di artista, in base a cui Parte ¢ Paccadere fondamentale di ogni ente, spetta ppropriamente solo a Dioniso, all’Uno originario. Non sono ancora i suoi frammenti cok la plurima e polemica originarieta della vita della forma ‘come vita delle forme, ad estere ogntuno artista autolegslatore di se stesso come quantum inriducibile di forza plastica, autoplasmantesi fin che @. Perché accada questo & necessario che il «grande Pan» sia morto, sia stato uceiso, al pari di Dio, come unita originaria della vita presupposta alla puntualita del suo accadere esperito dal suo interno: all'esperienza immanente alla vita delle forme che noi facciamo come forma di vita Nella Nascta, cio, il compito metafisico della vita della forma che si fa rifles, della vita cosciente, @ di andare oltre di sé nullificandost nella ‘sua consistenza ontologica; laddove la volonti di potenza come arte & Pafferrarsi della puntualita della vita ogni volta a sé come irriducible ed intrascenchbile, come realizzunte la meta-fisica non come coglimento del Punita originatia, bensi proprio come «rottur, in cui si situa, di una presunta irrflessa compattezza del divenire. L’arte non é l'organo del frascendimento da sé nellauos originario, nel fondamento originario, Dioniso, ma autotrascendimento di ogni puntuale se stesso della forma. Liarte @ il carattere del trascendere in sé della vita come sempre ji tra- scesa nella sua forma individueta e individuale; in questo senso esprime Volonia di potence come volonta di forma in Nictsche. 291 il senso del vivente ~ nella metafsica di Nietesche coincidente con T'ac: cadere dell'ente in generale ~ come il trascendens puro e semplice, il muoversi verso di sé in vista di sé della vita git da sempre immanente a Non solo, ma il rfiuto ~ contro Schopenhauer ~ di Nietzsche del do- lore come costitutivo della vita — pit la sua vita avanza nel dolore ~ & talmente radicae, al di la dell'nsistita apparenza della vita che gli dice si, ¢ continvamente s, da non poterlo pensare nella radice della vita, Esso ~ pper stare ai termini della Nascita della tragedia ~ deve essere affrontato cop una mesos pus doy: pit determinate una Hinedone nel conceito della vita, in quello che la vita & capace di concepire. Il do- font aladdin lige bleechecncn ok ee er ate aay ‘capisce, non pud com-prenderlo,affesraslo dentro di sé. Il rigetto della musica di Wagner & i rigetto dell arte nom plastica della musica come arte che non imprine la forma, non agisce, ma patsce la vicenda di dolore del- la scena della forma; ®i rigetto della musica come comprensione-acceta- one del dolore come originario al logos della vita, il rigetto della musica come feodicea artistic, giustficazione del dolore come immancnte al suo fondo generaivo, come suo fondamento ‘questo il senso complessivo della egologia della volonta nieceschea- 1a, dove la parabola che Heidegger qualfichera come onto-teo-ego-logia trove as condensarons del nto inline cn la moder di Ca. tesio, che aveva acquisito alla metafisica dei popoli moderni d’Europa, per i modern fra i «modern», Vistanza alr redtiaee che Neca tia esperienza dell'Io inaugurata dalla coscienza eristiana consegnava al concetto di Dio. dl fatto che al posto dellanima e della coscienza Nicta- sche metta il corpo non cambia nulla della posizione metaisica di fondo fissata da Descartes («suo compito fa quello di fondare il fondamento metafisico per la liberazione dell'uomo nella nuova liberta in quanto tutoetslzionesiura di se tess [J sol che tuo viene sposazo alla regione del rappresentare e della coscienza (della perceptio) nx Seetes ea 4. La rimozione del vincolo ontologico del corpo E tuttavia proprio questo dislocarsi nel corpo dellautolegislaxione della vita sirtuale avebbe dovutoindurre Nietzsche a tener frm Forizzon- tc nichilistico di questa autolegislazione della vita radicata nel sensibile come autoavvertimento della sua finitezza, a togliere alla sopgettivita * Idem, pp. 636 © 68, 292 Eugenio Macarlla come huogo della fondazione dell’ente accentrata nellente che se lo rap Gresenta, il mito dell autofondazione; che cio’ Vasscuracione della vita @ erellettica dellimmanenza non la rende ipso facto «pid sicura di se Nessa» di quando sia posta come metafisicamente dipendente da altro, nagar! dal libero arbtrio di un Dio creatore, insopportabile quando st toad prendere il suo posta: «Forse che potreste pensare un dio? [..] wiser del et, come pts sopporiare di non essere dio! Dunique rnon vi sono deiv®. Se B veto che ail credere nel corpo & pid fondamentale del credere nelfanima" e che & in corer ton wma poms in Tor pp la sua condizionatezza originaria, ponendosi essa stessa come volont tigre GUUS lg ce detec kana ce ar «onl capo, alos it up destino nin lo pd essere in uta tana che quello del corpo. La deriva nel nulla del corpo, del sensibile, com iese preiealepg cipreciaes betaoseneyel sn nel nulla ela wolont A’ meno che non ics che com or es ed ies ste ls corpo, cis cen ac tere ant come ll conduttore del corpo, i che nella sua antoreferenzialita volenterosa pos- sa credere di poterlo sempre rivolere cosi come rivuole se stessa. Ma questa @ scopertamente una metafisicn della volonta, che va ben oltre la sua fire accertata: nient’alto che lo slitamento della volonta come per- ppp, lien che lo spit ba dis come atosussenza che cade al ss materia, oa ports con shi pet fh asia suo la dello spirito per la scuola del corpo, non pud non assumere che stare Sse Gel corpo areal seuls dla morte, ie del psa de corpo come essere git-da-sempre-passato della sua stessa nascita:Pitredi- ribiliti della genesi che anima lo spirto di vendetta della deca non accetti di derivare dal fatto intrascendibile del corpo, della morte come il ato etoio dela vit, Tivoli che avons patisce, ma sl cui fondamento anche agisce come quella volonta finita che &. E proprio imterpretante nella sun Sela di interpretazione che non puo riferisi a nessuna fondazione che vant id suo stesco interpretare, simettendola al rischio costtutivo di son corteza che costruisce essa stessa le sue verta, nella dottrina de Tecan ritomo — ormai perst la trasmutazione dela certeza in vert sul reupposto di un Dio che non m'inganna — si ffaccia di nuovo nest: ened al garantia, di «fondazione», al rschio costitutivo dellinterpret- ancy questa volta in chiave dinamica, pid precisamente nella stabilizes: ione della totalita dinamica del divenire. ‘mB. Niewche, Fremont pstuni 1885-1897, in Id, Oper, cit vol MT, p20) Volonti a potence ome volontd di forme in Nierache 293 5. Lessere-alla-vita: un'ontologia della labiits LLestetizzazione della metafisiea procurata da Nietzsche con la sua esten: sione del earattere poietico dell artificio come ééchne (un intendersene con abilti della produzione delle cose che «possono sia esserci sia non ceserci di cui il principio & in chi crea e non in cid che & creato; infarti Tarte non siguarda le cose che sono 0 che si producono necessariamente, ‘né per natura, in quanto queste hanno il loro principio in se stesse>™) See oeelacenicneeerenea ine pease fee tre ~ si intende di sé e si procura la sua parvenza nelfimpellere della elon he dock dl enere pluto che ci non eer, come Pure Bo trebbe, registra un mutamento di principio nella tradizionale ontologia delle forme sostanziali. Questa estetizzazione di fatto significa V'ingzesso Gel tempo, della temporaliti come sospensione della forma (una dinarmica delleventuale) ta essere e non essere; qualcosa che allesere di una cosa con-viewe sempre e necessariamente, se appunto perd essere della cosa e-viewe a se stesso nella forma, il che pero & del tutto rimesso alla casua- lta della vita della forme. La forma & coinvolta nel caratere accidentale della sostanza della vita, fa corpo con il suo corpo labile quanto mai Il guadagno della trasparenza del significato dell'essere cosi conscgui- 10, affidato a quello noi pit, prossimo, 'essere-alla-oita in cui siamo im: plicati, & percid stesso Vautoavvertimento della sua labilita sostanziale, la znon trasparenza del destino o lx sua troppa trasparenza. Assumere che il corpo sia pi importante delPanina, assumere #: foto il primato del ser sibile hai suoi costi: il filo conduttore del corpo non consente sconti alla finitezea temporale dell’esserci. La tutela nietzscheana della volonta alla prospettiva puntudle ¢ relativa della vita della forma lo sa bene. Un sape- fe irrinunciabile oggi, che a quella forma di vita che & 'uomo della tee: nica, allartficio di sé della vita pare schiudersi grazie alla tecnica la pos- sibilta che gli bast il suo mero esserealla-vta da qualche parte nell’ uni- ‘verso perché possa ri-prodursi e portarsi dove vuole. Per questo orizzon- te estremo della volonta di essere del biologico, il pensiero nietascheano costituisce un appello ancora stringente. Un appello non esaurito alla tutela della volonta, del pessimismo della forza per reggere una restrizio- ne della vita spiriuale sempre pitt inasprita nell'immanenza biologica a se stessa, dove anche I'essere-nel-mondo vincolato alla terra pare avere ‘ormai i toni dellarcheologia spiituale Lo «spirito vivente», alla cui comprensione, nel 1916, nella chiusa del libro su Scoto Heidegger avviava il suo pensiero, ci che ancora nel 1927 % Arise, tice Nicomache, vol. VI 4, 11408 1016 296 Engenio Mecearelle ppoteva essere pensato come un esposto essere-nel-mondo da saper abitare in un Mitel? umano sulla terra, si & oggi rstretto ad un nudo essere alle-ta, sempre pit da difendere ¢ accudire. La distretta che vive & Pau foawertisi di un esserci sprituale che sa di poter ormai essere un mon- do (un mondo che deve restate umano) a partire da una terra che si fa sempre pili «spirituale», perché sempre pil pud, feonicamente, filarla da se stess0, posto che sia in vita da qualche parte nell'universo; ma questa tetra sara ancora una terra spirituale, e non della mera intelligenza del calcolo, solo se quest’esserci cosi oggi posto nel cosmo sapra evitare i Fischio, verso cui rotola sempre pi, di cadere in se stesso, sapendo anco- ra vedere leccedenza del Tutto a sé, che gli pulsa gia sempre dentro come vita er L'esserci che si avverte come contingenza necessaria nel cosmo solo per sé, come un colpo di dadi e non un programma genctico della sostanza-mondo in sé logica 0 orientata alla logica, almeno di quel ges che & trascritto nel Jogos umano, il compito del pensiero resta quello che per l'bomo cultura ® stato in fondo da sempre: oggettivare come mondo il suo conatus sese conservandi ~ trascendere la proptia pbysis come vita trascendendo in essa, continvando & mantenersi in essa. Come vita la ra scendenza dell'eserci non @ nientaltro che #l carattere antientropico della vita di wn ente, Lesserci mano, che 8 appunto connotato da questa capaci 12 di assumere la propria natura aperta ed avventata sul cosmo, dove la volonta supplisce allincertezza del suo esservi stabilito: il dono amaro dalla coscienza. Herder, il romantico Herder, lo aveva scotto per tempo come la necessti di un «essere manchevole», «non pit machina inde- ferbile nelle mani della natura», di divenire «scopo a sé medesimo scta della propria elaborazione»().G. Herder, Abbandlung ber den Ur sprung der Sprache), anticipando Vorizzonte che si sarebbe costruita la vita nietzscheana nella sua stricta come «imperfetto mai compiuto». Per questo esserei avuentizio nel mondo, esposto alla sua stessa aver: tura in un mondo che deve sempre pitt cavare dal suo cuore, per pata frasare un'espressione di Jiinger, Nietzsche ci ha dato tutto il coragio. ‘Che bast é il tarlo che rode ~ nella fune del ritorno che lo leghi ad una sicurezza presupposta ~ il funambolo della volonti nietzcheano, Il tarlo “che rode il suo edificio allimmanenza, il suo monumento al coraggio del umano.

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