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Breve storia della musica rock

Il rhythm and blues e il rock’n’roll


All’inizio degli anni Cinquanta, in Usa, nella comunità afroamericana
nasce il rhythm and blues. La definizione all’inizio serve solo a sostituire
quella di race records (vedi p. 391); ma poi arriva a indicare un genere
ritmato, che prende spunto dalle sonorità del boogie-woogie: la voce è di
solito accompagnata dal sax, dall’organo Hammond e dalla batteria.
Dal rhythm and blues e dal nuovo atteggiamento ribelle e
trasgressivo dei giovani ha origine, nella comunità bianca, il rock
’n’ roll (letteralmente: “dondola e rotola”), caratterizzato da un ritmo
scatenato e frenetico completamente diverso dalle sonorità soffuse
e raffinate delle canzoni dell’epoca, come quelle del cantante Frank
Sinatra. Nel 1954, il primo successo è Rock Around the Clock di Bill
Haley e The Comets; ma il protagonista indiscusso di questo periodo è
Elvis Presley che, insieme a Little Richard e Chuck Berry, diventa una
vera icona della cultura musicale statunitense: il suo modo irriverente
e sfrontato di cantare e di muoversi sul palco conquista i giovani di
tutto il mondo e si trasforma nel simbolo di una rivoluzione sociale e
generazionale.

Il folk rock e l’avvento dei songwriters


La tradizione della musica popolare statunitense (o folk) prevedeva
l’utilizzo di melodie semplici, derivate dalla tradizione contadina
e suonate con strumenti acustici. Tra gli anni Sessanta e gli anni
Settanta, però, la musica popolare incontra i nuovi strumenti del rock
’n’ roll: nel 1965 a Newport, durante un festival di musica popolare,
il cantautore Bob Dylan si presenta sul palco con una chitarra
elettrica, scandalizzando tutti i presenti.
Dylan – che era un cantautore di successo, famoso per trattare nei
suoi testi tematiche legate ai diritti civili e al pacifismo – diventa così
uno tra i protagonisti del “folk rock”. Durante la sua lunga carriera,
Dylan (che di solito si presenta sul palco accompagnato da chitarra e
armonica a bocca) alterna nelle sue canzoni tematiche sociali a spunti
più letterari e spirituali. È uno tra gli artisti più famosi di tutta
la produzione statunitense ed è stato insignito del premio Nobel per
la Letteratura nel 2016.

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Altri esponenti del folk rock sono la cantante Joan Baez, che si ispira
prevalentemente al folk americano e scozzese, il duo Simon and Garfunkel,
che con brani come The Sound of Silence e Mrs. Robinson diventa un
classico di questo genere, e il gruppo Crosby, Still, Nash & Young. Con
Bob Dylan si inaugura anche un modo nuovo di scrivere le canzoni: non
è solo la musica ad avere importanza, ma sono significativi anche i
testi. Si spalanca il vastissimo territorio dei cantautori (o songwriter).
Negli anni e nei decenni successivi, i progetti solistici degli inglesi Nick
Drake, Elton John, Peter Gabriel, David Bowie e degli statunitensi Patti
Smith, Tom Waits e Bruce Springsteen entrano a far parte di questo
affascinante universo, che – seppur declinato caso per caso in modo
diverso, peculiare e sempre molto personale – riesce a rappresentare sogni,
speranze, contraddizioni e difficoltà di intere generazioni.

Il beat inglese
Nel 1962 Liverpool, in Inghilterra, è uno dei porti più importanti per
gli scambi commerciali con gli Stati Uniti. Ed è qui che arrivano anche
gli influssi del rock ’n’ roll d’oltreoceano, che negli anni Sessanta ha
ormai perso la sua spinta iniziale. Quattro ragazzi – John Lennon, Paul
McCartney, George Harrison e Ringo Starr – fondano i Beatles, una band
che cambia per sempre il modo di suonare e di ascoltare la musica, e con
essa l’immaginario dei giovani del pianeta.
I Beatles hanno una straordinaria fantasia melodica, usano
ritornelli semplici e piacevoli e inventano il concetto di band, fino
ad allora sconosciuto al grande pubblico: da quel momento le band
avranno quasi sempre una batteria, un basso e due chitarre (una
ritmica e una solista). Prima del 1970, data in cui il gruppo si scioglie
a causa di contrasti interni, i Beatles scrivono molte canzoni, una più
famosa dell’altra; ma non è solo una questione di musica. In tutto il
mondo si diffonde una vera e propria “Beatles mania”: i fab four (i
“favolosi quattro”, come sono chiamati i ragazzi di Liverpool) diventano
idoli di una intera generazione. Con loro nasce la beat music inglese
(beat letteralmente significa “battito”), di cui diventano i principali
esponenti.
Negli stessi anni, Mick Jagger e Keith Richards fondano i Rolling
Stones, l’altra band simbolo degli anni Sessanta, che sfida i Beatles
a colpi di successi discografici. Gli Stones scelgono una sonorità più
aggressiva, energica e vicina alla tradizione dei bluesman e del rhythm
and blues, adatta a rappresentare la rabbia e la voglia di ribellione.

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Brani come (I Can’t Get No) Satisfaction entrano a far parte della
storia del rock. Insieme al beat nasce un nuovo modo di pensare, di
ballare, di vestirsi: la minigonna diventa un simbolo dell’emancipazione
femminile e tutti i ragazzi portano i capelli lunghi proprio come i loro
idoli. Sono anche gli anni in cui a Londra si diffonde la cultura dei mods,
che esprimono la loro ribellione per le mediocri prospettive di futuro nei
sobborghi inglesi e si caratterizzano per un look molto curato e scooter
italiani superaccessoriati.

La risposta americana
La rivoluzione inglese raggiunge presto anche gli Stati Uniti, tanto
che si parla addirittura di una British Invasion. E trova negli USA
un terreno altrettanto fertile, già preparato dalla beat generation,
un movimento letterario e culturale degli anni Cinquanta di cui lo
scrittore Jack Kerouac è uno tra gli esponenti principali (attento a non
confonderla con la beat music inglese, che indica un fenomeno diverso).
All’inizio degli anni Sessanta, gruppi come i Beach Boys esaltano
la cultura californiana legata al mondo del surf, con sonorità spensierate
derivate direttamente dal rock ’n’ roll come nel loro celebre brano Surfin’
U.S.A. Ma a metà decennio il clima cambia decisamente: è il momento
in cui esplodono i movimenti per i diritti civili degli afroamericani,
i movimenti giovanili, i nuovi ideali pacifisti e di contestazione nei
confronti della guerra in Vietnam; si spinge per un ritorno alla natura
e a un modo di vivere comunitario, rifiutando una società basata sul
consumismo, e si lotta per la liberazione dalle barriere culturali e sessuali.
Quando queste diverse idee si fondono, nasce il movimento degli
hippy (in Italia chiamati anche con l’appellativo “figli dei fiori”),
che fanno della musica rock un elemento centrale. La cosiddetta
“controcultura” trova espressione musicale in gruppi psichedelici tra cui i
Doors, guidati da Jim Morrison, che spesso scrivono e si esibiscono sotto
l’influenza di sostanze stupefacenti.
Il punto più alto di questa “età d’oro” del rock è il raduno di
Woodstock, un terreno nello stato di New York in cui nell’agosto del
1969 si danno appuntamento mezzo milione di ragazzi per assistere a
una tre giorni no-stop di musica. Sul palco salgono i più importanti
idoli di quel periodo, tra cui Janis Joplin e Jimi Hendrix: in segno di
contestazione Hendrix stravolge l’inno americano, suonandolo in modo
lacerante con la chitarra elettrica modello Stratocaster e producendo
rumori che evocano le bombe del Vietnam.

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Sono anche gli anni in cui emergono i Velvet Underground, guidati da
Lou Reed, il cui rock aggressivo, spesso suonato sotto l’effetto dell’eroina,
si ispira alla pop art di Andy Warhol. Molti di questi protagonisti
moriranno pochi anni dopo, a causa dell’abuso di droghe.

Il progressive rock
Nel Regno Unito gli anni Settanta si aprono con un nuovo modo
di intendere il rock, più raffinato ed elaborato, che si fonde in modo
creativo con le tradizioni popolari europee e con altri generi come
il jazz e la musica classica.
I primi esponenti di questa nuova corrente progressive (o prog)
sono i Pink Floyd, che, anche prendendo spunto dalla psichedelia,
inventano brani dalla forma molto libera, in alcuni casi corti, in
altri lunghissimi; e poi inseriscono rumori, parti vocali, lunghe sezioni
strumentali, esperimenti sonori ottenuti in sala di incisione. I loro
album The Dark Side of the Moon e The Wall, i cui brani costituiscono
un’unica opera da ascoltare in sequenza, sono tra i più famosi e venduti
al mondo.
Altri esponenti del prog sono i Jethro Tull, in cui il flauto traverso
si ispira al folk scozzese, i Genesis, gli Yes e il gruppo Emerson, Lake
& Palmer, che inserisce spesso richiami alla musica classica nel proprio
repertorio e pubblica anche una versione rock del celebre brano Quadri di
un’esposizione del compositore russo Modest Musorgskij (vedi p. 302).

L’hard rock e l’heavy metal


Nell’hard rock il suono e il volume degli strumenti aumentano.
Riff (cioè brevi frasi da ripetere più volte) e assolo di chitarra distorta,
ritmi serrati al basso e alla batteria, timbri vocali urlati, atteggiamenti
provocatori e soprattutto una pressione acustica davvero notevole sono
le caratteristiche distintive di questo genere, nel quale svettano i
Led Zeppelin, i Deep Purple, gli Aerosmith e poi gli AC/DC, i Kiss e i
Guns’n’Roses.
Nell’heavy metal, a partire dagli anni Ottanta, le sonorità
dell’hard rock sono portate all’estremo, con un suono che è
appositamente reso “pesante” e aggressivo; i testi si rifanno al mondo
horror e, in alcuni casi, al satanismo. Appartengono a questo genere, a sua
volta suddiviso in molti sottogeneri, i Black Sabbath, i Metallica, gli Iron
Maiden, i Motörhead, Marylin Manson.

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Il punk
A metà degli anni Settanta la crisi petrolifera, l’aumento della
disoccupazione e l’irrigidimento della guerra fredda fanno svanire
definitivamente l’idealismo nato nel 1968. Nasce così in Inghilterra
il movimento punk, caratterizzato da un look fatto di abiti neri, con
catene e creste di capelli colorate, da un atteggiamento lesivo nei
confronti del proprio corpo (con piercing dovunque), da una visione molto
cupa del futuro.
La musica punk è fatta da suoni grezzi e rudi, da una vocalità
scomposta, da canzoni con solo due o tre accordi in cui l’abilità
esecutiva dei musicisti non ha volutamente alcuna rilevanza. Oltre
agli americani Ramones e agli inglesi Clash, i principali rappresentanti
del punk sono i Sex Pistols: durante uno dei loro primi concerti, gli
organizzatori sono costretti a staccare l’impianto di amplificazione dopo
soli dieci minuti, tanto è esagerato il volume della performance.
A cavallo degli anni Ottanta queste tendenze vengono assorbite
dal post punk, i cui esponenti principali sono i Joy Division, che si
scioglieranno a causa del suicidio del loro leader, Ian Curtis.

Il rock inglese e irlandese


Negli anni Ottanta, la componente ribelle e anticonformista del rock
perde rilevanza mentre si sviluppa una musica più vicina agli schemi e
alla finalità commerciali del pop, che si può in parte racchiudere sotto
il nome di new wave (letteralmente “nuova onda”).
Tra i protagonisti ci sono gli statunitensi Talking Heads, con una
donna al basso elettrico (cosa molto rara, all’epoca), ma è soprattutto
in Inghilterra e in Irlanda che questa nuova onda produce i risultati più
efficaci: si possono considerare parte di questa tendenza i Dire Straits,
i REM, i Police e gli U2, che con il loro leader Bono Vox sono attivi
ancora oggi, dopo essere diventati un’icona mondiale del rock.
Il gruppo dei Queen segue invece un percorso particolare, frutto
della fusione di molti generi e influenze diverse: il cantante Freddy
Mercury, che guida la formazione, è considerato una tra le voci rock più
straordinarie di tutti i tempi.
Sono anche gli anni in cui il cantante Bob Geldof riunisce sul
palco del Live Aid alcune delle più importanti star musicali per
raccogliere fondi contro la povertà nei Paesi in via di sviluppo:

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il concerto del 1985, che avviene in contemporanea a Londra e a
Philadelphia, è seguito tramite la televisione da più di un miliardo e
mezzo di persone.
Nel 1988, sempre a Londra, viene anche organizzato uno dei più
grandi concerti della storia della musica per richiedere la scarcerazione
di Nelson Mandela, imprigionato in Sud Africa per la sua lotta contro
l’apartheid. L’evento ha un’enorme risonanza internazionale e contribuisce
alla sua liberazione, che avviene due anni dopo.

Il rock del presente


Negli anni Novanta si diffonde il grunge, un movimento di
alternative rock che si ispira al punk e al metal per dare vita a una nuova
tendenza musicale caratterizzata da suoni grezzi e aggressivi; ha come
fulcro la città statunitense di Seattle e i suoi esponenti principali sono
i Nirvana e i Pearl Jam.
Oggi sotto la bandiera del “rock” è possibile inserire molte
tendenze diverse e frammentate, in cui è difficile definire
caratteristiche comuni. Soprattutto nel caso dei grandi protagonisti
della scena internazionale, ogni esperienza attinge a diversi modelli del
passato; e non mancano alcune tendenze underground, un termine con
il quale si indicano protagonisti “di nicchia”, esclusi dal circuito delle
grandi case discografiche, che di solito cercano strade sperimentali e
anticonformiste.
Tra i principali musicisti rock del presente non puoi non conoscere
Sting, cantautore britannico già leader dei Police, i Radiohead, gruppo
inglese capitanato da Thom York, e Bjork, una cantautrice islandese.

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