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Cap 3.

TURISMO E GEOGRAFIA POLITICA


3.2 La geografia politica, la geopolitica e il turismo
La geografia politica indaga sul binomio territorio-popolazione, ne studia i caratteri e le modalità e
individua le motivazioni dell’agire politico territoriale e coglie i risultati in termini di nuova
organizzazione dello spazio anche in dipendenza di altre forze naturali.
La definizione di geopolitica è più complessa. Essa tratta lo studio dello Stato considerato come
organismo geografico, così come si manifesta nello spazio. C’è anche una definizione critica di
geopolitica, concettualizzata da Toal come approccio intellettuale, mentre Dalby ha definito il
discorso geopolitico come processo di esclusione spaziale. Fondamentale è la divisione dello
spazio tra “nostro” e “loro”. La sua funzione politica è regolare il “noi” in quanto uguali e distinti
da “loro” perché diversi.
3.2.1 Geografia politica e turismo
Mentre la scienza geografica indaga sul binomio “territorio-popolazione”, la geografia politica
studia il governo di questo binomio. Per governo si intende il potere legittimo che ha uno Stato ma
anche tutti i soggetti di ‘governance’ (partiti politici, sindacati…). Per il binomio “territorio-
popolazione” si intendono le azioni che hanno come fine la gestione territoriale, demografica o
anche le scelte che agiscono indirettamente sulla distribuzione delle risorse e della popolazione sul
territorio. In tal senso l’indagine geografico-politica studia un tale oggetto sotto diverse
prospettive:

 nei suoi caratteri: in cosa consiste un’azione politica di interesse geografico;


 nelle sue modalità: in che modo viene realizzato;
 nelle sue motivazioni: per quali cause o fini;
 nei suoi risultati: quali sono i vantaggi e gli svantaggi ottenuti.
Dunque, l’azione di governo su un paesaggio o regione ha come effetto un’organizzazione
dello spazio, rispetto a quella che ci sarebbe stata senza tale forza politica. Lo studio
dell’organizzazione spaziale dei fenomeni turistici e la valutazione dell’impatto che questi
producono sull’ambiente e l’economia locale non possono prescindere dall’analisi del
contesto politico in cui si manifestano. Ad esempio, le cascate di Iguazù si trovano in parte in
territorio brasiliano in parte in quello argentino, si trovano in un ambiente molto fragile
sottoposto a tutela. Vi si può accedere con un elicottero solo dalla parte brasiliana. Questa è
stata una decisione politica dell’Argentina che ha vietato il sorvolo di questa area sensibile per
ragioni ambientali. Gli interventi che uno Stato può attuare sul turismo possono riguardare
coordinamento, pianificazione, partecipazione diretta o stimolazione dell’iniziativa privata.
3.2.2 Geopolitica classica e turismo
La geopolitica influenza i flussi turistici internazionali sia nelle origini che nelle destinazioni,
occupandosi di fattori che possono sollecitare o meno gli spostamenti turistici. Uno di questi è il
sistema politico-economico adottato da un Paese, ad esempio fino agli anni Ottanta i flussi da Est
a Ovest dell’Europa erano fortemente ostacolati a causa della cortina di ferro. Altri fattori politici
sono i conflitti armati e gli attentati terroristici. Per esempio, le guerre nella penisola balcanica
degli anni Novanta hanno portato all’azzeramento del turismo balneare in Dalmazia. Anche le
alleanze e le tensioni tra diverse potenze influiscono sul turismo, basti ricordare la rigidità dei
rapporti tra Italia e Gran Bretagna dopo la guerra d’Etiopia. Un altro fattore che ha conseguenze
sul turismo sono le scelte politico-amministrative di ogni Paese, per esempio le aree militari non
sono adatte all’insediamento turistico. Anche la legislazione sulle case da gioco influisce sui flussi
turistici, perché si tende a dirigersi verso nazioni che non vietano il gioco d’azzardo. Anche gli
elementi geopolitici possono essere una risorsa (monumenti celebrativi, le sedi del potere politico,
la presenza delle forze dell’ordine e le parate militari). Il cambio favorevole di una moneta
nazionale con un’altra può essere causa di un aumento o diminuzione dei flussi turistici.
Infine, le scelte politiche riguardo ai visti di entrata che sono necessari per accedere ad uno Stato.
3.2.3 Geopolitica critica e turismo
All’interno della geopolitica critica, il turismo viene utilizzato per creare “discorso geopolitico” che
comprende concetti e ideologie attraverso cui noi diamo senso al mondo, in quanto organizzato
politicamente all’interno di una costruzione che ci dice chi siamo “noi” e chi gli “altri”. Un esempio
di azione politica finalizzata a concorrere alla creazione di discorso geopolitico (divisione di spazio
tra “nostro” e “loro”) è il manifesto posto sul “muro di separazione” tra Israele e Palestina che
recita in 3 lingue (inglese, ebraico, arabo): “la pace sia con voi”. La necessità di marcare il possesso
dei luoghi turistici da parte del potere costituito è più forte quanto più internazionale è la
provenienza dei visitatori.
3.3 Il turismo sociale tra geografia politica e geografia economica
Nel 1963 il BITS (Bureau Internazionale del Turismo Sociale) definì il turismo sociale come
“l’insieme delle relazioni e dei fenomeni che scaturiscono dalla partecipazione al movimento
turistico degli strati della popolazione aventi reddito modesto ai quali tale partecipazione è resa
agevolata da provvedimenti di carattere facilmente riconoscibili”. In una recente indagine il
turismo ha trovato varie definizioni dagli utenti: turismo che favorisce la socializzazione, turismo
rivolto a persone con poco denaro, turismo per categorie sociali specifiche, turismo organizzato da
associazioni… I soggetti organizzatori sono i sindacalisti, gli imprenditori, sacerdoti, le associazioni
giovanili… In tal senso, il turismo sociale riguarda sia la geografia politica che quella economica.
Dal lato della domanda, sono aumentate “nuove povertà” quindi si cerca di superare gli ostacoli
per la fruizione dei servizi turistici; dal lato dell’offerta, si cerca di riattivare strutture ricettive in
crisi o di ottimizzare la promozione per consentire uno sviluppo locale. Il turismo sociale non è più
sinonimo di “povero”, ma di “essenziale” e porta sviluppo dove c’è più necessità. Da qui è nato il
paradigma “glociale” cioè visione turistica globale e locale che ha come fine l’equità sociale. Il
turismo sociale e le organizzazioni che se ne occupano devono attuare un rinnovamento. È
necessaria una professionalizzazione dell’operatore turistico, perché l’operatore deve rivalutare i
siti turistici più bisognosi mettendo in contatto i turisti con siti ed eventi “minori”.
3.4 Politiche europee e nazionali per il turismo
Con il trattato di Lisbona (2009) il turismo è entrato a far parte degli obiettivi dell’UE e le
istituzioni europee, non sostituendosi alle competenze dei singoli Stati, promuovono la
competitività nel settore turistico delle imprese e favoriscono la cooperazione fra gli Stati membri.
Gli obiettivi dettati dalla Commissione europea nel 2010 sono: stimolare la competitività nel
settore turistico in Europa, promuovere lo sviluppo di un turismo sostenibile, responsabile e di
qualità e consolidare l’immagine dell’Europa. Nel 2015 il Parlamento europeo aggiunge un
ulteriore obiettivo per garantire competitività tra le imprese che operano nel settore dei viaggi e
del turismo a fronte dell’emergere di nuove imprese digitali. Tutto ciò si è realizzato attraverso
l’erogazione dei finanziamenti ad enti pubblici territoriali e non, imprese private o organizzazioni
no profit. A livello della politica nazionale, la legge quadro sul turismo (2001) e le conseguenti leggi
regionali hanno riorganizzato il settore turistico. L’istituzione dei “Sistemi Turistici Locali“ dall’art.
5 della legge quadro ha costituito un passo in avanti rispetto all’organizzazione territoriale del
turismo e dato che l’offerta turistica italiana non risulta ancora robusta per la concorrenza
internazionale è stato approvato il “Piano Strategico di Sviluppo del Turismo nel 2017-2022”.
Attraverso la nuova regolamentazione si cercherà di superare i punti di debolezza del sistema
turistico italiano cioè l’eccessiva burocrazia, la sottovalutazione delle potenzialità del turismo e
una scarsa propensione all’innovazione
3.4.1 I Sistemi Turistici locali
Con la legge quadro nazionale del 2001 vengono introdotti i Sistemi Turistici locali. Per “sistema”
si intendono gli elementi che costituiscono un’unità base, per “locale” si intende la dimensione del
villaggio urbano. Il “sistema locale” appare lo strumento idoneo per rispondere ai cambiamenti
delle problematiche del nostro tempo. Esso risponde ad una diversa gestione della politica
turistica che non poteva essere regolamentata a livello esclusivamente nazionale o regionale. Si
tratta di un’attribuzione di responsabilità, in modo che gli attori collaborino con gli enti preposti. I
STL hanno alcuni elementi essenziali, quali: il territorio inteso nella sua globalità; la comunità
locale (imprenditori locali, istituzioni, enti pubblici…) chiamata a fare sistema o condividere le
scelte in quanto attori di sviluppo locale; il progetto di sviluppo che si basa su una gestione
condivisa dalle finalità progettuali sulle quali è fondato. È il progetto di sviluppo a rappresentare il
compito fondamentale degli STL, mentre la “promozione” e la “commercializzazione”
costituiscono attività di complemento che possono essere di competenza dell’STL o della Regione.
Però alcune Regioni non hanno aderito a ciò fondamentalmente per due ragioni: l’inadeguatezza
del finanziamento e l’insufficiente diffusione nel nostro Paese della “cultura del nuovo”.
3.4.2 Il Piano Strategico di Sviluppo del Turismo
Il “Piano Strategico di Sviluppo del Turismo” viene approvato nel 2017 e individua le finalità
strategiche sullo sviluppo del turismo confermando il ruolo primario delle Regioni nelle scelte
fondamentali. Esso presenta una novità nella programmazione turistica italiana. La principale
finalità del Piano consiste nella promozione di una nuova modalità di fruizione turistica del
patrimonio italiano basata sul rinnovamento dell’offerta turistica e sulla valorizzazione delle nuove
mete, rilanciando l’Italia sul mercato turistico internazionale. Per raggiungere questo risultato, il
Piano agisce su leve come l’innovazione tecnologica e organizzativa, la capacità di adattamento
alle trasformazioni del mercato, la valorizzazione del patrimonio culturale e territoriale, la
promozione delle attività imprenditoriali. Sulla base di questi principi, il Piano individua tre Principi
trasversali: (sostenibilità, innovazione, accessibilità) e quattro Obiettivi generali:

 Innovare, specializzare ed integrare l’offerta nazionale;


 Accrescere la competitività del sistema turistico;
 Sviluppare un marketing efficace ed innovativo;
 Realizzare una governance efficiente nel processo di elaborazione del Piano.
Incrociando i Principi trasversali con gli Obiettivi generali, nascono 14 Obiettivi specifici. Tra
quelli specifici, si individuano quelli di interesse geografico:

 promuovere la valorizzazione delle aree strategiche di attrazione turistica (geografia


economica);
 promuovere la valorizzazione delle destinazioni turistiche emergenti (geografia dello
sviluppo);
 adeguare la rete infrastrutturale per migliorare la mobilità (geografia dei trasporti);
 accrescere la cultura dell’ospitalità e sviluppare competenze legate alle evoluzioni del
mercato (geografia umana);
 rafforzare l’attrattività del Brand Italia e facilitare azioni di promozione sul mercato
interno (geografia della percezione);
 promuovere la gestione, l’aggiornamento continuo del Piano e le scelte degli operatori
in direzione della sostenibilità e dell’innovazione (geografia dell’ambiente).
Il Piano non è uno strumento di programmazione rigida perché lascia spazio alle decisioni
politiche con un Programma attuativo annuale o biennale, il quale stabilisce tempi, azioni
da adottare e costi.
3.5.1 Turismo e studi di genere
Negli ultimi anni ci sono studi nuovi in geografia turistica: gender, postcolonial, critical, animal,
behavioral, popular, youth... che hanno rovesciato lo sguardo “positioned” che aveva
caratterizzato gli studi geografici fino ad ora. La teoria di gender si è innestata negli studi
femministi negli anni Settanta.
La geografia di genere ha per obiettivo l’analisi delle relazioni esistenti tra spazio e genere nelle
sue declinazioni e ruoli o delle funzioni che uomini e donne svolgono in esso. Gli studi di genere
hanno apportato novità alla geografia del turismo ma con ritardo. Nel 2005 è stato pubblicato in
Italia il primo libro su turismo e genere da Dell’Agnese e Ruspini, in cui si parla del viaggio come
esperienza di genere, la differenza di percezione del paesaggio tra turisti e turiste o la costruzione
di paesaggi “maschili” e “femminili”. A partire dai tempi del Grand Tour solo gli uomini potevano
intraprendere viaggi, le donne dovevano limitarsi agli spazi domestici. Successivamente iniziarono
a viaggiare anche le donne consacrandosi a viaggi più rilassanti mentre gli uomini si dedicavano a
viaggi avventurosi.
3.5.2 Turismo e studi postcoloniali
Con il termine colonialismo si indica quel periodo tra il XIX e il XX sec. durante il quale le potenze
europee hanno dominato gli altri continenti. Questo termine non ha smesso di essere attuale
perché la divisione tra territori civilizzati e territori da civilizzare non è ancora scomparsa. Il
termine “postcolonialismo” è complesso perché si considera concluso il periodo coloniale. Gli studi
postcoloniali hanno riguardato l’analisi dell’impatto ambientale, sociale ed economico che la
gestione del turismo da parte dei tour operator occidentali ha esercitato sugli altri territori o le
rappresentazioni turistiche degli spazi extraeuropei. Alcune volte gli Stati in via di sviluppo
soccombono alle multinazionali, ad esempio alle Maldive il governo ha affidato la gestione delle
strutture solo a gente del posto perché avevano il timore che le multinazionali estere avessero
potuto monopolizzare la questione turismo.
3.6 Il turismo del volontariato
Il turismo del volontariato (volunturismo) consiste nella pratica di persone che durante le loro
vacanze intraprendono un’attività di volontariato per aiutare le persone in condizioni di necessità
oppure per tutelare e valorizzare l’ambiente. Il periodo è variabile, come anche le destinazioni
(scala nazionale, internazionale e intercontinentale). Il turismo del volontariato è diventato un
business nel mercato turistico, tanto che si contano ogni anno sessanta milioni di volonturisti
organizzati anche da operatori sia da ONG o da organizzazioni con scopo di lucro. Un’altra forma di
turismo è il “turismo politico”, realizzato da chi vuole sostenere una causa dei popoli che visita con
un contributo in termini di lavoro e solidarietà. Si condividono ideali sociali, ambientali o educativi
prettamente politici e rivoluzionari.

Cap 4. TURISMO E GEOGRAFIA UMANA

4.1 Identità e motivazioni del turista

Il termine “turista” si presenta in ritardo nelle lingue europee perché la pratica turistica è di
recente affermazione. L’ONU definisce il turista “una persona che viaggia per divertimento, ragioni
familiari, salute, riunioni, affari… e che soggiorna per un periodo minimo di 24 ore in una nazione o
regione diversa da quella in cui risiede normalmente”. Ci sono anche altri viaggiatori come i
“migranti” che si spostano per motivi economici, o i “profughi”, che lo fanno per violazioni dei
diritti dell’individuo, oppure gli “escursionisti” che ritornano nella loro residenza in giornata, senza
pernottare altrove.
Ma la geografia del turismo tradizionale si è accontentata di questa definizione ma nell’ evoluzione
del pensiero postmoderno arricchisce il termine turista con altri elementi più soggettivi, e dunque
turista è chi si sente o chi la società sente turista. Volli (1993) afferma addirittura che sia improprio
parlare di turismo nel caso dei pellegrinaggi medievali perché secondo lui, il turismo è concepibile
solo nelle società che lo riconoscono come attività specifica. Nel 2013 Rocca distingue il
“proturismo” dal turismo usando il Grand Tour come discrimine. L’attività turistica è propria delle
società capitalistiche. Il turismo è collegato con l'accumulazione di capitale, sociale, culturale e
simbolico che caratterizza la distribuzione per classi di consumatori tipiche della società tardo-
moderna.
Il turista si muove dalla località abituale ad un’altra per soddisfare un’esigenza di evasione, per cui
la scelta della destinazione dipenderà dall’esigenza/motivazione che egli sente come prioritaria.
Si distinguono diverse tipologie di turismo che si possono praticare in vari momenti dell'anno:
turismo naturalistico, etnologico, balneare, rurale, religioso, virtuale, terapeutico, culturale, della
memoria, enogastronomico, esperienziale, sportivo, sociale.

Inoltre, oggi si parla di turismo sintetico perché non si attraggono i turisti con le risorse naturali
che presenta un territorio ma in base alle esigenze dei turisti si creano i servizi per soddisfarle. Si
può praticare sci non solo in località di montagna ma è stata realizzata una pista di sci a Dubai o
pista di pattinaggio sul ghiaccio a Nizza (Costa Azzurra). Anche il turismo balneare non si limita più
alle località marittime ma si frequentano parchi acquatici naturali e artificiali (idroscalo di Milano),
piscine.
4.2 Il turismo naturalistico (e la tutela ambientale)

Nell’Ottocento con il diffondersi dell’industrializzazione, quindi la nascita del turismo si ipotizzò


che l’uomo avrebbe cercato il proprio habitat naturale in cui esprimere al meglio le sue
potenzialità. Questa ricerca influenzò la pratica turistica, infatti in quel periodo venne scoperta
parte dell’America occidentale. Da allora il mito dell’”integrità” naturale dei luoghi non è mai
svanito. Infatti, si cercano tuttora tratti di superficie terrestre dove l'uomo non ha portato nessuna
forma di inquinamento, dove non ha impresso tracce della sua presenza. Dopo la Rivoluzione
industriale questa idea è diventata irrealizzabile. II progresso scientifico-tecnologico, l’espandersi
della popolazione, le conseguenze ambientali dell’industrializzazione, la capillarità
dell’insediamento turistico attuale rendono impensabile trovare un luogo che non sia stato
antropizzato sulla Terra. Tuttavia, il turista post-moderno vuole praticare turismo naturalistico in
quanto egli cerca il contatto con la natura che è ormai distante dalla sua quotidianità. Sono molto
richiesti il Cervino, la Monument Valley, il vulcano Fuji, le dune del Sahara… ma anche l’autenticità
di questi luoghi deve essere messa in discussione. Ad esempio, la vetta del Cervino non è stata
raggiunta fino al 1865 ma dopo la prima scalata di un alpinista inglese si sono succeduti migliaia di
alpinisti, per cui sono sorti rifugi, bivacchi…
I geografi si chiedono se il turismo sia un fattore di sviluppo o di degrado per l’ambiente. Ci deve
essere un dialogo tra le regioni di incoming e quelle di outgoing affinché il turismo tuteli il
paesaggio naturale, così che la regione non risenta dell’impatto dei turisti e possa offrire un
servizio migliore.

4.3 Il turismo etnologico (e l’”autenticità” delle culture)

Anche sul piano culturale non esistono sulla Terra lembi di superficie non intaccate da
condizionamenti esterni. Eppure, i turisti cercano nei loro viaggi una cultura “autentica” diversa
dalla loro. Per autenticità della cultura si può intendere la cultura com’era prima dell’arrivo del
turismo e la cultura com’era prima della scoperta degli Europei o ancora prima
dell’industrializzazione. Mentre flussi contaminano le culture, l'immagine turistica e lo stereotipo
di autenticità restano indifferente. Anche se passa il tempo, per il mercato turistico tutto deve
rimanere com’è. Così nasce il fenomeno della museificazione delle culture.
Oggi si viaggia sempre più dentro un immaginario costruito dall’industria dell’informazione e dalla
soggezione psicologica che si esprime attraverso i documentari o le riviste di viaggio. A volte, gli
aspetti culturali autentici vengono creati, non sono originari della popolazione. Si pensi che il
sirtaki, la danza “tradizionale” greca, è stata in realtà composta nel 1964 per un film.
Anche in questo caso l'autenticità dipende dall'educazione del turista e dalla responsabilità della
comunità
locale di offrire un servizio autentico di qualità. L’esempio emblematico è il souvenir che viene
acquistato per testimoniare di essere entrato in contatto con una cultura. Spesso questi oggetti
vengono costruiti per permettere al turista di portare un ricordo a casa, quindi in realtà non
rispettano la cultura del produttore ma si adattano al gusto dell’acquirente. La valorizzazione della
cultura locale nell'incontro culturale turisti/comunità locale è solo compito della società di
incoming.

4.4 Il turismo balneare (e la “deterritorializzazione” del fenomeno turistico)

Giotart (1993) ha coniato l’espressione “turismo eliotropico e balneotropico” per intendere che
oggi la motivazione del flusso turistico è la ricerca dei posti soleggiati dove fare bagni di mare.
In passato in Europa era tipico delle classi privilegiate avere la pelle chiara, mentre l’abbronzatura
era tipica di chi lavorava nei campi. I bagni al mare, inoltre, avevano scopi prettamente terapeutici.
Tra le due guerre mondiali il turismo marittimo era invernale poiché i turisti ricercavano un clima
più mite dove trascorrere l’inverno. Dopo la Seconda guerra mondiale, il turismo marittimo si
sposta ai mesi estivi perché si afferma la moda dell’abbronzatura. Un motivo fondamentale di
questo cambiamento fu il romanzo di Fitzgerald che promuoveva la moda del turismo sulle coste
mediterranee come segno di prosperità. La vacanza estiva per eccellenza divenne quella balneare
caratterizzata dalle tre S (sea, sun andsand) e ci fu il boom della costa adriatica e della Versilia.
Successivamente si aggiungono altre S (sex and spirit) e anche sport.
La deterritorializzazione del fenomeno turistico non ha risparmiato il turismo balneare.
Quindi per deterritorializzazione si intende che si può realizzare il turismo balneare anche in
altri spazi (piscine, parchi acquatici) o comunque dove c'è acqua.

4.5 Il turismo rurale (e l’autocoscienza del turista)

Gli esempi di villeggiatura in zone rurali sono numerosi: dall’ otium dei Romani nelle residenze
fuori porta, alle vacanze a Castelgandolfo per i Papi.
In generale, il turismo rurale viene praticato per sottrarsi dalla città caotica e calda in estate,
soprattutto con l'avvento dell’industrializzazione ci si sposta sempre più verso la campagna che nel
frattempo si è spopolata. Negli anni ’50 e ’60 questo tipo di turismo si diffonde come alternativa al
mare. Negli anni ’70 e ’80 con l’affermarsi di una moda turistica, la campagna attrae meno. Negli
ultimi anni viene riscoperto questo tipo di turismo e prende il nome di “agriturismo”. Questo
termine nasce in ambito agricolo da una Legge del 1985, che disciplina questa attività economica
con l’intento di rivitalizzare le aziende agricole, le quali hanno risentito una forte crisi a causa della
terziarizzazione delle economie occidentali. Secondo questa legge l’agriturismo doveva rimanere
collegato alle attività agricole, ma ben presto le strutture rurali sono diventate aziende turistiche.
Questo turismo da “alternativo” è diventato “di massa”.

C’è una distinzione fra turisti “d’élite” e turisti “di massa”, perché da sempre i turisti hanno
cercato di distinguere la loro esperienza da quella degli altri per far parte di un’élite. È stata
costituita, inoltre, la distinzione tra “viaggiatori” e “turisti”: i primi si distinguono per il grande
valore che attribuirebbero al viaggio (sarebbero un’élite), lasciando ai secondi la parte più
deleteria dell’esperienza. (la massa)
Di questi i più famosi sono i tipi turistici allocentrici e psicocentrici proposti da Plog:
- i turisti allocentrici preferiscono le aree non turistiche, apprezzano la scoperta e le nuove
esperienze, amano cambiare destinazione, preferiscono l’aereo, cercano l’incontro con nuove
culture e preferiscono un’organizzazione del viaggio molto flessibile;
- i turisti psicocentrici scelgono destinazioni conosciute, si dedicano ad attività sportive o balneari,
preferiscono l’automobile, si rivolgono a strutture ricettive standardizzate e scelgono pacchetti all
inclusive per famiglie con un’intensa programmazione delle attività.
Un’altra distinzione è stata elaborata da dell’Agnese, distinguendo i turismofobici e i turismofili,
prendendo in esame non il loro comportamento ma ciò che pensano di essere:
- i turismofobici si definiscono viaggiatori e non turisti. Scelgono aree non turistiche, pensano di
poter scoprire nuove località o nuove stagioni (il mare d’inverno), credono di essere
intraprendenti, accettano la scomodità e pensano di voler conoscere l’Altro;
- i turismofili cercano località di tendenza, non vogliono scoprire nulla: se sono all’estero, non
escono dal villaggio turistico, seguono le attività sportive e rilassanti, non vogliono incontrare
l’altro e amano i viaggi organizzati. Di conseguenza anche le località turistiche sono distinte in base
alla tipologia di turista che attraggono, per esempio la spiaggia adriatica è molto di moda quindi
adatta ai turismofili.
Il turismo rurale può essere definito come “alternativo di massa”, perché la campagna è diventata
una località di massa per l’abbondante flusso di turisti, ma è presentata e percepita come
“alternativa” per soddisfare la categoria che si autodefinisce turismofobica.

4. 6 Il turismo religioso (e le esperienze “virtuali” del turista)

Il pellegrinaggio è una prassi che accomuna diverse fedi e diverse località come città sante (La
Mecca), santuari (Fatima), tombe (San Giovanni Rotondo), siti naturali (Lourdes o il fiume Gange).
Il turismo religioso può non essere svolto da credenti ma ci si avvicina all’esperienza religiosa per
poter vivere questa esperienza culturale e per avere un incontro con gli altri e con se stessi. Il
turismo religioso ha assunto importanza sempre più rilevante in Europa dopo il riconoscimento del
Cammino di Santiago di Compostela nel Consiglio d’Europa o anche a Roma in occasione del
Giubileo del 2000 da parte della chiesa e del Giubileo straordinario della Misericordia del 2016.
Questo tipo di turismo è praticato sia da giovani che da anziani. È interessante verificare che le
mete del turismo del sacro negli anni non sono state solo le classiche (Roma, Terra Santa,
Lourdes), ma anche itinerari turistici classici come il Marocco o destinazioni rivisitate dal punto di
vista religioso, ad esempio “l’Argentina di papa Francesco”. Le destinazioni del turismo sacro
variano da fede a fede, ad esempio la Mecca è sacra per i Musulmani.
Spesso la prassi del pellegrinaggio ha avuto come destinazioni anche luoghi sostitutivi di più facile
accesso (turismo virtuale). Un esempio sono i “Sacri Monti”, destinazioni sostitutive di
Gerusalemme risalenti al XV secolo come santuari con reliquie, che rappresentano ricostruzioni
“topomimetiche” dei Luoghi Santi della Cristianità. Anche oggi si effettua un turismo religioso
virtuale con la trasposizione di siti religiosi in ambienti quotidiani (presepi, Via Crucis). Non solo
l’esperienza religiosa si nutre di turismo virtuale, ma la ricostruzione di un sito di interesse turistico
può addirittura sostituire l’originale (ricostruzione di Venezia a Las Vegas). Altri esempi di turismo
virtuale sono i libri di viaggio e nella società moderna i siti web che permettono la visita di
monumenti.

4.7 Il turismo terapeutico, il turismo culturale (e gli altri “alibi” del turista)

Nell’Ottocento trascorrere del tempo in località termali era una pratica salutare molto consigliata,
ma era anche una moda per distinguersi socialmente. Questa pratica poteva anche essere un alibi
per visitare località “climatiche”, infatti per le vacanze si sceglievano località turistiche con clima
più favorevole rispetto a quello di residenza. L’alibi terapeutico c’è stato fino agli anni Sessanta del
XX sec. quando molte località termali e climatiche si sono dovute “re-inventare” sotto la nuova
forma di turismo “del fitness”. Ora non si effettuano cure mediche ma per la salute del corpo, ma
trattamenti per il benessere della mente.
Un altro esempio di alibi turistico è il turismo “culturale”, anche se questa definizione è
inappropriata perché non esiste tipo di turismo che non sia destinato all’arricchimento culturale.
Negli ultimi anni questo aggettivo è molto utilizzato come a volere dimostrare che in vacanza non
ci sono stati solo momenti di riposo e di svago. Ci sono anche altri tipi di turismo di questo genere
che sono identificati come turismo improprio, in quanto sono dei viaggi compiuti con una
motivazione economica e con alcuni momenti culturali, enogastronomici… come il turismo
congressuale o il turismo bleisure (business-leisure) che uniscono gli affari allo svago. A proposito
di turismo professionale, sta acquisendo sempre più importanza il MICE (meeting, incentive,
conference, event). Questo fa parte dei comparti turistici a più alto tasso di crescita e di guadagno
e riguarda sia la partecipazione alle riunioni, conferenze ed eventi (meeting), sia l’attività di riposo
(incentive).
Anche il turismo scolastico rientra nel turismo culturale. Esso offre agli studenti la possibilità di
viaggi organizzati verso mete italiane o internazionali. Il motivo culturale, anche in questo caso un
pretesto perché spesso non si sa neppure individuare sulla cartina geografica una città dove si è
stati. Questi viaggi, però, sono altamente formativi sotto altri punti di vista perché si provano
esperienze nuove e si diventa più autonomi e responsabili.

4. 8 Il turismo della memoria

Questo tipo di turismo fa ritornare il viaggiatore nel passato per assistere ad un evento storico.
Esso consiste nel visitare una località che ha avuto una storia importante e ripercorrerla attraverso
la visita di monumenti. (es. Auschwitz)
Nell’epoca attuale la funzione del turismo della memoria è venir meno ai condizionamenti della
vita quotidiana e rifugiarsi nel passato, che spesso si idealizza. L’idealizzazione del passato può
venire dalla base (from below) che dipende dai gusti dei turisti e dall’alto (from above) cioè alcune
epoche sono idealizzate per rispettare un certo disegno politico. Il risultato è che le ricostruzioni
sono spesso stereotipate.
Esistono anche alcuni stereotipi geografici che derivano non solo dalla ricostruzione del passato
ma anche dall’educazione ricevuta, dai modelli sociali… i turisti di oggi sono condizionati dagli
stereotipi: il Tibet è identificato con i monasteri buddisti, l’Australia con il canguro. Questo avviene
anche per gli stereotipi italiani da parte di stranieri che pensano all’Italia come pizza, spaghetti,
mafia.
Gli stereotipi sono senza spazi perché la regione viene presa in considerazione nella sua interezza
e non si possono riscontrare diversità, ad esempio l’Italiano per eccellenza è moro e chiassoso e
non possono esistere biondi taciturni. Inoltre, gli stereotipi sono senza tempo perché secondo
l’immaginario comune anche gli antichi Romani mangiavano gli spaghetti al sugo, anche se il
pomodoro non era ancora conosciuto. Un’altra caratteristica dello stereotipo è che l’Altrove e
l’Altro sono sempre primitivi e arretrati rispetto al visitatore. L’industria turistica sfrutta gli
stereotipi geografici per massimizzare i profitti e li inserisce nel messaggio pubblicitario, ad
esempio vediamo palme al mare e cammelli nel deserto. A causa degli stereotipi, si ha una
concezione sbagliata del paese in questione Anche nella regione di incoming lo stereotipo sarà
offerto per soddisfare il turista.

4. 9 Il turismo enogastronomico (e i “processi identitari” legati al turismo)

In questo tipo di turismo la motivazione che spinge il turista è la degustazione di cibi e bevande.
Questi sono gli elementi per identificare una regione rurale o urbana e costituiscono gli elementi
principali di cultura materiale che caratterizza una regione. Soprattutto a causa della
globalizzazione la dimensione della cucina tipica regionale o nazionale è diventata un aspetto
fondamentale per evidenziare la specificità della regione in questione. Il Brand Italia viene
promosso all’estero dal punto di vista della gastronomia, ma anche in questo ambito ci sono degli
stereotipi, ad esempio il fatto che gli emigranti italiani portarono con sé la loro cultura
gastronomica e la diffusero nel mondo. Oltre a costituire un elemento identitario, il cibo permette
di rafforzare l’identità propria del turista. Scoprire che vi sono popoli con usanze diverse rispetto
alle proprie in cucina, può far anche scoprire elementi della propria cultura gastronomica che non
erano conosciuti o erano dati per scontati. Molto spesso si crea nelle regioni di incoming un
environmental bubble cioè una bolla uguale alla regione di outgoing in cui il turista si può
muovere con disinvoltura senza venire a contatto con l’Altro. Un esempio in ambito gastronomico
sono i ristoranti italiani a Torquay, località frequentata da studenti per i corsi di lingue, che
offrivano loro un pasto che fosse più consono per le loro abitudini rispetto a quello offerto dalla
host family. Un altro esempio sono le crociere con cibo italiano, musica italiana, moda italiana nei
negozi… Vi sono esempi anche del passato, cioè villini in stile vittoriano e campi da cricket e bridge
lasciati da turisti inglesi che nell’Ottocento trascorrevano lunghi periodi di vacanza in Italia
(Firenze, Riviera di Ponente in Liguria, Sicilia).

Box 4.7 Le relazioni tra host e guest

Le tra autoctoni e turisti e si possono presentare in varie tipologie:


1. Incertezza: autorità e comunità locale hanno un atteggiamento incerto nei confronti del
turismo, caratterizzato da grandi aspettative o da timori;
2. Divisione: gli autoctoni si dividono in indifferenti, curiosi o scettici nei confronti del turismo;
3. Entusiasmo: i locali collaborano con le autorità alla costruzione di strutture per i turisti;
4. Imitazione: la comunità locale, notando la differenza tra la propria situazione economica o
sociale e quella dei turisti, assume un atteggiamento di imitazione dei loro comportamenti.
Vi possono essere anche tensioni come avvenne nell’estate del 2016 a Barcellona, Palma de
Maiorca, Venezia. Gli autoctoni riscontrano problemi poiché non riescono più a vivere una vita
normale essendo la città invasa da turisti. Per risolvere questi problemi la politica può fare da
intermediario operando nella gestione del territorio in una ottica di sostenibilità sociale e con
operazioni di orientamento dell’opinione pubblica.

4.10 Il turismo “di esperienze” (e il dépaysement)

Una motivazione per fare un viaggio turistico può essere quella di fare nuove esperienze. In
passato le vacanze erano lunghe, per cui le giornate erano tutte uguali. Oggi il periodo è breve,
quindi si cercano esperienze turistiche alternative, sia per poter evadere dalla routine quotidiana
sia per differenziarsi dalla massa. Si pensi, per esempio alle pratiche sportive estreme come il
bungee jumping, o al gioco d'azzardo. Per cercare attività alternative, ci si reca anche in località
rischiose per la sicurezza personale. In più, la destinazione turistica può essere scelta in funzione
dell'accessibilità all’uso di sostanze stupefacenti (Colombia, Olanda). Vi è anche il turismo sessuale,
perché alcune località come il Brasile sono associate ad un alto tasso di prostituzione. Se il turista
tradizionale si accontenta del dépaysement, cioè di trovarsi in un ambiente con nuovi paesaggi,
nuove culture, nuove abitudini, nuovo cibo, il turista postmoderno ricerca invece un dépaysement
sociale, culturale, psicologico, etico nel quale trovare la soddisfazione del fare vacanza. In tal
senso, nel gioco d'azzardo il valore del denaro cambia perché non viene speso con parsimonia ma
si spende come se fosse facile guadagnarlo. Nel turismo sessuale si realizza una ribellione verso
l’inibizione che si vive tutti i giorni.

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