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Geo Del Turismo Cap. 3-4
Geo Del Turismo Cap. 3-4
Il termine “turista” si presenta in ritardo nelle lingue europee perché la pratica turistica è di
recente affermazione. L’ONU definisce il turista “una persona che viaggia per divertimento, ragioni
familiari, salute, riunioni, affari… e che soggiorna per un periodo minimo di 24 ore in una nazione o
regione diversa da quella in cui risiede normalmente”. Ci sono anche altri viaggiatori come i
“migranti” che si spostano per motivi economici, o i “profughi”, che lo fanno per violazioni dei
diritti dell’individuo, oppure gli “escursionisti” che ritornano nella loro residenza in giornata, senza
pernottare altrove.
Ma la geografia del turismo tradizionale si è accontentata di questa definizione ma nell’ evoluzione
del pensiero postmoderno arricchisce il termine turista con altri elementi più soggettivi, e dunque
turista è chi si sente o chi la società sente turista. Volli (1993) afferma addirittura che sia improprio
parlare di turismo nel caso dei pellegrinaggi medievali perché secondo lui, il turismo è concepibile
solo nelle società che lo riconoscono come attività specifica. Nel 2013 Rocca distingue il
“proturismo” dal turismo usando il Grand Tour come discrimine. L’attività turistica è propria delle
società capitalistiche. Il turismo è collegato con l'accumulazione di capitale, sociale, culturale e
simbolico che caratterizza la distribuzione per classi di consumatori tipiche della società tardo-
moderna.
Il turista si muove dalla località abituale ad un’altra per soddisfare un’esigenza di evasione, per cui
la scelta della destinazione dipenderà dall’esigenza/motivazione che egli sente come prioritaria.
Si distinguono diverse tipologie di turismo che si possono praticare in vari momenti dell'anno:
turismo naturalistico, etnologico, balneare, rurale, religioso, virtuale, terapeutico, culturale, della
memoria, enogastronomico, esperienziale, sportivo, sociale.
Inoltre, oggi si parla di turismo sintetico perché non si attraggono i turisti con le risorse naturali
che presenta un territorio ma in base alle esigenze dei turisti si creano i servizi per soddisfarle. Si
può praticare sci non solo in località di montagna ma è stata realizzata una pista di sci a Dubai o
pista di pattinaggio sul ghiaccio a Nizza (Costa Azzurra). Anche il turismo balneare non si limita più
alle località marittime ma si frequentano parchi acquatici naturali e artificiali (idroscalo di Milano),
piscine.
4.2 Il turismo naturalistico (e la tutela ambientale)
Anche sul piano culturale non esistono sulla Terra lembi di superficie non intaccate da
condizionamenti esterni. Eppure, i turisti cercano nei loro viaggi una cultura “autentica” diversa
dalla loro. Per autenticità della cultura si può intendere la cultura com’era prima dell’arrivo del
turismo e la cultura com’era prima della scoperta degli Europei o ancora prima
dell’industrializzazione. Mentre flussi contaminano le culture, l'immagine turistica e lo stereotipo
di autenticità restano indifferente. Anche se passa il tempo, per il mercato turistico tutto deve
rimanere com’è. Così nasce il fenomeno della museificazione delle culture.
Oggi si viaggia sempre più dentro un immaginario costruito dall’industria dell’informazione e dalla
soggezione psicologica che si esprime attraverso i documentari o le riviste di viaggio. A volte, gli
aspetti culturali autentici vengono creati, non sono originari della popolazione. Si pensi che il
sirtaki, la danza “tradizionale” greca, è stata in realtà composta nel 1964 per un film.
Anche in questo caso l'autenticità dipende dall'educazione del turista e dalla responsabilità della
comunità
locale di offrire un servizio autentico di qualità. L’esempio emblematico è il souvenir che viene
acquistato per testimoniare di essere entrato in contatto con una cultura. Spesso questi oggetti
vengono costruiti per permettere al turista di portare un ricordo a casa, quindi in realtà non
rispettano la cultura del produttore ma si adattano al gusto dell’acquirente. La valorizzazione della
cultura locale nell'incontro culturale turisti/comunità locale è solo compito della società di
incoming.
Giotart (1993) ha coniato l’espressione “turismo eliotropico e balneotropico” per intendere che
oggi la motivazione del flusso turistico è la ricerca dei posti soleggiati dove fare bagni di mare.
In passato in Europa era tipico delle classi privilegiate avere la pelle chiara, mentre l’abbronzatura
era tipica di chi lavorava nei campi. I bagni al mare, inoltre, avevano scopi prettamente terapeutici.
Tra le due guerre mondiali il turismo marittimo era invernale poiché i turisti ricercavano un clima
più mite dove trascorrere l’inverno. Dopo la Seconda guerra mondiale, il turismo marittimo si
sposta ai mesi estivi perché si afferma la moda dell’abbronzatura. Un motivo fondamentale di
questo cambiamento fu il romanzo di Fitzgerald che promuoveva la moda del turismo sulle coste
mediterranee come segno di prosperità. La vacanza estiva per eccellenza divenne quella balneare
caratterizzata dalle tre S (sea, sun andsand) e ci fu il boom della costa adriatica e della Versilia.
Successivamente si aggiungono altre S (sex and spirit) e anche sport.
La deterritorializzazione del fenomeno turistico non ha risparmiato il turismo balneare.
Quindi per deterritorializzazione si intende che si può realizzare il turismo balneare anche in
altri spazi (piscine, parchi acquatici) o comunque dove c'è acqua.
Gli esempi di villeggiatura in zone rurali sono numerosi: dall’ otium dei Romani nelle residenze
fuori porta, alle vacanze a Castelgandolfo per i Papi.
In generale, il turismo rurale viene praticato per sottrarsi dalla città caotica e calda in estate,
soprattutto con l'avvento dell’industrializzazione ci si sposta sempre più verso la campagna che nel
frattempo si è spopolata. Negli anni ’50 e ’60 questo tipo di turismo si diffonde come alternativa al
mare. Negli anni ’70 e ’80 con l’affermarsi di una moda turistica, la campagna attrae meno. Negli
ultimi anni viene riscoperto questo tipo di turismo e prende il nome di “agriturismo”. Questo
termine nasce in ambito agricolo da una Legge del 1985, che disciplina questa attività economica
con l’intento di rivitalizzare le aziende agricole, le quali hanno risentito una forte crisi a causa della
terziarizzazione delle economie occidentali. Secondo questa legge l’agriturismo doveva rimanere
collegato alle attività agricole, ma ben presto le strutture rurali sono diventate aziende turistiche.
Questo turismo da “alternativo” è diventato “di massa”.
C’è una distinzione fra turisti “d’élite” e turisti “di massa”, perché da sempre i turisti hanno
cercato di distinguere la loro esperienza da quella degli altri per far parte di un’élite. È stata
costituita, inoltre, la distinzione tra “viaggiatori” e “turisti”: i primi si distinguono per il grande
valore che attribuirebbero al viaggio (sarebbero un’élite), lasciando ai secondi la parte più
deleteria dell’esperienza. (la massa)
Di questi i più famosi sono i tipi turistici allocentrici e psicocentrici proposti da Plog:
- i turisti allocentrici preferiscono le aree non turistiche, apprezzano la scoperta e le nuove
esperienze, amano cambiare destinazione, preferiscono l’aereo, cercano l’incontro con nuove
culture e preferiscono un’organizzazione del viaggio molto flessibile;
- i turisti psicocentrici scelgono destinazioni conosciute, si dedicano ad attività sportive o balneari,
preferiscono l’automobile, si rivolgono a strutture ricettive standardizzate e scelgono pacchetti all
inclusive per famiglie con un’intensa programmazione delle attività.
Un’altra distinzione è stata elaborata da dell’Agnese, distinguendo i turismofobici e i turismofili,
prendendo in esame non il loro comportamento ma ciò che pensano di essere:
- i turismofobici si definiscono viaggiatori e non turisti. Scelgono aree non turistiche, pensano di
poter scoprire nuove località o nuove stagioni (il mare d’inverno), credono di essere
intraprendenti, accettano la scomodità e pensano di voler conoscere l’Altro;
- i turismofili cercano località di tendenza, non vogliono scoprire nulla: se sono all’estero, non
escono dal villaggio turistico, seguono le attività sportive e rilassanti, non vogliono incontrare
l’altro e amano i viaggi organizzati. Di conseguenza anche le località turistiche sono distinte in base
alla tipologia di turista che attraggono, per esempio la spiaggia adriatica è molto di moda quindi
adatta ai turismofili.
Il turismo rurale può essere definito come “alternativo di massa”, perché la campagna è diventata
una località di massa per l’abbondante flusso di turisti, ma è presentata e percepita come
“alternativa” per soddisfare la categoria che si autodefinisce turismofobica.
Il pellegrinaggio è una prassi che accomuna diverse fedi e diverse località come città sante (La
Mecca), santuari (Fatima), tombe (San Giovanni Rotondo), siti naturali (Lourdes o il fiume Gange).
Il turismo religioso può non essere svolto da credenti ma ci si avvicina all’esperienza religiosa per
poter vivere questa esperienza culturale e per avere un incontro con gli altri e con se stessi. Il
turismo religioso ha assunto importanza sempre più rilevante in Europa dopo il riconoscimento del
Cammino di Santiago di Compostela nel Consiglio d’Europa o anche a Roma in occasione del
Giubileo del 2000 da parte della chiesa e del Giubileo straordinario della Misericordia del 2016.
Questo tipo di turismo è praticato sia da giovani che da anziani. È interessante verificare che le
mete del turismo del sacro negli anni non sono state solo le classiche (Roma, Terra Santa,
Lourdes), ma anche itinerari turistici classici come il Marocco o destinazioni rivisitate dal punto di
vista religioso, ad esempio “l’Argentina di papa Francesco”. Le destinazioni del turismo sacro
variano da fede a fede, ad esempio la Mecca è sacra per i Musulmani.
Spesso la prassi del pellegrinaggio ha avuto come destinazioni anche luoghi sostitutivi di più facile
accesso (turismo virtuale). Un esempio sono i “Sacri Monti”, destinazioni sostitutive di
Gerusalemme risalenti al XV secolo come santuari con reliquie, che rappresentano ricostruzioni
“topomimetiche” dei Luoghi Santi della Cristianità. Anche oggi si effettua un turismo religioso
virtuale con la trasposizione di siti religiosi in ambienti quotidiani (presepi, Via Crucis). Non solo
l’esperienza religiosa si nutre di turismo virtuale, ma la ricostruzione di un sito di interesse turistico
può addirittura sostituire l’originale (ricostruzione di Venezia a Las Vegas). Altri esempi di turismo
virtuale sono i libri di viaggio e nella società moderna i siti web che permettono la visita di
monumenti.
4.7 Il turismo terapeutico, il turismo culturale (e gli altri “alibi” del turista)
Nell’Ottocento trascorrere del tempo in località termali era una pratica salutare molto consigliata,
ma era anche una moda per distinguersi socialmente. Questa pratica poteva anche essere un alibi
per visitare località “climatiche”, infatti per le vacanze si sceglievano località turistiche con clima
più favorevole rispetto a quello di residenza. L’alibi terapeutico c’è stato fino agli anni Sessanta del
XX sec. quando molte località termali e climatiche si sono dovute “re-inventare” sotto la nuova
forma di turismo “del fitness”. Ora non si effettuano cure mediche ma per la salute del corpo, ma
trattamenti per il benessere della mente.
Un altro esempio di alibi turistico è il turismo “culturale”, anche se questa definizione è
inappropriata perché non esiste tipo di turismo che non sia destinato all’arricchimento culturale.
Negli ultimi anni questo aggettivo è molto utilizzato come a volere dimostrare che in vacanza non
ci sono stati solo momenti di riposo e di svago. Ci sono anche altri tipi di turismo di questo genere
che sono identificati come turismo improprio, in quanto sono dei viaggi compiuti con una
motivazione economica e con alcuni momenti culturali, enogastronomici… come il turismo
congressuale o il turismo bleisure (business-leisure) che uniscono gli affari allo svago. A proposito
di turismo professionale, sta acquisendo sempre più importanza il MICE (meeting, incentive,
conference, event). Questo fa parte dei comparti turistici a più alto tasso di crescita e di guadagno
e riguarda sia la partecipazione alle riunioni, conferenze ed eventi (meeting), sia l’attività di riposo
(incentive).
Anche il turismo scolastico rientra nel turismo culturale. Esso offre agli studenti la possibilità di
viaggi organizzati verso mete italiane o internazionali. Il motivo culturale, anche in questo caso un
pretesto perché spesso non si sa neppure individuare sulla cartina geografica una città dove si è
stati. Questi viaggi, però, sono altamente formativi sotto altri punti di vista perché si provano
esperienze nuove e si diventa più autonomi e responsabili.
Questo tipo di turismo fa ritornare il viaggiatore nel passato per assistere ad un evento storico.
Esso consiste nel visitare una località che ha avuto una storia importante e ripercorrerla attraverso
la visita di monumenti. (es. Auschwitz)
Nell’epoca attuale la funzione del turismo della memoria è venir meno ai condizionamenti della
vita quotidiana e rifugiarsi nel passato, che spesso si idealizza. L’idealizzazione del passato può
venire dalla base (from below) che dipende dai gusti dei turisti e dall’alto (from above) cioè alcune
epoche sono idealizzate per rispettare un certo disegno politico. Il risultato è che le ricostruzioni
sono spesso stereotipate.
Esistono anche alcuni stereotipi geografici che derivano non solo dalla ricostruzione del passato
ma anche dall’educazione ricevuta, dai modelli sociali… i turisti di oggi sono condizionati dagli
stereotipi: il Tibet è identificato con i monasteri buddisti, l’Australia con il canguro. Questo avviene
anche per gli stereotipi italiani da parte di stranieri che pensano all’Italia come pizza, spaghetti,
mafia.
Gli stereotipi sono senza spazi perché la regione viene presa in considerazione nella sua interezza
e non si possono riscontrare diversità, ad esempio l’Italiano per eccellenza è moro e chiassoso e
non possono esistere biondi taciturni. Inoltre, gli stereotipi sono senza tempo perché secondo
l’immaginario comune anche gli antichi Romani mangiavano gli spaghetti al sugo, anche se il
pomodoro non era ancora conosciuto. Un’altra caratteristica dello stereotipo è che l’Altrove e
l’Altro sono sempre primitivi e arretrati rispetto al visitatore. L’industria turistica sfrutta gli
stereotipi geografici per massimizzare i profitti e li inserisce nel messaggio pubblicitario, ad
esempio vediamo palme al mare e cammelli nel deserto. A causa degli stereotipi, si ha una
concezione sbagliata del paese in questione Anche nella regione di incoming lo stereotipo sarà
offerto per soddisfare il turista.
In questo tipo di turismo la motivazione che spinge il turista è la degustazione di cibi e bevande.
Questi sono gli elementi per identificare una regione rurale o urbana e costituiscono gli elementi
principali di cultura materiale che caratterizza una regione. Soprattutto a causa della
globalizzazione la dimensione della cucina tipica regionale o nazionale è diventata un aspetto
fondamentale per evidenziare la specificità della regione in questione. Il Brand Italia viene
promosso all’estero dal punto di vista della gastronomia, ma anche in questo ambito ci sono degli
stereotipi, ad esempio il fatto che gli emigranti italiani portarono con sé la loro cultura
gastronomica e la diffusero nel mondo. Oltre a costituire un elemento identitario, il cibo permette
di rafforzare l’identità propria del turista. Scoprire che vi sono popoli con usanze diverse rispetto
alle proprie in cucina, può far anche scoprire elementi della propria cultura gastronomica che non
erano conosciuti o erano dati per scontati. Molto spesso si crea nelle regioni di incoming un
environmental bubble cioè una bolla uguale alla regione di outgoing in cui il turista si può
muovere con disinvoltura senza venire a contatto con l’Altro. Un esempio in ambito gastronomico
sono i ristoranti italiani a Torquay, località frequentata da studenti per i corsi di lingue, che
offrivano loro un pasto che fosse più consono per le loro abitudini rispetto a quello offerto dalla
host family. Un altro esempio sono le crociere con cibo italiano, musica italiana, moda italiana nei
negozi… Vi sono esempi anche del passato, cioè villini in stile vittoriano e campi da cricket e bridge
lasciati da turisti inglesi che nell’Ottocento trascorrevano lunghi periodi di vacanza in Italia
(Firenze, Riviera di Ponente in Liguria, Sicilia).
Una motivazione per fare un viaggio turistico può essere quella di fare nuove esperienze. In
passato le vacanze erano lunghe, per cui le giornate erano tutte uguali. Oggi il periodo è breve,
quindi si cercano esperienze turistiche alternative, sia per poter evadere dalla routine quotidiana
sia per differenziarsi dalla massa. Si pensi, per esempio alle pratiche sportive estreme come il
bungee jumping, o al gioco d'azzardo. Per cercare attività alternative, ci si reca anche in località
rischiose per la sicurezza personale. In più, la destinazione turistica può essere scelta in funzione
dell'accessibilità all’uso di sostanze stupefacenti (Colombia, Olanda). Vi è anche il turismo sessuale,
perché alcune località come il Brasile sono associate ad un alto tasso di prostituzione. Se il turista
tradizionale si accontenta del dépaysement, cioè di trovarsi in un ambiente con nuovi paesaggi,
nuove culture, nuove abitudini, nuovo cibo, il turista postmoderno ricerca invece un dépaysement
sociale, culturale, psicologico, etico nel quale trovare la soddisfazione del fare vacanza. In tal
senso, nel gioco d'azzardo il valore del denaro cambia perché non viene speso con parsimonia ma
si spende come se fosse facile guadagnarlo. Nel turismo sessuale si realizza una ribellione verso
l’inibizione che si vive tutti i giorni.