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Alberto Cei

AV
llenarsi
per
incere
Allenarsi per vincere
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Indice Allenarsi
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incere

Indice
Introduzione 5

Capitolo 1: Allenatore e atleta 9


Gli attori del successo: l’allenatore 11
Gli attori del successo: gli atleti 15

Capitolo 2: L’allenamento 21
L’allenamento 23
La componente mentale della prestazione 25
Il riscaldamento non è solo fisico 28
Allenarsi a gareggiare e a vincere 30

Capitolo 3: La motivazione 33
La motivazione 35
Le ragioni dello sport 36
Orientamento al compito o al risultato 38
La motivazione intrinseca 40
Gli obiettivi di prestazione 42
Motivazione interiore e ambiente 42
Come catturare la motivazione 44

Capitolo 4: La pressione agonistica 49


La competizione 51
L’orientamento competitivo 53
La pressione agonistica 55

Capitolo 5: La condizione emotiva ottimale 61


La condizione emotiva ottimale 63
Intensità e qualità delle emozioni 65
I componenti dell’autoregolazione 68
Autocontrollo e prestazione 69

Capitolo 6: La fiducia 73
La s-fiducia nello sport 75
Cosa è la fiducia per gli atleti 77
Comprendere la fiducia 81
Costruisci la tua fiducia nello sport 83

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Allenarsi
per
incere
Allenarsi per vincere

Capitolo 7: Le abilità psicologiche di base 87


Il rilassamento 89
L’immaginazione mentale 91
La gestione dei pensieri 93
Imparare dall’esperienza 95

Capitolo 8: L’allenamento psicologico avanzato 97


La conoscenza degli sport 99
La scelta e il perseguimento degli obiettivi 106
Gestione dello stress 106
Concentrazione 108
La gestione della gara 111
La spiegazione dei risultati sportivi 112
La gestione della vita extrasportiva 113
Il rapporto allenatore-atleta 114

Bibliografia 117

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AV
llenarsi
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Introduzione
Allenarsi
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Allenarsi per vincere

A febbraio del 2008 mi sono ritrovato a dire a un atleta campione del mondo
in carica che era mio dovere ricordargli che se continuava a passare da una
festa a un’altra non avrebbe combinato niente alle olimpiadi e subito dopo
sarebbe stato criticato per questi comportamenti e messo da parte. Tutti
avrebbero detto che si era montato la testa e che non aveva retto alle nuove
prove. Gli ho detto queste parole, per non essere parte di un fallimento
annunciato e che io stesso non ero riuscito a bloccare. A Pechino, invece, ha
vinto la medaglia d’argento.

A aprile del 2008 un altro atleta mi chiama per dirmi che vuole lavorare
con me perché negli ultimi anni è arrivato otto volte quarto. Questo si pre-
senta subito come un problema devastante per un atleta di vertice mon-
diale che sembra non riuscire più a salire sul podio. Mancano tre mesi alle
olimpiadi e se non otterrà un risultato vincente anche lui verrà inserito
nella lista dei finiti. A Pechino ha vinto la medaglia d’argento. Unico atleta
al mondo ad avere vinto nel suo sport tre medaglie in tre olimpiadi conse-
cutive.

Un atleta a livello amatoriale è venuto da me invece perché faceva ottimi alle-


namenti ma poi quando arrivava il momento di correre la maratona era così
teso che voleva rinunciare. Un programma di rilassamento associato alla
visualizzazione della sua corsa in gara al ritmo che voleva gli ha permesso di
superare questa difficoltà. Un altro maratoneta, invece, aveva l’abitudine di
partire sempre troppo veloce, così da arrivare al 30 km senza più una briciola
di energia, in precedenza aveva provato a seguire i pace-maker, subito dopo
pochi km iniziali accelerava poiché gli sembrava di andare troppo lento.
Anche per lui imparare a concentrarsi sul proprio passo, durante gli allena-
menti, è servito a superare questo impulso incontrollato. Ambedue questi
atleti hanno vinto la loro gara, che non era ovviamente quella di arrivare
primi ma di correre come si erano promessi da fare.

“Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta” era solito ripetere Giam-
piero Boniperti. Questo vale in ogni aspetto della vita. Lo sport agonistico
esalta questo concetto, che pervade comunque ogni contesto sociale. Dove
questo non prevale esiste quella che Abravenel denomina come famiglia
amorale, per la quale non sono importanti l’impegno e la competenza ma le
conoscenze giuste, quelle che ti spianano la carriera indipendentemente dalle
tue capacità. Questo vale anche per chi fa sport a livello ricreativo, il successo
consiste nel raggiungere i propri obiettivi che sono molto diversi a seconda
delle persone. Per qualcuno sarà correre 30 minuti, per un altro dimagrire o
avere del tempo libero per coltivare una passione oppur stare con gli amici.
Gli obiettivi sono personali e ciò che li accomuna tutti è la ricerca del proprio
benessere attraverso lo sport.

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Introduzione Allenarsi
per
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Vincere è così importante che si sono ideati ogni sorta di trucchi per avere suc-
cesso: nello sport vi è il doping che trasforma gli asini in cavalli di razza e nel
business vi sono i signori dei tranelli finanziari che vendono il falso per vero.
Tutti sono accomunati dal desiderio di vincere ad ogni costo e costruiscono
castelli d’inganni all’apparenza veri.

La cultura del successo ha determinato purtroppo l’apparire di due stili di


pensiero; quello di chi è impegnato in un processo di auto-realizzazione come
atleta al di là del livello, olimpionico o amatoriale che sia e quello di chi è,
invece, impegnato nella creazione dei trucchi che lo potranno trasformare in
uomo o donna di successo. La prima strada è un percorso che prevede impe-
gno e dedizione, mentre la seconda è improntata alla ricerca dei padrini giu-
sti (ad esempio, la conoscenza del tecnico sportivo o del medico o dell’amico
che mi consiglia la pillola per non sentire la fatica e andare più veloce). Se si
allarga questo discorso a livello di nazione, da una parte vi sarà un paese in
cui, come ha detto Barack Obama nel suo discorso presidenziale inaugurale:
“… ci rendiamo conto che la grandezza non è mai scontata. Bisogna guada-
gnarsela. Il nostro viaggio non è mai stato fatto di scorciatoie, non ci siamo
mai accontentati. Non è mai stato un sentiero per incerti, per quelli che prefe-
riscono il divertimento al lavoro, o che cercano solo i piaceri dei ricchi e la
fama.” Dall’altra vi è un paese in cui l’eccellenza stenta a affermarsi e i valori
prevalenti sono quelli dei furbi.

Questo è un libro dedicato agli sgobboni e non hai bravi per un giorno. È un
libro dedicato a quelli che vogliono correre il rischio di diventarlo e non si
accontentano dei successi facili. È per chi ritiene che le imprese eccezionali
siano il frutto dell’impegno quotidiano e non dell’impegno eroico di un gior-
no, è per chi fa anche quando piove e il traguardo è ancora lontano. È per chi
s’impegna in attività che non sono immediatamente gratificanti, perché sono
noiose e ripetitive ma sa che deve farlo. Non è per chi vuole stare sempre
sotto i riflettori o si ritiene già bravo.

È un libro dedicato anche a chi, pur non avendo più l’età o il tempo per
diventare un atleta di alto livello, vuole comunque coltivare la sua passione
sportiva e allenarsi a migliorare le sue abilità psicologiche per passare da cor-
rere un minuto a correre un’ora, seguendo un programma che gli permetta
di conoscersi meglio e di sviluppare quelle competenze mentali che gli per-
metteranno di vivere questo suo impegno in maniera gratificante e positiva
per il suo benessere.

Questo è il libro per chi ama faticare in modo intelligente ed etico, per chi
s’impegna pur sapendo comunque che ci saranno dei giorni in cui penserà
che non ce la farà mai, ma l’aveva messo in conto.

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