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Lagelateriadellarte - It-Neoplatonismo Influssi Sullarte Nei Secoli
Lagelateriadellarte - It-Neoplatonismo Influssi Sullarte Nei Secoli
Come mi capita spesso, anche questo post non è certemente breve, ma considerato l’argomento, credetemi è
da considerare molto essenziale.
Mi rendo conto che i “non addetti“, a volte, potrebbero imbattersi in concetti la cui conoscenza ho dato per
scontato, ma che scontata può anche non essere.
Mi rendo anche conto, però, che esplodere tutti i vari concetti porta non alla creazione di un post per un sito che
parla d’arte, ma alla pubblicazione di un’enciclopedia.
Spero, quindi, che qualora ci fossero dei dubbi, questi possano essere lo spunto per un approfondimento della
materia che a me personalmente è risultata molto interessante anche in considerazione del fatto che ancora
oggi ci circonda con i suoi effetti.
Buona lettura
Contesto storico
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Quello del III° secolo d.C. è stato un periodo travagliato sia a livello politico che a livello religioso.
A livello politico a causa delle pressioni sui confini settentrionali da parte dei popoli barbari e a livello religioso
per il tentativo di affermarsi di nuove religioni.
Quella più pericolosa fu certamente quella cristiana che riconduceva all’Uno tutte le realtà sovrannaturali.
Tutte le certezze vengono messe in discussione e si ricerca negli archivi del sapere la soluzione per uscire da
questo periodo di inquietudini.
I filosofi e gli intellettuali cercano di rimacinare tutto il sapere fino ad allora espresso e i centri del sapere
diventano le biblioteche che lo contenevano.
Plotino, un filosofo greco, individua nelle idee di Platone lo spunto per una sorta di teoria della trascendenza.
Platone
Platone, con la sua netta divisione tra il mondo delle idee e il mondo
terreno, è la base da cui Plotino parte per la sua teoria, che appunto
perché incentrata sulle teorie platoniche prenderà il nome di
Neoplatonismo.
Questa considerazione era rivolta non solo a pittori e scultori, ma anche ai letterati che, secondo il filosofo,
avevano gli strumenti per stravolgere le menti degli uomini ed allontanarli dalla ricerca del vero.
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Fantastica, quella del phantasma, dell’apparenza, la rappresentazione che adotta procedimenti che
possono alterare la realtà, come ad esempio alterazioni ottiche per rendere la visione di un quadro che è
posizionato in alto. Ciò implica un apporto personale da parte dell’autore, e questo è sempre
interpretativo, e questa immissione di soggettività è sempre negativa per Platone.
La soggettività verrà rivalutata già con Cicerone.
Il filosofo lascia, ad ogni modo, due spiragli su una considerazione positiva dell’arte, anche se in modo indiretto.
Il primo è nel TIMEO, quando ammette la presenza di un Demiurgo Divino, un artigiano che combina la materia
con le idee.
Il secondo è nel SIMPOSIO, quando facendo intervenire Socrate, che a sua volta riporta il discorso della
sacerdotessa Diotima, parla dell’Amore.
L’Amore può fare da ponte tra la realtà mondana e il mondo delle idee. Diotima dice che la contemplazione della
bellezza esteriore dell’amato ci porta alla contemplazione della bellezza interiore e poi ancora a quella delle
attività degli uomini, a quella politica, ecc, fino alla contemplazione della bellezza delle idee.
Si arriva alla contemplazione del bello ideale, assoluto, partendo dalla contemplazione della bellezza dell’amato.
Come vedremo più avanti, questo pensiero, avrà grande fortuna nel medioevo, quando la luce neoplatonica
porterà alla contemplazione dell’essere supremo.
La Teoria Neoplatonica
La teoria neoplatonica avrà molto successo nei secoli a seguire,
specialmente nel medioevo.
L’anima, in questo suo dilagare verso il basso, viene a contatto con la materia la quale prima del contatto è
qualcosa senza dignità, qualcosa di cui “anche gli dei hanno orrore”.
Il contatto con la materia crea il mondo imprimendovi le forme generate dall’Intelletto (Le Idee, e qui c’è il
contatto con Platone).
Le tre ipostasi sono luminose e la luce che producono non si consuma, una luce inestinguibile.
Nel momento in cui però la luce valica il confine del sensibile, la cosa cambia perché la materia, che è il
residuo passivo dell’Uno, assorbe (facendo resistenza) la luce. La materia viene informata dalla luce.
Si capisce perché quindi durante il Medioevo la luminosità diventerà il vettore del diffondersi divino con
conseguenze straordinarie sull’architettura e sull’arte. Di contro la materia, sarà emblema del male.
E la luce, questo protendersi verso la luce, questo risalire verso l’assoluto sarà quello che condurrà alla
salvezza.
E qui siamo ad un nuovo richiamo a Platone, si riferisce al Simposio, di cui ho già parlato. Contemplazione della
bellezza dell’amato che porta alla contemplazione del bello assoluto.
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Con Plotino, ma anche con Sant’Agostino, assistiamo ad un cambiamento dell’obiettivo. Da una cultura
filosofica che parte dalle manifestazioni della natura per giungere alla conoscenza della ragione ultima, si
assiste ad un’inversione, adesso è l’Uno che viene indagato per capire quali prospettive di salvezza può offrire.
E cambia anche la polarizzazione della storia. Nell’antichità si partiva da un’età dell’oro che conteneva tutto ciò
che di buono poteva esserci e che poi nel corso del tempo si è corrotto, una polarizzazione all’origine.
Adesso esiste ancora il Paradiso Terrestre, ma a questo si deve tendere, è l’obiettivo, è il futuro. Una
polarizzazione nel futuro, tesa alla resurrezione, al riscatto dei corpi, e in quest’ottica si comprende anche il
sacrificio del martirio.
Ineffabilità dell’Hen:
Per il Padre della Chiesa Dio è la Bellezza stessa che riesce a superare le attrattive mondane e, la bellezza che
l’artista riesce a restituire proviene dalla Bellezza di Dio.
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Per Agostino l’opera d’arte è utile quando rinvia alla bellezza
spirituale, altrimenti è inutile e dannosa.
L’artista, dovendo:
Con Agostino, quindi, si allenta il vincolo mimetico, e questo, insieme all’ineffabilità dell’Uno, creerà le premesse
per l’antinaturalismo medievale.
“…molti corpi sotto un’unica testa e viceversa molte teste sopra un unico corpo.
Da una parte si scorge un quadrupede con coda di serpente, dall’altra un pesce
con testa di quadrupede…”
(Apologia all’Abate Guglielmo)
Quando ritornerà, darà corpo al suo progetto di ricostruire la cattedrale di St. Denis. Lo farà progettando 4 fasi
di costruzione.
Fatti che per noi sono scontati, nascono proprio nel XII secolo.
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C’è l’inizio del concetto che il sapere bisogna scomporlo per comprenderlo meglio.
In questo secolo quando a Parigi si copiano le Bibbie, a lato nascono le prime glosse, che poi si trasferiranno
sui testi giuridici e amministrativi.
I testi verranno scomposti in capitoli e a qualcuno verrà in mente di creare degli indici.
Come detto prima, egli ha studiato a St. Denis, ed è proprio qui che era
custodita una copia di quel testo definito dello Pseudo Dionigi: il Corpus
Areopagiticum. Un testo intriso di Neoplatonismo che ancora non è chiaro
se scritto da un cristiano che si voleva appropriare delle teorie
neoplatoniche o da un neoplatonico che, invece, voleva svuotare il
cristianesimo dall’interno.
E’ in questo momento, nella seconda di queste “vite”, che avviene l’unione del Dionigi convertito degli Atti degli
Apostoli con il Dionigi Vescovo.
“Omnia que sunt, lumnia sunt” (Tutte le cose che sono, sono luce)
ne rimarrà affascinato e svuoterà le pareti della sua cattedrale dei mattoni e le riempirà di vetrate, in modo che
la luce inondi senza ostacoli l’altare ed il fedele. Una luce che ispira la contemplazione della Verità ultima.
Quando legge
“Tutte le cose che tendono al bello e al buono partecipano del bello e del buono di Dio”
non può far altro che cercare di portare nella sua chiesa tutto ciò che è bello, prezioso e luminoso.
Oggetti in oro, argento, pietre preziose, un collezionismo suntuoso e sacro. Tutto nell’ottica che la luce che
traspare da questi oggetti, la bellezza che hanno, non può che essere utile alla contemplazione del divino.
La luce, che investe la sua cattedrale, è una luce anagogica, una luce che tende al divino, una luce che ti
innalza verso il divino.
La corsa all’accaparrarsi del lusso gli creerà qualche dissapore con i suoi confratelli, ma lo porterà anche in
contrasto con il suo amico San Bernardo, il quale avrebbe preferito impiegare tutte quelle risorse in favore
dei poveri.
Tutto questo, non bisogna dimenticarlo, va letto anche in considerazione delle diverse formazioni dei due
personaggi, Suger era cluniacense, Bernardo un cistercense.
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Con Suger nasce l’architettura gotica, ma la luce che porta a Dio ha avuto anche altri esempi prima di Suger.
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L’arte passa da una fase mimetica ad una non mimetica che ha lo scopo di avvicinare all’assoluto.
Il ‘400 e il ‘500
L’Umanesimo e il Rinascimento faranno della teoria neoplatonica il loro centro.
Il suo San Matteo, oltre che un primo esempio di non-finito michelangiolesco, sembra
proprio un uomo che cerca di svincolarsi dal peso della materia, una zavorra che
impedisce il volo verso la divinità.
E non si può dimenticare il Vero (Scuola di Atene), il Bello (Il Parnaso), il Bene (Disputa sul Sacramento) di
Raffaello nelle stanze vaticane (Stanza della Segnatura).
Il ‘600
Qualche scricchiolio inizierà ad avvertirsi quando, nel ‘600, si parlerà di idealizzazione.
Giovanni Pietro Bellori crea una storiografia con l’esaltazione dell’idealizzazione che ritrova in Carracci e
ancora di più nell’amico Poussin.
L’idea viene creata da Dio, l’artista imita il creatore (Platone), ma per creare l’idea l’artista guarda alla realtà
(Aristotele).
Compito dell’artista è quello di sottoporre l’idea, ricevuta dalla realtà, ad un processo migliorativo,
all’idealizzazione. Superiore alla natura.
Resiste ancora il protendersi verso un’ideale di bellezza, ma ormai gli spunti platonici che hanno dato il via alla
teoria di Plotino, che vedevano come il fumo negli occhi la soggettività dell’artista, si contaminano con gli spunti
derivanti dal pensiero aristotelico che vedeva nella selezione delle bellezze la via per un superamento della
natura stessa.
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Gottfried Semper – Architetto Tedesco – (1803 – 1879)
Tutto questo continuerà fino a quando nell’ottocento, un architetto interessato alle arti
industriali, in pieno positivismo dirà che i materiali non sono più zavorra.
I materiali condizionano la produzione artistica al pari delle tecniche e della sua utilità.
La produzione artistica, in special modo quella industriale, sarà vincolata da questa triade,
sarà vincolata al Können.
Il secolo in cui questo pensiero si sviluppa è molto prolifico dal punto di vista delle teorie sulla
Storia dell’Arte, ma questa è un’altra storia che spero di raccontarvi un’altra volta.
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