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In Rebecca, dalla vicenda narrata affiora la presenza di un antico e rigido sistema patriarcale e

gerarchico, rappresentato simbolicamente dalla residenza di famiglia di Maxim, Manderley.


Analizzi

1- l’ambientazione del romanzo e la sua funzione;


2- il rapporto che la seconda signora De Winter instaura sia con Manderley che con il marito e
con la governante.

Si avvalga anche di opportune citazioni dal testo, tradotte in nota e commentate.

La tesina deve

 Essere scritta in questo stesso file.


 essere redatta utilizzando il carattere Times New Roman 12, con spaziatura 1,5.
 contenere circa 2.500 parole.
 essere scritta in un buon italiano (attenzione agli errori di ortografia, grammatica e sintassi),
in uno stile adatto ad un testo di critica letteraria.
 contenere delle note a piè pagina, che facciano riferimento al materiale critico presente su
Unistudium.

La tesina, inoltre, non deve assolutamente contenere riferimenti o passi copiati e incollati da siti e
pagine critiche che non siano parte del materiale caricato in Unistudium.
MANDERLEY: TRA MAGIA ED INQUIETUDINE

“Rebecca” è sicuramente uno dei romanzi più intriganti ed affascinati dell’ultimo secolo. Pubblicato
nel 1938, è la quinta opera della scrittrice Daphne du Maurier. Sebbene poco apprezzato dall’autrice
stessa, il suo editore Victor Gollancz e la critica del tempo hanno valutato questo romanzo come un
prodotto di pregiata qualità, grazie alle sue caratteristiche e al modo in cui queste vengono esposte
al lettore1. La critica però, probabilmente in preda al pregiudizio dovuto al sesso dell’autrice, ha
etichettato l’opera come “novelette”2 senza comprenderne i tratti da romanzo gotico.

Il romanzo tratta molti temi che permettono al lettore di scorgere una nota autobiografica
dell’autrice. Se si studiasse la vita di du Maurier si potrebbe notare la somiglianza che c’è tra
quest’ultima e i suoi personaggi. La sua persona si riflette infatti sia in quella della protagonista
della vicenda narrata, una ragazza di cui il lettore non saprà mai il nome, sia nell’antagonista
Rebecca. La ragazza protagonista, che diventerà poi la seconda Mrs. de Winter, rispecchia tutti i
canoni di femminilità dell’epoca: indossa vestiti, non pratica sport considerati maschili, è minuta e
graziosa, pudìca e devota al marito. Rebecca invece è una donna slanciata, dalla presenza
imponente, indossa pantaloni e svolge attività a quei tempi inusuali per una donna come l’andare in
barca. È però anche infedele, lo dimostra avendo rapporti con suo cugino Jack Favell e
probabilmente dei flirt con Mrs. Danvers, la governante della tenuta. Entrambe queste due donne
rispecchiano du Maurier nella sua vita reale: il suo matrimonio con Frederick “Boy” Browning ci
porta ad identificarla nella protagonista; dopo la scomparsa del marito si innamora di altre donne
rifacendosi invece agli interessamenti di Rebecca nei confronti della governante, affettuosamente
soprannominata Danny a sottolinearne il carattere maschile.

Perfino la tenuta in cui si sviluppa la trama, Manderley, rispecchia un tratto della vita reale
dell’autrice ossia la sua amata Menabilly. È proprio questa abitazione, dove la scrittrice risiede in
affitto per molti anni, che le ha dato lo spunto per la creazione di Manderley, la famosa abitazione
di proprietà del secondo protagonista della storia, Maximilian de Winter. È interessante notare,
come sottolinea Sally Beauman, la presenza delle sillabe Man- e Men- nei rispettivi nomi delle due
tenute proprio ad evidenziare una presenza perpetua della predominanza del genere maschile sia
nella vita di du Maurier che nell’opera stessa3.

Manderley è il luogo fisico più importante e centrale del romanzo. È il luogo presente nei sogni
all’inizio della vicenda, quello in cui i personaggi vivono il loro presente e lo stesso che diventerà
poi un ricordo ed un incubo, avvolto dalle fiamme purificatrici.
1
Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English Edition; Afterword by Sally Beauman p.430
2
Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English Edition; Afterword by Sally Beauman p.430
3
Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English Edition; Afterword by Sally Beauman p.437
Sin dall’inizio della narrazione Manderley ci viene presentato sia come un luogo terrificante che
come luogo mozzafiato, un bellissimo centro di ritrovo della mondanità e del lusso. Durante la
narrazione del sogno nel primo capitolo del romanzo, che apre la struttura circolare della storia, la
protagonista porta il lettore nella tenuta per la prima volta. Si avverte fin da subito l’aria misteriosa
e gotica della magione, già da quando la ragazza riesce ad oltrepassare il cancello chiuso “ like a
spirit through the barrier”4. Il vialetto d’entrata non è più lo stesso, “the drive […] was narrow and
unkept, not the drive that we had known”5. La natura ha ormai preso il sopravvento, come se la
mano dell’uomo mancasse da molto tempo: piante ed alberi crescono incontrollati in un intreccio di
rami e radici che si sviluppano sul cammino come “long, tenacious fingers”6. La descrizione
continua sottolineando come le piante ed i loro fiori, un tempo ben curati, crescano in maniera
selvaggia e spaventosa: “The rhododendrons stood five feet high, twisted and entwined with
brackens […]. The malevolent ivy, always an enemy to grace, had thrown her tendrils about the
pair and made them prisoners […]. Nettles were everywhere.”7. Nonostante queste differenze però,
la ragazza riconosce Mandereley nel suo sogno, seppur ormai un cumulo di macerie, e la descrive
dicendo “the house was a sepulchre, our fear and suffering lay buried in the ruins” 8. Ad enfatizzare
l’alone di mistero resta il fatto che Mrs. Van Hopper, la donna che la protagonista accompagna per
lavoro, descrive la casa nel terzo capitolo dicendo che “it’s like a fairland, there’s no other word
for it”9, di fatto fornendo al lettore una visione completamente diversa da quella che gli era stata
presentata attraverso il sogno della protagonista. Ma nonostante Manderley sia un vero paradiso, la
seconda Mrs, de Winter non svilupperà un rapporto idilliaco con la casa come successo in
precedenza con Rebecca. La protagonista infatti durante il corso della narrazione non riesce a non
avvertire il peso della presenza vigorosa e mascolina che Rebecca ha lasciato in quella casa. Tutto
ha il sapore di Rebecca, dai soprammobili alle decorazioni floreali finendo con il menu del pranzo e
della cena che rimane pressoché lo stesso che la defunta Mrs. de Winter amava. La sua vecchia
camera con affaccio sul mare è chiusa come se la donna fosse in vita e la utilizzasse ancora. Tutto
ciò favorisce l’alienazione della protagonista dalla sua stessa personalità fino al punto in cui, seppur
inconsciamente, durante un party a Manderley si presenta ai suoi ospiti con lo stesso vestito e la

4
“Come uno spirito attraverso le barriere”: Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English
Edition; Cap.1, p.1
5
“Il viale […] era stretto e mal tenuto, non il vialetto che avevamo conosciuto noi”: Daphne du Maurier: Rebecca,
Virago Modern Classics Book 300 English Edition; Cap.1; p.1
6
“lunghe, salde dita”: Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English Edition; Cap.1; p.1
7
“I rododendri erano a cinque piedi d’altezza, attorcigliati e intrecciati con le felci […]. La malvagia edera, sempre
nemica della grazia, aveva gettato i suoi viticci intorno ai due e li aveva fatti prigionieri […]. Le ortiche erano ovunque”:
Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English Edition; Cap.1; p.2
8
“la casa era un sepolcro, le nostre paure e sofferenze giacciono seppellite nelle rovine”: Daphne du Maurier:
Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English Edition; Cap.1; p.3
9
“è come un regno magico, non ci sono altre parole”: Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300
English Edition; Cap.3; p.15
stessa acconciatura che Rebecca aveva sfoggiato durante l’ultima festa tenuta in quella casa.
L’unico posto della tenuta che la ragazza avverte davvero come suo è la “Happy Valley”, un luogo
descritto come “a little narrow cove, the shingle hard and white under our feet” 10. Solo qui, con
suo marito e nessun altro, riesce a non avvertire il peso del raffronto con Rebecca e a sentirsi una
vera moglie. Ma questa è solo un’impressione, non è sufficiente a dare al lettore la sensazione di
stare osservando una coppia con un rapporto sano. Durante tutto il romanzo si riesce a percepire un
forte complesso edipico della protagonista nei confronti del marito che non è esplicito nel testo. A
partire dalla forte differenza d’età che riflette quella di un padre con sua figlia fino a capire che il
matrimonio non viene consumato a livello carnale. Si intravede una repressione della ragazza che
ad un certo punto della narrazione rivede il suo comportamento nei confronti del marito come
quello che il cagnolino Jasper ha verso di lei, dicendo “I listened to them both, leaning against
Maxim’s arm, rubbing my chin on his sleeve. He strocked my hand absently, not thinking, talking to
Beatrice. ‘That’s what I do to Jasper’ I thought. […] He pats me now and again, when he
remembers, and I’m pleased. […] He likes me in the way I like Jasper” 11. Come scrive Janet
Harbord “The marriage between Max de Winter and the girl is overly paternal” 12. In questo passo
Harbord sottolinea la differenza tra i rapporti che Maxim de Winter ha con le sue mogli, notando
come Rebecca non sia sottomessa dal marito come una figlia lo sarebbe col padre, anzi è una donna
che prende il sopravvento con una sorta di identificazione col genere opposto, affermando che
“Representations of passion and erotic charge are confined to Rebecca who, problematically for
the narrative in terms of gender, activates and inspires sexual interest.[…]Masculinity has no
resistance to an active desiring femininity” 13. Ma questo lato androgeno, secondo Harbord, porterà
la donna a morire: “it must succumb and therefore lose power”14.

10
“una piccola e stretta baia, la ghiaia dura e bianca sotto i nostri piedi”: Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern
Classics Book 300 English Edition; Cap.10; p.122
11
“Li ascoltavo entrambi, appoggiandomi al braccio di Maxim, strofinando il mento sulla manica. Mi accarezzava la
mano distrattamente, senza pensare, parlando con Beatrice. "Questo è quello che faccio a Jasper" pensavo. [...] Ogni
tanto mi dà una pacca, quando se ne ricorda, e io sono contenta. […] Gli piaccio nello stesso modo in cui a me piace
Jasper”: Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English Edition; Cap.9; p.144
12
“Il matrimonio tra Max de Winter e la ragazza è eccessivamente paterno”: Janet Harbord: Between Identification
and Desire: Rereading "Rebecca"; Source: Feminist Review, No. 53, Speaking Out: Researching and Representing
Women (Summer, 1996); Sage Publications, Ltd; pp. 95-107;
13
“Le rappresentazioni della passione e della carica erotica sono limitate a Rebecca che, problematicamente per la
narrazione in termini di genere, attiva e ispira l'interesse sessuale. […] La mascolinità non ha resistenza a una
femminilità desiderosa attiva”: Janet Harbod: Between Identification and Desire: Rereading "Rebecca"; Source:
Feminist Review, No. 53, Speaking Out: Researching and Representing Women (Summer, 1996); Sage Publications,
Ltd; pp. 95-107;
14
“deve soccombere e quindi perdere potere”: Janet Harbod: Between Identification and Desire: Rereading "Rebecca";
Source: Feminist Review, No. 53, Speaking Out: Researching and Representing Women (Summer, 1996); Sage
Publications, Ltd; pp. 95-107;
L’unico uomo con cui la protagonista instaura un rapporto alla pari è l’amico e collaboratore di suo
marito Frank Crawley. Forse Crawley è il solo uomo della vicenda che con il suo tatto riesce a non
far pesare alla ragazza la sua presenza maschile, celando un lato molto leale e sensibile, quasi
femminile, diventando una sorta di amica per la nuova signora.

Osservando anche superficialmente il rapporto tra i due coniugi non si può fare a meno di notare
una somiglianza con il romanzo “Jane Eyre” di Charlotte Brontë. Maxim come Mr. Rochester è
molto più grande della ragazza protagonista; in entrambi i rapporti si nota l’assenza di passione
sessuale; ambedue gli uomini hanno già avuto una moglie; entrambe le storie finiscono con un
incendio che distrugge la casa dove si svolge la vicenda appiccato da donne mentalmente instabili.
Infatti, benché non venga specificato, il lettore può intuire che l’incendio di Manderley venga
appiccato dalla governante che è un personaggio intrigante da ogni punto di vista. Mrs. Danvers fin
dalla prima comparsa si mostra come un personaggio ambiguo e cupo, come una sorta di spettro.
Viene descritta dalla protagonista come “someone tall and gaunt, dressed in deep black, whose
prominent cheek-bones and great, hollow eyes gave her a skull’s face, parchment-white, set on a
skeleton’s frame. […] when she took my hand hers was limp and heavy, deathly cold, and it lay in
mine like a lifeless thing”15. È una donna misteriosa e dal carattere forte, così forte da riuscire a
sottomettere la seconda Mrs. de Winter, ma non abbastanza da far ciò con la prima. Si avverte una
tensione non indifferente tra la protagonista e Mrs. Danvers sin dal loro primo incontro. La ragazza
infatti non è a suo agio con la donna e lo ammette dicendo “I did not want to go alone, with Mrs.
Danvers16” ma anche “I summoned a smile, which was not returned”17, passo che sottolinea la
mancanza di intesa tra le due. Proseguendo con la lettura si avverte nella governante un forte senso
di perdita e gelosia nei confronti di Rebecca. La donna non riesce a capacitarsi della scomparsa
della prima signora de Winter finché non lo dimostra apertamente e anche in maniera piuttosto
violenta: “she took hold of my arm, and walked me towards the bed. I could not resist her, I was
like a dumb thing. The touch of her hand made me shudder. And her voice was low and intimate, a
voice I hated and feared”18. Più si prosegue nella lettura del romanzo e più si intuisce come il
rapporto tra la protagonista e la governante non sia affatto amichevole. Mrs. Danvers tende a

15
“qualcuno alto e magro, vestito di un nero profondo, i cui zigomi prominenti e gli occhi grandi e vuoti le davano una
faccia da teschio, bianco pergamena, incastonata su una struttura da scheletro. [...] quando mi prese la mano la sua
era molle e pesante, fredda come quella di un cadavere, e giaceva nella mia come una cosa senza vita ": Daphne du
Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English Edition; Cap.7; p.74
16
“non volevo andarci sola, con Mrs. Danvers” : Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300
English Edition; Cap.7; p.77
17
“accennai un sorriso, che non fu ricambiato”: Daphne du Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English
Edition; Cap.7; p.79
18
“mi prese per un braccio e mi accompagnò verso il letto. Non potevo resisterle, ero come una cosa inerme. Il tocco
della sua mano mi fece rabbrividire. E la sua voce era bassa e intima, una voce che odiavo e temevo”: Daphne du
Maurier: Rebecca, Virago Modern Classics Book 300 English Edition; Cap.14; p.189
sottomettere la protagonista sottolineando, più che la sua, la presenza patriarcale di Rebecca che
aleggia ancora nella casa. Come se non bastasse, la donna evidenzia poco più avanti ogni pregio
della sua precedente signora, sminuendo la protagonista. Disegna infatti Rebecca quasi come un
angelo dalla presenza imponente, con i piedi incredibilmente piccoli e graziosi in proporzione alla
sua altezza e con dei bellissimi capelli che lei stessa era solita pettinare e curare ogni sera. Una
figura che ricorda al contempo un uomo di tutto rispetto ma che cela una donna bellissima ed
elegante nei modi. Probabilmente questa visione così deliziosa è dovuta ad un amore omosessuale
tra le due donne. Come già osservato in precedenza, la sessualità della stessa autrice si riflette nei
suoi personaggi. Qui è possibile notare il suo lato omosessuale, quello presente in lei fin da bambina
che si esterna con un alter-ego di sesso maschile di nome Eric Avon e si ripresenta dopo la morte
del coniuge. Ma nonostante l’identificazione di Rebecca e della stessa Daphne du Maurier nel
genere maschile, in questo rapporto tra Rebecca e Mrs. Danvers è proprio quest’ultima ad assumere
un tratto androgeno, ad interpretare il ruolo dell’uomo, affibbiatole da Rebecca stessa tramite il
nomignolo “Danny”, tipicamente un nome maschile.

Alla fine della vicenda, il fuoco purifica tutti i peccati commessi a Manderley. Proprio come in
Jane Eyre questa si rivela essere una sorta di punizione. Per quanto l’autrice sia brava a far credere
al lettore che i crimini commessi verso la precedente moglie siano giustificati, ciò non toglie che i
protagonisti siano comunque un omicida, autore di femminicidio che rimarca ancora un potere
maschile ottenuto solo con la forza, ed una complice omertosa incapace di opporsi, per amore o
paura, a quello stesso potere maschile. Forse l’incendio della tenuta è il giusto prezzo che i due
coniugi devono pagare costantemente, ricordando con dolore la bellezza ormai andata in fumo e
ridotta in macerie di quella stupenda villa che è stata testimone di un matrimonio imperfetto ormai
ancora più sterile e privo di passione.

Giansalvo Leo

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