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La Rivoluzione Di Lu Xun
La Rivoluzione Di Lu Xun
Indice
Introduzione
Capitolo 2: Lu Xun
Conclusioni
Introduzione
Si può certamente affermare che il periodo Qing non sia stato sempre florido e tranquillo, al
contrario, è stato lo scenario di numerosissime guerre che hanno portato al collasso la monarchia. I
periodi seguenti ne hanno seguito le orme portando però numerose innovazioni soprattutto in campo
letterario.
Benché sia importante non rinnegare le proprie radici, che siano ideologiche, stilistiche o di
qualsiasi altro genere al fine di non dimenticare completamente la propria identità, è altrettanto
essenziale rimodernarsi e seguire il flusso del tempo per poter meglio diffondere messaggi positivi
Proprio come oggi sarebbe insensato provare a raggiungere le masse utilizzando come mezzo di
diffusione tecnologie datate, allo stesso modo nel Novecento cinese fu reputato inutile utilizzare
vecchi modelli per impartire e divulgare nuovi insegnamenti. È questo lo scenario in cui si
sviluppano i vari moti che si ribellano all’antichità dei metodi, condannano gli stili datati e ne
cambiamento più significativo è l’uso della lingua parlata, o baihua, nelle opere scritte. Segue poi
un’apertura verso la narrativa e la filosofia occidentale e la traduzione dei vari scritti che portano
nuovi modelli a cui ispirarsi. Tutto ciò chiaramente è contrastato da un governo conservatore e
nazionalista che rinnega e reprime questi nuovi metodi in favore dei più antichi e tradizionali
confuciani.
Inizia quindi un processo di modernizzazione portato avanti da esponenti realisti ed altri romantici,
spesso in contrasto tra loro ma con l’obiettivo comune di migliorare la qualità delle opere facendo
Il periodo Qing va dal 1644 al 1911, da quando Nurhaci giunse al potere spodestando l’ultimo
L’Ottocento cinese fu un secolo tormentato dalle rivolte interne che assestarono un duro colpo alla
dinastia Qing, che dovette contemporaneamente affrontare l’insorgere delle potenze europee che
iniziarono ad intervenire in Cina cercando di accaparrarsi il potere. La Cina vide quindi avanzare
potenze come Gran Bretagna, Francia, Russia, Germania, Giappone, Belgio, Italia e Impero
Austriaco.
Nonostante però la presa di potere successiva e la messa in atto di riforme da parte dei conservatori
al governo, l’opposizione si organizzò al meglio e nel 1905 si assistette alla nascita della Lega 2
creata da Sun Yat-sen in Giappone nel cui programma erano inseriti i “tre princìpi del popolo”,
ossia nazionalismo, democrazia e benessere, che mirava al disfacimento di una monarchia ormai
debole ed incapace. Sun Yat-sen si accordò con svariati gruppi nazionalisti, patriottici e società
segrete che avevano il fine comune di abbattere la dinastia mancese. La Lega di Sun Yat-sen non fu
che una delle tante società che sorsero nel periodo. Tra quelle che combatterono e sconfissero la
dinastia vi furono la “Lega per le strade ferrate” nata in seguito alla nazionalizzazione della linea
ferroviaria Pechino-Hankou, la “Società Segreta dei Fratelli Maggiori” e la “Società degli Studi
Letterari”. Questi ultimi insorsero nell’ottobre 1911 nello Huebei invitando altre province a seguire
il loro esempio. Il governo cercò di contrattaccare rivolgendosi al Generale Yuan Shikai che però
preferì mediare. Nel 1912 si ebbe quindi la proclamazione di Sun Yat-sen come Presidente della
Repubblica cinese ma restò ben poco in carica. Si dimise in favore del Generale Yuan Shikai e
questo fu l’evento segnò la fine del regime monarchico ormai già logoro e deteriorato, lasciando che
1
M. Sabattini, P. Santangelo, “Storia della Cina”, Editori Laterza, 2005, Bari, p. 485
2
tongmenhui
Varie lotte intestine caratterizzarono questi anni, senza tralasciare anche l’insorgenza del Partito
Comunista. È da notare però come in questo periodo più che in tutti gli altri, la Cina fu aperta alle
influenze dei popoli occidentali. Molti autori infatti cercarono di improntare le loro opere su quelle
dell’ovest rivoluzionando così tutto il sistema letterario. In questo contesto si assistette quindi alla
Dal gennaio 1917 ebbe inizio la Rivoluzione Letteraria grazie ad un articolo firmato da Hu Shi
pubblicato sulla rivista “Gioventù Nuova” 3 chiamato “Suggerimenti per una riforma letteraria” che
suggeriva, appunto, l’uso del baihua o lingua parlata nelle opere e l’abbandono dei modelli antichi
in favore invece di modelli occidentali più moderni e all’avanguardia. Si chiedeva agli autori di
scrivere per comunicare qualcosa senza badare troppo alla forma, come invece avveniva in passato.
Vi fu una forte opposizione dei conservatori ma la maggior parte degli intellettuali chiedeva
un’innovazione nel mondo della letteratura e dell’arte in generale. Nacquero così opere in baihua
di ogni genere, dalla poesia alle opere teatrali, dagli articoli alle opere di narrativa. Queste ultime si
diffusero in maniera capillare ricevendo l’approvazione del pubblico e brillando di luce nuova,
moderna. Non vennero più classificate come sollazzo per le persone poco colte, come le definivano
La Rivoluzione raggiunse l’apoteosi grazie agli avvenimenti che definirono il 4 maggio 1919,
considerata oggi la data ufficiale dell’inizio della nuova letteratura. Le proteste del 4 maggio ebbero
inizio dopo la Conferenza per la Pace di Parigi che vide la Cina sottomessa alla Germania a cui
cedette i territori dello Shandong. Iniziarono a circolare riviste, giornali, scritti di propaganda
politica in lingua parlata, che trasformarono questa nuova forma d’espressione in quella definitiva.
Sorsero varie associazioni letterarie in contrasto tra loro per alcuni punti di vista non condivisi,
come lo stile da preferire per le opere, ma che promuovevano tutte la diffusione della lingua parlata.
3
Xin Qingnian
Negli anni ’30 si costituì la “Lega degli Scrittori Cinesi di Sinistra” 4 “con l’adesione di intellettuali
provenienti sia dalla ‘Società di ricerche letterarie’ sia dalla ‘Società Creazione, sia, ancora, da altre
nazionalista”5. Fu in questo contesto che si affermò la figura già influente di Lu Xun, che venne
eletto presidente della Lega, che denominò i suoi avversari nazionalisti come “cagnolini da salotto e
cadaveri ambulanti”.
4
zhongguo zuoyi zuojia lianmeng
5
L. Lanciotti, “Letteratura Cinese”, Isiao, 2011, Roma, p. 220
Capitolo 2: Lu Xun
Zhou Shuren, meglio conosciuto con lo pseudonimo Lu Xun, nacque a Shaoxing nella provincia del
Zhejiang nel 1881. La sua era una famiglia benestante di funzionari-letterati caduta però in miseria
Studiò dapprima presso l’Accademia Ferroviaria e Mineraria di Nanchino per proseguire poi i suoi
studi in Giappone nell’ambito medico. Qui scoprì la sua passione per gli studi letterari grazie allo
studio della lingua tedesca, obbligatorio presso le facoltà scientifiche giapponesi dell’epoca, e al
conseguente avvicinamento alla scrittura romantica germanica. Passò qualche anno prima che Lu
Xun si potesse rendere conto della sua vocazione artistica anziché scientifica, vocazione che
dopo la visione di un film e giungendo alla conclusione che “[…] gente di un paese debole e
ignorante, anche se fisicamente forte e valida, servirà solo a servire da spettatrice a tali spettacoli
(riferendosi a scene viste nel film precedentemente citato), e questa condizione era la più
deplorevole della morte per malattia. Pertanto il nostro più importante compito era quello di
cambiare il nostro spirito e, in quel tempo, pensavo che il mezzo migliore fosse la letteratura. Così
decisi di promuovere un movimento letterario” 6. La letteratura per Lu Xun era quindi uno
strumento per promuovere un movimento sociale, una rivoluzione degli animi ormai inermi della
società cinese affinché questa potesse riscattarsi e rinnovarsi, abbandonando tutti quei modelli
Al suo ritorno in patria iniziò la carriera da insegnante in varie scuole mentre si dedicava alla
stesura di molte opere. Del 1918 è il romanzo “Diario di un Pazzo” 7, prima novella in baihua
ispirata all’omonimo lavoro di Gogol, a cui seguì lo stesso anno quello che si può definire il suo
masterpiece “La Vera Storia di Ah Q”8. Aderì qualche anno più tardi alla Società di Ricerche
6
L. Lanciotti, “Letteratura Cinese”, Isiao, 2011, Roma, p. 230
7
Kuangren riji
8
Ah Q Zhengzhuan
Letterarie e durante questo periodo scrisse svariate opere di stampo rivoluzionario, passando poi,
durante gli ultimi anni di produzione, alla stesura di scritti di carattere marxista. Costretto a lasciare
Pechino a causa dei suoi intenti rivoluzionari in contrasto con quelli conservatori e nazionalisti del
governo, si stabilì a Canton e furono proprio gli avvenimenti di tale città, precisamente l’arresto di
molti studenti dell’Università di Zhong Shan, che innescarono in lui la miccia dell’ideologia
marxista. Nel 1930 fondò e diventò presidente della Lega degli Scrittori di Sinistra che proponeva
una letteratura legata alla politica rivoluzionaria caratteristica dei movimenti di sinistra.
Scrittore fecondissimo entrato di diritto a far parte dell’élite delle più grandi figure della storia della
letteratura cinese, esperto della letteratura occidentale e traduttore, morì, poiché affetto da
9
Per ulteriori approfondimenti Lanciotti, 2011: 230
Capitolo 3: Breve analisi delle opere
Tra tutte le opere firmate da Lu Xun, che siano traduzioni oppure testi originali, due sono quelle più
conosciute ossia “La Vera Storia di Ah Q” e “Diario di un Pazzo”. In questo capitolo si procederà
analizzando brevemente queste due opere, contestualizzandole al periodo storico in cui sono state
prodotte.
“La Vera Storia di Ah Q” è il racconto più conosciuto dello scrittore e narra le vicende di un uomo
di nome Ah Q. Nell’introduzione dell’edizione digitale tradotta da Ledda 10, e nel titolo stesso, si
può notare come l’intento dello scrittore fosse di narrare una storia vera sul protagonista del
racconto. Già dal principio però vi sono delle difficoltà, la prima è inquadrare il genere del
racconto. L’autore non ha alcuna intenzione di scrivere una biografia ufficiale o veritiera,
tantomeno un’autobiografia non essendo egli stesso Ah Q. Non si po' neanche parlare di leggenda,
non essendo Ah Q una figura leggendaria, neppure di biografia autorizzata poiché è difficile capire
quali siano le biografie autorizzate e quelle non autorizzate. Tutte queste considerazioni portano lo
scrittore a narrare una vera storia, discostandosi dal narrare una vita poiché, come egli afferma,
“scrivo con un linguaggio umile, simile a quello dei ciarlatani e dei mercanti di strada, non oso dare
alla mia opera un titolo così altisonante”11. Si nota sin da subito il peculiare stile in lingua parlata
Altre difficolta sono definire il nome e la famiglia di Ah Q, il carattere da utilizzare per il nome Ah
Q, che l’autore non saprebbe nemmeno scrivere data la tendenza del periodo a utilizzare sempre più
tratti della cultura occidentale, accusando ironicamente Chen Duxiu e la sua rivista “Gioventù
Nuova” di aver mandato in malora la cultura nazionale in favore di quella dell’ovest com’era tipico
del periodo della rivoluzione letteraria. Infine, il luogo d’origine del protagonista, incerto anch’esso.
Tutte queste difficoltà che l’autore incontra si rispecchieranno poi nel definire il personaggio di Ah
10
Lu Xun, “La Vera Storia di Ah Q”, traduzione dall’inglese di Umberto Ledda 2016. Roma: Newton Compton editori
s.r.l.
11
Lu Xun, “La Vera Storia di Ah Q”, traduzione dall’inglese di Umberto Ledda, 2016. Roma: Newton Compton editori
s.r.l., Introduzione, p. 3
Q che sarà un uomo sconosciuto e pieno di difetti, fisici e morali, che Lu Xun rivede quelle nel
popolo cinese.
L’intera l’opera infatti è un’allegoria che vede riflessa nel personaggio di Ah Q una popolazione
inerme e succube del governo, che grida alla rivoluzione fantasticando sui benefici che questa può
portargli, che alla fine muore senza riuscire neppure ad intonare canti rivoluzionari deludendo le
aspettative di chi attendeva il momento giusto ma che non si mobilita. La società si bea delle
proprie sconfitte accettandole come vittorie, proprio come fa Ah Q che dopo le percosse che riceve
e gli insulti, che egli stesso si indirizza, si autoproclama vincitore e campione nello sminuirsi da
solo.
L’autore sottolinea inoltre la condizione delle donne, resa difficile dalla visione sessista della
società che, come Ah Q, non le rispetta e le accusa di rovinare le aspirazioni degli uomini tramite
inganni sessuali con fini arrivisti. Neppure le monache vengono risparmiate da tale accusa, che le
L’altra opera precedentemente citata è “Diario di un Pazzo” 13 che vede come protagonisti un
Il narratore un giorno riprende i contatti con i due fratelli e il maggiore confessa che suo fratello
minore è guarito da poco da una malattia, mostrando al narratore il diario dell’infermo scritto
durante il periodo di degenza. Il diario si apre con una riscoperta della luce che per trent’anni il suo
autore non è riuscito a vedere, arrivando a scoprire una verità nascosta. Continua poi per tredici
capitoli mostrando al lettore la visione del mondo in cui è immerso l’uomo pazzo, basata su un
atroce cannibalismo ai danni dei più deboli. Il giovane si definisce una vittima del sistema che vuole
divorarlo come da tradizione. Il cannibalismo infatti, secondo l’autore del diario, è una pratica in
uso da molto tempo e questa teoria è confermata da una lettura approfondita dei testi di storia dove,
12
Lu Xun, “La Vera Storia di Ah Q”, traduzione dall’inglese di Umberto Ledda, 2016. Roma: Newton Compton editori
s.r.l., Cap. 4, p. 23
13
Vedi “Diario di un Pazzo”, traduzione dall’inglese “Selected Stories of Lu Hsun, Foreign Languages Press Pechino,
Gaeditori, maggio 2020
tra le varie occorrenze delle parole “virtù e moralità”. Il giovane dice di aver iniziato a “vedere delle
parole negli spazi bianchi tra le righe. L’intero libro era pieno delle parole: ‘mangiano persone’” 14.
Il giovane continua a credere di essere vittima di un complotto che lo vuole morto e riesce a rendere
il lettore convinto allo stesso modo grazie alla capacità di rendere logiche e sensate anche le
supposizioni più assurde. Questo perché il lettore è ben cosciente dell’intento dell’opera. Lu Xun
infatti, anche in questo testo, rivolge alla società una forte critica ed associa il cannibalismo alla
tendenza a sfruttare l’uomo e alle cattiverie adoperate da quest’ultimo sui suoi simili. Lu Xun si
dissocia dalla società ancora feudale che non ha subito sostanziali differenze da quella dei tempi
della dinastia Qing. L’autore avverte il bisogno di cambiamento e di ribellione per smuovere gli
animi sottomessi ed apatici del popolo, riponendo nel testo le sue speranze nei bambini, ancora puri
per non aver mangiato carne umana, e nella realtà nelle nuove generazioni che possono ancora
lottare e rimodernare la società. Il diario infatti si conclude con l’iconica e significativa frase
“salvate i bambini”15.
14
Lu Xun, “Diario di un Pazzo”, traduzione dall’inglese “Selected Stories of Lu Hsun, Foreign Languages Press
Pechino, Gaeditori, maggio 2020, Cap.3, p.8
15
Lu Xun, “Diario di un Pazzo”, traduzione dall’inglese “Selected Stories of Lu Hsun, Foreign Languages Press
Pechino, Gaeditori, maggio 2020, Cap.13, p. 24
Conclusioni
La critica mossa alla società da Lu Xun e tutti gli autori del periodo a cavallo tra l’ottocento ed il
Non si tratta delle critiche mosse alla società feudale quanto a quelle contro l’inerzia e l’apatia dei
popoli, sottomessi agli ordini di chi governa in maniera scellerata, che gioiscono delle sconfitte
vissute come vittorie proprio come è solito fare Ah Q. Purtroppo ancora oggi vi sono disparità tra
classi sociali, soprusi e sessismo che si verificano certamente in maniera differente rispetto ad
allora. Bisognerebbe evitare di giacere immobili ed unirsi in modo tale da combattere le ingiustizie
dei nostri giorni, come hanno fatto gli autori rivoluzionari della Cina novecentesca, aprire le menti e
combattere fin quando la società non si liberi dai mali che l’affliggono. Ognuno può fare la
differenza utilizzando gli svariati mezzi che abbiamo oggi a disposizione per diffondere princìpi
sani.