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1 Percezione e memoria

[imposta la formattazione e l’impaginazione del testo in modo corretto]

L'esperienza ordinaria ci mette di fronte a delle immagini, elementi confusi, misti, ambigiui, questo
perché sono il prodotto della mescolanza, mèlanges [semmai mélange], della materia con il nostro
modo di rappresentarla, che consiste in un ritaglio quasi fotografico di figure.
Le immagini sono quindi frutto della mescolanza di due realtà, la materia e lo spirito, il nostro
spirito, che ha la capacità di decidere, di scegliere le sue prospettive nella realtà, le sue azioni.
Per questo la coscienza dell'uomo nasce proprio su un rapporto utilitaristico col mondo fatto di
scelte di ciò che è per lei più utile e più vantaggioso.
La scelta avviene solo a causa del fatto che l'uomo sceglie ciò che è a lui più utile in base ad una
preventiva conservazione delle esperienze passate ed ecco che necessariamente fa il suo ingresso in
questo quadro concettuale la memoria. Essa agisce attraverso un lavoro di contrazione, condensa in
un unico istante l'insieme di un numero di eventi della materia, cioè lo scorrimento continuo e
mobile del reale.
Così si spiega come la percezione delle immagini abbia un lato soggettivo, come essa sia la nostra
percezione ed è a questo punto che Bergson, dopo aver tolto la memoria per analizzare meglio il
concetto di percezione pura, isolandolo da ogni contatto possibile con la coscienza, reintegra la
memoria. Così entra in gioco la coscienza nell'atto della percezione compiuto da quell'immagine
denominata il mio corpo:

la funzione della nostra coscienza, nella percezione, si limiterebbe a rilegare, grazie al filo continuo della
memoria, una serie di visioni istantanee che farebbero parte delle cose piuttosto che di noi 1. [non centrato
ma giustificato]

La funzione della coscienza è dunque quella di legare tra loro le visioni istantanee del reale
attraverso il lavoro della memoria, anche se di istantaneo propriamente detto non c'è niente, poiché
la memoria inizia il suo lavoro fin da subito nella percezione, in modo da prolungare nella nostra
coscienza gli uni negli altri i momenti della durata dell'azione.
Il lavoro della memoria consiste nel far sopravvivere delle immagini passate e queste si mischiano
continuamente con la percezione del presente, spesso sostituendosi ad essa. Infatti talvolta risulta
essere più utile un ricordo di precedenti situazioni analoghe, piuttosto che l'intuizione presente.
Così facendo l'intuizione del presente ha la sua utilità non tanto nel disporre il corpo in vista
dell'azione, ma nel richiamare all'azione un ricordo in modo tale che esso illumini meglio la
decisione da prendere in vista dell'azione, ma su questo tornerò più avanti.
Sta di fatto che le percezioni sono impregnate di ricordi e la difficoltà è tenere distinti questi due
fenomeni, altrimenti si è condannati a vedere la percezione come un fenomeno unico che si
chiamerà a volte ricordo e a volte percezione, finendo così con il cadere nell'errore di considerare
una differenza di grado tra il ricordo e la percezione invece che una differenza di natura:

l'illusione che consiste nello stabilire soltanto una differenza di grado tra il ricordo e la percezione è più che
una semplice conseguenza dell'associazionismo, […].
Poggia, in ultima analisi, su una falsa idea della natura e dell'oggetto della percezione esterna.
Si vuol vedere nella percezione soltanto un insegnamento rivolto ad un puro spirito, e di interesse puramente
speculativo.2

Considerare la percezione come un qualcosa d'interesse speculativo porta all'errore di vedere questa
ed il ricordo come qualcosa della stessa natura, ovvero qualcosa di inestensivo, quindi l'unica
differenza che intercorrerebbe tra i due termini sarebbe solo una di grado, dove il ricordo non è altro
che una percezione indebolita, quasi sbiadita.
1 Ivi, p. 52 . [togli spazio prima del punto, qui e altrove]
2 Ivi, p. 116 .
1
Ma come dimostrato precedentemente la percezione consiste in quel ritaglio della totalità delle
immagini della materia a misura dell'interesse del corpo, dunque ha un valore pratico, è azione ed
essa corrisponde al presente del corpo, mentre il ricordo fa parte del passato.
Se la percezione presente però è impregnata di ricordi, dunque elementi del passato, allora che cosa
si intende per presente? Qui ritornano argomenti sul tempo, già affrontati nel Saggio, la cui natura è
quella di scorrere, dove ciò che è trascorso è il passato ed il presente è l'istante in cui scorre.
Ma cos'è questo istante? È un punto matematico? No, poiché Bergson non intende la realtà come un
reticolo aritmo-geometrico, in cui i momenti si giustappongono e il tutto è sistemato
schematicamente come punti in uno spazio geometrico, tutto ha una sua durata, la percezione ha
una sua durata e, quest'ultima, sarebbe situata rispetto ad un punto matematico al di là e al di qua da
esso. Gli istanti presenti quindi non si giustappongono ma si compenetrano, perciò:

ciò che chiamo “il mio presente” sconfina, contemporaneamente, sul mio passato e sul mio futuro.
Sul mio passato dapprima, poiché “il momento in cui parlo è già lontano da me” sul mio futuro, in seguito
poiché è al futuro che questo movimento è rivolto, è al futuro che tendo, […].
Bisogna dunque che lo stato psicologico che chiamo “il mio presente” sia contemporaneamente una
percezione dell'immediato passato e una determinazione dell'immediato futuro. 3

Il presente è labile, sconfina immediatamente nel passato e il futuro si presenta costantemente,


quindi è sia passato che futuro, è sia sensazione che movimento, è sensorio-motorio e corrisponde
alla percezione che si ha del proprio corpo.
Nella continuità del tempo che caratterizza il divenire, il presente rappresenta un taglio e quello è
per Bergson il mondo materiale, di cui il nostro corpo occupa il centro, quindi il presente è la
materialità della nostra esistenza, è l'insieme delle nostre sensazioni e dei nostri movimenti, che
occupano porzioni della superficie del mio corpo, cosa che non fanno i ricordi.
Questi non interessano nessuna parte del mio corpo, almeno per quel che riguarda i cosiddetti
ricordi puri, quei ricordi che si trovano nelle profondità della memoria, oggetti virtuali ed
inestensivi, incapaci di connettersi direttamente al presente e dunque all'azione.
Se il ricordo puro non interessa alcuna parte del mio corpo ed esso risulta inestensivo ed impotente
all'azione, allora è la sensazione che è estensiva, localizzata.
Il ricordo puro rimane inutile se resta puro, privo cioè di ogni mescolanza con la sensazione, senza
legami con il presente, ma può rendersi utile solo perdendo la sua natura inestensiva, mutandola,
diventando immagine: l'immagine è uno stato presente che rimane partecipe del passato soltanto
grazie al ricordo da cui è uscita, perciò questo viene definito da Bergson ricordo-immagine, questi
ricordi sono diversi dai ricordi puri in quanto coinvolgono un'esperienza sensoriale attiva, invece
che una mera registrazione mentale di informazioni.
Se il presente è un taglio che si frappone tra passato e futuro sotto l'incessante scorrere del tempo,
allora il presente non è semplicemente un ciò che è ma ciò che si fa:

quando pensiamo questo presente come dovente essere, non è ancora; e quando lo pensiamo come esistente,
è già passato. Se, al contrario, voi considerate il presente concreto e realmente vissuto dalla coscienza, si può
dire che questo presente consiste, in gran parte, nel passato immediato. 4

Quello che solitamente consideriamo come presente in realtà è passato immediato, questa
concezione agostiniana del presente porta Bergson a definire la percezione, anche la più istantanea,
come un atto che ha a che fare più con il passato che con il presente:

la vostra percezione, per quanto sia istantanea, consiste dunque in un'incalcolabile moltitudine di elementi
ricordati e, a dire il vero, ogni percezione è già memoria. Noi percepiamo, praticamente, soltanto il passato,
essendo il puro presente l'inafferrabile progresso del passato che rode il futuro.

3 Ivi, p. 117 .
4 Ivi, p.127 .
2
C'è la percezione soltanto del passato immediato, il presente dunque è già memoria, quindi il corpo
è ciò che è sempre presente, o meglio, ciò che in ogni momento è già passato, è un luogo di
passaggio di movimenti ricevuti e inviati, il punto di congiunzione tra ciò che subisce e ciò su cui
agisce, è uno spaccato nel divenire universale.
Grazie a questi punti di vista è possibile considerare la percezione e la memoria come due fenomeni
congiunti. Pensare alla percezione come un qualcosa di presente e quindi separata dalla memoria è
un errore, questo a causa della natura del presente, che è ineffabile. Perciò il presente non è altro che
immediato passato e ciò che è passato è già ricordo, è già memoria.
La memoria non è quindi una percezione indebolita dal tempo trascorso, l'oggetto percepito ha una
natura diversa dal ricordo, il primo si trova nello spazio, il secondo nel tempo, l'uno è nel presente e
l'altro è nel passato, l'uno è attuale, l'altro è virtuale, queste sono le differenze di natura principali tra
il ricordo e la percezione, intesa come pura, facente quindi parte delle cose piuttosto che di noi.
La percezione priva di contatto con la memoria e con i ricordi è la percezione pura, che è soltanto
un'invenzione [un’ipotesi] teorica di Bergson per vedere il funzionamento di essa in rapporto con
l'insieme di immagini che compongono la materia e per arrivare alla conclusione che, senza
l'apporto della memoria, la percezione fa più parte delle cose piuttosto che di noi.
La memoria è uno strumento che non solo partecipa e sostiene la percezione, ma ne è tutt'uno, la
percezione non è altro che la punta finale, la parte più superficiale della totalità dei ricordi, quella
che è a contatto con l'insieme delle immagini che compongono la realtà.
Per descrivere meglio questo rapporto tra percezione e memoria, Bergson utilizza un'immagine
simbolica [perché simbolica?], quella del cono rovesciato con il vertice all'interno di un piano.

Il cono SAB rappresenta la totalità dei ricordi accumulati nella memoria di cui, la base AB è il
passato puro, è la sede dei ricordi puri ed è immobile mentre il vertice S, che raffigura il presente in
ogni suo momento, è mobile, avanza senza sosta e tocca il piano.
Il piano P è il piano mobile della rappresentazione attuale, che il corpo che percepisce si fa
dell'universo che lo circonda, infatti esso si trova precisamente al centro, nel punto S, lì vi è
l'immagine del corpo che si limita a ricevere e a rendere gli influssi emanati [è Bergson che parla di
“influssi emanati”?] dalle altre immagini che compongono il piano ed è proprio lì che avviene la
percezione.
In prossimità della percezione agisce una memoria quasi istantanea, la memoria del corpo, essa è
costituita dall'insieme dei sistemi sensorio-motori e man mano che ci si allontana dal vertice S in
direzione della base AB si va verso il funzionamento di un'altra memoria, quella del passato.
La memoria del passato sostiene la memoria del corpo ossia presenta ai meccanismi sensorio-
motori i ricordi capaci di guidare e di direzionare la reazione motoria in base agli insegnamenti di
esperienze passate. La memoria del corpo, invece, attraverso i suoi sistemi sensorio-motori,
consente ad un ricordo puro di prendere corpo, di materializzarsi, di attualizzarsi.
3
Quest'ultimo per diventare presente deve discendere dalle profondità della memoria del passato,
dalla base AB seguendo il riferimento della figura del cono, fino al punto preciso in cui l'azione si
compie, in corrispondenza del vertice S.
Da qui si capisce proprio come ci sia uno stimolo reciproco tra memoria e percezione, di come i
ricordi non siano semplici esperienze passate che, una volta compiute, rimangono nelle profondità
della memoria come qualcosa di oscuro che ogni tanto si ripresenta, ma sono elementi che aiutano e
guidano la percezione presente a tal punto che questa richiama a sé un ricordo per sostenerla:

è dal presente che parte il richiamo al quale risponde il ricordo, ed è dagli elementi sensorio-motori
dell'azione presente che il ricordo prende il calore che dà la vita 5.

Il richiamo del ricordo avviene a partire da una selezione di un'infinità di ricordi che assomigliano
tutti, per un motivo o per un altro, alla percezione presente, i quali però rimangono inizialmente
oscuri, nascosti, in quanto man mano che l'intelligenza si sviluppa la memoria si perde, a causa del
fatto che i ricordi si organizzano con gli atti, perdendo in estensione ma guadagnano [sintassi?] la
loro forza di penetrazione.
Il ricordo per legarsi alla percezione e quindi essere utile all'azione deve abbandonare la sua natura,
avvicinarsi all'azione legandosi ad un qualcosa che le dia un corpo, altrimenti questi [cosa?]
rimarranno sempre emarginati ed inutili in vista di una funzione pratica ma, per far questo, per
iniziare l'attività di attualizzazione e rivalutazione del ricordo e, in generale, per il riutilizzo
dell'esperienza passata al fine di illuminare e guidare l'azione presente, è necessario disinteressarsi
dell'azione presente poiché essa inibisce il nostro passato che rimane nascosto:

Ma se il nostro passato ci resta quasi tutto nascosto perché è inibito dalle necessità dell'azione presente, esso
ritroverà la forza di superare la soglia della coscienza in tutti quei casi in cui ci disinteresseremo dell'azione
efficace per ricollocarci, in qualche modo, nella vita del sogno. 6

Questo che è stato appena descritto è un'anticipazione dell'atto del riconoscimento che tratterò in
seguito, ora vorrei concentrarmi un attimo su di un ultimo aspetto che caratterizza il rapporto tra la
memoria e la percezione e soprattutto il presente ed il passato.
Percezione e memoria sono dunque sempre a contatto e, seguendo la figura del cono, la percezione
è la punta finale e mobile dell'insieme della totalità della memoria e quest'ultima fortifica ed
arricchisce sempre la percezione, che attira su di sé sempre più ricordi, ma essa non è solo un
insieme di impressioni raccolte dall'esperienza passata ed elaborate dallo spirito, anche perché la
maggior parte di esse si disperdono nel momento in cui vengono tramutate in azioni utili.
Ogni percezione è qualcosa in più che una semplice raccolta di impressioni, è anche una riflessione:

ogni percezione attenta suppone veramente, nel senso etimologico della parola, una riflessione, cioè la
proiezione esterna di un'immagine attivamente creata, identica o simile all'oggetto, e che si modellerà sui
suoi contorni.7
Quando ci troviamo di fronte ad un oggetto, nel frattempo che mentre lo fissiamo dentro di noi
sviluppiamo una sua immagine, somigliante in tutto, nei suoi dettagli, nei suoi contorni, come una
fotografia fatta sull'oggetto stesso, ad esso sovrapposta ed altro non sono che ricordi
immediatamente consecutivi alla percezione di quell'oggetto, una suo eco:

Se, dopo aver fissato un oggetto, distogliamo bruscamente il nostro sguardo, ne otteniamo un'immagine
conseguente: non dobbiamo supporre che quest'immagine si producesse già quando la guardavamo? 8

Dietro a queste fotografie dell'oggetto ce ne sono altre, che si immagazzinano nelle profondità della

5 Ivi, p. 129 .
6 Ivi, p. 130 .
7 Ivi, p. 86 .
8 Ivi, p. 86
4
memoria, alcune con una certa somiglianza, altre invece con una più o meno lontana affinità e
queste vanno tutte incontro alla percezione, sono le immagini-ricordo che acquistano forza e si
esteriorizzano al punto da non distinguere bene cosa sia percezione e cosa invece sia ricordo.
Tutto ciò è il doppio tragitto che compiono le impressioni esterne, dalla periferia al centro e
viceversa:
La recente scoperta di fibre percettive centrifughe ci indurrebbe a pensare che le cose accadano regolarmente
così, e che, a lato del processo afferente che porta le impressioni al centro, ce ne sia un altro, inverso, che
riconduca l'immagine alla periferia.9

La percezione è una serie di processi che non si sviluppa lungo un unico filo, l'oggetto che suscita
sensazioni, le sensazioni fanno sorgere delle idee ed ogni idea sollecita la sfera intellettuale, ma è
piuttosto un circuito:

la nostra percezione distinta è veramente paragonabile ad un cerchio chiuso, in cui l'immagine-percezione


diretta sullo spirito e l'immagine-ricordo lanciata nello spazio correrebbero l'una dietro l'altra. 10

Al centro di questo circuito c'è l'oggetto percepito e di esso componiamo subito un'immagine, un
suo riflesso che è sempre interpretazione di un passato coesistente con il presente, in un processo
dove anche all'inizio della percezione non si sa bene dove essa finisca e dove cominci il ricordo,
instaurando una vera e propria contemporaneità di passato e presente. [sintassi zoppicante]
Il seguente grafico illustra bene questa contemporaneità che avviene nell'atto della percezione in cui
l'oggetto percepito viene immediatamente doppiato con il suo riflesso nella memoria.

Figura 2, Immagine presa da H.Bergson, Materia e


memoria, Editori Laterza, Bari 2020, p. 88.

Il cerchio più stretto A contiene soltanto l'oggetto O ed è il più vicino alla percezione immediata,
dietro ad esso ci sono i cerchi B, C, D che, allontanandosi sempre più da O, si fanno sempre più
grandi a testimonianza del maggior sforzo intellettuale richiesto.
Dopo aver ricostruito un immagine sempre più completa dell'oggetto O come un tutto indipendente,
costruiamo contemporaneamente i cerchi, che in figura appaiono tratteggiati, B', C', D', situati dietro
l'oggetto e dati virtualmente insieme ad esso.
Il dato immediato, ovvero l'oggetto percepito, non è mai dunque in una realtà completamente al di
fuori della nostra mente, così come, simmetricamente potremmo dire, la mente non è mai fuori dalla
natura ed esso ci appare sempre come conseguenza di un lavoro di sintesi, di condensazione tra il
presente, l'immediato e ciò che è esperienza passata.
Per questi motivi memoria e percezione hanno un rapporto stretto, sono praticamente inseparabili
l'una dall'altra, la memoria inserisce il passato nel presente, contrae, sintetizza in un'unica intuizione
i molteplici momenti della ed è la causa per cui percepiamo di fatto la materia in noi, altrimenti, se
essa non agisse, percepiremo di diritto la materia in sé.
Per questo il problema della memoria è fondamentale: la memoria è ciò che comunica alla
9 Ibidem
10 Ivi, p. 87 .
5
percezione il suo carattere soggettivo, è la testimonianza della mescolanza in proporzioni diverse
dei due elementi, il materiale e lo spirituale, cosa che non riconosce il nostro intelletto, che ha la
tendenza a stabilire invece delle distinzioni nette, perciò preferisce dissociarli i due elementi,
creando tutti i problemi che ne conseguono, ovvero quella tendenza a spazzializzare la realtà per
una nostra comodità nell'adeguarsi all'azione. [sintassi zoppicante]

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