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di Rigoletto, a consi-
derarlo in sé, un’ideuzza da quattro soldi, Ma cade in una situazione
che la provocatoria presenza dei corti ani mantiene colma degli
eventi che Phanno preceduta; si che dall’inevitabile arrivo di Rigolet-
tolo Spettatore s’aspetta una tempesta. Invece Rigoletto entra cantic-
iando un motiyetto qualsiasi; ¢ cid appunto, nel dislivello che sta-
ce rispetto alla nostra attesa, produce Ja carica della situazione.
Naturalmente questo é un esempio limite. Ma anche Ja dove idea
gna a disp:
stensioni di
ogni situaz50 Scritti musicali
Ie sue prime otto battute—una scala discendente su un elementatisg,
mo giro armonico di tonica-dominante, ripetuta due volte~ si dae
be l'inizio d’una normale «melodia»: e non particolarmente intere,
sante. Ma le otto battute successive non costituiscono il conseguente
un antecedente, bens’ lo sviluppo d’una cellula tratta dalle prime
secondo una variante ritmica fale da farne una serie di singuts be
Vimprowvisa cadenza finale spegne, piti che concludere, I rsultatog
una sorta di lunga interiezione che corre «auf Fliigeln des Gesan-
ges», come un brivido
Certo a questo effetto concorrono mezzi musicali appropriati; ma
che solo dalla collocazione drammaturgica prendono pieno valote.
Funziona anzitutto un sistema di reminiscenze drammatico-musicali
L’idea melodica base di «Amami, Alfredo » richiama per pitt aspetti
— configurazione discendente come sblocco lirico preparato dalla
tensione di una frase ascendente, tonalita di fa maggiore, appassiona-
to stacco iniziale sulla tonica - il «Di quell’amor ch’é palpito» della
dichiarazione d’Alfredo al prim’atto (gia divenuta emotivo oggetto
della memoria nelle successive riflessioni di Violetta rimasta sola); ¢
quanto alla sua seconda parte, la cellula tematica su cui si basa é la
stessa appoggiatura che ha dominato sino a quel punto la scena (da
«Dammitu forza, 0 cielo» in poi), e che a sua volta non é che una vel
sione «parlante» di quella proposta in forma canora nel duetto pre-
cedente («Conosca il sacrifizio»). Ma del risultato di tutto quest® oe
che poi decide é la tensione che il corso dell’intero quadro ha ae
to, addensandosi nel turbine di sentimenti contraddittori di ie
spettatore sa travagliato l’animo di Violetta dopo Ja decisione d Se
crifizio». Donde la travolgente pregnanza dello scatto melodico,® ue
to maggiore di quanto l’obiettiva sostanza musicale farebbe Se ‘
re: al punto che il suo significato sembra gia esplodere alla sua P)
nota, come se tutto si raccogliesse in quella. 20°
Poche battute balbetta Otello durante e dop nt gcorgellt
etto; ma la sua presenza ci penetra al punto da illuderci di oolg00?
ingigantita, come in uno specchio, negli squilli di festa che eos e
Vambasceria yeneziana; appunto nel glorioso crescendo di a violent
fara sentiamo lievitare l’angoscia di Otello a furore. Diqui®
inaudita dei quattro accordi che introdurrannoNote sulla drammaturgia verdiana
a
ie »—e il fatto che sin dalla prima battuta quest
apostrofe ci appaia, come quelli, stipata di collera. E di un tapi a
nella dialettica drammaturgica, dell’evento esterno all’azione ate
sensu drammatica Verdi offre esempi innumerevoli: é per questa via
che | traforma il grand opéra, genere per sua natura sincretisti-
co, sfilata di situazioni, in un’entita organica, C’é chi dalla scena del
trionfo di Radames torce il volto annoiato; ma ci si domanda che sa-
rebbe l’Arda, quel suo nascere e finale dissolversi su un lirico filo esi-
lissimo, se al centro dell’azione non fosse la fisica enormita di quella
parata.
: Wagner non conosce simili impegni; percid abbisogna d’idee mu-
sicali gia interamente pregnanti per conto loro. E ne dispone larga-
mente, come sappiamo: la potenza definitoria della sua invenzione
tematica non trova uguali nella storia dell’opera: di qui la sua possibi-
lita di usarne fuori d’ogni piano prestabilito, secondo le esigenze di
poemi in cui il «teatro», cioé il rapporto con il pubblico in sala, non
influisce sulla struttura drammaturgica. Mentre in Verdi, dove quel
rapporto é assolutamente determinante (non altro significa il famige-
rato «effetto» di cui tanto si parla nelle sue lettere), solo la dramma-
tutgia fa diventare idea musicale, avrebbe detto Hegel, quella che é.
I che riduce la rilevanza critica del problema forme chiuse e aper-
te: quello per il quale si suole identificare la cosiddetta «ascensione
cteatrice» di Verdi come progressiva liberazione di queste da quelle.
Inrealta scena o aria, numeri o non numeri, quel che conta @ che ca-
Tattere e misura d’ogni luogo son sempre predeterminati al millime-
to, in Verdi, da un piano «teatrale», né accettano di defletterne in
omaggio alle proporzioni o comunque ai suggerimenti diun testo let-
tetatio, Il testo, al contrario, tagliato in modo da prefigurare la solu-
tione musicale che il disegno drammaturgico esige. NE la esige a ca-
Priccio; ché appunto dal suo respiro, dalle sue articolazioni = nob
Sali ‘citati « contrasti» con cui i primi criticl di Verdi ci anne
‘tanto seccato» — si definiscono nelle opere di Verdi i personage
Situazions 7
'tuazioni, tutto. E dunque radicalmente errato interpretare Jone
smi ovvero, per
al oe libere o asimmetriche come parawagneris Forenting o mOn
Gosia at ards jgini, fioren is
glia di scherz mk ni alle origint,
tevey fare, come 29 ricadute nel
tdi; a .
diane; ¢ altrettanto errato, viceversa, scambiare per52 Scritti musicali
pezzo puramente lirico della vecchia opera seria (0 peggio, per esi.
zionismi vocalistici) i «Caro nome» € gli «Ora e per sempre addioy.
che sono invece monumenti di caratterizzazione drammatica teatral.
mente localizzati al punto debito, ineliminabili”.
‘A far dunque parte dell’opera che son chiamati ad ascoltare, pli
spettatori di Verdi entrano non soltanto per quella sorta di loro dele.
gazione in palcoscenico che, come da moltis’é giustamente inteso, éil
coro”; ma anche come elemento formale, nella costituzione stessa
della sua interna dialettica.
Tl che non lasci immaginare un adattarsi di Verdi a coscienti 1i-
chieste di coloro che, illic et tunc, popolavano i suoi teatri. Al contra-
rio, tutt’altro che spenta era nel suo pubblico l’ereditaria abitudine
all’ascolto, per dir cosi, centrifugo: abitudine che tuttavia non liqui-
deremo, secondo I’uso universale, come abbandono al «piacere del-
Porecchio» (espressione affatto insulsa non essendo mai Ja musica
piacere dell’orecchio, neanche in una canzonetta di Sanremo, e vice-
versa sempre, attraverso lorecchio, piacere, anche nella Kunst der
Fuge), bensi intenderemo come disposizione alla ricerca di valoriliri-
ci, anziché drammatici. Nasceva infatti, neglitaliani, dalla consuett-
dine con Popera seria settecentesca, genere che per lo pit respingev*
Pazione nello sfondo consegnandola al testo, ¢ in primo piano amava
trarre una musica volta a celebrare l'indugio riflessivo, il rapimentol-
rico. Donde un modo d’ascolto corrispondente. II teatro-salotto 2°?
era un ritrovo gastronomico: semplicemente un ambiente ove!’ atte
zione voleva concentrarsi, con opportuni intervalli di distrazion® SY
quei rapimenti ¢ indugi; l’assunto lirico esigendo per sua natur
* Vedi in rerione ad A. Della ore, ur/eaaurente rivendicezione del bana del! tg
‘del «Caro nome», impli ajgiana pplepneica, del arse gl Gl
iia, in Mila, G. Verdi cit, pp. 124-25 € 190-9. sro
Pes Guinean spt capil Ver core el
teatro M Apollonio: primo st ear
bilieie ‘ed, Firenze 1934, vol. I1) di. ésNote sulla drammaturgia verdiana 53
ardie Poe insegnano, durata breve. E che appunto un tal
tra gl’italiani del Settecento, come lo spettacolo
To, non meraviglia se si pensi che cadeva su una societa rasse-
Ivo minoranze intellettuali alquanto ristrette, allo status quo,
{ incline a riconoscersi nella contemplazione piuttosto
condo Leop’
genete PI
favori
gnata, $2
ospera’
Ora appunto gl’inizi dell’ Ottocento, nel progressivo diffondersi
disperanze sull’orizzonte politico in strati sempre pid ampi della so-
cieta italiana, recarono la piattaforma che in pochi decenni doveva
yolgere questo stato d’animo al suo opposto. Ma il vecchio costume
teatrale tard6 a seguire Tevoluzione degli spiriti, implicato com’era in
untraliccio di strutture difficilmente districabile, e percid destinato a
e ’'avevano prodotto e alimentato. L’im-
il compositore in quelle d’entram-
ma della produzione per
sopravvivere oltre le cause ch
presario nelle mani del cantante €
bi, il tutto compresso nello schiavistico sistei
stagioni: che significava necessita dicreare in fretta opere suscettibili
essere apprese in fretta, dunque a pezzi, e prontamente orecchiabi-
i, e basate su schemi Jibrettistici immutabili. Ed é vero che questa
prassi, al tempo del Rossini italiano ancora in pieno vigore, ando poi
logorandosi: ma a poco a poco, enon simultaneamente in tutti i suoi
aspetti; dei quali il pitt duro a scomparire fu appunto la tendenza al
modo d’ascolto tradizionale, centrifugo. Non bast a distruggerlo,
non che la Norma, non che il Donizetti maggiore, neppure ’'appari-
zione di Verdi, pure cosi inequivoca in senso contrario. Che in Verdi
il pubblico italiano registrasse un fenomeno congeniale al suo mo-
mento storico, dunque un fenomeno nuovo, @ fuor di dubbio; ma in-
tendere che le accensioni decisive delle sue opere, quelle da tutti ac-
colte come il cuore del suo messaggio, per tanta parte ricavassero la
loro energia e la loro fisionomia stessa ‘dalla continuita drammaturgi-
ca, fu altra faccenda: cosi per il pubblico come Per quel modelo e in-
sieme specchio del suo gusto che sono, © almeno allora erano, gl’in-
terpreti.
eae casi sporadici infatti (quelli
5 Seonelnene la Sonera
1e
Formativa, Saea Re ‘i
hee .
jn cui l’autore stesso curd 0 con-
2 io non metterei la mano sul
Jezione di Toscanini divenisse
a diverds ile.Scritti musicali
34 rela ini e,
5 » piti a seguire la sua i
tante italiano continuo per lo pitiase ua inclinazion NON so.
opera come a se stante, ma add;
Joa concepire ogni brano dell
a disintegrare Punita ritmica interna al brano singolo, allo s
miniare sfaccettature di colori e coloriti
Quel pubblico ch’é immanente nelle opere di Verdi non preesiste
va dunque a queste opere in quanto pubblico, ma piuttosto in quanto
diffusa coscienza morale e civile: nel dar voce alla quale Verdi, ipotiz.
zandolo, ne provocd la nascita. E questo un punto fondamentale g
chiarirci come gl’impulsi che portarono alla drammaturgia verdiana
non vadano cercati in una partenogenetica « evoluzione dell’opera l-
rica», e neppure in ideali fermi alla loro immagine astratta. Quando
la romantica emancipazione dei sentimenti si va incarnando in ob-
biettivi politico-sociali concreti, quando nella societa si delinea la
prospettiva d’una coerenza fra sentimenti e valori, fra «liberta» e li-
berta civile, quando, in una parola, un’adeguazione fra ideale e realti
& sentita possibile, allora un Beethoven puo apparire. Verdi cade su
una situazione, nell’ambito del suo paese, analoga. Quel che sembra-
vavelleita di pochi é ormai volonta di molti, la speranza nell’azioneha
cessato di parere utopia, l’Italia non s’arresta pitt a idoleggiarsi: allora
un Verdi appare, e il canto italiano diviene, definitivamente, «hand-
lungsfihig»*,
__ Latagione storica della drammaturgia verdiana é qui. Per quest
in Verdi opera si pone completamente come azione, e il diseg®
aturgico come il suo primo motore: facendosi luce, anche 0
le condizioni pitt sfavorevoli, come la conditio sine qua non. Qual
anche il libretto non gli offta il filo d’un iter drammatico coeten®
Verdi si sforza di costituire un moto dialettico: neanche I due Fosta"s
ore Pure ’azione Proposta dal testo non fa che girare su s¢ ae
Possono dirsi un seguito di situazioni prive di sviluppo jon
‘Sono anche le ragioni del fatto che questa
@ dialettica dell’ mirand
iritturg
Cope diNote sulla drammaturgia verdiana
55
trascinare is SE ae a aoe consonanza immediata, senza preambo-
ji né didascalie. «Egli trasse i suoi cori | dall’imo gorgo dell’
folla. | Diede una voce alle speranze e ai lutti. | Pianse ed amd soteioe
ti». Cost D’Annunzio, in versi tra i meno dannunziani a yi ae
desse m Qual era quella folla? Chi erano i che Ouel
modo de colto, che Verdi incorporava nella struttura delle ae ope-
re, ’abbiamo visto, non coincideva esattamente con quello del pub-
blico che materialmente popolava i teatri italiani d’allora; eppure nel
presupporlo, anzi nel pretenderlo, Verdi dava forma a impulsi che
quel medesimo pubblico, sotto la crosta delle sue abitudini di spetta-
tore, nutriva in profondita. Percié mirava oltre, ai «tutti» che dietro
quel pubblico si profilavano alla sua fantasia: anche agli assenti. Nella
semplice sintassi delle sue opere Verdi includeva tanto da porlo in co-
municazione con strati sociali che della sua musica, materialmente,
non avrebbero preso conoscenza diretta mai”.
La sua drammaturgia infatti pud raggiungere un grado di com-
plessita anche assai notevole, non mai per riuscire complicata né
ambigua. II filo che la porta avanti yuol essere chiarissimo, percepibi-
lea prima audizione da chicchessia; il che é insieme causa ed effetto
dei dati morali, sentimentali, psicologici su cui si fonda: sempre ine-
quivoci, anche e soprattutto quando si compongono 4 costituire per
sonaggi internamente agitati da crisi e contraddizioni*. I dati da cui
Verdi parte sono tutti registrati su un minimo comune denominatore
reperito, socialmente parlando, in basso: in quel quarto strato che in-
tende passioni e concetti etici—l’amore, Lonore, il tradimento —in ac-
* Per le morte di Ginseppe Verdi, dl libro secondo delle LA4?!. ea intimo,apas-
® Nel 893 Cesare Pascarella (1858-1940) AccOMPABNO SE" 119i maschera; € una qua-
i rornato dai tempi del Balai mt ein cima
d’intonar
S¢agio per Roma, dove il maestro non era pi tornato i
Tantina danni dopo mi raccontd che una volta, arvvati ves pooh passi|
«I quale era Poperatoaddeto alle sua manutenzione, Cost df0
Po. Certoa piegare la strafottenza d'un lampionaio rome
Ho Bersonaggio sarebbe ruscito, forse!56 Scritti musicali
cezioni nette, e preborghesi. I] denominatore € tuttavia comun,
nientaffatto eversivo rispetto all’ethos borghese del tempg Hie:
diquest'ethos, non diversamente dal ctato Beethoven, Vey
soltanto i valori liberatori, positivi, sdegnosamente ignorandy ta
potenzialita involutive: percid «tutti» pud adunare sotto ung se
vessillo.
Sempre dunque la sua evoluzione verso un’elaborag
pit raffinata dei propri motivi, e verso un continuo allarg
rizzonti, rimane per dir cosi controllata dal basso. Tranne che, amo.
menti, nell’estrema fase della sua attivita (quando, consolidatasi ly.
nit d'Ttalia in senso conservatore, Pinvoluzione dello spitito borghe.
se era divenuta manifesta), Verdi non rinnega le sue bandistiche or
gini plebee, né perviene a qualcosa che il pubblico dei Lombardi 9
dell’Ermani non possa intendere, Donde la melanconica neces,
pera critica ostinata nel giudicarlo al metro della «cultura: europea»,
non solo di rifiutare gran parte delle sue opere anteriori al Rigoletto,
ma di puntigliosamente discriminare, anche nei suoi capolavori som-
mi, il