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ISMEDA GROUP DI LOMAGLIO FRANCO Via Vitaliano Brancati, 65 - 00144 Roma
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persegue l’obiettivo di realizzare la leale collaborazione tra
Amministrazioni centrale e regionali e consente alle Regioni di
partecipare alle scelte del Governo, nelle materie di comune interesse;
si riunisce in una apposita sessione comunitaria per la trattazione di tutti
gli aspetti della politica comunitaria che sono anche di interesse
regionale e provinciale.
La legge 400/98 indica dettagliatamente le attribuzioni del Consiglio dei Ministri.
Il Governo può esercitare la funzione legislativa in due ipotesi previste e
disciplinate in modo tassativo dalla Costituzione quando:
1. il Parlamento stesso conferisce al Governo - con un'apposita legge di
delega, secondo principi e criteri predeterminati e per un tempo definito -
il compito di provvedere ad emanare decreti legislativi aventi forza di
legge;
2. può adottare, autonomamente e sotto la sua responsabilità, decreti-legge
per fronteggiare situazioni impreviste e che richiedono un intervento
legislativo immediato. In questo caso, il Parlamento si riserva, nei
sessanta giorni successivi, di convertire in legge, anche con modifiche, il
decreto. In caso contrario, il decreto legge decade.
Al Governo è attribuita, in via ordinaria, la potestà di emanare regolamenti, che
costituiscono una fonte secondaria di produzione giuridica. Con essi il Governo
può dare attuazione ed integrare le disposizioni legislative, può disciplinare
l'organizzazione delle pubbliche amministrazioni e può regolare materie che la
Costituzione non riserva in via esclusiva alla legge.
Manifestazione tipica dei poteri di indirizzo e coordinamento si rinviene nelle
"direttive" che il Presidente può sottoporre all'attenzione del Consiglio dei
Ministri per indirizzare l'attività amministrativa verso obiettivi coerenti con
l'azione di Governo. In tali casi le amministrazioni destinatarie risultano
vincolate non tanto nei singoli adempimenti, bensì nello scopo prefigurato in tali
atti.
La Legge 53/2003 assume la forma della legge delega, ovvero il Governo viene
delegato dal Parlamento ad adottare, entro 24 mesi dall’entrata in vigore della
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legge, una serie di decreti legislativi atti a definire le modalità di attuazione della
riforma sulla base dei principi e dei criteri indicati dai diversi articoli della legge,
così come previsto dall’art. 76 della Costituzione. I decreti legislativi sono
adottati, su proposta del Ministro dell’istruzione, sentita la Conferenza unificata
Stato-Regioni di cui all’articolo 8 del DL.vo 281/97 e previo parere delle
competenti Commissioni di Camera e Senato. I singoli articoli della legge
definiscono le norme generali ed i livelli essenziali delle prestazione del sistema
di istruzione e formazione professionale e più precisamente:
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rinvio al sistema dei licei di settori dell’istruzione tecnica che assumono
denominazione liceale (liceo economico e liceo tecnologico).
Per quanto riguarda sempre il secondo ciclo, dal compimento del quindicesimo
anno di età, i diplomi e le qualifiche si possono conseguire in alternanza scuola
-lavoro o attraverso l’apprendistato ed è assicurata ed assistita la possibilità di
passare dal sistema dei licei a quello dell’istruzione e formazione professionale
e viceversa ed all’interno dello stesso sistema dei licei, attraverso l’acquisizione
di crediti certificati.
La legge 53/2003 abroga la Legge 30/2000 di Riforma dei cicli e la Legge 9/99
relativa all’obbligo scolastico.
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dall’altro viene a sua volta riformata in alcune parti da provvedimenti successivi
prima ancora di essere totalmente in vigore.
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alternanza hanno struttura flessibile e si articolano in periodi di formazione in
aula e periodi di apprendimento mediante esperienze di lavoro, che le istituzioni
scolastiche e formative progettano ed attuano sulla base di convenzioni con
partner del mondo del lavoro; i periodi di apprendimento mediante esperienze di
lavoro fanno parte integrante dei percorsi formativi personalizzati volti alla
realizzazione del profilo e degli obiettivi specifici di apprendimento stabiliti a
livello nazionale. I percorsi in alternanza sono oggetto di verifica e valutazione
da parte dell’istituzione scolastica o formativa, che certifica le competenze
acquisite dai soggetti in alternanza, costituenti crediti da spendere sia per la
prosecuzione del percorso scolastico sia per un eventuale passaggio tra sistemi
compresa la transizione nell’apprendistato.
Gli alunni possono passare da un sistema all’altro e all’interno del sistema dei
licei da un indirizzo di studi all’altro sostenuti da opportune iniziative didattiche
messe in campo dalle scuole e dalle istituzioni formative, attraverso il
riconoscimento di crediti acquisiti nei diversi percorsi, le modalità di valutazione
dei quali si preannuncia che saranno definite con successive norme
regolamentari.
Il sistema dei licei comprende il liceo artistico, il liceo classico, il liceo linguistico,
il liceo musicale e coreutico, il liceo scientifico, il liceo delle scienze umane, il
liceo economico ed il liceo tecnologico. I licei artistico, economico e tecnologico
si articolano in indirizzi corrispondenti a diversi bisogni formativi.
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ciclo del sistema di istruzione e di istruzione e formazione professionale che
viene articolato, per entrambi i sistemi, in termini di competenze attinenti
caratteristiche personali, sociali e culturali del soggetto.
Successivamente il profilo viene disarticolato e diversamente descritto per il
sistema dei licei e al suo interno per ciascun indirizzo di studi e vengono
declinate le Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati e gli obiettivi
specifici di apprendimento che rappresentano i livelli essenziali di prestazione,
secondo un modello pedagogico che informa tutta la legge 53/2003 e che si
riferisce ai diversi gradi scolastici. Il percorso nel sistema dei licei si conclude
con gli esami di Stato il cui superamento costituisce titolo necessario per
l’accesso all’Università, mentre per il sistema dell’istruzione e formazione
professionale i titoli e le qualifiche conseguiti al termine di percorsi di durata
almeno quadriennale consentono di sostenere l’esame di Stato, previa
frequenza di un apposito corso annuale.
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innalzata dal 15% al 20% del monte ore annuale delle discipline ed attività
obbligatorie anche dei curricoli relativi agli ordinamenti non ancora riformati,
sebbene questo innalzamento venga inizialmente introdotto con analogo
decreto ministeriale in riferimento ai curricoli definiti dalla riforma. Con Decreto
legge 147/2007, viene introdotta, all’art.4 –ter, la prova nazionale INVALSI
nell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione e vengono apportate
(art. 2) importanti modifiche al Testo Unico sull’istruzione, DL.vo 297/94, in
materia di sanzioni disciplinari del personale docente e dirigente della scuola.
La problematica dell’obbligo di istruzione, già oggetto di regolamentazione
tramite la Legge 9/99 abrogata dalla Legge 53/2003, che sostituiva al concetto
di obbligo quello di diritto dovere all’istruzione e alla formazione, viene
nuovamente riconsiderata, nel DM 139/2007 “Regolamento recente norme in
materia di adempimento dell’obbligo di istruzione, ai sensi dell’art. 1, comma
622, della Legge 296/2006 (finanziaria 2007). Nel DM 139, art.1, comma 2, si
afferma che l’obbligo di istruzione per almeno dieci anni, finalizzato al
conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una
qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di
età, assolve il diritto dovere di cui al DL.vo 76/2005. Il documento tecnico
allegato al decreto ministeriale contiene importanti indicazioni di tipo
metodologico didattico, gli assi culturali e la declinazione di essi in competenze
in uscita dal percorso di obbligo, al fine dell’acquisizione delle competenze
chiave di cittadinanza. Il MIUR adotta, con DM 9/2010, il modello di
certificazione dei saperi e delle competenze acquisite dagli studenti che hanno
assolto l’obbligo di istruzione, ai sensi dell’art.4, comma 3, del DM 139/2007.
Per quanto riguarda il primo ciclo di istruzione, in attuazione del DL.vo 59/2004,
viene promossa l’adozione, in via sperimentale, delle Nuove indicazioni
nazionali per il primo ciclo di istruzione, con DM del 31/07/2007. Il decreto
costituisce un importante documento tecnico nel quale, nel quadro di
considerazioni, potremo dire, di stampo europeo, si propone una
organizzazione del curricolo, per la scuola dell’infanzia, per la scuola primaria e
per la scuola secondaria di primo grado, finalizzato al raggiungimento di
traguardi per lo sviluppo di competenze che sono descritte per ciascun
segmento ed al suo interno per ciascun ambito e/o area e/o disciplina.
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idonee, con attenzione all’integrazione fra le discipline e alla loro possibile
aggregazione in aree, così come indicato dal Regolamento dell’autonomia
scolastica, che affida questo compito alle istituzioni scolastiche.”
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3. Le Amministrazioni provvedono all'attuazione del presente articolo con le risorse
umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o
maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
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convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 99, da adottare entro il 31
gennaio 2014, comprendono anche misure per:
“a) far conoscere il valore educativo e formativo del lavoro, anche attraverso giornate di
formazione in azienda, agli studenti della scuola secondaria superiore, con particolare
riferimento agli istituti tecnici e professionali, organizzati dai poli tecnico-professionali
di cui all'articolo 52 del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito, con
modificazioni, dalla legge 4 aprile 2012, n. 35, come modificato dall'articolo 14 del
presente decreto;
b) sostenere la diffusione dell'apprendistato di alta formazione nei percorsi degli istituti
tecnici superiori (ITS), anche attraverso misure di incentivazione finanziaria previste
dalla programmazione regionale nell'ambito degli ordinari stanziamenti destinati agli
ITS nel bilancio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e di quelli
destinati al sostegno all'apprendistato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
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b) la registrazione della formazione e della qualifica professionale a fini
contrattuali eventualmente acquisita è effettuata in un documento avente i
contenuti minimi del modello di libretto formativo del cittadino;
c) in caso di imprese multi localizzate, la formazione avviene nel rispetto della
disciplina della regione ove l'impresa ha la propria sede legale”.
In relazione alla certificazione delle competenze e all’individuazione dei soggetti
certificatori, che si alternano nel corso dei diversi luoghi e situazioni nei quali si
realizza l’apprendimento permanente di qualsiasi soggetto, viene emanato il
DL.vo 13/2013 “Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle
prestazioni per l’individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e
informali e degli standard minimi di servizio del sistema nazionale di
certificazione delle competenze, a norma dell’art4, commi 58 e 68, della Legge
92/2012 sulla riforma del mercato del lavoro”:
“La Repubblica, nell'ambito delle politiche pubbliche di istruzione, formazione, lavoro,
competitività, cittadinanza attiva e del welfare, promuove l'apprendimento permanente
quale diritto della persona e assicura a tutti pari opportunità di riconoscimento e
valorizzazione delle competenze comunque acquisite in accordo con le attitudini e le
scelte individuali e in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale.
Al fine di promuovere la crescita e la valorizzazione del patrimonio culturale e
professionale acquisito dalla persona nella sua storia di vita, di studio e di lavoro,
garantendone il riconoscimento, la trasparenza e la spendibilità, il decreto legislativo
definisce le norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni per l'individuazione
validazione degli apprendimenti non formali e informali e gli standard minimi di servizio
del sistema nazionale di certificazione delle competenze, riferiti agli ambiti di rispettiva
competenza dello Stato, delle regioni e delle province autonome di Trento e di
Bolzano, anche in funzione del riconoscimento in termini di crediti formativi in chiave
europea.”
1. Ai fini e agli effetti delle disposizioni di cui al presente decreto legislativo si intende
per:
a) «apprendimento permanente»: qualsiasi attività intrapresa dalla persona in modo
formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le
conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva di crescita personale,
civica,sociale e occupazionale;
b) «apprendimento formale»: apprendimento che si attua nel sistema di istruzione e
formazione e nelle università e istituzioni di alta formazione artistica, musicale e
coreutica, e che si conclude con il conseguimento di un titolo di studio o di una
qualifica o diploma professionale, conseguiti anche in apprendistato, o di una
certificazione riconosciuta, nel rispetto della legislazione vigente in materia di
ordinamenti scolastici e universitari;
c) «apprendimento non formale»: apprendimento caratterizzato da una scelta
intenzionale della persona, che si realizza al di fuori dei sistemi indicati alla lettera
b), in ogni organismo che persegua scopi educativi e formativi, anche del
volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese;
d) «apprendimento informale»: apprendimento che, anche a prescindere da una
scelta intenzionale, si realizza nello svolgimento, da parte di ogni persona, di
attività nelle situazioni di vita quotidiana e nelle à interazioni che in essa hanno
luogo, nell'ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero;
e) «competenza»: comprovata capacità di utilizzare, in situazioni di lavoro, di studio o
nello sviluppo professionale e personale, un insieme strutturato di conoscenze e di
abilità acquisite nei contesti di apprendimento formale, non formale o informale;
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f) «ente pubblico titolare»: amministrazione pubblica, centrale,regionale e delle
province autonome titolare, a norma di legge, della regolamentazione di servizi di
individuazione e validazione e certificazione delle competenze.
Nello specifico sono da intendersi enti pubblici titolari:
1) il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, in materia di individuazione
e validazione e certificazione delle competenze riferite ai titoli di studio del sistema
scolastico e universitario;
2) le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, in materia di individuazione e
validazione e certificazione di competenze riferite a qualificazioni rilasciate
nell'ambito delle rispettive competenze;
3) il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in materia di individuazione e
validazione e certificazione di competenze riferite a qualificazioni delle professioni
non organizzate in ordini o collegi, salvo quelle comunque afferenti alle autorità
competenti di cui al successivo punto 4;
4) il Ministero dello sviluppo economico e le altre autorità competenti ai sensi
dell'articolo 5 del Decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, in materia di
individuazione e validazione e certificazione di competenze riferite a qualificazioni
delle professioni regolamentate a norma del medesimo decreto;
g) «ente titolato»: soggetto, pubblico o privato, ivi comprese le camere di commercio,
industria, artigianato e agricoltura, autorizzato o accreditato dall'ente pubblico
titolare, ovvero deputato a norma di legge statale o regionale, ivi comprese le
istituzioni scolastiche, le università e le istituzioni dell'alta formazione artistica,
musicale e coreutica, a erogare in tutto o in parte servizi di individuazione e
validazione e certificazione delle competenze, in relazione agli ambiti di titolarità di
cui alla lettera f);
h) «organismo nazionale italiano di accreditamento»: organismo nazionale di
accreditamento designato dall'Italia in attuazione del regolamento (CE) n.
765/2008 del Parlamento europeo”.
Tornando alla Legge 1/2007, in essa si prevede altresì che sono ammessi
all’esame di Stato gli alunni che abbiano saldato i debiti formativi contratti nei
precedenti anni scolastici, con modalità definite con decreto del ministro
dell’istruzione. In merito vengono pertanto emessi il DM 80/2007 che disciplina
la questione del recupero dei debiti formativi e la OM 92/2007 applicativa del
decreto ministeriale. Attualmente sono ammessi agli esami di Stato gli studenti
che riportano valutazioni almeno sufficienti in tutte le discipline compreso il
comportamento, in base al DPR 122/2009, che raccoglie tutte le norme sulla
valutazione degli alunni e in riferimento, per quanto riguarda l’attribuzione della
lode e i nuovi punteggi del credito scolastico, al DM 99/2009. Per avere un
quadro puntuale di tutti gli adempimenti relativi agli esami di Stato del secondo
ciclo si può consultare la più recente ordinanza sugli esami di Stato OM 37 del
19/05/2014.
Le linee guida sull’integrazione degli alunni con disabilità, formulate dal MIUR
con nota prot. 4274 del 04/08/2009, dopo l’emanazione della legge 18/2009 che
ratifica la convenzione ONU in materia di persone con disabilità, rappresentano,
nell’ambito di riflessioni di ampio respiro culturale, un vademecum per le scuole
in relazione agli adempimenti didattici, organizzativi e relazionali da eseguire
per l’integrazione dei disabili.
La legge 170/2011 riconosce i disturbi specifici di apprendimento e il DM 5669
del 12/07/2011 fornisce le Linee guida per le modalità di intervento per detti
disturbi. Successivamente la Direttiva ministeriale 27/12/2012 introduce nuovi
strumenti di intervento per gli alunni con bisogni educativi speciali (BES) e per
l’organizzazione territoriale dell’inclusione scolastica (CM n.8 del 06/03/2013).
In seguito alla Direttiva ministeriale del 2012, in considerazione che un numero
sempre più ampio di alunni, continuativamente o per determinati periodi e per
una pluralità di motivi (fisici, biologici, fisiologici, psicologici, sociali) presenta
difficoltà di apprendimento, di sviluppo di abilità e competenze nonché disturbi
del comportamento, che possono portare ad abbandoni, ripetenze e pluri-
ripetenze, con un impatto notevole sul fenomeno della dispersione scolastica,
viene introdotto il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES), che si basa su
una visione globale della persona con riferimento al modello ICF della
classificazione internazionale del funzionamento, disabilità e salute
(International Classification of Functioning, disability and health) fondata sul
profilo di funzionamento e sull’analisi del contesto, come definito
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, 2002) .
Rientrano nella più ampia definizione di BES tre grandi sotto-categorie: quella
della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio
socioeconomico, linguistico, culturale.
Norme primarie di riferimento per tutte le iniziative che la scuola ha finora
intrapreso sono state la L. 104/1992, per la disabilità, la L. 170/2010 e
successive integrazioni, per gli alunni con DSA, e sul tema della
personalizzazione la L. 53/2003. Ora la nuova direttiva amplia l’area dei DSA a
differenti problematiche quali, ad esempio, i deficit del linguaggio, delle abilità
non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività,
nonché il funzionamento intellettivo al limite, e introduce il tema dello
svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale.
La Direttiva sposta definitivamente l’attenzione dalle procedure di certificazione
all’analisi dei bisogni di ciascuno studente ed estende in modo definitivo a tutti
gli studenti in difficoltà il diritto – e quindi il dovere per tutti i docenti – alla
personalizzazione dell’apprendimento, anche attraverso il diritto ad usufruire di
misure dispensative e strumenti compensativi, nella prospettiva di una presa in
carico complessiva ed inclusiva di tutti gli alunni.
L’attenzione ai DSA come l’attenzione e ai BES ha lo scopo di rimuovere
quanto ostacola i percorsi di apprendimento, e questo non genera un
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livellamento degli apprendimenti ma una modulazione degli stessi sulle
potenzialità di ciascuno, nell’ottica di una scuola più equa e più inclusiva.
Tali problematiche, certificate da uno o più specialisti, documentate dalla
famiglia o semplicemente rilevate dalla scuola, devono trovare risposte
adeguate e articolate, devono essere al centro dell’attenzione e dello sforzo
congiunto della scuola e della famiglia.
Ciò è possibile attraverso una osservazione e una lettura attenta dei segni di
disagio, un dialogo con la famiglia ma soprattutto offrendo idonee e
personalizzate risposte, nell’intento di favorire pienamente l’inclusione di tutti gli
alunni e il loro successo formativo.
Lo strumento privilegiato è rappresentato dal percorso individualizzato e
personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personalizzato (PDP), che ciascun
docente e tutti i docenti del consiglio di classe sono chiamati ad elaborare; si
tratta di uno strumento di lavoro con la funzione di definire, monitorare e
documentare le strategie di intervento più idonee.
Come esplicita ancora la Direttiva, il delicato e importante compito di presa in
carico dei BES riguarda tutta la comunità educante e richiede un
approfondimento e un accrescimento delle competenze specifiche di docenti e
dirigenti scolastici.
Un ruolo fondamentale in questa direzione è in primo luogo demandato ai
Centri Territoriali di Supporto, che rappresentano l’interfaccia fra
l’Amministrazione e le scuole e tra le scuole stesse in relazione ai BES e che
dovranno realizzare una rete di supporto al processo di integrazione, allo
sviluppo professionale dei docenti, alla formazione dei docenti verso le migliori
pratiche e alla diffusione delle stesse.
Nella definizione di una strategia globale è fondamentale il ruolo demandato
all’Ufficio Scolastico Regionale, cui spetta il compito di definire la governance
complessiva dei processi, fornire linee di intervento regionali e indicazioni
specifiche, attivare specifiche sperimentazioni sul territorio per rispondere in
maniera innovativa ai bisogni degli studenti con BES.
Con DPR del 04/10/2013, lo Stato italiano adotta il programma di azione
biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con
disabilità, predisposto dallo specifico osservatorio nazionale. Tale piano
coinvolge vari soggetti istituzionali e non per l’attivazione di progetti integrati tra
le diverse competenze.
Per quanto riguarda l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri,
nell’ambito del Regolamento DPR 394/99 di attuazione dell’art.1, comma 6, del
DL.vo 286/98, in materia di testo unico sull’immigrazione, la CM 24 del
01/03/2006 fornisce “Le linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli
alunni stranieri”, prendendo in esame tutti gli aspetti didattici ed amministrativi
della questione.
Nel mese di Febbraio 2014 vengono emanate Nuove Linee guida nazionali per
l’integrazione l’accoglienza degli alunni stranieri, che riconsiderano le
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precedenti Linee guida sulla base delle esperienze già vissute e in
considerazione della complessità delle varie tipologie di alunni non italiani.
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Sarà la Legge n.222 del 23/11/2012 a definire le norme sulla acquisizione di
conoscenze e competenze in materia di Cittadinanza e Costituzione.
Per l’esame conclusivo del primo ciclo, l’esito degli esami dipende dalle prove
scritte, compresa la prova elaborata dall’INVALSI, mentre il voto finale è
costituito dalla media dei voti ottenuti nelle prove d’esame e nel giudizio di
idoneità formulato all’ammissione.
Pur nell’ambito di importanti novità relative agli esami conclusivi dei due cicli, il
MIUR non ha ancora elaborato un modello nazionale di certificazione di
competenze da compilare e rilasciare al termine di detti esami, pertanto il
modello formulato per il fine obbligo, con DM 9/2010, rimane, attualmente,
l’unico.
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delle Indicazioni nazionali di cui al DM 31/07/2007, si stabiliscono inoltre, per la
scuola primaria, tre modelli di tempo scuola, ed allo stesso modo si rivede il
tempo scuola della scuola secondaria di primo grado. Dopo l’emanazione delle
Indicazioni nazionali definitive del primo ciclo, DM 254 del 16/11/2012, già
commentate a pag. 8 del presente documento, l’art.5, comma 4-ter, della Legge
128/2013 introduce i primi elementi della lingua inglese nella scuola
dell’infanzia.
Mentre sul fronte della revisione dell’intero sistema del secondo ciclo di
istruzione vengono, nel 2010, emanati, ai sensi dell’art.64 della Legge
133/2008, i regolamenti di riordino dei licei, DPR 89 del 25/03/2010, degli istituti
tecnici, DPR 88 del 25/03/2010, e degli istituti professionali, DPR 87 del
25/03/2010, con le relative Indicazioni nazionali per il licei, DM 211 del
07/10/2010, e le linee guida per il biennio degli istituti tecnici, Direttiva 57 del
15/07/2010, e professionali, Direttiva 65 del 28/07/2010, sul fronte
dell’organizzazione dello Stato e delle sue articolazioni viene emanato il DPR
17/2009 che introduce modifiche nell’assetto organizzativo e delle competenze
degli Uffici del MIUR, già precedentemente regolamentato con DPR 260/2007 e
ancora prima con DPR 347/2000, in applicazione del DL.vo 300/99 di riforma
dell’organizzazione del Governo.
Successivamente vengono emanate le Linee guida per il secondo biennio e
l’ultimo anno degli istituti tecnici e professionali, mentre sul fronte
dell’organizzazione dello Stato, il più recente regolamento di riorganizzazione
del MIUR viene riportato nel DPCM 98/2014. In esso si disegna nuovamente
l’assetto organizzativo del MIUR e si stabilisce che le competenze del corpo
ispettivo saranno oggetto di apposita direttiva del Ministro. Il provvedimento,
adottato dal Governo Letta e che risponde alla linea governativa generale
dell’alleggerimento delle strutture burocratiche e della riduzione degli uffici
dirigenziali, dispone in particolare:
la ridefinizione delle denominazioni, delle competenze e della struttura
dei tre dipartimenti in cui si continua ad articolare il MIUR.
La riduzione degli uffici di livello dirigenziale generale e degli uffici
dirigenziali non generali in cui si articola ciascuna direzione generale. In
particolare le direzioni generali sono ridotte, complessivamente, da 12 a
9 e gli uffici dirigenziali non generali da 93 a 63.
L’assegnazione soltanto a 14 Uffici regionali su 18 del livello dirigenziale
generale (sono escluse la Basilicata, il Friuli-Venezia Giulia, il Molise e
l’Umbria), e la riduzione degli uffici dirigenziali non generali e delle
posizioni dirigenziali non generali in cui si articola ciascun Ufficio.
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In merito ai Regolamenti di riordino del secondo ciclo, l’impianto del sistema di
istruzione che ne emerge è quello di una offerta formativa che, seppur articolata
su un insieme di ambiti completo rispetto alle esigenze del lavoro, delle
professioni e delle esigenze civili, sociali e culturali italiane ed europee, si fonda
sulla drastica riduzione del ventaglio di indirizzi e sperimentazioni che avevano
raggiunto livelli patologici e non controllabili ancorché dispersivi.
Per quanto riguarda il primo biennio, sia per il licei che per gli istituti tecnici e gli
istituti professionali, si richiamano le norme riferite all’obbligo di istruzione da
assolversi con le modalità previste dal DM 139/2007.
Gli istituti tecnici e gli istituti professionali sono strutturati in una area di
istruzione generale comune a tutti i percorsi ed in aree di indirizzo; i percorsi
dell’istruzione tecnica sono accorpati all’interno di due settori, quello economico
e quello tecnologico, i percorsi dell’istruzione professionale all’interno dei settori
dei servizi e dell’industria ed artigianato.
I settori si articolano a loro volta in indirizzi. La struttura dei percorsi è, come nel
caso dei licei, articolato in due bienni ed i un quinto anno, essi sono
caratterizzati, rispetto ai licei, da una forte flessibilità che si può realizzare a
partire dal secondo biennio, la cui quota si aggiunge a quella del 20% prevista
per l’autonomia scolastica e alla quale possono accedere anche i licei.
Tale quota di flessibilità variabile dal 30% al 40%, secondo il periodo
considerato e l’istruzione tecnica o professionale, ha la funzione di curvare il
curricolo in sintonia con le esigenze del territorio ed i bisogni espressi dal
mondo del lavoro, nell’ambito delle competenze in merito delle regioni. In base
ad una norma introdotta successivamente, art.5, comma 1, della Legge 128 del
08/11/2013, vien inserita nei curricola degli istituti tecnici e degli istituti
professionali un’ora di insegnamento di “geografia generale ed economica”, in
una delle due classi del primo biennio, laddove lo stesso non sia già previsto.
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L’impianto metodologico didattico degli istituti tecnici e degli istituti professionali,
come quello dei licei, è fondato sul profilo educativo, culturale e professionale e
sui profili in uscita per ciascun indirizzo. Anche questo settore dell’istruzione si
conclude con il diploma di istruzione secondaria di secondo grado al termine di
un percorso curricolare costruito in termini di competenze da acquisire in uscita.
Sul fronte delle norme generali relative all’ordinamento del lavoro alle
dipendenze delle amministrazioni pubbliche, il DL.vo 165/2001, emanato ai
sensi della legge 59/97, viene modificato e integrato dal DL.vo 150/2009,
emanato in attuazione della legge 15/2009 in materia di ottimizzazione della
produttività del lavoro pubblico e dell’efficienza e della trasparenza della
pubblica amministrazione.
Si occupano delle modalità di applicazione delle nuove norme al settore della
scuola la CM del MIUR n.88 del 08/11/2010 e la CM della Funzione pubblica
n.14 del 23/12/2010, mentre il DL.vo 141/2011 contiene l’interpretazione
autentica dell’art.65 del DL.vo 150/2009. In base al DL.vo 150/2009, vengono
introdotte alcune novità in relazione alle fasi del procedimento disciplinare nei
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confronti del personale scolastico e alle competenze dei diversi soggetti
coinvolti nel procedimento stesso (DS e USR).
Per quanto riguarda la disciplina del rapporto di lavoro, della tutela delle libertà
sindacali e dell’esercizio del diritto di sciopero in particolare nei servizi pubblici
essenziali quali quello dell’istruzione tutelato costituzionalmente, le materie
sono oggetto dei CCNL, che vengono stipulati nell’ambito delle predette norme
di legge che regolano l’ordinamento del lavoro dei pubblici dipendenti di legge.
In tale ambito si colloca il codice di comportamento dei dipendenti delle
pubbliche amministrazioni, DM 28/11/2000, la CM 88 del 08/11/2010 che
contiene i codici disciplinari del personale della scuola ai sensi del DLvo
150/2009. Successivamente viene emanato il DPR n.62 del 16/04/2013
“Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a
norma dell’art.54 del DL.vo 165/2001”. Il DM del 30/06/2014, prot. 525, dispone
il Codice di comportamento dei dipendenti del MIUR.
Per quanto riguarda la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, è
il DL.vo 81/2008, come modificato dal DL.vo 106/2009, in attuazione dell’art.1
della legge 137/2007, che detta le norme in materia, già precedentemente
trattata nel DL.vo 626/94 e nel DL.vo 242/96, in base ai quali viene emanato il
DM 292/96 che individua il datore di lavoro nelle istituzioni dipendenti dal MIUR.
In relazione al Codice in materia di protezione dei dati personali, DL.vo
196/2003, con DM del ministro dell’istruzione 305/2006 viene emanato il
Regolamento relativo alla protezione dei dati personali.
In merito al divieto di fumo, previsto dall’art.51 della Legge 3/2003, l’art. 4 della
Legge 128/2013 estende il divieto anche alle sigarette elettroniche e alle aree
all’aperto di pertinenza delle istituzioni scolastiche.
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