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7 cI? S PROCURA DELLA REPUBBLICA ‘PRES6O I% TRIBUNALE ORDINARTO DI MILANO VERBALE DI ASSUNSIONE DI INFORMAEIONI ~ art. 362 c.p.p. - Lfanno 1993, 11 giorno 22 del mese ai aprile, alle ore 10,00, in Milano, Palazzo di Giustizia, innanzi al Sostituto Procuratore della Repubblica assistito dal cap. della G.di FP. Francesco Carluccio e dal - Pier Luigi Maria Dell/0sso, m.0. della G.di F. Afigelo Loubardi, e/ comparso il sig. cEris rugenio che, richiesto delle generalita’, rigpondei niigono e mi chiamo CEFIS Eugénid, nato Cividale del Friuli 42 21.07.1921, residente a zirigo via obere’-zaune n, 24, con recapito a Milano, presso Cristina Cefis, in via Borgonuovo n. 18.8" Avvertito dell/obbligo di riferire cis’ che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito, dichiara: **"In ordine alla questione = della quale mis! Gr * AC worPpudrds : an chiede quanto a mia conoscenza - = della operativita’. ai Florio Fiorini edi Leonardo Di Donna all/interne dell/ENT, con particolare riferimento ai rapporti finanziari intercorei fra il gruppo ENT ed 41 gruppo Banco Ambrosiano, faccio presente quanto segue. Florio Fiorini fu assunto all’ENI durante 1a mia permanenza, della quale diro’ piu’ specificamente. in prosieguo, su indicazione di Giorgio Corsi, che all’epoca si occupava del settore finanziario dell’ENI. Corsi aveva avuto Fiorini alle sue dipendenze presso la Banca Toscana, se ben ricordo, e ne aveva un/ottima considerazione sotte il profilo delle capacita’ tecniche. Ricordo che Fiorini era soprannominato "il buttero". Peraltro, finches io sono stato all’ENI, Fiorini e’ rimasto uno dei tanti collaboratori di corsi, beninteso uno dei piu’ validi e promettenti. certamente a quell’epoca’ Fiorini non aveva una funzione di preminenza operativa ed agiva alle dipendenze e su istruzioni ai Corsi. Al riguardo desidero far presente che, avendo avuto eccasione di parlare con Giorgio Corsi recentemente, dopo le tante notizie di stampa che hanno riportato memoriali e dichiarazioni di Fiorini, ho chiesto al predetto Corsi se il Fiorini, all’epoca in cui dipendeva da lui all/ENI, si occupasse di quel tipo di operazioni speculative sui cambi che ha descritto nei suoi nemoriali alla stampa. I1 Corsi ha escluso cio’, naturalmente riferendosi all’epoca in cui era lui direttore finahziario dell/ENI. Preciso che Corsi lascio’ 1/ENI in epoca piu’ © meno coeva alla’mia uscita dall’ente 2 “f gL wud Bute | ~ . Particolarmente complesse. Non ho ricordi di altro genere di seguendoni in Montedison nel 1971. Non 60 se in epoca successiva il Fiorini si sia occupato all/ENI delle operazioni che ha descritto alla stampa. Desidero, peraltro, osservare che la prospettazione secondo cui le operazioni. su cambi, ancorche’ poste in essere da soggetti particolarmente esperti, possano dare sistematicamente utili mi ha lasciato molto perplesso, giacche’ operazioni di tal genere, specie se effettuate con continuita’ e sistematicita’, possono dare luogo a cospicui guadagni ma anche a cospicue perdite. Io ho visto poche volte il Fiorini durante la mia permanenza al1/ENI e non ho avuto particolari occasioni di approfondirne a conoscenza. Posso dire che fui io stesso ad auterizzare 1’acquisto del 70 per cento della Bangue de Commerce et de Placement di Zurigo da parte di Hydrocarbons di Zurigo del gruppo ENI. Si trattava di uno strumento utile all’ente, al. fine proprio di ridurre i costi bancari e finanziari. Escludo, almeno per quanto a mia conoscenza, che, durante 1a mia presidenza del1/ENI, 1a banca succitate sia servita per finanziamenti a partiti politici italiani, argomento del quale parlero’ in prosieguo. Faccio. presente che, nel periodo di mia permanenza all’ENI, Leonardo Di Donna, si occupava, se ben ricordo, di questioni tributarie, materia di cui era molto esperto. Credo, che queste fossero le sue principali mansioni. ci furono diverse occasioni ai contatti fra me e Di Donna il quale veniva a riferirmi in ordine a deterniifate_pratiche tributarie ue “pap consultazioni. Non ho conoscenza di rapporti finanziari intercorei fra 41 gruppo ENI e i1 gruppo Banco Ambrosiano all’epoca della mia presidenza. Naturaimente mi riferisco a rapporti che potésseré riguardare livelli di vertice e strategie cludo certo che societa’ del gruppo ENI potessero intrattenere rapporti bancari con il Banco operative; non Ambrosiano. Io ho avuto accasione di vedere pochissime volte Roberto Calvi, col quale non ho mai avuto rapporti finanziari. Ricordo che, quando ero presidente di Montedison, dope la mia ascita dall/ENI, Calvi venne una volta da me, accompagnato da Giorgio Corsi, per esprimermi un certo disappunto sul fatto che Montedison non operasse con il Banco aAmbrosiano. Nell‘occasione mi limitai a delle -frasi ai circostanza. Circa la questione dei finanzianenti. ai partiti politici aa opera del gruppo ENI, in ordine alla quale ho avuto occasione ai leggere i vari resoconti di stampa delle dichiarazioni e@ ei menoriali di Florio Fiorini, faccio presente quanto - Segue. Io non so come andassero le cose in epoca successiva - alla mid uscita dall’ENI. Posso, pero’, spiegare come la questione venisse trattata durante la mia presidenza dell/ENI. Premetto che io avevo avuto modo di conoscere Enrico Matted all‘epoca della resistenza partigiana, nella quale entranbi avevamo militato. Uomini della wia fornazione lo avevano .@nche liberato dopo che era stato arrestato dai fascisti~a (gh ssbb ks Milano. Finita la guerra, ci fu il problema di sostituire 4 managers delle aziende del nord che erano in precedenza state “socializzate" ed Enrico Mattei venne nominato commissario de11/AGIP Nord e della SNAM: quest/ultima era all’epoca una piccola societa’, che si occupava del collegamento dei pozzi @i gas del lodigiano ad una piccola rete di distribuzione. Mattei si impegno’ subito per la trasformazione di SNAM in una struttura complementare e ben collegata all’AGIP, nella Prospettiva, in cui fermamente credeva, di un grosso sviluppo minerario nella pianura padana. Quando 1/AGIP Nord fu unificata con quella di Roma, Mattei ebbe la necessita’ ai dedicare la maggior parte del suo tempo agli uffici della capitale e mi offri’ di occuparmi della SWAM che era in forte crescita, talche’ necessitava della presenza di qualcuno che sostituisse Mattei nelle vesti di capoazienda. Fu cosi’ che inizio’ la mia lunga esperienza al gruppo, giacche” presi ad cccuparmi della SNAM, poi dell/ANIC, del1/AGIP Mincraria e eosi’ via. In sostanza io ero operativamente il vice di Mattei per il nord Italia. Desidero evidenziare che io non volli mai essere assunto’ nel gruppo, di: cui: non~sono’ mai— stato funzionaric. Chiarii questo mio intendimento fin dall’inizio a Mattei, che accetto’. Agli inizi degli anni 60, dopo circa un decennio, fo interruppi la mia collaborazione allfepoca ero il numero due del gruppo, essendo vicepresidente di tutte le societa’, delle quali Mattei era presidente; si era anche costituito:1’ENI, di cui Mattei a _presidente ed io aro vicedirettore generale - mancava”un ) (QU Tee a direttoré generale - senza essere funzionario dell‘ente. Pensavo a quell’epoca di concludere 1a mia esperienza nell’ambito delle partecipazioni statali e di mettermi ad operare come imprenditore o manager privato. I rapporti con Mattei rimasero eccellenti ed affettuosi, come erano stati all’ inizio. Purtroppo non passo’ nemmeno un anno e Mattei mori’ nel famoso incidente aereo. A quel punto io venni richiamato all/ENI, per dare continuita’ alla gestione Mattei: fui nominate vicepresidente operativo, con il prof.Boldrini dell/Universita’ Cattolica di Milano alla presidenz: Boldrini era stato presidente dell’AGIP con Mattei, che in pratica era l’effettivo dominus operativo in veste di amministratore delegato. A Boldrini, divenuto presidente @ell’ENI, 40 riferivo tutto cio’ che facevo, ma operativanente ero io ad assumere le decisioni poiche’ fin dall’inizio questa era stata l’intesa. Alla scadenza del primo mandate divenni presidente dell’ENI; avevo gia’ assunto da vicepresidente 1a presidenza delle capogruppo operative. Tenni la presidenza dell’ENI fino agli inizi degli anni 70. L’ente era ornai una realta’ ben solida ed io ritenevo ormai esaurito i] mio compito per una serie di ragioni. C’erano stati dei cambiamenti del quadro politico generale, erano errivati 4 governi di centrosinistra con i socialisti ed io avevo capito che la vita non sarebbe stata piu’ quella ai prima per quanto riguardava la géstione ENI: cio’, poiche/ la nuova filosofia governativa era quella di i) profondamente. nella gestione dell’ente - intervenendo direttamente perfino nella nomine degli alti funzionari - e non di dare solo le direttive di competenza ed effettuare i relativi controlli. Deve aggiungere che io avevo gia’ delle ragioni di divergenze strategiche con la classe di governo. I politici, fin dall’inizio, avevano visto 1/ENI come uno strumento di sviluppo economico-sociale del paese. Per me l‘ente energetico nazionale non poteva avere anche quel ruolo, giacche’ il suo compito specifico era quello di cercare fonti di energia al prezzo piu’ basso e piu’ conveniente. A mio giudizio, noi avevamo il compito di supportare il paese dandogli energia sufficiente al prezzo economicamente piu’ vantaggioso. Caricare l‘ente di altri obiettivi significava ai miei occhi renderlo meno competitivo sul mercato internazionale, caricandolo di oneri inpropri. All’epoca della mia uscita dall/ENI, vivevo anche un drama familiare, giacche’ un mio figliclo si era gravemente ammalato di leucemia, malattia che poi l‘avrebbe condotto a morte. Ero, per di piu’, assai amareggiato per una vicenda che aveva riguardato numerosi dipendenti 4e11/AGIP Mineraria in Biafra, all‘epoca della guerra di se Nigeria. Alcuni nostri dipendenti erano stati uccisi e altri presi prigionieri e poi condannati-a morte. Le peripezie per salvare questi ultimi furono tante e vi fu anche la complicazione relativa al fatto che non c’erano buoni rapporti diplomatici fra Italia e Portogallo, paese che aveva rapporti privilegiati con il Biafra e che contribui’ te _maniera determinante al rilascio dei nostri cipmam ef tua (2A, sione dalla --~ furono anche varie polemiche, che mi addolorarono, ma per fortuna si raggiunse 11 risulteto della 1iberazione. Tutte le ragioni sopra richiamate, unitamente al fatto che 1a presidenza dell’ENI comportava una serie di supporti finanziari ai partiti politici nei termini che specifichero’ @i seguito, mi indussero ad uscire dall‘ente. Mi successe Raffaele Girotti, che era mio vicepresidente. Dopo alcuni mesi io divenni presidente di Montedison, societa’ che versava allora in gravi difficolta’ e che io guidai fino al 1977. Circa i finanziamenti, ai quali ho accennato, del gruppo ENI ai. partiti politici, sono in grado di evidenziare quanto segue. Era notorio che il gruppo con Mattei alla guida finanziava i politici ed era Enrico Mattei ad occuparsi direttamente della questione: finche’ ci fu lui, io non me ne occupai in aleun modo. Quando successi a Mattei, ereditai ovviamente questo problema, della cui esistenza evidentenente ero ben a conoscenza. Io mi rendevo conto che, nell’interesse del gruppo, non si . poteva sfuggire.alla. necessita’. di . finanziare i’ partiti politici e tuttavia volevo delle modalita’ che garantissero leftettiva destinazione dei fondi ai partiti, che fossero controllabili e che avessero, in particolare, riscontro nelle registrazioni contabili delle societa’ eroganti. Mattei ni aveva in piu’ occasioni detto che, prima di dare il denaro ai partiti, occorreva farselo richiedexe almeno tre volte e.alla fine dare non piu’ del 25-30% di quanto richiesto. 1 (Vr sebum” dazioni, hella filosofia di Mattei, dovevano poi essere proporzionate al beneficio ed all’aiuto che il gruppo ENI riceveva dai partiti. Io utilizzavo sostanzialmente tre fonti di finanziamento per i partiti politici. La prima riguardava esclusivamente. i cingue partiti di governo, ossia democristiani, socialisti, socialdenoctatici, repubblicani e 1iberali, e passava per la ITALCASSE, gestita da Arcaini. Io e Mattei conoscevamo bene Arcaini, originario di Lodi, citta’ che era al centro della prima zona metanifera dell’AGIP. Il meccanismo che passava per la ITALCASSE era inmperniato sulla emissione ai obbligazioni ENI. Noi emettevamo appunto delle obbligazioni, che venivane collocate presso ITALCASSE: lo scarto sul valore facciale dei titoli comprendeva una quota che ITALCASSE destinava ai partiti politici di governo. ITALCASSE, quindi, costituiva lo strumento per risolvere il problema delle erogazioni da parte nostra ai partiti politici e mi dava il vantaggio @i evitaze che funzionari del gruppo dovessero maneggiare specifiche somme di denaro, giacche’ i] meccanismo era, per cosi’ dire, automatico. ovviamente, ove le obbligazioni ENI fossere state’ collecate presso operatori diversi da ITALCASSE, si sarebbero potute spuntare condizioni piu’ favorevoli, ma non sarebbe stato risolto il problema dei pagamenti ai partiti. 11 collocamento, invece, presso ITALCASSE risolveva tale problema, giacche’ era poi Arcaini a farsi carico della distribuzione e della ripartizione ai partiti delle somme cosi’ accantonate: Per quanto ne sapevo + io, la ripartizione era correlata, grosso modo, alla” forza oo. parlamentare dei partiti: la fetta piu’ grossa spettava alla DC, poi veniva il PSI, mentre il residuo veniva diviso fra 4 tre partiti minori: PSDI, PRI, e PLI. Non si trattava, peraltro, di percentuali rigide e permanenti, giacche: @ipendevano anche, talvolta, dalle particolari circostanze legate a prowvedimenti ai determinati ministeri e cosi’ via. Ricordo che, ad esempio, si sottolineava che i repubblicani, sovente, riuscivano ad ottenere versamenti di entita’ superiore a quella che sarebbe stata strettamente proporzionale alla loro tappresentanza parlamentare. ad occuparsi di tutto era, peraltro, direttamente Arcaini, che costituiva il referente specifico e anzi 1‘incaricato all‘uopo dei partiti politici di governo. Per me Arcaini costituiva 1/interlocutore compéterite per tale questione ed il soggetto che aveva la totale fiducia dei partiti ai governo. Ho, peraltre, accennato a tre fonti di finanziamento del gruppo ENI ai partiti politici e ne illustro le due rimanenti. ‘la seconda fonte di finanziamento riguardava flussi di denaro ai entita’ notevolmente inferiore e si realizzava nei seguenti termini. ogni anno tutte le principali societa’ ENZ, ai cui ero presidente, approvavano in consiglio di amministrazione una delibera standardizzata, con cui mettevand a disposizione del presidente determinati fondi, Gestinati ad illustrare © sostenere anche tranite stampa le attivita’ delle societa’ gruppo, Preciso ch} tan $ a l’accantonamento di tali somme era proprio destinato a beneficio dei partiti, sia pure con la forma che ho appena indicato. Ed infatti per la pubblicita’ vera e propria sulla stampa c’era un altro, specifico budget. C’era un ufficio apposito che gestiva il budget di marketing, mentre i fonai d@ei quali sto parlando erano qualcosa di diverso, Pprevalentemente destinati alla stampa dei partiti: quando dico “alla stampa dei partiti", mi riferisco a tutti i partiti e non soltanto a quelli di governo, come spieghero’; quando dico "prevalentemente" mi riferisco al fatto che una parte di tali fondi veniva talvolta erogata personalmente a giornalisti che si mostravano, attraverso i loro articoli, particolarmente sensibili ai problemi dell’ENI e che parlavano bene del gruppo. Ricapitolando, quei fondi messi annualmente a mia disposizione venivano impiegati a favore di partiti di governo ed anche di opposizione e talvolta ai qualche giornalista, di cui non ricordo ora il nominativo. Le modalita’ che consentivano di far pervenire il denaro ai partiti politici consistevano nella fatturazione, da parte di giornali organi di quei paftiti ovvero di giornali di area partitica, per prestazioni pubblicitarie a favore del gruppo ENI. Noi non avevamo reale interesse commerciale a comprare queste prestazioni pubblicitarie, ma questo era un modo per far pervenire sostegni finanziari ai partiti politici in cambio di appoggi per 1’ENI. Solitamente le varie necessita’ finanziarie dei partiti mi venivano prospettate dai segretari Politici e/o da quelli aministrativi ,-direttanente o.tramite ~womini 4i fiducia. Cio’ avveniva per quasi tutti i viofial} al dei partiti politici, compresi i giornali che facevano riferimento ai missini ed ai comunieti, che pure erano all‘opposizione: in ordine a questi ultimi, posso citare rispettivamente IL BORGHESE e PAESE SERA. L’esigenza di versamenti anche a favore ai partiti di opposizione nasceva dail fatto che talvolta avevamo bisogno che determinati Provvedimenti di particolare importanza riguardanti 1/ENI in sede legislativa non incontrassero forti opposizioni; inoltre qualche partite, come quello comunista, all’opposizione in sede nazionale, era al governo in sede regionale o provinciale in zone dove noi avevamo insediamenti industriali ed interessi importanti: di qui l’esigenza di ricorrere a strumenti del tipo che ho descritto. Ia terza fonte di finanziamento era quella riguardante ii cosiddetto, se mi e’ consentita l’espressione, "argent de poche". In questo caso si trattava di fondi che si rendevano disponibili nel seguente modo. Le societa’ capogruppo avevano in comune un centro 0 ufficio di coordinamento degli acquisti di tutti i materiali di una certa importanza tecnica. Tale _ufficio si occupava di formare un elence ai fornitori e ai ottenere da essi “la clausola di cliente piu’ favorito in Italia" a beneficio delle societa’ capogruppo e delle loro controllate e consociate. Con i vari fornitori l/ufficio coordinamento acquisti trattava poi un premio di fine anno, chiamato premio di quantita’ e corrispondente al complesso degli acquisti fatti da tutte-le societa’ del gruppo. Lrufficio di coordinamento ripartiva i fondi costituiti-as ol Pbedtoshy (he Aapts : tale premio di quantita’ a beneficio ai tutte le societa’ del gruppo, in modo non precisamente proporzionale alla quéta di acquisti da edse:.effettuati: si cercava, infatti, ai " privilegiare le societa’ che avevano necessita’ di bilancio e si cercava, inoltre, di far si‘ che residuassero dei fondi ulteriori. Tali fondi venivano utilizzati, secondo mie direttive, per fare delle regalie ad esponenti del mondo politico che si mostravano particolarmente disponibili verso I’ENI e sensibili ai suoi interessi. si trattava di versamenti personali di entita’ non ragguardevole: c’era un bel "plotoncino”, formato da esponenti di quasi tutti i Partiti. In tal modo noi avevamo la ragionevole aspettativa ai poter contare sulla benevolenza e comprensione di questi soggetti nell’ambito della loro rispettiva attivita’ politica. Quelle che ho illustrato furono le forme di pagamenti a beneficio del mondo politico durante 1a mia presidenza. Ricorde un unico caso in cui un pagamento si discosto’ da tale sistema. Cio’ avvenne in concomitanza con la crisi di Suez, credo del 1967. A quell’epoca buona parte del nostro - greggio: proveniva dall’area del Golfo Persico e, con la’ chiusura del Canale di Suez, le petroliere si trovavano nella Recessita’ di circumnavigate 1/Africa, con i relativi costi aggiuntivi. In questa situazione gli operatori italiani dei settore petrolifero, fra cui i/ACIP, facevano pressioni sul governo, onde ottenere di poter recuperare una parte dei costi aggiuntivi attraverso un dumento del ahaa) -benzina, fissato appunto dal governo. Solitanente”1/AGIP wo utsudS (™* - 4 Coq l‘Unione Petrolifera si trovavano su Posizioni ai antagonismo, in quanto concorrenti: in questo caso vi era una coincidenza di interessi. t’Unione Petrolifera deteneva ta quota di gran lunga maggioritaria del mercato petrolifero italiano e cosi’ si incarico’ di trattare con il governo l/aumento delle tariffe dei prodotti petroliferi. ad un certo punto l/Unione Petrolifera. ci disse che era stato raggiunto Lraccordo su tali aumenti e che pero’ i partiti di governo avevano colto loccasione per richiedere un contributo finanziario straordinario a loro favore; ci chiese congiuntamente se 1/AGIP fosse disposta a partecipare in Proporzione alla propria quota di mercato. Noi accettamme e 1a somma che venhe quantificata ai nostra competenza fu versata alla ITALCASSE, che doveva provvedere alla distribuzione ai partiti di governo. L’AGIP si fece carico del pagamento che, peraltro, fu un/uscita ufficiale a favore di ITALCASSE, specificamente contabilizzata: per lo meno, queste furono le mie direttive. A proposito di specifiche erogazioni di denaro effettuate dal _ Gruppo ENT a supporto della propria attivita’ istituzionale, sono in grado di citare 11 caso del contratto relativo alla fornitura di gas sovietico stipulate alla fine degli anni 60. Tale stipula fu il frutto di circa cingue anni di trattative con alterne vicende. All’epoca noi avevano una eccellente rete ai distribuzione del metano, ma stavano esaurendo le riserve della pianura padana. L’idea ai acguistare gas dall/URSS ci venne in occasione ai un sncented) aE y 14 { suo. ata os 4 on HK coh il vicepresidente sovietico Kossighin, amico di vecchia data di Mattei e del gruppo ENI. Incontrammo Kossighin a Roma, perche’ dovevaho rinegoziare i1 contratto petrolifero con 1/URSS in scadenza. Nell’occasione Xossighin fece un accenno alla sterminata quantita’ di metano disponibile in Siberia e cosi’ noi pensammo che si potesse stipulere un contratto economincanente assai vantaggioso. c’era pero’ i1 problema del trasporto e delle difficolta’ logistiche, sul quale rifiettemmo a lungo. Alla prima occasiene in cui io rividi Kossighin, gli formulai una proposta per la fornitura del gas siberiano. I1 mio interlocitore mi fece capire che da lero c’era il problema’ dell’esaurimento dei giacimenti in Ucraina e della esigenza di sostituire tale fonte ai approvvigionamento all’interno con 11 gas siberiano. Senonche’ 1/URSS aveva gfosse difficolta’ per 1a realizzazione del relativo gasdetto, giacche’ 1/utilizzo @ell’acciaio occorrente per i tubi era considerate in second/ordine rispetto ad altri utilizzi prioritari, quali quelli militari., Si delineo’ cosi’ 1’ipotesi di una fornitura da parte italiana di tubi per metanodotto.. 11 discorso si ~ articolo’ nel senso che noi potevamo inpegnarei ad acquistare per un lungo numero di anni il gas dall/URSS e quest/ultima si impegnava a comprare i tubi per la realizzazione del metanodotto dalla Finsider, nonche’ ulteriore materiale occorrente da altre aziende italiane. Finche’ le trattative rimasero circoscritte fra me ed i miei piu’ stretti collaboratori, non sorsero problemi. Ad un certo al *questione diverito’ di dominio pubblico e si scatena: oni 29 wu Suan) pr” + Ce numerose polemiche per ragioni economiche e politiche. Da una parte le grandi mltinazionali petrolitere avevano interessi in contrasto con i nostri e quindi alimentavano le relative polemiche. Peraltro il problema piu’ grosso era di carattere politico, giacche’ a quell’epoca eravamo in piena atmosfera ai guerra fredda e di rigida contrapposione nei. confronti dell/URSS. Addirittura entrarono in ballo valutazioni negative a livello NATO, la quale pose dei veti. Tutto cios ingiganti’ a dismisura la difficolta’ delle trattative, fino a far dubitare seriamente i sovietici circa la nostra capacita’ di rimuovere gli ostacoli e riuscire a condurre in porto il contratto, ottenendo le autorizzazioni necessarie. a quel punto la situazione divenne molto difficile ed io pensai alla opportunita’ di ricorrere all/’aiuto del Partito Comunista Italiano, per supportare la nostra imagine e la nostra credibilita’ nei confronti dei sovietici. Faccio presente che io e Mattei avevamo conosciuto Luigi Longo, segretario del PCI all’epoca di cui sto parlando, fin dai tempi della resistenza partigiana. Io avevo continuato ad avere buoni rapporti con il predetto ed attraverso lui avevo conosciuto Giorgio Amendola e Giancarlo Pajetta: l‘uno responsabile dei problemi economici del Partito Comunista e lraltro dei rapporti con 1’estero. Decisi cosi’ di rivolgermi a Longo, Amendola e Pajetta per la questione delle trattative con 4 sovietici in ordine alla fornitura del metano e devo Gire che quello del PcI fu un fondamentale aiuto per il buon _esito delle trattative: 1/unico aiuto, peraltro, Eee wasdhames gph «t 7 Ge dal mondo politico. Aveo anche un considerevole apporto dall’ambasciatore russo in italia, Rijov. Le trattative ripresero guindi vigore: quando io andavo a Mosca per portarle avanti, Pajetta mi precedeva di qualche giorno per preparare 11 terreno. I comunisti italiani avevano compreso la bonta’, sotto vari profili, dell’inieiativa dell/ENI e verosimiimente si rendevano anche conto dell’utilita’, in termini ai propaganda politica, di poter rivendicare i1 merito del successo dell’operazione. Tuttavia, proprio perche’ i1 supporto del PCI rischiava di tradursi in una etraordinaria pronozione elettorale in un periodo nel quale erano previste elezioni, ad un certe punte decisi di congelare le trattative. D’altro canto, gia’ in precedenza, in dissenso, Aldo Moro mi aveva detto che sarebbe stato meglio provare ad approwigionarsi di gas olandese, disponibile sul mercato dopo la recente scoperta dei giacimenti del Mare del Nord. 11 governo mi ordino’ proprio i intraptendere serie trattative al riguardo prima di concludere con i russi. Fu cosi’ che io trattai con gli olandesi per circa un anno e dissi anche, in una occasione, a Kossighin che proprio la disponibilita’ del’ gas “olandese non mi consentiva di continuare le trattative con i sovietici sulla base de? prezzo inizialmente da essi richiesto. La prospettazione da parte mia di un prezzo sensibilmente piu’ basso indusse Kossighin ad irrigidirsi ed a congedarni bruscamente dal suo ufficio a Mosca. Devo dire che cio’ ni consenti’ appunto di congelare le trattative in quel periodo velettorale. Prima comungue di interrompere le tratgateve) con Autos oo ot io £1 1 sovietici ie ero riuscito ad ottenere un‘opzione con gli elandesi, che successivamente utilizzai per 1a conclusione ai un centratto di fornitura con gli stessi. Mi, premeva tuttavia riuscire a stipulare come primo contratto quello con i sovietici, perche’ 11 prezzo era decisamente i1 piur conveniente sul mercato. Passato il periodo élettorale, io mi dieai da fare per riprendere i contatti con i sovietici e con Kossighin. e ricorsi nuovamente ai dirigenti comunisti italiani, 1 quali in occasione di una visita ai Susiov in Italia, organizzarono un incontre con me: incontro che in realta’ si rivelo’ determinante per la riprésa ed i1 buon esito delle trattative. In quella occasione, peraltro, Suslov accenno’ alla opportunita’ - in ordine alla quale io aderii - dai mettere in conto l’erogazione di una certa somma a titolo di contribute per il successo dell’operazione. Non si specifico’ l/entita’ della soma ne’ 1/utilizzo cui poi era destinata. Riprese le trattative, venne in Italia una nutrita delegazione sovietica: l’ambasciatore Rijov mi disse che la Gelegazione aveva avuto istruzioni di concludere 1e trattative, come in realta’ avvenne. Credo che l‘accordo fu raggiunte nel dicembre 1969 a Firenze: a coordinare la parte operativa in stretto contatto con me fu il direttore generale de1l’ENI, Angelo Fornara. Peraltro un ruolo importante nella conclusione delle trattative. ebbe proprio 1’ambasciatore Rijov: i contatti fra me e lui erano tenuti da Amerigo Terenzi, responsabile all‘epoca di--tutta la stampa comunista italiana. Vi fu un mercanteggiamento fra mee Ter: ia : ed) nowhere (oe 7 + CH quale mi diceva che provvedeva a riferite a Rijov e mi riportava le relative richieste: alla fine si concordo’ i versamento di una cifra complessiva di oltre 12 milioni ai dollari a titolo di contributo da parte del gruppo ENI per i1 buon esito délle trattative. Siccome il contratto ai fornitura del gas aveva durata ventennale, il versamento di tale contributo venne cosi’ rateizzato: erogazione di una somma iniziale di poco piu’ di un milioneduecentomila dollari all’atto della firma del contratto ed erogazione del residuo in versamenti semestrali per tutta la durata del contratto. Ove si consideri che si trattava ai un contratto del valore @i un miliardo di dollari, si comprendera’ come 1’entita’ complessiva del cosiddetto contributo, anche tenuto conto dei tempi di erogazione, fosse decisamente modesta. Jo volli che il pagamento, che era a carico della societa’ SNAM, fosse ufficiale e fosse autorizzato dal Mincomes. Peraltro, poiche’ tali formalita’ richiesero del tempo, io diedi @isposizioni Perche’ Hyérocarboris provvedesse senz’altro al paganento, che poi sarebbe stato rimborsato dalla SNAM. Agostino Diana, che operava in Zurigo presso -Hydrocarbons, esegii’ tale disposizione. Pu Terenzi a conthicare a me o a Fornara, non icordo bene, i dati del conto svizzero sul quale effettuare il versamento. Credo che si trattasse di un conto numerato, che tuttavia non ricordo, cosi’ come non ricordo il nome della relativa banca. Ricordo pero’ che il conto faceva capo ad una anstalt del Liechtenstein denominata "RODETTA". Non 60 chi fosse il beneficiario effettivo di tale conto ne’ vquale fu lfutilizzo dei fondi su esso pervenuti,” Siatea wut! — (PAs » + Terenzi nulla mi disse al riquardo ed io, d/altra parte, nulla gli chiesi. Non so quali furono le ulteriori vicende @ell‘esecuzione del contratto negli anni successivi, giacche’ io lasciai 1/ENI nel 19712. Questo e’ tutto quanto ricordo al momento in ordine alle vicende ed agli argomenti dei quali ho parlato. Mi riservo peraltro, per il caso che mi tornino in mente ulteriori particolari e fatti ovvero che io rintracci utili docunenti, ai prowvedere ad informare adeguatamente codesto ufficio."" Rileggo il presente verbale, che confermo integralmente e sottoscrivo. 20

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