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OFM Conv.
STORIA DI FRANCESCO
E DEL FRANCESCANESIMO
1209-2009
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Presentazione
Sono diversi anni che dedico i miei studi alla storia del francescanesimo,
non solo a livello locale o provinciale, ma generale. Piano piano, ho cercato
di accumulare schede e materiale per stendere una storia che servisse a me
per conoscere meglio il francescanesimo, e, qualora vi fosse qualche
persona desiderosa di approfondire la storia di Francesco e dei suoi frati,
avesse potuto trovare un manuale pratico e accessibile in queste pagine.
Questo scritto ha lo scopo di presentare e far conoscere meglio l’albero
piantato dal Padre Francesco, per controllare quali rami sono sbocciati in
esso, quali sono stati potati lungo la storia e quali frutti ha prodotto e
produce per la Chiesa di Dio. Questa pianta, ancora oggi è rigogliosa e dona
frutti di santità per il popolo di Dio. Le sue radici vengono da lontano
perché sono fondate sul vangelo: “La regola e la vita dei frati minori è
questa, cioè osservare il santo vangelo di nostro Signore Gesù Cristo,
vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità…”.
Gli uomini che hanno abbracciato questo stato di vita, in modo radicale,
sono diventati santi; molti vi hanno aggiunto anche la prerogativa della
scienza. I francescani hanno una storia meravigliosa che ha contribuito a
mantenere viva la luce nella Chiesa di Dio. Essi l’hanno servita con umiltà e
devozione e l’hanno amata soprattutto nei momenti bui della storia, quando i
principi si schieravano contro di essa per affossarla e ricondurla nelle
catacombe. Questa è una storia fatta di servizio, di fedeltà, di amore alla
madre Chiesa, quindi al Signore, anche se non sono mancate le deficienze e
le infedeltà, frutto delle debolezze umane.
Poiché la storia è fatta dagli uomini, in questo libro ho voluto mettere in
risalto i personaggi più illustri con brevissimi schizzi biografici per aiutare il
lettore a capire ciò che i personaggi hanno fatto o hanno scritto, lasciando
buona memoria ai posteri. Mi auguro che queste pagine possano servire ad
illustrare la bellezza della vita francescana anche ai giovani che si trovano in
una fase di ricerca vocazionale e, seguendo l’esempio dei primi discepoli di
S. Francesco o di S. Massimiliano Kolbe o di altri frati di cui la storia fa
memoria, possano animarsi e fare una scelta coraggiosa e spedita accanto al
Padre. Ci troviamo nell’ottavo centenario della fondazione dell’Ordine: è
una data memoranda. C’è bisogno di riprendere il cammino con grande
slancio innovativo, sulla scia del Padre che partì con la forza del Vangelo e
la grazia della perfetta letizia e riconvertì il secolo XIII.
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Avverto gli illustri lettori che una decina di pagine di questo libro, dove si
parla di storia generale o delle diverse soppressioni (quella innocenziana,
quella napoleonica e quella operata dallo Stato Italiano nel 1866), sono state
già pubblicate nel libro “Francescanesimo in Abruzzo –dalle origini ai nostri
giorni”-
n.p.
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
vena polemica, che spesse volte dall’una all’altra parte ha debordato fino
all’acredine e all’invettiva.
Sono belle le pagine che celebrano i campioni dell’Osservanza e le sue
opere sociali. Sono venate di tristezza le pagine che narrano la soppressione
dei Conventuali e l’opera a dir poco, poco illuminata dei pontefici Eugenio
IV e Leone X.
La riforma Cappuccina, un’altra pagina bella di santità serafica, “la bella e
santa riforma”, tratteggiata con brevità, precisione e con una vena di
simpatia.
Dalle pagine di questa storia emergono i volti più noti e meno noti della
santità francescana, medaglioni appena abbozzati ma raccontati con parola
compiacente, come di chi parla della bellezza della propria famiglia
religiosa. Racconta, si compiace ed è lieto di essere dentro questa storia di
evangelica passione.
Un’altra pagina faticosa della storia minoritica: la soppressione
innocenziana che, come un flagello, si è abbattuta sulla vita francescana
chiudendo tanti conventi che non raggiungevano il numero di 12 membri
allora richiesto per essere convento regolare.
Arrivano poi le pagine che raccontano la soppressione napoleonica e italiana
dell’ottocento, un tzunami per la vita consacrata e poi la lenta e gloriosa
rinascita. Pagine ricche di coraggio e di amore e di zelo evangelico fino ai
nostri giorni, fino a S. Massimiliano Kolbe, fino al suo martirio.
Le pagine dedicate a Chiara e all’Ordine Francescano Secolare chiudono
queste svelte e ariose pagine di storia francescana.
Di questo nuovo lavoro dell’autore si potranno giovare i nostri giovani in
formazione e quanti amano Francesco e la sua famiglia religiosa che da otto
secoli accompagna il cammino della Chiesa e dell’uomo. Una storia dove
pagine gloriose si stemperano in pagine meno belle, ma la presenza di
Francesco e del suo carisma, sempre presente, vince ogni mediocrità e
debolezza e sempre riemerge quella polla segreta di grazia e di Vangelo sine
glossa che ha segnato da sempre la fisionomia del francescanesimo.
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
PARTE PRIMA
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
1
D. Rops, La Chiesa delle Cattedrali e delle Crociate , III, Torino 1963, p. 605.
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FRANCESCO D’ASSISI
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2Cel ff , 593.
5
Leggenda dei Tre Compagni, ff. 1419.
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1Cel. ff 358-59; cfr ff. 1051-1052.
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NOVITA’ DI FRANCESCO
Per avere un’idea esatta della novità di Francesco bisogna rileggere ciò
che scrive l’Anonimo Perugino nell’incontro tra il Cardinale Giovanni e il
7
P. Rivi, Francesco d’Assisi e il laicato del suo tempo, Padova 1989, p.37.
8
1Cel, ff. 603.
9
1Cel . ff. 377.
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Papa Innocenzo III: “Ho trovato un uomo perfettissimo, che vuole vivere
secondo la forma del santo vangelo, osservandolo pienamente. Io credo che
il Signore voglia per mezzo suo rinnovare completamente nel mondo la
Chiesa”10.
Francesco ha il grande merito di recuperare completamente il vangelo
nella vita del cristiano, prendendolo nel senso radicale e come se fosse
rivolto a sé: di esso ha fatto l’unica forma di vita per sé e per i suoi frati,
dando origine ad una nuova esperienza religiosa originalissima: essa non
era né monastica, né clericale, né eremitica, né laicale, ma “vita evangelica”
11
. Fu vero lievito per la gente del suo tempo perché si inserì pienamente nel
cuore degli uomini della sua generazione. Vivere secondo il vangelo lo
costrinse ad uscire dal mondo, ma per restare nel mondo: in lui abbiamo la
fuga e la presenza, la lontananza e la vicinanza con gli uomini.
Le sue capanne erano fuori della città, ma la vita sua e dei frati era vissuta
accanto agli uomini. Nelle epoche precedenti nulla di simile si era mai
realizzato: la vita evangelica vissuta da Francesco diventa norma di vita per
i suoi figli, e Tommaso da Celano lo chiama “novus Evangelista”, in quanto
efficacissimo trasmettitore del vangelo al popolo, con la parola e con la vita.
Credette di poter cambiare le sorti del mondo tramite il distacco dai beni
materiali e l’aderenza completa e totale al vangelo. La sua prima famiglia
aderì completamente a questo ideale e trovò la beatitudine.
Giovanni Papini, giustamente scrive: “Questa rivoluzione fu operata, nel
primi anni del secolo XIII, da un giovane poeta nato in Umbria da madre
provenzale. Non era dotto, non era un grande; non era neanche un prete. Era
un giovane di scarsa bellezza, di mediocre statura, di malferma salute, che
non aveva studiato nelle università e non s’era chiuso in un chiostro: Ma
pareva che in lui si unissero varie condizioni e nature: era figlio di un
borghese, agiato mercante; aveva sognato d’essere soldato e cavaliere; si
dilettava del canto e della poesia; aveva pietà dei poveri e nell’amore della
povertà seppe scoprire l’amore di Dio…
La sua rivoluzione nacque da una semplicissima scoperta: l’evangelo
insegnava come si potesse trovare gioia e liberazione attraverso la povertà e
la carità, ma gli uomini, anche se cristiani, non seguivano
quell’insegnamento…
10
Anonimo Perugino, ff, 1525.
11
P. Rivi, o. c., p. 90.
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LA PRIMA ESPERIENZA
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14
ff 24; cfr. D. Flood., Francesco d’Assisi e il Movimento Francescano, Padova 1991,
p. 30-32. Qui, l’autore spiega lo statuto di Assisi del 1210 dove, tra l’altro, si dice: “Tutti in
Assisi facciano quello che deve essere fatto per la città, come bravi cittadini”. In questo
senso, sembra che i frati non potessero evitare di reintegrarsi in Assisi, lavorando per
guadagnarsi il pane (p. 28). I frati rifiutarono di prendersi la responsabilità di tali istituzioni;
intendevano continuare a servire in quei luoghi. Data la piaga dei lebbrosi e i bisogni dei
poveri in un periodo di crescente ricchezza, ai fratelli che volevano dedicarsi a questo tipo
di servizio non mancava mai un impegno … Non permisero ad Assisi di decidere quale
fosse il loro compito… (p. 30).
15
1Cel ff. 398.
16
1Cel ff. 351.
17
Fioretti, ff. 1897, leggere la nota 77.
14
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Con la prima fraternità nacquero tra i frati incontri che si ripetevano una
volta all’anno, in un luogo stabilito, per rallegrarsi nel Signore e mangiare
insieme, ricavando da questi incontri notevoli benefici. Da questi incontri
che furono chiamati Capitoli, “avvalendosi del consiglio di persone esperte,
18
Passione di S. Verecondo, ff, 2250.
19
1Cel, 420-21.
20
Ff. 2202.
21
Ff. 2205ss.
22
Ff. 2216-2223.
23
La Bolla “Cum Secundum” del Papa Onorio III del 22 settembre 1220 è nelle ff.
2711-2715.
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
24
Giordano da Giano, ff. 2325.
25
Bolla “Pro dilectis” di Onorio III 29 maggio 1220 in ff. 2709-2710.
26
K. Esser., Origini e valori autentici dell’Ordine dei frati minori, Milano 1972, p. 95 n.
107.
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30
2Cel. ff. 643
31
CAss ff. 1564.
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sapienza del mondo.” Era un uomo umile e questa virtù piaceva al Signore e
rese grande il suo servo anche durante la sua vita terrena 33. Anche il
Magistrato di Assisi e tutto il popolo avevano grande venerazione per
l’uomo di Dio, e non volevano che si fosse fermato in qualche altra città per
attendere sorella Morte, ma che fosse ritornato nella sua patria dove
l’attendevano i suoi concittadini. Tra la fine dell’estate e l’inizio
dell’autunno del 1226, “ mentre Francesco pieno di malattie, quasi prossimo
a morire, si trovava nel luogo di Nocera, il popolo di Assisi mandò una
solenne deputazione a prenderlo per non lasciare ad altri la gloria di
possedere il corpo dell’uomo di Dio. I cavalieri che lo trasportavano a
cavallo con molta devozione, raggiunsero la poverissima borgata di
Satriano, proprio quando la fame e l’ora facevano sentire il bisogno di cibo.
Ma per quanto cercassero, non trovarono nulla da comprare. Allora i
cavalieri tornarono da Francesco e gli dissero: “ E’ necessario che tu ci dia
parte delle tue elemosine, perché qui non riusciamo a trovare nulla da
mangiare”. “Per questo motivo, voi non trovate, rispose il Santo, perché
confidate più nelle vostre mosche che in Dio! Chiamava mosche i denari.
“Ma, continuò, ripassate dalle case dove siete già stati e chiedete umilmente
l’elemosiana, offrendo in luogo dei denari l’amore di Dio…”34.
Nel 1223 si recò a Fontecolombo in compagnia di frate Leone e di frate
Bonizio, giurista Bolognese35, e, con l'ausilio del cardinale Ugolino, stese la
regola che fu presentata al Papa che l’approvò il 29 novembre 1223.
Sappiamo quante ipotesi sono state fatte sulla regola bollata e sulla presenza
di Francesco in essa. Diversi autori hanno ritenuto che in quella regola
abbia avuto il sopravvento lo spirito giuridico del cardinale Ugolino.
Manselli vede diversamente il problema e scrive: “Il problema vero è se e
come essa risponda all’ideale di Francesco: dobbiamo dire allora che una
rispondenza è indiscutibile, non solo, ma anche, al di là delle formulazioni
giuridiche, la presenza del fondatore e maestro è incisiva e netta dovunque
egli intervenga, in prima persona, con frasi tipiche, addirittura stereotipate,
come “precipio firmiter”, “moneo et exsortor” e simili. Si ha precisa la
sensazione che il lavoro dei giuristi, fossero o non frati, è stato seguito ed
accompagnato personalmente dal Santo – non c’è bisogno di ricordare
quanto egli fosse allora ammalato e tormentato da atroci dolori -, che ha
33
ff. Fioretti, n. 1838.
34
ff. 2Cel, 665.
35
Spec, ff. 1678; cfr A. Clareno, Libro delle tribolazioni, ff. 2179.
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
voluto far sentire di persona, da fratello a fratello, la sua voce. Se, infatti noi
esaminiamo questa regola non dal punto di vista giuridico-formale, ma
come documento, che esprima l’animo di Francesco, troveremo che è con
imperiosità presente, ovunque si tocchino fatti di vita ed atteggiamenti ai
quali era sensibile: la consuetudine che con questa regola si finisce per avere
da parte dei frati come degli studiosi finisce con il far sfuggire quanto siano
sottolineati fatti come la povertà ed il maneggio del denaro, la predicazione
specialmente agli infedeli, l’esemplarità di vita, che nella società deve dare
il frate minore, l’obbligo e l’impegno del lavoro” 36. La vita religiosa
appartiene alla Chiesa perché si rivive la vita di Cristo, ma stando a ciò che
afferma Manselli, l’Ordine è stato fondato da Francesco, è stato guidato da
Lui e sempre Lui che lo ha regolato con norme precise e serie sulla povertà,
sulla missionarietà, sulla laboriosità, sulla preghiera secondo lo spirito del
vangelo. I punti principali della regola sono: la vita evangelica (c. I e XII);
ammissione dei frati (II); divino ufficio e digiuni (III); povertà assoluta (IV
e VI); lavoro manuale (V); predicazione (IX); Correzione fraterna (VII);
regime, capitolo e visita canonica (VIII, X); relazione con le clarisse (XI);
del cardinale protettore e delle missioni estere tra gli infedeli (XII)37.
La prima parte della Vita Prima di Tommaso da Celano termina con il
Presepe di Greccio. A dicembre 1223 fu la volta del Presepe di Greccio.
Perché questo presepe? Francesco voleva osservare “in tutto e per tutto il
santo vangelo, di dedicarsi con tutte le forze e il fervore del cuore a -seguire
la dottrina e imitare le orme del Signore nostro Gesù Cristo-: per questo
meditava assiduamente sulle sue parole e ne considerava attentamente le
opere; ma erano soprattutto -l’umiltà della incarnazione e la carità della
passione- del Signore a tenere così occupata la memoria di Francesco, che
egli non voleva pensare ad altro” 38. I frati lo veneravano più come Santo che
come loro fondatore. La fraternità si staccava sempre di più da Lui che
ripeteva: “Nessun malvagio, che intenda vivere male nell’Ordine, vi potrà
rimanere a lungo.” Però subito dopo aggiungeva: “Chiunque amerà di cuore
l’Ordine, per quanto peccatore che egli sia, alla fine otterrà misericordia”. 39
Le stimmate ricevute sulla Verna lo proclamano Santo vivente per i suoi
36
R. Manselli.,o.c., pp. 27-28.
37
ff. 73a-109a.
38
F. Accrocca., Il Natale di Greccio nella testimonianza delle fonti in AA.VV., Il Natale
di Greccio, Roma 2004, p. 9.
39
S P., ff. 1774.
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Il 3 Ottobre 1226 accolse, cantando, Sorella Morte, nudo, sulla nuda terra,
a pochi metri dalla chiesetta della Porziuncola.
Nel 1227, alla morte di Papa Onorio III, fu eletto Papa il cardinale
Ugolino che prese il nome di Gregorio IX.
Il 16 luglio 1228 canonizzò Francesco, proclamandolo santo, nella chiesa
di S Giorgio e incaricò fra Tommaso da Celano a stendere una vita del Padre
per aiutare i frati a conoscere bene il loro fondatore, e “molto
probabilmente, anche frate Elia” contribuì a fare stendere questa Vita del
Padre che fosse servita non solo ai frati, ma a tutti i cristiani, perchè in essa
si sarebbe trovata la “conformità perfetta del Santo rispetto a Cristo”, e
nacque la Vita Prima che è qualche cosa di completamente nuovo nella
storia agiografica. Nel frattempo frate Elia, non più ministro generale, per
incarico del Papa iniziò la costruzione della Basilica sul colle inferiore di
Assisi, chiamato anche Colle dell’inferno in quanto lì si eseguivano le
sentenze capitali.
Alcune annotazioni sulla prima famiglia dei Frati:
Prima dimora dei frati fu Rivotorto, però nel 1211 erano già stati
spodestati dal bifolco, quindi si trasferirono a S. Maria della Porziuncola
quale dimora notturna, perché durante la giornata andavano a lavorare nelle
campagne vicine. Già nel 1212 troviamo i primi incontri dei frati che, pian
piano, si trasformeranno in veri capitoli di fraternità 41. In essi si trattava
come poter meglio osservare la regola; inviare i frati nelle diverse regioni; si
facevano raccomandazioni, correzioni e ammonizioni a tutti; e si viveva in
fraternità e preghiera.
Nel 1216 il Vitry scriveva che i frati si ritrovavano una volta all'anno nel
luogo stabilito per rallegrarsi nel Signore, mangiare insieme, formulare e
40
1Cel. ff. 500.
41
3Comp, ff. 1466.
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
promulgare sante leggi che sottoponevano al Papa 42. Dal 1212 al 1217 i
capitoli hanno questi ritmi e sono da stimarsi tutti Capitoli Generali. Nel
1217 però si ebbe uno sviluppo ulteriore: fu il primo vero Capitolo nel
senso autentico della parola. In quella occasione l’Ordine fu diviso in
Province. Dopo il 1221 fu ritenuto impossibile avere tutti i frati in Capitolo
a causa del grande sviluppo della fraternità, quindi si impose la necessità di
capitoli particolari o provinciali.
Furono indetti i capitoli provinciali ogni anno e quelli generali ogni tre
anni, o in un tempo maggiore o minore, secondo quanto stabilisce la Regola
al capitolo VIII. Per sapere cosa pensasse Francesco dei capitoli provinciali
basta leggere il passo di S. Bonaventura che dice: “Ai capitoli provinciali,
invece egli non poteva essere presente di persona; ma si preoccupava di
rendersi presente con sollecite direttive, con la preghiera insistente e con la
sua efficace benedizione. Qualche volta però, in forza di quella virtù divina
che opera meraviglie, vi compariva anche in forma visibile…”43.
In Germania tra il 1222 e il 1224, partecipavano al capitolo provinciale solo
i seniores: custodi, guardiani e predicatori... e i capitoli erano convocati ogni
anno.
42
ff. 2201s.
43
ff. 1081.
23
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
44
ff. 1509
45
ff. 386.
46
ff. 2205.
47
L. M. ff 1103.
24
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
MINORITA’
Opposto di maggiore; umile, disponibile, che ha il dono del lavoro;
animato dallo spirito di servizio; vivere i voti e lavorare per i minori e con i
minori; sentirsi l’ultimo della società in umiltà. “I minori sono sempre e
prima di tutto fratelli come modelli ed esempio di vita, valido al di là e al
disopra del tempo e dello spazio”51. Francesco fu il primo maestro dei frati,
quando il noviziato ufficiale non ancora esisteva nella fraternità, insegnando
48
M. Conti., Temi di Vita e Spiritualità del francescanesimo delle origini, Roma 1996,
p. 155.
49
Ibidem.
50
1Cel ff. 374-75; cfr. Leg. M., ff. 1064.
51
R. Manselli, o.c., p.29.
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Morto Pietro Cattani nel 1221 fu eletto Vicario frate Elia che governerà
fino al 1227. Con la morte di Francesco, Papa Onorio vuole dare ai frati i
privilegi per renderli esenti dai vescovi ed inserirli nel servizio della Chiesa
perché erano persone che sapevano creare rapporti “di familiarità,di
confidenza reciproca, di relazione personale, che si venivano formando tra il
popolo ed i frati. Questi in primo luogo ispiravano fiducia per l’aspetto della
loro condizione sociale, che era ed a lungo rimase assai modesta”53.
Nel 1227-32 si ebbe il governo di Giovanni Parente: si sviluppò quella
crisi che già c'era nell'ordine tra Spirituali e Comunità.
Gli Spirituali o Zelanti si appellavano al "Sine glossa" del Testamento,
quindi ritenevano che le regole non avevano bisogno di interpretazioni, ma
andavano osservate alla lettera.
I ministri volevano una chiarificazione della Regola. Il 28 settembre 1230
una commissione di ministri, guidata da Antonio di Padova, da Gerardo da
Rossignol, da Aimone da Faversahm, da Leone da Perego, da Gerardo da
Modena e da Pietro da Brescia, si recò dal Papa e questi dette la prima
dichiarazione ufficiale sulla Regola con la bolla "Quo Elongati" 54 con la
quale scioglie ogni dubbio e incertezza, basandosi sulla diretta conoscenza
del cuore di Francesco, e dichiara:
a) “ Dalla lunga familiarità che lo stesso Santo ebbe con noi, abbiamo
conosciuto più pienamente la sua intenzione… Non siete tenuti
all’osservanza di questo comando”, quindi il testamento non obbliga.
b) Poiché alcuni frati ritenevano che “bisognava osservare non solo i
precetti espressi con parole di comando o proibizione, ma anche gli altri
52
1Cel. ff. 339-41. Nel n. 401 si legge: “Se un frate suddito, prima ancora di udire le
parole del superiore, ne indovina l’intenzione, subito deve disporsi all’obbedienza e
compiere ciò che al minimo segno capirà che egli desidera”.
53
R. Manselli, o.c., p.37.
54
Eccleston ff, 2503.
26
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
consigli evangelici”, il Papa rispondeva che “non si era tenuti in forza della
regola, se non a quelli ai quali vi siete obbligati”.
c) E’ secondo la regola avere i nunzi o sindaci apostolici o benefattori o
amici spirituali.
d) I frati non devono possedere nulla né in quanto comunità né in quanto
singoli individui, “ma l’Ordine abbia l'uso degli utensili, dei libri e degli
altri beni mobili che è loro lecito avere”, ma nulla di proprio: sine proprio.
e) Poiché i Ministri generali non sempre conoscono i frati che vivono
lontani da Lui è opportuno che siano esaminati e giudicati dal Provinciale, a
meno che non siano bisognosi di esame speciale, allora si rechino dal
Ministro in compagnia del Provinciale.
I Vicari provinciali non possono né ricevere nuovi individui nè estromettere
quelli che sono stati ricevuti. Ecc…55
Con Giovanni Parente le 12 province madri dell'Ordine furono portate a
32 .
Con la prima chiosa ufficiale della regola da parte della chiesa, finisce
l'epoca dell'Amore a Cristo in forma radicale e assoluta e si passa ad una
nuova fase: nascono i consigli e i precetti nell'interpretazione della Regola.
Nel 1231 con la bolla "Nimis Iniqua" di Gregorio IX, nasce l'esenzione dei
religiosi dai vescovi, ciò che Francesco non avrebbe mai voluto, ma ciò
avviene perché la Chiesa vuole utilizzare i frati per le sue missioni interne
ed esterne: i frati diventano gli uomini di fiducia della Chiesa.
Nel 1232, quando Giovanni Parente terminava il suo generalato, poteva
essere soddisfatto: c’era un Ordine rispettato da tutti, “aveva mantenuto
l’equilibrio fra le esigenze, che emergevano dalle varie componenti
dell’Ordine interno”, era caro al Papa, era rispettato ed amato da tutti56
Generalato di Frate Elia (1232-39). Nel periodo in cui il Parente guidava
l’Ordine, Elia costruiva la Basilica di S. Francesco in Assisi. Terminata la
costruzione della basilica inferiore, e fatta la traslazione del corpo del Santo,
nel 1230 fu indetto il Capitolo elettivo per il 1232 nella città di Rieti dove fu
eletto per acclamazione frate Elia, già vicario di Francesco fino al 122757.
55
Gregorio IX, Quo elongati, ff. 2729-2739.
56
R. Manselli, o.c., p. 59.
57
Lettera del Ministro Generale nel 750° anniversario della morte di frate Elia da
Cortona, Roma 2003, p. 20. Cfr Manselli R., o.c. pp. 60-72.
27
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
58
ff. 506, 511, 806.
59
L. Iriarte, Storia del francescanesimo, Barra (Napoli) 1982, p. 72.
28
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
60
R. Manselli, o.c., p.74.
61
Idem, p.75.
29
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
62
Bullarium Francescanum I, p.401
63
BF, I, 400-402.
64
Ibidem.
30
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
65
Ff 1889
31
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
IL GIOACCHIMISMO: I FRANCESCANI E I
PROFESSORI LAICI DI PARIGI. L’ORTODOSSIA
MINATA.
66
O. Todisco, Introduzione dell’ “Itinerario della mente in Dio” di S. Bonaventura,
Padova 1985, pp. 16-22.
32
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
33
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
67
A. Pompei, Origine e sviluppo dell’Ordine francescano nella valutazione di S.
Bonaventura, in MF, 109 (2009) p. 337.
68
C. Cargogni, Bonaventura secondo fondatore? in Italia francescana LXXVIII, 1,
2003, 90
34
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
36
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
dominio della Santa Sede era verbale, molesto e noioso” per le questioni e
liti che creava, e i frati non erano affatto più poveri degli altri istituti di vita
consacrata. In tal modo, “il francescanesimo, nella teoria e nella prassi, era
ridotto ad essere una delle forme della perfezione cristiana, che coesisteva
con le altre forme, e l’Ordine dei minori era uno dei tanti Ordini nella
Chiesa. L’identità francescana per oltre un secolo si era presentata con
l’equazione: povertà francescana uguale a povertà evangelica e perfezione
evangelica significava perfezione francescana”70.
L'Imperatore Ludovico il Bavaro, nemico dichiarato del Papa, si recò a
Roma per essere incoronato da Sciarra Colonna ed elesse antipapa il
francescano abruzzese Pietro da Corvaro che prese il nome di Nicolò V.
Nel 1328 fu nominato vicario il Cardinale Bertrando de la Tour, amico del
Papa e uomo intelligente, che resse per un anno l’Ordine.
Dal 1329 al 1342 fu Ministro generale Gerardo Oddone, eletto nel capitolo
di Parigi, amico di Giovanni XXII; è l'epoca delle polemiche sull'autorità
del Papa, soprattutto per causa di Guglielmo da Ockam che poneva il
Concilio sopra il pontefice, ma contemporaneamente c’era nell’Ordine un
Alvaro Pelagio che difendeva strenuamente l’autorità pontificia. Gerardo fu
poco francescano nello spirito: dispensava i singoli provinciali
dall'osservanza della Regola, cercava di abolire il precetto di non ricevere
denaro e spinse l'Ordine fuori dallo spirito di Francesco; a causa del nuovo
Pontefice Benedetto XII che proveniva dai cistercensi, gli si voleva dare la
veste benedettina tramite gli “statuta benedectina” del 1336. Nel 1337,
aboliti gli statuti benedettini, nel capitolo di Cahors furono pubblicate nuove
costituzioni che si basavano su quelle del 1316.
70
G. G. Merlo, S. Francesco, Padova 2003, p. 280
37
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Frate Girolamo Masci, dopo essere stato missionario della Santa Sede
presso il patriarcato di Costantinopoli, ed essere riuscito a riportare la Pace
tra le due Chiese, anche se fu per breve tempo, continuò a lavorare per
l’Ordine con l’incarico di Ministro generale, quindi fu creato Cardinale e nel
1288, dopo 11 mesi di Sede vacante, fu eletto Papa e prese il nome di
Nicolò IV. Durante il suo governo che durò quattro anni, inviò i frati minori
in Albania, Bosnia, Serbia, Armenia e in tutto l’Oriente. Si ricordi la
straordinaria missione di Giovanni da Montecorvino che raggiunse l’India,
la Persia e la Cina e fu il primo arcivescovo di Pechino. Pose la prima pietra
del Duomo di Orvieto (1290), riparò la basilica di S. Maria Maggiore a
Roma, rinnovando l’abside con i mosaici di Iacopo Torriti e di fra Iacopo da
71
H. Holzapfel, Manuale Historiae Ordinis Fratrum Minorum, Freiburg 1909 pp.156-
161.
38
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
LA CONFESSIONE E LA PREDICAZIONE
Il Concilio lateranense IV ribadì che la confessione fosse riservata solo ai
Parroci; ma i frati ebbero il permesso dalla Santa Sede di poter confessare
nelle loro chiese fin dal 1237. Bonifacio VIII, con la bolla "Super
Cathedram", istituzionalizzò questo diritto, anche se bisognava richiedere il
permesso dell’Ordinario, dopo essere stati presentati dal superiore73.
72
G. Andreozzi, Storia delle regole e delle costituzioni dell’Ordine francescano
secolare, Perugina 1988, pp. 87-97; cfr G. Parisciani, o.c. pp.111-114.
73
La Bolla Super Cathedram stabiliva che i religiosi, per poter confessare, avevano
bisogno del permesso dell’Ordinario del luogo, dopo essere stati presentati dai Superiori.
39
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
40
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
L’ORDINE E LE MISSIONI
76
Ibidem.
77
ff 358.
78
ff 418
79
ff Rb c XII
80
L. Di Fonzo, I frati minori, o. c., p. 258; cfe G. Odoardi , La Custodia Francescana di
Terra Santa, in M F, vol. 43, f. 43 pp. 227-230. Qui troviamo una lunga scia di sangue
cristiano, versato per il trionfo di Cristo e della Chiesa, e la testimonianza di molti frati,
“angeli di pace e di conforto” per i fedeli e per gli infedeli e testimoniarono con la vita il
41
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Verso la fine del primo secolo già erano stati aperti oltre 20 conventi ed
era fiorentissima tra le altre Province d’Oriente. Essa comprendeva l’isola
di Cipro, la Siria, la Palestina, l’Asia Minore e le regioni adiacenti. I frati
che vi hanno lavorato, più volte sono partiti da lì per raggiungere le terre
dell’India ed altre nazioni lontane.
Nel 1219 si recarono in Marocco cinque frati per evangelizzare i
musulmani e vi trovarono la palma del martirio 81. Nello stesso anno, frate
Egidio si imbarcò per la Tunisia82. Sette frati si recarono a Ceuta nel 1227,
per annunziare il vangelo; anche questi subirono il martirio83.
La vocazione dell’Ordine, nella mente di Francesco, doveva essere
missionaria, ma i missionari non dovevano essere fanatici; bensì
testimoniare con la vita sincera il vangelo di Gesù crocifisso e risorto.
Aveva scritto nella Regola non bollata che i missionari si potevano
comportare in due modi: “Un modo è che non facciano liti o dispute, ma
siano soggetti ad ogni creatura per amore di Dio e confessino di essere
cristiani. L’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore,
annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e
Figlio e Spirito Santo…”84. Quindi non fanatismo, né ingiuria verso gli
infedeli o saraceni. Nella storia va ricordato che diversi missionari, guidati
da un tantino di fanatismo e di santo zelo, non si attennero a queste norme. I
musulmani ascoltavano volentieri i missionari francescani nella loro
predicazione, però quando questi si scagliavano con ingiurie contro il loro
“profeta Maometto”, quelli li catturavano e li processavano fino a
condannarli a morte!
Nel 1232 altri cinque frati si recarono in Marocco ed aprirono la prima
chiesa cattolica a Marrakech. Anche questi frati furono martirizzati. Nel
1233 il primo vescovo di Fez fu il francescano frate Agnello, mentre
l’Aragonese frate Lope de Ayn fu nominato vescovo di Tunisi da Innocenzo
IV nel 1246 e fra Lorenzo del Portogallo era vescovo di Ceuta nel 1266.
42
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
spinsero fino alla Georgia (mar Caspio), il primo dei quattro regni dei
Tartari. Dopo la conversione del pio Tokai Khan (1291-1313) furono
fondate in quella zona molte chiese e conventi con quattro sedi episcopali.
Negli anni 1374-80, con l’avvento di Tamerlano, ci fu la grande
devastazione, continuata dai Turchi oltre il 1475.
La vicaria dell’Oriente è del primo secolo dell'Ordine, ma divenne
provincia nel 1469 con sede Costantinopoli, comprendendo il regno di
Trebisonda, l 'Armenia, la Persia (Il secondo regno Tartaro). In questa zona
si ebbero moltissimi frati martirizzati tra i quali Gentile da Matelica (Tabriz
1340) e il b. Tommaso da Tolentino con altri tre soci martiri a Tana (India)
nel 132188.
La missione più famosa e leggendaria dei minoriti fu negli ultimi due
regni dei Tartari, nel centro dell'Asia: nella Mongolia e nella Cina.
88
AA.VV.In “ Ordini e Congregazioni religiose”, Cfr L. Di Fonzo., I Frati Minori,
Torino 1951, pp. 203-208.
89
A. Orlini, Giovanni da Pian del Carpine, in MF, 1943, p. 57.
44
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90
Idem, p. 59.
45
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91
D. Rops, o. c., p. 587.
46
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
del 1307. Dei sette vescovi solo tre raggiunsero la Cina, perché quattro
morirono per via; questi consacrarono Vescovo Giovanni tra il 1309 e il
1310 nella cappella della reggia alla presenza di Kaisum Guluk. Giovanni
Fece un ottimo piano pastorale con gli altri vescovi e con i frati e lavorò
instancabilmente fino alla morte, avvenuta nel 132892.
A tutt’oggi, i cristiani cinesi venerano come Santo Giovanni e ne invocano
la giusta “canonizzazione” alla Santa Sede93.
47
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Odorico da Pordenone
Nato tra il 1269 e il 72. Divenuto sacerdote, chiese ed ottenne di recarsi
missionario in estremo Oriente. Non è chiaro l'anno di partenza, ma il
viaggio missionario durò 33 anni. Si imbarcò a Venezia e fece una prima
tappa a Trebisonda. Da qui, per terra attraversò l'Armenia, la Persia e ad
Ormuz si imbarcò su una nave araba che lo portò a Tana sulla foce dell'Indo
dove erano stati martirizzati 4 frati tra i quali Giacomo da Padova. Raccolse
le reliquie dei martiri e partì per Ceylon quindi Sumatra, Giava, il Borneo,
dove fu il primo europeo a mettervi piede. Arrivò finalmente in Cina
meridionale e si spinse fino a Zaiton dove trovò i primi due conventi
francescani e vi depose i resti dei martiri di Tana. Visitò Camsay, passò a
Nanchino quindi si recò oltre il fiume azzurro. Nel 1326 fondò la chiesa di
Sin-Ching (Shantung).
Attraversò il fiume giallo e raggiunse Pechino meta del suo viaggio.
Lavorò con Giovanni da Montecorvino per tre anni. Convertì oltre 20.000
infedeli; rischiò molte volte la vita. Per volere di Giovanni riprese il viaggio
48
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
di ritorno. Rientrò a Venezia nel 1330. Dettò la "Relazione dei suoi Viaggi”
a Guglielmo da Solagno. Morì nel 1331 a Padova.94
Giovanni da Marignolli
L'Opera dei pionieri ha trovato un ottimo continuatore in Giovanni
Fiorentino. Nato a Firenze sul finire del sec XIII, fu detto anche Giovanni di
S. Lorenzo; era colto, poliglotta, diplomatico.
Benedetto XII lo inviò nel 1339 come ambasciatore presso il Gran Khan
Togar Timur. Fu accolto trionfalmente e restò in corte tre anni. Impegnò 11
anni per tornare in patria: percorse, evangelizzando la Cina meridionale,
1'India, la Mesopotamia, la Palestina. Il 12 maggio 1354 fu eletto vescovo di
Bisignano.
Il Re Carlo IV di Boemia lo volle suo consigliere e cronista. Fu paciere tra
Fiorentini e Bolognesi (1356-7); fu accorto mediatore tra i francescani e il
Primate d'Irlanda.
Ha lasciato il "Chronicon Boemorum". Morì nel 135995.
Guglielmo du Prè (da Prato), maestro di Oxford e di Parigi fu creato
vescovo di Pechino nel 1370 e partì con 60 missionari.
Nel 1368 subentrò la nuova dinastia dei Ming contraria al cristianesimo.
Si aprì un lungo periodo di persecuzioni e di martirio: furono uccisi quasi
tutti i frati e verso il 1400 fu distrutta anche l'organizzazione ecclesiastica
che era stata costruita con tanta cura e amore, nel Cristo della Risurrezione,
dai francescani durante l’intero secolo XIV.
La famiglia francescana ha avuto grandi mistici nel primo secolo della sua
vita: ricordiamo Francesco, che “non era tanto un uomo che pregava, quanto
piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente” 96. Volle
conformarsi “al Cristo e all’angelo del sesto sigillo” e gustò il massimo della
sua esperienza mistica sul monte della Verna, ricevendo le stimmate dal
Signore, che portò impresse sulle sue membra per due anni, come segno del
94
Cassiano da Langasco, Odorico da Pordenone, in B.S. , IX, 1120-21
95
A. Ghinato., Giovanni da Marignolli, in E.C., VIII, c.155-156.
96
2Cel. ff 682.
49
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
50
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
102
S. Bonaventura, Le tre vie ovvero l’incendio d’amore, in I Mistici secolo XIII, I,
Padova 1995, p. 345.
51
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
52
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
105
Il primo e il secondo volume raccolgono gli scritti dei mistici dei primi due secoli del
francescanesimo: Rizziero da Muccia (1236) con l’opera: “Come l’anima può giungere
rapidamente alla conoscenza delle verità e possedere la pace perfetta”.
Frate Egidio (1261): I Detti; Davide D’Augusta: De exterioris et interioris hominis
composizione; S. Bonaventura da Bagnoregio (1274): Opuscoli Mistici: Le tre vie, ovvero
L’incendio d’amore. Il legno di vita. Della vita perfetta. Il governo dell’amore; Gilberto di
Tornai (1284): Trattato sulla Pace; Tommaso da Pavia (1284): Distinctiones; Ruggero di
Provenza ( 1287): Meditationes; Giacomo da Milano (sec. XIII): Il Pungolo dell’Amore;
Iacopone da Todi (1308): Le Laudi, Trattato umilissimo, I detti; Angela da Foligno (1309):
Memoriale nel quale racconta la sua esperienza mistica; Raimondo Lullo (1316): Natale di
Gesù, L’Amico e l’Amato, L’Albero della filosofia dell’Amore, Le ore di Nostro Signore,
ecc… Pietro di Giovanni Olivi (1298): Rimedi contro le tentazioni spirituali; Ubertino da
Casale (1329): Arbor vitae crucifixae Jesu; Angelo Clareno ( 1337): Preparantia Christi
Jesu habitationem, Chronicon seu Historia septem tribulationem Ordinis Minorum…; Ugo
Panzera (1330): Trattati spirituali; Alvaro Pelagio (1349): Ritratto dell’uomo interiore.
106
L. Di Fonzo., I Minori o.c., p. 194.
53
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
IL GOVERNO DELL'ORDINE.
107
ff 96, Rb C. VIII.
54
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Nella metà del secolo XIII nacque la figura del Procuratore generale che
rappresentava l'Ordine dinanzi alla curia papale. Questa figura acquistò
sempre più rilievo e importanza in seno all'Ordine.
CAPITOLO GENERALE
55
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Agli inizi, il provinciale era eletto ad arbitrio del generale ed aveva questi
compiti: distribuire i frati della provincia, ricevere i novizi, visitare i
conventi, convocare il capitolo. Durava in carica, secondo l’arbitrio del
Generale, o fino a quando non fosse stato sfiduciato dai frati. Come si è già
detto, sin dal 1239, il compito di eleggere il provinciale fu assegnato ai frati
della Provincia ed ebbe la durata triennale e sembra che potesse essere
rieletto, tanto che nel 1405, Innocenzo VII chiese le dimissioni di tutti i
provinciali che stavano in carica da più di 10 anni e stabilì che per l'avvenire
nessuno poteva restare in carica più di 6 anni. Sul finire del secolo XV si
limitò a 3 anni la durata del provinciale, e non mancavano frati che
avrebbero voluto l’elezione annuale. Anche se tra i conventuali si restò
sempre con la legislazione che il ministro fosse eletto finché era accetto ai
frati, e questo si è protratto fino al 1517, anno nel quale si stabilì il limite di
3 anni senza possibilità di poter essere rieletto.
Gli osservanti tentarono di eleggere i vicari annualmente. Così faranno
anche i cappuccini della prima generazione.
I Custodi avevano il compito di visitare i conventi della loro giurisdizione,
sotto l'autorità del provinciale. La loro importanza scemò sempre più. Nel
1230 perdettero il diritto di partecipare ai capitoli generali; nel 1239 fu
vietato ad essi di nominare i guardiani e più tardi anche di celebrare i
capitoli custodiali.
108
T. Lombardi, o.c., p. 165.
56
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
57
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58
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110
Lombardi T., o.c., p. 194.
59
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I FRANCESCANI E L’ARTE
Renan chiama S. Francesco “il Padre dell’arte italiana”. L’ottimismo di
Francesco porta gli artisti a nuove espressioni del bello. Francesco, uomo di
Dio e uomo del mondo, perché aperto all’amore e al cantico delle creature,
si pone come spartiacque tra il mondo antico e quello moderno, diventa
segno di demarcazione tra passato e futuro e si innalza verso Dio, creatore e
padre di ogni cosa. Nel Cantico di frate Sole, oltre alla pura lirica, ci si trova
davanti ad un inno a Dio che descrive la bellezza del creato che trova
valenza e mordente in Cristo redentore del mondo. Dopo la sua conversione,
il Padre divenne l’anima dell’arte, del bello, della poesia, di ogni cosa
vissuta nella gioia del Signore risorto. In lui veramente il bello e l’arte
furono mezzi che lo portavano a Dio113.
111
L. Caratelli., o.c., pp. 310-315. In sintesi, qui si trovano i primi 30 Maestri
dell’Ordine che hanno dato lustro alla nostra famiglia religiosa fino alla metà del secolo
XIV.
112
L. Di Fonzo., o.c.,p.566.
113
D. Alighieri, Divina Commedia, Canto XI 103-5.
“Che l’arte vostra quella, quanto pote,
segue, come ‘l maestro fa il discente;
sì che vostr’arte a Dio quasi è nipote”.
60
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Dietro il suo spirito e le sue intuizioni sulla divina bellezza, diversi frati si
distinsero già nei primi secoli dell’Ordine, dedicandosi all’arte: ricordiamo
tra i mosaicisti Giacomo da Firenze e Jacopo Turriti; tra i grandi vetrieri dei
secoli XIII-XIV Antonio da Pisa e Gabriele da Camerino. Nelle chiese dei
francescani furono chiamati i più illustri maestri del tempo per affrescarle e
renderle stupende: Cimabue, Giotto, Giunta Pisano, Simone Martini,
Lorenzetti, ecc.
61
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
62
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
San Lorenzo Maggiore a Napoli: “Questa chiesa esisteva già nel 1234,
anno in cui è stata ceduta ai frati minori; distrutta da un terremoto nel 1232,
è stata restaurata insieme alla facciata da fra Tommaso da Terracina: Il
Vasari afferma che Carlo I ne affidò la ricostruzione, decisa nel 1265, a
Maglione di Pisa; ma il lavoro cominciò soltanto nel 1280, e la chiesa,
consacrata nel 1300, venne conclusa nel 1324”120.
S. Francesco in Osimo: In questa città venne frate Francesco nel 1220 e
subito dopo anche i frati si stabilirono alla periferia di Osimo. Dopo la
morte del Santo si recarono nel cuore della città e, iniziando dal 1247,
dettero l’avvio alla costruzione della bella chiesa gotica in onore del Santo
fondatore e il convento121. Nel secolo XVIII fu radicalmente trasformata,
proclamata basilica e dedicata a S. Giuseppe da Copertino.
S. Francesco di Palermo: questa grande e bella chiesa fu edificata tra il
1255 e il 1277. E’ una delle chiese più significative della città di Palermo.
Colonia: “Intorno al 1260, venne costruita la navata della chiesa dei frati
minori a Colonia, una basilica di tre navate a volta, con un transetto
allineato alla navata nel senso della larghezza”122.
Quasi tutte le città italiane ebbero una chiesa francescana nel cuore di
essa, in genere grande e bella, secondo lo stile del tempo.
Ci furono molti frati architetti che disegnarono le chiese e diressero i
lavori di costruzione; tra questi ricordiamo oltre a frate Elia che diresse la
costruzione della chiesa di S. Francesco in Assisi, fra Filippo da Campello
(probabile architetto della basilica di S. Chiara in Assisi), Giovanni da
Bologna (architetto della chiesa di S. Francesco in quella città), Giovanni da
Pistoia che progettò la chiesa di S. Francesco in Arezzo, ecc…123
120
Idem, p. 283
121
L. Egidi, Osimo, (arte-storia- tradizione), Castelfidardo (senza data), p. 33s.
122
W. Schenkluhn, Architettura degli ordini mendicanti, Editrici Francescane 2003.
123
H. Thode, o.c.. Questo illustre autore ha scritto, tra l’altro, nella “Premessa” della sua
vasta opera: “…Nella tranquilla Chiesa in cui riposano i resti di S. Francesco mi sembrò di
presagire, di sentire vivo in me tutto il significato che ebbe per il mondo la vita di
quest’uomo, col suo infinito amore per l’umanità e per la sua tensione verso l’ideale. Le
semplici leggende che in parte mi erano già note, ma che rilessi ad Assisi, gli antichi
affreschi lungo le pareti, davanti ai quali trascorsi ore e giorni, tutto ciò mi apparve in una
luce nuova, che mi fece percepire con chiarezza l’esistenza di un legame segreto tra
Francesco d’Assisi e Giotto, fra l’essenza e il contenuto del movimento francescano da una
parte e, dall’altra, la giovane arte toscana…”p. 3.
63
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
LA LETTERATURA
Francesco fu il primo cantore, in lingua umbra, nella storia della
letteratura italiana. Egli, innamorato di Dio, pose tutto il suo interesse per le
creature del Signore e cantò la bellezza del Creatore nelle sue creature. Si
sentì libero e giocondo, ed amò teneramente le bellezze create da Dio.
Tommaso da Celano compose il “Dies Irae”, Giuliano da Spira compose
l’ufficio rimato di “S. Francesco e S. Antonio”. Giovanni Pecham scrisse
poemi latini, diversi critici gli danno la paternità dello “Stabat Mater” e del
bellissimo poema spirituale “Philomena”(†1292). Tra i poeti vanno
ricordati: frate Pacifico che, da laico, era stato incoronato “Re dei versi”
dall’Imperatore Federico II, e il suo nome era Guglielmo Divini da Lisciano
nelle Marche. Francesco gli impose il nome Pacifico “per averlo condotto
alla pace del Signore”. Morì in Francia nel 1236. Fra Jacopone da Todi
(1306) compose oltre ad altre opere, Le Laudi; alcuni critici lo ritengono
l’autore dello Stabat Mater. E’ uno dei grandi poeti tra la fine del secolo
XIII e l’inizio del XIV. Ugo Panziera da Prato anche lui ha una raccolta di
Laudi; Giacomo da Verona con il poema “de Jerusalem celesti” e “de
Babilonia civitate infernali”, che sembra che siano stati “letti” anche da
Dante. Accursio Bonfanti (†1338) fu il primo commentatore della Divina
Commedia: Giovanni da Serravalle (†1445) tradusse la Divina Commedia in
lingua latina. Petrarca si sentì così legato alla famiglia francescana da
scrivere in una lettera inviata a Urbano V “sono come un membro
dell’Ordine” (1 gennaio 1369).
Fuori dell’Italia coltivarono la poesia in lingue nazionali: l’Inglese
Tommaso di Hales (†1240), il tedesco Lambrecht da Ratisbona (†1250), i
fiamminghi Giovanni Bergman (†1473) e Teodorico Goelde (†1515), e i
francesi Enrico d’Avranche (†1260) e Giovanni Tisserand (†1497), ecc...124
124
L. Di Fonzo, o.c., p. 214ss.
64
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Accanto alle chiese sorsero i grandi conventi, aperti agli studi e dove i
religiosi si dedicavano all’apostolato, alla pastorale, alla carità e
all’istruzione.
Papa Innocenzo IV nel 1250, con la Bolla “Cum tamquam veri”,
decretava: “Decernimus, ut ecclesiae vestrae omnes, ubi conventus existunt,
conventuales vocentur…”. “E con le chiese e i conventi, i superiori, sudditi,
e specifiche comunità, così lo stesso Ordine fu detto Conventuale”. Questi
frati detti “ de conventu” o Conventuales 125 nei secoli XIII-XV furono i
veri protagonisti della sapienza, della pietà e della carità in seno al popolo di
Dio. Le case dei minoriti se ai tempi di S. Francesco si chiamavano Loca,
habitacula, domus, con le costituzioni narbonensi furono definite “loca
conventualia e loca con conventualia” e dovevano avere una capacità di
accoglienza di almeno 13 frati. “La designazione di “conventuale”, data a
singoli religiosi, a case e a guardiani, non manca di indicare intere comunità,
come ricordano alcuni documenti tra i secoli XIII-XIV: Tommaso da
Ecclesston, nel 1258, ricorda in Inghilterra un certo luogo con dei fratres
conventuales, il convento perugino di S. Francesco al Prato viene ricordato
in un lascito fatto a Perugia il 5 dicembre 1277 ai fratribus minoribus
conventualibus de Campo Orti, ecc…”126.
Anche Arnaldo da Foligno, direttore spirituale della Beata angela da
Foligno, nel 1291 dice di sé: “Assisium ad Sanctum Franciscum morabar
conventualis”; anche il penitenziere pontificio Alvaro Pelaio, tra il 1330 e il
1332, dice di sé: “Cum essem conventualis ibi, Romae in Aracoeli”127.
125
Gli aspetti positivi di questo termine:“Seguendo un certo ordine logico cronologico,
tra questi aspetti si può ricordare innanzi tutto il passaggio dai luoghi solitari o romitori ai
conventi e chiese al centro delle città; passaggio che recava con sé un letterale
conventualizzarsi, e nello stesso tempo uno degli elementi più positivi del conventuale: il
venir incontro alle esigenze pastorali del popolo e alla sua formazione cristiana e civile. Lo
ricorda S. Bonaventura, che l’Ehrle elogia come degno rappresentante della comunità
conventuale -nella sua forma più bella e più corretta- (Denifle-Ehrle (1887)-591…. Un
altro elemento caratteristico del c. è quello dei grandi conventi e delle grandi chiese, quasi
sempre artistiche e monumentali queste ultime, e i primi centri assai frequentati di attività e
manifestazioni pastorali liturgiche e devozionali, di vita civile e sociale… .” G. Odoardi,
Conventualesimo, in DIP., II, 1713-14.
126
C. Bove, La Conventualità -nell’Ordine dei frati minori come luogo ecclesiale (Sec.
XIII-XIV)-, Rima 2009, p. 15. Questo libretto è prezioso e utile per capire l’importanza del
termine “conventuale”.
127
Idem, p.15s
65
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
66
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131
D. Rops, La Chiesa del Rinascimento e della Riforma, Torino 1960, p. 34.
132
Idem, pp. 58-69.
67
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68
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
69
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
ESPANSIONE DELL’ORDINE
Sul finire del secolo XIII l’Ordine era così costituito e ripartito: Le
Province erano 34 con oltre 1400 conventi abitati da oltre 30.000 religiosi.
14 Province si trovavano in Italia e 20 Ultramontane. Le Ultramontane
erano così distribuite: 5 in Francia, 3 in Spagna, 3 in Germania, 2 in
Inghilterra, 1 in Danimarca con Svezia e Norvegia, 1 in Austria, 1 in
Boemia, 1 in Ungheria, 1 in Schiavonia o Dalmazia, 1 in Romania, 1 in
Siria o Terra Santa. Alle 34 Province si aggiungono 4 Vicarie: 1 in Bosnia
con Bulgaria e Russia, 1 in Oriente - Costantinopoli e Tartaria orientale -,1
in Aquilone o Crimea, 1 in Corsica con Tunisi.
I frati arrivarono a Wilna in Lituania dove Gastoldo fu consacrato primo
vescovo della città e vi fu martirizzato con trentasei compagni nel 1325134.
70
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
dei minori che nella Chiesa rifulgono con molti splendori, il cui lavoro si sa
essersi diffuso, attraverso le opere di apostolato e di santità, fino agli estremi
confini della terra, più che i membri degli altri istituti…”.
Nello stesso secolo aveva scritto fra Bartolomeo da Pisa: “Non credo che
vi sia un altro Ordine a cui i fedeli siano tanto affezionati come a questo dei
frati minori”. Pur con il travaglio prima degli spirituali e poi dei fraticelli,
l’Ordine dei frati minori conventuali era vivo e dinamico, ed era una vera
potenza in seno alla Chiesa. E’ vero pure che nel suo seno c’erano
molteplici direzioni intrinseche che non riuscivano a diventare unità e a dare
amalgama alle diverse sfaccettature ed anime del francescanesimo. Le
difficoltà a comprendersi tra spirituali, fraticelli e conventuali stavano
diventando strutture e fratture.
Durante il secolo XIV ci furono diverse cause che spinsero gli Ordini
religiosi verso il rilassamento generale: ci fu la guerra dei cento anni tra la
Francia e l’Inghilterra, fu una guerra iniziata nel 1337 e si protrasse oltre il
1440, causando rilassamento nel clero e in tutto il popolo cristiano. La peste
nera scoppiata nel 1347, si protrasse fino ad oltre il 1350, toccando tutte le
regioni d’Europa, e uccidendo oltre la metà della sua popolazione. Terzo
flagello fu lo scisma d’Occidente (1378-1417) che creò sbandamenti paurosi
persino nei santi.
Nel 1368, un fratello laico umbro, già del gruppo di Gentile da Spoleto,
Paoluccio Trinci, sostenuto dal cognato Ugolino de’ Trinci, signore di
Foligno, ottenne dai superiori della Provincia serafica il permesso di vivere
una vita povera nell’eremo di Brogliano. Questo frate aveva avuto già una
esperienza dei fratres strictioris observantiae o semplicemente osservanti,
fondati nel 1336 da Giovanni della Valle, quindi da Gentile da Spoleto, ma
che erano stati bloccati dalla Chiesa a causa dei fraticelli che vi affluirono.
Agli inizi vi furono pochi confratelli che si unirono al Trinci, ma nel 1373, i
“frati devoti”, come erano chiamati dal popolo, già contavano dodici case,
tra le quali Monte Ripido in provincia di Perugia e S. Damiano alle porte di
Assisi.
Nel 1380, Paoluccio ottenne il titolo di Commissario della nuova
fraternità, dal P. Matteo d’Amelia, Ministro dell’Umbria; nel 1388 il
71
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
135
A. Calufetti, G. Odoardi, Paolo Trinci, in DIP VI, 1105-1110.
136
L. Iriarte, o. c., p. 122
137
A. Chiappino, o. c., p 26; cfr Fra Mariano da Firenze, Compedium Chronicarum
O.F.M., 1908 AFH, p. 95.
138
A. Chiappino, S. Giovanni da Capestrano e il suo Convento, L’Aquila 1925, p. 49;
cfr Francesco da Rimini, in AFH, tomo II, p. 165.
72
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
rimessa in uso della questua; un genere uniforme di panni per fare gli abiti,
non così fini da meravigliare, non così grossolani da inorridire.
I ministri generali che si susseguirono da fra Tommaso Frignani (1367-72)
a fra Antonio Vinitti (1409-1415) appoggiarono la riforma, anzi si
impegnarono a richiamare i superiori provinciali e locali per una più stretta
osservanza e aderenza alla povertà.
139
L. Wadding, Annales Minorum, vol. XI (ad annum 1438), par. VI, p. 31.
73
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
140
L. Di Fonzo, I Minori… o. c., p. 47.
141
Francesco da Rimini, in A. F. H., tomo 2, p. 164s.
74
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
75
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76
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146
G. G. Merlo, Nel nome di S. Francesco, Padova 2003, p. 379
147
Idem, p. 374.
77
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78
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
predicatori e fratelli religiosi aperti alla santità. Nel 1409 il Concilio di Pisa
che cercava di riportare l’unità nella Chiesa, poiché i due papi antagonisti
Benedetto XIII e Gregorio XII avevano promesso che si sarebbero dimessi,
elesse Papa il francescano conventuale Pietro Filargio vescovo di Milano
che prese il nome di Alessandro V. Gli altri due pontefici non si dimisero e
la confusione durò ancora per alcuni anni. Alessandro morì nel 1410 a
Bologna e fu sepolto nella nostra chiesa in un solenne monumento funebre
che fu restaurato nel 1893 per volere di Leone XIII. Nella serie dei Papi è il
211° e va sotto il nome di Papa Pisano.
Francesco della Rovere frate francescano conventuale, laureato a Padova,
insegnò teologia in diverse università d’Italia: Padova, Pavia, Firenze e
Perugia. Fu eletto Ministro generale dell’Ordine nel 1464 e nel 1467 fu
creato cardinale. Il 9 agosto 1471 fu elevato al soglio di Pietro prendendo il
nome di Sisto IV. Fu un Papa del rinascimento con tutti i difetti e pregi del
tempo: abbellì la città di Roma, costruì la Cappella Sistina che da lui prende
il nome e la fece adornare di splendide pitture. Morì il 13 agosto 1484.
79
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
I Monti di Pietà
A causa degli usurai, molte persone erano costrette a dichiarare fallimento
e finivano sul lastrico durante il medioevo e nei secoli seguenti, non più e
non meno di oggi. Poiché la miseria opprimeva tante famiglie; i francescani
pensarono come venire incontro a tanti disgraziati, creando i Monti di pietà
che erano degli istituti con lo scopo di prestare somme di denaro contro
pegni, con minimo pagamento per le spese, per venire incontro alle classi
povere e combattere l’usura. Il primo ad organizzare un tale sistema fu
Francesco da Empoli con il Monte di Pietà di Firenze del 1358, ma per
mancanza di esperienza organizzativa, fallì molto presto 149. Marco da
Montegallo si rese conto di due grandi maledizioni del suo tempo: le
discordie civili e l’usura. “Cercò di ovviare alla prima col patrocinare la
pace e il pubblico bene (Ascoli, Camerino, Fabriano) e alla seconda con
l’istituzione dei Monti di Pietà”150. Nel 1454 costituì ad Ancona un istituto
di credito per venire in aiuto dei poveri della città. Sembra che abbia
cooperato con il b. Domenico da Leonessa per la costruzione del Monte di
Pietà di Ascoli Piceno nel 1458. La Maggior parte dei monti di Pietà furono
istituiti nella seconda metà del secolo XV: Fra Domenico da Leonessa ne
148
R. Lioi, Tommaso da Firenze, in BS, XII, 580- 3.
149
G. Coniglio, I monti di Pietà in Enc. Catt. VIII, 1378-1380.
150
G. Fagiani, Marco da Montegallo, in BS VIII, /£)-40.
80
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fondò uno in Ascoli nel 1458; fra Michele da Carcano “ebbe parte attiva
nella fondazione dei Monti di Pietà a Perugia nel 1462, quindi a Bologna e a
Padova”151. Questa ottima trovata si diffuse in diverse città d’Italia: Orvieto
nel 1464, a L’Aquila nel 1465 per merito di Giacomo della Marca 152 il quale
ne fondò un altro anche a Fabriano nel 1470 e nel 71 a Fano. Sisto IV
approvò gli statuti per il Monte di Pietà a Viterbo nello stesso anno e nel
1479 fu approvato quello di Savona. Il Beato Bernardino da Feltre fu un
campione nella predicazione e nella fondazione dei Monti di Pietà: ne aprì a
Mantova nel 1484, a Feltre, a Parma, a Rimini, a Cesena, a Chieti, a Narni, a
Lucca, a Siena, a Padova nel 1491 a Monselice nel 1494 a Montagnano,
ecc… “Nonostante la forte opposizione dei suoi confratelli, sostenne, da
perfetto giurista, che era lecito esigere il pagamento di un modesto interesse
nel mutuo, necessario al funzionamento della organizzazione bancaria” 153. Il
Beato Angelo Carletti da Chiasso, tra le tante cose che fece durante la sua
vita, “svolse anche la missione di predicatore popolare, come molti altri
Santi del suo tempo… Si occupò anche delle erezioni dei Monti di Pietà a
Genova e a Savona dettando o ispirando gli statuti” 154, fondò i Monti di
Pietà a Pavia e a Milano e fra Giacomo Calvo istituì quelli di Roma nel
1536 e di Napoli nel 1540. Con i Monti di pietà vanno aggiunti i Monti
frumentari che furono un’altra gigantesca opera di carità dei francescani
durante i secoli XV-XVI e oltre. Si possono ricordare: il monte frumentario
di Spoleto del 1490 e quello del comune di Macerata del 1492, oltre a tanti
altri sparsi in tutta la penisola. L’opera caritativa dei francescani durante il
medioevo e il rinascimento, vive ancora oggi in tante opere di assistenza ai
poveri e ai meno fortunati della società. La caritas odierna è una
modernizzazione delle loro attività svolte in quel difficile tempo.
81
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82
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156
M. C. Roussey- M. P. Gounon, o. c. pp. 410- 411.
157
L. Iriarte, o. c., p: 134.
158
G. Marinangeli, Frati Minori d’Abruzzo in “I Frati Minori d’Italia, Porziuncola
1981, p 122; cfr Odoardi G., in Autori Vari, I frati minori, o.c. pp. 116-121, Di Fonzo L., I
Frati Minori, o.c., pp.220- 224..
83
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FERMENTO NELL’OSSERVANZA
84
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85
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86
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165
L. Iriarte, o. c., pp. 263s; Mariano D’Alatri, o. c., p. 16.
166
L. Di Fonzo, o. c., p. 221
87
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167
A. Gemelli, o. c., p. 149.
88
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89
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90
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168
G. Odoardi, in “Miscellanea Francescana” 1932-1996- Frate Elia da Cortona -un
geniale figlio di S. Francesco-, Cortona 1253-2003, Un geniale figlio di S. Francesco Frate
Elia di Assisi nel settimo centenario della sua morte, p. 84.
169
G. Odoardi, In M.F. 45 (1945), p. 241; cfr Hundemann, Bul. Franc., Nova Series I,
63.
170
G. Odoardi, in M.F., La Custodia Francescana di Terra Santa nel VI centenario della
sua costituzione (1342-1942), 45 (1945), p. 246.
91
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Sul finire del secolo XVI, le Province erano ridotte a 25, più 4 vicarie con
circa 1000 conventi. I frati, stando al Tossignano, erano circa 20.000.
UN ORDINE VIVO
171
T. Lombardi, Il Francescanesimo, o. c., p.369.
172
Idem p. 368.
173
L. Di Fonzo, Frati Minori.. o. c., p. 245.
92
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Vigerio †1516; Felice Peretti †1590; Costanzo Torri, †1595) e due Papi,
Giulio II e Sisto V.
Furono fondate le nuove Province di Sardegna (1534) 174, di Liegi o Belga
(1558), delle Nuove Indie (1577), del Perù (1582-92).
Lungo tutto il secolo XVI, i Ministri si impegnarono a visitare le Province,
richiedendo una maggiore osservanza. Dopo il Concilio di Trento fu
incrementato lo spirito della santa osservanza e i Generali furono i grandi
protagonisti.
Nel 1540 furono ripubblicate le costituzioni Alessandrine (edite la prima
volta nel 1500 da Alessandro VI), e nel 1565 furono pubblicate le
costituzioni Piane (approvate da Pio IV).
Il Concilio di Trento, che aveva aperto i battenti il 13 dicembre 1545, si
protrasse con alterne vicende, fino al 4 dicembre 1563, atto di chiusura.
L’Ordine dei Minori Conventuali aveva partecipato a questa assise con il
numero di 91 tra Vescovi e Teologi, inferiore solo di qualche individuo ai
Domenicani, ma tra i presenti vi furono Vescovi di grande spessore culturale
e santi come Cornelio Musso, definito “il braccio destro del Concilio”
perché ottimo oratore, saggio moderatore e uomo di Dio175.
Il Concilio, nella sessione XXV che fu l’ultima, aveva concesso agli
istituti religiosi il permesso di poter possedere in quanto comunità, ma i
singoli frati dovevano vivere nella povertà, “senza nulla di proprio”, ovvero
la povertà assoluta. Il Ministro generale Camilli nel 1574 fece pubblicare a
Milano “l’Esame sui precetti della Regola”, primo libro su questo
argomento. Visitò le province dell’Ordine e richiamò i ministri ad avere
almeno un convento in ogni provincia che fosse di stretta osservanza. Il
Ministro generale Clemente Bontadosi continuò l’opera; sotto il suo
generalato Sisto V istituì in Assisi “l’Arciconfraternita dei Cordigeri”, fu
benevole verso l’Ordine francescano conventuale concedendo ad esso il
Collegio S. Bonaventura per la laurea in Teologia dei migliori baccellieri e
assegnò all’Ordine il consultore della Santa e Romana Inquisizione, ma
approvò anche i Camilliani (1586), fondò una università a Graz e l’affidò ai
Gesuiti (1588)176, ecc…
174
U. Zucca ., ( a cura), S. Francesco e i Francescani in Sardegna, Oristano 2001, p. 52s.
175
G. Odoardi, I Conventuali, o.c., 42; cfr G. Odoardi, Serie completa dei Padri e
Teologi Francescani Minori Conventuali al Concilio di Trento, in M.F. 47. 1947. 321-411.
176
G. B. Picotti, Sisto V in E. C., XI, 783.
93
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94
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95
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rinunziò per dedicarsi pienamente agli impegni del Santo Uffizio, della
Congregazione dei Religiosi e della stamperia Vaticana. Morì piamente in
Roma il 31 dicembre 1595.
Felice Peretti, Creato cardinale nel 1570 da Pio V, era stato ottimo
predicatore e famoso teologo. Negli anni 1566-68 era stato Vicario generale
dell’Ordine. Nel 1585 fu eletto Papa all’unanimità dai cardinali del sacro
collegio e assunse il nome di Sisto V. E’ stato uno dei pontefici più grandi
che abbia avuto la Chiesa cattolica. Lo storico della Chiesa e dei Papi,
Pastor si rammarica perché la storia non gli abbia attribuito il titolo di
Grande. Fu energico ed impavido contro i briganti e le bande malefiche che
infestavano lo Stato pontificio. Realizzò opere grandiose in Roma.
Riorganizzò la curia Romana in 15 Congregazioni, con divisione di
competenze; portò il numero dei Cardinali a 70; ripristinò l’antico uso delle
“Visite ad limina”, con l’obbligo di relazione sullo stato della Diocesi;
pretese la residenza dei vescovi nelle diocesi, secondo il volere del Concilio
di Trento. Sotto l’aspetto politico-amministrativo dello Stato pontificio,
ridimensionò le pretese dei nobili, proibendo l’alienazione dei beni
ecclesiastici e ogni infeudazione; sconfisse il banditismo; riorganizzò il
servizio postale, imponendo una politica di forte risparmio. Costruì la
Biblioteca Vaticana e la tipografia Vaticana; fece innalzare grandi obelischi
nella città di Roma; fece costruire palazzi e strade: rese Roma una
metropoli. Riformò la liturgia secondo i dettami del Concilio; fu un
appassionato studioso di Sacra Scrittura e ne curò una nuova edizione. Morì
il 29 agosto 1590.
MUSICI DELL’ORDINE
Durante il secolo XVI c’era stato il Concilio di Trento che tra l’altro
rianimò le liturgie delle chiese e invitò i Musici a comporre Messe cantate e
musiche sacre per guidare le liturgie. L’Ordine francescano conventuale che
aveva avuto sempre il gusto e la predisposizione alle solennizzazioni delle
liturgie, impegnò i suoi organisti e compositori a svolgere il loro ruolo
conforme le disposizioni conciliari. Il più grande musico francescano del
secolo fu Costanzo Porta (1505-1601). Fu direttore e spesso fondatore e
rifondatore di Cappelle musicali in diverse città d’Italia. Fu direttore della
Cappella della Cattedrale di Osimo dal 1552 al 1564. Diresse la Cappella
del Santo a Padova nel 1565; in due periodi diresse la Metropolitana di
96
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LA SANTITA’
97
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98
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99
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100
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183
Idem, 1734
101
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102
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184
B. Morariu, Le Missioni dei frati minori conventuali nella prima metà del sec. XVII (
da un documento ufficiale inedito a. 1657), in M. F., 46, fas. I-IV, pp. 294s.
185
Idem, o. c., pp. 294-314.
186
G. Odoardi, I frati minori… o. c., p. 130
187
P. Francesco Antonio Frascella fu alunno del Collegio S. Bonaventura; “nel 1631
andò missionario a Costantinopoli, poi in Valacchia e Moldavia. Nel 1636 fu fatto
Provinciale di Transilvania e l’anno seguente fu chiamato a Roma segretamente; fu
consacrato arcivescovo di Mira il 30 novembre 1637 e poi nominato e inviato come
Amministratore Apostolico nel Giappone, per salvale quella cristianità e per liberare quella
Chiesa dal patronato regio. Dopo un lungo viaggio per terra pieno di difficoltà e peripezie,
103
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
arrivò a Goa nelle Indie il 24 ottobre 1640. Non potendo entrare nel Giappone a causa delle
atroci persecuzioni ed avendo i Giapponesi chiuso tutte le porte agli Europei, si fermò a
Goa dove sviluppò un profondo apostolato, convertì un Re indiano,Vigiapala, dell’isola di
Ceylon e lo battezzò. Si fermò a Goa fino alla primavera del 1653, quando fece ritorno in
Europa, quando fece ritorno in Europa. Arrivato a Parigi, per cause sconosciute cessò di
vivsr lo stesso anno”. B. Morariu, o. c., p. 307, nota 41.
188
G. Odoardi, I Frati Minori, o. c., p. 131
189
C. Testore, Lorenzo Brancati in E.C., III, 23.
190
G. Edoardo, in E. C., IX, 1300; cfr Morariu, o. c., p. 299, n. 11.
104
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191
L. Iriarte, o.c., p.257.
192
G. Simbula, P. Francesco Zirano 400° anniversario della morte (Lettera ai frati, ai
gruppi ecclesiali e ai fedeli delle nostre chiese, Orestano 2003, pp. 12-29..
105
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
LA SOPPRESSIONE INNOCENZIANA
Nella sessione XXV del Concilio di Trento si era parlato della riforma
degli ordini religiosi, partendo da nuove basi giuridiche, soprattutto per
l’ammissione dei candidati, per la formazione dei novizi, per gli studi, per la
clausura, ecc. Il Concilio invitò i superiori maggiori a vigilare sulla più
stretta osservanza delle regole e dei consigli evangelici. I Pontefici del post-
concilio richiamarono ripetute volte i superiori affinché visitassero tutte le
comunità e riformassero quelle fraternità dove si notavano discrepanze tra
vangelo e vita, tra regole e comportamenti pratici dei religiosi. I richiami dei
pontefici Clemente VIII, Gregorio XV, Paolo V e Urbano VIII stavano
producendo effetti positivi in tutti gli ordini religiosi, però chi agì in forma
energica e spropositata fu Innocenzo X. Questi era grande giurista, ma poco
dedito alla vita spirituale, quindi identificò la vita religiosa con la “perfetta
osservanza” o “ regolare disciplina”. Per lui, era buon religioso colui che
“adempiva gli atti comuni”; il resto non interessava. Tale mentalità fu a
detrimento dello spirito evangelico che invita il religioso a conformarsi a
Cristo.
Innocenzo X, misurando uomini e cose con il metro giuridico, non fu
strumento di riforma della vita consacrata, né padre restauratore delle
beatitudini evangeliche tra i religiosi, ma spinto da alcuni, bramosi di
spogliare i monasteri per arricchire se stessi e i propri amici, finì, forse
senza volerlo, con l'affossare gli istituti di vita consacrata, disgustare i
religiosi e incrementare l’ingordigia di molti sempre pronti a bearsi sulle
sciagure altrui. Spinto dal card. Fagnani, nel marzo del 1649, istituì la
“Congregazione sullo stato dei religiosi” che si riuniva mensilmente a porte
chiuse, per discutere sul modo come portare avanti la riforma degli istituti
religiosi; però quello che si diceva in Congregazione trapelava anche fuori.
Si cominciò a sussurrare che la Congregazione stesse discutendo sui piccoli
conventi nei quali non sarebbe stata possibile la vita regolare voluta dalla
legislazione ecclesiastica; che i religiosi erano a discapito del clero secolare
193
G. Parisciani, S. Giuseppe da Copertino, Osimo 1993, 9-92; cfr B. Popolizio , Vita di
S. Giuseppe da Copertino, Copertino 1979; B. Popolizio, Il Santo che volava, Bari 1955.
106
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
e che sarebbe stato un bene sopprimere alcuni ordini e conventi, e con i loro
beni aiutare i seminari diocesani e le prelature ecclesiastiche.
Si vociferava che qualche governo avrebbe sostenuto la soppressione dei
religiosi per avere più soldati a sua disposizione. Non ultimo,
ridimensionate le famiglie religiose, si potevano incrementare le parrocchie,
i parroci, i canonicati e i benefici per il clero secolare.
Intanto fu apprestata la costituzione apostolica “Inter caetera” che fu
pubblicata il 17 dicembre 1649, con la quale “si imponeva a tutti i superiori
generali, provinciali e locali di ogni ordine mendicante e di qualsiasi altra
congregazione religiosa l'invio di una relazione descrivente lo stato
patrimoniale dei conventi e monasteri loro soggetti per accertarne la reale
consistenza e giudicare se veramente in base al reddito e alle elemosine
usuali era possibile mantenervi il numero dei religiosi stimato necessario per
il culto divino e per l'osservanza regolare propria di ciascuno Istituto”. Si era
partiti con idee riformistiche contro il rilassamento morale e spirituale degli
Istituti e si era finito nel piano prettamente economico!
Dalle domande che si ponevano ai redattori delle relazioni non si
nominava mai l'aspetto spirituale o l'osservanza delle regole, ma era tutto
imperniato sul fattore economico.
Decretato che la comunità regolare è formata da dodici religiosi, tutti i
conventi con un numero inferiore di frati erano ritenuti “luoghi di non
perfetta osservanza”. Durante i mesi assegnati per redigere e consegnare le
relazioni e nei mesi riservati per esaminarle da parte della Congregazione, si
proibì agli ordini mendicanti di accogliere nuovi novizi e di far emettere la
professione a quelli che si trovavano nel noviziato.
In base alle relazioni, la Congregazione aveva catalogato i conventi in tre
classi. Facevano parte della prima classe le comunità composte da almeno
dodici religiosi. Erano di seconda classe le comunità che avevano da sei a
undici religiosi. Si ritenevano di terza classe le comunità con meno di sei
frati.
Stabilito come principio che i piccoli conventi, non potendo accogliere
dodici frati, erano luoghi incapaci di riforma quindi rilassati, non perché vi
fossero vizi e pubblici peccati nelle persone, ma "ex natura loci", fu deciso
che fossero chiusi.
Il 15 ottobre 1652 con la pubblicazione della bolla "Instaurandae
regularis disciplinae" si davano precise indicazioni sulla soppressione dei
conventi ed i superiori generali degli ordini mendicanti ebbero una reazione
107
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
nei confronti della bolla ed espressero le loro posizioni molto critiche verso
la S. Sede, terminando la loro nota comune con queste brucianti parole:
“Essendo più che certo che se o il luogo o il numero concorressero alla
bontà della vita et osservanza del loro debito ne' regolari, né gli angeli si
sarebbero ribellati, né Giuda avrebbe tradito e finalmente più che vero il
detto di Seneca che nulla res est tam sancta quae suum non habet
sacrilegium”.
Molti religiosi espulsi dai conventini soppressi, non trovando accoglienza
nei grandi conventi sovraccarichi di frati, furono costretti a menare vita
randagia, con grande sofferenza morale dei singoli e degli interi istituti.
Vero motivo della soppressione, mai chiaramente detto, fu quello di ridurre i
religiosi e quello di fiaccare la loro presenza attiva e necessaria nel campo
dell'apostolato. In effetti, tale soppressione non migliorò la vita dei frati, ma
impose agli istituti di accogliere un numero sempre più limitato di novizi e
proibì l'apertura di nuove case religiose.
I piccoli conventi avevano un ruolo determinante in seno agli ordini
religiosi: essi erano vantaggiosi per gli abitanti dei villaggi e dei piccoli
paesi essendo gli unici luoghi di culto e l’unica voce per quelle popolazioni.
Una volta soppressi questi serbatoi di spiritualità, si sarebbero affossati
ancora di più i poveri abitanti. I piccoli conventi erano utili come luoghi di
ritiri spirituali per i religiosi più fervorosi; inoltre, questi romitori erano
necessari ai frati che viaggiavano, altrimenti avrebbero dovuto fermarsi nei
luoghi pubblici (alberghi, osterie e case private), sempre moralmente molto
pericolosi per i religiosi.
I superiori maggiori, con un documento unitario, inviato alla
Congregazione, spiegarono l'importanza che avevano i conventini in quanto
“unici centri di culto nei villaggi e nei paesi”, come luoghi “utilissimi per la
cura delle anime e in particolare per la confessione dei fedeli”, avamposti
“contro le eresie” ecc. Non furono ascoltati.
Il 15 ottobre 1652 fu pubblicata la bolla “lnstaurandae regularis
disciplinae” con la quale si imponeva ai superiori, “entro il limite massimo
di sei mesi dal momento in cui si riceveva l'elenco dei conventi da
sopprimere”, di mettere in esecuzione le decisioni della Congregazione,
approvate dal Papa. Concludeva la bolla che qualora gli ordini religiosi
avessero voluto fondare nuovi conventi, era “necessario ottenere il permesso
speciale dalla S. Sede”.
108
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109
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195
F. A., Righini, Tabulae topographicae omnium provinciarum, etc…, Pars Prima
1771, p. 30.
110
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SECOLO XVIII
111
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112
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LE PROVINCE DI FRANCIA
In Francia i Conventuali nel secolo XVI restarono con due Province: La
Provenza, La Borgogna. Nel 1625 fu aperta la Provincia di S.Rocco; mentre
le altre 3 province erano passate agli Osservanti: Francia Parigina,
Aquitania-Borgogna e Turenne.
Nel 1767 le 3 Province dei Conventuali erano formate da 53 conventi con
320 sacerdoti e 120 fratelli.
Nel 1770 accadde un fatto eccezionale: le 11 Province Osservanti di cui
3 erano ex Conventuali, chiesero di unirsi ai frati minori conventuali. I
rappresentanti degli Osservanti e dei Conventuali si riunirono più volte nella
“magna domus parisiensis”, e il 28 settembre 1770 sottoscrissero un
“concordato” con il quale vollero formare un solo Ordine e una sola
famiglia.
196
I. Gatti, P. Vincenzo Coronelli dei Frati Minori Conventuali negli anni del suo
generalato (1701-1707), Roma 1976. E’ un tomo che svela tutte le congiure e i tranelli dei
prepotenti e la serietà del protagonista; cfr AA.VV. Coronelli religioso, scrittore, geografo,
cartografo, costruttore di globi, idraulico, in MF 51 1951) 63-558.
113
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
CLEMENTE XIV
Lorenzo Ganganelli di S. Arcangelo di Romagna, frate francescano
conventuale e sacerdote, si laureò a Roma sotto la guida di Antonio Lucci di
cui conserverà sempre grata memoria. Per un decennio insegnò filosofia e
teologia in alcuni studi dell’Ordine come Ascoli, Bologna, Milano e di
nuovo a Bologna. Nel 1740 ritornò a Roma come “reggente del Collegio S.
Bonaventura”e vi restò quasi per un ventennio; nel 1746 Benedetto XIV lo
197
G. Odoardi, in Frati Minori…, p. 136; Cfr I. Gatti, I Frati Minori Conventuali
deportati a Rochefort 1793-1785, Padova !995, pp. 7-9.
114
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
198
L. Di Fonzo, I frati minori… o.c., p.247
115
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essendo nato nel 1705. Nel 1802 la salma fu traslata nella basilica dei SS.
Apostoli dove il Canova aveva eretto il superbo monumento funebre199.
Non fu un pontefice sfumato e impersonale, ma nel vortice del settecento
fu uomo ardito, e Mario Rosa scrive: “Di fronte al compito immane che lo
attendeva, asceso al soglio pontificio, con pochi e deboli strumenti a
disposizione, pur pagando un prezzo indubbiamente altro seppe spezzare il
fronte borbonico e provocare un riflusso del movimento riformistico e
anticurialismo italiano ed europeo, sulla soglia degli anni settanta. Anche
senza una visione organica e agendo piuttosto d’intuito e sulla difensiva, fu
in grado così di porre su nuove basi i rapporti col potere politico e di aprire
prospettive sia pure incerte di nuovi sviluppi, presto chiusi dal curialismo di
Pio VI…”200
I frati Conventuali dalle origini dell’Ordine avevano svolto l’ufficio di
penitenzieri apostolici nella Basilica lateranense, ma nel 1569 questo
compito fu affidato ai frati dell’Osservanza; però nel 1773, con la
soppressione dei gesuiti, fu affidato alla famiglia conventuale la
Penitenzieria Vaticana e quella della Basilica di Loreto (1773-1934) 201. Nel
1934 subentrarono i frati minori cappuccini quali custodi e confessori nel
Santuario di Loreto.
199
Pio Paschini, Clemente XIV, in E.C., 1836-1941; Cfr ( Autore Ignoto), Storia della
vita di Clemente XIV Pontefice Ottimo Massimo… Napoli MDCCLXXVIII., P. 3-278.
Mario Rosa , Clemente XIV, in Enciclopedia dei Papi, Roma 2000, III, pp. 475-491
200
M. Rosa, o. c., p. 491.
201
V. Ridondo,Hanno dato la vita ( i Beati Alfonso e compagni) Padova 2001, p.82,
nota 5.
202
L. Di Fonzo, I frati minori, o. c., p. 276; cfr G. Odoardi , i Frati minori, o. c., pp. 134-
35
116
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117
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118
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119
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205
N. Petrone, Francescanesimo in Abruzzo dalle origini ai nostri giorni, Tagliacozzo
2000, p. 445.
120
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
121
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
soppressione, pur nella sua gravità, trovò uno spiraglio di luce nella breve
durata dell’impero napoleonico, tanto che nel 1818 si poté cominciare a
riaprire i conventi che non erano stati venduti o già impiegati come uffici
statali.
122
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Bonaventura Zabberoni, a tre fratelli religiosi fra Luigi Mattei, fra Donato
Grassi e fra Giacomo Amelio; notte tempo iniziarono i lavori. Al mattino,
non avendo trovato nessun condotto, risistemarono le pietre del pavimento e
fecero il proposito di ricominciare la sera seguente. Nella sera del 6 ottobre
furono chiamati in aiuto il muratore del Sacro convento Cesare Mariani e fra
Tommaso Rondoni, “ai quali fu imposto parimenti il precetto del segreto” e
tutti d’accordo continuarono il lavoro iniziato. Evacuata tutta la terra da tutte
le parti, “nel fondo si scoprì un masso di Montagna vergine e si conobbe
che quel locale altro non era, che una sepoltura”, ovvero un luogo dove si
seppellivano i morti. Nel frattempo il P. Generale dovette lasciare la basilica
per continuare la visita ai frati dell’Ordine, e l’incarico della direzione degli
scavi fu affidato al P. Custode. Uno dei fratelli “scavatori” si ricordò che,
anni addietro era stato aperto un foro dal trono papale fino all’altare
maggiore della basilica, poi ripieno. Gli scavatori, avendo perso alcune
notti a lavorare senza una meta sicura, si posero alla ricerca di questo nuovo
sentiero che, dal trono papale si dirigeva verso l’altare maggiore, e dal
giorno 12 ottobre cominciarono ad evacuare il materiale lungo l’angusta
strettoia e, carponi, con un altro muratore e altri due fratelli religiosi, dopo
moltissime notti arrivarono sotto l’altare maggiore. Qui si trovarono diverse
difficoltà a causa di tre enormi lastre di travertino. Fu la terza lastra che
portò la sorpresa ai pii lavoratori. Scrive il Cronista: “…Dissi -miracolo-
poiché altre volte si era cercato questo grande Santo; si avevano aperte varie
strade; si era giunto di fronte a questo masso, enormissimo. Bucato dunque
anche il detto travertino, vi fu trovato della calce, e de’ rottami; tolti i quali,
ve ne fu veduto un altro, egualmente incastrato nelle quattro muraglie.
Maggiormente si ebbe premura di forare anche questo; ed allora parimenti
levati dei rottami, che ivi pure si rinvennero, ne apparve il terzo, essendosi
con cautela un po’ rotto da un lato in semicircolo, lasciò vedere una ben
grossa, e ben stretta ferrata, che chiudeva un gran cassone di sasso: ed era
detto terzo travertino fortemente assicurato da tre grosse verghe di ferro
incastrate per traverso ne’ muri laterali sopra una lunghezza del medesimo.
Questo fu il primo scoprimento del Corpo di S. Francesco, che accadde
li 7 dicembre 1818... Nella notte dei 12 ai 13 di dicembre, alle ore 10
italiane dopo un lavoro indefesso di 52 notti per piccoli buchi dell’indicata
ferrata, al lume di un tenue candelino introdottovi a stento sopra un fil di
ferro, nel fondo del cassone, dal P. Custode, P. Bonaventura Zabberoni,
che colla massima instancabilità, e zelo aveva condotto al fine quest’opera;
123
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208
Relazione Seconda, MF, XXI, p. 7-8.
209
Idem p. 8.
210
Ibidem
124
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UN GRANDE EDUCATORE
P. Gregorio Girard nato a Friburgo da famiglia savoiarda nel 1765, morì
nella stessa città nel 1850. Fu ordinato sacerdote nel 1788 e i primi anni li
dedicò all'insegnamento negli studi dell'Ordine, a Uberlingen e a Friburgo.
Rivelatosi con il suo Piano di educazione pubblica per la Repubblica
Elvetica, nel 1799 fu nominato consigliere cattolico del primo ministro
dell'Educazione a Lucerna. Quando il governo fu spostato a Berna, Gerard
fu il primo parroco cattolico della città dopo la riforma. Nel 1804 fu
richiamato a Friburgo per riorganizzare e dirigere le scuole elementari della
città. Fece della scuola del tempo un vivaio di cultura, dove l'interesse e
l'attività si sostituirono alla memoria, e la gioia e il desiderio di sapere
presero il posto della coercizione di una scienza già stabilita e imposta alle
menti degli alunni. Il suo sistema è: l'insegnamento mutuo: il discepolo più
bravo, sotto la guida del maestro, aiuta gli alunni più lenti. Questo metodo si
divulgò in Svizzera, Inghilterra, Francia, Grecia, Russia, Italia, America,
India. Tutti i grandi pedagoghi del secolo XX, compreso la Montessori,
hanno ricopiato e ripreso il metodo del Girard. Alle sue prediche
domenicali, una in francese e una in tedesco, andavano cattolici e
protestanti, professionisti, indifferenti e malevoli, ma lui parlava solo di
Gesù e del suo vangelo; mai una polemica. Una nobildonna protestante
commentava: “Non conosco predicatore più pericoloso di P. Gerard per noi
protestanti”. Lasciata la Parrocchia, dal 1804 al 1823 fu direttore della
scuola francese di Friburgo dove realizzò il suo “Corso di educazione per
mezzo della lingua materna”, che fu pubblicato in 7 volumi. I cattolici lo
accusarono di essere troppo razionalista e liberale, i protestanti di retrività
cattolica. Al contrario si consacrò all’educazione dei giovani, diventando
l’uomo di tutti, “per nessuno e contro nessuno”. Per educazione egli intende
“formare Cristo nel cuore degli allievi” utilizzando il metodo della mamma
saggia. Segue in questa via l’esempio di Francesco d’Assisi che prescrive ai
guardiani “cuore e sorriso di madre”. Morì a Friburgo il 6 marzo 1850. Una
lastra di marmo ricoprì la tomba con l’iscrizione: “Al reverendo P. Girard,
dell’Ordine dei francescani, antico prefetto delle scuole primarie del
125
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
LA MISSIONE D'AMERICA
I frati minori di Baviera si recarono negli Stati Uniti d’America e
precisamente nel Texas, nel 1852, questo primo seme diventò
commissariato nel 1858 e nel 1872 si ebbe l’erezione della Provincia
dell’Immacolata. Nel 1905 fu eretta la Provincia di S. Antonio, che è figlia
dell'Immacolata. Sempre la stessa Provincia si estese ed eresse diversi
conventi nella zona di Washington e stati limitrofi erigendo la Provincia
della Consolatrice degli Afflitti nel 1926, e questa nell’anno 1976, negli stati
del New Mexico e del Texas fondò la Custodia provinciale della B. Vergine
di Guadalupe. Nel 1939 fu eretta la Provincia di S. Bonaventura che era
sorta dalla Provincia di S. Antonio. La Provincia di S. Giuseppe da
Copertino è stata eretta nel 1981 ed è figlia della Provincia di S.
Bonaventura.
211
L. Veuthey, Padre Girard un grande educatore (1765-1850), Roma 2002, p.213-220;
cfr A. Gemelli, o. c. p. 356s. .
126
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LA LENTA RINASCITA
Con le leggi eversive furono soppressi tutti gli ordini religiosi e requisite
tutte le loro case e beni. La destra storica si mostrò sempre più
spregiudicata contro la Chiesa, e pur non impedendo che i membri dei
singoli istituti continuassero la loro vita in comune, formando “società
private”, senza legale riconoscimento, gli ex religiosi incontrarono difficoltà
anche nel trovare qualche casa in affitto dove potersi incontrare. Dopo una
quindicina di anni di potere della destra, con le elezioni, il governo fu
trasferito nelle mani della sinistra, che ebbe quale capo del governo
Agostino Depretis nel 1876. Anche gli uomini della sinistra erano massoni e
anticlericali, ma ciò nonostante, di tanto in tanto tentarono degli approcci e
delle conciliazioni con la Santa Sede, anche se non raggiunsero effetti
concreti. Lentamente si cercava di smussare gli angoli e si notava buona
volontà di sopportarsi più che combattersi. Anche per i religiosi si aprirono
degli spiragli. I religiosi ancora in vita cominciarono a riorganizzarsi,
partecipando alle aste nelle quali si alienavano i loro ex conventi o altre
case, intestandoli a loro stessi. Altri frati, aiutati economicamente dalle
famiglie, costruirono nuove piccole abitazioni dove si riunivano con altri
frati. Lentamente, ma con vero spirito di amore agli Ordini di appartenenza,
cominciò a rifiorire la vita religiosa. Anche i Conventuali, con sacrificio e
amore ridettero vitalità all’Ordine, riaprendo i primi conventi in quasi tutte
le Province d’Italia. Nel 1893 il Ministro generale Lorenzo Caratelli
pubblicò l’Album generale dell’Ordine che presenta quasi le stesse posizioni
del 1860: si hanno 22 Province e una missione, con 306 conventi e 1481
frati.
Durate questo secolo travagliato ci furono grandi figure di religiosi dotti,
pii, umili e servizievoli verso la Chiesa; possiamo ricordare Antonio
Panebianco, ottimo insegnante di teologia nel seminario di Catania; Pio IX
lo inviò con il nunzio apostolico De Luca per dirimere la questione dei
matrimoni misti sorti in Transilvania, missione che portò a termine con la
soddisfazione delle due parti, fu creato Cardinale di santa Romana Chiesa e
lavorò moltissimo per la preparazione del concilio Ecumenico Vaticano I.
Morì a Roma nel 1885. P. Ilario Altobello, matematico e astronomo,
chiamato il Keplero nella sua stella serpentaria. Angelo Bigoni, ottimo
ministro generale, uomo di soda dottrina teologica e mistica, ha scritto
molto, tra le opere ricordiamo “Meditazioni per tutti i giorni dell’anno, ad
uso dei religiosi”, “Esercizi spirituali per i religiosi”. Altra bella figura di
130
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212
Notitiae ex Curia Generalis Fratrum Minorum Conventualium Annis 1-3 Acta 1905,
p.XIV; cfr P. L. Serrino, Asterischi di viaggio, CIMP, Falconara 1995, pp. 252-53; pp.
325s, L. Iannitto, Inshallah, Bollettino della Delegazione
generale del Medio Oriente, Febbraio 2001; S. Antonio in Istambul per gli anni
2000…, Istambul 2009.
135
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
UN GRANDE APPUNTAMENTO
I frati minori conventuali, da sempre avevano avuto la custodia del
sepolcro del Serafico Padre. Poiché si avvicinava il settimo centenario della
morte del Santo, fin dal 1920 cominciarono ad organizzarsi per questa
solenne ricorrenza, creando un comitato organizzatore presieduto dal P.
Leone Cicchitto, letterato, teologo e filosofo.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica al grande evento fu fondato un
periodico illustrato, di grande formato, dal titolo “S: Francesco”. Mentre il
Cicchitto era il direttore della prestigiosa rivista, alcuni dei collaboratori più
illustri furono Faloci-Pulignani, Francesco Pennacchi, Andrea Tini ed altri
studiosi del francescanesimo. Nel 1925 la rivista ebbe come direttore il P.
Achille Fosco che pubblicò anche diversi libri su Francesco e il
francescanesimo, e continuò la grande opera di sensibilizzazione nel popolo,
“raggiungendo lo scopo di ravvivare l’imperiosa memoria di quel grande
italiano che avendo richiamato i contemporanei suoi alla fonte pura del
vangelo, insegna a noi per quale via, in questo mondo turbolento, possiamo
ritrovare l’amore e la pace”. Il 4 ottobre 1926 “nessuno fu trovato
impreparato alla celebrazione di quella grande ricorrenza, e il mondo intero
partecipò alla festa di un uomo che da sette secoli ripeteva alle coscienze
dell’umanità: “Pace e Bene”. Le celebrazioni segnarono il “massimo
dell’apoteosi che la Chiesa e la società possano tributare ad un
uomo…”.Intervenne anche la Chiesa per bocca del Sommo Pontefice Pio XI
che con l’enciclica “Rite expiatis” del 1926, ricordava che “Francesco col
vittorioso apostolato suo e dei suoi… gettò le fondamenta di un
rinnovamento sociale, operato radicalmente in conformità dello spirito
evangelico”213, e la famiglia conventuale, tramite il fervore culturale, mistico
e liturgico e soprattutto rievocativo della Chiesa, per la missione svolta dal
Santo Patriarca, si sentì rianimata e fortificata dalla speranza di un futuro
luminoso, e spronata ad una ripresa della vita evangelica della fraternità.
In quegli anni di grande fervore spirituale c’era un grave problema da
risolvere: rientrare in possesso del Sacro convento di Assisi. Dopo la
soppressione del 1866, il Sacro Convento era stato incamerato dallo Stato
italiano ed era utilizzato dal comune di Assisi come “Convitto nazionale per
orfani di guerra”. I superiori maggiori dell’Ordine avevano fatto richiesta
per ritornare in possesso della loro Casa Madre e Capo della famiglia
francescana, ma inutilmente. Il comune pretese che i frati costruissero uno
213
Mariano Bigi (a cura), Magistero dei Papi e fraternità secolare, Roma 1985, p. 128ss.
136
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LA CROCIATA MISSIONARIA
Pio XI, conscio “che l’apostolato è la sostanza più vera e più preziosa del
Pontificato romano”, diede un largo impulso alla diffusione della Chiesa in
terra di missione. Lavorò con passione per rianimare le missioni ad gentes e
scrisse pure l’enciclica “Rerum Ecclesiae”. Richiamò i religiosi ad aprire
nuove missioni nel mondo ancora lontano dalla fede, e proclamò patroni
delle missioni S. Teresa del Bambino Gesù e S. Francesco Saverio. Il nostro
Ordine rispose all’appello del Pontefice con la creazione della “Crociata
missionaria”, voluta dal Ministro generale Domenico Tavani, il 23 febbraio
1924. Essa era intesa come pia opera di collaborazione missionaria tra i
fedeli e come istituto di reclutamento per le vocazioni missionarie. Era la
“santa riscossa” dell’Ordine per formare, preparare e aiutare a far crescere le
vocazioni missionarie da inviare nel mondo infedele. Lo stesso sommo
Pontefice benedisse ed incoraggiò questa nobile iniziativa definendola
“nuova fiamma apostolica provvidamente ridestata nell’Ordine”, nella
speranza che “la veneranda famiglia dei Conventuali terrà ad altissimo
onore il nuovo prezioso virgulto”. I Ministri generali Alfonso Orlini,
Domenico Tavani e Beda Hess lavorarono molto per organizzare bene la
Crociata e soprattutto ridonarono una grande spinta missionaria all’Ordine.
137
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138
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139
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214
Piacentini E., Kolbe Maksimilian-Maria, in DIP Vol 5, 362-367. cfr Rovagna M.,
Una storia d’amore Vita di S. Massimiliano Kolbe , Roma 2003; M. Winowska, Storia di
due corone, Roma 1952; P. A. Ricciardi, B. Massimiliano Kolbe, Roma 1971; P. S.
Cancheri, S. Marrimiliano Kolbe, Roma 1982.
140
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importante nei pensatori e teologi del momento. Morto Pio XII nel 1958, fu
eletto Papa Angelo Giuseppe Roncalli che prese il nome di Giovanni
XXIII. Questi dopo solo alcuni mesi dalla elezione manifestò il desiderio di
celebrare un Concilio e lo annunziò in pubblico Concistoro, indicendone
l’apertura per 11 ottobre 1962, giorno nel quale i Padri conciliari dettero
inizio ai suoi lavori che si protrassero fino al 7 dicembre 1965 quando fu
chiuso con un solennissimo discorso di Paolo VI. Il Concilio, guidato dallo
Spirito Santo, ha ridato un volto nuovo alla Chiesa; è stata un’occasione per
riaprire la porta della speranza nel cuore degli uomini che oggi si
riconoscono Chiesa. Anche i religiosi hanno trovato un lavacro di
rigenerazione nel Concilio che ha dedicato ad essi il capitolo VI della
“Lumen Gentium” e il decreto “Perfectae caritatis”. Il Concilio ha
richiamato i religiosi a ristudiare il carisma del fondatore e a mettersi alla
sequela di Cristo perché essi sono stati “eretti per l’edificazione del corpo
di Cristo e perché abbiano a crescere e a fiorire secondo lo spirito dei
fondatori”. I francescani Conventuali, guidati da ottimi Ministri generali,
hanno rimeditato i loro carismi e, dopo aver aggiornato le Costituzioni, le
hanno pubblicate ufficialmente nel 1984; rianimati, hanno ripreso la vita
evangelica nella fraternità con lo spirito del Serafico Padre.
Però quasi in concomitanza con il Concilio, si è avuto una profonda crisi
nella società civile, prodotta da un effimero benessere economico e da una
concezione esistenziale avulsa da Dio. Si è cominciato a parlare di spirito
libertario, di mondo post-cristiano e post-moderno, secolarizzato e laico,
ammalato di indifferentismo e di ateismo pratico.
Queste idee hanno intaccato e contaminato la famiglia e, in essa, i
giovani. Il miraggio di un guadagno facile e l’esaltazione del piacere a buon
mercato hanno assopito nel cuore degli uomini i grandi ideali.
Anche la vita religiosa è stata intaccata da questo pensiero debole e laico:
in ambito ecclesiastico, nel quindicennio tra il 1965 e il 1980, si è stati
spettatori di giovani seminaristi e di sacerdoti che hanno abbandonato gli
istituti, quindi c’è stato lo svuotamento dei seminari mentre i sacerdoti più
anziani venivano richiamati nella casa del Padre.
Anche i francescani Conventuali hanno avuto qualche perdita, ma è stata
una purificazione perché da verso 1980 si è avuto una ripresa spirituale tra i
frati rimasti ed una accentuata attività vocazionale dell’Ordine, accogliendo
giovani di buona volontà. Proprio in quegli anni di crisi è nato il movimento
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
“Giovani verso Assisi”, una rianimazione della “Gifra” e tanti altri gruppi
sorti nel nome di Francesco.
I Ministri generali di questi ultimi 40 anni, P. Basilio Heiser (1960-72),
P. Vitale Bommarco (1972-83), P. Lanfranco Serrini (1983-1995), P.
Agostino Gardin (1995-2001), P. Joachim Giermek (2001- 2007), P. Marco
Tasca (2007…) hanno lavorato e lavorano per una maggiore aderenza della
fraternità a Cristo, tramite l’insegnamento del Padre Serafico. Nel Capitolo
del 2007 si è avviato anche la “revisione sistematica delle attuali
Costituzioni” per renderle smpre più attinenti allo spirito del Serafico Padre
e alla vita dei frati del ventunesimo secolo. Si è parlato anche della
“formazione alla missione che deve costituire l’impegno prioritario per tutto
l’Ordine…”. Ci si augura che durante il sessennio “La Commissione per la
Formazione continui l’elaborazione del Documento della Ratio Studiorum”
dell’Ordine215.
Voglio ricordare lo sforzo operato dall’Ordine nel Capitolo del Messico
del 1992, presieduto dal Ministro generale Lanfranco Serrini, che cercò di
cogliere “l’identità francescana” della famiglia Conventuale in tre parole:
“fraternità, minorità e conventualità: dimensioni da vivere in una totale
dedizione alla missione”216.
Il Capitolo straordinario di Ariccia del 1998 ha discusso sulla
“formazione nell’Ordine”, e ha riconosciuto, con molto realismo, che
“l’analisi della situazione dell’Ordine fa emergere una sensibilità nuova che
sta crescendo e che fa prendere coscienza in maniera particolarmente acuta
della difficoltà, in molte comunità della nostra famiglia religiosa, ad
armonizzare adeguatamente la vita di preghiera-contemplazione, nelle sue
varie espressioni, con l’attività apostolica”. Quindi i frati vengono
richiamati ad una vita di preghiera più intensa e ad una fraternità in
comunione. Non valgono tanto le opere quanto la fraternità, la preghiera
assidua, la vita vissuta nei voti di povertà, obbedienza e castità e la
familiarità con il Cristo crocifisso e risorto.
Soprattutto dal dopo Concilio, i frati sono stati invitati dalla Chiesa a
prendere le parrocchie, e la vita parrocchiale è molto esigente, se si vuole
fare bene il proprio dovere; a volte non si ha tempo per meditare e riflettere
adeguatamente sui misteri che si trattano. C’è bisogno di pause di riflessione
e di giorni di meditazione. Solo la preghiera assidua può dare valore alle
215
Comentarium Ordinis fratrum minorum Conventualium fas. 2 2007, p 143-145.
216
Documento del Capitolo Generale Straordinario, Messico 1992, pp. 6-12.
143
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P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Bolivia nel 1977; nel 1986 era eretta la Custodia provinciale di Bolivia con
7 conventi. La Provincia delle Puglie ha aperto una missione in Venezuela
nel 1979 ed oggi ha due conventi. La provincia dell’Immacolata di Polonia
ha una delegazione in Biellorussia con 7 conventi, una delegazione in
Germania con 3 conventi, una delegazione in Russia con 4 conventi, una
delegazione in Tanzania con 3 conventi. Nel 1974 ha aperto anche una
missione in Brasile che nel 1983 divenne Custodia ed ha 9 conventi. La
Provincia di S. Massimiliano di Polonia ha una delegazione in Germania
con 5 conventi, in Lituania 2 conventi, in Russia un convento, in Svezia 2
conventi, in Equador 3 conventi, in Kenia 3 conventi. Le Province di
Padova e dell’Immacolata di Polonia hanno aperto una missione in Canada
la quale, nel 1974 fu eretta a Custodia ed oggi ha 9 conventi. La Provincia di
Padova nel 1947 inviò missionari nell’Argentina o Rioplatense, nel 1961 fu
dichiarato Commissariato provinciale e nel 1989 è stata eretta a Provincia.
Questa provincia si estende anche in Uruguai. La Provincia Romana ha
aperto una missione in Brasile. Nel 1977 la provincia siciliana aprì una
missione in Messico. Oggi è florida custodia con 7 conventi e circa 50
religiosi. La Provincia Slovena ha due case religiose in Austria. Alcuni
missionari espulsi dalla Cina, nel 1958 si recarono in Corea dove fondarono
una missione che nel 1975 divenne Custodia ed oggi è eretta a Provincia,
con grande fioritura di vocazioni. Il numero dei conventi può aumentare o
diminuire, a seconda dei momenti storici, ma c’è un grande fermento
missionario in tante parti del mondo218.
Con la caduta del muro di Berlino e la fine del sistema comunista nei
paesi dell’Est, anche l’Ordine dei Conventuali ha ripreso a fiorire: tra le
tante regioni dove era presente dai tempi antichi, va ricordato lo splendore
delle due province dove c’è una ridente primavera di vocazioni e di apertura
missionaria: la Polonia e la Romania; anche le altre regioni dell’Est stanno
rifiorendo come la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Bulgaria, oltre che alle
diverse regioni della ex Jugoslavia. La Provincia di Padova ha pure una
delegazione provinciale in Portogallo con 4 conventi ed una delegazione
provinciale in Cile con 2 conventi. La Provincia di Malta inviò dei
missionari in Australia nel 1953, nel 1964 fu dichiarato Commissariato
provinciale. Nel 1969 fu eretta a Custodia generale. Ed ha 4 conventi.
Alle missioni già accennate e che alcune stanno per essere dichiarate
Province, mentre il Giappone la Corea e lo Zambia già hanno raggiunto
218
Album Generale dei frati minori conventuali, Roma 2005.
145
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questa meta negli ultimi anni, di recente sono sorte tre nuove missioni:
Angola dove sono andati missionari brasiliani, Cuba dove si sono recati tre
frati missionari delle Marche e della Sardegna e il Burkina Faso dove ci si
trovano 5 frati missionari dell’Abruzzo e della Polonia.
Oggi l’Ordine dei frati minori conventuali è così costituito: 37 Province,
14 Custodie provinciali, 3 Custodie generali, 17 delegazioni provinciali e tre
missioni219.
146
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
Teresa a Calcutta; ha lavorato per tutta la sua vita tra i ragazzi poveri,
hantikappati, orfani del Giappone, fondando per essi la “città fattoria” e
subito dopo guerra aveva creato il Villaggio delle formiche che fu uno dei
più grandi centri di baraccati, ospitando nei pressi della stazione ferroviaria
di Tokio oltre 6000 senzatetto. Moriva dopo 54 anni di permanenza nella
terra del Ciliegio in fiore, il 24 aprile 1982.
Grandi missionari del secolo sono stati P. Massimiliano Kolbe che ha
aperto la missione in Giappone ed ha svolto una missione intensa anche in
Polonia, soprattutto attraverso la stampa e la radio; va ricordato Francesco
Mazzieri missionario in Zambia dove è stato anche vescovo ed è morto in
concetto di santità. Ottimo missionario è stato anche il P. Angelo Rucci che
è restato per un trentennio nello Zambia dove è vissuto ed ha annunziato il
vangelo, con gioia e serenità.
Un grande apostolo e diffusore della devozione mariana, è stato P. Pietro
Pal, rumeno, che, dopo essere stato un confondatore della Milizia
dell’Immacolata con il P. Kolbe, tornò in Romania e nel 1923 fu nominato
parroco di Liuzi-Calugara. Si dimostrò “uomo raro per virtù e capacità”
apostolica. Fece erigere una monumentale chiesa parrocchiale; per la
gioventù studentesca aprì un liceo-ginnasio parificato ed edificò un collegio
per gli aspiranti alla vita religiosa. Essendo uomo di vasta cultura, scrisse
“L’origine cattolica della Moldavia”. Quest’opera gli valse il titolo di
“difensore del popolo moldavo”. Il Pal fu un vero missionario “di vaste
iniziative ecumeniche, aprì in Transilvania una Missione di rito cattolico
bizantino, promovendo con ogni mezzo l’unione della Chiesa Ortodossa con
la Chiesa Romana”. Vittima di un gesto d’amore per un ammalato di tifo
esantematico, moriva al canto della Salve Regina, il 21 giugno 1947. P.
Stefano Ignudi, teologo e dantista, fu rettore del collegio internazionale per
molti anni; guidò Massimiliano Kolbe mentre studiava a Roma e si
preparava al sacerdozio, approvò la fondazione della Milizia
dell’Immacolata, spiegò grande attività nell’Ordine e nella Curia Romana.
Ha lasciato oltre un centinaio di scritti editi tra i quali ricordiamo “Il sistema
politico di Dante”, “Commento alla divina commedia”. P. Leone Veuthey,
discepolo di S. Bonaventura e figlio di Francesco, ha pensato secondo la
dottrina del Dottore Serafico, ma ha vissuto la regola del Padre nella sua
integrità. E’ stato mistico e santo per la vita vissuta secondo Dio, ed ha
illuminato i suoi alunni con opere di grande spessore culturale e spirituale.
Ricordiamo: “Filosofia cristiana di S. Bonaventura”(1943), “ Ut omnes
147
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
unum sint” (1947), “La donna delle dodici stelle” (1958), “Il Mistero del
reale: amore, conoscenza, essere” (1960), ecc. P. Leone Cicchitto (1972),
ottimo insegnante di dommatica nel Collegio internazionale Seraphicum per
un quarantennio; tra le pubblicazioni ricordiamo “Postille bonaventuriano-
dantesche” e la polemica su Clemente XIV. Nel campo storico vanno
ricordati P. Luigi Palomes, storico di Francesco e del francescanesimo, P.
Giuseppe Abate, infaticabile ricercatore di notizie storiche come “La casa
dove nacque S. Francesco”; “La casa paterna di S. Chiara”; “Il Primo
breviario Francescano”, ecc… P. Corrado Eubel (1923) ha continuato il
Bullarium Franciscanum iniziato dallo Sbaraglia ed ha iniziato l’opera
“Hierarchia Catholica”. P. Domenico Sparacio, siciliano, tra le opere
ricordiamo “Frammenti Bio-bibliografici di scrittori ed autori minori
conventuali” (1931). P. Gustavo Parisciani, marchigiano, ha scritto molto
sulla provincia marchigiana e su S. Giuseppe da Copertino ed anche sulla
storia dell’Ordine come “La riforma tridentina e i frati minori conventuali”,
ecc.
Il secolo XX è stato anche un tempo di santità per l’Ordine: abbiamo P.
Rabbuini (1902), i martiri della Spagna proclamati beati: Beati Alfonso
Lopez, Miguel Ramon Salvador, Modesto Vegas, Dionisio Vincente
Ramos, Francisco Remon Jativa, Pedro Rivera; P. Massimiliano Kolbe, “il
santo del nostro difficilissimo secolo”; gli oltre 70 frati morti nei campi di
concentramento di Germania, di Polonia, di Russia, durante l’ultimo
conflitto mondiale, i quattro martiri del Perù già ricordati, fra Zeno
l’apostolo dei poveri e dei bambini abbandonati del Giappone, Mons.
Giovanni Soggiu martirizzato in Cina. Accanto a tutti costoro ci sono molti
religiosi vissuti nell’aderenza completa alla regola del Serafico Padre ed
alcuni sono in fase di beatificazione come il P. Leone Veuthey, ecc…
La Famiglia Conventuale ha avuto sempre ottimi artisti ed anche nel
secolo XX ci sono stati musici e pittori di rilievo; tra i musici ricordiamo P.
Domenico Stella (1956) che tra l’altro ci ha lasciato una Missa patriarchalis
a più voci e il famoso Cantico delle creature; P. Bernardino Rizzo (1968),
uomo dal grande respiro musicale: tra le altre opere ricordiamo il dramma
“Mistero di S. Cecilia”, il “Trittico Dantesco”, gli oratori “S. Francesco, il
Santo, Paolo di Tarso, ecc”… Tra i pittori ricordiamo due illustri artisti del
secolo: P. Stefano Macario napoletano (+2003) che ha dipinto moltissime
tele che si trovano in diverse chiese e case private del napoletano e d’Italia,
e P. Giovanni Lerario romano di nascita, pugliese di origine e abruzzese per
148
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
scelta (+1973), che oltre a dipingere tele e quadri, ha dedicato tutta la sua
vita ad affrescare chiese in diverse parti del mondo, come a Fatima, a
Liverpool, a Longiano, a Riccione, a Loreto, a Pescara, a Silvi, ecc… . Sono
molte le nazioni che custodiscono opere pittoriche di questo maestro220.
Oggi l’Ordine dei Conventuali conta c. 4400 religiosi e dagli anni
sessanta ad oggi è stato l’ordine che ha avuto le minori perdite nell’ambito
degli istituti religiosi. Per avere un’idea sulle statistiche degli Ordini
religiosi dagli anni ’60 ad oggi basta leggere le tabelle del DIP 221. Per le
ultime statistiche, si può controllare il “Conspectus Generalis Ordinis die 31
decembris 2008, pubblicato sul Commentarium Ordinis222.
II PARTE
S. CHIARA D’ASSISI e il Secondo Ordine223
149
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150
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dimorano insieme in alcuni ospizi non lontani dalle città, e non accettano
alcuna donazione, vivono col lavoro delle proprie mani. Non piccolo è il
rammarico e turbamento, vedendosi onorate più che non vorrebbero da
chierici e laici”.
Giacomo ci fa sapere che “vivono in luoghi fissi, sono divise dai frati,
ma, come questi, abbracciano la povertà come dono, lavorano e cercano
l’umiltà nell’osservanza del vangelo”.
Il programma di vita di Chiara e delle sorelle povere fu lo stesso di
Francesco, anche se agli inizi furono costrette ad adottare la regola
benedettina. I punti chiave della loro vita si basava su “fare penitenza,
seguire il santo vangelo, vivere in altissima povertà, in fraternità cristiana e
nella fedeltà alla Chiesa Cattolica”.
Verso il 1215, per obbedienza a Francesco e al Vescovo di Assisi, Chiara
accettò l’incarico di abbadessa del monastero di S. Damiano che dovette
svolgere per tutta la vita, e poco dopo, verso il 1217, Francesco dettò per il
monastero una breve regola o formula vitae. Chiara, pianticella di frate
Francesco, svolse questo incarico nell’umiltà, con carità, disponibilità e
santo amore verso le sorelle. La sua grande passione verso Cristo
eucaristico, crocifisso e risorto la infervorava verso la povertà assoluta che
era stata la prerogativa di Gesù e di Maria, la Vergine poverella.
Da badessa, la prima cosa che chiese a Papa Innocenzo III fu “il
privilegio della povertà”, come lei ci riferisce nel testamento e il biografo
tratteggia nella “Leggenda”. Il 17 settembre 1228, Papa Gregorio IX le
confermava “il proposito di altissima povertà, concedendovi con la presente
lettera che nessuno vi costringa a ricevere possessioni”.
Poiché subito iniziarono le fondazioni di nuovi monasteri, prima in
Umbria e Toscana, e subito dopo anche fuori di queste regioni, il Cardinale
Ugolino stese delle “norme” secondo lo stile della loro vita di S. Damiano e
le inviò ai monasteri di Monticelli a Firenze, di Gattaiola a Lucca, di Porta
Camollia a Siena, e di Monteluce a Perugia (1219). Praticamente, il
cardinale approvava le disposizioni interne datesi dalle stesse sorelle povere
di S. Damiano e le diffondeva anche agli altri monasteri. Il Papa Innocenzo
IV nel 1247 emanò una nuova regola per le “Recluse dell’Ordine di S.
Damiano”. Il papa, conoscendo lo stato di difficile sopravvivenza delle
monache, diede ad esse la possibilità di possedere dei redditi in comune. Tra
il 1247 e il ’52 Chiara elaborò una sua regola sulla falsa-riga della regola
bollata del primo Ordine (1223) e la presentò al Papa. Questa regola, dove
152
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Sommo Pontefice, sulle istanze del Re, obbligò le Clarisse, turbate nel loro
zelo per la povertà, ad accettare in nome dell’obbedienza i doni del Re”.
Quindi aggiungeva: “prestando volentieri un benevolo appoggio alle
preghiere del Re, noi ordiniamo alla comunità, con le presenti lettere
apostoliche e in virtù della santa obbedienza, di accettare senza ritardo il
suddetto reddito, non ostante qualsiasi statuto del vostro Ordine”225. Nei
monasteri, la vita spirituale era curata discretamente bene: la santa messa
quotidiana; l’ufficio divino cantato e recitato con fede, imitando anche i
“cori benedettini”. Poi c’era il tempo per la preghiera privata o personale. In
diversi monasteri, dopo il mattutino, che era recitato di notte, le suore che
godevano più salute, restavano in orazione fino al mattino. Ciò non ostante,
qualche abuso c’era tra le monache: qualche suora che aveva rendite private;
in qualche monastero c’erano suore che “ereditavano personalmente beni
dalle loro famiglie e li gestivano in totale indipendenza, ecc… 226”. A causa
dei tempi calamitosi nei quali si viveva, per le frequenti guerre che
infuriavano nelle varie contrade d’Europa, per le pestilenze che mieteva
migliaia di vittime, per i terremoti che distruggevano contrade intere, ecc…,
si potevano avere anche dei disguidi nell’ambito delle comunità maschili e
femminili..
IL SECOLO XV E LE RIFORME
.
Il secolo XV fu tempo di riforme e di purificazione per i francescani in
genere ed anche per le Clarisse che stavano perdendo lo smalto originario.
Una delle grandi riformatrici o, per meglio dire, innovatrici dell’Ordine
delle Clarisse fu S. Colette (+1381). Essa non ha riformato nessun
monastero, ma ne ha fondati ben 15 durante la sua vita 227. “la serie delle
fondazione, in Francia e all’estero, proseguì mirabilmente anche dopo la
morte della Santa”228. Nel 1974 le suore Colettine erano 1795 con una
225
L. Wadding , a. m., a. 1385, t. IX, p.51. Dietro questi fatti, lo Storico conclude con
amarezza: “Con questo mezzo e con altri , essendo introdotta presso le Clarisse la proprietà
in comune, cominciò a sparire questo segno distintivo, unico della povertà evangelica”. T.
IV, p. 187.
226
C. Roussey-P. Gounon, o. c., p. 229.
227
A. Blasucci, Clarisse Colettine in DIP, vol 2, 1132-34.
228
Ibidem.
155
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229
Ibidem.
230
C.Roussey-P. Gounon, o. c., p. 337.
231
Idem, p. 340
156
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LE CLARISSE E I PROTESTANTI
232
Idem p. 509.
157
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158
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233
F. da Mareto, Cappuccine, in DIP, vol.2, 184-192; cfr.L. Iriarte, o. c., p. 534s.; C.
Roussay-P. Gounon, o. c., p. 634ss; F. Da Marito, Veronica Giuliani, in B.S. Vol,XII,
1050-1056.
234
C. Roussey-P. Gounon, o. c. p, 905.
159
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235
C. Roussey-P. Gounon, o. c. p. 1052.
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TERZA PARTE
ORDINE DELLA PENITENZAO O DEI FRANCESCANI
SECOLARI
161
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236
Ff 383-85.
237
Ff 1472.
238
Ff 1581.
162
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239
BF, t. 1, 3 Marzo 1928, p. 39s.
240
G. Andreozzi , Storia delle Regole e delle Costituzioni dell’Ordine francescano
secolare, Perugia 1988,
p. 40.
241
Idem o.c., p. 43
163
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164
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1289, con la bolla “Supra montem”. In questa regola c’è una frase, nel
capitolo XVI che suona: “Ma poiché la presente forma di vita fu istituita dal
predetto beato Francesco, consigliamo che i visitatori e gli istruttori vengano
scelti dall’Ordine dei frati minori…” 243. Questa espressione non avrebbe
dovuto creare difficoltà all’Ordine della penitenza, se non che i pontefici ne
fecero una interpretazione restrittiva, da trasformarla nei fatti ad un vero e
proprio comando, rendendo l’Ordine della penitenza soggetto al primo
ordine. Questa posizione è arrivata fino ai nostri giorni. Solo ora si sta
tornando alle origini, ridando autonomia ai francescani secolari.
I francescani secolari o della penitenza, tanto nella lettera ai fedeli, scritta da
Francesco, come nel Memoriale Propositi e nella Regola “Supra Montem”
di Nicolò IV, avevano le stesse norme: essere istruiti nel Santo Vangelo e
nelle virtù predicate dal Signore, pregare costantemente con la Chiesa e per
la Chiesa e dedicarsi alle opere sociali e di misericordia. Da laici avevano il
compito di rendere più bello il mondo e di portare amore e rispetto verso
tutti. Celestino V, durante il suo breve pontificato, nel 1294, concesse ai
fratelli e sorelle della penitenza “l’esenzione dalle esazioni e il privilegio del
foro”244. In pratica erano esentati dalla riscossione delle tasse e dal giudizio
dei giudici civili, ma dipendevano solo dai magistrati ecclesiastici, perché
ritenuti religiosi a tutti gli effetti.
Nello statuto di Matteo di Acquasparta per i penitenti della Toscana,
pubblicati il 4 aprile 1298, al n. 4 si leggeva: “Inoltre, poiché la vostra
regola comanda a voi la pace e interdice l’uso delle armi, alla cui religiosa
osservanza voi vi siete obbligati volontariamente per il Signore,abbiamo
ritenuto opportuno munirvi del privilegio dei religiosi e difendervi con il
beneficio della protezione ecclesiastica”245. In Toscana durante il secoli XIV
ci furono cori di benemerenze in favore dei Francescani secolari o
“penitenti”. Il Papa e il collegio dei Cardinali ricevettero attestati e lettere in
favore del Terz’Ordine. “Possediamo ben diciannove attestati firmati da
vescovi, abbati, podestà di dieci città toscane: -La loro pietà e carità verso i
poveri sono riconosciute da tutti; sono a tutti noti i loro meriti; essi
conducono una vita lodevole, umile onesto comportamento, fervore e carità
della fede cristiana; spiccano per nobiltà di natali e abbondanza di beni
243
G. Andreozzi, o. c., p.84.
244
BF, IV, 2 settembre 1294, p. 330, Bolle “Dignum esse credimus” e “Desideriis
vestris”.
245
G. Andreozzi, o. c., p. 129.
165
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
246
Idem, o. c., p.133.
166
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247
C. Carpaneto, Il movimento francescano della Penitenza nel contesto sociale
medievale dell’area ligure, in Il movimento francescano della penitenza nella società
medievale, Roma 1980, pp. 186-188.
167
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248
Idem, p. 196.
249
G. Andreozzi, o. c., p.183.
250
Ibidem.
168
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
251
M. Bigi, L’universa salute, Roma 1990, p. 114..
252
Idem, p.119.
253
Ibidem.
254
G. Andreozzi, o. c., Cap XVI, Della visita e della correzione dei trasgressori, p. 84
255
A. Boni, Tres Ordines hic ordinat, S. Maria degli Asgeli-Assisi 1999, p.145.
256
Idem, p. 148.
169
P. Nicola Petrone La Storia del Francescanesimo
257
Idem, 157.
258
G. Andreozzi, o. c., p.230.
259
M. Bigi e L. Monaco (a cura), Magistero dei Papi e fraternità secolare, Roma 1985,
p. 21.
170
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260
Idem, p. 25.
261
G. Andreozzi, o. c., p. 238..
262
M Bigi e L. Monaco, o. c., p. 73.
263
Idem, p.120.
171
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264
Idem, pp 127-28 e. 135s.
265
Idem, p. 139.
266
Idem, p. 141.
172
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267
Idem, p. 153.
268
Perfectae Caritatis 3, 712-713.
173
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174
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269
ff, 130.
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Indice
Presentazione
Crisi del medioevo
Francesco d’Assisi
Novità di Francesco
La prima esperienza
Il Capitolo del 1217 e la nascita delle Province
Francesco l’uomo di tutti
Il nome della fraternità
Due termini: fraternità e minorità.
La crisi della fraternità sul problema della povertà e i ministri
che la gestirono
Gioacchimismo: I francescani e i professori laici di Parigi; l’ortodossia
minata.
Al servizio della Santa Sede
Nicolò IV primo papa francescano (1288-92)
Francescani messaggeri di pace
La confessione e la predicazione
Francescanesimo ordine apostolico e non eremitico
Ordine e le Missioni
Alcuni mistici dell’Ordine e scrittori di mistica nei sec. XIII-XIV
Pietà cristiana e nuove devozioni
Il Governo dell’ordine
Il Capitolo generale
Il Capitolo provinciale –Il governo delle province
Alcuni dottori più importanti dell’ordine nei primi secoli
I francescani e l’arte
Le Basiliche e alcune chiese del primo secolo
La letteratura
L’ordine e le sue traversie nel sec. XIV
Crisi del papato e della cristianità
Francescanesimo dalla duplice anima
Espansione dell’ordine
La Chiesa e l’ordine dopo Michele da Cesena
La nascita dell’osservanza: Paoluccio Trinci e i suoi seguaci
Bernardino da Siena e la riforma osservante
177
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178
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
AA.VV. I frati minori conventuali- storia e vita 1209-1976
Accrocca F., Il Natale di Greccio nella testimonianza delle Fonti in
AAVV., Natale di Greccio 2004.
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Foligno, Foligno 1997.
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Bihlmeyer K., Tuechle H., Storia della Chiesa, Brescia 1988.
Bini G., Il Signore vi mandò nel mondo intero, affinché rendiate
testimonianza alla voce di Lui con la parola e con le opere, in
Commentarium Ordini F. M. Conv., fas, 1, 2009, pp.79-82.
Boaga E., La Soppressione innocenziana, in DIP VIII (1988)1815.
179
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