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LETTERA A UN “ILLUMINATO”

Hai una vita, un ottimo lavoro ben pagato, una casa, una famiglia, figli.
Tutto fila così liscio che è diventato scontato, ciò che prima ti rendeva felice adesso è normale.
E ciò che prima era normale comincia a infastidirti leggermente.

Le tue cose grandi sono diventate normali e allora per compiacerti ti sei concentrato sui dettagli.
Un giorno scorreva dietro l'altro, sempre “normale” e allora hai preso a chiederti: “Quando farò
qualcosa di importante?” Perché in fondo una vita e una famiglia ce l'hanno tutti e il tuo ruolo di
dirigente non ti conferiva chissà quale potere.

Così hai cominciato a giocare con la fantasia, a pensare alle cose grosse che avresti potuto fare in
tutti i campi, in cui avresti espresso il tuo modo di essere unico.
E visto che ti sentivi potenzialmente così importante, hai accettato quasi per scherzo
quell'appuntamento che ti ha chiesto la collega del secondo piano, giusto per vedere se la realtà si
poteva accordare con la fantasia.

Uscendo dalla camera d'albergo hai pensato che il fatto non era propriamente corretto nei confronti
di tua moglie, sempre ché lo si potesse chiamare “fatto”: dopo tutto era un dettaglio privo di reale
significato, un esperimento, un diversivo dimenticabile e che certamente avresti presto dimenticato.
Così, tornando a casa hai abbracciato i bambini come sempre, pensando che nessuno si sarebbe
accorto di niente.

Tu hai dimenticato, ma lei no, e tu non ti sei negato, un po' per la sua insistenza, un po' perché
qualche volta ne avevi voglia, così quei trascurabili incontri sono diventati il diversivo del martedì e
poi il diversivo del martedì e del venerdì. E a casa hai incominciato a innervosirti, perché la vista
della moglie e dei figli ti suscitava un senso di colpa. E sentirti in colpa ti faceva arrabbiare ancora
di più, perché il senso di colpa non è un requisito degli uomini superiori, è uno stupido freno sulla
via delle grandi realizzazioni.

Ogni minima contrarietà è diventata un pretesto per sfogare la tua rabbia, frutto delle tue stesse
contraddizioni. Sul lavoro i sottoposti hanno cominciato a temerti e hai visto questo fatto come un
miglioramento dell'ambiente, un chiarimento su chi fosse lì a comandare. La casa invece è diventata
un inferno: colpa ovviamente della famiglia che non va bene. E allora urla, insulti, scenate, che
secondo te non sono una mancanza di controllo, (anche se quella voce così dura e carica di
aggressività che esce dalla tua bocca un po' ti sorprende), ma un mezzo teatrale che stai usando per
allontanarti da quella famiglia così inadeguata.

Al momento della separazione ti sei sentito finalmente libero e pronto per le grandi imprese. Solo
che avrebbero richiesto tempo: da soli non si può fare tutto, figurarsi con la collaborazione di quelle
persone impacciate, timide e piene di scrupoli di cui eri circondato. Ti serviva una struttura e allora
hai accettato un invito in loggia, chissà che non fosse un'organizzazione che avresti potuto sfruttare
per raggiungere le tue mete. In principio ti ha dato fastidio quella richiesta di obbedienza, ma hai
pensato che per un uomo determinato all'obiettivo come te e risoluto ad adoperare tutti i mezzi
giudicati razionalmente efficaci, prestare o fingere un po' di obbedienza in cambio dell'operatività
non sarebbe stato un prezzo eccessivo.

E' passato un po' di tempo e hai fatto carriera, sul lavoro, in loggia, con le amanti che si sono
succedute e talvolta sovrapposte; hai tanti risultati ma poco tempo per gli amici e poca voglia di
sorridere. Sai di essere diventato molto bravo a raggiungere i tuoi obiettivi, però, però... qualche
volta ti sfiora il dubbio se quegli obiettivi siano davvero i tuoi, se quelle cose che ti chiedono di fare
e per cui ti lodano, siano proprio le cose che vuoi tu.
E allora arrivo io, per una volta ti chiedo di ascoltarmi perché ti rivelerò qualcosa.

Pensi che sia una cosa bella e grandiosa costruire le città degli uomini, innalzare torri e opere
immense al cui cospetto lo stesso costruttore appare come un puntino?
Ma anche i castori innalzano dighe immense rispetto alla loro statura, anche i ragni costruiscono
vertiginosi ponti sospesi, anche le termiti abitano metropoli.

Pensi che sia un'impresa nobile e degna quella di creare un ordine nella società, stabilire sistemi di
relazioni semplici ed efficienti in modo da fare della comunità umana una struttura pacifica
prospera e laboriosa?
Ma le formiche e le api lo fanno ancor meglio senza nemmeno studi preliminari, le loro gerarchie
sono perfette e non subiscono logorio di ribellioni.

Non ti sei ancora accorto, dopo tanto indurimento interiore e tanto deserto, che le cose grandi,
quelle che rendono la vita degna di essere vissuta, sono proprio le cose “normali”? L'amore di una
moglie e dei figli, un ambiente sereno e collaborativo sul lavoro, amicizie disinteressate, la pace
interiore che proviene dalla consapevolezza di fare il bene?

Ebbene, è ora che apri gli occhi, perché forse è l'ultima occasione che avrai.
La verità è questa, quindi significa che stai sbagliando tutto, da un bel po' di tempo.
E' difficile da ammettere, è come scoprire che molte delle cose di cui ti gloriavi sono in realtà
motivo di vergogna. E' come scoprire che la carriera del tuo ego, che sembrava puntata
irresistibilmente verso l'alto, ti ha diminuito e relegato in una posizione miserabile.
Avrai il coraggio di accettarlo?

E ancora più difficile sarà ammetterlo di fronte agli altri, confessare le colpe, implorare il perdono...
ci vorrà coraggio, molto coraggio.
Ma se lo farai io ti sarò vicino, e ti premierò per ogni passo che farai. Per ogni umiliazione che
dovrai subire per ripristinare la giustizia, ti farò gustare consolazioni dolci come il miele.
E andrai a dormire soddisfatto, non un giorno lontano, ma ciascun giorno.

Firmato: la tua coscienza.

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