You are on page 1of 10
MARCO MAGGIORE, tuttavia e modificandolo secondo tendenze particolari che ae ; aa caratter di volta in volta il gruppo linguistico o il singolo idioma, Iza 1, Da quale latino deriva Fitaliano? Un primo dato da tenere ben presente é che tutti questi cambiameny si sono svolti prioritariamente sul piano dell’ oralita. Litaliang Cle altre lingue romanze non derivano direttamente dal latino letterario dej testi classici, che rappresenta la versione artisticamente elaborata della lin d'uso degli antichi Romani, Piti che la lingua célta imparata a scuola, ebbe importanza il latino parlato dai ceti pitt bassi delle diverse Province, differenziato a livello diatopico, «libero dalle costrizioni normative della lingua scritta, aperto alle innovazioni fonetiche, morfologiche lessicaliy (Meneghetti 1997: 24): é con questo tipo di varieta, piti che con il latino di Cicerone, che entravano in contatto i “barbari” al loro ingresso nei terri- tori dell’Impero, facendole proprie quando si “tomanizzavano”. E proprio il lessico a fornirci le prove piti evidenti di questa differen- za di piani: non é raro il caso di parole comunissime nel latino letterario dell’Antichita che sono scomparse senza lasciare traccia nelle lingue neo- latine. Ad esempio, per esprimere il concetto di ‘bello, di piacevole aspet- to’, il latino classico usava la voce putcer (piti tardi scritta anche puLCHER, secondo la pronuncia antica), ma questo aggettivo non & sopravvissuto in nessuna lingua romanza. Per esprimere il concetto di ‘bello’ le lingue ibe- tiche e il rameno si servono di voci che continuano il latino rormosus: rum. frumos, sp. hermoso, port. formoso; invece italiano, il francese, il pro- venzale, il catalano impiegano rispettivamente bello, bean, bel, bell, tutte discendenti dal latino seius, Si tratta di un caso tipico in cui la voce del latino letterario é stata sop- plana dalle parole piti comuni nel latino dell uso, al quale gli studiosi si eee cae I re pratica ma non del tutto corretta di Jati- ne i ts eee Bie see halel per distinguerlo dalla lingua omina a Schuchardt 1866-1868). Attraverso un lento processo di evoluzione diacronica, dal latino dell'usgs 01 sviluppatii volgari, cost chiamati in quanto considerats lingue no dunque del popolo 8 4. LE ORIGIN e concepiti in contrapposizione al latino normato della tradizione gram- maticale (vd. Vitininen 2003). 1.2. Dopo l'Impero: storia e soceta Molti dei cambiamenti fonetici e morfosintattici esaminati nel par. 1 avevano gid cominciato a prodursi nel latino di eta repubblicana e poi del- Ja prima eta imperiale, senza perd riuscire subito a imporsi. Forme tradi- zionali (“corrette”) einnovanti(“scorrette”) convivevano nella lingua par- lata tutti i giorni, con modi e gradi diversi a seconda dell'istruzione e della condizione sociale dei parlanti, esattamente come accade nellitaliano € nelle altre lingue di ogg. Anche dopo la fine dell'Impero Romano @Occidente, datata conven zionalmente al 476 d.C. (deposizione dellultimo imperatore) ma comin- ciata in realti molto prima, la civilt’ romana continud a sopravvivere a lungo nei territori della Pars Occidentis, e almeno fino agli inizi del VI se- colo restd attiva un po’ ovungue «la scuola laica, di tradizione imperiale, impegnata a conservare il rispetto della norma grammaticale e a traman- dare la conoscenza degli autori classici» (Meneghetti 1997: 23). E molto probabile dunque che ancora agli albori del VI secolo gli abi- tanti della Penisola si sentissero coscienti di parlare una lingua che, sia pure con qualche scarto di natura fonetica e morfosintattica, coincideva con la variet’ appresa a scuola (cfr. Herman 1988). Fu probabilmente decisiva, per il definitivo collasso linguistico culturale della iti, Poccupazione da parte dei Longobardi, iniziata nel 568 al termine di un secolo di grand rivolgimenti (sw tuti, la teribile guerra greco-gotica del 535-553): si determind allora un brusco mutamento del quadro politico e sociale, con la divisione della Penisola in due aree di differente cultura: «un'Italia appenninica di tipo longobardo, sede privilegiata delPazione benedettina, ¢ un'Italiacostiera, legata al mon- do bizantino di lingua greca» (cft. Casapullo 1999: 25, con rinvio a Baldelli 1988). I ee tra le singole zone erano ormai indeboliti per il venir meno delle strutture politico-amministrative dell’Impero. Sccoli 9 MARCO MAGGIORE, di guerre e invasioni avevano determinato una decisa Contray; commerce, in molt cas, Fabbandono delle antiche vie dione; ne. Le citta conobbero un progressivo spopolamento, favorito qec2- che sempre pit spesso gli aristocratic si itiravano nelle camps to seguentemente,rspetto alla prima et imperiale, il livello dig oo delle masse popolari si deteriord. 20 I graffiti anteriori al 79 d.C. sopravvissuti sui muri di Pompei g stituiscono limmagine di una popolazione urbana d’et classica ine os mente alfabetizzata, attenta al dibattito politico e dedita alla letturao aj} scolto delle grandi opereltterari dela latnita: su alcune pared ing leggono versi dell’Eneide di Virgilio e di altre opere classiche, Invece, dal, Tarda Antichit in poi, verified una polarizzazione sempre pit nema lamaggioranza schiacciante degli individui lasciata all analfabetisme Gian solo il popolo, ma in molti casi anche le alte sfere dell atistocrazia) e ung ristrettissima cerchia di persone capaci di leggere, scrivere ¢ trasmettere |g cultura latina, Nei secol dell Alto Medioevo lalfabetizzazione riguardec ormai quasi esclusivamente il clero (> par. 1.2.1). Questo stato di depres. sione culturae ed economica si protrasse a lungo, almeno ino a seceio] e XII, quando ebbe inizio una sostanziale ripresa economica e culturale della Penisola (la “tinascita” dell’anno Mille). S vol. Si 1.2.4. Il cristianesimo Venute meno le condizioni politiche, economiche e sociali che aveva- no tenuto insieme l'Impero d’Occidente, nei secoli della Tarda Antichi, tac del primissimo Medioevo Punico, potentissimo fattore unificante sul piano culturale ¢ linguistico era rappresentato dal cristianesimo. A par- tire dal IV secolo esso fu elevato a religione di stato: si determind cosi come una sorta [..] di trasferimento alla Chies versalitache prima rappresentava una delle caattristche pit salient dels zioneimperiale romans: rain pol senso diappartenenza poitice cag ng esprimera nei termini di lun auto-riconoscimento piti religioso che Civile, nel senso che allorgoglio del des romani sosstiril move orgopliodel dye (Meneghetti 1997: 25-26). 7 a di Roma di quel tratto dell uni- 10 1. LE ORIGINT J cristianesimo risultd anche determina: : . a inte nel processo di . done dei barbat, i quali divenivano romaninel ren oe mani nel momento in cui si con- yertivano alla nuova religione: anche grazie alla fervida attivita del mona chesimo occidentale che conobbe lapice tra V e VI secolo, furono con- quistate alla cultura latina regioni mai prima sottomesse al dominio di Roma (come IIrlanda, cristianizzata a partire dal V secolo), Nei suoi primi seco il cristianesimo, che per sua missione esaltava gl umili, aveva promosso un latino dimesso ¢ “popolare”, non di rado in polemica con a cultura romana ufficiale. Un modello linguistico deter- rminante fu quello della Versio pulgata (anche nota come Vuleata), la eax dazione della Bibbia messa a punto da san Girolamo frail 385 ¢ il 4o4 4.C, che sarebbe stata per tutto il Medioevo (e ben oltre) il testo sacto di riferimento del cristianesimo occidentale, sostit i alle versioni bi- bliche citcolanti in precedenza ina). Inuna delle sue epistole Girolamo, studioso e scrittore di rafinatissima educazione “umanistica’, dichiara programmaticamente di voler ricorre~ re nella sua traduzione al i pops (emo eralsabae scopo di facilitare la Saeed testo ai lettori pitt umili. tratta tuttavia di un cedimento incontrollato verso il volgarismo, ma della consapevole adozione di un latino semplice e corretto, lontano da pre~ ziosismi retorici e stilistici, che esercitera un influsso enorme sugli svilup- pidel latino medievale (cf, Roncaglia 2006: 49-51). Grazie allazione di scrittori ¢ intellettuali come Girolamo, Agostino, Ambrogio, il cristianesimo si liberd delPiniziale rifiuto della cultura clas- sica. La nuova cultura, un po’ alla volta, arivd ad assimilate la vecchia: Le- redit’ culturale di Roma poté cost sopravvivere nel mondo occidentale (ctr ivis 31-117). Il |atino era dunque la lingua del cristianesimo occidentale, la lin- gua usata nella liturgia, nell'amministrazione e in generale nella scrittura dai eric (religiosi, monaci, ma anche letterati, giudici, notai), cio’ le per- sone alfabetizzate. Esso, tuttavia, col tempo era ormai diventato incom- prensibile per chi non lo imparava a scuola, ¢ le stesse persone istruite avevano come lingua materna le varieta neolatine parlate dal popolo, dif- ferenti di regione in regione, di citta in cita e di villaggio in villaggio. Di u MARCO MAGGIORE questi “tanti latini”, perd, sappiamo molto poco, in quanto non Ne esi. : si no registrazioni dirette nella scrittura. sts 1.2.2. Migrazioni di popoli I] latino non fu mai soppiantato dalle lingue portate dai Popoli invase. ri, che erano principalmente (manon solo) di etnia germanica, inizialmen- te di ceppo gotico ¢ poi, dal VI secolo, Longobardi. Lepigramma diun ignoto verseggiatore romano, risalente ai tempi del occupazione dei Go. ti (sece. V-VI), ci offre qualche indizio sulla situazione linguistica dj Roma sotto le invasioni barbariche: Inter vils goticum, scapia, matzia, ia, drincan, non audet quisquam dignos edicere versus. ‘In mezzo a tante parole gotiche, els [salve!], sapia [ procura], matza ' mangia- re)} ia [c'}, drincan [*bere’}, nessuno osa piti comporre degnamente vers’ Nonostante le preoccupazioni dell’anonimo, la situazione linguistica della penisola italiana sarebbe cambiata radicalmente solo piti tardi, con lavvento dei Longobardi alla fine del VI secolo. Con i nuovi invasori «viene instaurato un nuovo ordinamento giuridico e si diffondono le Le- _ges Langobardorum: sono scritte in latino, ma pullulano di termini tecnici germanici, tanto che i codici che le raccolgono devono essere dotati di glossari esplicativi» (Sabatini 1996: 201-94). Dal nome dei Longobardi vie- ne quello della Lombardia, che nel Medioevo poteva designare litera Ita- lia: ad esempio le regioni delP'Italia meridionale controllate dall'Impero bizantino erano note in Oriente come thema di Langobardia. Solo successi- vamente il toponimo Lombardia passa a indicare grosso modo I'Italia set- tentrionale. Conil passare del tempo gli occupanti di etnia germanica furono assor- biti dalle popolazioni indigene, ma il contatto linguistico che si determind nei secoli delle invasioni barbariche ha lasciato trace notevoli nel lessi- | codellitaliano, che non a caso é ricco di germanismi, Molti di questi pre- stiti dalle lingue germaniche si possono datate al periodo della Tarda 12 1. LE ORIGINI cidentale *r1k1 0 dal gotico retks (cfr. Castell soppiantd del tutto il latino pives, che hon si continuato in italiano (ma ilatino tardo Divan @ sopravvisuto nelle dovista ocho abbondanza’, che perd ha un ambito duse pi atest pio ancor piti noto, il latino BEL uerra’ non ha lasciato eredi nelle lingue romanze (forse anche a causa della omofonia con aeeina ‘bello’, cil wo posto & stato preso dalla base germania (ore frincone) *wenra ‘mischia’, che ha dato vita alPit, Suerra come al fr, guerre (cfr. REW, 9524a) Sono numerose le parole derivanti dalle lingue germaniche (gotico elon- gobardo su tutte) che oggi appaiono perfettamente ambientate nel lessico italiano di base: tra queste banca, bando, Suancia, guardare, lista, paleo, schiaffo, schiena, smalto, spruzzare, stecca, fappo e molte altre, 4 ; I cristianesimo cla coesistenza degli elementi romano egerma- nico sono le due principali novita dei secoi della Tarda Antichit,¢ nel contempo rappresentano gli elementi costitutivi per la formazione delli- dentita culturale dell’Europa medievale, Una terza importante novita, for- se addirittura decisiva, fu rappresentata dallespansione islamica (secc. VII-VII1), che, rompendo la precedente unita culturale del : mondo medi- terraneo (con Poccupazione dell’Africa romana e success occt ivamente della Spagna e della Sicilia), segnd, secondo la tesi dello storico Henti Pitenne, «la vera fine del mondo antico» (Meneghetti 1997: 3). Su questa prima parte, vd. —> Aulaweb@percorso: Dal latin alltaliano. ani 2000: 91-92). Tale forma LUM ‘gi 13. Latino e volgare nell’Alio Metlioevo Sie gia fatto riferimento a un problema di fondo, in gran parte insor- montabile: ci confrontiamo, per i secoli decisivi del passaggio dal latino alle lingue romanze (0, nel nostro caso, alltaliano), con alacune certe ed enormi nella documentazione ~ vere e proprie voragini — proprio in corrispondenza dei passaggi pit delicati» (Asperti 2006: 12), oppure, con le parole di Meneghetti (1997: 19), con «quattrocento anni, o poco meno, dizona grigia, di latenza, di “non pit” ¢, insieme, di “non ancora”». 13 MARCO MAGGIORE Nei secoli successivi alla fine dell'Impero, come sid gua utilizzata per la scrittura fail latino. Esso era use ites dtipo leterario, ma anche per le scritture di carattere pega PEt tratt, protocol notarl, atti amministrativ, sentenze giuidche nie era inoltre la lingua della liturgia, e avrebbe mantenut iM lating al Concilio Vaticano II, nella seconda meta del XX dimenticare, inoltre, che ctto, Punica lin, 0 tale funzione fing secolo. Non si deve il latino medievale non era soltanto una lingua scritta, dal momento ch te occasioni, ca liveli diversi di format, veniva in situation come nicative di po orale [.. Era la lingua delezione dell cosmopolita feeticale linet wtp ee confratelli di pari cultura, ed era imy ente, nelle conversazio. ni anche private fra uomini di cultura di differente origine geografica (Casapullo 1999: 18). Esistevano insomma, nei primi secoli del Medioevo, due codici dik versi: uno, il latino grammaticale che si imparava a scuola, utilizzato so. prattutto in contesti formali ¢ ufficiali; Valero, la lingua materna volgare sviluppatasi spontaneamente dal latino ma ormai da esso molto diversa, i- mitata alla comunicazione informale e pertanto esclusa (almeno per quan- to ne sappiamo) dalla scrittura. Gli studiosi definiscono diglossia la situazione sociolinguistica per cui nella stessa societa cocsistono due lingue dottcdigaitdremcioest gio, una lingua A (=alta) e una lingua B (= bassa), che si usano in contesti ia \ 7 diversi: la prima in tutti gli usi di tipo formale, la seconda per la comuni- cazione informale. A conti fatti, lo stato di diglossia dell’ Europa romanza medievale avrebbe anche potuto sopravvivere a lungo: ad esempio, ancor oggi, nella Svizzera tedesca convivono in ambiti uso diversi il tedesco standard (Hochdeutsch), lingua che siimpara a scuola ¢ si usa nella scrittura e nella comunicazione formale, ¢ i dialetti svizzeri (Schweizerdeutsch), va- rieta germaniche imparentate col tedesco letterario ma da esso molto di- verse ¢ tra loro differenziate da zona a zona, che si usano in famiglia e nel- la comunicazione di bassa formalita (vd. Bianconi 2001). 14 1. LE ORIGINE 4.3a. Leta di Carlo Magno Perché invece con le varieta romanze andd diversamente, e i volgari si fecero spazio fino a soppiantare il latino nella fanzione di lingue di culea- ra? Rispondere a questa domanda non ¢ facile. Come fatto storico deter- minante, gli studiosi tendono ad attribuire una certa importanza alla co- siddetta rinascita carolina, cio? alla riforma culturale promossa dall’im- peratore Carlo Magno (742-814) c attuata grazie all'energica attivita di letterati come Aleuino di York (735-804). Tale movimento culturale puntava anzitutto a una pitt adeguata istruzione del clero, da attuarsi attra- verso la restaurazione del latino classico e il ritorno alla sua correttezza ammaticale ¢ ai suoi alti valori formali, Ne derivd un potenziamento della scuola ¢ una fioritura delle lettere. Come conseguenza, emerse per Japrima volta in modo chiaro la differenza ormai incolmabile trail latino grammaticale, patrimonio esclusivo delle persone istruite,¢ a lingua par- Jata tutti i giorni dal popolo. Risale a questo periodo, non a caso, una disposizione del grande Con- cilio di Tours dell’anno 813 che invitava i vescovi a servirsi per la predi- cazione rivolta alle masse popolari non piti del latino, bensf, a seconda della nazionalita dei loro fedeli, delle parlate germaniche o della rustica romana lingua per far sf che i precetti del Vangelo potessero essere com- presi anche dalle persone incolte, Si tratta della prima certificazione uffi- Gale dell’esistenza di una lingua parlata romanza diversa dal latino (roma- nna lingua), definita rustica in quanto tipica dei contadini privi di istruzione emessa sullo stesso piano della theotisca lingua dei Franchi. 1.32. Il volgare prima del volgare: latino circa romancum’ o Scripta latina rustica’ Facciamo un passo indietro ¢ consideriamo la situazione prima delleta di Carlo Magno, e soprattutto i secoli VII VIII, decisivi per la formazio- ne delle lingue romanze (cfr. Casapullo 1999: 27). [ testi latini di questi secoli hanno caratteristiche molto particolari: l'aspetto profondamente “corrotto” della loro lingua (se si prende il latino classico come termine di paragone) é in realtail segno delle nuove esigenze comunicative cui il 45 MARCO MAGGIORE latino era chiamato anispondere nella societa altomedieyal, Gi che, per scopi legati alla vita di tutti i giorni, scriveys a, N° € Gallia dei Merovingi o nell'ala dei Longobards alee ting solito st una preparizione cultural assai modesta one cid), erano soliti piegate il codice scritto alle can ren mento. conta inguin che Bocas He Un cag ha Puers interferenza tr codici AccB (rispettivamente latino e volgare):ad esempio potent a re che un giudice leggess ad alta voce apersoneilletterate wnt in latino, eercando meglio che poteva di renderlo comprensinle psio uditorio con adattamenti in ditezione del volgare; oppure, al eon” tio, poteva accadere che un testimone romanzofono (cio’ parhnte lingua romanza) comparisse a rendere una testimonianza davanti aq tio, costringenclo questultimo a metterea verbale in latino, in prey diretta, parole pronunciate in volgare: soprattutto questultima situa. zione produceva conseguenze linguistiche notevoli. Consideriame guente stralcio di un atto notarile redatto a Lucca nell’anno 765 (trat- to da Schiaparelli 1933: 186): Prandiuim eorum tali sit per omnem septimanam: scaphilo grano, pane cocto,ct duo congia de pulmentario, faba et panico mixto bene spisso et condito de uncto aut de oleo [...}. ri Dell T Contare di 0 ragion : ne csigenze pratiche det now Nell’elenco dei beni non sono piti rispettate le distinzioni morfologiche, ¢ le desinenze segnacaso vengono sostituite da una sorta di caso obliquo generalizzato che distingue soltanto le terminazioni -o per i maschili, -a peril femminile ed -e ambigenere per i nomi della 3* classe (pitt -a neutro € -as femminile nel pl.): cosi abbiamo nel documento lucchese pane coco, et duo congia de pulmentario accanto alla sequenza quasi interamente volgare panico mixto bene spisso et condito de uncto aut de oleo, La caratterizzazione linguistica di questi testi non é affatto casuale, an- zi risponde a tendenze ben precise messe gid in evidenza da due studi fondamentali di Sabatini (1996: 972-98; 320-58). Passi come quello appena visto ricorrono normalmente nella sezione centrale dei documenti. Nelle , 16 1. LE ORIGINI sezioni centrali o “libere”, infatt, troviamo sequenze testuali che di solito cerano verbalizzate in simultanea con le dichiarazioni di cliente testimo- nisil notaio, che nelle parti inizialie finali dei documenti ricopiava formu- Je notarili preconfezionate, nelle parti libere era invece costretto a im- provvisare. Tuttavia ~ e a questo si deve fare attenzione ~ il risultato nel testo di arrivo non pud ancora essere qualificato propriamente come vol gare:sitratta piuttosto di un livello di scrittura intermedio tra il lati- no scritto ¢ la lingua parlata (cft. Petrucci 1994: 13): a tale tipologia di lingua scrtta si attribuiscono le etichette di latino circa romangum (Aval- Je 1970) 0 di scripta latina rustica (Sabatini 1996). Si tratta, per dirlo con le parole di d’Arco Silvio Avalle (1970: x), di una lingua scritta «né latina nel senso pieno della parola né volgare, ma piuttosto un latino che imita il volgare». Un esempio notevole per Falta incidenza di volgarismi ¢ il Bre- ve de inguisitione (‘verbale dellinchiesta) redatto a Siena nel 745 (> Au- laweb@Le Origini.testor). La riforma carolina intendeva porte un argine proprio a questo tipo di tsi scritti scarsamente sorvegliati del latino, Ciononostante, il latino dei diplomi ¢ delle carte notarili avrebbe risentito ancora a lungo della pres- sione del volgare: un volgarismo necessario & costituito anzitutto dai nomi di persone e di luoghi, «perché in una transazione economica o in tuna vertenza giuridica é di ovvia importanza poter chiaramente identifi- care le persone ci luoghi coinvoltiv (Larson 2011:85). E per questa ragione che in documenti interamente latini redatti in Toscana nei secoli X-XII troviamo nomi di persona come Iohannes bifolo, Petrus vocatur Piscainvia, Bemardo Scarafagio, Raineri Tocacoscia o Braco fiio Fottimolto (cfr. Larson 1995; 2003: 132-34). Tuttavia, ponendo fine a esperimenti di mediazione come la seripta la- tina rustica, la svolta segnata dalla rinascita carolina avrebbe contribuito, nella lunga durata, a innescare un processo di individuazione delle varieta romanze rispetto al latino: in questo senso la riforma promossa da Carlo Magno costitusce la premessa necessaria per interpretare Tapparizione dei primi testi propriamente volgari, all interno di contest tradizio- ni di scrittura in cui per lungo tempo il latino era stata unica opzione disponibile. 7

You might also like