You are on page 1of 22
MEDIO ORIENTE: PROBLEMI E CONFLITTI "A. perché dun antico malessere Come nasce il problema del Medio Oriente Cc on il termine «Medio Oriente» si intende convenzionalmente I’a- rea che comprende gli Stati di Turchia, Siria, Libano, Israele*, Giordania, Iraq, Iran, Arabia Saudita, Kuwait, Yemen, Oman, Emirati Arabi ed Fgitto. Tranne quest’ultimo, che si trova in Africa, tutti gli al- tri Stati appartengono al continente asiatico. Quest’area faceva parte dell’Impero ottomano, cio’ turco, fin dal xvi secolo. I turchi avevano tuttavia lasciato sempre larga liberta am- ministrativa alle popolazioni indigene, che erano tutte di ceppo arabo. Inoltre, tanto gli arabi quanto i turchi sono di religione musulmana Questa fu fondata da Maometto che, nel vil secolo d.C., raccolse i suoi j insegnamenti nel libro sacro del Corano*. I] Corano insegna la fede j yerso un unico Dio (Allah) ¢ la felicita che deriva dalla sottomissione | (in arabo «islam») alla sua legge. Il termine islam oggi indica appunto ' la religione musulmana e la civilta che da essa deriva. ' Dopo la Prima guerra mondiale, sconfitti i turchi, Gran Bretagna e Francia divisero il Medio Oriente in protettorati e ne ridisegnarono la carta geografica unicamente sulla base dei propri interessi. Tra l’altro, | i 274 sll le truppe europee di occupazione erano considerate «infedeli» € mise- ro in essere una occupazione militare molto dura. In realta, ancora prima che si scoprisse l’enorme ricchezza dei cimenti petroliferi della zona, inglesi e francesi avevano puntato gli oc- chi sull’area del Medio Oriente che, soprattutto dopo l'apertura del ca- nale di Suez nel 1869, era diventata una zona di importanza fondamen- tale per i traffici con l’Oriente. In risposta all’occupazione europea, sorsero in tutta la nazione araba numerosi movimenti di liberazione che, seppure con strategie € strumenti diversi, si riproponevano di scacciare gli infedeli. A questo punto & necessario chiarire che gli arabi, pur essendo di- in vari Stati, si considerano tutti uniti, sentendosi un’unica nazione (sebbene i governi degli Stati arabi siano spesso in contrasto tra loro). Questo perché, grazie al Corano, il libro sacro dei musulmani*, essi hanno conservato la loro lingua antichissima e le loro tradizioni. Ecco allora un primo elemento: tutto cid che succede nel Medio Oriente non riguarda solo le popolazioni di quel limitato territorio, ma coinvolge tutta la nazione araba. Lo Stato di Israele li ebrei* sono un antichissimo popolo che abitava 4000 anni fa in Palestina e che i romani dispersero per il mondo nel 70 d.C., do- po aver distrutto il Tempio di Gerusalemme*. A quell’epoca infatti lo Stato ebraico era uno Stato teocratico, dominato cioé dal potere reli- gioso. Proprio grazie alla religione e alla Bibbia, gli ebrei che si disper sero per il mondo (la cosiddetta diaspora*) restarono uniti tra loro, mantenendo la loro lingua € le loro tradizioni. Verso la fine dell’Ottocento sorse il sionismo*, movimento che propugnava la costituzione di uno Stato ebraico in Palestina. Appog- giandosi politicamente alla Gran Bretagna e fidando sul fatto che i co- loni ebrei insediatisi in Palestina erano davvero numerosi, nel 1948 gli ebrei ottennero dall’Onu, ancora scosso dal genocidio perpetrato da Hitler, il consenso a proclamare uno Stato israeliano in Palestina. Secondo il piano dell’Onu, comunque, la Palestina si sarebbe do- vuta dividere in tre Stati: Stato ebraico e Stato palestinese sulla riva si- nistra (ovest) del fiume Giordano, Regno di Transgiordania sulla riva destra (est). Si profilava cosi l’esilio per molti palestinesi che avrebbe- ro dovuto lasciare le loro terre per far posto a Israele. 275 Ma la cosa pitt grave per pli arabi en che ane State non anshe & chiaramente filobritannico occupasse uni Zona stialegicn del Medio Oriente. Nel 1945 per consolidare i rapporti politic’ Wa loro.) principal Sta ti arabi dicdero vila alla Lega araba, con china ixpirazione anticolo niale e antisionista, Date queste premesse, a guerra Gra inevitabite, I conflitti arabo-israeliani fino al 1990 forte di una ili I conflitto scoppid nel 1948 ¢ durd duc anni; fs maggiore coesione militarc, ne uscl vincitore, Anc no di Transgiordania ne trasse un vantaggio annctlendosi una parte di quel lo che avrebbe dovuto essere lo Stato palestinese ¢ cioé la Cisgiorda nia; da cid il cambiamento del nome in Regno di Giordania. Nel 1956 il presidente egiziano Nasser nazionalizz6 i) canale di Suez, che fino ad allora era stato controllato da inglesi © francesi Israele vide in qu : upposto di untapgre sione al suo territorio e, insieme alla Francia ¢ alla Gran Bretayna, mosse guerra all’Egitto. A questo punto I’Urss ¢ gli Usa, sentendosi ta- gliati fuori dal gioco e non vedendo di buon occhio Ia continuazione del controllo europeo sul canale, fecero pressione sull’Onu affinché in- timasse la sospensione delle ostili Nel 1967, a seguito di un’intensa azione diplomatica di Nasser, che mirava a stringere pit forti legami politici ¢ militari con gli altri $ arabi, Israele, sentendosi nuovamente minacciato, scaten6 una violenta guerra (la Guerra dei sei giorni) contro gli arabi e, sotto la guida del generale Moshe Dayan, in sei giorni riporto una vittoria su tutti i fron- ti. Con questa guerra, Israele conquistd vasti territori: — asud il Sinai e la «striscia» (cioé la fascia costiera) di Gaza, che furono sottratti all’ Egitto; — aest la Cisgiordania sottratta alla Giordania; — anord le alture del Golan sottratte alla Siria; ~ la parte orientale di Gerusalemme (nel 1949 l’Onu aveva diviso la citta in due zone, una occidentale assegnata a Israele e una orientale assegnata alla Giordania). Tranne il Sinai, che fu restituito all’Egitto sulla base di un trattato di pace, questi territori furono trattenuti da Israele, che li giudicd es- senziali alla difesa dei propri confini (sono appunto i cosiddetti «terri- 276 tori occupati*). 1s tale, imponendov ‘acle, inoltre, fe di Gerusalemme ta propria eapi I suo controllo eselusive. Oppid nel 1973 (la guerra del Kippur), quando ito aggredirono Isracle per riconquistare i territosi occupa ti, Dopo un primo momento di sbandamento, Je truppe corazzate isracliane ri La quarta guer Siria ed F rono ad avere il sopravvento, Ancora una volta inte venne l’Onu a imporre un cessate il fuoco © a inviare uppe neutrali G caschi blu*) a fare da cuscinetto tra gli eserciti. L’Olp. L’ intifada I alestinesi presenti nei territori occupati erano costretti a vivere in una situazione di vera ¢ propria prigionia, non avendo la possi- bilita di spostarsi, di muoversi, di Javorare se non sotto il controllo dell’autorita militare isracliana. Essi si aggiungevano a quci palestine: costretti all’esilio nel 1948 e che da allora vivono nei «campi profughi-*, cio’ in zone chiuse dalle quali non possono uscire. La terribile miseria di questi palestinesi ¢ la convinzione di avere subito un torto da parte dei Pacsi curopei ¢ degli Usa, che avevano consentito la formazione di Isracle sulla loro terra, hanno spinto molti di loro a entrare nei vari movimenti di guerriglia, federatisi poi nel- LOlp* (Organizzazione per la liberazione della Palestina); di questi gruppi, il pit importante era al-Fatah*, guidato da Yasser Arafat. Sotto la guida di Arafat, a partire dal 1970, l'Olp ha progressiva- mente abbandonato le sue posizioni estremiste (distruzione dello Sta- to di Israele) e la pratica del terrorismo indiscriminato, portandosi via via su posizioni pit’ moderate. Nel 1988 infatti l’Olp ha chiesto la for- mazione di uno Stato palestinese in Cisgiordania e ha riconosciuto lo Stato di Israele, adeguandosi cosi alla risoluzione 242 dell’Onu. I guerriglieri che in tutti questi anni hanno militato nell’Olp sono chiamati fedain. Non tutti perd hanno condiviso le posizioni moderate di Arafat; tra questi, il pit’ agguerrito é stato il gruppo libanese di Abu Nidal. Per capire quanto sia complicata la situazione dei palestinesi, si pensi che anche la Giordania, Stato in cui si era rifugiata la gran parte di loro nel 1948, per motivi di equilibri internazionali nel 1970 diede luogo a una carneficina, massacrando un gran numero di palestinesi e distruggendone le roccaforti. Fu il tragico Settembre nero, nome che fu 277 MEIC ORIENT. PROSTEMET CONTLITTE assunto poi da uno dei gruppi piir estremisti dei feduin sopravvissuti, diventato famoso per le sue azioni terroristiche antisracliane. La maggioranza delOlp, che si riconosceva in al-Fatah, claboro invece una strategia di pitt ampio respiro: mentre Arafat tentava a ti yello diplomatico di procacciare alleanze ¢ simpatic alla causa palesti- nese, i militanti dial ano luogo all'intifada* nei territori oc- cupati, ivi compresa la cittd di Gerusalemme. /uifada significa in senso lato «rivolta» ¢ in senso pill stretto «guerra di pictre», che consiste pro- priamente nella pratica, diffusa soprattutto tra bambini € donne, di ti- rare sassi sui soldati isracliani, A causa dell’intifada si @ creato in Pale- stina un clima di permanente tensione che ha contribuito a trasforma- re i] Medio Oriente in una polvericra pronta a esplodere. Una nuova intifada si & verificata alla fine di dicembre 2017 dopo che Trump, il nuovo presidente Usa, ha deciso di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Di questa polveriera fa parte anche il Libano, Stato in posizione strategica tra Israele e Siria, in cui a partire dal 1975 si @ scatenata una furibonda lotta tra decine di fazioni (cristiane, musulmane, palestinesi, filosiriane, filoisraeliane) le quali, in una disumana lotta di tutti contro tutti, hanno concretamente distrutto il Paese che ancora oggi rimane oggetto di appetiti e terreno di conquista per i due Paesi confinanti. L’importanza del petrolio I n tutto questo scenario, ha grande rilevanza la questione del pe- trolio, indispensabile risorsa per il sistema di vita attuale dell’uo- mo. I maggiori produttori mondiali di petrolio sono P'Urss e gli Usa, che perd consumano tutto cid che producono e non fanno quindi parte dell’Opec, che & l’organizzazione che coordina le esportazioni di pe- trolio dei Paesi produttori. L'Opec quindi controlla grandi quantita del petrolio in circolazione sul mercato, e i Paesi arabi ne costituiscono il nerbo centrale: altri Paesi produttori che ne fanno parte detengono in- fatti quote di estrazione molto pitt basse. Una buona parte del petrolio mediorientale & nelle mani di emiri € sovrani che sono molto odiati dal popolo arabo: sono monarchi che le grandi potenze occidentali hanno insediato in Staterelli creati pro- prio per consentire alle compagnie petrolifere occidentali il controllo dei pozzi e soprattutto dei terminali degli oleodotti. Si tratta di dina- stie ricchissime che sono ritenute vere € proprie affamatrici del popolo 278 coo oncure: Post € cows arabo, il quale @ tenuto al di fuori della spartizione dei profitti derivan- ti dal petrolio (i petrodollari) e vive, pur essendo la sua terra ricchiss ma, in condizioni tali che nessun occidentale accetterebbe per sé. 2. Gli sviluppi della questione palestinese Trattative e accordi fra stragi e attentati D eciso a pacificare, anche nel proprio interesse, l’'area mediorien- tale, 'Occidente aumenta la propria pressione su Israele per far- gli accettare un accordo di pace diretto a risolvere la questione pale- stinese. Le trattative vanno a rilento, ma prendono vigore quando, nel giugno 1992, il leader laburista Yitzhak Rabin vince le elezioni politi- che in Israele sconfiggendo il blocco delle destre. E cosi il 13 settembre 1993 Rabin e Arafat raggiungono un accor- do che prevede il riconoscimento, da parte di Israele, dell’Olp come rappresentante del popolo palestinese; contestualmente I’Olp ricono- sce il diritto di Israele a vivere in pace e sicurezza, rinunciando al ter- rorismo e agli atti di violenza. Laccordo prevede il ritiro entro due mesi delle forze israeliane da Gaza e da Gerico e, entro nove mesi, le elezioni a Gaza, a Gerico e nel resto della Cisgiordania, per costituire una Autorita nazionale palesti- nese (Anp)*. A quest’ultima sara affidata ’amministrazione civile del- le stesse Gaza e Cisgiordania, ma non di Gerusalemme e degli insedia- menti delle colonie israeliane. Entro ventisei mesi cominceranno le trattative per la definizione dello status finale dei territori occupati, del futuro di Gerusalemme e del ritorno dei profughi. Nel corso delle trattative dovranno essere affrontati problemi scottanti come quello degli insediamenti israeliani e quello della for- ione di un vero e proprio Stato palestinese. Rabin, confermando il suo impegno per la pace, ritira l'esercito dalla Striscia di Gaza, che passa cosi sotto il controllo palestinese. Se da una parte si registrano successi nel processo di pace, dal- Paltra non diminuiscono né le stragi provocate dagli israeliani né quelle causate soprattutto dai gruppi integralisti islamici che si op- Pongono agli accordi con Israele. In ogni caso, alla fine del 1994 si in- travede una Palestina in cui si precisano due forze determinanti: ma 279 VOlp guidata da Arafat, che cerca di assumere un ruolo di arbitro, € gli integralisti di Hamas* e della Jihad* islamica, che rifiutano ogni accordo con Israele, : cae Nello Stato ebraico, inoltre, i partiti di destra ~ primo fra tutti il Li kud — portano avanti contro il Governo di Rabin, considerato un tradi- tore della sacra terra di Isracle, un’aggressiva campagna che il 4 no- vembre 1995 sfocia in un avvenimento che sconvolge il mondo: un estremista della destra israeliana uccide a colpi di pistola Yitzhak Ra- bin, che stava partecipando a Tel Aviv a una manifestazione in favore della pace. Dopo due giorni oltre 2 milioni di persone e ottanta Grandi della Terra partecipano ai funerali del leader moderato. Subito dopo la morte di Rabin, Shimon Peres assume I’incarico di capo del Governo, proseguendo Ia politica di pace del suo predecesso- re, tanto che il lento ritiro dell’esercito israeliano dalla Cisgiordania continua. E cosi il 20 gennaio 1996 possono aver luogo le prime elezio- ni della storia palestinese. In Cisgiordania, Gaza, Gerico, Gerusalem- me, Yasser Arafat sconfigge i gruppi integralisti e viene eletto trionfal- mente presidente dell’Anp. Intanto, alle elezioni politiche, che si tengono in Israele il 29 mag- gio 1996, risulta vincitrice la coalizione di destra guidata dal Likud, e dal suo leader Benjamin Netanyahu. La politica intransigente condotta dal Governo di Netanyahu — so- stanzialmente sostenuta dagli Usa, principale alleato di Tel Aviv — porta aun punto morto le trattative tra israeliani e palestinesi. Da parte loro, i guerriglieri palestinesi, in particolare quelli appar- tenenti ai due gruppi integralisti islamici della Jihad e di Hamas, conti- nuano la serie di attentati sanguinosi, a ognuno dei quali Israele ri- sponde prontamente con rappresaglie, bombardamenti e incursioni an- che nel Libano del Sud e in Giordania. Vallora presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, intanto, presenta una proposta di mediazione, grazie alla quale il 23 ottobre 1998 viene firmato un nuovo accordo di pace, che prevede il ritiro quasi immedia- to delle truppe israeliane dal 13,1% del territorio della Cisgiordania (cui seguiranno ulteriori ritiri) e ’impegno dei palestinesi a combatte- re le organizzazioni terroristiche. 117 febbraio 1999 si verifica un infausto evento: muore uno dei prin- cipali fautori della pace, re Hussein di Giordania, da tempo malato. Pochi mesi dopo, nelle elezioni parlamentari che si tengono in Israele, si registrano un netto successo del Partito laburista guidato da Ehud Barak e una secca sconfitta del Likud, il partito di Netanyahu. 280 ee ee. ee Srestsiikicaiemnondl Le prime mosse di Barak sono dirette a rilanciare il piano di pace, tanto che, il 4 settembre 1999, firma un accordo relativo al rilascio di un altro 11% dei territori cisgiordani. Agli inizi del 2000 Barak annun- cia il ritiro dell’esercito dal Sud del Libano, ritiro che avviene di fatto, dopo 22 anni di occupazione, il 23 giugno. Laccordo definitivo, perd, tarda ad arrivare perché i colloqui si arenano sulle principali questioni in causa: lo status di Gerusalemme, il ritorno dei rifugiati palestinesi alle loro case anche in territorio israe- liano, il futuro dei coloni ebraici che vivono in Cisgiordania e a Gaza, le frontiere e l’esercito del futuro Stato palestinese. Inoltre, i] 28 settembre Ariel Sharon, nuovo leader del Likud, si reca in visita, provocatoriamente, alla Spianata delle moschee di Geru- salemme (Monte del Tempio per gli ebrei), Parea della Citta santa sa- cra ai musulmani. La reazione non si fa attendere: riprende in tutto i] suo vigore Vintifada, che vede ancora i palestinesi, armati di fionde e sassi, sfida- re i mitra e i bazooka israeliani, che provocano centinaia di morti tra i musulmani, tra cui molti ragazzi. Anche Israele subisce duri colpi, tra cui il linciaggio di tre suoi soldati, e risponde con I'invasione dei Territori palestinesi, che si conclude con l’occupazione della Striscia di Gaza. Nel frattempo in Israele continua a diminuire la popolarita di Ba- rak, che viene accusato di aver offerto troppe concessioni ai palestine- si, tanto che le elezioni anticipate del 6 febbraio 2001 sanciscono la vit- toria di Ariel Sharon, che diventa primo ministro. La prigionia di Arafat N el 2001 si ripetono quasi quotidianamente scontri a fuoco, atten- tati e stragi. Da una parte i kamikaze palestinesi seminano morte tra i coloni e in alberghi, bar, stazioni, mercati ebraici; dall’altra, eserci- to, carri armati e aerei israeliani compiono stragi di guerriglieri e di ci- Vili palestinesi nei campi profughi, nei villaggi e nelle citta dei territori occupati. Alla fine del 2001, poi, l'esercito ebraico invade e occupa sei cittd della Cisgiordania, tra cui Betlemme e Ramallah, sede quest'ulti- ma del quartier generale di Arafat. Nel frattempo, il settantaduenne leader palestinese, cercando di barcamenarsi alla meglio, condanna le azioni terroristiche. Ma non ser- 281 ve @ niente, Gili oecidentali, Usa in testa, € Israele non si fidano pit del veechio | che ritengono coinvollo nel terrorismo delle fazioni pa- lestinesi intransigenti 0, comunque, incapace di stronearlo, 1) 3 dicem- bre i soldati isractiani cireondano a Ramallah il palazzo dove hanno sede gli uffici di Arafat e gli impediscono di uscirne, facendolo in prati- ca prigioniero. L'umiliante «prigionia» giova pero al veechio leader, ri- dandogli consensi ¢ prestigio non solo tra i palestinesi ma anche tra gli arabi. : : Nel frattempo le micidiali e sanguinose azioni suicide dei terroristi ma del leader /i cord il palestinesi provocano una reazione violentis nel marzo 2002 ventimila soldati e centinaia di m no la morte tra i palestinesi e, malgrado ’Onu ordini a Sharon di riti- rarsi dai territori rioccupati, occupano altre citta dell’Anp. Anche il papa, l’Onu e l'Unione europea chiedono agli israeliani di fermarsi, ma questi proseguono i bombardamenti e le azioni di guerra provocando massacri e stragi tra i civili. D’altra parte continuano a ritmo sempre pid intenso nelle citta israeliane gli attentati dei kamikaze, che a loro volta provocano stragi e morte anche tra i civili israeliani. Sharon, dal canto suo, mentre pone fine dopo cinque mesi di umi- liante assedio alla reclusione di Arafat, dispone la costruzione di un muro di cemento e di filo spinato tra Israele e i territori dell’Anp, mu- ro che é alto circa 10 m e sara lungo circa 360 km. E per tutto il 2002 continuano le stragi dall’una e dall’altra parte, con l’effetto di aumentare a dismisura il numero di innocenti, di bam- bini e di donne uccisi da una guerra assurda. La road map. Le esecuzioni «mirate». La morte di Arafat el 2003 la fiducia degli occidentali verso Arafat continua a dimi- N nuire, tanto che il cosiddetto «Quartetto» diplomatico — rappre- sentato da Usa, Ue, Russia e Onu — impone al vecchio presidente di nominare un premier, con il quale spartire il potere, e gli «raccoman- da» Abu Mazen, leader storico dell’Olp, noto per le sue posizioni mo- derate, spesso discordanti con quelle di Arafat. Viene intanto resa nota la cosiddetta read map* («percorso verso la pace») 0 mappa della pace, preparata dal Quartetto, Questa si pro- 282 nen ATR, PRET RAL E GONE LTT pone innanzitutto la cessazione del t lo Stato d'Isracle da una Parte e | ele fissa quindi un programma per la solu va {ne i ritiro di Israele dai territori occupati dopo se tembre 2000, il rientro dei circa 3 milioni di profughi palestinesi in Isracle, lo smantellamento delle colonic ebraiche, lo status di Gerusa- accetlazione della costituzione de Jemme. __ Comincia cosi a tappe forzate il dialogo tra Sharon e Abu Mazen, dialogo che si rivela subito intralciato da molti ostacoli. Da una parte continuano le carneficine dei kamikaze di Hamas e della Jihad, dall’al- tra, Israele inaugura le cosiddette esecuzi mirate», dirette a uccide- re i capi delle fazioni della guerriglia, ma che spesso provocano la mor- te di civili. . Né giova ai possibili accordi di pace la prosecuzione della costru- zione del muro ai confini della Cisgiordania, che condannata dall’O- nu. Anche perché il muro penetra in profondita nei territori occupati provocando lo smembramento e l’isolamento di intere comunita pale- stinesi. Ovviamente, il Governo di Gerusalemme rigetta queste osser- vazioni, ribadendo che il muro & un’opera fondamentale di difesa ed & diretto a porre fine alle stragi di civili nelle citta israeliane. Sempre pit pressato da Arafat e da Israele, Abu Mazen nel set- tembre 2003 presenta le dimissioni. Arafat subito le accetta e propone come nuovo premier Abu Ala, che @ a lui vicino, ma che ha fino ad al- lora dimostrato equidistanza tra le posizioni del presidente palestinese e quelle di Abu Mazen. Abu Ala, quindi, a novembre forma il nuovo Governo. Mentre continuano le stragi dall’una e dall’altra parte con l’ucci- sione di centinaia di civili palestinesi, a sorpresa Sharon ottiene dal Parlamento israeliano l’approvazione del suo piano, che prevede la smobilitazione unilaterale degli insediamenti dei coloni da Gaza e da altre colonie in Cisgiordania. E una decisione storica, tanto pid che il piano @ stato proposto proprio dal presidente israeliano, che viene considerato il fondatore della politica coloniale del Paese. L’11 novembre 2004, comunque, il mondo é scosso da una notizia sconvolgente: Yasser Arafat, per quarant’anni alla guida del popolo palestinese, muore a 75 anni. a i ; , Mentre riprendono gli attacchi mortali dei kamikaze, il 9 gennaio 2005 viene eletto alla presidenza dell’Autorita nazionale palestinese il 283 settanteMe Aby Mazen, successore «naturale» di Arafat, candidato di al-Fatah e Stadito sia agli Usa sia all’Europa. Due giorni dopo Sharon apre ai Jaburisti, formando con loro, 1°11 gennalo. Un Governo di unita nazionale. 124 giugno 2005 si verifica un avvenimento che allarma non poco Israele e il mondo occidentale: Mahmoud Ahmadinejad, islamita radicale. antisraeliano convinto, fautore dell’acquisizione di tecnologia nucleare. viene eletto presidente dell"Iran, Paese nevralgico nello scac- chiere mediorientale. Anche Sharon conquista le prime pagine dei quotidiani con un an- nuncio clamoroso: entro il mese di agosto i coloni ebraici dovranno ri- tirarsi dalla Striscia di Gaza, le loro case saranno smantellate, deve es- sere riconosciuto il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato autono- mo. Contemporaneamente. pero. decide il completamento della barrie- ra attorno a Gerusalemme. che danneggia, tra l’altro, pit! di 50 000 pa- lestinesi. la cui attivita dipende dall’accesso alla citta. Il preannunciato ritiro forzato genera manifestazioni di protesta sia dei coloni sia degli estremisti israeliani. Ma Sharon tira diritto e mobilita l'esercito per assicurarsi che il ritiro dalle 23 colonie (21 a Ga- in Cis ordania) avvenga nei tempi previsti. Abu Mazen puo fir- mare cosi il decreto che trasferisce all’Anp le terre abbandonate dagli israeliani. Il leader. perd. deve fare i conti con il rifiuto di accettare la tregua da parte dei guerriglieri di Hamas, che, dopo il ritiro, controlla- no di fatto la Striscia di Gaza. In Israele. intanto, la scena politica @ sconvolta da una serie di av- venimenti. I] 20 novembre 2005 Sharon, che esce dal suo partito, il Li- kud. chiede le elezioni anticipate, da tenersi il 28 marzo 2006, e fonda un nuovo partito di centro, il Kadima (Avanti), cui aderiscono alcuni ministri. parlamentari e lo stesso Peres. Tl 18 dicembre 2005 Ariel Sharon, Vinvincibile e implacabile con- dottiero. é colpito da un ictus Mentre il vecchio leader combatte contro la morte in un letto d’ospedale, Ehud Olmert, avvocato, gia sindaco di Gerusalemme e fedelissimo di Sharon. assume la guida del Governo. 284 Bree 11 26 gennaio 2006 si regi le elezioni leg ottiene lam a camp 5 stra un altro avvenimento clamoroso: nel ative palestinesi trionfa inaspettatamente Hamas, che oranza assoluta in Parlamento dopo aver condotto una ; na contro la corruzione e il malgoverno dell’Autorita palestinese. E, mentre la carica di premier viene affidata da Hamas a Ismail Haniyeh, diventa profonda la crisi di al-Fatah, i cui militanti ma- nifestano contro i suoi dirigenti, provocando le dimissioni del premier Abu Ala. D opo la vittoria elettorale di Hamas, Israele vara subito un pac- chetto di sanzioni. Tra altro, inasprisce le restrizioni ai varchi d'ingresso e di uscita dalla Striscia di Gaza. Intanto, mentre Sharon continua a giacere nel suo letto d’ospedale, le elezioni politiche del 28 marzo 2006 riservano qualche sorpresa. Il partito Kadima, guidato adesso da Olmert. non ottiene lo sperato sucesso. Olmert. tuttavia, riesce a varare un Governo di centrosinistra con ministri di Kadima, del Labor (laburisti) e di due partiti minori. Nel frattempo continuano i raid israeliani in territorio palestinese. che puntualmente provocano stragi con luccisione di decine di civili, tra cui bambini e donne. I palestinesi, a loro volta, rispondono lancian- do razzi in territorio israeliano e, con un gruppo di kamikaze, semina- no la morte a Tel Aviv (nove vittime). Anzi, il 25 giugno 2006 i guerri- glieri-terroristi, attraverso un tunnel segreto, entrano in territorio israeliano e, dopo aver ucciso 2 soldati, ne rapiscono un terzo. La risposta non si fa attendere. Le truppe israeliane sferrano un attacco aereo e penetrano nella Striscia di Gaza, dove, tra l’altro, ar- restano ministri e deputati palestinesi, tutti appartenenti ad Hamas. Immediatamente si levano le proteste, provenienti anche dal G8 riu- ca. Ma le truppe israeliane non si fermano e continuano usa spesso l'uccisione di intere fami- uesta volta anche le rimostranze nito a Mos la loro missione di morte, che ca glie palestinesi. provocando q) dell’Onu. Il 12 luglio per Israele si apre un altro fronte. Im ni (filoira- niani) che fanno capo al partito libanese Hezbollah* (dall’arabo: Parti~ 285 Jiani, scatenando una violentissi to di Dio) rapiscono due soldati israchant li bombardamenti sulle citta ma rappresaglia, Cominciano cosi micidia c libanesi, compresa la capitale Beirut, menue le truppe isracliane inva. dono il Paese, Contemporancamente Isracle impone anche un bloceo nessun acreo potranno lasciare il aeronavale: nessuna imbarcazione © pe Libano. Gli hezbollah rispondono con lanci di razzi in territorio ebrai- co, ma Israele continua Foffensiva con bombardamenti a tappeto dal cielo e dal mare e con piogge di missili, che distruggono finanche una base dell’Onu, uccidendo 4 caschi blu. Invano si leva dal mondo intero, compreso il Vaticano, la deplora- zione per l’«uso sproporzionato della forza» da parte isracliana, Israele si ferma solo quando !’Onu il 13 agosto 2006 vara una riso- luzione che prevede la dislocazione nel Sud del Libano dell’esercito regolare libanese e di un numeroso contingente di caschi blu. Termina cosi la «guerra dei 34 giorni», che ha causato morte e di- struzione. Quasi 1200 i morti, per la maggior parte civili, pid di 4000 i feriti, 200 bambini uccisi. Quasi il 60% delle infrastrutture civili di- strutte (ponti, centrali, aeroporti, ospedali ecc.). Un’economia in ginoc- chio e un Paese da ricostruire. Questo é il Libano alla fine dell’invasio- ne. Ovviamente, anche Israele conta i suoi morti, sebbene in misura ri- dotta: 118 soldati e 39 civili. Oltretutto, non pochi tra politici e osservatori dichiarano che la guerra @ stata un «disastro politico», che ha notevolmente accresciuto la popolarita nel mondo arabo di Hezbollah e del suo leader Hassan Nasrallah, i quali hanno dimostrato sul campo di reggere l'urto delle armi e delle milizie israeliane. Dure condanne si levano anche perché Israele ha fatto uso di bombe «a grappolo» contenenti ordigni pit pic- coli che possono non esplodere immediatamente e che diventano quindi vere e proprie mine, le quali possono uccidere dopo anni. ‘5 Hamas al Governo. Guerra civile tra i palestinesi I ntanto, la nascita di un Governo formato interamente da espo- nenti di Hamas spinge Olmert a comunicare al premier palesti- nese Ismail Haniyeh che, contrariamente a quanto promesso, Isracle non evacuera la Cisgiordania. Nel frattempo continua l’assedio di Ga- 286 ta vio ORAL PHO EAE za, trasformata in una prigione a cielo aperto, dove i civili, soprattutto i bambini, patiscono la fame e la sete. L'8 novembre 2006 i tank (carri armati) isracliani sparano sulle case e uccidono nel sonno 19 civili, tra cui 8 bambini ¢ 5 donne. La strage viene condannata da tutti (tranne americani ¢ inglesi), ma il premier isracliano larchivia dichiarando che si € trattato di un «errore tecnico», Intanto, tra Haniyeh e Abu Mazen sfocia in un conflitto armato tra i miliziani di Hamas e quelli di al- tah; solo a dicembre si raggiunge una tregua. 11 2007 si apre con una serie di scandali che sconvolgono I’opinio- ne pubblica israeliana. Mentre il capo dello Stato Moshe Katsay, incri- minato dalla magistratura per stupro e molestie sessuali, @ costretto a dimettersi (sara sostituito da Shimon Peres), sotto inchiesta finiscono anche Olmert e il capo di Stato maggiore. Per fortuna, una buona notizia arriva dall’altro fronte: nel mese di marzo Hamas ¢ al-Fatah raggiungono un accordo di pace. Haniyeh, in- sieme ad Abu Mazen, vara un Governo di unita nazionale, dichiarando che rispettera le risoluzioni internazionali e gli accordi firmati in pas- sato con Israele. Tuttavia, la tregua tra le due fazioni dura meno di due mesi: a maggio ricominciano gli scontri nella Striscia di Gaza, che provocano la morte di decine di miliziani, sia di al-Fatah sia di Hamas. Questi ulti- mi, inoltre, continuano a lanciare missili artigianali contro Sderot, citta di frontiera di Israele, e la risposta dello tsahal* non si fa attendere: carri armati israeliani invadono la Striscia e occupano varie posizioni, mentre l’aviazione compie numerose incursioni La guerra civile tra i seguaci di Hamas e quelli di al-Fatah raggiun- ge aspetti sempre piti sanguinosi, finché nel giugno 2007 i primi sgomi- nano definitivamente i secondi e conquistano tutte le postazioni di al- Fatah presenti nella Striscia, Da parte sua Abu Mazen, in veste di pre- sidente dell’Autorita palestinese, annuncia elezioni anticipate e nomi- na un «governo di emergenza» composto solo da uomini di al-Fatah, i quali ormai da mesi controllano la Cisgiordania. Quindi, Governo al-Fatah contro Governo Hamas. Si assiste cosi alla nascita di due Governi, quasi due Stati, per il solo popolo palesti- nese: uno integralista-islamico nella Striscia di Gaza, l’altro laico in Cisgiordania. Gli Usa riconoscono subito il Governo di Abu Mazen e decidono, con il consenso della Ue, di isolare Hamas. E, infatti, in po- chi giorni vengono chiusi tutti i valichi che mettono in comunicazione apre uno scontro politico, che 287 con il resto del mondo, rendendo cosi preearie le condizioni di vita dei civili, oprattutto per la mancanza di medicinali, Non pochi perd nella comunitd internazionale sono contrari a questa dec ione, sottolineando che & impossibile «realizzare La p: in Medio Oriente con i palestinesi divisi e che & poco democratico non riconoscere un Governo, quello di mocratiche», amas, eletto con elezioni de- Ma intanto gli scontri fratricidi tra al-Fatah e Hamas continuano anche nel 2008. 6 i problema Iran. Timori per l'apertura di un terzo fronte di guerr: N el 2005 sembra prendere corpo in Medio Oriente un «terzo fron- te», rappresentato dall’Iran e dal suo presidente Mahmoud Ah- madinejad. Liran é una Repubblica islamica, confinante con vari Stati, tra cui Iraq e Afghanistan. Da tempo & oggetto di un embargo commerciale promosso dagli Usa, i quali accusano il regime iraniano di essere tra i principali sostenitori del terrorismo internazionale. Vallora presidente Usa, George W. Bush, non esclude un interven- to armato sostenendo che Ahmadinejad - il quale ha auspicato la can- cellazione dello Stato di Israele dalle mappe geografiche - & dedito da tempo a un programma nucleare a scopi offens Da parte sua, il presidente iraniano rivendica il diritto del suo Paese a realizzare il programma, sostenendo che esso é diretto a sco- pi energetici pacifici, Malgrado le proteste iraniane, gli Usa e ’Onu approvano pii volte sanzioni economiche e commerciali, dirette a isolare il Paese, che viene cosi a trovarsi in una grave emergenza eco- nomica. Tl 20 marzo 2009, sorprendendo tutti, il nuovo presidente Usa Ba- rack Obama invita al dialogo e alla cooperazione I’Iran, dove il 12 giu- gno si tengono le elezioni presidenziali, che registrano una netta vitto- tia di Ahmadinejad. Successivamente, nel settembre 2009, si ha notizia che I’Iran ha co- struito una nuova centrale nucleare per l’arricchimento dell’uranio. 288 Alla rivelazione segue la dura condanna dei Grandi della Terra, capeg- giati da Usa, Germania, Frane Ahmadinejad ribatte che 'uranio trattato serve solo per scopi me- dici e si dichiara pronto a ispezioni da parte di inviati dellOnu. Succes- sivamente perd annuncia la costruzione di altre quattro centrali nu- cleari, mentre I'Occidente protesta decisamente perché il Governo ira- niano reprime con la violenza molteplici manifestazioni di piazza. Nel marzo 2012 Ue e gli Usa bloccano le importazioni di petrolio dall'Iran. cosi da sottrarre fonti di finanziamento al programma nu- cleare. Un altro duro colpo Ahmadinejad lo riceve con la sconfitta alle elezioni parlamentari. che vengono vinte dal Fronte unito degli uomini di Ali Khamenei. Intanto falliscono vari tentativi di colloqui, mentre Israele minaccia pid volte un intervento militare. Alla fine del 2012 economia iraniana é al collasso: l’inflazione & al 25%. 1a disoccupazione é sempre crescente. i beni essenziali diventa- no per molti un lusso di fronte a stipendi molto bassi. Il 14 giugno 2013 si tengono le elezioni presidenziali: risulta vinci- tore Hassan Rohani. il candidato moderato, sostenuto dai riformisti. I] nuovo presidente realizza un vistoso cambiamento nella politica este- ra, apre agli Usa e si dice pronto a trattare sulla questione del nuclea- re. E cosi il 24 novembre 2013 si giunge a un grande compromesso: I'l- ran interrompera larricchimento dell’uranio superiore al 5%, in modo da non poter costruire armi nucleari; I'Occidente, da parte sua, non emettera nuove sanzioni ed eliminera una parte di quelle vecchie. Inol- tre. nel settembre 2015 i cinque membri permanenti del Consiglio di si- curezza (Stati Uniti. Francia, Cina, Russia e Regno Unito) pit la Ger- mania hanno trovato un accordo sul nucleare iraniano con il Governo dell'Iran. Laccordo @ stato definito «storico» e molti sostengono che potra contribuire alla stabilizzazione del Medio Oriente. Alla fine del 2017 l’Aiea (Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica) conferma che I'lran sta rispettando l’accordo non producendo pit uranio; anche i maggiori Paesi della Ue (Italia compresa) confermano il comporta- mento positivo mostrato dall'Iran; contemporaneamente Trump, il nuovo presidente degli Usa, afferma invece di ritenere nullo tale ac- cordo. Intanto, é da rilevare che il 2 marzo 2016 si sono tenute le ele- zioni parlamentari che hanno visto il netto successo dei conservatori fedeli alla guida suprema Ali Khamenei rispetto ai compagni di partito pid vicini al presidente Ahmadinejad. Litalia intanto non manca di fare la sua parte: il 25 gennaio 2016 il presidente dell'Iran incontra a Roma il presidente italiano Mattarella 289 ¥.Ui dg _ MEDIO ORIENTE: PROBLEM! E ats SONFLITTH e il premier Renzi Inoltre, i] 20 gennaio 2017 i] nostro premier, incon- trando sempre il presidente dell’Iran, esprime «fiducia nell’amiciziay ¢ nelle relazioni con I’Iran, dove il 20 maggio 2017 viene rieletto al pri- mo turno lo stesso presidente Rohani. : 7 Israele: guerra a oltranza contro Hamas. A nche nel 2008 i kamikaze palestinesi irrompono pid volte sangui- nosamente in territorio israeliano; contemporaneamente conti- nua il lancio di missili di Hamas verso le citta ebraiche confinanti con la Striscia. A sua volta, l’esercito israeliano risponde con incessanti bombardamenti dei suoi tank e con raid aerei che provocano centinaia di morti, tra cui parecchi civili. Molti giudicano «sproporzionata» la reazione di Israele, e la Ue dichiara che i suoi attacchi «violano la legge internazionale e rappre- sentano una punizione collettiva per la popolazione di Gaza». Vengono poi da pit parti condannate sia la decisione di Olmert di costruire nuo- ve case a Gerusalemme Est, sia il protrarsi dell’embargo totale, che im- prigiona Gaza e provoca una vera e propria crisi umanitaria. Gli stessi Stati Uniti invitano ripetutamente Israele a smantellare gli avamposti che in Cisgiordania assediano la Striscia. Olmert, comunque, non si ferma. Accusando Hamas di continuare a lanciare razzi verso Israele, i] 27 dicembre 2008 da il via all’operazio- ne «Piombo fuso»: gli aerei israeliani bombardano anche ospedali, il palazzo della stampa, perfino Vagenzia dell’Onu per i rifugiatis le trup- pe israeliane invadono la Striscia e la stessa Gaza, impedendo anche, secondo quanto sostenuto dai palestinesi, a medici e ambulanze di rag- giungere i quartieri per soccorrere i feriti. Mentre Israele proclama il suo diritto a difendersi, centinaia di mi- gliaia di persone manifestano in tutto il mondo contro Poffensiva israeliana, ritenuta esorbitante e inumana; dure reazioni arrivano an- che dall’Onu, dalla Ue, dal Vaticano. Solo il 17 gennaio 2009 Israele pone fine all’operazione, i cui risul- tati sono impressionanti: 1300 palestinesi uccisi, di cui quasi la meta donne e bambini, 5000 case distrutte e 20 000 danneggiate, centinaia di migliaia di persone senza acqua né elettrici 290 MCDIO OfaeNTE: PROB EME ConsuiT: BS SpT, Intanto Olmert, finito sotto inchiesta per frode e¢ corruzione, si di- mette. Alla guida del partito viene nominata la ministra degli Esteri Tzipi Livni, favorevole al disimpegno da Gaza. 11 10 febbraio 2009 si tengono le elezioni politiche anticipate in cui il partito centrista Kadima (28 Seggi), guidato appunto dalla Livni, pre- vale sul favorito Likud (destra) di Netanyahu (27 seggi). A sorpresa ottiene un buon successo il partito di estrema destra Israel Beitenu (15 seggi) guidato da Avigdor Lieberman, che predica la completa elimina- zione di Hamas. Sonora sconfitta, invece, per il Partito laburista di Ba- tak (13 seggi). 11 24 marzo 2009 Netanyahu, incaricato dal capo dello Stato Peres, forma un Governo di «unita nazionale», di cui,.oltre al Likud, fanno parte i laburisti e tre formazioni di estrema destra, tra cui quella di Lieberman, nominato ministro degli Esteri. La Livni dice no al Gover- no e parla di «truffa». 8 2011: Netanyahu irremovibile. Pace tra Hamas e al-Fatah I ntanto, a causa dell’embargo imposto da Israele, permane nella Striscia di Gaza la tragica situazione della popolazione palestine- se, trasformatasi ormai in una vera e propria crisi umanitaria. Gli israe- liani fanno buona guardia affinché non siano portati beni e aiuti ai pa- lestinesi «assediati», ¢ il 31 maggio 2010 bloccano in acque internazio- nali una flottiglia di sei navi cariche di aiuti umanitari e di quasi 700 pacifisti di 42 nazioni. I] commando israeliano va all'abbordaggio dell’ammiraglia turca che guida la flotta e, di fronte alla resistenza de- gli attivisti-pacifisti, apre il fuoco. Alla fine si contano 9 morti, 50 feriti, 650 pacifisti (tra cui 6 italiani) prima arrestati e poi espulsi. La condanna dell’azione israeliana arriva da ogni parte, Onu, Ue e Vaticano compresi, i quali insistono perché Israele apra gli accessi alla Striscia di Gaza. Israele ammette «errori», assolve comunque i propri soldati ma, sempre pid! pressato anche dall’opinione pubblica mondia- le, il 20 giugno 2010 accetta di ampliare la lista dei prodotti che Posso- no entrare nella Striscia inserendovi praticamente qualsiasi bene serva alla vita quotidiana della popolazione, mentre conferma il divieto asso- luto per le armi e mantiene in vigore il blocco navale. 291 Intanto, PUe © lo stesso Obama, differenziandosi dalla politica seguita da Bush, inealzano Netanyahu perché pervenga a un accordo con i palestinesi, precisandone i punti principali: costituzione di dug Stati indipendenti; quello palestinese, smilitarizzato, comprendesa la Cisgiordania e Gaza, ¢ avra come capitale Gerusalemme Est (di con- seguenza Gerusalemme diventera la capitale di due Stati); congela- mento della costruzione di insediamenti di coloni isracliani in Pale- stina. Netanyahu, dal canto suo, snobba ogni protesta ¢ annuncia nel 2011 la costruzione di 1600 nuovi alloggi a Gerusalemme Est ¢ quella di 600 nuove abitazioni in terra palestinese. Continua anche a dire no al ritiro di Isracle entro i confini del 1967, al riconoscimento di uno Stato palestinese, allo smembramento di Gerusalemme, allo stop alle colonie in Cisgiordania. Sul fronte della guerra viene rispettato parzialmente il cessate il fuoco, eccettuata una decina di scontri di cui riferiamo i pit gravi. Nel maggio 2011 centinaia di civili palestinesi e siri tano al confi- ne Israele-Siria, lungo la Striscia e a Gerusalemme Est, tentando di forzare i confini fissati dopo la guerra del 1967; Vesercito isracliano interviene ¢ uccide varie decine di dimostranti. I] 18 agosto 2011 ven- gono colpiti due autobus isracliani, causando Ia morte di 8 persone. La risposta @ immediata: raid acrei su Gaza uccidono varie decine di palestinesi. C’ da sottolineare che, nel settembre 2011, Abu Mazen interviene all’Assemblea generale dell’Onu e chiede con forza il pieno riconosci- mento di uno Stato palestinese con Gerusalemme capitale e Passegna- zione di un seggio nell’ Assemblea stessa. Una buona notizia arriva dal Medio Oriente il 4 maggio 2011 quando, dopo quattro anni di odio reciproco, Hamas e al-Fatah firma no un accordo di pace che prevede un Governo prowvisorio di tecnici, elezioni generali entro un anno, scambio dei prigionieri. Nel 2012, in risposta al lancio di alcuni razzi verso il territorio isracliano, si registrano decine di attacchi aerei dei soldati di Tel Aviv su Gaza, dove vengono uccisi 15 palestinesi e, in un’esecuzione mirata, il leader palestinese dei Comitati di resistenza popolare. Nel novembre 2012 altri razzi sparati da Gaza Provocano una reazione ancora pit du- ta: mille raid su Gaza, oltre 100 morti tra cui civili, Tuccisione, con altra esecuzione mirata, di Ahmed al-Jabari, capo imprendibile delle brigate al-Quassam (3 le vittime isracliane). Israele muove le sue truppe di terra verso Gaza, finché, dopo vari giorni di bombardamenti, si giunge 292 auna tregua ottenuta con la mediazione del nuovo presidente egiziano Mohamed Morsi. Netanyahu, comunque, subisce due duri colpi politico-diplomatici. 1131 ottobre 2011 'UNESCO accetta ’'ammissione della Palestina co- me membro a pieno titolo. Peggio ancora, il 29 novembre 2012 VA semblea generale dell’Onu approva il riconoscimento della Palestina come «Stato osservatore non membro». La reazione non si fa attende- re: Netanyahu tra le proteste dell’Europa e Virritazione di Obama, an- nuncia la decisione di costruire 3000 nuovi alloggi per i coloni a Geru- salemme Est e nella Cisgiordania occupata. Intanto, il 22 gennaio 2013 si tengono le ele: ioni parlamentari, che il Likud vince, ma di stretta misura. Netanyahu é costretto a formare un nuovo Governo venendo a patti con altri quattro partiti. Successivamente, nel mese di luglio 2013, gli Stati Uniti, con l’in- tento di riavviare i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi, «con- vincono» Netanyahu a liberare 104 prigionieri palestinesi. Nel 2014 la situazione precipita. Al continuo lancio da parte di Ha- mas di razzi verso Israele, I’8 luglio Netanyahu risponde lanciando missili e bombe su Gaza. Per i successivi nove giorni Hamas non ferma i razzie Isracle intensifica i bombardamenti, con vittime in gran parte civili. II 17 luglio Israele lancia l’offensiva di terra. Soldati e carri arma- ti entrano nella Striscia, con lobiettivo di distruggere i tunnel di Ha- mas sotto il confine. Il 24 luglio viene colpita anche una scuola dell’O- nu, con luccisione, tra l’altro, di 15 civili. Infine, dopo continui appelli per una tregua e per la fine dell’inva- sione, l’esercito israeliano ritira buona parte delle truppe dalla Striscia. Continuano, pero, i raid «mirati» diretti a uccidere i capi di Hamas. Il 26 agosto, comunque, Israele e Hamas raggiungono un accordo per un cessate il fuoco senza data di scadenza. I bilancio reso noto alla fine degli scontri é impressionante: 2143 i palestinesi uccisi (il 70% civili) e varie migliaia i feriti, pid di 4000 le abitazioni dei palestinesi distrutte, 130 scuole distrutte o danneggiate; Israele conta 72 israeliani uccisi, tra cui 6 civili. Nel 2015 riprendono i combattimenti tra Hamas e Israele: 51 gior- ni di guerra, 2734 morti. ‘A meta settembre 2015 gli scontri tra manifestanti arabi e forze israeliane cominciano sulla Spianata delle Moschee, per poi propagarsi nei territori occupati e di confine con Gaza. Da una parte lancio di sas- si e accoltellamenti, dall’altra reazione armata decisa. Hamas parla di Terza Intifada. SE RLS BME OHENTE Poe Tntanto, 28 pennaio P2015, soldati istactiani veny slicria istactia al confine ta Isracle © i Libano due honwo uccisi da razzi sparati da Hezbollah, Last subilo risponde bombardando posizioni di Hezbollah in Libano © uccidendo, tra wii altri, un casco blu dell’ Onu. Nel 2016 in Medio Oyj nite molliattentati ¢ scontei tra p: hon ci sono stati, rispetto al passato, alestinesi ¢ isracliani. I] piu significative & Ho 2016, quando due palestinesi ventenni hanno aper- to il fuoco in un centro commerciale di Tel Aviv, uccidendo tre persone e¢ ferendone sette. 116 ottobre POnu, da parte s ha verso Isracle per aver infranto pi dicembre 2016 il Consipti avvenuto I'S piu emette sci risoluzioni di condan- volte i diritti umani. Inoltre, il 23 za del’Onu condanna in quanto sillegali> i nuovi insediamenti isracliani in Cisgiordani: volta gli Stati Uniti si anche questa astengono senza opporre veti a favore di Israele. Ma il punto piit basso per le relazioni tra Isracle e gli Usa di Obama si ever ito il 16 dicembre 2016, quando gli Stati Uniti hanno votato a favore della risoluzione dell’Onu che cond: jana Isracle, rea di aver de- ciso la costruzione di altre 618 case nella parte a prevalenza araba. 117 dicembre 2017, poi, gli basi di Hamas nella stri * da rilevare, intanto, che ‘Trump riconosce Gerusalemme capitale “'Isracle; contrari ovviamente i palestinesi di Abu Mazen, il Papa, 'O- nu, la Ue (tra cui PMtalia). aerci isracliani bombardano ripetutamente le 1 di Gaza. 9 Medio Oriente e Nordafrica scossi dalla «Primavera araba»». Luccisione €1 2011 una serie di rivolte, cui viene dato il nome di Primavera N araba, sconvolge molti Stati del Medio Oriente e del Nordafrica. Sono rivolte popolari - le pitt imponenti si verificano in Egitto, Libia, Siria, Tunisia — che vedono tra i protagonisti i giovani, i quali si ribella~ no ai vecchi € immarcescibili regimi sostenuti dall’Occidente, chieden- do liberta ¢ la fine delle misere condizioni economiche e sociali in cui versa la grande maggioranza della popolazione. La prima rivolta si ha nel mese di gennaio in Tunisia, dove da anni vengono violati sistematicamente i diritti umani e le liberta individuali. 294 Le manifestazioni durano pochi giorni, perché ben presto il presidente Ben Ali fugge all’estero. Dopo una lunga fase transitoria, il 23 ottobre 2011 le elezioni per ’Assemblea Costituente registrano una netta af- fermazione del partito islamico moderato Ennhada. Negli anni successivi si assiste a una relativa tranquillita democra- tica, finché il 21 dicembre 2014 nelle libere elezioni presidenziali ha la meglio il laico Beji Caid Essebsi (88 anni). Cosi ’elezione di Essebsi chiude il processo di transizione in Tunisia, il Paese dove la Primavera araba @ nata e dove sembra trovare I’unico compimento veramente democratico. Verso la fine di gennaio 2012 é la volta dell’Egitto, dove pero il presidente Hosni Mubarak resiste e prende tempo. Ma le manifesta- zioni si moltiplicano, e il 1° febbraio un milione di persone invade le piazze di varie citta del Paese. Finché I’11 febbraio il dittatore si dimet- te incaricando le Forze armate di gestire gli affari del Paese. L’opposi- zione gioisce, ma il 30 luglio si svolgono nuove manifestazioni, in cui i dimostranti accusano la giunta militare di «tradire la rivoluzione». I militari al potere sono cosi costretti a indire libere elezioni presi- denziali, che il 24 giugno 2012 vedono vincente l’islamista Mohamed Morsi, leader dei Fratelli musulmani. I] nuovo presidente, perd, con un decreto si attribuisce amplissimi poteri. Contemporaneamente incarica l’Assemblea Costituente di redigere una nuova Costituzione ispirata alla sharia, la legge islamica. Il popolo egiziano scende di nuovo massicciamente in piazza, co- stringendo Morsi ad annullare il decreto. Le manifestazioni popolari proseguono. Dal giugno 2013 milioni di persone scendono nelle piaz- ze delle principali citta egiziane, inducendo le Forze armate, guidate jal generale Abdel Fattah al-Sisi, a deporre il presidente Morsi. Il 4 luglio viene nominato presidente (provwvisorio) Adli Mansur. I Fratelli musulmani scendono in piazza e si scontrano ripetutamente con l’op- posizione guidata dalle Forze armate, che uccide centinaia di manife- stanti. AI-Sisi, da parte sua, presenta nel gennaio 2014 una nuova Costi- tuzione, che, sottoposta a referendum, viene approvata con il 97,7% dei voti, anche se I’affluenza alle urne @ bassa. L’opposizione parla di svolta reazionaria del nuovo regime dei militari. Ma il generale non cede e, anzi, da mandato all’esercito di soffocare nel sangue le manife- stazioni dei seguaci dei Fratelli musulmani, molti dei quali vengono incarcerati. Alla fine, nelle elezioni indette dai militari nel giugno 295

You might also like