You are on page 1of 21
2.1L DUECENTO pate alla preghieta e alla liturgia delle ore, come i Salmi Canticum trun puerorum del Libto di Daniele ( ja produzione liturgica medievale. Il canticum dunque in una tradizione ben nota, ma con alcune diffevenze fonder tali, fra le quali questa: nei testi bibli Paggettivazione si riferisce soloa Dio, mentre nelle Laudes serie aggettivali fittissime si riferiscono non solo a Dio, ma anche alle creature, con perfetta Scansione; gli epiteti frate e sora (c mate) sono rivolt alle creature, a indicare un ben preciso sentiments ek vicinanza, nel segno della manifestazione della gloria di Dio [2 (il salmo 148), i (ap. 3), € quindi ripresi dal- novum di Assisi si inserisce [CL] Francesco d’Assisi, Landes creaturarum? Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ Ie laude, la gloria e ’honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfano, et nullu-homo éne dignu te mentovare, Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, s spetialmente messor lo frate sole, lo qual é iorno, et allumini noi per lui. Etellu é bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significat{iJone. Laudatu si’, mi’ Signore, per sora luna ele stelle: 10 in celu Pai formate clarite ct pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et peraere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale ale tue creature dai sustentamento, Laudato si, mi’ Signore, per sor'aqua, s Ja quale @ multo utile et humile et pretiosa et casta Laudato s?, mi’ Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed cllu é bello ct iocundo et robustoso et forte. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, 20 la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, 59 GIOVANNA FROSINI et sostengo infirmitade et tribulatione. Beati quelli ke-I sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale, dala quale nullu-hom vivente po skappare: guai a cquelli ke morrano nele peccata mortali; : beati quelli ke trovara nele tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no-I farra male. Laudate et benedicete mi’ Signore, et rengratiate e servfiJateli cum grande humilitate. con una fisionomiia paragonabile alle sequenze della liturgia latina; isingolj versi sono individuati con regolariti nel manoscritto di Assisi dal punto me- trico (il segno con cui i copisti medievali delimitavano porzioni della struttu- ra mettica, di solito corrispondenti a un verso), mentre é piti incerto il loro raggruppamento in strofe di varia lunghezza (per la discussione ¢ una propo- sta di strutturazione testuale vd. Lannutti 2009: 146-50). E stata rilevata «una quattro, ultimo da una doppia coppia aggettivo + sostantivo. Disposizioni ternarie di clementi compaiono negli appellativi di Dio (Alsi, snnipoter, te bons), quattro sono i siconoscimenti che gli vengono tributat (le lade la -loria e Phonore et onne benedictione), cosi come quattro — in perfetta circolari- 8 — sono le azioni finali dell’uomo («Laudate et benedicete mi? Signore, et rengratiate |e seriateli» 32-33); e nove sono le forme del verbo flan he compaiono in posizione iniziale, con insistita anafora perfettamente adetea al canto liturgic belle 10-14; remeratiate: humiltae 32-33), ma le assonanze ( dictione 1-2, anche a contatto, del tipo: ellu ~ bello 19), = morranio ~ mortali ~ morte 27-31), le allitterazioni, (ad es. Signore — bene >) i poliptoti (come Morte disposte anche su diversita 60 2.1L DUECENTO. di acenti (colonttflon 2, sonaanostra Monte conponale 2, oltre alla gi ricordata e costtutiva anafora del verbo laudare, Tltesto, quale ci&trasmesso dal manoscrtto di Assis, permett di rcon. sceme con sicurczza li fisionomia linguistica come corrispondente a gquellamediana, «ipica dell Umbria sulla sinistra del Teveres, doves trove ranto la citti di Francesco. , re densiti nella parte finale). Molto marcata la componente grafcalatineg- sgante, come ilnesso~ nn, le ein . leein prot sail invece dig): th 5a O papa Bonifazio, molthaiiocato al monno: penso che ioconno hon te porrai partire! ‘Lo monno non ha usato lascar li sui serventi chea la sceverita se partano gaudentis non fara legge nova de farnete esente, che non te diai presenti che dona al suo servire Lalingua di lacopone é una composizione complessa, che accoglie nel cetovolgarismi marcaticosé come sceltilatnisn (decetoingannato pu mare ‘combattere’); la forza immaginativa delPautore si traduce in neolo- gismi (nichilita ‘nullity’, “annientamento’, da nicrtt lat. mediev. [lat. class. niu}, repotio ‘lamento, commiserazione’), in significativi artfic sintattic Ge retoric(Tapostrofe,Ianafora, le sequenze di proposizion interrogati- ve, linversione dell’ordine consueto delle parole: tutto contribuisce a dare altesto un ritmo incalzante, che dobbiamo supporte sottolineato e ampli- ficato dall accompagnamento musicale, secondo forme probabilmente vi- cine al “parlato-recitato”, di forte presa emotiva; Librandi 2012: 29-33). [A questo filone religioso, di natura soprattutto laudistica, siaffianca una ricca e variegata produzione di tipo didattico e moraleggiante, che hacioe perargomento riflessioni sul comportamento e sul destino dell'uo- mo, fini di insegnamento ed edificazione, Questa poesia & diffusa in tut- ta)'Italia settentrionale, dallarea ligure (con i componimenti del cosid- detto Anonimo Genovese; > cap. 4 par. 4) a quella lombarda e veneta, dove si segnalano il magister Bonvesin da la Riva, grande autore milanese, icremonesi Girardo Patecchio e Uguccione da Lodi, Pietro da Barsegapé col suo Sermone (Bartoli Langeli et al. 2018), il frate minore Giacomino da Verona. Si tratta di un importante movimento di cultura e di pensiero, che siesprime nella varieta degli idiom locali, csi traduce in una poesia di ali contenuti, anticipattice di temi e movenze della cultura trecentesca, che utilizza solitamente come forma metrica la quartina monorima di alessandrini (quattro versi alessandrini, cio’ doppi settenari, di provenien- 63 GIOVANNA FROSINI za francese settentrionale, con un’unica rima, di andamento molto discon sivo, e dunque adatta a questi contenuti didattici). aa cul turale, testuale, linguistica @ trasmessa da un manoscritto di ondament,. leimportanza, che rappresenta perla poesia didattica settentrionale el, lo che sono i tre grandi canzonieri toscani per ha lirica (Casapullo 2014: 198): il cod, Hamilton 390 custodito alla Staatsbibliothek di Betling (a stessa dove si trova Pautografo del Decameron), detto codice Saibante dil nome della famiglia veronese che lo possedeva. I codice é stato copiato & Una mano veneta alla fine del Duecento, e raccoglie un; antologia di testi: fra questi, il Libro di Uguccione da Lodi de li Proverbii de Salamone di Girardo Patecchio, gli anonimi Proverbia quae dicuntur super natura feminarum (CLPIO 1992: sooaxb; Meneghetti-Bertel. !Tagliani 2012; Saihante 2019; sui Provera vd Mengaldo 2012). Daltesto del Libro di Uguccione ~ che ha il vantaggio di essere trasmes- 80 dal testimone Saibante sincrono ~si cite auilinizio (CLPIO 196: 5) Jn Cristi nomine, Questo élo comencamento delo libro de Ugucon da Laodho, Al To nome comengo, a fondamentale i, lo Splanamens pare Deu creator, divina maicsta, Verasio salvator; aTiprega ct adora srandic li menor’, liprincipie lire, ii marges’e i contor’ Site Deu, qi Tonfende — déayed grand paor, Sel li: remenbra del fogo ¢ del calor Ge la Scritura dis elinostti antecesor ge tnen Inferno en la grand tenebror, cale, secondo tratti pro, P zione delloccl r ; © Consonant di pr, do intenso ( inferno, en), 8 64 2.1L DUECENTO 1g Nall inpeile sdemillustes heroes, Predericus Cesar ete si im ac recticudinem sue forme pandentes, late nt, brutalia dedignantes. Propter quod seca ore tantorum prineipam maiestat ta id excellentes Latinorum enitebantur as podibats ct quia regale solium erat ici + res vulgaiter protulerunt,siiianum ser peste nostri permutarevalebunt( 3 negenitus cius Manfredus, nobi- donec fortuna permisit, humana corde nobiles atque gratiarum do. onati sunt, ita ut eorum tempore rimitus in tantorum coronatorum, ia, factum est ut quicquid nostri pre- vocetur: quod quidem retinemus et (DVE, 1 xu 4, in Alighieri 2012: 85-87). gn vert quei grandieillustr signori, Fimperatote Federico c il suo bennato f jo Manfredi, hanno mostrato tutta la nobilt ela rettitudine dl loro anno, ¢ Fnché a fortuna Iha permesso si sono comportati da veri uomini,tifitande so «gresio di comportarsi da beste, Proprio per questo chi aveva nobis di cusree ‘Bhondanza di doni divini si sforzato di tenersiastretto contatto con la maeses Gi cos’ grand signori, siche aquel tempo tutto quello che i miglior degli lant roducevano nasceva alla corte di quei grandi re. E poiché la Sicilia ora la sede rezale,avvenuto che quello che i nostri predecessori hanno prodotto in volgare schiamasse ‘sicilano': cosa che att noi acettiamo e che i posterinon pottann mutate Seguendo le parole di Dante, che nel De vulgari Eloquentia vede con chia- rezza la centralita ¢ l'eccellenza dell'esperienza culturale realizzata alla corte di Federico ¢ Manfredi (> cap.3 pat.2.2), la nostra attenzione si spo- sta ora sul'area meridionale dell'Italia: qui, a partire dal XII secolo, si assiste al costituirsi del Regno normanno e quindi svevo, ¢ al chiudersi del secolo da Enrico VI erede imperiale (morto nel 1196) e da Costanza d’Al- tavilla ultima discendente normanna («Quest’ la luce de la gran Costan- za| che del secondo vento di Soave | generd' terzo e Pultima possanza», Par, 11 118-20) nasce Federico II (1194-1250), definito stupor mundi gia per Feccezionaliti della sua nascita da una donna avanti negli anni. Il regno a cui Federico, re di Sicilia dal 1198, imperatore dal 1220, fin dalla sua giova- ne eta rimarra sempre elettivamente legato é caratterizzato da una poten- te eterogeneita etnica, religiosa, linguistica: essa definisce uno spazio po- litico realmente multi-culturale, che ha al suo centro Palermo (prima sedes Corona regis et regni caput ‘sede eletta, corona del re e capo del regno’, come 65 GIOVANNA FROSINI Silegge in un’iscrizione sulla cattedrale), citta amatissima ma non unica, essendo la corte itinerante nelle terre dell'Italia meridional, Sicilia, a curia regia eimperale promuove la creazione di un modern pismo statale, in cui rientra anche la definizione di una alka cult Puno e Paltro - organismo statale progetto culturale — si realizzang zie allapparato dei funzionari e dignitari regi (giudic, nou, cellieri, il cui esempio per eccellenza é Piero delle Vigne, canceling po del regno (protonotarius et regni Sicilie ogoteta), colui che tenne tambo, chiavi | del cor di Federigo» (I xin 58-59). Sitratta di personage’ d a origine geografca (scan, dlltaia meridionale e mediana, ma sn settentrionali), unitituttavia dal senso dellappartenenza a un alto na® nismo statale e culturale: «Siciliani» dunque non per provenienz, me in quanto appartenenti alla Magna Curia, allaulaimperialediFedens, prima, poi di Manfredi. Centro di questa attivita é indubbiamente lafigu. ra del re ¢ imperatore: forse non propriamente iniziatore ~ aleuni rf enti cronologici, per esempio quello alla battagla navale di Siracusa de] #204 0 1205 in una canzone di Giacomo da Lentini, a cui attendibilit ney & stata esclusa da alcuni studiosi (ad es. da Castellani 2000: 478-88), hanno indotto a una retrodatazione dell avvio delPesperienza poctica nel regan, che é tuttavia a molti apparsa troppo precoce, mentre & sembrato pit di- fendibile un inizio negli anni Venti del Duecento ~ ma certo prometores catalizzatore (Di Girolamo in PSS 2008: 11 xxccvmi-xu1tt): studioso e scrit tore in prima persona, autore di trattati latini come il celeberrimo De ar te venandi cum avibus (La caccia con i falconi) e di poesie in volgare, Feder. co sembra riassumere anche simbolicamente in sé la vastita di una cultura che sialimenta a molteplici fonti, e definisce un contesto altamente: plu- rilingue e culturalmente composito (ricostruito efficacemente da Bru- gnolo 1995: 269-73): l'eredita francese della tradizione normanna e quel- la della tradizione tedesca; la conoscenza della poesia della Linguadoca - dove proprio in quei decenni la crociata contro gli Albigesi degli eserciti del Nord aveva distrutto le corti ¢ disperso i poeti -, la cultura araba fio- rente in Sicilia e particolarmente versata nelle scienze; la cultura ebraica e quella greco-bizantina, che si sommavano alla tradizione latina ¢ italo- APital, lee det Bie 66 2.1L DUECENTO romanza- Proprio questa Capacita di «calamitare una va iforze intellettuali, Provenienti non solo dall Italia ma diterranea» (Fenziin Alighieri 2012: 87) & cid che Dante ‘a nel passo del De vulgari che abbiamo visto afo; all'imperatore spetta di avere avuto un fere lapocsia «nell’aula dei potenti, ne ‘orre modelli di comportamento» (Di Girolamo in pss 2008: 1 xm). Federico & anche la sua biblioteca, mai raggiuntae definits nell, sua concrete2za fisica e documentaria, ma probabilmente divisa fra una he biioteca immobile, forse collocata nelfattuale Palazzo dei Norimanes di Palermo (in un documento si parla un u0go fsico di conservazione), e una biblioteca mobile, ¢ pid imme. diatamente fanzionale, che viaggiava con Pimperatore, ¢ nen necesenan mente esigna (bisogna ricordare che a séguito di Federico si spostavano la cancelleria ¢ Varchivio, trasportati da 42 bestie da soma). Lesistenza indu- bitabile dela biblioteca imperiale ci permette di ricordare Fipotesi avan- zata da Aurelio Roncaglia (discussa in Brugnolo 1995: 276), che collega- vale origini del movimento poetico federiciano a un unico momento ¢2 un'unica fonte manoscritta, un canzoniere provenzale di cui, per dono o per acquisto, Federico sarebbe entrato in possesso in occasione di un in- contro con Ezzelino e Alberico da Romano, signori della Marca trevigia- na, nel 1231 0 1232; nuove riflessioni e nuove scoperte rendono oggi non pid sostenibile alla lettera questa ipotesi, ma essa ha comungue il merito dirricordare che esistono sicuramente precise fonti manoscrite, seppure di natura piti modesta, dietro Pattivita poetica dei Siciliani e che ai libri circolanti nelle corti padano-venete va ricondotto in primo luogo il rami- te per la conoscenza della poesia in lingua d’ocin Italia, attraverso Pallesti- mento delle grandi raccolte di testi (appuinto i canzonien). Un recente rinvenimento operato da Giuseppina Brunetti ha portato allattenzione degli studiosi una testimonianza di fondamentale impor- tanza: sulla prima carta di guardia del cod. C 88 della Zentralbibliothek di Zutigo - proveniente dall'abbazia di San Gallo e contenente testi latini —& stato copiato un frammento corrispondente alle prime quattro strofe del- la canzone [RJesplendiente stella de albur di Giacomino Pugliese. | 32 ria € vasta gamma da tutta area me- sottolineae omag- in apertura di questo para- tuolo decisivo nellammet- Irattribuire a essa il compito di pro di armaria, il che fa presupporre o7 GIOVANNA FROSINI versi trascritti probabilmente nel periodo 1234-1235, sono stati copia tina mano che si sospettata anche non italiana, cioé tedesca (live ha riportato sulla carta un testo di originaria forma siciliana(livelly.) si sarebbe sovrapposta, attraverso un numero di trascrizioni interme non esattamente precisabile, una significativa patina settentrionale © area nord-orientale (livello b, probabilmente veneto-orientale; Brine 2000; per la definizione linguistica: Castellani 2000: 486-87, ¢ Vapprofon dita discussione di Formentin 2007: 218-33). Il punto essenziale, in p,. spettiva storica ¢ linguistica, @ che il testo del frammento di Giacomin, risulta passato direttamente dalla forma siciliana alla forma setten, trionale, senza la mediazione dei canzonieri toscani che @ invece, com, vedremo, quella piti usuale; esso testimonia percid la diversificatae rap. da diffusione della poesia siciliana molto al di la delle sue sedi originarie (ci tratta infatti della piti antica trascrizione giunta fino a noi).* Oggi si tende a riconoscere che lestensione storica ¢ quella culture dellesperienza poetica dei Siciliani oltrepassano la vicenda biografica del. Timperatore, ¢ che con maggiore veridicit si dovra parlare di due gene. razioni di poeti: una prima, raccolta intorno a Federico (con Gia. como da Lentini, Piero delle Vigne, Guido delle Colonne, Iacopo Mo- stacci, ecc), pit radicata in Sicilia particolarmente intorno a Messina~¢ nel Sud Italia; una seconda, intorno a Manfredi, l'erede del regno, morto a poco pit di trenta anni combattendo coraggiosamente nella bat- taglia di Benevento del 1266 (vd. Purg, 1), con maggiori ramificazion verso Emilia (a Bologna trascorre una lunga prigionia ~ 1249-1272 ~ Re Enzo, Heinrich figlio di Federico, cantionum inventor secondo fra Salimbe- ne de Adam, e frammenti siciliani sono trascritti dai notai nei Memoria bolognesi) ela Toscana, A questi poeti della corte sveva seguira nella secon- da meta del Duccento - in un mutato orizzonte storico e culturale -le- 3. La canzone di Giacomino é trasmessa (in forma integrale) anche dal canzoniere Vat cano lat. 3793 (vd. nf, in vestetoscanizzatae in una redazione probabilmente auton0m® rispetto a quella del frammento zurighese (BruNrT1 2000: 100-22). 4. Ulterioriacquisizioni di test siciliani trasmessi in area lombarda, in un codice dati le al terzo quarto del Duecento, sono presentate da MASCHERPA 2013. 68 cpeienzadiun gruppo di poeti che sono nati operano in Toscan Pe prendono ¢ Fipropehgono il modell siiiano icostddets sala. cea, ci seguiranno poi autori pitt decisamente innovativs ss tat pesto Coltecia in. PSS 2008: 11 x11-x.). s Taps dei Sicilian, cio’ Finsieme della loro produzione poetic, &r- onoscibile ¢ ricostrubile in primo luogo sulla base della tradizione ganoscritta, che timane pricrtariamente ~alnetto delle pur sempre dotte esperienze extravaganti in area settentrionale (Brunetti 2000: 196) “quella dei canzonieri toscani, cin specie del canzoniere Vaticano (ms. Vaticano latino 3793 [V]),a cui si dovra ricorrere peril canone degli autori edei testi (vd. infra; Antonelli 2012). 234. La legittimazione di una poesia in voleare Con tutti i necessari aggiustamenti e tutte le cautele che le ultime ac- qqisizioni rendono necessari (> cap. par.3),rimane fermo che il primo movimento organico di lingua e cultura poetica laica in un volga- re italiano nasce nel Mezzogiorno d'Italia, e nasce sotto Pegida del pro- getto culturale di un sovrano: esso mira a dare forma a una lingua lettera~ ria che riprende, selezionandoli e restringendoliall'unica tematica 'amo- re,i motivi della poesia provenzale; al tempo stesso, si conquista una forte autonomia nelle scelte metriche, come mostra Finvenzione (attribuita a Giacomo da Lentini) della forma destinata al maggior sucesso nella tra- dizione lirica italiana, il sonetto. Se 2 dunque un principio fortemente unificatore nella storia dei «trovatori in volgare d'Italia» (cosi Contini in PD 1960:1 45) é nella fedelta alla scelta contenutistica ¢ linguistica, e nella capacita versificatoria di questa dite laica di funzionari, che possiamo riu- nite sotto quel titolo («i Siciliani») di cui sié detto, gia usato da Petrar- «a, di dominante significato culturale (Brugnolo 1995: 265-66; Formentin 2007: 180-85). In questo senso, aveva perfettamente cdlto nel segno Dante quando sctiveva nel De vulgari Eloquentia (1 x12): «eo quod quicquid poetantur Ytali sicilianum vocatur» («tutto quello che gli Kaliani producono in poesia si chiama ‘siciliano’»), cio’ che «la grande poesia italiana @ nata alla 69 GIOVANNA FROSINE corte “siciliana” di Federico Il e Manfredi ed € dace 7 ma ie quell, (con esclusione dunque di ognt esperienza prece len fone tta la litieg comunale, tacciata di ““municipalismo"), cheé na esi ‘a rats lane. dizione linguistica e poeticain volgare ‘ast, italiano» (Antonellin P33 2008: 1xxxm). La vera novita, «decisiva e vit ta dallimpiego del volgare dist vessero in siciliano. Un siciliano smi, gallicismi, prestt cai dialetti contin = talmente siciliani» (Castellani 2000- 488). Dunque, u siciliano non munj- Gpaleo idiomatic, modellato nl lesi-oe nella sintassi sl tin, car terizzato da una presenza significativa di francesismi ¢ provenzalismi, da- to che il provenzale in particolare ~ 1 sti poeti un punto di neente» (Formentin 2007: 180), & costitu. ‘ee ragionevole pensare che i Siciliani se. Jlto, letterario, «j]lustre”, con lat. ali; ma dai tratti fondamen- ;mane per qu riferimento imprescindibile (Formentin 2007: 1825 Di Girolamo in Pss soos). Questa originaria sicilianica della lingua poeticaé com. provata da alcuni elementi imp mento di Zarigo dela can ene di Giacomino Pugliese conserva trace chiare della situazione lin. tnistica di partenza (Ia # tonica di “bur e-amur, lu articolo ¢ pronome, ki relativo, ecc.); € cisono testi trasmessi “in. siciliano” fra le cosiddette carte rilevantissima. Barbieri, che costituiscono una testimonianza “Tole per quest singoe e ciroscrtte emergenize, euro quant Pos sediamo dei Siciliani ci & giunto in modo indiretto, attraverso una vera é srazione di “translocazione”, ossia di trasferimento dei te- decenni finali del Duecento, attraverso la loro copia ela loro ri-codificazione linguistica. ortanti: il fram propria oper stiin Toscana nei in tre grandi raccolt In quale forma leggiamo i Siciliani? 11 risultato di questa complessa operazione, in cui si dovra vedere unt consapevole volonta di diffusione (dalla parte dei Siciliant) o di ricezione ¢ assorbimento (dalla parte dei toscani; vd. Beltrami 1099: 193), sono i tre el earned! Palatino (Palatino 418, gid Banco Rari 217 ‘della Biblio- eee a i rH nze [P]), Laurenziano (Laurenziano Redi 9 dell lea Melis aurenziana di Firenze [L]), Vaticano (Vaticano latino iblioteca Apostolica Vatica [V]), allestiti in Toscana da copis 70 2.1L DUECENTO sspettvamente pistoies,pisani efiorenin,orentin o/primssm ani del Trecento.Cascuna di quese anc logic contiene un mle di poet scan e stale eens ote ai suc. cessvi poet toscani, arrestandosi perd all soglie della muons poeta c. valeanti ¢ Dante: qualificandosi dungue come summa delle a traiapestinovistcay ea tus gli ffi come una sitemaeee n e gresso (Avalle 1985: 377-82). Pr Gli stud si sono appuntati sul possibile riconoscimento ~ come si sce, assolutamente centrale ~ di un archetipo gia toscanizzato a as 7 ' " di questi grandi canzonicri: lipotesi, sostenuta gia da Contini, risulta allo sul finire del Due- nota», ma che la diffusione sulla lina tirrenica sia ayvenuta eattraverso veh, coli multipli e flussi successivi» (Coluccia in PSS 2008: 1 XXV-KXXV, xivt). In questo senso, potrebbe risultare significative il riconoseaments di una raccolta linguisticamente connotata in senso pisano, soggiacente al, le sezioni di mano fiorentina del canzoniere Laurenziano siglate L(b), e re- lava ai soli poet sicliani (rosin 2001: 294); il conseyuente rileraprento possibile anche per il Vaticano (Larson 2001: 52-03) porta a concludere per Tipotesi di una fonte comune pisana per L(b) e V di testi sicliani «quale canale autonomo di penetrazione della poesia insulare nellarea toscana oc. cidentale» (Coluccia in PSS 2008: m1; gid Leonardi 20012:206-7) Inconclusione, possiamo ragionare oggi in maniera piti mossa ¢ articola- ta sulle modalita di trasmigrazione della poesia siciliana in Toscana; ‘ma proprio il fatto che essa ci sia stata, ¢ che Dante abbia letto i Sicliani in una veste molto simile (per non dire identica) a quella in cui noi stessi li leggiamo nel cod. Vaticano, da ragione di quell’cillusione ottica» (Folena 2002: 83) che lo portd a legare senza difficolti Fesperienza della poesia fede~ ricana a quella della sua stessa poesia in volgare illuste: perché appunto, co- me si diceva, «co quod quicquid poetantur Ytali sicilianum vocatur», Naturalmente le differenze fra siciliano e toscano sono assai sensi- bili,a cominciare dal sistema vocalico: mentre il toscano presenta in posi- zione tonica un sistema con sette timbri e quattro gradi di apertura (a, e-0 aperte, e-0 chiuse, i), nelPestrema Italia meridionale (Sicilia, Calabria centro-meridionale, penisola salentina) le vocal, j,1confluiscono nel? n GIOVANNA FROSINI nico esito je vocali 6, 8, 0 nelPunico esito « (si ha dunque un siste cingue voeali ¢ tre gradi di apertura: 4, é-0 aperte; i #), € non cant dittonghi ie, no (e,oaperte sono Pesito di f, 6 latine); nel vocalismo al poi, ei esti dl siiano siridicono a tre fonemi: af, con due sl me di apertura, Si tratta, come si vede, di differenze rilevanti, che incidon,.| primo luogo sul sistema rimico: HABERE, SERVIRE / MORAM, mounamd aon ee air, sri / ura, fra a in tOSCANO AUT Sve / ig, (cprendo gl excmpi da Di Girolamo in PSS 2008: Le), cost che ie thn delle rame perfette in entrata (ossia al momento della composzon dei test in siciliano) non lo é pit in uscita (ossia nella fase della (ratctiog, ne da parte dei copisti toscani). Si genera percid quel sistema che ording, ae rie moto come rima “siciliana”,c che ha accompagnato h lng poetica italiana fino all POttocento (Serianni 2009: 62-63), al pari di al caratteri, quali la possibilita di fa 1 rimare vocale aperta con vocale chius, {les we, eore: amir, la cosiddeta rim “italiana”),dscendend guest ultimo caso da testi siciiani in cui poteva essere accolta una forms se amr latinismo o provenzalismo integrato nel sistema con 3 apera falloropo dellesito popolare amu), che poteva dunque rimare cone (ed, Castellani 2000: 500-43 Patota 2007": 202 3; Formentin 2007: 191-20, Min riepilogo della discussione). Come si vede da questi e alte esempi bh poesia siciiana ha costituito e costrito — attraverso il proceso di tose eoeeiione la prima vera tradizione di lingua letteraria: a diflerenza di volgari settentrionali, che non hanno in pratica lasciato traccia, essa hain fluenzato le strutture della lingua poetica fino ai tempi moderni, conti buendo in maniera decisiva anche alla distinzione fra lingua della poesine lingua della prosa (Migliorini 201 (6: 123-29). Vd. infine Panalisi della can- sone di Stefano Protonotaro Pir meu cori allegrari (> Aulaweb@lUl Due cento_ estos), su cui ancora tn punto di parten7: a Debenedett (193) 2.4, Le tradizioni della prosa i di prosa due- ti, alcune delle ‘che una com” Nei paragrafi precedenti abbiamo gia visto vari esemp! centesca: scritture contabili di banchicri, lettere di mercan quali risalenti ai primi decenni del secolo. E un fatto tuttavia R 2. IL DUECENTO, lomo xe tucrama ‘femme. otk paamente, G -ParTuagie TUWOLtonn Ualonseonamowslemensee -pasatorkagasneenn, snore Jj, inst: 230 fernenprnctre-orn01 ke fee fh) auece prrualores Aves eagle ‘Bumana mancontbxen ef fame euemsior pasa Gelaferan ibranga:telor “ a ene se realengr eben Lomen i nS: 4, Firenze, Biblioteca sai Centrale, ms. Banco Rari 217 (olim Pala tino 418), c. 29r (Rex Frederiaus).. B " GIOVANNA FROSINE sa volgare, che annoveri anche . i del Duecento. Il divatio," ii forza ideologica: al cetuin ot one della poesia, con la sua inter verse aree della Penisol zione Ta sua intern, ane ditemi, ritmi, figure (poesi didattica alNow poesia reiiog an Vtg median, poesia iica nel SUC, Peet “) Vin accompagnando una differenziazion® meals ia Jad Scrit, aoa dalla prosa che sifa via via pit comsaPrr i ose, stingue anche pet Jessico e strutture, M2 rr te Ps ee forme é questo si ava pena consapevole22a 8 PAPI uecent (Lion Salviatiarriver’ a dire negli “Avvertimenti dela lingua sopra 'I Decameroneche cdioma diverso dalla prosay),e dal ia & «quasi un alto i Ta lingua della poesia & «quasi nade dlp) i : aa pat. 1.34). Altrettanto rilevanti le lettere di Guittone WArez20 (i230 ca1294): lo scrittore era originario della citi che ospitava la pid importante istituzione scolastica della Toscana duecentesca, quello St “ram (aniversit2) che comprendeva tina sezione di medicina e una di di- fitto, e che dunque fu il centro di riferimento sia per la cultura scientifi- casia pet ha giurisprudenza e Peloquenza. A Guittone si devono almeno Je trentacinque lettere, perlopitt in prosa (solo otto sono interamente in vyersi), che compaiono nei primi cingue fascicoli della raccolta principale alui dedicata, il canzoniere Laurenziano Redi 9 [L]:esso apre la sua prima sezione (£.1") proprio con la rubrica «Qui cominciano le lettere ¢ le [can] sone | [scripte da fralte Guittone d’Aresso» (Leonardi 2001a; Frosini 2014a; fed. in Guittone d'Arezzo 1990; si leggono parzialmente anche nel cod. Riccardiano 2533 [RI). Le lettere guittoniane ~ veri e propri sermoni mo- rali, che traggono spunto dalle realta quotidiane per proporsi come inse- gnamento universale ~ sono caratterizzate da un livello linguisticoe stli- stico estremamente complesso, costruito su un elaborato andamento rit- mico, ¢ arricchito dal ricorso alle auctoritates ¢ dallimpiego del cursus, in esse sono applicate le norme dell’ars ditandi, che prevedono una struttura- zione in cinque parti (salutati, exordium, narrati, petitio, conduso). Si tratta diun vero esempio di ornatus diffs, al limite dell obscurus (D'Agostino 1998: $71-73; Casapullo 1999: 111-21; Dardano 2015: 32-34). Laffermazione del volgare nella prosa di intento letterario non breve né scontata; per tutto il secolo le lingue che in Ttalia hanno una piena ap- plicazione letteraria sono ~ come gia si& detto ~ il latino e la lingua doit (Golo marginalmente la lingua d'or): un fatto che la massima parte della prosa (storica,scientifica, tecnica, enciclopedica ma anche narrativa) ¢ pro- savolgarizzata. Questo non é affatto privo di rifless sull'assetto lingui- stico, per esempio nei trapianti lessicali, rilevanti soprattutto per quanto riguarda il latino, perché molti dei francesismi. non superano la fase pitt antica della lingua; nelV’indulgenza alle dittologie ealle reduplicazioni dei termini; nella strutturazione della frase attraverso i segnali discorsivi; nel- vA) GIOVANNA FROSINI /a segmentazione del testo, e nella ripetizione di moduli iniziali, sty queste ultime che hanno lo scopo di facilitare la consultazione delf, "3; rifles che possono configuratsi anche nei termini di un inflss roco (Seriannj 2o1a: 13-15; Frosini 2014b; — cap. 4 Pat 2.1, Solo coy, Processo lento ~tendenziale nel Duecento, pienamenteesploso el," Cento ~siafferma la supremazia del volgare, ¢ progressivamente qu, del volgare toscano, certo legataallespeciiche condizionisocio-poli ed economiche della regione, alle quali abbiamo pitt volte fatto rf: mento. Riassumendo varie osservazioni distribute nei paragrafi che preceg. no, possiamo infine sottolineare che sié soit distinguere la produzigy prosastica in volgare secondo tre macro-livelli formali: 1) la prosa d’arte, ossia la prosa dintento letterario, dotata di una com, plessa struttura del periodo e di una finitura retorica che deriva da mode), Ii classici e mediolatini; 2) la prosa media, di carattere narrativo: racconti, cronache, scrittur, di memoria ¢ agiografiche, che si distinguono soprattutto per elemeng sintattici quali la prevalenza della coordinazione (paratassi) la breviti ds periodi,le ripetizioni a breve distanza delle stesse parole, una certa solid. rieta col parlato; si tratta di una nozione definita in modo particolare é, Maurizio Dardano (vd. Dardano 1992; in ultimo, 2012); 3) la prosa documentaria: statuti, lettere, scritture private, icosiddet ti testi pratici, che in Toscana costituiscono la gran parte delle scritture medievali. Come tutte le sistemazioni, anche questa richiede una certa prudenza nellevitare le definizioni assolute, ed ammette zone di passaggio sfumato frale varie categorie (in molti casi, ad esempio, nella prosa media siriscon- tra una consapevole tensione verso la letterariet’): emblematico & il cso appena ricordato delle prose volgarizzate, che devono essere attentamet te valutate nel graduarsi dei risultai, fino alle punte di eccellenza (come per Brunetto Latini o Bono Giamboni, autori anche di opere in proprio} Lesempio di prosa duecentesca che ora leggeremo @ tratto dal Novellino {CQ}, mentre si rimanda all’Aulaweb per un esempio di prosa filosofict (+ Aulaweb@Il Duecento_testo3) Be cr . 76 2. IL DUECENTO. [Ga] Un gionane principe scopre la bellezza delle donne ‘Amo Re nacque tno fighiuolo, Li savi strol logi providd c ero ches sese ani che non vedesse lo sole, che perder loading ina Relo ece guardare et pasatolix. ann sil fece mostrare lomen he ck, elo, o mare, loro et Fargento et le bestie ct gientes nf mostrar belle femine. Lo giovanodimandochieneerinete eee chierano dimoni. Allotta lo giovano disse: «Li dimont mi sae tutte laltre cose. Et lo Re disse: «Ben si puo vedere ch bellezze di feminay [Ps]. piacciono sopra istrana cosa hé E questa la redazione del ms. Panciatichiano 32 (sezione io teca Nazionale Centrale di Firenze (intitolato a di enn aes iene) edita in Il Novellino 2001: 193-94 [19] (sav), ma qui trascritta diretta- mente dal manoscritto, cc. 187-197, dove & accompagnata dalla seguente nota a margine, di mano pit tarda, ma comungue trecentesca: Come la vaghé]za delle fem|iJne & piacievofle] piti che cosa del mondo. Icodice viene collocato dai paleografi tra fine Duecento-primo Trecento, al pit entroil secondo quarto del Trecento, dunque non lontano dalla reda, zione del Novellino, che generalmente si ipotizea nei decenni 1280-1300; la redazione testimoniata da P1 & di origine toscano-occidentale, copiata da un amanuense fiorentino (Frosini 2006: 9-26; Dardano 2015: 45-5). Questa che segue @ invece la redazione “vulgata”, testimoniata da un pid tardo manoscritto (4523), il Vaticano latino 3214 (V) ¢ dalla stampa curata da Carlo Gualteruzzi nel 1525, pubblicata in ultimo in Il Novellino 2001: 33-34 (20v), da cui si riprende (le parti fra parentesi quadre sono integrazioni del- Teditore): A.uno re nacque uno figliuolo. I savi strologi providero che selli non stesse anni diece che non vedesse il sole, [che perderebbe lo vedere]. Al- lora fl re] il fece notricare ¢ guardare in tenebrose spelonche. Dopo il tempo detto lo fece trarre fuori, ¢ innanzi lui fece mettere molte belle givie e di molto belle donzelle, tutte cose nominando per nome. E detto- lile donzelle essere dimoni, ¢ poi li domandaro qual d'esse li fosse pit graziosa; rispuose: - I domoni -. Allora lo re di cid si maraviglid molto, dicendo: ~ Che cosa tirannia é bellore di donna! [V] tivo. Molteplict motivi narrativi culturali, letterari g jy, Pimpin ae ta di novel della nos Gert, ce non mance), conemporanch Pe compen a Tapa dc person analisi ches diverse sensibilita— dime cen il Novel ee debitore ng; Bo sae oi bce ena dlle ope hte ne seni a ce nek olatine i Ein ; sso attraverso mediazi0N! P lurime ¢ in parti. eel em ame -garizamsent, che giv all fine del Due ai ean ard poimon- Eq cent arevano messoa dios diculé possibile individu: orn il caso del racconto che iat , a Storia ae Fone i a mec 90 del de dfsione nell Europe mediewe inn testo di grande difloions atraverso il volgarizzamento italiano i conosci 3 ee al 89 del iltes TH 4 Milano: il gorane principe che non conosce lla del mondo, ma che subito si fa conquistare M llabellezza delle donne, mostra Tinvincibile forza dellamore; il tema giun- gera fino ‘allintroduzione della rv giornata del Decameron, in cui l'autore, per difendersi dall'accusa di ‘eccessivo amore VeTSO Je donne, rivendica la digniti del proprio pensiero € della propria opera (Frosini 2006: 2735; 2o1ta). ualche nota soprattutto di tipo sintati- co (per eu si rimanda a Tesi 2007: 50-55; Serianni 2012 23-5; Dardano 202: G3), itratta, come si vee, i una novella di dimensioni contenute, in culo Satappo narativo &ridoto ale ince essenzial. La cratteristics fondamen- ile ela brevita delle frasi, soprattutto in Pt, la redazione pit ana ip prtica, i c® solo un periodo pit ampio («Onde lo Re belle femnine»),ma riche quello fondato su una struttura prevalentemente paratattica la breviti dei periodi, generalmente fra loro coordinati (vd. qui le sequenze eAllotta ... Et...» Ps eE dettoli... rispuose ... Allora ...» V),non& frutto di imperiia tecnica, ma corrisponde a un ben preciso ideale retorico ed espres sivo, quello della brevitas che ha model ne! latino dei Vangel ¢ nella tradi- rn etoletoas questa scelta sintattica ~ propria anche degli exemplae dei peste ingle propria del parle (panne 25 ars) tga orienta pure endenzaall nipetzione delle sess parole 8 .,non priva di efficacia mnemonica: enon vedesse ... lo ve' gl ulti frances, de Pdi exempla della p Lalingua. Riserviamo a questi test B 2.1L DUECENTO renjamostare .. Mostrar, elo glovano... lo govanos (%) nidiripresa sintattica che possiamo osservare: nella redaz. the dichiarativo: sproviddero che ... che perderebe»; in V on escmpio inte ressante di paraipotassi: «E dettoli... e poi i domandaros, costruzione assai divs nella prosa media; al suo interno, deta rege un connec latineg- gant, Tacesatvo infnito (le doze esee dino) Nella fae an ‘Hentica nelle due redazioni — ; 7 plemento (a 0 2), collocato nomeno, detto topica- lczasong € proprio ¢ distintivo delfitaliano antico (in italiane mete si secoreebbe a una dislocazione: a un eh nace fil), ed se Yordine asuale della frase (soggetto-verbo-oggetto);e vd. anche, in V, tute cose nomi- sand pr nome. Nella redaz. Pt la manecata concordanza fa verho, sing. e sog- goto pl. (pasa fx ann) rimanda a una casisica diffusa nellit antes peril Tesco, si notera appena la forma aggettivale tcinnia‘tirannica, che pare un Japas (cf. GDLI, sv. trannio), Per un’analisi ulteriore di questo confronto fra testi letterari vd. + Aula- web@ll Trecento_testo4. .Vatii fenome- Prlaripresacon 799

You might also like