ROMANO GUARDINI
VIRTU
Temi e prospettive
della vita morale
MORCELLIANACAPITOLO PRIMO
SULL’ESSENZA DELLA VIRTU
L’argomento delle seguenti considerazioni riguar-
da tutti noi, e ognuno a modo suo. E la virth. Proba-
bilmente questa parola ci risulta a tutta prima strana,
forse antipatica addirittura, con un suono un poco
fuori moda e «moralistico».
Quarant’anni fa il filosofo Max Scheler scriveva un
capitolo dal titolo: Per una riabilitazione della virti'.
Sorprende un po’, ma anche si comprende quando si
pensi che allora !’etica, inariditasi nella sua dominan-
te kantiana in una teorica dei doveri, andava riani-
mandosi e si cominciava a sentire il «bene» come una
realta viva che attingeva tutto l’uomo. In tale situazio-
ne Scheler richiamava |’attenzione sulla metamorfosi
che il termine e il concetto di «virth» avevano subito
nel corso della storia fino ad assumere il misero carat-
tere che ancora le aderisce.
La virtt era stata, per esempio, per i Greci l’areté, il
contrassegno dell’uomo nobilmente coltivato e pla-
smato; per i Romani era stata la fermezza con cui
Y’uomo con il suo marchio distintivo esisteva nella
realta dello Stato e della vita; il medioevo indicava
con il termine germanico di tugent (virtude) anima
1. Vom Umsturz der Werte, Gesammelte Werke, Bern 1955, vol. 11,
pp. 13 ss.
1]dell’uomo cavalleresco. Ma pian piano la virth diven-
ne brava e buona, fino a rivestire la strana risonanza
che oggi fa venire i nervi a un uomo maturato secon-
do natura.
Se avessimo nella nostra lingua un’altra parola,
l’'avremmo usata. Ma essa non ha che questa. Voglia-
mo pero subito accordarci sul fatto che essa nasconde
un significato vivo e bello.
Che cosa dunque significa? Significa che i moven-
ti, le energie, l'agire e l’essere dell’uomo vengono
ogni volta contrassegnati da un valore etico che li de-
termina, da una dominante etica per cosi dire, e rias-
sunti cosi in un tutto caratterizzante.
Prendiamo come esempio una virtt assai sempli-
ce: l’ordine. Essa significa che l’'uomo in questione sa
dove si trova una certa cosa e quando é il tempo per
una certa azione; sa di volta in volta le giuste misure e
i vari rapporti fra loro delle varie realta della vita. Essa
significa che si ha un senso per la regola e la ripetizio-
ne, cioé si sente quello che occorre affinché una situa-
zione o un’istituzione abbiano durata. Quando I’ordi-
ne diviene virtu, allora chi lo possiede non lo vuole
realizzare solo in questa o quella decisione — per
esempio, il suo dovere lo chiama al lavoro e il suo
istinto no, ma sidominae fa cid.che deve fare -, bensi
come un atteggiamento di tutta la sua vita; come una
sua mentalita vivente che s’impone dappertutto; che
determina non solo la sua personale attivita, ma il suo
stesso ambiente, in modo che IJ'intera cerchia ‘dove
giunge la sua influenza rifletta chiarezza e fiducia.
Ma la virtu dell’ordine, se é una virtt: viva, deve
avere contatto anche con le altre virtt. Affinché una
12vita sia ordinata come si deve, il suo ordine non deve
divenire un giogo pesante e costrittivo, ma deve con-
tribuire alla crescita delle cose. Deve percid sapere
quali sono le cose che bloccano la vita e quali la ren-
dono possibile. Una personalita ¢ dunque corretta-
mente ordinata quando essa possiede energia ed é in
grado di dominarsi, ma anche quando ha la capacita
di infrangere una regola dove sia necessario perché
non si trasformi in fattore restrittivo. E via dicendo.
Una virth genuina comporta una prospettiva che si
stende su tutta l’esistenza. Un valore morale vi assur-
ge a dominante e€ in essa si raccoglie in sintesi la ric-
chezza viva d’una personalitd.
Ora, esistono due diversi modi di realizzazione
della-virth dell’ordine. Pud essere una virtt. innata,
nel qual caso essa sgorga facile e owvia dalla natura
della persona di cui si tratta. Chi non conosce certe
persone la cui scrivania é sempre libera e pulita e sot-
to le cui mani ogni cosa trova come da sé il posto che
le spetta? Un individuo di tale genere ha ora il compi-
to di avere cura di questa sua disposizione naturale e
di evolverla perché sia qualcosa che rende chiara e
bella l’esistenza; ma ha anche il compito di vigilare af-
finché non degeneri fino a rendere angusti e duri, un
inconveniente senz’altro possibile. Avremmo allora
l'uomo pedante intorno al quale inaridisce la vita.
Ma esistono anche caratteri per i quali l’ordine
non é naturale. Essi propendono a seguire l’impulso
del momento che frantuma il loro agire; propendono
a interrompere un lavoro incominciato quando viene
loro a noia, a Jasciare stare le cose che cadono loro di
mano al momento di uscire. Anzi l’ordine come tale
13diventa per essi opprimente. Una stanza in perfetto
assetto é per essi inabitabile. Prevedere e programma-
re nei particolari una giornata é, a loro vedere, pedan-
teria. Rendere conto delle entrate e delle uscite qua-
drando bene il bilancio é@ costrizione insopportabile.
La semplice presenza della regola addirittura li irrita
e li istiga a infrangerla, perché la liberta @ per essi
semplicemente la possibilita di realizzare cid a cui si
sentono sospinti. Persone di tal genere pervengono
all’ordine soltanto tramite la conoscenza che l’ordine
é un elemento indispensabile della vita, della propria
come della vita della comunita. Esse devono sottopor-
sia disciplina, ricominciare a ogni insuccesso, lottare
per la conquista dell’ordine. Il carattere della virtd ha
percio in esse una nota di fatica e di consapevolezza, e
solo pit tardi pud arrivare a una certa naturalezza,
per quanto sempre instabile.
Entrambe queste due forme della virt sono buo-
ne ed entrambe necessarie. Sbaglia notevolmente chi
pensa che soltanto la virth che sgorga naturalmente
dall’essenza dell’individuo sia genuina, come é pure
falso dire che etico é soltanto cid che si conquista con
fatica. E virti sia una che I’altra cosa: essenza umana
eticamente formata, e realizzata solo per vie diverse.
Da notare che un giusto ordine é diverso a secon-
da del suo proprio settore. Gli oggetti di una dispensa
si ordinano in modo diverso che non gli animali in
una stalla o gli operai in un’azienda; ¢ i soldati in ser-
vizio militare in modo diverso che non i bambini in
una scuola. ‘
Altre osservazioni ci eaxBhers da fare in proposito.
Ad esempio, in rapporto. con il senso del valore
dell’uomo e della sua posizione sociale il senso dell’or-
14dine si fa comportamento corretto nella vita comuni-
taria; in rapporto con il senso delle istituzioni esso
s’identifica con il senso del conveniente, con il tatto, e
cosi via.
La virtd @ inoltre un modo di riferimento al mon-
do. Come vede il mondo un uomo dotato d’un effi-
ciente senso dell’ordine? Egli notera che «tutto vié di-
sposto in numero, peso e misura», come dice la
Scrittura. Egli sa che nulla vi avviene a caso; che ogni
cosa vi si ritrova nel suo posto relativo al tutto e nel
suo significato. Egli ha gioia alla vista di questo ordi-
ne. Pensiamo, per esempio, al’immagine pitagorica
del mondo. I pitagorici identificavano le leggi del
mondo con le leggi dell’armonia e dicevano che a gui-
dare il divenire mondano era il suono della lira di
Apollo. Un tipo simile vede l’ordine anche nella sto-
ria: avverte che regole profonde dominano in essa,
che tutto ha la sua causa, che nulla resta senza conse-
guenze. Tutto cid trova espressione nel concetto gre-
co della thémis, secondo cui ogni attivita dell’uomo é
sottoposta all’ordine e al diritto. E cos} la virti dell’or-
dine importa simultaneamente un rapporto verso
lesistenza intera e offre possibilita di scoprirvi aspetti
del tutto inawertiti da chi vive nella confusione.
Senza dubbio anche questo sguardo sensibile all’or-
dine pué irrigidirsi al punto da vedere «ordine» sol-
tanto nell’ordine di natura e questo stesso solo come
necessita meccanica. Allora le forme originarie e le
creazioni vitali non esistono pid per esso, non esiste
piu la liberta, la ricchezza dello spirito, la creativita.
L’esistenza si raggela in un determinismo muto.
15Arrivato a questo punto un uomo puo peré anche
soffrirne. Ma ogni vera virti é in genere premessa 0
di gioia o di dolore spirituale. Il disordinato pud re-
stare indifferente alla vista del caos della vita umana
finché egli non @ in causa, ne pud perfino godere
come d’un elemento necessario alla sua vita. Chi inve-
ce sa che cosa é l’ordine, sente la pericolosita, anzi
l'arcana minaccia del disordine. La sua espressione
classica & il concetto antico del caos, della disintegra-
zione dell’esistenza; la sua forma informe é il mostro,
il drago, il lupo cosmico, il serpente di Midgard. A
esso si rapporta l’immagine dell’eroe autentico, il
quale non va a caccia d’avventure o di gloria, ma si sa
incaricato della lotta contro il caos: Gilgamesh?, Era-
cle, Sigfrido. Essi vincono cid che rende il mondo im-
penetrabile e impossibile; creano liberta ¢ normali
rapporti per la vita. Agli occhi di colui che ha la volon-
ta dell’ordine é inquietante, anzi crudele ogni disordi-
ne nell’anima dell’uomo, nelle relazioni umane, nel
lavoro e nello Stato.
La virtt pud anche ammalarsi, l’abbiamo gia sotto-
lineato. L’ordine pud diventare una catena che morti-
fica e danneggia l’'uomo. Ho conosciuto una persona
assai qualificata che diceva: «Quando prendo una de-
cisione, non riesco pit a cambiarla, per quanto lo de-
2. Nella mitologia germanica i tre Asi (dei), Odinio, Vili e Ve, per
proteggere la terra dai giganti, costruiscono la fortezza di Midgard, e at-
torno si snoda il serpente immenso; il lupo cosmico é Fenrir, che nel gior-
no del Ragnarok, del destino fatale di tutte le cose, si liberera dalle catene
e avanzera con le fauci aperte, che toccano il cielo € la terra. Gilgamesh é
un eroe sumerico di Uruk, celebrafo in un poema che ne svolge il mito o
epopea (n.d.t.).
16sideri». L’ordine é degenerato in questo caso in co-
strizione. O possiamo pensare a certe angosce della
coscienza morale che impongono tormentosamente
di fare e dirifare di continuo un’azione senza poterse-
ne mai liberare. Oppure a certi educatori che coarta-
no ogni cosa in regole rigide per avere dominio sui
loro alunni, incapaci come sono di creare quell’ordi-
ne elastico che favorisce la vita. Oppure a certi stati
patologici in cui uno sente che é giunta l’ora, che é as-
solutamente giunta l’ora di fare non si sa che cosa, al-
trimenti qualcosa di terribile dovra awenire immedia-
tamente: é la costrizione d'un ordine che non ha piu
un contenuto.
In ogni virtt si annida la possibilita dell’anti-liber-
ta. L’'uomo deve percid farsi padrone della sua stessa
virti per giungere alla liberta dellimmagine di Dio
ch’egli é.
La virtt percorre l’intera esistenza come un accor-
do che la stringe in unita. Allo stesso modo essa sale
fino a Dio o, meglio, discende da Lui.
Gia Platone lo sapeva quando cre6 per Dio il nome
di agathén, di «Bene». Dall’eterna bonta di Dio deriva
nello spirito dell’uomo disponibile l’illuminazione mo-
rale. Essa comunica ai diversi caratteri di volta in volta la
loro specifica disposizione per il bene. Nella fede cri-
stiana questa intuizione platonica perviene alla sua
completezza. Pensiamo alla misteriosa immagine
dell’Apocalisse in cui la quintessenza dell’ordine, la
citta santa, discende da Dio verso l’uomo (21, 10 ss.).
Ci sarebbe in proposito da dire pit: di quanto lo
spazio qui ci consente. Indicheremo qualche nozione
di fondo.
17C’é anzitutto la verita, anzi una realta, sulla quale
riposa ogni ordine dell’esistenza. E la realtd di fatto
che Dio soltanto é «Dio» e che l’uomo é una sua crea-
tura e immagine; che Dio é realmente «Dio», non un
anonimo fondo del mondo, non un’idea soltanto,
non il mistero dell’essere, ma per se stesso realta e
vita, creatore e signore, e l’uomo invece realta creata
e legata all’obbedienza verso il Signore altissimo.
Ecco l’ordine fondamentale d’ogni rapporto terre-
no e d’ogniagire terreno. Contro di esso si é sollevato
gia il primo uomo quando gli venne insinuato di voler
essere «come Dio», e contro di esso continua fino ai
giorni nostri la ribellione di grandi e di meschini, di
geni e di chiacchieroni. Ma se quest’ordine viene iso-
lato, potra essere quanto si vuole grande la potenza
che ci conquistiamo, il benessere che ci creiamo: il
caos avvolgera sempre ogni cosa.
Un altro modo che ha la virtt dell’ordine di fon-
darsi in Dio é la legge incrollabile che esige |’espiazio-
ne per ogni ingiustizia. L’'uomo trasferisce volentieri
la sua cattiva memoria nella storia e si convince che,
dopo aver fatto il male, il divenire continui a scorrere
indisturbato; che una volta ottenuti gli effetti previsti,
l'ingiustizia appartenga al passato, sia annullata. Si é
sviluppata in tempi vicini una concezione dello Stato
secondo cui esso, in vista della potenza, del benesse-
re, del progresso, ogni iniquita € permessa. Quando
un'ingiustizia ha raggiunto il suo scopo benefico,
cade nel nulla. . ‘
Ma in verita essa é 1A ancora: ititrecciata al tessuto
della storia; nel contesto vitale di coloro che I’hanno
commessa e di coloro che l’hanno patita; nell’influsso
18che essa ha esercitato sugli altri; nelle impronte dei
pensieri e sentimenti, della lingua, degli atteggiamen-
ti che reggono il tempo. E viene il giorno dell’espia-
zione; perché espiata dev'essere, inevitabilmente. Dio
ne é garante.
Il terzo aspetto é la rivelazione del giudizio. La sto-
ria non é un processo naturale che esaurisca in se stes-
so il suo significato, ma implica il rendiconto. Non
all’opinione pubblica e neppure alla scienza. Ed é
pure falso dire che la storia é giudizio a se stessa: giac-
ché molto diessa resta nascosto, molto dimenticato, e
per una quantita di cose Ja responsabilita viene spo-
stata su coloro a cui non appartiene. No, il giudizio
sara tenuto da Dio.
Tutto arrivera davanti alla sua verita e si fara mani-
festo. Tutto sottostara alla sua giustizia e ricevera la
determinazione definitiva.
Come si vede, cid che noi chiamammo la virtt
dell’ordine e che pareva dapprima un nonnulla s’al-
larga invece sempre piti, penetra sempre pit oltre per
arrivare ad attingere alla fine Dio stesso, a discendere
da Dio al’uomo. E tutto questo immenso contesto
che s’intende con la parola «virtu».
Nelle pagine che seguono si delineera una lista di
forme, non piu, secondo cui l’uomo sta nel bene: non
un sistema, solo una serie di immagini emergenti dal-
la molteplicita della vita. Ma ci deve servire a capire
meglio l’'uomo. A vedere pit chiaro come egli vive;
come la vita diviene per lui un compito; come egli ne
adempie o se ne gioca il significato.
19Ma dovra servire anche alla condotta pratica della
vita. Giacché c’é un’affinita elettiva fra i vari caratteri
e le varie virtt. Queste non sono affatto uno schema
universale applicato all’uomo, ma sono esse stesse
viva essenza umana in quanto l’uomo € via via toccato
dall'appello del bene e nel bene si adempie. E il bene é
una ricchezza viva che s'irradia da Dio; infinitamente
colma e insieme semplice nella sua sorgente, ma desti-
nata a specificarsi e a esplicarsi nell’esistenza umana.
Ogni virtt.é una sfaccettatura dell’infinitamente
ricca semplicita in ordine alle possibilita via via affio-
ranti dell’uomo. Cid peré significa che le singole indi-
vidualita, a seconda delle loro concrete possibilita,
posseggono una pit o meno grande 0 piccola affinita
elettiva o incompatibilita verso le varie virti. Cosi per
chi ha un’indole socievole, incline a entrare sponta-
neamente in rapporto con I’altro, la virtt: della com-
prensione é senz’altro pit facile e naturale che non
per ’uomo dinamico che mira ai suoi scopi; nel tem-
peramento creativo c’é una spontaneita che sa cogliere
sul vivo una situazione data, mentre quello pit raziona-
le s’attiene volentieri a regole fisse. E via dicendo.
Sapere tutto cid é importante per Vintelligenza
della vita morale delle diverse individualita. Ma é im-
portante anche per l'esistenza pratica quotidiana.
Giacché il lavoro etico fara bene a partire da quanto é
pit familiare, per poi di li spingersi verso il dominio
anche di quanto é pid estraneo. ‘
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