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Achille della Ragione

PAOLO DE MATTEIS
biografia e dipinti

Edizioni Napoli Arte

1
Paolo De Matteis (Piano Vetrale, 9 febbraio 1662 –
Napoli, 26 luglio 1728) è stato un pittore italiano, tra
i più rappresentativi della stagione barocca nel
Regno di Napoli.

Biografia
Trasferitosi a Napoli sin da adolescente, si dedicò alla
pittura avendo per maestro dapprima Francesco Di
Maria e quindi il già celebre Luca Giordano, da cui fu
fortemente influenzato. Nel 1682 fu a Roma con
Giovanni Maria Morandi, dal quale fu introdotto agli
ambienti dell'Accademia di San Luca. A Roma
conobbe il marchese di El Carpio, Gaspar Méndez de
Haro y Guzmán, al seguito del quale tornò a Napoli
dal 1683, quando il marchese fu nominato Viceré di
Napoli.

Fu un pittore girovago: dal 1703 al 1705, De Matteis


lavorò a Parigi sotto la protezione di Luigi XIV Tra il
1711 e il 1713 è attestato più volte in Puglia, dove
realizzò varie tele per chiese di Bari, Andria, Barletta,
Bisceglie, Monopoli, Laterza e soprattutto affrescò la
cupola del Cappellone di San Cataldo a Taranto.

Ritornato a Napoli, dipinse schemi decorativi per


chiese napoletane, tra cui le decorazioni della volta
della Cappella di Sant'Ignazio, nella Chiesa del Gesù
2
Nuovo nell'omonima piazza di Napoli. Tra il 1723 e il
1725, De Matteis visse a Roma, dove ricevette una
commissione da papa Innocenzo XIII.

Operò anche in Austria, Spagna, Inghilterra, e Francia.

Tra i suoi tanti allievi si annoverano: Giuseppe


Mastroleo, i fratelli Antonio, Gennaro e Giovanni
Sarnelli, Domenico Guarino, Francesco Peresi,
Michelangelo Buonocore, Nicola De Filippis, Vincenzo
Fato, Antonio Fumo, Giuseppe Scala e la figlia
Mariangiola De Matteis. Il De Matteis si sposò in
prime nozze con Rosolena Perrone, figlia dello
scultore Michele, ed ebbe tre figlie, tutte avviate alla
pittura.

Morì a Napoli nel 1728 ed è sepolto nella Chiesa della


Concezione al Chiatamone.

3
Opere

Morte di san Nicola (olio su tela, 1707)


Chiesa di San Nicola alla Carità

La maggior concentrazione di sue opere è


ovviamente a Napoli, ma è possibile ammirarne
anche in altri grandi centri italiani e internazionali
come Roma, Parigi, Gerusalemme, Madrid e Genova,
oltre che in vari prestigiosi musei inglesi e americani
4
Venere offre le armi a Enea (tela 1712),
Palazzo Buonaccorsi, Macerata

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Massiccia è la presenza di tele e affreschi in tutto il
Sud Italia, soprattutto in Puglia.

Particolare della volta della chiesa di San Sebastiano


Guardia Sanframondi (BN)

A Cassino, nella famosa abbazia benedettina, è


conservata una delle sue opere più valide, la tela
dell'L'assunzione della Vergine, scampata alle
distruzioni belliche della Seconda guerra mondiale:
per la sua pienezza cromatica, essa rappresenta un
classico esempio di dipinto seicentesco. Andarono
persi invece i quadri raffiguranti l'Immacolata
6
Concezione e l'Annunciazione. Nel 1692 realizzò degli
affreschi nei catini delle navate laterali, tutti perduti
nel 1944.

Pregevoli gli affreschi della volta dalla Chiesa di San


Sebastiano di Guardia Sanframondi.

Altre opere firmate, documentate o attribuite sono:

Affreschi della sagrestia della chiesa ipogea di Maria


Santissima Immacolata. L'autore potrebbe essere
anche un suo allievo o Nicola Malinconico. Torre del
Greco, 1714.
La Madonna del Soccorso, olio su tela, alla sezione
diocesana del Polo Museale di Ascoli Satriano
San Gregorio Taumaturgo in gloria, (tela, 1696); La
Madonna con il bambino e San Vincenzo diacono
(tela, 1705); Cappella del Palazzo del Seminario di
Lecce
La Madonna del Rosario (1707), olio su tela, Palazzo
Arcivescovile di Ascoli Satriano
Madonna delle Grazie (1710), olio su tela, collegiata
dello Spirito Santo di Ischia
Santa Teresa d'Avila (1717), Museo Carmelitano di
Pastrana
Santa Maria del Carmine (1717), Museo Carmelitano
di Pastrana
7
Virgen de Gracia. Madrid, Museo del Prado, Collecion
bodegones de Meléndez
La Vita di Francesco Saverio del Colegio imperial de
Madrid (1692)
Santa Maria Domenica, Basilica concattedrale di
Santa Maria della Pace di Campagna
Adorazione dei pastori, olio su tela, Dallas Museum of
Art
Erminia tra i pastori, 1715 ca., Kunsthistorisches
Museum, Vienna
Matrimonio mistico di Santa Caterina, 1712 ca.,
Kunsthistorisches Museum, Vienna
Natività e prigionia di San Girolamo, olio su tela,
basilica santuario di Santa Maria di Pozzano di
Castellammare di Stabia
Sacra Famiglia con i Santi Luigi Gonzaga e Stanislao; I
Santi Ignazio e Francesco Saverio ricevono il breve
della missione da papa Paolo III, tele, Chiesa del Gesù
di Castellammare di Stabia
Andromeda e Perseo, 1710 ca., Kress Collection, a
Fairfield[
La scelta di Ercole, Ashmolean Museum, Università di
Oxford
Ultima Cena, Madonna con il Bambino e i Santi
Sebastiano, Filippo, Giacomo e Rocco 1720 circa,
Basilica dell'Assunta, Castel di Sangro.

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Jahel e Sisara, olio su tela, 195 x 261 cm, Museo di
Belle Arti, Rouen.
San Michele Arcangelo, olio su tela, chiesa di Santo
Stefano di Capri
Vergine del Carmelo tra le anime del Purgatorio, olio
su tela, chiesa di Santo Stefano di Capri
San Nicola (olio su tela, fine XVII secolo, attribuzione),
chiesa di S. Lucia, Lucera
L'Apoteosi di s. Cataldo ,1713, affresco, Cattedrale di
San Cataldo di Taranto
Madonna delle anime del Purgatori, la chiesa del
Purgatorio di Monopoli
Martirio di san Lorenzo, chiesa di San Lorenzo a
Laterza
Martirio di Sant'Agata, Collezione Privata a Venezia
(ex collezione Rothschild, Villa Pignatelli a Napoli)
L'Incoronazione della Vergine, chiesa Santa Croce di
Bisceglie
Vergine con Bambino fra San Giovanni Battista, San
Benedetto e Santa Scolastica, chiesa di Santa Maria
delle Vergini di Bitonto
Maddalena dei Pazzi, Chiesa di Maria Santissima del
Monte Carmelo di Taranto
Ecce Homo, Museo diocesano di Taranto
Addolorata, Museo Archeologico Nazionale di
Taranto
San Rocco, Museo civico di Cerchio
9
Il Peccato Originale, Museo civico di Teramo
Il sogno di San Giuseppe, Chiesa di San Gaetano di
Barletta
Fuga in Egitto, Chiesa di San Gaetano di Barletta
Martirio di Santa Giulia, Santuario di San Donato di
Ripacandida
Deposizione del Cristo (1720 ca.), olio su tela, Museo
Acropolis, Agropoli (SA)
La Santissima Trinità tra San Nicola di Bari e San
Giovanni Battista (tela, 1711), Chiesa di San Nicola a
Camerota
Predica di Santa Caterina d'Alessandria; Sposalizio di
Santa Caterina d'Alessandria, Cattedrale di San Paolo
(Aversa)
L'Apoteosi di San Tammaro (tela, 1706), Basilica
pontificia di San Tammaro vescovo, Grumo Nevano
San Mauro cura gli infermi (tela, 1690), Badia delle
Sante Flora e Lucilla di Arezzo
San Francesco da Paola e l’estasi delle tre corone
(tela), Basilica di Sant'Andrea delle Fratte
La Madonna che offre l'icona di San Domenico
Soriano tra S. Caterina e S. Maria Maddalena (tela),
Basilica di Santa Maria sopra Minerva, Roma
Circoncisione (tela), Chiesa di Santa Maria d'Episcopio
a Scalea

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Madonna con il Bambino tra i Santi Agostino e
Monica (tela, 1709), Chiesa di Santa Maria della
Purità a Martina Franca
Apparizione della Vergine a San Bruno (tela, 1721),
Chiesa di Maria Santissima dei Sette Dolori a Serra
San Bruno
Madonna delle Grazie con le Anime Purganti (tela,
1727), Oratorio dell'Arciconfraternita del Sacro
Monte dei Morti a Chieti
Circoncisione (tela, 1717), Chiesa del Santissimo
Nome di Gesù (Pozzuoli)
Eterno Padre Benedicente (tela, 1720), Chiesa del
Santissimo Nome di Gesù (Pozzuoli)
La Cena di San Gregorio ai poveri; Il Martirio di San
Placido; L'Incontro tra San Benedetto e Totila; San
Benedetto con i Santi Mauro e Placido; San Mauro
incontra Teodoberto; San Martino e il mendicante;
Santa Rosalia; L'Addolorata (tele, 1726-1727), Basilica
abbaziale di San Martino delle Scale a Monreale
Madonna con il Bambino e San Giacomo; Santa
Francesca Romana; Beato Bernardo Tolomei (tele,
1713), Chiesa di San Giacomo a Bari
Le Sante Maria Maddalena e Dorotea (tela), Galleria
nazionale di Cosenza
Madonna del Rosario (tela, 1720 circa), Chiesa di San
Biagio a Mugnano di Napoli

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Il Martirio di Sant'Alessandro (tela, 1690), Cattedrale
di Santa Maria Assunta a Melfi
Madonna delle Grazie con le anime purganti (tela),
Cattedrale di Santa Maria Assunta a Nardò
San Gennaro tra i leoni nell'anfiteatro di Pozzuoli
(tela, 1710), Basilica di Santa Maria Maggiore a
Piedimonte Matese
Il Sacrificio di Isacco, Il Serpente di Bronzo (tele),
Chiesa di San Paolo Apostolo a San Paolo d'Argon
Il re Venceslao IV processa San Giovanni
Nepomuceno (tela, 1710), Museo nazionale d'arte
della Catalogna a Barcellona
Il Cristo Risorto (tela), Basilica del Santo Sepolcro a
Gerusalemme
L'Immacolata tra Santi Gesuiti (tela), Cattedrale di
Santa Maria Assunta a Andria
La Crocifissione (tela), Chiesa di San Bartolomeo a
Campobasso
La Madonna di Costantinopoli con i santi Giuseppe e
Carlo Borromeo, Chiesa dell'Addolorata a Maglie
San Girolamo penitente (tela), Real Academia de
Bellas Artes de San Fernando a Madrid
La Sacra Famiglia con San Giovannino (tela, 1728),
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Castelveccana
San Francesco da Paola (tela), Tempio Canoviano a
Possagno

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Madonna con il Bambino e i Santi Pietro, Paolo e
Carlo Borromeo (tela, 1720), Seminario vescovile di
Aversa
Allegoria della Conoscenza e delle Arti a Napoli (tela),
Houston Museum of Fine Arts
Danae (tela 97x125,5, 1708 circa), Detroit Institute of
Arts
Danae (tela 130x80, 1704), Collezione Privata,
Inghilterra
La Madonna con il bambino e i santi Pietro e Paolo
(tela, 1717), Chiesa dei Santi Pietro e Paolo ad
Alvignano
Cristo in gloria con San Gaetano da Thiene (tela),
Chiesa di San Paolo a Pistoia
San Giuseppe con il Bambino, La Sacra Famiglia (tele),
Museo Correale di Terranova a Sorrento
Madonna delle Grazie con le anime purganti (tela),
Cattedrale di Nardò
L'Immacolata (tela, 1713), Chiesa della Confraternita
dell'Immacolata a Serrara Fontana
San Benedetto e Santa Scolastica adorano la
Santissima Trinità (tela), Badia di Cava de' Tirreni
La Trinità con i Santi Carlo Borromeo e Filippo Neri
(tela, 1695), Basilica di Santa Maria Incoronata
dell'Olmo, Cava de'Tirreni
S. Angelo Gerosolimitano, S. Elia, S. Simone Stock, S.
Andrea Corsini, S. Pietro Tommaso, S. Cirillo
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d’Alessandria, S. Bertoldo, S. Cirillo di Costantinopoli
e S. Eliseo (tele), Chiesa di Santa Maria del Carmine,
Barletta
Pan e Siringa (tela), Camera dei deputati, Roma (in
sottoconsegna dal Museo Nazionale di Capodimonte)
San Francesco da Paolo attraversa lo stretto di
Messina (tela, 1710), Museo civico di Osimo (già nella
Chiesa di San Filippo Neri)
Venere che offre le armi a Enea (tela, 1712), Palazzo
Buonaccorsi, Macerata
Madonna con il bambino (tela, 1728), Collezione
della Fondazione Cavallini Sgarbi, Ferrara
Apparizione della Madonna del Pilar a San Giacomo
(tela), Museo del Centro Storico Culturale di Gaeta (in
deposito dal Museo Nazionale di Capodimonte e in
precedenza nella Chiesa della Santissima Trinità degli
Spagnoli)
Madonna della Pace (tela, 1727), Museo del Sannio,
Benevento
Madonna dei Sette Dolori (tela), Cappella della
Vergine dei Sette Dolori, Fragneto l'Abate
Vocazione di San Matteo (tela), Chiesa del marchese
Loffredo, Cassibile

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Napoli

Trionfo della Religione sull'Eresia in San Ferdinando


(affresco 1695-1698), Napoli
La Visitazione; La Madonna del Rosario (tele, 1709),
Chiesa di San Severo fuori le mura-
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L'Angelo Custode; Il Miracolo di Sant'Antonio (tele,
1693), Chiesa di Santa Maria di Montesanto
Sant'Andrea d'Avellino in estasi (tela, 1695 circa),
Cristo appare a San Gaetano, Morte di Sant'Andrea
Avellino (affreschi)[8] Basilica di Santa Maria degli
Angeli a Pizzofalcone
La Madonna col Bambino tra i santi Mauro e Placido
tela, 1708), Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi
San Bruno che intercede presso la Vergine per
l'umanità inferma (affresco, 1699), Certosa di San
Martino
Cristo addita il Battista ai suoi discepoli; Giovanni
Battista predica nel deserto (tele, 1708), Certosa di
San Martino
tele e affreschi (1718-1719) per la Cappella di San
Giuseppe, Certosa di San Martino
Allegoria della prosperità e delle arti nella città di
Napoli (tela), Museo nazionale di San Martino
Morte di san Nicola (1707), (tela, 1707), Chiesa di San
Nicola alla Carità
San Gennaro; San Liborio (tele, 1707 circa), Chiesa di
San Nicola alla Carità
San Nicola libera un ossesso (affresco, 1707 circa),
Chiesa di San Nicola alla Carità
La Madonna con il bambino tra i santi Pietro e Paolo
(tela, 1726), Chiesa dei Girolamini

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Sant'Anna, la Vergine Maria e San Gioacchino (tela),
Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore
La Monacazione di Santa Chiara; Santa Chiara che
scaccia i saraceni (tele, 1696), Chiesa del Gesù delle
Monache
Elemosina di San Tommaso da Villanova (trafugata),
la Trinità con la Vergine (tele), Chiesa di Santa Maria
Egiziaca a Forcella
La Madonna del Carmine che dà lo scapolare a San
Simone Stock (tela, 1696), Chiesa di Santa Teresa
degli Scalzi
L'Immacolata Concezione (tela, 1713), Chiesa di Santa
Brigida
L'Assunzione della Vergine (tela, 1700), Chiesa di
Santa Maria in Portico
Il Transito di San Giuseppe, La Resurrezione di Cristo
(tele), Chiesa della Pietà dei Turchini
La Madonna con il Bambino; San Gennaro con i Santi
Nicola e Biagio; San Giuseppe con il Bambino e i Santi
Filippo Neri, Antonio e Francesco (tele, 1716), Chiesa
di Santa Maria della Colonna
La Sacra Famiglia con Sant'Agostino e Santa Monica;
La Sacra Famiglia con i santi Elisabetta, Zaccaria,
Anna, Gioacchino e Giovanni Battista (tele, 1717),
Chiesa di Santa Maria Egiziaca a Pizzofalcone

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San Stanislao Kotska che contempla la Vergine; San
Stanislao Kotska che prende in braccio il Bambin Gesù
(tele, 1725), Chiesa della Nunziatella
L'Immacolata Concezione; Il Transito di San Giuseppe;
San Camillo de Lellis in Gloria; L'Addolorata; San
Michele; San Nicola di Bari in Gloria; La Madonna con
il Bambino e i Santi Lucia e Biagio; La Visione di
Sant'Antonio; L'Educazione della Vergine (tele, 1726
circa), Chiesa della Concezione al Chiatamone
I Santi Alberto, Angelo martire e Nicola (tela,
successiva al 1716), La Madonna del Carmine, Chiesa
di Santa Maria della Concordia
Sant'Elia e l'angelo, l'Adorazione del Sacramento
(tele, 1712), Chiesa di San Gregorio Armeno
Scene della Vita della Vergine (tele, 1712), Cappella
della Madonna dell'Idra
Cristo Risorto e Trionfo della Croce (affresco, 1720),
Oratorio della Compagnia dei Bianchi della Giustizia,
Complesso degli Incurabili
San Nicola che riceve la stola sacerdotale (tela, 1695),
Duomo di Napoli
Madonna con il Bambino e i Santi Filippo Neri e
Sant'Antonio Abate (tela, 1688), già Duomo di Napoli,
ora al Museo Diocesano di Napoli
San Sebastiano curato da Sant'Irene (tela,
antecedente al 1700), già Chiesa di Santa Maria della
Vita, ora al Museo Diocesano di Napoli
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La Trinità incorona la Vergine con San Francesco e
San Domenico, La Madonna, santa Maria Maddalena
e san Giovanni Evangelista ai piedi della croce (tele,
1695), già Chiesa dei Santi Bernardo e Margherita a
Fonseca, ora in deposito
Cristo Morto (tela), già Chiesa di San Giovanni
Battista delle Monache, ora in deposito
Cristo Crocifisso guarisce la gamba a San Pellegrino
Laziosi, (tela), Chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei
Sette Dolori
La Messa di Sant'Ivo; Sant'Ivo distribuisce pane ai
poveri (tele), Chiesa dei Santi Apostoli
La Crocifissione, (tela, 1706), Basilica di Santa
Restituta
L'Apoteosi di San Pietro Celestino (affresco), Chiesa di
San Pietro a Majella
Il Transito di San Giuseppe (tela), Chiesa di Santa
Teresa a Chiaia
La Circoncisione; L'Adorazione dei Magi (affreschi),
Basilica di San Paolo Maggiore
L'Assunzione della Vergine (affresco, 1695), Palazzo
Tirone Nifo
Il Battesimo di Cristo (tela), Basilica di San Francesco
di Paola
L'Immacolata (tela), Complesso di San Francesco degli
Scarioni

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L'Addolorata, La Sacra Famiglia, Angeli adoranti il
volto di Cristo (tele), Complesso della Missione ai
Vergini
Madonna con il Bambino e i Santi Ignazio e Francesco
Saverio (tela), Palazzo San Giacomo
San Gennaro intercede presso Cristo per la città di
Napoli (tela), Complesso di Santa Maria Regina Coeli
I Santi Pietro e Paolo adorati da un monaco basiliano
(tela), Chiesa dei Santi Pietro e Paolo dei Greci
Il Trionfo di Giuditta, Il Trionfo di David (tele), già
Chiesa di Santo Spirito di Palazzo, ora Chiesa di San
Vitale Martire
Lo Sposalizio di Teti (affresco), Palazzo Fondi
L'Addolorata (tela), Palazzo Zevallos
L'Addolorata (tela attribuita), Museo dell'Opera del
Complesso di Suor Orsola Benincasa
L'Assunta (tela), Chiesa di Santa Maria delle Anime
del Purgatorio ad Arco
La Madonna, santa Caterina e i patroni di Napoli che
implorano la Trinità a favore della città (affresco,
1712), Chiesa di Santa Caterina a Formiello
La Discesa dello Spirito Santo su san Filippo, La
Discesa dello Spirito Santo sui domenicani (tele, 1712
circa), La Trinità (affresco, 1712), La Fuga in Egitto, La
Circoncisione (tele, 1720 circa), Angeli in gloria nel
paradiso (affresco, 1720 circa), Chiesa di Santa
Caterina a Formiello
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La Madonna col Bambino tra Sant'Ignazio di Loyola e
San Francesco Saverio (tela, 1715), Chiesa del Gesù
Nuovo
San Pietro d'Alcantara in estasi davanti alla croce
(tela attribuita), Basilica di Santa Chiara
L'Adorazione dei pastori, La Madonna del Rosario con
i Santi Domenico e Caterina da Siena, Due Santi in
gloria, Sant'Anna, San Gioacchino e la Vergine
Bambina (tele attribuite), Chiesa dei Santi Bernardo e
Margherita
L' Apparizione della Madonna con il Bambino a San
Luigi Gonzaga (tela, 1700), Chiesa di San Ferdinando
Il Trionfo della religione sull'eresia tramite
sant'Ignazio di Loyola, san Francesco Saverio, san
Francesco Borgia e i tre martiri giapponesi (affresco,
1695-1698), Chiesa di San Ferdinando
Madonna con il Bambino e i Santi Giovanni Battista e
Benedetto (tela), già Chiesa di Santa Maria a Cappella
Nuova, ora Chiesa di Palazzo Nunziante)
Madonna Addolorata ed angeli (tela), già Chiesa di
Santa Maria dello Splendore (ora in deposito)
Immacolata, San Michele abbatte il demonio (tela),
già Abbazia Santa Maria a Cappella a Vecchia (ora in
deposito)
Madonna con il Bambino (tela), Museo dell'Opera di
Santa Chiara

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Cristo Portacroce, Madonna Addolorata, San
Giuseppe con il bambino, San Giovanni Battista con
l'agnello (tele), Quadreria del Pio Monte della
Misericordia
La Natività (tela attribuita), Oratorio della
Confraternita dei Verdi dello Spirito Santo
L'Eterno Padre tra gli angeli (tela), Chiesa del Divino
Amore
Il Battesimo di Cristo (tela), Collezione Di Giaimo
Immacolata, depositi della Quadreria dei Girolamini
Madonna del Rosario tra i Santi Domenico, Caterina,
Rosa e Nicola olio su tela del 1697 conservata a
Rivello nella Chiesa Madre di San Nicola.

Bibliografia
Paola Santucci, «De Matteis, Paolo», in Dizionario
Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia
italiana Treccani (on line)
Artnet: biografia dalla Grove encyclopedia of Art, su
artnet.com.
James R. Hobbes, Picture collector's manual;
Dictionary of Painters, T. & W. Boone, 29 Bond
Street, London; dalla Oxford Library, digitalizzato da
Google Books (2006), 1849, p. 153.
Achille della Ragione, Paolo De Matteisː opera
completa, Napoli, 2015

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Mostra su Paolo De Matteis a Castellabate

Il mio esimio amico Vittorio Sgarbi, oltre alla sua


inesausta, dovremmo dire indefessa, attività di
personaggio televisivo, politico part time e studioso a
360 gradi, ha trovato il tempo di organizzare a
Castellabate una intrigante mostra su Paolo De
Matteis, ricca di 20 dipinti, in gran parte inediti, ma
tutti rigorosamente autografi.

Il celebre critico ha prestato alcune opere della sua


collezione, in primis una coperta raffigurante La
visione di Sant’Eustachio (fig.1), che in passato
copriva una cassa contenente archibugi e che fa da
copertina al catalogo della mostra. Del soggetto
esiste una notevole replica autografa (fig.2), che
riprende una parte della composizione, transitata
anni fa sul mercato antiquariale. Inoltre Sgarbi ha
prestato un vero capolavoro di dolcezza: Una
Madonna con Bambino (fig.3), eseguita nel 1728 dal
De Matteis, di cui si può ammirare un inedito
autoritratto (fig.4), davanti al quale non si può non
esclamare: tanto bravo, tanto brutto.

Prima di esaminare le altre opere esposte possiamo


affermare senza ombra di dubbio che il dipinto più
23
importante è quello prestato dall’antiquario
napoletano Michele Gargiulo, con bottega in via
Poerio, raffigurante una scena erotica (fig.5) e che fu
tra le opere più ammirate alla grande mostra
Metamorfosi del mito, tenutasi anni fa a Salerno,
meticolosamente organizzata dal mitico professor
Mario Alberto Pavone.

I dipinti esposti oscillano liberamente come due


anime uguali e contrarie, fra sacro e profano, tra
vivacità barocche e controlli classicisti, fra storielle
impudiche e narrazioni ad edificante contenuto
morale. Tante belle Madonne, tante scene religiose :
Adorazioni, Sante Caterine scampate al supplizio,
Visioni e Martiri, Addolorate con i simboli della
Passione (figg.6–7–8–9–10) e altrettante allegorie:
Venere e Diana dormienti, il Trionfo di Galatea,
Olindo e Sofronia e la Fucina di Vulcano (figg.11–12–
13–14–15) messe in scena da De Matteis (originario
del Cilento proprio come l’ispettore Ricciardi di
Maurizio de Giovanni) con uno stile personalissimo,
che gli permetterà di conquistarsi una posizione
autonoma di rilievo tra i due grandi interpreti del
momento: Luca Giordano e Francesco Solimena.Una
posizione che più volte lo porterà, tra l’altro, a Roma
e a Parigi, dove riceverà commissioni importanti per
nobili e porporati. Le sue numerose opere si
24
ritrovano oggi, oltre che nella Certosa di San Martino
a Napoli (dove a lungo soggiornò), anche negli Usa,
nei musei di Houston (che ospita uno delle opere più
celebri e significative di De Matteis, l’Allegoria delle
Paci di Utrecht e Rastadt, 1714), Saint Louis, e a
Milano, alla Pinacoteca di Brera: questo anche perché
(ed è sempre il biografo ufficiale a raccontarlo, non si
sa se con ammirazione oppure fastidio) de Matteis
amava inviare opere ai collezionisti di tutt’Europa.

Fig. 1- Visione di Sant'Eustachio - Italia mercato antiquariale

25
fig. 2 - De Matteis - Madonna col Bambino - datato 1728
151x100 - Ro Ferrarese, collezione Cavallini Sgarbi

26
Fig 3 - De Matteis - Autoritratto
49 x39 - Napoli, collezione privata

27
fig. 4 - De Matteis - Vulcano scopre l'adulterio tra Marte e Venere
37x 98 - Napoli Antiquario Michele Gargiulo

Fig. 5 - De Matteis - Adorazione dei pastori


102 x 154 - Napoli , collezione Gino Liguori

28
Fig. 6 - De Matteis - S. Caterina scampata al
supplizio
97x126 - Napoli, collezione Vincenzo De Notaris

29
fig. 7 - De Matteis - Visione di San Nicola
146 x119 - Agropoli, Fondazione Gian Battista Vico

30
fig. 8 - De Matteis -Martirio di San Vitale
218 x 140 - Napoli, collezione Vincenzo De Notaris

31
Fig. 10- De Matteis - Addolorata con i simboli della passione -
datata 1727
180 x 127 - Napoli, collezione Vincenzo De Notaris

32
fig. 11 - De Matteis - Venere
dormient84x64 - Napoli
collezione Alberto Del Genio

fig. 12 - De Matteis - Diana addormentata


123 x 174 - Napoli, collezione Vincenzo De Notaris

33
Fig. 14 - De Matteis - Fucina di Vulcano
100 x 130 - Napoli, collezione privata

34
Due capolavori inediti di De Matteis

fig. 1 - Paolo De Matteis - Sposalizio della Vergine (63 x 78) -


Italia collezione Auricchio

35
Abbiamo avuto la fortuna di poter ammirare due
capolavori inediti di Paolo De Matteis conservati nella
collezione Auricchio, entrambi di pari dimensioni (63
per 78 cm) e di soggetto religioso.

Il primo dipinto (fig.1) raffigurante Lo sposalizio della


Vergine, o sposalizio di Maria e Giuseppe, un episodio
della tradizione cristiana che ricorda le nozze tra la
vergine Maria e san Giuseppe, tradizionalmente
festeggiato nella Chiesa cattolica il 23 gennaio, ci
colpisce per la solennità dei personaggi raffigurati.

L'impeto barocco tende a stemperarsi egli cambia le


composizioni adattandole a schemi frontali, chiusi,
riduce i voluminosi panneggi, attenua il pathos delle
slargate forme giordanesche, raffredda il
cromatismo. chiusi, riduce i voluminoso panneggi,
attenua il pathos delle slargate forme giordanesche e
raffredda il colore.

Il secondo dipinto (fig.2) raffigura uno scenario


frequente nella pittura italiana. L'iconografia del
Matrimonio mistico deriva da un testo medievale che
descrive la conversione al cristianesimo di Caterina
d’Alessandria. Il testo racconta come, dopo esser
36
stata battezzata, la giovane abbia avuto una visione:
nel cielo, tra angeli e santi, le apparvero la Madonna
con in grembo il bambino Gesù, il quale infilò al dito
di Caterina un anello, facendola sua sposa.

Come nella maggioranza dei dipinti di soggetto


analogo, i tre protagonisti dell’episodio sono
circondati da alcuni santi, viceversa nel dipinto in
esame vi sono tre simpatici angioletti, che troviamo
identici in altri quadri del De Matteis.

fig. 2 - Paolo De
Matteis -

Matrimonio mistico di
S. Caterina - (63 x78)
-Italia collezione
Auricchio

37
Una monografia su Paolo de Matteis

Mentre da decenni studiosi ed appassionati


attendono una grande mostra su Francesco Solimena
38
e soprattutto una monografia aggiornata sulla sua
opera, che aggiorni quella redatta nel 1958 da
Ferdinando Bologna, divenuta oramai un libro da
antiquariato del valore di alcune migliaia di euro,
grazie al lavoro di uno studioso americano da tempo
residente a Roma: Livio Pestilli, esce un esaustivo
volume dedicato ad uno dei suoi più validi rivali.

Il testo: “Paolo de Matteis, neapolitan painting and


cultural History in Baroque Europe (ashgan, farnham,
surrey)” è uscito per il momento solo in Gran
Bretagna, a dimostrare, se ve ne fosse bisogno della
valenza internazionale della pittura napoletana. È un
destino che accomuna tutti i testi sulla produzione
figurativa all’ombra del Vesuvio, soprattutto quelli
riguardanti il secolo d’oro, di vendere più all’estero
che in Italia.

Ad un catalogo ragionato dei dipinti del de Matteis


lavorava da tempo un mio allievo: Francesco
Napolitano, ma purtroppo è sempre più difficile
trovare un editore disposto a rischiare su un giovane,
per quanto di talento.

Paolo de Matteis, allievo di Luca Giordano, nasce nel


1662 a Piano Vetrale, una frazione di Oria del Cilento
ed è attivo fino al 1728, occupando una posizione di
39
rilievo nel panorama artistico, non solo napoletano,
soprattutto nei primi decenni del Settecento.

A differenza del Solimena, il quale, nei suoi 90 anni di


attività non si è mai spostato da Napoli, de Matteis
ha viaggiato molto soggiornando a Roma, Genova e
Parigi, ed inviando opere non solo a collezionisti
italiani, ma anche in Francia, Spagna, Austria,
Germania e Inghilterra.

Il lavoro di Pistilli è frutto di lunghe indagini e parte


naturalmente dalla lunga biografia che gli dedica il De
Dominici, il quale, contemporaneo e ammiratore del
Solimena lo indica come un artista di bassa statura
“ofano” e rapidissimo nel completare le sue tele,
addirittura più del suo maestro, soprannominato
“Luca fa presto”. Ma quando passa ad esaminare la
sua produzione esprime spesso dei giudizi lusinghieri.

Egli praticava dei prezzi di gran lunga inferiori al


Solimena, tra i più cari artisti europei, con
committenti importanti che gli affidavano opere di
altissimo livello.

Un momento focale nel percorso artistico del de


Matteis è costituito dall’incontro, avvenuto a Napoli
nel 1711, con il conte di Shaftesbury, raffinato
40
filosofo, il quale influenzerà il senso estetico del
pittore, come possiamo apprezzare nel celebre:
“Ercole al bivio”, conservato a Gile’s house, Dorset in
Inghilterra.

Nel libro viene dedicata particolare attenzione al


soggiorno parigino del pittore, adoperando un
linguaggio colto, ma nello stesso tempo divulgativo.

La parte iconografica è molto ricca e si avvale di foto


a colori di Claudio Garolfalo. Alla fine l’artista è
delineato come abile quanto bizzarro e tra i
protagonisti del Barocco italiano.

BIBLIOGRAFIA

• A. della Ragione – il secolo d’oro della pittura


napoletana – 10 tomi (ad vocem) - Napoli 1998-2001

• A. della Ragione – la pittura napoletana del


Seicento – (repertorio fotografico a colori) tomi I–II
(ad vocem) - Napoli 2011

• R. Lattuada – il volto di de Matteis, il genio barocco


- pag 48 Il Mattino del 21/6/2013

41
Paolo de Matteis - la pittura che ritrae l'artista e
mostra il volto di de Matteis

42
San Michele Arcangelo
la più bella chiesa di Anacapri

fig. 1 - S. Michele

La Chiesa di San Michele ad Anacapri domina Piazza


San Nicola nel cuore del centro cittadino ed è anche
nota col nome di chiesa del Paradiso terrestre per via
del pavimento maiolicato raffigurante l'omonima
scena biblica presente al suo interno.

43
Fu costruita tra il 1698 e il 1719 per volontà di Madre
Serafina di Dio. La storia del monumento inizia con
una promessa che la religiosa fa a San Michele
Arcangelo affinché Vienna, baluardo della cristianità,
venisse liberata dall’assedio dei Turchi infedeli: che
perdurava da due mesi: fu così che il 12 settembre
1638 il re Giovanni III Sobieski, a capo della coalizione
cristiana, riuscì nell'impresa di sconfiggere l'esercito
nemico, nei pressi del Kalhenberg.

“Se Voi liberate Vienna, prometto di fondare ad


Anacapri una chiesa e un monastero, a maggior gloria
del Signore e a onor Vostro”. E così fu. L’esercito
imperiale sconfisse gli ottomani e la suora caprese
cominciò ad adoperarsi per trasformare quella
preghiera in realtà.

Per mantenere fede al voto fatto la suora iniziò la


costruzione di sette monasteri di clausura, tutti che si
ispiravano alle regole dettate da santa Teresa d'Ávila,
in diversi punti della Campania, precisamente a
Capri, ad Anacapri, a Vico Equense, a Fisciano, a Torre
del Greco e due a Massa Lubrense. Quello di
Anacapri, che ospitava monache di clausura, venne
ricavato riutilizzando un conservatorio musicale e
verteva intorno a due chiostri.

44
Il monumento sorge accanto al convento delle
teresiane e ai resti della Chiesa di San Nicola di cui
sono ancora visibili il chiostro e il campanile. La prima
pietra, però, fu posata dieci anni dopo grazie alla
donazione di 15mila ducati fatta da Antonio Migliacci,
un galantuomo di origini sarde che amava trascorrere
l’estate sull’isola di Capri. Alla costruzione contribuì
anche Michele Gallo di Vandeneynde, vescovo di
Capri dal 1690 al 1727. Il monsignore, per ultimare i
lavori, mise a disposizione il suo patrimonio
personale e finalmente la chiesa poté aprire le sue
porte ai fedeli.

fig 2 -S. Michele-Interno

45
fig. 3 - Pavimento maiolicato

Circa un decennio dopo la fondazione del monastero,


precisamente nel 1698, suor Serafina volle edificare
anche una chiesa. Con molta probabilità si occupò del
progetto Domenico Antonio Vaccaro: la chiesa, nelle
sue forme infatti, risulta essere molto simile alla
chiesa di Santa Maria della Concezione a
Montecalvario a Napoli, realizzata dallo stesso
Vaccaro pochi anni dopo; inoltre, presumibilmente,
l'artista era già stato sull'isola di Capri per un suo
intervento durante la costruzione della chiesa di

46
Santa Sofia: tuttavia anche di questo non si ha la
certezza. La chiesa venne consacrata nel 1719.

Tra il 1806 e il 1808, durante l'occupazione inglese, il


tempio venne soppresso e con l'arrivo dei francesi,
nel 1808, fu soppresso anche il monastero: l'intero
complesso venne utilizzato come deposito e alloggi
per i militari. Nel 1814, quando i militari
abbandonarono la struttura per una sistemazione più
comoda, furono avanzati dei progetti di restauri:
questi iniziarono nel 1815, per terminare nel 1817,
quando la chiesa venne riaperta al culto,
precisamente il 10 giugno, grazie ad un regio decreto
firmato da Ferdinando I delle Due Sicilie, il quale
l'affidava alla Congregazione laica dell'Immacolata
Concezione, fondata nel 1865; il convento venne
venduto a privati. La congrega, nel corso degli anni, si
è occupata del mantenimento e dei successivi
restauri della chiesa.

Lo storico Roberto Pane ha definito così questo


gioiello: “Uno degli esempi più pregevoli di tutta la
produzione settecentesca napoletana per il gusto
degli stucchi, alternato ritmo degli archi e delle
nicchie, i lievi raccordi in curva, il biancore discreto,
che conferisce la massima visibilità al colore”.

47
La facciata della chiesa (fig.1) è divisa in due parti da
una trabeazione; la parte inferiore è suddivisa in tre
scomparti da quattro colonne: al centro si trova il
portale d'ingresso maggiore, sormontato da una
lunetta nella quale è affrescato San Michele, con ali
spiegate e una spada nella mano destra,
probabilmente ispirato a un disegno di Guido Reni,
mentre ai lati due ingressi più piccoli, sormontati da
finestre ovali. La zona superiore invece è anch'essa
divisa in tre scomparti tramite quattro lesene: nella
parte centrale, che termina a timpano con sulla
sommità una croce in ferro, è posto un finestrone,
mentre gli scomparti laterali sono decorati con
stucchi.

Internamente (fig.2) la chiesa ha una pianta


ottagonale, a forma di una croce greca, leggermente
allungata in direzione dell'ingresso, dell'abside e di
due altari laterali, e cupola centrale: misura in totale
ventuno metri di lunghezza per quindici di larghezza;
l'interno è illuminato da alcune finestre poste ai lati
dell'abside, sui fianchi della cupola e sull'ingresso:
questa illuminazione è stata studiata in modo da
fornire una luce intensa ma pacata. Tutte le
decorazioni interne sono in puro stile barocco con
decorazioni a stucco di rosoni, festoni, cartigli, angeli,
conchiglie, angeli e colonne scanalate, sormontate da
48
capitelli in ordine corinzio e poste ai lati delle
cappelle, aventi più un motivo ornamentale che
strutturale; l'intera chiesa è pavimentata con riggiole
in maioliche, dipinte in modo tale da raffigurare il
Paradiso terrestre e peccato originale, opera di
Leonardo Chianese. Il vestibolo è sormontato dalla
cantoria nella quale è presente una statua della
Madonna col Bambino, opera di Nicolò Fumo.

È questa l’attrazione principale della Chiesa di San


Michele: il pavimento maiolicato dipinto a mano dal
maestro “riggiolaro” Leonardo Chiaiese, il disegno,
invece, è da attribuirsi a Solimena. L’opera
rappresenta la Cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso
terrestre(fig. 3).Superato l’ingresso della chiesa esso
si mostrerà in tutto il suo fascino avvolto dalla luce
intensa e soffice che trapela dalle finestre. Si avrai la
sensazione di vivere anche tu quel giorno,
quell’istante in cui in cui la storia dell’uomo è finita e
iniziata al tempo stesso. Cosa si ammira? Adamo ed
Eva che vengono esiliati dall’Eden dalla furia di Dio.
Nell’esatto momento il serpente, simbolo della
dannazione, stringe le sue spire intorno all’albero
della Conoscenza. La coppia è circondata da piante e
animali (leoni, elefanti, pellicani, coccodrilli, civette,
aquile, cervi, pantere) anche leggendari tra cui un
magnifico unicorno. Questa creatura mitologica
49
incarna il Cristo e rappresenta l’amore che Dio prova
per l’umanità.

fig. 4 - Paolo De Matteis-Angelo custode


50
fig. 5 - Paolo De Matteis (attr.)-Madonna del Carmine
tra i Ss. Giuseppe e Teresa d'Avila

51
fig. 6 -Francesco Solimena (attr.)-La Vergine Maria dona lo
scapolare a S. Simone Stock

52
fig. 7 - Francesco
Solimena (attr.)-

Cristo compare
a S. Giovanni
Giuseppe della Croce

53
Le cappelle, comprese l'altare maggiore, sono sette a
simboleggiare i sette doni dello Spirito Santo: sono
disposte tre su ogni lato, con una centrale, dalla
forma absidale, e due agli angoli, dalla forma a
conchiglia. Le cappelle presentano una
pavimentazione in maioliche in colore azzurro e giallo
con inserti di raffigurazioni di cesti di frutta e fiori,
mentre gli altari, realizzati da artigiani capresi, sono
in legno dipinto tendente a riprodurre l'effetto del
marmo: probabilmente questi dovevano essere
momentanei per poi essere successivamente
sostituiti da altri in vero marmo, non più realizzati a
causa della soppressione del monastero a seguito
dell'edito promulgato da Gioacchino Murat il 12
novembre 1808.

Tutte le cappelle sono dedicate alla Vergine Maria e


agli angeli custodi: sul lato sinistro, la prima cappella
ha una tela di Paolo De Matteis raffigurante l'Angelo
custode (fig.4), la seconda cappella, al centro, ha una
Madonna del Carmine e santi Giuseppe e Teresa
(fig.5), sempre del Matteis, e ai lati Madonna che dà
l'abito a san Simone Stock (fig.6) e Visione di san
Giovanni della Croce (fig.7), entrambe di Francesco
Solimena, la terza cappella una Addolorata (fig.8),
54
opera pittorica sempre del De Matteis. Sul lato destro
i dipinti sono tutti di Paolo De Matteis, in particolare,
nella prima cappella Raffaele e Tobiolo (fig.9), nella
seconda Assunta tra i santi Nicola e Biagio (fig.10) e
nella terza Annunciazione (fig.11): tutte le pitture
presenti nella chiesa sono datate al 1719 o
comunque qualche anno dopo la sua consacrazione.

fig. 8 -Paolo De Matteis-Addolorata

55
fig. 9 - Paolo De Matteis -
Tobiolo e l'Angelo

fig. 10 -Paolo De Matteis-


Vergine Assunta tra i Ss. Nicola e
Biagio

56
fig. 11 -Paolo De Matteis-Annunciazione

L'altare maggiore (figg.12-13), in stile barocco e


rococò, è stato realizzato dall'artista napoletano

57
Agostino Chirola, dopo che aveva realizzato dei
modelli in creta, su disegno dell'ingegnere Angelo
Barletta e commissionato da Francesco Cattaneo,
educatore di Ferdinando I, nel 1761: questo venne
realizzato a Napoli e trasportato sull'isola di Capri
tramite delle feluche, salito ad Anacapri a dorso di
mulo percorrendo la scala Fenicia e in fine
assemblato sul posto]; venne consacrato l'11 ottobre
1761. L'altare è realizzato in marmo di Carrara e
pietre dure come lapislazzuli, alabastro e marmo
verde antico e giallo antico: non si è esclude che pezzi
di marmi possono essere stati riutilizzati da alcune
ville di epoca romana presenti sull'isola; alle
estremità dell'altare due angeli a tutto tondo, sempre
in marmo di Carrara: sembra che inizialmente le
monache avrebbero voluto affidare la realizzazione di
queste due sculture a Francesco Pagano o Giuseppe
Sanmartino, ma successivamente la scelta sarebbe
caduta sullo stesso Chirola e al termine dei lavori,
soddisfatte del risultato finale, avrebbero pagato
all'artista un compenso di seicentocinquanta ducati
invece di seicentoquindici come precedentemente
pattuito. Completano la zona dell'altare maggiore
una pala di Nicola Malinconico raffigurante San
Michele arcangelo (fig.14), un quadro famoso per le
sue cromie vivaci e la raffigurazione del santo nelle
vesti di un guerriero dal volto di straordinaria
58
bellezza. con ai lati due dipinti di angeli, opera di
Paolo De Matteis, e sulle pareti laterali Orazione
nell'orto (fig.15) e Natività (fig.16) entrambe di
Giacomo del Pò, mentre nella lunetta sopra la pala è
posta una statua in legno dell'Immacolata; il
pavimento dell'abside è sempre in maioliche con la
raffigurazione di un pellicano che si strappa le carni
per nutrire i piccoli con il proprio sangue, contornati
da ghirlande e putti: probabilmente il cartone
preparatorio per l'opera è stato realizzato da
Giuseppe Sanmartino. Alle spalle dell'altare maggiore
è sepolto il vescovo Michele Gallo di Vandeneynde.
Su tutti gli altari sono presenti candelabri, croci e
giare contenenti delle frasche ricamate con perle,
lavoro delle monache di clausure risalenti a quando il
convento era ancora attivo.

Nella sacrestia, adibita a spazio museale, sono


presenti due piccole statue in legno raffiguranti Santa
Teresa d'Avila e San Giovan Giuseppe della Croce,
probabilmente della bottega di Francesco Patalano,
ma scolpite da due artisti diversi.

59
fig. 12 - Altare maggiore

fig. 13 - Interno

60
fig. 14 - Nicola Malinconico-S. Michele

61
fig. 15 -Giacomo Del Po-Orazione nell'orto

fig. 16 -Giacomo Del Po-Adorazione dei pastori

62
Due pale d’altare di Paolo De Matteis
ad Ischia
Poco note anche alla critica più avvertita nell’isola di
Ischia sono conservate due pale d’altare, firmate e
datate, che arricchiscono il catalogo di Paolo de
Matteis.

La prima si trova nella chiesa dello Spirito Santo nel


comune di Ischia Porto sull'altare del transetto
sinistro, dove fa bella mostra una Madonna delle
Grazie con le anime purganti (fig. 1), firmata e datata
1710.
La Vergine, seduta in alto tra le nubi col Bambino, fa
grondare dal seno copiose gocce di latte ad un
gruppo di anime purganti, che, caldamente, la
implorano. La tela è impregnata di grazia raffinata e
di misurata eleganza compositiva, attraverso l'uso di
stesure cromatiche dalle tonalità preziosamente
rischiarate, che precorre il gusto rocaille.
Non si può evidentemente rintracciare in questo
dipinto il De Matteis brillante affreschista o il
disincantato ed ironico pittore di scene di soggetto
profano, mitologico o letterario, mentre si può
apprezzare la serietà con cui affronta il tema sacro.

63
Il dipinto ischitano, che ripropone la tradizionale
iconografia della Madonna delle Grazie, “si rivela
composizione equilibrata sia nel registro superiore in
cui la Madonna, seduta sulle nubi, rivolge uno
sguardo materno alle anime purganti, sia
nell’inferiore dove osserviamo figure non certo
drammaticamente scomposte o testualmente agitate
o dai lineamenti alterati, bensì anime fiduciose, in
attesa della grazia auspicata, che non tarderà ad
arrivare. Il pittore seppe realizzare dunque una
perfetta sintesi di colore, disegno, contenuto e
forma, in ossequio a quella vena di ritrovato
classicismo che andava a bilanciare le più moderne
conquiste del suo stile in direzione decisamente
rocaille” (Rolando Persico).
Il primo ad accennare al dipinto fu il Borrelli nel 1968,
che ne sottolineò ”i colori trascoloranti senza il
minimo accenno di ombre”, prima della esaustiva
descrizione della Persico Rolandi ed al sottoscritto,
che ne ha parlato nel suo libro Ischia sacra guida alle
chiese(consultabile in rete)

La seconda opera è conservata nella Congrega


dell’Immacolata Concezione a Serrara Fontana, si
tratta di una tela molto interessante collocata sulla
parete di fondo del presbiterio: una Immacolata,
firmata e datata 1713, da Paolo De Matteis.
64
La Vergine è in piedi orante sulle nubi, mentre gli
angioletti le offrono rose e gigli. Il quadro, come è
stato sottolineato dalla Rolando Persico, è immerso
in una atmosfera di caldo accademismo, privo di
reale ispirazione, senza partecipazione e
coinvolgimento emotivo.
Nello stesso anno di esecuzione il De Matteis realizzò,
per la chiesa di Santa Brigida a Napoli, una tela di
identico soggetto.
Il quadro è interamente autografo, senza intervento
della bottega, come prospettato da qualche studioso,
ed il tocco del maestro lo si avverte nei violenti colpi
di luce, che creano una sorta di atmosfera argentea
ed irreale intorno al capo della Vergine.
Un'opera di prestigio ad ulteriore conferma della
solidità delle committenze isolane, ma soprattutto
della considerazione che il De Matteis fosse uno degli
artisti più quotati dei suoi tempi.

65
fig. 1 - Madonna delle Grazie con le anime purganti - 275 - 240 -
firmato e datato 1710 - Ischia , chiesa dello Spirito Santo
66
Fig. 2 - Immacolata Concezione - 202 - 155 - Serrara Fontana,
Congrega dell'Immacolata Concezione

67
Finalmente una monografia, illustrata da oltre 300
foto, la maggioranza a colori, dedicata ad uno dei
protagonisti della pittura napoletana.
L’allievo più importante partorito dalla costola del
Giordano è Paolo De Matteis, che seppe evolvere il
Barocco del suo maestro in una lieta e diafana
visione, arcadica e classicistica; a lui il De Dominici,
riconoscendone la statura, dedicò una trattazione a
parte nelle sue celebri “Vite”.
La critica negli ultimi decenni ne ha scandagliato più a
fondo lo stile e la personalità e l’artista oramai è
68
emerso come il più esemplare precorritore dei tempi
moderni e come il più significativo battistrada della
nuova pittura napoletana prima dello scadere del
secolo.
Oggi il De Matteis occupa un posto di primo piano nel
panorama delle arti figurative partenopee di fine
secolo ed ha superato in bellezza il giudizio poco
lusinghiero che ebbe nei suoi riguardi la Lorenzetti, la
quale, nello stilare il catalogo della mostra su tre
secoli di pittura napoletana nel 1938, lo definì stanco
ripetitore dei modi del Giordano ed emulo impari del
Solimena.
Gli studi più recenti collocano la sua figura in maniera
originale ed indipendente a confronto dei due
«campioni» della cultura figurativa napoletana tra
Seicento e Settecento; anzi, riguardo ai suoi rapporti
col Solimena, gli studiosi riconoscono unanimemente
che il De Matteis con grande anticipo avviò un
discorso di classicizzazione dell’esperienza barocca. Il
Solimena infatti accrebbe, con lo studio dei modi
pittorici del De Matteis, l’interesse verso quei canoni
proposti dal Maratta, cui aveva spiritualmente già
aderito, attraverso la frequentazione di circoli
letterari napoletani fautori di un neopetrarchismo.

69
L’ostentazione del nudo nei dipinti
mitologici del De Matteis
Cominciamo questa carrellata tra sederi ben esposti e
poppe al vento nei dipinti con soggetto mitologico
del De Matteis con uno splendido nudo eseguito
prima del viaggio del pittore a Parigi: una Leda e il
cigno (tav.1) che comparve alla vendita del giugno
1991 presso la Sotheby’s a Montecarlo, la quale, in
qualche modo, anticipando per il soggetto illustrato e
per la ripresa delle Veneri e di altri modelli affini di
Luca Giordano, altre composizioni con il mito di
Danae del Museo di Detroit (tav.2), del museo di
Bahia (tav.3) e di una raccolta privata inglese (tav.4),
permette di cogliere le varianti di resa pittorica
riscontrabili nella sua produzione prima e dopo il
soggiorno parigino.
Questa ultima composizione fu probabilmente a
conoscenza del Solimena, che la replicò con varianti
nella piccola tela già presso la collezione Harris a New
York.

70
tav. 1 - Leda e il cigno - 126 - 178 - giugno
1991 Montecarlo Sothebys

tav. 2 - Danae - 97 - 125 - Detroit , The Detroit Institute of Arts

71
tav. 3 - Danae riceve la pioggia d'oro - 144 - 198 - Valencia, Museu
de Belles Arts

tav. 4 - Danae - firmata e datata 1704 - Inghilterra collezione


privata

72
Alla Leda ed il cigno, o probabilmente subito dopo,
sembra appartenere, nel giro di pochi anni e
comunque prima del 1710, un nucleo
numericamente consistente di prestigiose
composizioni, come una Galatea in coppia con
un’Anfitrite già presso Corsini a Montecarlo (tav. 5 -
6), un Apollo e Dafne di una privata raccolta a
Berkley, California, l’Aurora con il carro del Sole
(tav.7) e il Trionfo di Galatea del castello di
Pommersfelden, già assegnati variamente al
Trevisani, al Marchesini o all’Amigoni, prima che
Schleier nel 1979 li restituisse al napoletano, la
Venere dormiente (fig.3), firmata, di una raccolta
romana, il Bacco e Arianna, firmato e datato 1709, di
una collezione milanese, di cui (è sempre Spinosa a
ricordarlo) al musée di Poitiers dai depositi del Louvre
si conserva una tela di minori dimensioni, ma con lo
stesso soggetto, anche se diversamente illustrato, la
tela sempre con Bacco e Arianna, firmata e datata
1709, presso Zecchini a Milano (tav.8) e, infine,
l’Andromeda nelle versioni della collezione Stanley
Goulde a Londra e del Museum of Art di Bridgeport.
Prima di proseguire il discorso, esaminando altre
iconografie, approfondiamo l’esame delle versioni
della Danae precedentemente citate partendo da
quella (tav.4) di collezione privata inglese.

73
Il dipinto, firmato e datato 1704 sulla base della
colonna a destra, illustra un celebre mito, di origine
greca, ma raccontato anche da Ovidio nelle
Metamorfosi (IV,611) e rappresentato più volte, in
versioni con varianti, da Tiziano, in particolare, e da
altri pittori del Cinquecento come Correggio o
Tintoretto.
Danae, figlia di Acrisio, re di Argo, era stata rinchiusa
dal padre in una torre o in una camera sotterranea in
bronzo, affinché non restasse gravida e partorisse un
figlio che, secondo la profezia dell’oracolo di Delfi, da
grande lo avrebbe ucciso. Ma Giove, invaghitosi della
bellissima giovane, trasformatosi in una pioggia di
monete d’oro, riuscì ugualmente a possederla,
penetrando nella camera ‘blindata’ attraverso una
fessura nel tetto. Dalla unione sarebbe poi nato
Perseo, che involontariamente, anni dopo, avrebbe
effettivamente ucciso il nonno Acrisio.
Nel Seicento il tema fu riproposto da esponenti di
‘scuole’ e tendenze pittoriche diverse, sia italiane che
straniere (tra gli stranieri una citazione particolare
spetta, ovviamente, a Rubens e a Rembrandt).
Nell’ambito della scuola napoletana, per la
trattazione di questo stesso soggetto dalle evidenti
allusioni erotiche, ma non solo, per la tela qui in
esame il riferimento più pertinente è, agli inizi del
secondo Seicento e in ormai avviata stagione
74
barocca, a Luca Giordano. Del quale, anche se finora
conosciamo, con la illustrazione del mito di Danae,
solo un disegno a penna e acquerello firmato, nelle
raccolte grafiche della Galleria Estense di Modena,
mentre ancora non è stato rintracciato il dipinto di
palmi 2 ½ per 2, segnalato nel 1688 nella raccolta di
Ignazio Provenzale duca di Collecorvino, sono ben
note, per evidenti riferimenti ai celebri prototipi di
Tiziano con raffigurazioni sia del mito in argomento
che di Venere dormiente, le varie rappresentazioni di
Venere con satiro e Cupido o di Lucrezia e Tarquinio
conservate a Napoli nel museo di Capodimonte
ed Ginevra, in collezione privata, che di sicuro furono
fonti d’ispirazione per molti pittori del suo seguito
napoletano, tra i quali lo stesso De Matteis.

tav. 5 - Galatea -Montecarlo Galleria Corsini


75
tav.6 - Anfitrite - Montecarlo Galleria Corsini

tav. 7 - Aurora e trionfo di Apollo sul carro del sole - 151 - 125 -
Pommersfelden collezione Conte von Schonborn

76
tav. 8 - Bacco e Ariannna, firmata e datata 1709 - 66 - 155 -
Milano collezione Zecchini

Un altro tema mitologico che permette di mostrare


seducenti fanciulle nature per la gioia degli
osservatori è la rappresentazione di Galatea come nel
dipinto (tav.9) già presso l’antiquario Porcini di
Napoli, dove il mare diventa scenario per ambientare
il racconto mitologico, costantemente sviluppato
dall’artista. Questo prezioso rametto rappresenta,
infatti, un’ulteriore riflessione sul tema della Galatea,
che l’artista tratta diverse volte, come nella più nota
77
redazione (tav.10) conservata a Brera, firmata e
datata “1692”, e in alcuni studi preparatori del
Metropolitan Museum di New York. In entrambi i casi
l’artista sembra confrontarsi col Giordano, da cui
attinge in particolare la ricchezza scenografica del
corteo di amorini e tritoni e la versatilità narrativa
che lo spinge ad accogliere nel racconto anche il
giovane pastore Aci che appare su una rupe ardente
d’amore. Nella versione in esame, avvicinabile per la
stretta affinità stilistica nonché iconografica ad
un’altra redazione conservata nel Castello di
Pommersfelden e databile nel secondo decennio del
’700, la scena è concentrata sulla Galatea. La ninfa,
date anche le piccole dimensioni del supporto,
avanza sola varcando il mare sul suo carro di
conchiglia trascinata dai delfini e dalla ingegnosa
ruota a pale di raffaellesca memoria. La levigatezza
della materia e degli incarnati risente della classicità
marattesca, con cui l’artista si è confrontato a Roma,
e la sua poetica ha ormai impreziosito la morbidezza
ariosa del Giordano e virato il suo linguaggio verso
una spiccata classicità che avrà larga eco in Europa.
Ricordiamo infine con diverse iconografie un Loth e le
figlie (tav.11), un Trionfo di Nettuno ed Anfitrite
(tav.12) ed una Fanciulla sdraiata con Cupido, tutti in
collezione privata.

78
tav. 9 -Trionfo di Galatea - olio su rame - 48 - 39 - Napoli
antiquario Porcini

79
tav. 10 - Galatea - 125 - 127 - firmato e datato 1692 - Milano
pinacoteca di Brera

tav. 11 -Loth e le figlie - Italia collezione privata

80
tav. 12 -Trionfo di Nettuno e Anfitrite (Bordighera, Fondazione
Teruzzi)

tav. 13 - Donna sdraiata con Cupido - Frosinone collezione


Perrucci

81
Pale d’altare ed affreschi in quantità

01- Madonna col Bambino, S. Antonio abate e San Filippo Neri -


264 - 200 - firmato Paulus de Mattheis 1688 - Napoli duomo
cappella Marciano

82
Appena ritornato da Roma, dove si era recato al
seguito del marchese del Carpio, il De Matteis avviò
quel processo di ammodernamento tra barocco e
classicismo, dando luogo a composizioni raffinate ed
impreziosite da una luminosità più chiara, nello
stesso tempo fioccano numerose le committenze per
le chiese napoletane. Tra le prime la realizzazione
della tela raffigurante la Madonna col Bambino ed i
santi Filippo Neri ed Antonio Abate (tav. 1), firmata e
datata 1688, eseguita per la Cattedrale (cappella
Marciano) ed oggi conservata al museo diocesano.
La figura della Madonna, molto dolce, è resa con la
stessa grazia delle altre madonne che il De Matteis
dipinse in quel periodo. “ la struttura disegnativa di
chiara derivazione marattesca, lo sche ma
compositivo svolto secondo la normativa accademica
del ritmo centrale, l’elegante finitezza dei particolari
pongono questa pala quale testimonianza
emblematica della sua prima produzione pittorica”
(Cautela).
L’artista nei suoi dipinti di soggetto sacro ambiva a
che fossero il tramite di una serena contemplazione
della divinità e su questo atteggiamento molto
influirono, come sottolineato dal Pavone, le
predicazioni di padre Antonio Torres, confessore del
marchese del Carpio e strenuo difensore di un
rigoroso purismo linguistico.
83
L’opera viene ricordata dal De Dominici.” Ma non del
tutto avea egli lasciato il colorito appreso in Roma
sotto la condotta del Morandi, come si vede dal
quadro, ch’ei fece nell’altare a lato alla porta grande
del Duomo napoletano…nel qual quadro si scorge che
egli cercava di scostarsi dalla prima maniera”.
Di poco posteriore è la Madonna col Bambino (tav.
2), firmata e datata 1690, già collocata nel presbiterio
della chiesa di Donnaregina Nuova ed oggi
conservata nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini
al Vomero. Essa risente dell’influsso marattesco
rivissuto con inflessione dialettale napoletana. Infatti
negli anni del suo lungo soggiorno romano il pittore
fu alla scuola del Maratta ed assiduo frequentatore
dell’Accademia pittorica di San Luca, diretta da Luigi
Garzi, in cui molto accesi erano i dibattiti tra i
sostenitori del Barocco ed i fautori del Classicismo.
Di questi orientamenti moderni da lui assimilati vi è
una chiara testimonianza in questa Madonna col
Bambino, sottoposta a rigidi schemi compositivi che
imbrigliano il libero svolgimento delle forme.
Nell’ambiente artistico napoletano queste nuove
idee non rimasero inascoltate se anche lo stesso
Solimena ne fu influenzato, a tal punto da aderire,
indirettamente ai canoni proposti dal Maratta, che
erano stati già accettati a livello letterario con la
frequentazione dell’ambiente neopetrarchesco
84
napoletano. Vedremo così nelle numerose eseguite
da Solimena a Donnalbina la comparsa di tipiche
fisionomie mutuate dalla Madonna col Bambino di
San Giovanni dei Fiorentini, la cui grazia spiritata che
emana dai volti ci fa già respirare aria nuova, presaga
del nuovo secolo e di un gusto che fra breve
travalicherà nel Rococò.
Nel 1693 firma e data la tela raffigurante l’Angelo
custode (tav. 3) collocata nella prima cappella a
sinistra della chiesa di S. Maria di Montesanto,
mentre su quella destra è posta un’altra sua pala
raffigurante un Miracolo di S. Antonio da Padova, in
cui il santo fa resuscitare un morto assassinato per
scagionare il proprio padre ingiustamente accusato di
omicidio. Non sono opere eccezionali, ma mostrano
un tentativo di innesto di formule lanfranchiane,
filtrate attraverso moduli alla Beinaschi, in un tessuto
ancora giordanesco.
Al 1695 risale il San Nicola che riceve la stola
sacerdotale (tav. 4), opera devozionale, firmata e
datata, conservata nel Duomo nella prima cappella a
destra, che venne dedicata a San Nicolò nel secolo XV
dagli arcivescovi Nicola e Gaspare de Diana, ivi
sepolti, mentre la famiglia Quadra, committente del
dipinto, la rinnovò sul finire del Seicento.
Nella chiesa di San Ferdinando lavora per alcuni anni
dal 1693 al 1697, realizzando numerosi affreschi, che
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testimoniano il tentativo di riagganciarsi all’esempio
del Giordano post fiorentino. Negli stessi anni eseguì
le decorazioni (tav. 5) nell’ex convento di San
Sebastiano, oggi Istituto Vittorio Emanuele II e nella
cappella di Palazzo Tirone (tav. 6 - 7).
Ritornando alle numerose opere nella vecchia chiesa
di San Francesco Saverio, per le quali il primo
pagamento noto è del 1695, il De Matteis raffigura
nella volta della navata episodi relativi al Trionfo della
religione sull’eresia tramite S. Ignazio, San Francesco
Saverio, San Francesco Borgia e i tre martiri
giapponesi, mentre Maometto precipita con il Corano
(tav. 8). Nei due lunettoni laterali al finestrone di
controfacciata è rappresentato San Francesco Saverio
mentre abbraccia il Crocifisso ed il Santo in estasi.
“Nella cupola invece viene celebrata la Gloria dei
santi gesuiti, ma di questa decorazione oggi rimane
soltanto la pittura dei pennacchi (tav. 9 ), dove alle
Virtù teologali e alla Giustizia si unisce un bel coro di
angeli che sfonda i limiti degli angusti spazi triangolari
per invadere, in un tripudio di colori di chiara valenza
barocca, il cornicione sul quale è impostato il
tamburo della cupola. Qui l’affresco originario è
andato distrutto e venne sostituito da un intervento
firmato Giovanni Diana. Nei peducci si vedono anche
i gigli borbonici.”(Petrelli).

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Una tappa fondamentale tra le committenze
ecclesiastiche è costituita dalle opere eseguite per la
chiesa di San Nicola alla Carità, un vero e proprio
museo della pittura napoletana settecentesca, dove
possono ammirarsi gli affreschi nella volta del
Solimena ed i dipinti di Francesco De Mura.
Il De Matteis esegue il vasto affresco firmato che
impegna la sovrapporta d’entrata con San Nicola che
libera un energumeno (tav. 10) e la grande tela del
coro, datata 1707 e raffigurante il Transito di San
Nicola (tav. 11). Ancora suoi sono tutti gli affreschi
della tribuna comprese le due figure su tela di San
Gennaro e San Liborio, collocate lateralmente ed i
peducci della cupola con i Profeti (tav. 12). L’affresco
sulla porta d’ingresso, firmato e datato 1712, è
descritto dal De Dominici: “grande invenzione di
fantasia e con spiccato senso d’armonia”. Il bozzetto
(tav. 13) per l’affresco venne pubblicato da Spinosa
quando nel 1979 transitò presso l’antiquario Lebel di
Parigi, Nella stessa chiesa il De Matteis affrescò la
Gloria di San Nicola nel medaglione centrale della
volta dell’abside.
“La struttura dell’affresco e i suoi colori risentono
della temperatura cromatica delle decorazioni del
Beinaschi, in particolare nei caratteristici giallo ocra
del piemontese presenti nella chiesa di S. Maria degli

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Angeli a Pizzofalcone, dove anche Paolo ebbe
occasione di lavorare.
L’iconografia della composizione, una delle più vaste
del pittore, ben sette metri per sei, è rinnovata
rispetto alla tradizione. Infatti il santo, rivestito dai
suoi paramenti episcopali, è seduto su una stuoia con
le braccia aperte ed il volto rivolto al cielo, mentre il
gruppo dei quattro angeli, che gli stanno attorno, lo
sorreggono offrendogli il messale con i tre pani
simbolici ed il pastorale, mentre un cherubino gli
regge la mitra. In alto ed al centro della straordinaria
composizione, Gesù, ricoperto da uno svolazzante
manto azzurro, è rivolto verso il santo in atto di
benedirlo. Ai lati sono Mosè, Davide, Abramo e Noè,
tutti con i loro simboli. Non mancano angeli e
patriarchi e, come quasi sempre nei dipinti
dematteisani, angeli musicanti e cherubini, mentre in
un cartiglio sostenuto ancora da due angeli si legge:
ecce quomodo moritur justus”(Pacelli).
Nella chiesa della Concordia nell’altar maggiore, di
gusto tardo barocco era collocata una Madonna del
Carmine, su tavola, attualmente in sacrestia, da
qualcuno riferita a De Matteis, ma di un pittore suo
contemporaneo, viceversa autografa è la tela posta
sul terzo altare di sinistra, eseguita dopo il 1716 e
raffigurante i SS. Alberto, Angelo martire e Nicola
(tav. 14), mentre della sua scuola sono i quadri con i
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SS. Gennaro ed Antonio e San Giuseppe con Santa
Maria Maddalena de’ Pazzi , posti alle pareti laterali
della seconda cappella a destra.

02 - Madonna col Bambino - firmata e datata 1690 - Napoli,


chiesa di San Giovanni dei Fiorentini

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03 -Angelo custode - Napoli, chiesa di S. Maria di
Montesanto

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04 - San Nicola che riceve la stola sacerdotale - Napoli
Duomo, cappella Quadra

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05 - Assunzione - Napoli Istituto Vittorio Emanuele

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06 - Assunzione - affresco - documentato 1695- Napoli palazzo
Tirone

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07 -San Giuseppe - Napoli, Palazzo Tirone Nifo

08 - San Nicola che libera un energumeno - Napoli, chiesa di San


Nicola alla Caritá

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09 - Trionfo della Religione sull'Eresia (Napoli, S. Ferdinando)

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010 - I Ss. Alberto, Angelo martire e Nicola - Napoli, chiesa di S.
Maria della Concordia

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