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SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE

INTRODUZIONE
Cosa intendiamo per comunicazione? -> dimensione di condivisione extracorporea
Metafora comune come “Trasmissione lineare”, sogno umano di superare il corpo fisico
Teoria dell’informazione: Emittente -> Ricevente, metafora tecnologica (al massimo feedback)
Questa metafora è la più comune nelle culture industriali

Con l’avvento dei mass media, avviene una crisi.


La teoria ipodermica, chiamata anche teoria dell'ago ipodermico è una teoria che considera i
mass media come potenti strumenti persuasivi che agiscono direttamente su di una massa passiva
e inerte.
La comunicazione tra due individui viene quindi considerata come un processo diretto tra
comunicatore e ricevente senza alcun intermediario, in cui il messaggio viene ricevuto senza alcuna
intermediazione e, importante da sottolineare, gli effetti sono dati per scontati, e quindi nemmeno
analizzati.

Tralasciando gli aspetti SINTATTICI (grammatica), si devono considerare aspetti SEMANTICI e


PRAGMATICI (possibili interpretazioni), poiché è un’azione complessa che comprende mimica,
postura, gestualità, spazialità.
La comunicazione è un gioco di aspettative e previsioni, che ognuno fa in base alla società e al suo
bagaglio
ESEMPIO:
Bussare = Io mi aspetto che chi è dentro si aspetti che io bussi, questo rende reali i ruoli di
studente e professore
“Chi comunica è un attore sociale, con uno scopo deciso dal contesto, e peculiarità prodotte dalle
loro esperienze di socializzazione (di genere, di ruolo ecc)”

Contrattualismo di Hobbes: battaglia costante tra tutti, che però poi scendono a patti per non
distruggersi
Emile Durkheim e Max Weber = padri della sociologia, metto in discussione la dimensione troppo
rigida e “metallica” dei contrattualisti
Geertz = Ragnatela di significati, che dipende dagli stessi uomini
TEORIA DELL’INFORMAZIONE
La prima teoria per trovare soluzioni tecniche per trasmettere al meglio il messaggio.

Questo modello è stato il principale a lungo, prima di cadere.


Questo perché non tiene conto del “comportamento”, che ci permette di attribuire significati e
sfumature diverse ai messaggi

Un modello che lo sostituisce è quello di Lasswell delle 5 W:

ALTRI MODELLI:
Nascono quindi modelli per cercare di “categorizzare” la comunicazione, ove ognuno si basa su un
dettaglio specifico

-MODELLI TECNICO-STRUMENTALI (Lineari)


Il contenuto e i suoi effetti sono studiati e cercati di prevedere, per ridurre l’incertezza (l’entropia).
Sono attento al messaggio, si parla di trasmissione

-Telegrafica: Postale basata sulla teoria dell’informazione di Shannon (A->B). Definizione è il


trasferimento, la domanda è il contenuto

-Comunicazione a due stadi: 1948, Mass Media->Opinion Leaders->People


Definizione è il processo di influenza, la domanda “Quale influenza sulle opinioni” (Politiche…)

-Marketing: Definizione è “Operazione da pilotare”, la domanda è ”Qual’è efficacia tecnica e


strumentale”
4 P: Prezzo, prodotto, distribuzione (placement), promozione

-MODELLI SOCIO-COSTRUTTIVISTI
Interpretazione e comprensione di ciò che gli attori fanno, si gestisce l’incertezza e si dà
importanza anche ad una replica, che magari fa imparare.
Sono attento a come viene letto il messaggio, si parla di interazione

-Orchestrale: Definizione = Produzione Collettiva, Domanda = “Come si articola la partecipazione


dei vari giochi individuali”

-Sistemico-relazionale: Def. “Partecipazione ad un sistema di relazione ove bisogna comunicare”,


Dom- “Come e cosa si realizza questo sistema”.
In caso di malinteso, si impara dagli errori, per il tecnico strumentale semplicemente il messaggio
non viene letto.
In gruppi stabili (tendenzialmente, tipo famiglia), le relazioni producono stabilmente occasioni per
capirsi e freintendersi.
Ricostruisce il sistema di scambi, si concentra sulla parte psicologica

-Interazionista-situazionale: prende da Goffman-Thompson, Def.”Costruzione collettiva di


significato”, Dom.”Attraverso che processi si genera il senso condiviso”.
Aiuta a studiare le regole dell’interazione, dei partecipanti guarda solo l’aspetto esterno

Alfred Schütz
Lui applica un’indagine fenomenologica, che consiste nell’osservazione PRIVA di giudizi.
Io non dubito di quello che vedo, dubito di ciò che è quel che vedo (Edmund Husserl).

La vita dell’uomo si basa sulla convinzione che il suo mondo non è pienamente comprensibile nè
da lui né da nessun altro essere umano.
Esiste un complesso di conoscenze teoricamente aperto a tutti che è ritenuto valido, consistente in
un accostamento di sistemi di conoscenze più o meno coerenti.

Ogni gruppo sociale ha la sua concezione del mondo, che i suoi membri danno per scontata.
La conoscenza è socialmente distribuita e il meccanismo di tale distribuzione è un argomento
studiato dalla sociologia della conoscenza.
Lo scopo di questa ricerca consiste nell'individuare quali motivi spingono gli uomini ad accettare
senza discussione alcune parti della concezione del mondo giunta a loro per eredità e a mettere
altre parti in discussione.
E’ allievo (e legato) ai 3 grandi padri della sociologia:

Durkheim: La società ha un fondamento simbolico.


Questa sta insieme grazie ad una forza simbolica, anche esterna all’individuo, che gli permette di
collocarsi in un gruppo sociale (poi li fa contratti, pone regole ecc).

Questo gruppo deve creare una rappresentazione, uno spazio di senso condiviso per permettere a
individui esterni di riconoscersi come appartenenti.
Questa forza è detta “Coscienza collettiva”, sempre più della somma delle coscienze individuali,
poiché si impone sopra (sono le individuali che si vedono nella collettiva, si pensi ad una band).
Quando questa perde di forza, a rischio è l’individuo, poiché non si ritrova (può finire in suicidio)

Weber: Senso sociale dell’agire, l’oggetto della sociologia è capire come fanno gli esseri umani a
orientare il loro agire in un modo che sia significativo e comprensibile agli altri.
Senso soggettivamente inteso, dato dal soggetto ma capito da tutti.
Nonostante la nostra soggettività sia individuale, nel relazionarsi deve essere comprensibile.
Tra un buffetto e uno schiaffo, cambia non solo la forza della mano ma anche la posizione e le
nostre aspettative e previsioni sulle reazioni entrano in gioco.
Noi possiamo, nonostante la presenza di tanti fattori, isolare elementi che caratterizzano certe
azioni (Ideal tipo), che ci permette di comprendere gli aspetti di un’azione sociale
L’ideal tipo è generalizzato a causa di un carattere ripetuto, non è assoluto.

Simmel: Il soggetto moderno ha più cerchie sociali (relazioni e interazioni differenti, che formano
la società) in cui riconoscersi e a cui appartenere.
Le cerchie sociali hanno dimensioni e opportunità simboliche differenti, che però dipendono anche
dagli altri.
Oggi il singolo individuo può appartenere a più cerchie, che però, sovrapponendosi, deve riuscire a
gestire (trovando coerenza).
Sottolinea cambiamento nella società moderna, ove gli individui hanno possibilità di
relazioni/interazioni differenti, molteplici e combinabili (intersezioni).

Il mondo sociale è formato da attività umane a cui attribuiamo significati, perché attingiamo da un
FONDO DI CONOSCENZA DISPONIBILE condiviso/comune (con cui il mondo sociale appare
ordinato).
Tale interpretazione avviene in cooperazione con altri, non è un significato arbitrario.
E’ proprio perché prendiamo conoscenza nel quotidiano senza prestare attenzione, questo è un
flusso costante di dato per scontato.
La vita è un costituito di dato-per-scontato di routines, comportamenti, aspettative…
Se dovessimo sempre verificare la credibilità di ogni cosa ne andrebbe della nostra tranquillità.
Non sono però “scontati” universali, ma intersoggettivi

Televisione come finestra sul mondo, possibilità di esperienze a distanza (differenza di


conoscenza).
Differenza fra AZIONE (soggettiva e inter-) e COMPORTAMENTO (oggettivamente osservabile).
Azione: Dotata di un “senso”, determinata da un progetto nel tempo, con motivi, aspettative e
conseguenze previste (circa).
Prevedo che le ragioni per cui ho agito saranno il motivo per cui tu risponderai (RECIPROCITA’ DI
PROSPETTIVE).

Per assumere significato gli atti richiedono relazioni condivise, i motivi, le aspettative e le
previsioni.
Distinzioni in:
Tipificazioni di primo livello: Categorie del dato per scontato (rientrano i pregiudizi o aspettative
ovvie, tipo il caffè al bar).
Hanno origine sociale

Conoscenza socialmente derivata (L’insieme delle conoscenze acquisite tramite esperienze, che
arrivano a noi anche da generazioni passate (esperienze empiriche e mnemoniche) divisa in:
-Fondo di conoscenza disponibile
-Conoscenza automatica (dato per scontato delle routine)
-Conoscenza socialmente approvata, ovvero le tipificazioni di secondo livello.

Tipificazioni di secondo livello: divisione in tipi ideali di attori sociali.


Schutz dice: ci sono 3 posizioni fondamentali che l’attore sociale può assumere nei confronti
dell’informazione, per posizionare se stesso e per mobilitare la conoscenza socialmente derivata.
Ideali= secondo livello, ovvero categorie in cui si racchiudono delle caratteristiche considerate
principali quando si fa riferimento ad una situazione che l’attore sociale può vivere.
Queste tipificazioni sono quindi usate in modo meno ingenuo di quelle di primo livello

I tre tipi delineati sono costrutti escogitati al fine della ricerca, in realtà ognuno di noi nella sua vita
è simultaneamente esperto, cittadino ben informato e uomo della strada in diversi ambiti della
conoscenza.

L’esperto: Ha un campo limitato di conoscenza chiara, basata su affermazioni verificate e sa che


solo un altro esperto lo potrà aiutare.
Lui consiglia sui mezzi per lo scopo, sul perché non si esprime (come esperto).
Non accetta come giudice un dilettante, e sa che esistono esperti di altri campi, a cui è propenso a
chiedere informazioni.
L’esperto seleziona le informazioni in un modo imposto dal metodo del suo campo, elaborato e
condiviso con i colleghi.

L’uomo della strada: Conoscenza pratica in molti campi, spesso non coerenti, però di “ricette”
vaghe a livello teorico, ma sufficienti per lo scopo pratico.
Oltre ai suoi campi di interesse, influenzato dal sentimento più che dalle informazioni.
Gli basta sapere che esistono esperti da consultare se serve al fine pratico.
L’uomo della strada ha un metodo imposto dallo scopo pratico, che li impone azioni, non ricerche
teoriche

Il cittadino (che auspica di essere) ben informato: Sta tra i primi due.
Vuole raggiungere conoscenze fondate in modo ragionevole, non spinto dalla praticità, ma su
campi di medio interesse (non a livello di esperto).
E’ sede dell’opinione pubblica informata, che non da per scontato.
Fa affidamento su fonti da lui considerate esperte.
Il cittadino ben in formato ha rilevanza tematica, restringe al massimo ciò che non è rilevante per
inglobare il più possibile, se è un ambito che interessa, altrimenti applicherò ricette e rituali.

Ciò che viene dato per scontato sembra non richiedere ulteriori indagini, sebbene non si abbiano
idee chiare e distinte della sua struttura.
Ogni possibile ricerca ha inizio da una situazione indeterminata, con lo scopo di trasformarla in
determinata.
Ciò che è dato per scontato oggi può esser messo in discussione domani.

Rapporto tra interesse e distribuzione della conoscenza


E’ il nostro interesse in atto a motivare tutto il nostro pensare e il nostro agire.
Possiamo distinguere quattro regioni di importanza decrescente:
1)Vi è la parte del mondo che è a nostra portata, che da noi può essere osservata e almeno
parzialmente dominata, cioè mutata in base alle nostre azioni. Questa zona richiede una
comprensione ben chiara della sua struttura (come, il perchè e il quando).

2)Vi sono i campi non aperti al nostro dominio ma connessi mediamente con la zona di primaria
importanza, perché per esempio stabiliscono esse stesse le condizioni da cui dipende la nostra
pianificazione. E’ sufficiente avere solo una certa familiarità con queste (rischi o possibilità).

3)Vi sono le zone che per il momento non sono attinenti all’interesse in questione, perciò
possiamo darle per scontate finché non si rivelano un nostro campo di interesse.

4)Vi sono le zone assolutamente irrilevanti, perché in esse non possono verificarsi mutamenti che
influenzano il nostro obiettivo in questione.

L'interesse in questione determina il nostro sistema di attribuzione di importanza, ed è


estremamente mutevole, perchè nel passare da ora in ora l’interesse può assumere un peso
diverso e simultaneamente possiamo avere i più disparati interesse.

Possiamo definire due diversi sistemi di attribuzione di importanza (peso dato all’informazione e
alla sua utilità):
Le attribuzioni di importanza intrinseche sono il risultato dei nostri interessi scelti e stabiliti da una
nostra decisione spontanea.
In qualsiasi momento possiamo spostare il nostro interesse modificando anche il sistema di
importanze intrinseco ad esso, raggiungendo sempre maggior chiarezza attraverso la ricerca
continua.
Le attribuzioni di importanza imposte: l’uomo si ritrova ad essere un mero recipiente passivo degli
eventi che non può controllare in alcun modo, eventi che si verificano senza il nostro intervento.
Possono essere malattie, lutti, cause di forza maggiore ecc.

Il mondo a mia portata è quello che si trova a mia portata attuale, o che lo è stato
precedentemente e ora è potenziale.
Entro questo contesto comune io posso stabilire rapporti sociali con l’altro, ognuno può agire
sull’altro e reagire alla reazione dell’altro, perciò l’altro è parzialmente sotto il mio controllo così
come io sono parzialmente al di sotto del suo.

L’uomo della strada vive ingenuamente nelle proprie attribuzioni di importanza intrinseche e in
quelle del suo gruppo di appartenenza, senza cercare di capire la loro origine e la loro struttura.
Egli, ad esempio, preferisce le pagine comiche dei giornali rispetto alle notizie dall’estero, perché è
più condizionato dai suoi sentimenti.
L’esperto invece è a suo agio solo in un sistema di attribuzioni di importanza imposte, dai problemi
prestabiliti all’interno del suo campo, perciò il suo campo è limitato.
Per il restante dei problemi l’esperto è incline ad affidarsi ad un altro esperto, e si attende ad esso
solo per raggiungere fini prestabiliti, senza la necessità di comprenderli a pieno.
Il cittadino ben informato deve scegliere lo schema di riferimento scegliendo il suo interesse,
ispezionare le zone di importanza che si adattano ad esso e deve raccogliere quante più
informazioni possibili riguardo le origini e le fonti di attribuzione di importanza a lui imposte. Deve
formare opinioni ragionevoli e tenersi informato.

La nostra conoscenza non deriva solamente dalla nostra esperienza, ma dall’esperienza che i nostri
simili, contemporanei o predecessori hanno avuto. La conoscenza socialmente derivata può aver
origine in quattro modi differenti:

Testimone oculare: Conoscenza basata su esperienza diretta, ci aspettiamo da lui il nostro stesso
schema di rilevanza: “è come se lo avessi visto io” (è avvenuto nel mondo a sua portata)

Analista: C. basata su fatti raccolti da fonte immediata, organizzandole in sistema di rilevanza


simile al mio, gli do tanta più fiducia quanto più posso controllare la sua fonte

Insider (iniziato): C. basata su esperienza diretta, ma sistema di rilevanza diverso “parla di qualcosa
che conosce, ma si riferisce a schemi che condivido”

Commentatore: Raccoglie come Analista, ma integra in sistema di rilevanza diverso, gli do fiducia
se capisco il suo sistema appieno “Nuova interpretazione disponibile”

Osservazioni finali:
Ogni conoscenza ha un peso maggiore se non è accettata solo da noi, ma anche da altri membri
del nostro gruppo di appartenenza; io stesso considero le mie idee valide se esse sono approvate
da altri che considero competenti. Le opinioni delle figure che consideriamo autorevoli avranno
per noi un peso maggiore, e ciò ha carattere di un’attribuzione di importanza imposta.

Interrelazione fra conoscenza socialmente derivata/approvata: Le interviste e i sondaggi valutano


l’opinione dell’uomo della strada, che però non cerca informazioni oltre alle sue necessità.

La coscienza socialmente approvata è la sede specifica dell’opinione pubblica.


Nel nostro tempo la conoscenza socialmente approvata prevale sulle conoscenze intrinseche o
imposte.
La tendenza ad interpretare in modo distorto la democrazia sta nel ritenerla un'istituzione politica
dominata dalle idee dell’uomo della strada disinformato.
Il cittadino ben informato ha perciò il privilegio e il dovere il far prevalere la sua opinione privata
sulla pubblica opinione dell’uomo della strada.

PASSAGGIO A MOSCOVICI
In uno scenario di evoluzione dei mezzi di comunicazione, Moscovici parla di approccio delle
rappresentazioni sociali.

Moscovici
INTRODUZIONE

Pensiero primitivo -> la mente ha potere illimitato di dare forma alla realtà, il pensiero agisce sulla
realtà (i desideri diventano realtà)
Pensiero scientifico -> potere illimitato degli oggetti di dare forma al nostro pensiero, il pensiero è
una reazione alla realtà (la realtà viene trasformata nei nostri desideri)

Moscovici è uno psicologo sociale (che è manifestazione del pensiero scientifico)


L’individuo reagisce alla realtà come reagirebbe uno scienziato (la comprensione sta
nell’elaborazione delle informazioni)
Però:
-La realtà però è frammentata e questo ci porta a non vedere alcune cose e a vederne altre
(perché abbiamo creato classificazioni sociali).
-Molte cose che diamo per scontate della realtà possono rivelarsi false tutto ad un tratto.
-Noi reagiamo agli eventi in modo simile agli altri membri della nostra comunità (facciamo
riferimento ad una definizione comune), senza analizzarla oggettivamente

In questi casi, a definire la realtà, intervengono le RAPPRESENTAZIONI SOCIALI.


-Insieme di idee condivise tra i membri di gruppi sociali
-Alcune sono SOVRAIMPOSTE, cioè ereditarie o culturali
- La sociologia considera le r. sociali come entità esplicative irriducibili attraverso qualsiasi ulteriore
analisi.
-Opinioni, atteggiamenti e stereotipi sono modulazioni diverse delle rappresentazioni sociali, che
rendono possibile la comunicazione.
-Orientano i significati del quotidiano nell’incrocio di flussi.
-Sono una forma di sapere pratico disponibile, elaborato nel corso di processi di scambio e
interazioni, nonché stratagemmi esplicativi.
“Le rappresentazioni della realtà collegano l’apparenza con la realtà. Esse sono tutto ciò di cui
disponiamo, il nostro sistema percettivo può vedere solo quelle.
Abbiamo bisogno di qualcosa che ci faccia capire cos’è una rappresentazione e cosa non lo è.
Le informazioni che ci arrivano sono sempre distorte dalle nostre rappresentazioni e per questo le
persone e gli oggetti in sé sono inaccessibili.”

RAPPRESENTAZIONI SOCIALI – CONTESTO E RUOLO


Durkheim parla di rappresentazioni collettive: fatto sociale che riguarda realtà SUI GENERIS (si
fossilizzano tanto più la loro origine è dimenticata), prodotte dalle persone ma che poi vivono di
vita propria, perché si impongono solla coscienza individuale (sono più della somma dei singoli);
Include qualsiasi tipo di concetto (eterogenee) e sono generali (necessitano di essere esplicate)
Hanno carattere statico.

Moscovici dice: Categoria meno ampia e relativa alla vita quotidiana, elaborate in interazioni
situate e hanno carattere fluido e dinamico.
Sono entità ESPLICATIVE, perché rendono familiare l’ignoto.
Creano il senso comune (per questo “sociali”), perché hanno per oggetto e origine la realtà sociale.

Lo studio delle rappresentazioni sociali ha come protagonista l’uomo, il quale tenta di


comprendere (non agire su) ciò che lo circonda.
Egli pensa autonomamente ma comprende collettivamente.
In una società gli individui e i gruppi non sono ricevitori passivi ma pensano autonomamente e
comunicano incessantemente le loro rappresentazioni, le domande che si pongono e le risposte a
queste domande.

Società pensante, che rifiuta due stereotipi:


“I nostri cervelli sono scatole nere in una maggiore che raccoglie informazioni da esterno e
tramuta in opinioni” – Invece sono buchi neri a sé stanti

“I gruppi sociali sono sotto l’ideologia delle istituzioni, non producono ma ri-producono” – Invece le
ideologie forniscono fonte da cui prendere spunto

Le RS hanno due ruoli:


CONVENZIONALIZZARE: Impongono una realtà predefinita, assegnando una categoria ai vari
elementi della realtà.
Sono modelli sa seguire, che possiamo ignorare ma non cancellare perché corrispondono alla
realtà
PRESCRIVERE: Definiscono il nostro modo di agire, perché imposte ed insegnate dalle generazioni
precedenti (le RS sono entità sociali a sè stanti)
Non sono gli individui a curare le rappresentazioni, ma i gruppi sociali (con cooperazione).
Una volta create, sono autonome e generano/sostituiscono altre RS (per spiegarne bisogna
tornare all’origine di esse)

RAPPRESENTAZIONI SOCIALI – UNIVERSI


Le RS occupano il posto diviso fra:
Universo consensuale -> è una creazione visibile, continua, con significato e finalità.
La società è un gruppo di individui liberi e uguali, ciascuno dei quali può parlare a nome di tutto il
gruppo (ove ognuno sviluppa un “pensiero dilettante”).
Questi mondi oggi sono istituzionalizzati nei club, nelle associazioni e nei caffè, una volta erano nei
salotti e nelle accademie.

Universo reificato -> la società è trasformata in un sistema di entità solide, invarianti, che sono
indifferenti alle individualità e prive di identità.
La società è caratterizzata da ruoli differenti e ineguaglianza di classe.
Le regole sono come una sequenza di prescrizioni e non di accordi.

Il contrasto tra questi due universi ha un impatto psicologico.


Noi comprendiamo l’universo reificato attraverso le scienze, mentre le rappresentazioni hanno a
che fare con l’universo consensuale.
Le ideologie servono a facilitare il passaggio da uno all’altro universo perché esse non hanno
nessuna struttura specifica, possono essere percepite come rappresentazioni o come scienze e per
questo fanno parte sia della sociologia che della storia.

La scienza e le rappresentazioni sociali sono molto differenti tra di loro ma allo stesso tempo sono
complementari.
I mondi reificati aumentano all’aumentare delle scienze. Dato che le scienze stanno proliferando,
essi si stanno duplicando, riproducendo e diventando più immediati, in altre parole si stanno
trasferendo all’universo consensuale. La scienza oggigiorno è resa comune.

FAMILIARE E NON FAMILIARE


Familiare: Ciò che fa parte della routine, un punto di riferimento, uno standard, al sicuro da ogni
rischio (Consensuali)

Non familiare: Ciò che non rientra negli standard, affascina ma ALLARMA, e quindi cerchiamo di
farlo rientrare in categorie conosciute (la scienza, reificabile, invece demolisce opinioni sociali per
far spazio al non familiare)

“L’uomo quando deve tendere verso il familiare o il non familiare sceglie sempre il primo.
Ad esempio quando conosciamo una persona nuova noi la giudichiamo subito e mettiamo in una
certa categoria.
Tutte le indagini che facciamo successivamente servono solo per confermare la nostra
classificazione.
La scienza fa l’esatto opposto.
Essa si è occupata spesso di demolire le nostre percezioni e opinioni per dimostrare il contrario.
L’oggetto della scienza è proprio quello di rendere non-familiare il familiare“

Per dare una forma familiare a ciò che non lo è noi utilizziamo due meccanismi:
-ANCORAGGIO -> Fermare l’informazione nuova attorno ad una boa conosciuta e cercare di dargli
un nome e aggregarlo a qualcosa di noto (contestualizzare nel familiare).
Classificare qualcosa vuol dire limitarla a un set di comportamenti e di caratteristiche.
Le classificazioni sono fatte confrontando un individuo ad un prototipo.
L’individuo viene confrontato a certe caratteristiche e poi incluso nella categoria che è più simile a
lui.

OGGETTIVAZIONE -> l’oggettivazione è trasformare qualcosa di astratto in qualcosa di concreto,


cioè rendere ciò che è nella mente in qualcosa di fisico.
Attribuire un’immagine precisa, renderlo parte della nostra realtà.
Riprodurlo nella nostra routine per esempio.

Ancoraggio e oggettivazioni sono modi per manipolare la memoria.


Il primo la mantiene in moto aggiungendo/togliendo oggetti, classificandoli e dandogli un nome.
Il secondo decifra, attraverso ciò che è già noto, le cose che bisogna conoscere.

Alcune rappresentazioni si radicalizzano, anche se sono dinamiche.


Le RS sono come alberi, con un Tronco (innovazioni radicali) e ramificazioni (inn. limitate),
modificabili da Ancoraggio e Oggettivazione.
Innovazioni sono probabili quanto più sono le aree di tensione tra rappresentazioni in
competizione

Alchimia sociale: Le rappresentazioni sociali ci permettono di “Tradurre il metallo delle nostre idee
nell’oro della realtà”
Le rappresentazioni sociali sono un fenomeno SOCIALE, con aspetti mentali, cognitivi, linguistici e
sociali.

CAUSALITA’
La teoria delle rappresentazioni sociali assume come punto di partenza che gli individui sono tutti
diversi, strani e imprevedibili.
Il suo scopo è capire come gli individui possano costruire un mondo stabile e prevedibile a partire
da questa diversità.
Le rappresentazioni sociali sono basate sul detto “non c’è fumo senza fuoco”.
Quando vediamo una cosa assumiamo che essa non sia fortuita ma che abbia una causa e un
effetto.

Uomo della vita quotidiana: TEORIA DELL’INFERENZA


Pensatore dilettante, non applica regole precise, ma agisce in maniera istintiva.
Fa inferenze e giunge a conclusioni affrettate, associando causa ed effetti a se stesso (siamo noi
determinanti per ciò che ci circonda) Causalità PRIMARIA – DI DESTRA - PERSONALE
“Noi spontaneamente utilizziamo la causalità primaria, la quale dipende dalla finalità.
Noi siamo convinti che le persone non agiscano mai a caso ma che abbiano un piano.”

L’uomo della scienza: TEORIA DELL’ATTRIBUZIONE


Applica regole precise, analizzando in maniera graduale la situazione e il contesto (studia la
correlazione di più elementi) – C. SECONDARIA – DI SINISTRA - SITUAZIONALE
“La causalità secondaria invece non è spontanea, è dettata da una visione scientifica del mondo.
Usata da tutti gli scienziati e si basa sul chiedersi quali sono le cause di un certo fenomeno.”

4 punti in comune fra queste teorie:


-Le RS nascono dall’interazione, permettendoci di familiarizzare maggiormente
-Le RS ci permettono di ricostruire la realtà, perché frutto di esperienze passate
-Nascono in crisi fra universo reificato/consensuale, creando spaccatura fra conoscenza comune e
scientifica (portano a confronto e nuova nascita)
-Chi elabora tali rappresentazioni è un pensatore dilettante

L’OBIETTIVO DELLA SOCIOLOGIA


L’obiettivo della sociologia è di ricostruire il senso comune, trasformando Reificabile in
Consensuale (Interesse per RS in comune).
È durante il processo di trasformazione che i fenomeni vengono più facilmente percepiti.
Per questo ci siamo concentrati sulle RS partendo da eventi correnti.
Nelle nostre società viene continuamente creato un senso comune (grazie alle conoscenze
scientifiche).
Questo avviene perché le rappresentazioni più vengono ripetute molte volte e quindi acquisiscono
autorità. (Leggi pagine 87-88-89 per ulteriori esempi)
Secondo Moscovici, è dalla rappresentazione che nascono stimoli e risposte, prova che il
fondamento della nostra società è simbolico.
La ricostruzione del senso comune (conoscenza socialmente approvata di Schutz) avviene tramite
la risonanza di ideologie

Il processo di trasformazione da universo Reificabile a Consensuale: 3 fasi evolutive

Fase scientifica: Elaborazione di un concetto su basi/teorie scientifiche


Fase rappresentativa: La conoscenza scientifica si diffonde in società e diviene rappresentazione
Fase ideologica: La RS diventa ideologia se utilizzata da organo istituzionale, imponendosi

Gli individui si trovano in un incrocio di molteplici flussi di comunicazione, a cui attribuiamo RS.
Lo stimolo che riceviamo è già RS, perché ancor prima di percepirlo gli associamo significato e
risposta (RS <-> Stimolo <-> Risposta <-> RS).

Le RS sono prodotto di scambi intersoggettivi, che entrano in sintonia o conflitto.


Le RS sono simboliche, devono essere in comune con almeno due persone per avere un significato.
Le RS hanno contenuto e significato specifico.
Lo studio delle RS è basato sull’osservazione (tesi/verifica ecc.)
Le rappresentazioni sociali sono storiche nella loro essenza e influenzano l’uomo nel suo sviluppo
già dalla prima infanzia (Esse si sviluppano all’interno di noi dall’infanzia alla maturità)
5 LO STATUS DELLE RAPPRESENTAZIONI: STIMOLI O MEDIATORI?
7.2 LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI IN SETTINGS DI LABORATORIO
(Questo paragrafo leggetevelo voi perché sono esempi impossibili da riassumere - pagine 94/98)
PASSAGGIO A GOFFMAN

Primo “medium” di comunicazione è l’interazione faccia a faccia, richiede compresenza fisica dei
soggetti comunicanti (lo studioso più noto di questa interazione è Goffman)

Goffman

Sociologia di Goffman=interazione faccia a faccia (IFF)→ tema del corpo

Fondamentale nel suo studio in quanto, durante il faccia a faccia, il nostro corpo svolge una
funzione comunicativa non indifferente (distinzione tra informazione emessa volontariamente e
fornita involontariamente attraverso segnali corporei)

Approcci di studio alle interazioni faccia a faccia che Goffman non condivide:
● Teorie “macrosociologiche” che concepiscono le IFF come semplice effetto del mondo esterno→
cioè, che l’interazione faccia a faccia è “espressione” di strutture sociali e contesti istituzionali più
ampi
Goffman non nega che le caratteristiche dei partecipanti “esterne” all’interazione abbiano una
certa influenza sull’interazione stessa, ma non crede che essa sia determinante.
Infatti, l’impatto e l’influenza del mondo esterno sulle interazioni non sono diretti, ma mediati da
un insieme di “regole” che stabiliscono quali aspetti del mondo siano irrilevanti allo svolgimento
dell’interazione e quali, invece, vadano considerati. “Tutti i tipi di interazione sono circondati da
una membrana che filtra la realtà sociale circostante stabilendo se e quale parte di essa è
rilevante”.
Tale concezione socio-strutturale ignora la differenza tra situazionale (aspetti dell’interazione
faccia a faccia propri dell’ordine dell’interazione) e meramente situato (quei fattori situati
casualmente all’interno dell’interazione, ma che sono “replicabili all’esterno”), dunque è
inadeguata.

● Teorie che considerano le interazioni semplicemente come “intersezioni tra le varie volontà dei
partecipanti”.
Se, da un lato, sottolineano l’intenzionalità e la libertà di scelta di tutti i partecipanti (dunque sono
teorie sociologiche antitetiche rispetto alle prime, che invece puntano la loro attenzione
sull’influenza delle strutture macro-sociologiche sulle volontà e le azioni degli individui), sono
comunque inadeguate.
Anche queste teorie attribuiscono alle caratteristiche e all’andamento delle interazioni fattori
esogeni, cioè fattori provenienti dall’esterno dell’interazione.
Se nella prima classe di teorie tali fattori sono provenienti “dall’alto”, cioè dalle strutture sociali, in
questa seconda classe, essi provengono sempre dall’esterno, ma “dal basso”, cioè dalle volontà
degli individui, che quindi sono esterne in quanto “precedenti” e “indipendenti” rispetto
all’interazione.

Linea di ricerca di Goffman:


Contrariamente a quanto effettuato dalle due classi di teorie descritte, Goffman “taglia” dalle
attività sociali le interazioni faccia a faccia, considerando l’ordine dell’interazione autonomo e
indipendente dal mondo delle strutture sociali e quello psicologico, dotato di caratteristiche
proprie e ben precise.
Questa recisione delle IFF dal resto della vita sociale è dovuta al fatto che Goffman ritiene che gli
elementi contenuti all’interno dell’ordine dell’interazione siano più legati strettamente tra loro
che da fattori esterni.
Inoltre, il metodo di studio delle interazioni che è attuato da Goffman, è quello della
microanalisi→ essendo l’ordine dell’interazione riguardante qualsiasi situazione dico-presenza
fisica, le caratteristiche di tale ordine sono analizzabili in qualsiasi situazione, dalla banalissima
“cucina affollata” a una conferenza di lusso.
Due caratteristiche, o facce, dell’ordine dell’interazione:
Faccia tecnico-sistemica: insieme di norme, condizioni, convenzioni, che rendono le interazioni
ordinate ed efficaci a livello tecnico (alzare la mano per intervenire, non interrompere
l’interlocutore, ecc...)

Faccia rituale-morale: aspetto delle interazioni più interessante per Goffman.


Gli individui che partecipano alle interazioni non sono solo automi ma si preoccupano di proiettare
un’immagine rispettabile di sè agli altri→ “salvaguardia della faccia”.
Essi ci riescono seguendo un insieme di rituali e azioni che convenzionalmente danno a chi
osserva/ascolta un’idea precisa dell’individuo.
Si riprende la teoria Durkheimiana del “self” visto come oggetto cerimoniale da rispettare con
reverenza→ se non lo si fa vanno attuati dei “rituali di riparazione”.
In sostanza, gli attributi sociali degli interlocutori devono essere sempre onorati, ogni attore
sociale deve sempre stare in guardia a non fare errori nel rivolgersi all’altro, e se lo fa deve
scusarsi, essere perdonato.
In parole povere, l’esperienza del mondo dell’attore sociale è plasmata interamente dalle
interazioni faccia a faccia a cui partecipa.
Questo ha due conseguenze: in primo luogo, se gli individui non seguono le “regole” di reverenza
e rispetto nei confronti degli altri interlocutori, li profanano/distruggono, proprio come fossero
veri e propri oggetti cerimoniali.
In secondo luogo, gli individui hanno un’esistenza intermittente e che varia da interazione a
interazione.
La loro identità non è durevole, ma dinamica, e varia da interazione a interazione.

CONCETTO DI SELF
La vita sociale è un teatro, ove i soggetti entrano in una cornice da loro riconosciuta, dove ognuno
recita un ruolo.
Il retroscena non è ciò che noi pubblicamente esponiamo agli altri (ribalta), e può rappresentare
essa stessa una cornice.
Gli attori possono passare da una cornice all’altra, anche in livelli dentro la stessa.
Secondo Goffman le cornici sono in numero infinito, eppure quasi sempre siamo capaci di
indentificare contesto e regole.
Al momento giusto però sappiamo sfogliare i vari strati e tornare al punto essenziale (strati intesi
come livelli, posizioni reciproche)
Self: identità sociale, ruolo con cui cerco di dimostrare la mia soggettività, in un certo contesto;
questa è un’identità multistratificata.
Dobbiamo capire quale senso presentiamo della persona dietro al ruolo, da cui ci possiamo
allontanare perché ne abbiamo molteplici.
Grazie al serbatoio di conoscenze sociali possiamo esprimere più self
I corpi non sono individuo, ma Unità deambulatorie.

Regole morali di tatto (contegno nel presentare la faccia pubblica) -> rituali di riparazioni (far
capire che non era un tentativo di distruggere l’interazione), altrimenti si rischia l’esclusione (come
per i malati mentali) o stigma (a meno che non si cambi cornice).
Esistono unità (non persone) per cui è accettata la mancanza di regole, come i bambini (l’età varia
in base al contesto).

Malattia mentale = pericolo del “Coinvolgimento occulto”, non so se e come l’altro è implicato
nella cornice di interazione, non riesco ad empatizzare e non so cosa si aspetta da me, mi è celato
il suo ruolo nella cornice

Dobbiamo tenere d’occhio la “faccia negativa” (retroscena) in modo che non trapeli nella faccia
pubblica, perché non appartiene a quel contesto.
Le gaffe che derivano da un superamento della frontiera fra ribalta e retroscena possono essere
negative come “comprensibili”

Esercizio di “disattenzione civile”, abbassare la propria maschera con consapevolezza (come


origliare).
Bisogna sanzionare o riparare il pericolo del coinvolgimento occulto (qualcuno che origlia pensa
che io sia disattento)
Goffaggine come distruttore del mondo sociale.

Compresenza fisica: nelle interazioni faccia a faccia numerosi sono gli indizi fisici attraverso i quali
si presenta o viene riconosciuta la faccia sociale
Gli indizi di presentazione son verificati reciprocamente nella cornice.
Un uomo non può impedire il linguaggio del corpo, al massimo lo si cammuffa.
Questa non è un’armonia, ma una guerra fredda con mosse strategiche (individuazione
amici/nemici).
FRAMEWORK PRIMARIO: Corporeità (attori sociali), coloro che danno vita alla scena

Oltre ad avere un ruolo determinante nella costituzione del self, l'ordine dell'interazione è alla
base della percezione di normalità del mondo sociale.
Due accezioni di “normalità”.
1) In senso “hobbesiano” →
Uomo allo stato di natura, allo stato brado, “homo homini lupus” → il fatto che
l’interazione ha come caratteristica peculiare la fisicità dei partecipanti significa che
durante un’interazione essi sono esposti al rischio di venire attaccati
fisicamente/psicologicamente.
Se, però, durante ogni interazione, ogni partecipante si dovesse preoccupare in ogni
istante del pericolo di venire attaccato, nessuna interazione potrebbe avere luogo. Per
questo gli individui hanno un comportamento espressivo mediante il quale i co-presenti
manifestano continuamente l'un l'altro di essere persone affidabili che non sfrutteranno
le opportunità di aggressione a loro disposizione.

2) Le nostre aspettative nei confronti della vita sono regolate e plasmate da norme tecniche e
rituali che regolano la co-presenza.
In caso di violazione di tali norme, il risultato è sconcerto e impossibilità di attribuire più un
senso all’interazione.
Esempio→ essere goffi, parlare o muoversi in maniere “sbagliata”, diversamente da come
ci si aspetta, diversamente da ciò che è considerato normale può causare imbarazzo e
disordine/distruzione nell’ordine di quella interazione.
Morale: l’esperienza del mondo può facilmente essere resa vulnerabile dalla “cornice”
d’azione in cui ha luogo e tale vulnerabilità è propria e inevitabile nell’ordine
dell’interazione.
E’ come se l’ordine dell’interazione “fondasse” tutti gli altri ordini.

Capitolo 2
Interazione sociale = ciò che traspira unicamente nelle situazioni sociali, cioè in ambienti ove più
individui sono fisicamente l’uno alla presenza della risposta dell’altra., Goffman ritiene che le IFF
vadano studiate nelle situazioni comuni, irrilevanti, per questo afferma che il metodo preferito
dall'ordine dell'interazione è la microanalisi.

Ragioni per studiare l’ordine dell'interazione come un campo a sé stante:


1. Gli elementi contenuti all’interno dell'ordine in questione sono connessi più strettamente tra
loro che con elementi esterni;
2. L’isolamento dell’ordine dell'interazione offre un mezzo per esaminare da un punto di vista
comparato società diverse e da un punto di vista storico la nostra.

Le azioni sono socialmente situate perché la vita quotidiana si svolge nell’immediata presenza di
altri.
Ribadiamo la distinzione tra situazionale e meramente situato:
SITUAZIONALE: Ciò che si può verificare solo in ambiti faccia a faccia, caratteristiche proprie delle
interazioni che non possono essere replicate all’esterno di esse.
SITUATO: Ciò che è collocato casualmente all’interno di un’interazione faccia a faccia e potrebbe
essere collocato fuori senza subire troppi mutamenti.

Caratteristiche delle interazioni:


1. Sono circoscritte in un lasso spaziale e temporale precise
2. Non possono essere rimandate a lungo.
3. Sono fondamentali l’assorbimento e il coinvolgimento dei partecipanti→ un’interazione
noiosa e poco interessante risulterà poco efficace e gli ascoltatori cominceranno a sentire
effetti negativi nella loro sfera emotiva, psicologica, percettiva e fisica.
4. Visibilità pubblica→ Il nostro aspetto, abbigliamento, maniere forniscono indizi sul nostro
status e sulle nostre relazioni.
Ci sono anche tutti i cosiddetti indizi simbolici (da Thompson), cioè tutte le azioni
involontarie corporee che forniscono ulteriori dettagli sulla nostra persona. Durante la
raccolta di questi indizi entra in gioco la ritualizzazione sociale (= standardizzazione di un
determinato comportamento, che diventa convenzionale e assume un significato e una
funzione comunicativa precisa)

Quando gli individui sono alla presenza l’uno dell’altro condividono un comune centro di
attenzione e collaborane per raggiungere un fine comune.
Ciò costituisce la precondizione di un fenomeno basilare: la continua, intima coordinazione
dell'agire.
Il linguaggio verbale aumenta l’efficienza di tale coordinazione, in modo particolarmente cruciale
quando qualcosa va in modo diverso da come era stato indicato o ci si aspettava.

Caratterizzazione: La caratterizzazione che un individuo può farsi di un altro osservandolo e


ascoltandolo è organizzata intorno a due forme fondamentali di identificazione
1. CATEGORICA: implica la collocazione dell'altro in uno o più categorie sociali;
2. INDIVIDUALE: mediante essa il soggetto osservato è legato a una identità che lo distingue
unicamente

Attacchi fisici/psicologici: Visione hobbesiana delle relazioni umane -> per quanto solitamente
passa in secondo piano, siamo sempre vulnerabili a possibili "attacchi".
Ma non solo fisicamente: quando si interagisce faccia a faccia tutti sono vulnerabili all'intrusione di
parole nella propria psiche che possono turbare in quanto non ci si aspetta che vengano dette→
infrazione dell'ordine espressivo che ci si aspetta venga mantenuto in propria presenza.
Queste vulnerabilità rituali, proprie di tutti, possono essere utilizzate a proprio vantaggio.

Microanalisi e specificazioni: La nostra esperienza del mondo è modellata sul confronto faccia a
faccia ed è per questo che Goffman non discrimina nessun tipo di situazione in cui ha luogo
un’interazione, ma per quanto egli applichi il metodo della microanalisi (per tutte le situazioni,
anche le più banali e quotidiane) non crede nel situazionismo.
Cioè, non crede che per ogni singola situazione ci sia un modo di comportarsi specifico e diverso
ogni volta.

Modello di SCENARIO COMPORTAMENTALE:


Si possono attuare comportamenti simili in diversi scenari comportamentali (es. al supermercato,
al bar e in luoghi di questo tipo, il nostro comportamento non cambia eccezionalmente, ma
rimane più o meno simile).
Questi comportamenti simili adottati in scenari comportamentali sono definiti modelli di
comportamento vigenti.
I modelli di comportamento vigenti nei vari scenari comportamentali però non escludono che i
singoli individui, situati in interazioni faccia a faccia, con un loro bagaglio di esperienze e tradizioni
culturali/ideologie che portano con sé all'interno di ogni interazione, si comportino diversamente
a seconda di ciò che credono più opportuno. Quello che credono più opportuno è, appunto,
dettato "egocentricamente" dal loro vissuto e dalle loro credenze

Capitolo 3
Definizione di “ordine” → indica un’area di attività precisa (quella dell’interazione). Inoltre, in
quanto è relativa alle interazioni tra i vari individui, necessita di essere ordinata anche in senso
letterale.
Come funziona l’ordine dell’interazione? E’ come se fosse un insieme di convenzioni abilitanti,
come le regole di un gioco, che permettono a tutti i partecipanti di capire il gioco e, appunto,
parteciparvi.

Tale visione del funzionamento dell’ordine può essere rafforzata da 2 argomenti:


1) Contratto sociale: E’ basato sulla teoria sociologica che afferma che l’effetto di un insieme di
convenzioni accettate da tutti sarà che chiunque otterrà un ottimo vantaggio a prezzo modico.
Esempio, la convenzione dell’alzata di mano per intervenire in un discorso implica minimo sforzo
(il modico prezzo), che però permette all’interazione di essere ordinata e rispettosa (l’ottimo
vantaggio).
Qualsiasi convenzione che faciliti la coordinazione e accettabile, a patto che si possa indurre tutti
ad attenervisi, le varie convenzioni in sé non hanno alcun valore intrinseco.

2) Consenso sociale: Interazione ordinata→ prodotto di un consenso normativo→ gli individui


inconsciamente danno per scontate le regole che ritengono essere giuste.

Queste due motivazioni sono valide e spiegano efficacemente la metafora del funzionamento
dell’ordine dell’interazione come fosse un insieme di regole di un gioco, talvolta la cooperazione
degli individui a mantenere un ordine nell'interazione non è necessariamente dettata dal
consenso nei confronti di una convenzione (cioè, non è detto che chi si attiene a una convenzione
creda che essa sia giusta, qualsiasi essa sia, e neppure che si creda nel valore delle convenzioni in
questione).
Gli individui si adeguano ai correnti accordi interazionali per una quantità di motivi diversi, e non si
può dedurre dal loro apparente e tacito sostegno che non gradirebbero o si opporrebbero ad un
cambiamento.

Ciò che è considerato un ordine desiderabile secondo la prospettiva di alcuni può essere sentito
come esclusione e repressione dal punto di vista di altri→ dietro la disponibilità ad accettare
l’ordine delle cose si nasconde il brutale dato di fatto della propria posizione nella struttura sociale
e dei costi del farsi individuare come scontento.
Inoltre, va ricordato che anche gli individui che violano sistematicamente le norme dell'ordine
dell'interazione dipendono da esse la maggior parte del tempo, compresi quei momenti durante i
quali sono attivamente impegnati a violarle.
Fatte queste obiezioni rispetto alla formulazione dell’ordine dell’interazione come insieme di
convenzioni abilitanti, è fondamentale rendersi conto che accettare tali convenzioni e le norme
come dati è equivalente a fidarsi di coloro che ci stanno attorno.
E per quanto si possa pensare che sia una scelta ingenua e sbagliata, se non facessimo così,
difficilmente potremmo avere delle interazioni con gli altri.

Capitolo 4
A partire da questo momento Goffman passa in rassegna le ENTITÀ INTERAZIONALI DI BASE,
ovvero le unità principali che compongono l'ordine dell'interazione→ tre di queste sono vere e
proprie unità, nel senso che sono il "contenuto" dei vari tipi di situazioni
1) SINGOLI→ individui, “gruppi di una persona”;
2) INSIEMI→ gruppi con + di 1 persona;
3) CONTATTO→ qualsiasi occasione in cui un individuo entra in presenza della
risposta di un altro (lettera, scambio epistolare, scambio di sguardi, ecc...)

Da qui in poi, invece, Goffman descrive tre principali tipi di SITUAZIONI (che in ogni caso sono
entità interazionali di base) in cui sono presenti le unità "agenti" descritte prima e in cui esse
interagiscono tra loro.

1)Incontri conversazionali informali, formali e incontri in cui la conversazione è marginale,


saltuaria e atta alla coordinazione delle azioni in corso -> Goffman fa degli elenchi di attività
corrispondenti a questi tre tipi di situazioni dalla configurazione simile

2)PODIO = sistemazione in cui un'attività è svolta di fronte a un pubblico.


Le dimensioni del pubblico non sono strettamente connesse a ciò che viene presentato e l'obbligo
degli spettatori consiste principalmente nell’apprezzare, non nel fare.

3)Occasioni Sociali Celebrative = raduni di individui con ammissione controllata in onore di


un'occasione il cui significato è condiviso e in cui si sviluppano un tono e uno stato d'animo precisi
e inerenti alla situazione.
In queste occasioni, i partecipanti arrivano in modo coordinato e se ne vanno analogamente.
Possono essere presenti molteplici aree con funzioni differenti e connesse tra loro.
Questo tipo di evento incorpora al proprio interno uno “spettacolo” da podio.
I brevi scambi verbali che avvengono tra i partecipanti sono facilitanti, dunque non sono una
componente fondamentale dell’evento.
Si possono considerare le occasioni sociali celebrative come la più ampia unità interazionale,
poiché sono le uniche che possono essere organizzate per durare diversi giorni.

CAPITOLO 5
L'intenzione finale di Goffman è di descrivere gli aspetti dell'interazione faccia a faccia che hanno
effetti nei "MONDI MACRO", cioè, l’impatto che il situazionale delle interazioni ha sulle strutture
sociali.

A proposito dell'influenza delle interazioni faccia a faccia sul mondo esterno, Goffman cita 3
esempi:
1) Le organizzazioni dipendono da un personale che, che sia nello svolgere attività
personali o lavorative quotidiane, è potenzialmente esposto a interazioni faccia a faccia in
cui può essere ferito/sequestrato ecc. → a seguito di questo tipo di IFF le organizzazioni (il
mondo esterno) possono essere danneggiate
2) Gran parte del lavoro di una qualsiasi organizzazione sociale consiste in interazioni
faccia a faccia che, in base a come saranno andati, avranno effetti sullo stesso andamento
di quella organizzazione.
3) Incontri valutativi→ IFF in cui, in base all'impressione che si dà durante l'interazione,
viene deciso "il nostro futuro"--> es. colloquio di lavoro, formazione di amicizie, nascita di
una relazione amorosa ecc.
Si possono quindi individuare modi evidenti in cui le strutture sociali dipendono e sono vulnerabili
da ciò che accade nei contatti faccia a faccia.

Goffman però si oppone alla tesi che il mondo esterno della società abbia un'esistenza
"intermittente" e che sia determinato in tutto e per tutto dalle IFF (dall'ordine dell'interazione) per
3 ragioni:
1) Chi sostiene questa tesi crede che la forma dell'interazione corrisponda al suo significato, al suo
contenuto→ confondono il situazionale, ciò che può avvenire solo in un'interazione faccia a faccia
(la forma in cui avviene l'interazione) con il meramente situato, (cioè il contenuto e il messaggio
che viene trasmesso attraverso IFF, ma che rimane anche all'esterno di quella interaz.)

2) Goffman ritiene che non si possono comprendere e interpretare i processi macro della società
attraverso le singole interazioni faccia a faccia: certo, si possono studiare tali fenomeni macro da
un punto di vista micro, andando oltre le generalizzazioni, ma questo è per capire le differenze tra
le varie caratteristiche macrosociologiche, non di certo perchè esse sono create e causate dalle
interazioni faccia a faccia.

3) In ultima battuta, egli conclude che le interazioni faccia a faccia non sono più concrete e reali di
eventi, relazioni tra organizzazioni ecc. (le varie strutture e caratteristiche macrosociologiche) di
cui spesso veniamo a conoscenza attraverso la "narrazione" di altri→ il fatto che siamo noi stessi a
partecipare a interazioni che, tra l'altro, hanno un lasso spaziale e temporale relativamente
breve, ci permette di "rivivere" con la memoria tali situazioni e dà l'impressione che le interazioni
tra noi siano più concrete di ciò che accade all'infuori di esse.
Quindi, parlare dell’ordine dell’interazione come relativamente autonomo rispetto al mondo
macro non significa affermare che esso sia precedente e costitutivo della forma dei fenomeni
macro e neppure affermare che tale ordine sia immutabile, in quanto esso è dinamico e soggetto
ai cambiamenti del tempo.

CAPITOLO 6
Goffman riconosce tra le caratteristiche degli incontri faccia a faccia la LITANIA→ rito religioso. Egli
paragona i raduni faccia a faccia a un rito religioso→ mediante abiti, gesti e espressioni,
esprimiamo una serie di entità immateriali (credenze, eventi del nostro passato, ideologie,
relazioni e strutture sociali) che hanno un significato nelle nostre vite.
La maniera in cui viene data forma e realtà a queste entità, per così dire, è fondata su cerimonie
che vengono inserite in occasioni sociali celebrative.
Esempio: incoronazione, manifestazione contro/per qualcosa, una cena fra due coppie.
E’ tipico delle società di massa moderne fare uso di questi riti per svariate ragioni e
presumibilmente queste occasioni hanno delle conseguenze per le strutture macro.
Esempi:
1) La cerimonia dello steel-band carnival a Notting Hill nacque semplicemente come festa multi-
etnica rionale e finì per diventare la causa dell'organizzazione politica degli immigrati delle indie
orientali in Inghilterra.--> un semplice rito celebrativo di diverse etnie ha causato la nascita di un
movimento sociale e gli effetti dell'ultimo.

2) Da non dimenticare il calendario delle festività nazionalsocialista (che dunque rielabora in


maniera Hitler-centrica le festività cristiane) che ebbe come effetto la consolidazione del controllo
del partito sul paese. -> Passaggio diretto dall’interazione al mondo macro.
Questi due esempi sono situazioni estreme. → Dimostrare che nella nostra società
contemporanea una cerimonia (micro) produca SEMPRE qualcosa di significativo a livello macro
non è così semplice, anche perché i legami e le relazioni oggetto delle nostre cerimonie
potrebbero avere un valore così attenuato che il massimo che si è disposti a fare è dedicare loro
una celebrazione periodica (es. feste patronali, ma in generale, occasioni che un tempo avevano
un valore e che ora sono svuotate del loro significato).
Ciò che essi indicano non è quindi la nostra realtà sociale, ma la nostra nostalgia.

CAPITOLO 7
Alle cerimonie (la classe di interazione descritta nel capitolo precedente), si contrappongono i
rituali di contatto = interazioni meccaniche e brevi (en passant, di sfuggita) in connessione con
l'azione quotidiana e che nella maggior parte dei casi non coinvolgono più di due persone.

Su quali basi le strutture sociali influenzano i rituali di contatto?


Cioè, viste le differenti sensibilità selettive di ogni cultura, è evidente che, tra le tante possibili
“rappresentazioni” che poi influenzano i rituali di contatto, in ogni cultura vengono utilizzate
determinate risorse rappresentative rispetto ad altre.
Dunque, il quesito è, in che modo le strutture sociali influenzano la scelta delle rappresentazioni
sociali che stanno alla base delle interazioni?
Le scienze sociali, a detta di Goffman, affermano superficialmente che i rituali di contatto sono
"espressione di" strutture sociali.
Egli invece crede che le strutture sociali NON DETERMININO quali siano le rappresentazioni
culturali standardizzate che vengono espresse tramite le interazioni, ma che esse (le strutture
sociali) influiscano semplicemente sulla loro selezione, a partire da un repertorio di
rappresentazioni già disponibili.
Ciò non significa nè che non esistano rituali di contatto strettamente legati alle strutture sociali, nè
che lo studio di esse non aiuti a fornire informazioni apprezzabili sui rituali, nè che non ci siano
situazioni in cui le forme di interazione non debbano rendere conto dell’ambito istituzionale nel
quale si verificano.
Goffman ritiene semplicemente che, nelle società moderne, la relazione tra strutture
macrosociologiche e rituali di contatto sia una “relazione debole”, come fosse una membrana
che in parte sceglie come saranno trattate all’interno dell’interazione le distinzioni sociali rilevanti
all’esterno.

Tale formulazione ha 3 conseguenze


1) Permette in primo luogo di sapere che parlare in termini di struttura sociale "chi è che fa cosa a
chi" è utile, ma questo discorso non comprenderà mai effettivamente tutte le categorie sociali che
fanno quella cosa a tutte le categorie sociali a cui viene fatta, perché trova solo una categoria di
agenti che fanno quella cosa a un gruppo di persone e esclude "chi altro lo fa a qualcun altro”.
E' per questo che nello studio dell'ordine di quella interazione bisogna aggiungere gli altri agenti e
gli altri destinatari, trovando un termine che non si riferisca a nessuna struttura sociale e che si
comprenda "tutti quelli che lo fanno" e "tutti quelli a cui viene fatto".

2) Questo "slegare" le interazioni dalle strutture sociali permette di rendersi conto di situazioni in
cui, ad esempio, "capricci" noti a tutti e mode che prendono il sopravvento siano capaci di
cambiare l'andamento, le regole e altre caratteristiche dell'ordine dell'interazione senza che ci
siano cambiamenti nelle strutture sociali inerenti alle interazioni che invece sono cambiate.

3) Proprio per il fatto che l'influenza delle strutture sociali è "minore" di quanto si creda
sull'ordine dell'interazione, vale anche il contrario.
Questo infatti è confermato da situazioni in cui interventi politici (diretti dal basso o dall'alto che
fossero) hanno cambiato alcuni tipi di interazioni faccia a faccia (rituali di contatto), ma abbiano
scavalcato le strutture socio/economiche.

Due esempi: quando neri e donne hanno deciso di opporsi alla loro "segregazione" e di avviare
interazioni in luoghi pubblici segregati, cambiando quindi vari tipi di interazioni, non hanno, in
sostanza, prodotto cambiamenti nella loro posizione economica e sociale.
Allo stesso modo, quando il regime nazi in Germania ha ordinato agli ebrei di portare fasce
identificative sul loro braccio nel loro abbigliamento, questo ha cambiato un tratto dell'ordine
dell'interazione (la maniera in cui "si presentavano" è un tratto), ma la loro posizione sociale era
già quella che era, cioè discriminata e degradata.

CAPITOLO 8
Tra tutte le strutture sociali che interagiscono con l’ordine dell’interazione, quelle che sembrano
farlo di più sono le relazioni sociali→ in effetti, la relazione che abbiamo con la persona con cui
interagiamo ha una grossa influenza su cosa accadrà durante l’interazione stessa.
Si prenda come esempio la relazione di conoscenza: Ciò che essa implica è il diritto e l’obbligo di
accettare reciprocamente e riconoscere apertamente l'identificazione durante ogni occasione di
vicinanza prodotta casualmente.
Questo rapporto, una volta stabilito, si intende prolungato a vita.
La relazione che chiamiamo "semplice conoscenza" implica solo riconoscimento della persona.
Se si passa a relazioni più profonde, come ad esempio le amicizie, si nota come il riconoscimento e
i suoi obblighi rimangano fattori della relazione, ma non quelli caratterizzanti di essa.
Infatti, coloro che si incontrano casualmente per strada in questo caso potrebbero essere obbligati
a interrompere ciò che stanno facendo per intrattenere manifestazioni di piacere per l’opportunità
del contatto→ si cominceranno a fare domande sulla vita privata dell’altro per dimostrare di aver
tenuto a mente (non solo il nome dell’altro, ma) alcuni tratti della sua biografia.
Questi obblighi contribuiscono a rivitalizzare rapporti che altrimenti si sarebbero attenuati e allo
stesso tempo forniscono le basi per iniziare un incontro e un facile argomento di discussione.
Il tipo di relazione che abbiamo con l’interlocutore, dunque gli obblighi da seguire nei suoi
confronti, contribuiscono sia a tenere vivi i rapporti con questa persona, sia ad organizzare
eventuali incontri a seguito del contatto casuale.
Più ci sentiamo “obbligati” a sapere della vita dell’altro, più la relazione ne sarà influenzata in
positivo.

CAPITOLO 9
Nella nostra società si possono isolare 4 status sociali diffusi fondamentali: la classe d'età, il
sesso, la classe sociale e la razza.
Essi condividono due caratteristiche fondamentali:
1. Costituiscono una griglia incrociata su cui ogni individuo può essere collocato rispetto a ognuno
dei 4 status.
2. La nostra collocazione rispetto a tutte e 4 le categorie è evidente in virtù delle marche che i
nostri corpi portano con sé in tutte le situazioni sociali, senza che sia necessaria alcuna
informazione precedente sul nostro conto.
Infatti, qualsiasi caratteristica non facilmente percettibile avrebbe difficilmente il ruolo di
caratteristica che determina lo status diffuso, almeno nella società moderna.
Potremo essere identificati individualmente in una particolare situazione sociale, ma la maggior
parte delle volte verremo identificati categoricamente rispetto a uno di questi 4 status.

Fatte queste precisazioni, è fondamentale accennare a un esempio di come questi status vengono
trattati in un contesto preciso studiato dalla micro-analisi.
Il contesto di cui si parla è la classe di eventi in cui qualcuno che serve, in un ambiente
specificatamente predisposto, fornisce meccanicamente e regolarmente dei beni di qualche tipo a
una serie di clienti, tipicamente in cambio di denaro. → TRANSAZIONE DI SERVIZIO.

Nella società contemporanea tale tipo di situazione è estremamente comune, dunque, per
facilitare il lavoro senza incorrere in problemi o proteste di alcun genere, alla base di ogni
transazione di servizio sembrano prevalere due accordi di fondo:
1) UGUAGLIANZA DI TRATTAMENTO: Al giorno d’oggi quasi tutti partecipano a transazioni di
servizio ogni giorno e tutti i candidati a un servizio saranno trattati allo stesso modo o egualmente,
indipendentemente da quali siano i loro status sociali.
Prendiamo come esempio la regola della precedenza al primo arrivato: questa regola produce un
ordine temporale che annulla totalmente gli effetti dei differenti status e delle differenti relazioni
sociali che i candidati portano con sé nelle situazioni di servizio (fattori che hanno un enorme peso
al di fuori di quella situazione).
In questo caso è il “determinismo locale" il dispositivo che esclude tutti gli altri.

2) ASPETTATIVA DI CORTESIA: L’aspettativa che chiunque richieda un servizio sia trattato con
cortesia, che chi serve presti rapidamente attenzione alla richiesta di servizio e la esegua con
parole, gesti e modi di fare che dimostrino piacere per il contatto.

COMMERCIALIZZAZIONE E STANDARDIZZAZIONE DELLA DEFERENZA: Condiscendenza rispettosa


nei confronti dell'altrui volontà che viene resa necessaria e fondamentale nelle transazioni di
servizio.
Date queste due regole i partecipanti nelle transazioni di servizio possono avere l’impressione
che tutti gli attributi esterni rilevanti siano sospesi e che solo a quelli generati all'interno sia dato
di giocare un ruolo.
Ma, ovviamente, ciò che in realtà accade mentre il cliente mantiene questa sensazione di
trattamento normale, è una faccenda ben più complessa.

Ad esempio, si pensi a i presupposti taciti che riguardano i requisiti che un candidato al servizio
deve soddisfare prima di venire servito.
In alcuni casi qualifiche situazionalmente percettibili riguardanti l'età, la sobrietà, l'abilità
linguistica e la liquidità dovranno venire soddisfatte prima che gli individui possano ritenersi
autorizzati a usufruire di un servizio.
Inoltre, a prescindere dalle regole che qualificano gli individui abilitati al servizio, è probabile che si
trovino eccezioni alla rigidità delle regole che, ad esempio, disciplinano una coda.
Si aggiunge alle situazioni appena descritte un’altra tipologia di situazioni che va considerata→ le
transazioni di servizio possono essere effettuate in modo tale che chi serve non guardi in faccia chi
è servito, ma tale configurazione non è molto diffusa, dunque accade spesso che gli sguardi si
incontrano e che è accettato il reciproco obbligo a scambiarsi i saluti e, soprattutto da parte di chi
serve, viene usato un appellativo generico “signore/a”.
Nella nostra società questo si traduce soprattutto in un’assunzione di una sfumatura di
comportamento ritenuta adatta alla tipologia di “richiedente servizio” con cui si ha a che fare (es.
se chi è servito non è adulto, questo significa che il registro linguistico di chi serve e il suo
comportamento saranno più consoni all’età del servito, ecc..);
Inoltre, se chi serve e chi è servito si conoscono, probabilmente la transazione sarà iniziata e
terminata con un rituale proprio della relazione tra le due persone (termini di identificazione,
domande, auguri ecc..).

Spesso però accade che gli individui che richiedono un servizio ritengano di aver ricevuto un
trattamento ingiusto o scortese.
Di fatto tutti i vari elementi della struttura normale di servizio possono essere manipolati, sfruttati
e segretamente violati in un numero quasi infinito di modi→ come un cliente può essere
discriminato in una maniera, così un altro può essere favorito ingiustamente.
Tipicamente queste infrazioni prenderanno la forma di atti negabili, atti la cui sgradevolezza può
essere smentita dal soggetto se è chiamato in causa apertamente.
Naturalmente ci si può giustificare portando in considerazione attributi esterni ufficialmente
irrilevanti, sia che questi siano associati a status sociali diffusi, a relazioni personali o a tratti di
personalità.
Non si può quasi mai dire che esiste un qualche tipo di trattamento equo su basi oggettive, si può
solamente dire che ciò che accade non urta la concezione che i partecipanti hanno di uguale
trattamento.

In conclusione: la sensazione normale che gli attributi esterni siano ufficialmente esclusi
dall'avere un ruolo nelle contrattazioni di servizio e che il determinismo locale prevalga è per molti
versi una impresa percettiva.
****ultima pagina del capitolo 9 e capitolo 10 da leggere direttamente dal libro****

PASSAGGIO A THOMPSON
Thompson - L’interazione mediata nell’età digitale
La rivoluzione digitale è avanzata ad un impressionante velocità, e la rapida ascesa ed evoluzione
delle forme di comunicazione mobile e in rete ha raggiunto quasi tutte le dimensioni della nostra
vita sociale e politica.
Perciò Thompson decide di rielaborare la teoria dei media delineata più di vent’anni prima in
‘’Mezzi di comunicazione e modernità’’ e rivederla alla luce della rivoluzione digitale.

L’ascesa dell’interazione mediata


‘’Mezzi di comunicazione e modernità’’ aveva l’intenzione di sviluppare un’analisi dei media che
avesse prevalentemente carattere sociologico e che trattasse lo sviluppo dei mezzi di
comunicazione come parte costitutiva del processo di formazione delle società moderne.
Non proponeva un approccio media-centrico, ma sosteneva che i mezzi di comunicazione sono
uno dei tanti elementi chiave che delinea le società moderne, e i mezzi di comunicazione possono
essere compresi appieno solamente da un punto di vista sociologico.
Thompson sviluppa una specifica teoria dei mezzi di comunicazione chiamata “teoria
interazionale” dei media.
Alla base di questa teoria vi è l’idea che per comprendere i mezzi di comunicazione è necessario
analizzarli in base alle azioni e interazioni che essi creano e rendono possibili, e non in base alle loro
proprietà intrinseche.
Perciò, la domanda che ci dobbiamo porre è: quali elementi sono coinvolti nell’utilizzo dei media
per comunicare e interagire con gli altri?
Dobbiamo innanzitutto rifiutare l’idea che la funzione dei mezzi di comunicazione sia solamente
trasmettere informazioni a individui le cui relazioni reciproche rimangono invariate.
E’ necessario comprendere che l’uso dei mezzi di comunicazione comporta la creazione di nuove
forme di azione e interazione, nuove tipologie di relazioni sociali e nuovi modi di relazionarsi con se
stessi e con gli altri.

Ma quali sono questi tipi di azione e interazione?


In ‘’mezzi di comunicazione e modernità Thompson operava la distinzione tra tre diverse tipologie
di base di interazione, a cui oggi se ne aggiungerà una quarta.

● Il primo tipo di interazione che individuata in Mezzi di comunicazione e modernità era


quella che potremmo chiamare interazione faccia a faccia.
Ha tre caratteristiche specifiche:
ha luogo in un contesto di compresenza, entro una cornice spazio-temporale condivisa;
ha carattere dialogico, comporta un flusso bidirezionale di informazione e comunicazione;
include una molteplicità di indizi simbolici, ovvero gesti, espressioni facciali, parole, odori,
sensazioni tattili e altri indizi sonori e visivi.

● Il secondo tipo di interazione è quella che possiamo definire interazione mediata, di cui un
esempio perfetto è la comunicazione telefonica.
Questo tipo di interazione presuppone l’uso di un mezzo tecnico di comunicazione che
rende possibile la trasmissione di informazioni o di contenuto simbolico a individui che
sono lontani nello spazio, nel tempo, o entrambi.
L'interazione mediata si estende nello spazio e nel tempo e gli individui possono interagire
l’un l’altro senza trovarsi nella stessa cornice spazio-temporale. L’interazione mediata ha
carattere dialogico, ma presuppone l’uso di una varietà di indizi simbolici molto più
limitata.
Possiamo mettere a confronto un'interazione mediata con una faccia a faccia.
Nel secondo caso verrà usata una moltitudine di indizi simbolici, mentre una conversazione
telefonica permette di utilizzare solo la parola e il proprio interlocutore è costretto a
rispondere a sua volta o ad utilizzare una serie di riempitivi per rassicurare l’altra parte
della sua attenzione.

● Il terzo tipo di interazione è quella che chiamo “quasi-interazione mediata”, creata da quei
media che un tempo venivano definiti “comunicazioni di massa”, come libri quotidiani,
radio, TV, e così via.
La quasi-interazione mediata provoca l’estensione delle relazioni sociali nel tempo e nello
spazio e provoca un certo grado di riduzione della varietà degli indizi simbolici utilizzati.
Si differenzia dall’interazione mediata in due aspetti: in primo luogo ha carattere
unidirezionale, ovvero il flusso di comunicazione procede in un solo senso, e in secondo
luogo è indirizzata a un numero indefinito di potenziali destinatari.
E’ quindi aperta, mentre una conversazione telefonica è indirizzata ad una persona
specifica.
L’elemento importante di questo ragionamento è che la nostra relazione con i media quali
tv e radio è comunque una forma di interazione, perché quando si guarda la tv o si legge un
libro non si riceve passivamente un prodotto, ma si entra a far parte di una specifica forma
di interazione sociale con altre persone che si trovano lontane nello spazio e nel tempo.

● Alla luce della rivoluzione digitale e dell’enorme crescita delle comunicazioni in rete è
necessario introdurre un quarto tipo di interazione: l'interazione mediata online.
Con comunicazione mediata dal computer non si intende solamente quella che avviene
tramite computer portatili o fissi, in questo caso non è il dispositivo in se a fare la
differenza, bensì il tipo di interazione che si crea, perciò può avere luogo con un qualsiasi
dispositivo mobile.
Quali sono, dunque, le proprietà di questa nuova forma di interazione?.
Essa comporta l’estensione delle relazioni sociali nello spazio e nel tempo, così come la
riduzione della varietà degli indizi simbolici, ma si distingue dai due tipi di azione mediata
precedentemente delineati perché, diversamente dalla quasi-interazione mediata ha
carattere dialogico, e diversamente dall’interazione mediata è diretta ad una molteplicità
di destinatari, e si tratta di un’interazione da-molti-a-molti invece che da-uno-a-uno.

I social network sono lo scenario perfetto per l’interazione mediata online.


Gli individui creano o portano avanti relazioni sociali con altri individui che sono distanti: alcuni
sono persone conosciute in contesti di interazione faccia a faccia, ma molti sono invece conosciuti
solo sui social media. I
l tipo di relazione e di interazioni che si costruiscono con i diversi “amici” o “follower” su Facebook
e siti simili sono strutturate dalle proprietà della piattaforma che viene usata e dal grado con cui
queste relazioni e interazioni sono legate al medium in questione.
I social network facilitano uno specifico tipo di interazione mediata online, creando una rete di
relazioni sociali costantemente in espansione caratterizzata da diversi gradi di familiarità e dallo
scambio di contenuti simbolici presentati in molteplici formati e modalità che viene reso
disponibile ad altre persone.
Ci sono quindi quattro caratteristiche fondamentali, in base alla quale possiamo distinguere i
diversi tipi di interazione: La dimensione spazio-temporale, la varietà degli indizi simbolici, il
grado di interattività e l’orientamento dell’azione.

L’interazione faccia a faccia è situata in un contesto di compresenza e diretta verso gli altri
individui compresenti, i quali condividono il medesimo contesto spazio-temporale; ha carattere
dialogico e può includere l’intero spettro degli indizi simbolici.
Le tre forme di interazione mediata si estendono nello spazio e a volte anche nel tempo e
implicano una significativa riduzione della varietà di indizi simbolici utilizzabili.
Sia l’interazione mediata sia l’interazione mediata online hanno carattere dialogico, mentre
l’interazione quasi-mediata è unidirezionale.
L’orientamento dell'azione tipico di ciascuna interazione è diversa: l’interazione mediata è da-uno-
a-uno, l’interazione quasi-mediata va da-uno-a-molti e l’interazione mediata online va da-molti-a-
molti.

E’ importante aggiungere quattro chiarimenti:


● In primo luogo, Thompson non intende suggerire che queste tipologie siano definitive,
infatti le tecnologie cambiano costantemente e con loro il nostro modo di usarle per
interagire e comunicare con altre persone.
Bisogna tenere presente come questa distinzione ci aiuti a comprendere che l’uso delle
tecnologie della comunicazione implica la creazione di nuove forme di azione e interazione.
Perciò le azioni e le interazioni nei mezzi di comunicazione possono essere sviluppate e
ripensate nel momento in cui le tecnologie evolvono.
Nei contesti concreti della quotidianità, questi tipi di interazione sono spesso intrecciati tra
loro in modi complessi e gli individui si spostano costantemente dall’uno all’altro, o
addirittura interagiscono simultaneamente in modi diversi.
Moltissime persone vivono oggi in contesti mediaticamente ricchi, in cui diversi mezzi di
comunicazione esistono contemporaneamente e in relazione gli uni con gli altri. Uno dei
vantaggi della descrizione dell’interazione in tipologie, sta nel permetterci di distinguere tra
le diverse forme di interazione spesso intrecciate nel flusso della vita quotidiana, per
analizzarne le caratteristiche e le differenze che sarebbero altrimenti difficili da individuare.

● Un altro chiarimento riguarda i social network, che non sono l’unico modo per interagire
online.
La maggior parte dei social network è costituita da piattaforme multiformi che combinano
funzioni e applicazioni diverse per permettere agli utenti di comunicare e interagire con
altri in vari modi.
Facebook, ad esempio, fornisce anche un sistema di messaggistica, comprende perciò sia
l’interazione mediata che l’interazione mediata online.
Mentre il news feed, insieme all’indicazione dello status online/offline di ciascun utente e
la caratteristica della connettività online fa apparire chiunque “sempre connesso”, può
dare una sorta di consapevolezza sottintesa della presenza di altri a distanza.
Molti social network sono anche organizzazioni commerciali che generano profitto
raccogliendo i dati personali degli utenti e vendendoli ad agenzie pubblicitarie che
promuovono prodotti e servizi creando messaggi mirati a specifici utenti o gruppi di utenti.
● Dobbiamo fare una distinzione tra la comunicazione promozionale e l’interazione mediata
online con altri partecipanti in un determinato SN.
La comunicazione promozionale di questo tipo è “interazione”, perché l’utente riceve
messaggi che sono diretti a lui o lei con l’obiettivo di vendere prodotti o altro.
Essa differisce dalle forme di pubblicità tradizionale perché ha luogo online ed è mirata in
modo molto più preciso, perché i destinatari solo selezionati in base ai propri dati In
termini internazionali è in realtà molto simile ad un normale annuncio pubblicitario.

● Il quarto punto riguarda il fatto che i diversi tipi di interazione mediata, sono essi stessi
incorporati entro organizzazioni sociali diverse e strutturate in determinati modi.
L’interazione mediata è sempre inserita nel contesto di organizzazioni che sviluppano,
controllano e rendono disponibili i mezzi di comunicazione che permettono all'interazione
mediata di aver luogo.
Le organizzazioni che si occupano dei media hanno i propri interessi, preoccupazioni e
priorità.
Tali organizzazioni controllano l’accesso ai canali e alle reti di comunicazione, come nel
caso di giornalisti ed editori che decidono quali storie compariranno tra le notizie, o anche
nella forma dei “Termini e condizioni” che gli utenti devono accettare per poter diventare
membri di un social network o poter postare un messaggio online.

Castells distingue tra quelle che chiama “comunicazione interpersonale”, “comunicazione di


massa” e “autocomunicazione di massa”; definisce quest’ultima come “una nuova forma di
comunicazione interattiva, caratterizzata dalla possibilità di inviare messaggi da molti-a-molti, in
tempo reale o in un momento stabilito’’.
Mentre il concetto di comunicazione interpersonale elaborato da Castells corrisponde a ciò che io
chiamo interazione faccia a faccia e la sua nozione di comunicazione di massa corrisponde a ciò
che chiamo quasi-interazione mediata, la sua idea di autocomunicazione di massa unisce due
forme di interazione che io preferisco lasciare distinte: l’interazione mediata e l’interazione
mediata online.
La differenza tra questi due tipi di interazione sta nell’orientamento dell’azione che la
contraddistingue, infatti l’interazione mediata è diretta ad un individuo specifico, mentre
l’interazione mediata online è diretta verso una pluralità di altri a distanza, perciò è aperta.
Utilizzare l’e-mail è una forma di interazione mediata, per nulla diversa dall’effettuare una
telefonata o scrivere una lettera e mandarla per posta tradizionale.
Ma l’email è molto diversa in termini interazionali dal postare un messaggio su Facebook o
un tweet su Twitter, o ancora un video su YouTube, dove il messaggio è disponibile a una pluralità
di altri che lo può vedere, commentare, retwittare, condividere, etc.

L’organizzazione sociale dell’interazione mediata


Adesso passiamo ad analizzare l’organizzazione sociale alla base dei quattro tipi di interazione.
Goffman distingue ‘’ribalta’’ e ‘’retroscena’’ di un’azione.
Qualsiasi azione avviene in una precisa cornice interattiva, legata a determinati presupposti e
convenzioni, così come ad altri elementi fisici che fanno parte del contesto.
Un individuo che agisce entro tale cornice adatterà il suo comportamento ad essa, cercando di
proiettare un’immagine di sé che sia compatibile con la cornice e con l’impressione che l’individuo
vuole trasmettere.
Questa cornice e gli elementi enfatizzati dagli individui che agiscono al suo interno costituiscono
ciò che Goffman chiama ribalta.
Quelle azioni e quegli aspetti del sé che sono considerati inappropriati sono occultati o riservati per
il “retroscena”.
Nel retroscena gli individui agiscono in un modo che contraddice l’aspetto di sé che vogliono
proiettare nella ribalta.
Inoltre si rilassano ed abbassano la guardia, non si impegnano a controllare le proprie parole e
azioni come fanno nella ribalta.
Possiamo quindi utilizzare l’utile distinzione di Goffman per elaborare ulteriormente i quattro tipi
di interazione individuati.

● Nel caso dell’interazione faccia a faccia, la situazione è molto semplice, c’è una ribalta
condivisa in cui gli individui interagiscono e ci sono diversi retroscena in cui gli stessi
individui possono rifugiarsi se lo desiderano.

● Mentre nell’organizzazione sociale dell’interazione mediata la cornice interattiva è divisa in


due o più ribalte separate nello spazio e nel tempo.
Ciascuno dei partecipanti è costretto a gestire il confine tra la ribalta in cui si trova e le
corrispondenti zone di retroscena.

● Nell’interazione quasi-mediata non esiste una ribalta condivisa, ma un contesto di


produzione dove esistono una ribalta e diversi retroscena, oltre che una pluralità di
recettori che allo stesso modo hanno la propria ribalta e i retroscena.
Nel caso della televisione, la ribalta del contesto di produzione può coincidere con uno
studio televisivo pieno di microfoni e telecamere, e dal pubblico a cui può venir data
possibilità di parola.
Poi si saranno le aree di retroscena come la regia, i camerini e così via.
Anche i cameramen fanno parte della retroscena, dal momento che sono visibili solo dalle
persone presenti nello studio.
Gli individui presenti nello studio cercheranno di controllare il proprio aspetto e il modo in
cui parlano, ben consapevoli del fatto che c’è un pubblico che li sta guardando, e perciò
eviteranno che i loro comportamenti da retroscena appaiano sulla ribalta.

Nonostante ciò, possono capitare svariate ‘’fuoriuscite’’ di comportamenti appartenenti al


retroscena.
Spesso le conseguenze di tali fuoriuscite sono trascurabili, ma può capitare che esse siano
dannose.
Poco prima delle elezioni politiche del 2010 nel Regno Unito, l’allora leader dei Laburisti Gordon
Brown stava conducendo la propria campagna elettorale a Rochdale; Durante un’intervista
televisiva una pensionata, Gillian Duffy, lo mise in difficoltà sul tema del taglio del deficit; Brown in
quell'occasione decise di ignorarla, ma il suo staff ritenne che poteva essere una buona idea
incontrarla successivamente faccia a faccia, e così organizzarono una visita, per dimostrare di
essere capace di ascoltare gli elettori.
In seguito all’incontro, Brown all’interno della sua macchina, pensando di trovarsi all’interno di un
luogo sicuro, descrisse la donna come ‘’una sorta di bigotta’’. Il politico non si era accorto di aver il
microfono ancora acceso e le sue parole trapelarono, vennero diffuse pubblicamente.
Nonostante le scuse, questa fuoriuscita ebbe un grave peso nella carriera di Brown.
Questo semplice errore interazionale mostra come, nell’ambiente mediato proprio della politica
moderna, le cose possano andare in modo disastroso con molta facilità.

● Adesso osserviamo la struttura dell’organizzazione sociale dell’interazione mediata online.


In questo caso abbiamo una serie di individui che interagiscono l’uno con
l’altro dalla propria ribalta, ciascuna delle quali è circoscritta dal punto di vista spaziale e
forse anche temporale, dando così vita a un’interazione che si estende nello spazio e nel
tempo; ogni individuo è collegato agli altri attraverso una rete che comprende molteplici
partecipanti, in modo tale che ciascuno si rivolge a tante altre persone sparse nel tempo e
nello spazio.
Tutti i partecipanti a questa situazione interattiva sanno che le proprie parole, espressioni e
output comunicativi sono resi disponibili a una pluralità di altri che si trovano distanti da
loro, e ciascuno sa che queste altre persone possono a loro volta dare il proprio contributo
all’interazione lasciando un commento o prendendovi parte in altri modi.

Ritorniamo al fenomeno delle fuoriuscite; una forma comune di fuoriuscita è l’infiltrazione


accidentale di contenuto dalle aree di retroscena a quelle di ribalta nel contesto della quasi-
interazione mediata.
Si tratta di un fenomeno molto più diffuso e, al giorno d’oggi, legato sempre più spesso a un nuovo
gruppo di attori emersi nello spazio interconnesso di internet.
Matt Drudge (tramite un sito di gossip) giocò un ruolo decisivo nella diffusione di notizie sul caso
Clinton-Lewinsky molto prima che i media di informazione tradizionali accettassero di
occuparsene.
Ultimamente abbiamo potuto assistere alla comparsa di una nuova categoria di attori che
potremmo descrivere come “whistleblowers digitali”, soggetti che considerano la trapelazione di
notizie sensibili come la loro missione.
In questo caso la fuoriuscita non è un passaggio di informazioni accidentale ma il risultato di
un'azione che mira a rendere visibili delle attività da retroscena.
Siti web come Wikileaks divulgano al grande pubblico informazioni che vengono poi riprese dai
media d’informazione tradizionali (o mainstream) e quindi diffuse a un pubblico molto più ampio
attraverso i canali tradizionali dell’interazione quasi-mediata.
Quando i media mainstream riprendono materiale che è stato diffuso con queste modalità, di fatto
gli attribuiscono una legittimità di cui non potrebbe godere se fosse semplicemente contenuto in
un post sul Drudge Report o su un sito come Reddit.
Ciò dipende dal capitale simbolico che i media tradizionali hanno raggiunto nel corso degli anni,
una sorta di credibilità maggiore.
Al giorno d’oggi gran parte dei media tradizionali è presente anche online, diventano
organizzazioni ibride o miste, possono essere definite mainstream perché hanno una presenza
consolidata e utilizzano sia i media tradizionali che le piattaforme online.
Nell’ambiente online i destinatari possono essere considerati anche produttori di informazioni,
perchè hanno la capacità di interagire, perciò il flusso dell’informazione online è bidirezionale.
L’interazione non avviene soltanto tra individui e piattaforme, ma tra individui connessi attraverso
le piattaforme.
Mente per quanto riguarda gli organi di informazione mainstream, il flusso di informazione tra
produttori e destinatari è unidirezionale.

La trasformazione della visibilità


La maggior parte delle informazioni nel corso della storia sono avvenute faccia a faccia, prima
dell’inizio dell’età moderna in Europa la comunicazione e lo scambio di informazioni erano
processi che avvenivano in contesti di interazione faccia a faccia.
Le tradizioni avevano carattere principalmente orale. Le interazioni di tipo mediato avvengono
principalmente tra le élite religiose e politiche che possedevano la capacità di leggere e scrivere.

Con la nascita dell’industria della stampa a partire dal XV secolo, con la crescita
dell’alfabetizzazione a partire dal XIX secolo e con lo sviluppo dei media elettronici nei secoli XIX e
XX, l’interazione faccia a faccia è progressivamente stata affiancata da varie forme di interazione
mediata, quasi-interazione mediata e interazione mediata online.
Nell’interazione faccia a faccia i partecipanti sono immediatamente visibili l’un l'altro perché
condividono lo stesso contesto spazio-temporale.
La visibilità è legata alle proprietà spaziali e temporali della situazione interazionale ed è
caratterizzata da reciprocità: ciascun partecipante è visibile a tutti gli altri e viceversa.
Con i mezzi di comunicazione moderni anche la visibilità viene slegata dalle proprietà spazio
temporali del qui e ora.
La visibilità di individui, azioni ed eventi è separata dalla condivisione dello stesso spazio, non è
più necessario ritrovarsi in copresenza per interagire.
Il campo visivo e l’interazione sono perciò estesi nello spazio e nel tempo.
Nel caso dell’interazione quasi mediata la visibilità non è a carattere reciproco, nel caso della
televisione gli spettatori vedono chi si trova sullo schermo, ma non possono essere visti da chi si
trova all’interno della trasmissione.
Nel caso dell’interazione mediata online la direzionalità della visione è sviluppata in altri modi, chi
possiede certi mezzi può estendere la propria visione a coloro che si trovano a distanza, il mezzo
più semplice per fare ciò è la videocamera del nostro smartphone.
Questa dinamica differisce dall’interazione faccia a faccia perché non è scontato che i partecipanti
siano necessariamente visibili l’un l'altro.
Differisce dall’interazione quasi mediata perché non è un’interazione unidirezionale ma
multidirezionale.
Per chiunque è possibile mostrare un contenuto a migliaia di persone, ma ciò dipende dal potere e
dalle risorse degli individui o delle organizzazioni.

Riconfigurare il campo politico


In passato i sovrani e i governanti interagivano principalmente con altri membri delle élite
politiche in circoli ristretti.
La loro visibilità era quindi limitata a coloro con cui interagivano faccia a faccia in questi luoghi
condivisi del potere politico.
Gli eventi in cui i sovrani si mostravano in pubblico coincidevano con celebrazioni, perciò per la
maggior parte dei sudditi i governanti rimanevano raramente visibili.
Con lo sviluppo dei media elettronici le classi dirigenti iniziarono ad interagire maggiormente con
coloro che governavano.

La relazione tra governante e governato divenne sempre più influenzata dalle caratteristiche della
quasi-interazione mediata e lo stesso campo politico fu parzialmente riconfigurato da queste
nuove forme di azione e interazione.
Da allora i governati potevano interagire con i governanti come mai era successo in passato.
Grazie alla televisione le persone potevano essere viste e ascoltate in un modo che si avvicinava,
da alcuni punti di vista, all’interazione faccia a faccia, ma nuovo tipo di interazione si estendeva
nello spazio, non aveva carattere di reciprocità e dipendeva necessariamente da una serie di
presupposti tecnici e istituzionali.

I giornalisti e i professionisti dell’informazione non erano semplici messaggeri neutrali, ma


piuttosto un insieme di attori con interessi propri, perciò inserivano la comunicazione entro
determinati frames, basandosi sulle proprietà specifiche della loro organizzazione.
I giornalisti e le altre figure del campo giocavano un ruolo fondamentale nella costruzione di cosa
viene comunicato a chi e di ciò che viene reso visibile e ciò che invece rimane nascosto.
Questi soggetti istituzionali diventano gatekeepers che influenzano il flusso di comunicazione, il
modo in cui i messaggi e il contenuto simbolico sono presentati e la visibilità o invisibilità degli
attori in questo campo.
Il potere degli organi di informazione tradizionali di dare forma all’agenda è messo in discussione
dall’emersione di una varietà di nuovi attori che sono in grado di utilizzare i mezzi di
comunicazione per interagire con altri senza doversi servire dei tipici canali propri della quasi-
interazione mediata.
Le piattaforme odierne stabiliscono chi vi può partecipare e a quali condizioni, decidendo quale
tipo di comunicazione è accettabile e quale no, operando una mediazione per rimuovere i
contenuti che ritengono inappropriati, inoltre sviluppano algoritmi che per conoscere gli interessi
degli utenti basandosi sulle loro preferenze, e utilizzano questa conoscenza per dare forma alle
notizie e al feed che compare, per fornire consigli mirati e generare profitto dagli spazi pubblicitari.
Tali processi si basano invece su ciò che Tarleton Gillespie chiama “logica algoritmica”, che usa
scelte processualizzate e dati per creare una versione digitale della capacità di scegliere propria
dell’essere umano o per rivelare pattern ricorrenti che sono ricostruiti a partire dalle tracce sociali
che sono state raccolte.

Prendiamo in esempio la scelta del presidente Donald Trump di comunicare via twitter. In tal
modo esso ha la possibilità di comunicare tramite l’interazione mediata online. Tale scelta gli
permette di bypassare i media mainstream, che accusa di essere faziosi e di diffondere notizie
false, e di dire ciò che desidera evitando il framing e il commento che sono normalmente forniti
dai gatekeepers tradizionali.
Il linguaggio usato da Trump sia spesso rozzo e sopra le righe, che le sue opinioni vengano
espresse con forza e che il suo tono sia diretto e assertivo, per i suoi sostenitori viene visto come
un punto di forza, perché gli permette di esser visto come una persona comune.
Comunicando via Twitter, Trump può parlare non solo a coloro che decidono di seguirlo
attivamente sul social network, ma a un pubblico molto più ampio.

La nascita delle nuove forme di visibilità ha riconfigurato il campo politico, creando nuove
opportunità sia per i leader che per i cittadini, ma ha portato con sé nuovi obblighi e nuovi rischi.
Con obbligo si intende che i politici attuali non possono non adattarsi alle nuove forme di azione e
di interazione che sono ormai parte integrante del campo politico.
Devono prestare grande attenzione al proprio aspetto, al modo che hanno di vestirsi, di parlare e
di relazionarsi agli altri attraverso le forme mediate dell’interazione, devono attenersi alla
‘’gestione della visibilità’’.
Questo spiega perché nel contesto delle nostre democrazie altamente mediate, gli individui come
Regar e Trump che sono riusciti a costruirsi una carriera nei media riescano a muoversi con facilità
in ambito politico: essi sono esperti nell’arte della visibilità mediatica.
Trump ha saputo padroneggiare la lingua dell’autenticità mediata quando era conduttore del
reality The Apprentice e in seguito ha trasferito questa competenza direttamente su Twitter.

La nuova fragilità
I leader di oggi sono molto più visibili di quelli del passato, e per quanto possano tentare di gestire
la propria visibilità non possono controllarla completamente, e ciò porta una sorta di fragilità nel
campo politico.
Ci sono troppe fonti di informazione e troppi possibili modi in cui azioni o dichiarazioni possono
essere messi alla ribalta, e possono avere l’effetto di danneggiare le autorappresentazioni che i
leader proiettano di sé stessi all'esterno.

Tali forme di danno sono state aggravate dalla rivoluzione digitale;


In primo luogo perché essa ha reso più facile registrare e conservare parole e immagini, e questi
contenuti possono essere trasmessi in maniera molto più rapida rispetto ai tempi in cui non vi era
il digitale.
La proliferazione dei mezzi di comunicazione online significa che chiunque può ora trasmettere
immagini, messaggi e altro contenuto simbolico con relativa facilità: non è più necessario
persuadere i gatekeepers istituzionali dei canali mediatici tradizionali a prestare attenzione a un
contenuto e a rilanciarlo.
Questa democratizzazione della trasmissione fa di ciascuno di noi una potenziale fonte di
contenuto visualizzabile e condivisibile.
La conseguenza di tutto ciò è che la vita sociale e politica è attualmente inondata da contenuti che
superano la capacità di qualsiasi individuo o organizzazione di controllarli.
Un qualsiasi passante può diventare un potenziale testimone per fornire prove audiovisive di ciò a
cui sta assistendo.

Ramsey Orta, nel Luglio del 2014, registrò gli abusi subiti da Eric Garner per mano della polizia di
New York, catturando l’evento sul proprio smartphone e rendendo possibile per milioni di altri di
ascoltare e vedere l’uomo che ripeteva ‘’I can’t breathe’’ prima di morire.
Ciò fece molto scalpore e fu una prova della brutalità che la polizia esercita e contribuì ad
alimentare il senso di ingiustizia alla base del movimento Black lives matter.

Le nuove forme di visibilità create dai media possono rappresentare un rischio anche per i leader
politici.
Per quanto un leader politico possa cercare di gestire il modo in cui appare di fronte ad altri
soggetti distanti che lo conoscono solo attraverso forme di interazione mediata, c’è sempre il
rischio che qualcosa che ha detto o fatto in passato, o in spazi di retroscena o privati, sia ricordato
e inserito nelle aree di ribalta dell’interazione mediata in modi e tempi che potrebbero
danneggiare, compromettere o indebolire l’autorappresentazione che intende proiettare.
Un esempio è Trump, nel momento in cui trapelò una registrazione in cui fece commenti squallidi
e sessisti sulle donne, ‘’grab ‘em by the pussy’’, fu pubblicata nel bel mezzo della campagna
elettorale del 2016.

Per quanto un individuo, gruppo di individui o organizzazione possano pensare che le proprie
azioni o conversazioni siano confidenziali e avvolte nel riserbo, può accadere che la
documentazione di tali azioni o la registrazione delle loro conversazioni venga invece divulgata al
pubblico.
Le fughe di notizie possono essere ignorate e continuare comunque a esistere: gli scandali invece
avvengono solo se la rivelazione è accompagnata da un certo grado di disapprovazione o
indignazione pubbliche.
Il fenomeno moderno dello scandalo mediato possedeva una struttura e una dinamica specifiche:
comportava la rivelazione attraverso i media di qualche azione o attività che in precedenza era
stata nascosta alla vista del pubblico, legata alla trasgressione di determinate norme o valori e la
cui rivelazione scatenava espressioni collettive di disapprovazione e sdegno.
Il XX e il XXI secolo sono stati dimora degli scandali mediatici.
Le caratteristiche e la frequenza degli scandali politici sono variate molto a seconda del contesto
nazionale e del periodo storico.
Lo scandalo politico in molti paesi è un elemento preminente della vita pubblica, specialmente in
Inghilterra e negli Stati uniti, con eventi quali il watergate e lo scandalo del profumo nel regno
unito, gli scandali sessuali che hanno scosso Westminster, i numerosi scandali che continuano a
ruotare dietro Donald Trump.

Ma, in fondo, questi scandali sono davvero importanti?


Per capirlo dobbiamo distinguere tra due forme di potere: il potere politico e il potere simbolico,
in cui il potere politico dipende strettamente da quello simbolico.

Per convincere gli altri è necessario il prestigio, la reputazione e la fiducia.


Queste risorse sono indispensabili per esercitare il potere simbolico, per questo motivo i politici si
preoccupano così tanto degli scandali: sanno che possono danneggiare la loro reputazione e
distruggere la fiducia, e così indebolire la loro capacità di esercitare potere politico.
E’ erroneo pensare agli scandali come una superficiale e frivola distrazione dalla reale sostanza
della politica: gli scandali hanno importanza perché impattano sulle fonti effettive del potere.
Gli scandali ci aiutano a vedere che l'esercizio del potere politico nelle società democratiche
moderne dipende da un’altra forma di potere – quello simbolico – che deve essere attentamente
nutrito e protetto se si desidera acquisire, esercitare e mantenere il potere politico.
Oggi viviamo in un’epoca di alta visibilità mediatica, il che significa che la vita politica si svolge ora
in un ambiente informativo in cui la capacità di svelare e nascondere, rendere alcune cose visibili e
celarne altre, è molto più difficile da controllare, creando così un'area instabile in cui fughe di
notizie, rivelazioni e divulgazioni possono in qualsiasi momento interrompere qualsiasi piano.
La rivoluzione digitale e la proliferazione di nuove reti di comunicazione e flussi di informazione
hanno estremizzato questi sviluppi, generando un ambiente in cui la fuga di informazione e il
disvelamento di azioni ed eventi precedentemente nascosti costituiscono un rischio e una
minaccia costante.

La rivoluzione digitale ha dimostrato a tutti noi come i confini tra vita privata e pubblica siano fluidi
e quanto sia importante che gli scienziati sociali tentino di comprendere il mondo della visibilità
mediatica nell'era digitale.

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