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TEOLOGIA FONDAMENTALE I – PROF.

VALENTINA SONCINI
LEZIONE 2 – 27/09/23
PARTE A

 Il testo che la prof. ci ha mandato è provvisorio


 Nella lezione di oggi entriamo nel merito della TF (impianto di questa disciplina); poi la prof. dirà
qualcosa di Halik
 Se il lavoro su Halik lo svolgiamo in itinere, il modo col quale lo facciamo può essere un primo
aspetto di valorizzazione all’esame (se uno lavora bene, conta già per l’esame finale)
 Entriamo nel merito di cosa è questa disciplina di TF
 Questa disciplina di TF non si è sempre chiamata così. Nella storia della chiesa, nella storia della
riflessione sul dogma, è stata chiamata “apologetica”
 Fino a prima del Vaticano II la TF era una disciplina collocata nel biennio filosofico degli studi, cioè
era una disciplina soprattutto filosofica che doveva individuare le ragioni della fede per spiegarle
anche a chi la pensava diversamente (all’interno del cristianesimo e all’esterno del cristianesimo)
 In questo senso era filosofica, perché appunto doveva spiegare le ragioni della fede, come quando
S. Tommaso scrive la “Summa contra Gentiles” (le ragioni della fede spiegate agli estranei; nel
contesto di S. Tommaso, nel 1200, era il confronto con la filosofia araba, realtà culturale
diversissima dal cristianesimo, oppure con posizioni che erano critiche nei confronti della teologia)
 L’aspetto del dover dare ragione della propria fede è una cosa che ha sempre accompagnato il
credente, ed è una parte che è stata chiamata “apologetica”  la TF nasce da questa linea
 Dal Vaticano II in poi la TF ha avuto una collocazione non più filosofica, ma propriamente teologica
(infatti noi la facciamo non nel biennio filosofico ma nel quadriennio teologico, quindi viene proprio
collocata tra le discipline teologiche)
 Che differenza c’è tra la filosofia e la teologia?
 RAGAZZI La filosofia parla di ragione, la teologia parla di fede
 La ragione c’entra con la fede o sono due mondi separati? Ad es. cos’è la filosofia cristiana?
 RAGAZZI Vanno insieme perché la fede è più chiara quando è accompagnata dalla ragione
 Nella 1Pt al cap.3 si dice: “Sappi dare ragione della fede che è in te in modo umile e soave” (“pronti
sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”)
 Dare ragione della fede è un’operazione apostolica, propriamente collegata alla diffusione del
cristianesimo, quindi già dentro l’ambito teologico
 Ma allora la filosofia cristiana cos’è?
 C’è stato un lungo dibattito a questo proposito: la filosofia cristiana è filosofia o è già una forma
teologica?
 Fede e ragione interessano sia la filosofia cristiana sia la teologia. La differenza è che la filosofia
deve puntare su delle evidenze razionali, cioè deve far leva su qualcosa che sia fondato su delle
leggi del pensiero, per es. il principio di non contraddizione o il principio del terzo escluso o il
principio di identità (3 principi della logica aristotelica)
 La teologia fa capo alla rivelazione, non all’evidenza razionale, quindi fa capo a un elemento che
prende da qualcosa che è oltre la ragione (che non vuol irrazionale, vuol dire che non nasce dalla
ragione)
 Poi noi troviamo mescolate queste due dimensioni, perché la filosofia di un cristiano
evidentemente sarà una filosofia aperta alla trascendenza, che tiene conto di una trascendenza
 Se facciamo una teologia in ambito cattolico, sicuramente sarà collegata a una dimensione anche di
ragionevolezza
 In ambito protestante invece è più facile trovare delle posizioni fideistiche, cioè di scontro tra fede
e ragione (Kierkegaard, Kant ecc. sono filosofi che hanno divaricato fede e ragione)
 L’impostazione cattolica sempre ha tenuto in dialogo fede e ragione. Poi a volte si è arrivati a
estremi di razionalismo da una parte e di fideismo dall’altra, però cercando sempre di tenere
insieme fede e ragione, che poi è l’impianto tomista e anche agostiniano
 Una fede con la ragione è una fede che tiene conto dell’umano
 Dunque, oggi la TF la troviamo come materia propriamente teologica. È stata per tantissimi secoli
una materia filosofica, ma chiarendo che il suo fondamento è proprio nella rivelazione l’hanno
portata nella teologia  questa è un’operazione che hanno fatto negli ultimi 60 anni
 C’è un convegno del 1995 (a 30 anni dal Vaticano II) nel quale sono arrivati proprio a questa chiara
definizione della collocazione della TF. Ecco perché la TF è nel quadriennio teologico
 Quindi la TF è una disciplina che ha avuto una storia nell’arco del tempo che l’ha collocata in un pto
diverso
 Alcuni elementi importanti della TF
 L’oggetto è la rivelazione e la sua trasmissione
 Quindi la TF si occupa della rivelazione e della trasmissione
 La trasmissione passa da due elementi che sono sempre collegati: una recezione personale della
rivelazione (che è la fede personale) e la ricezione ecclesiale della rivelazione (che è la tradizione
intesa in senso lato, cioè ciò che passa dal canone, dall’omiletica, dalla sacramentaria, da quella che
è la vita della chiesa)
 Un pto cardine perché la rivelazione diventi trasmissione è che ci sia l’accoglienza della rivelazione
 l’accoglienza della rivelazione è credere nella rivelazione, l’aver fede
 Per cui un pilastro della TF è il tema della fede
 Sequeri, un grande teologo che ha ragionato tt la vita su questi temi, ha dato un taglio preciso alla
sua TF accentuando proprio il tema della fede
 Sequeri ha fatto due manuali importanti di TF: “Il Dio affidabile”, quindi un Dio a cui credere
volentieri, e “L’idea della fede”  al centro c’è sempre la fede
 Se la TF deve trattare della rivelazione e la sua trasmissione non può che trattare anche della fede
 Proprio per queste sue caratteristiche, la TF è la disciplina che introduce a tutti i temi della teologia
dogmatica
 La t. dogmatica non è più preoccupata del riferimento ad extra (cioè non deve argomentare nei
confronti dei non credenti) ma svilupperà i singoli misteri della ns fede con riferimento ai dogmi (es.
l’eucaristia, la sacramentaria, la dimensione legata al tema della Trinità, al tema della cristologia
ecc.)  noi svilupperemo i temi della dogmatica nei vari corsi (cristologia, missionologia,
ecclesiologia, antropologia teologica, sacramentaria ecc.) che non sono TF, ma la TF in qualche
modo apre anche su questi, perché siccome ha al centro la rivelazione, il suo sviluppo sono questi
temi (la rivelazione è in Gesù Cristo, Gesù Cristo è uomo e Dio, Gesù Cristo è Figlio in una Trinità
ecc.)
 In questo senso la TF è una materia che da un lato apre al dialogo con quelli che vogliono discutere
le ragioni della fede, sia dentro che fuori il vissuto di fede; dall’altro apre all’approfondimento dello
sviluppo dei dogmi, che poi hanno bisogno di corsi specifici
 La TF è una riflessione che aiuta a impostare un pensiero teologico
 Ciò che noi dobbiamo ricavare dallo studio della teologia è acquisire un pensare teologico, cioè
imparare a pensare secondo Dio (Paolo dice: “pensare al modo di Cristo”)
 Non è che noi pensiamo al modo di tutti e poi diciamo le preghiere, altrimenti vivremmo al modo di
tutti e poi faremmo i cristiani in chiesa  questo vorrebbe dire aver spaccato al vita
 Invece la vita viene assorbita da questa conversione alla rivelazione, che per quanto riguarda il
pensare diventa un pensare teologico  il pensare non è mai dissociato dalle questioni della vita
che saranno da pensare secondo Dio
 Es. questione economica: Gesù cosa ne ha pensato dei soldi, cosa ne ha fatto dei beni? Gesù si è
occupato di giustizia? Come ha pensato, cosa ha fatto, rispetto alla giustizia?
 Ogni ambito della vita deve essere ricondotto a un pensare teologico
 Per le sue caratteristiche la TF è una teologia per forza di dialogo, perché deve continuamente
dialogare con le ragioni del non credente che chiede ragione della fede… quel non credente che a
volte è dentro di noi, per cui sono i ns dubbi, le ns perplessità, le ns domande, le ns crisi
 Dall’altra parte sarà un dialogo dentro l’approfondimento dei temi teologici (sviluppo
specificatamente dogmatico)
 Bisogna approfondire tutti questi temi senza rischiare di ridurli a un livello solo antropologico 
l’elemento cardine è sempre la rivelazione, cioè un qualcosa che viene da Dio e non che nasce da
noi
 Tanti temi si possono dibattere con delle categorie molto mondane, anche di una filosofia non
credente. Noi invece dobbiamo sempre essere attenti a quella che è un’ispirazione che nasca dal
centro della rivelazione per poter avere un pensare teologico, altrimenti il cristiano nel mondo non
porta nessuna novità
 Se il cristiano perde il riferimento al primato del Dio di Gesù Cristo perde quel sapore, quel sale,
quella novità, che è propria del cristianesimo e diventa un sale insipido  la differenza cristiana è
un pensare ispirato dalla fede
 Qui si aprono tantissime questioni perché può subentrare un fondamentalismo cristiano oppure un
annacquamento della fede
 Dunque, la TF è una disciplina che si apre su un orizzonte molto vasto perché guarda l’extra e
guarda l’intra
 Le basi storiche di questa disciplina sono nell’apologetica, quel filone di pensiero filosofico che ha
avuto grandi maestri di pensiero fin dai primi secoli di cristianesimo come Giustino, Origene,
Tertulliano, e poi S. Tommaso che ha visto un ruolo della filosofia e della ragione rispetto alla fede
 Questo specchietto aiuta a collocare la teologia e la filosofia nell’ambito del percorso storico e
quindi dice anche quale è stata la collocazione dell’apologetica
 L’oggetto teologico è Dio. Filosoficamente l’oggetto è Dio e le creature
 Poi abbiamo il metodo
 Entrambe, teologia e filosofia, possono usare un metodo di ricerca che può essere la dimostrazione
 La dimostrazione aristotelica fa capo alla dimensione dell’evidenza, della dialettica, della sillogistica
 Quindi per entrambe le discipline il metodo è un metodo dimostrativo
 Poi abbiamo delle premesse: cosa fa la differenza tra teologia e filosofia?
 Nella teologia sono nella fede; nella filosofia sono nell’evidenza razionale
 Quindi un conto è che io parta prendendo come pto di riferimento la rivelazione, un conto è partire
da delle evidenze razionali (che magari prenderò anche dalla cultura corrente)
 Infine abbiamo dei compiti
 Il compito della teologia è un sommo sapere speculativo, cioè teoretico, di approfondimento del
mistero nei suoi elementi fondativi
 La filosofia che compito ha rispetto a tutto ciò?
 Deve essere un dimostrare la non contraddittorietà dei preambula fide  questo è il grandissimo
tema della credibilità della rivelazione
 Perché io devo credere a Dio?  il credere deve essere qualcosa che in qualche modo non
contraddice la ragione; una ragione ben sviluppata deve essere compatibile con la fede, non
contraddice la fede
 Queste sono le cinque vie di S. Tommaso, le dimostrazioni dell’esistenza di Dio
 Io mostro come dei ragionamenti ben condotti – ragionamenti fondamentalmente presi da
Aristotele e Platone, quindi non cristiani – portano a dire “esiste Dio”. Per cui chi usa bene la
ragione non è matto se per caso crede in Dio
 Quali sono le cinque vie di S. Tommaso?
 RAGAZZI La partecipazione
 Questa è quella più platonica: se c’è un po’ di bene ci deve essere il massimo bene, se c’è un po’ di
essere ci deve essere il massimo essere  idea della partecipazione platonica
 Poi ce ne sono altre molto aristoteliche
 RAGAZZI La contingenza
 Se tutto fosse contingente nulla esisterebbe, quindi qualche cosa deve essere necessario. Questo
necessario è Dio
 Questa è la seconda via
 La prima è il primato dell’atto, il moto  se c’è un po’ di movimento, ci deve essere un motore
(non posso andare all’infinito a cercare un motore altrimenti sarebbe niente che muoverebbe,
quindi c’è qualcosa “in atto primo”)
 Quindi per il principio dell’improcedibilità all’infinito e per il principio del primato dell’atto ci deve
essere qualcosa in atto sempre, e noi lo chiamiamo “Dio”
 Lì Aristotele si ferma ma va avanti il cristianesimo a dire chi è questo Dio
 Ad ogni modo, è un ragionamento razionale: c’è un movimento, se qualcosa si muove deve avere
una causa
 Quindi abbiamo la ricerca delle cause, la contingenza
 La quinta via è la finalità  se la cosa avviene secondo un fine ci deve essere un finalizzatore
generale, che dà un senso e un orientamento al mondo
 Dunque, da argomenti presi da Aristotele (Tommaso ragionava soprattutto riprendendo Aristotele)
e da Platone (che ha sempre attraversato tutta la riflessione dell’occidente) troviamo quei
ragionamenti che dicono che aprire la ns mente e Dio non è contraddittorio
 La contraddizione è un problema enorme  se la ragione e Dio fossero contraddittori non sarebbe
un particolare trascurabile, vorrebbe dire che Dio è contro ragione, l’opposto della ragione
 “Contraddittorio” è più che “contrario”. La contraddizione nella logica è l’opposizione radicale  se
una cosa è contraddittoria è proprio sbagliata
 Se la ragione fosse contraddittoria rispetto alla fede noi saremmo costretti a scegliere: o la ragione
o la fede
 Chi ha preso posizioni così radicali ha creato una divaricazione, per cui ci sono i fideismi, cioè
un’assoluta estraneità di ciò che tu affermi per fede rispetto alla ragione
 Dunque, questo è un compito fondamentale della filosofia, che usando i principi della logica mostra
come il credere non è contraddittorio
 Poi c’è il chiarire (funzione chiarificatrice)  grazie alla ragione noi chiarifichiamo, spieghiamo
meglio, i contenuti della fede
 Poi c’è la fase del combattimento, fase combattiva  io devo mostrare come le ragioni opposte alla
fede siano sbagliate (cioè come un ragionamento che arriva a negare Dio è un ragionamento
sbagliato)
 Per cui la filosofia, che è interpretata anche nella tradizione tomista come minore della teologia
(teologia > filosofia  la filosofia è ancella della teologia, è serva della teologia), svolge dei compiti
svolgendo i quali fa un buon servizio alla teologia
 Poi chi si trova di più a fare il teologo sarà nella prima colonna di questo specchietto e svilupperà la
dogmatica; chi invece si occupava di apologetica era di più nella seconda colonna dello specchietto
 quest’ultimo è l’ambito in cui nasce la TF
 Chi ha fatto filosofia sicuramente ha attraversato tanti discorsi di questa seconda colonna dello
specchietto
 La prova dell’esistenza di Dio nell’antichità era l’apertura alla trascendenza (il mondo delle idee di
Platone, il motore immobile di Aristotele  non si chiamava “Dio cristiano”)
 Poi abbiamo le prove dell’esistenza di Dio in Agostino, in Tommaso, ma le prove dell’esistenza di
Dio ci sono anche nelle discussioni di Cartesio, poi ci sono le posizioni originali di Pascal, c’è la
posizione di Kant che dice che nessuna prova va bene perché non c’è una scienza metafisica, poi ci
sono riflessioni che riprendono questi argomenti ecc.
 Quindi nella storia della filosofia ci sono tanti argomenti che poi sono quelli della teodicea: come
argomentare su Dio laddove Dio viene negato
 La teodicea sono tutti quegli argomenti filosofico-teologici laddove si nega Dio
 Qual è una ragione che ha attraversato i secoli per la quale la gente nega Dio, dice che Dio non può
esistere? Qual è l’argomento che sembra proprio contraddire l’esistenza di Dio?
 Il male
 Dio è buono. Ma se Dio è buono perché c’è il male? Siccome c’è il male Dio non esiste  questa è
una quaestio da cui parte anche Tommaso nelle sue riflessioni sull’esistenza di Dio
 Questa è l’obiezione che la gente ha anche senza avere studiato  mi muore un figlio e dico
“perché Dio ha voluto questa cosa? Dio è cattivo”
 … Ma un Dio cattivo è un Dio che non c’è, perché il male è di più  questo è quello che pensa
Nietzsche: Dio non sa fronteggiare il male, non ce la fa
 Queste non sono obiezioni piccole, perché di fronte al male non c’è tanto da scherzare, da
inventare parole, bisogna essere molto cauti
 Allora la domanda è: ma il Dio di Gesù Cristo cosa ne ha fatto del male? E lì uno inizia con un
pensare teologico
 Gesù il male l’ha prodotto? No. Non c’è nessun miracolo in cui tu diventi zoppo, c’è solo il miracolo
in cui tu impari a camminare
 Quindi cosa ne ha fatto Gesù, uomo-Dio, del male che ha incontrato? Qui c’è tutta la cristologia, c’è
il tema della croce, c’è il tema della sostituzione vicaria e della rappresentanza solidale  questa
cosa apre grandi temi teologici, altrimenti si cade nella banalità (“Dio vuole così”, come se Dio
volesse anche un po’ di male  il Dio di Gesù Cristo non è così)
 Quasi tutta la tradizione teologica viene dall’impostazione mostrata nello specchietto, che è ancora
quella che ha dato Tommaso
 Nel 1893 Leone XIII ribadisce nell’Aeterni Patris che la filosofia più adatta a pensare teologicamente
è il tomismo
 Nel 1950 Pio XII in una discussione fortissima a livello culturale dice: “l’unico pensare filosofico
adatto a non tradire il cristianesimo è S. Tommaso”
 Non è diventato un dogma di fede dire che c’è solo S. Tommaso ma a volte sono arrivati quasi a
dire che c’è lui e lui solo
 Ad ogni modo, non è un dogma quindi ci sono anche altre correnti filosofiche che possono aiutare a
pensare la rivelazione senza tradire la rivelazione, però bisogna essere attenti perché a volte si
usano strumenti inadeguati a far teologia
 Ci sono correnti che dicono che Nietzsche è il novello teologo, ritenendo che la sua forza distruttiva
di un modo sbagliato di pensare Dio sia giusto per la teologia
 La prof. è d’accordo per la pars dènstruens: di sicuro ha demolito modi imperfetti, sbagliati,
moralistici e troppo umani di pensare Dio. Ma poi Nietzsche non aiuta a fare la pars cònstruens:
siccome non credeva nel Dio di Gesù Cristo non poteva andare in avanti, si è fermato
 La teologia non è solo discussione di quello che non va bene: la teologia ha al fondo la rivelazione
 se io prendessi il pensiero di Nietzsche per costruire la teologia rischierei di finire male
 Allo stesso modo, anche altri pensieri magari sono utili per cogliere elementi critici, però non vanno
in avanti perché manca l’accoglienza della rivelazione
 Per cui è importante che ci sia l’attenzione a quali impostazioni teologiche e filosofiche vengono
ritenute significative per poter procedere
 La teologia si è servita di molti filosofi che erano critici nei confronti del pensare teologico
(pensiamo a Heidegger), ma lo deve fare sapendo fin dove poter attingere
 L’essere di Heidegger non ha volto, quindi non è il Dio di Gesù Cristo, però la teologia ha imparato
tantissimo da Heidegger (linea ermeneutica di Gàdamer e altri che hanno preso da Heidegger, lo
stesso Rahner ha preso da Heidegger)
 Quindi c’è un dialogo serrato con la filosofia, ma deve essere un dialogo critico, deve sapere fino a
dove
 PAUSA

PARTE B

 Dedichiamo ancora un po’ di tempo per andare avanti sul percorso fatto. Poi la prof. dice qualcosa
di Halik e teniamo questo percorso parallelo, di modo che pian piano ci portiamo avanti
 Stiamo facendo dei brevi cenni storici di questa disciplina. Capire come una disciplina nasce e quali
percorsi ha attraversato aiutano un po’ a inquadrarla
 Cos’è la TF? Dare un po’ di tratto storico ci aiuta a spiegare di cosa si tratta, di cosa parla, dove è
nata, perché dice quelle cose
 La TF nel I millennio era nell’apologetica. Nel II millennio trova riferimento a partire dal pensiero di
Tommaso. Poi ci sono stati dei passaggi storici successivi al XIII sec; nel XVI sec il teologo Michele
Cano ha individuato i luoghi teologici importanti per la riflessione della fede, che riguardano il tema
della fede
 Ricordiamo che nel 1600 c’era tutto il dibattito aperto coi luterani, quindi la TF nel passaggio storico
ha anche dovuto far fronte alla crisi che ha portato alla separazione tra la chiesa luterana e la
chiesa cattolica (prima cesura forte nel mondo europeo occidentale; precedentemente nell’XI sec
c’era stato lo scisma, la scissione, degli ortodossi nei confronti dei cattolici)
 Nel 1556 si elabora il Catechismo romano; in quel momento la TF è ancora intesa come una forma
apologetica e ritiene di dover ragionare sulle 3 demonstratio
 Le 3 demonstratio sono 3 forme di dimostrazione: dimostrazione religiosa, cristiana, cattolica
 Ecco le 3 demonstratio: nei confronti di chi non crede in Dio dimostrare che Dio esiste; nei confronti
di chi crede in Dio dimostrare che Dio è il Dio cristiano; nei confronti di chi crede nel Dio cristiano
dimostrare la cattolicità, il primato della chiesa cattolica  sono 3 passaggi progressivi, 3 forme di
esercizio di quella famosa dimostratività di cui si fa carico anche il dibattito apologetico
 Questo ha dato l’impostazione all’apologetica, per cui troveremo ancora dei testi che attraversano
questi 3 livelli (si occupano del tema di Dio, poi del tema del cristianesimo, poi del tema del
riferimento cattolico)
 Siamo tra il 1500 e il 1600
 DOMANDA Può rispiegare la demonstratio cattolica?
 Vuol dire che io devo dimostrare, a partire da una posizione di cristiano cattolico, che il Dio nel
quale credere, e che dimostro essere quello giusto, è nella confessione cattolica (né protestante, né
ortodossa ecc.)
 Nel 1700 in Europa si sviluppa il pensiero illuminista (Diderot, Voltaire…)
 Kant è un illuminista e dice “sapère àude”, cioè tu devi far leva sulla tua ragione per emanciparti,
evolverti, andare oltre una dimensione dogmatica  non bisogna credere ciecamente, bisogna
sapere
 L’illuminismo vuole criticare una fede che non pare avere ragioni sufficienti
 Lessing, un grande illuminista tedesco, ritiene che la fede sia una forma educativa-pedagogica
adatta fino a quando uno non ha una sufficiente ragione (cioè per un bambino va bene credere che
c’è Gesù bambino e il Natale, ma quando sei adulto non più). Per cui la fede va bene per i bambini,
va bene se c’è un’intelligenza debole, va bene per un popolo ignorante, ma se c’è cultura,
intelligenza, filosofia, scienza, ragionamento, ci si evolve dalla fede (è come quando uno passa dal
credere che c’è Gesù bambino al capire che a Natale i doni li fa la mamma)
 Allora la fede è per bambini, è per uomini che sono rimasti bambini? L’idea è che il credente sia un
po’ un mezzo uomo (siccome non sa entrare nelle questioni della vita crede)
 Questa è una critica forte, su cui uno deve pensare: io sono credente perché rinuncio a qualcosa
della mia umanità, o sono credente perché voglio sviluppare al meglio la mia umanità?
 Non è una domanda banale, è un bivio importante nella vita
 L’illuminismo mette in grande discussione la tradizione cristiana e nasce con Kant la ragione critica,
la ragione che critica i limiti stessi della ragione; l’esito di Kant è l’agnosticismo, cioè non c’è una
scienza della metafisica, quindi non c’è possibilità che ci sia un ragionamento efficace sul tema
metafisico
 Infatti Kant, nella sua “Critica della Ragion Pura”, nella dialettica, critica radicalmente le prove
dell’esistenza di Dio e mostra perché sono tutte sbagliate  questo vuol dire che i tentativi dei
preambula fide in realtà sono contraddittori
 Quello di Kant è un attacco radicale all’impostazione dello specchietto visto
 Quindi, abbiamo questa critica, che tra l’altro viene da un filosofo – Kant – che era un credente
luterano, non era un ateo
 Nella “Critica della Ragion Pura” nella seconda edizione Kant dice: “ho dovuto mettere da parte il
sapere, dire che il sapere è un limite, per fare posto alla fede”
 Criticare la ragione per Kant è come liberare il discorso su Dio, che non deve essere ricondotto alla
ragione; non è che non esiste, ma non può essere oggetto di pensiero  si prospetta un fideismo
(se io non posso far interagire la ragione è un fideismo)
 Kant è molto diverso da Nietzsche
 Queste posizioni chiedono reazioni. Non a caso nel 1700 c’è uno sviluppo nuovo che darà l’origine
vera della nostra TF  nel mondo tedesco (che gravita intorno a Tubinga) e nel mondo romano (in
quella che è la Gregoriana romana) ci sono le posizioni di Drey [leggi Drài] e Perrone, i due che
danno le basi del ragionamento sulla TF che tiene conto di queste obiezioni
 Tubinga è una cittadina tedesca dove c’è raccolto tutto quello che i tedeschi hanno ritenuto di
dover raccogliere sulla teologia  se uno vuole fare ricerca teologica in Germania deve andare a
Tubinga. Là ci sono stati Ratzinger, Kung e Kasper
 I tedeschi sono molto organizzati, le città universitarie tedesche vengono attrezzate con delle
biblioteche specializzate (Tubinga lo è per la teologia)
 DOMANDA Stiamo parlando di fideismo e di teologia dogmatica. C’è una differenza?
 Certamente c’è una differenza
 Fideismo è una posizione, che può darsi in tutte le culture, dove tu dici che ciò che tu credi non può
essere dimostrato dalla ragione; un atto di fede non è compatibile con la ragione, quindi o applichi
il pensiero oppure credi  fede cieca
 Il Vaticano I dice: “la fede non è mai un atto cieco”, quindi è contro il fideismo
 Invece la teologia dogmatica è una riflessione teologica sui dogmi
 Il fideismo è una posizione generale. Il fideista ritiene che o credo o capisco (alternativa secca). Per
es. Kierkegaard ha una posizione fideista
 DOMANDA Ma la finalità del dogma è un credere secco…
 Il dogma è un’affermazione di fede che custodisce un elemento che è stato compreso come proprio
della rivelazione. Il dogma si ritiene che sia acquisito in un tempo (perché i dogmi vengono
formulati nel tempo) e sia irreversibile, cioè se tu sei credente di quella religione non puoi
trascurare quell’affermazione, non puoi farne a meno
 Quell’affermazione come la dimostri, come la argomenti, come la sostieni? Il fideista dirà: “non
puoi sostenerla, devi soltanto crederla”. Invece chi non è fideista ma ritiene che ci sia un dialogo
fede-ragione porterà gli argomenti. Chi è razionalista riterrà di poter ricondurre tutti gli argomenti a
delle evidenze razionali (es. Hegel)
 Hegel dà un’impostazione razionalista al discorso teologico perché l’assoluto è la ragione  questo
è problematico
 La TF è molto bella perché fa andare a fondo, e ci sono moltissimi pensatori che hanno fatto la
strada prima di noi, quindi ci aiutano
 DOMANDA Che posizione ha Hegel a livello filosofico paragonato al pensiero di Tommaso?
 La differenza radicale è che per Hegel l’assoluto (ciò che è al culmine) è la ragione, mentre per
Tommaso l’assoluto è Dio (quindi la coscienza è aperta alla trascendenza ma la coscienza non è la
trascendenza)  questa è la differenza radicale, infatti Hegel è un idealista (idealismo = al centro
c’è l’idea, e l’idea è l’assoluto che è la ragione)
 Hegel è stato commentato da Feuerbach che ha preso da Hegel l’impostazione atea: Dio non esiste,
è una proiezione dell’umano, quindi si tratta di riportarlo all’umano  Feuerbach dice questa cosa
commentando Hegel, non contro Hegel
 Feuerbach è colui che dà l’impianto del pensiero ateo che ha segnato tutto il percorso di Marx,
Nietzsche, Freud, cioè Dio non esiste, Dio è un pensiero dell’uomo che ha messo in questo pensiero
le sue cose più belle (tu vuoi che il mondo sia bello e la bellezza diventa una caratteristica di Dio, tu
vuoi che il mondo sia vero e la verità diventa una caratteristica di Dio, tu vuoi che il mondo sia
buono e ti fai l’idea che ci sia una bontà assoluta, ma sono pensieri dell’umano, non sono Dio)  il
problema è che qui non c’è nessuna rivelazione, non c’è l’alterità, non c’è l’oltre
 Infatti il pensiero di Hegel è immanentista perché tutto si esaurisce nella storia, nell’assoluto che è
la ragione
 L’idea è il culmine del sistema filosofico hegeliano
 Hegel è partito da un sistema teologico (ha degli scritti teologici della giovinezza), ma poi prevale il
pensiero idealistico
 DOMANDA sul pensiero di Kant e Nietzsche
 Kant è un credente e si dichiara tale (religione luterana pietista)
 Nietzsche ha una formazione luterana (è figlio di un pastore protestante che ha sposato la figlia di
un pastore protestante). Sua madre avrebbe voluto che lui facesse il pastore, quindi che studiasse
teologia. Lui si iscrive a teologia ma dopo un anno se ne va e va a fare filologia. Quindi Nietzsche
parte credente ma poi arriva a dichiarare che Dio non esiste  questa non è una differenza da poco
tra Kant e Nietzsche
 DOMANDA Nietzsche cambia idea dopo che vede come si comportano i cristiani?
 Non solo per ciò che vede, ma anche riflettendo a suo modo su tutta la tradizione ontologico-
metafisica dell’occidente (lui parte da Socrate e da Platone)
 Secondo Nietzsche la decadenza del mondo occidentale, cioè l’aver sbagliato strada, è iniziata col
pensiero di Socrate, quindi nel V sec a.C.
 Poi il grande errore è Platone: il cristianesimo per Nietzsche è la tradizione popolare del
platonismo, è il platonismo del popolo, che ha dentro un errore radicale cioè ha accentuato l’idea e
perso la vita; infatti Nietzsche risponde con un vitalismo (il dionisiaco)
 Nietzsche è radicale, non si ferma a contestare i cristiani, torna a prima. Poi fa un attacco radicale al
cristianesimo, ma l’attacco è a Paolo. Gesù è trattato meno male rispetto a Paolo: per Nietzsche
Paolo è il grande falsificatore
 Torniamo a Drey. Questi filosofi tedeschi 1) tornano a parlare della filosofia della rivelazione, 2)
riguardano la religione nella sua evoluzione storica fino alla rivelazione in Cristo, 3) ritornano sul
tema della rivelazione cristiana nella chiesa cattolica
 Intrecciano due metodi: quello dogmatico positivista (cioè che prende il dato della rivelazione) e
quello apologetico intrinsecista (cioè quello che cerca di trovare una dimostrazione scientifica di
questo)
 Cioè, la teologia messa alla prova da un pensiero scientifico cosa dice? Se il pensiero vero è quello
scientifico, la teologia cercherà la strada per darsi una struttura scientifica e far vedere che
anch’essa può essere una scienza
 Kant ha uno scritto del 1797 che si intitola “Il conflitto delle facoltà”. In quel testo intende dire che
nelle università, cioè nelle facoltà, la teologia non deve esistere  siccome non si può fare scienza
di Dio non c’è motivo che ci sia un’università dedicata a questo
 Noi invece riteniamo che ci sia scienza di Dio possibile, altrimenti non ci sarebbe questo Studio
Teologico
 La battaglia per mostrare che la teologia ha una sua scientificità e ha un suo metodo scientifico è
una questione che nasce con la critica di Kant e questi diventano dei temi della TF
 Pino Colombo, che è stato preside della Facoltà Teologica di Milano, ha fatto tutta una serie di
riflessioni sulla metodologia teologica per dimostrare come la teologia ha un oggetto, che è Dio, e
ha un metodo, proprio in risposta a chi diceva che la teologia non ha né un oggetto né un metodo
 Quindi come risponde la teologia alle critiche degli illuministi? Andando a fondo in questa ricerca
allo scopo di mostrare come la fede ha delle ragioni
 Questo tema ha impegnato la teologia anche fin troppo, perché l’atto di fede non è solo ragione, è
anche volontà, affetto, sentimento, corporeità. Invece è come se a un certo pto questa diventasse
“la” questione
 Grazie a questa riflessione si diffonde la nuova disciplina chiamata “teologia fondamentale” (fine
1700, inizio 1800)
 Perrone, che fa la TF un po’ dopo Drey e la fa a Roma, pubblica la sua opera tra il 1835 e il 1841
(sono gli anni dopo Hegel, Hegel muore nel 1831) e sviluppa un modello teologico sistematico (la
filosofia è sistema? allora anche la teologia deve essere sistema)
 Perrone mirò a mostrare la necessità e l’evidenza della rivelazione cristiana contro le posizioni
illuministe; egli seguì un metodo controversistico (= dialettico) con un orientamento attento alla
storia di carattere prevalentemente positivistico (cioè partendo dal dato)
 Qual è il dato? L’evento storico Gesù Cristo
 Quando si dice “impostazione positivistica” si intende una posizione che parte da un dato  il dato
da cui parte questa impostazione teologica è Gesù esistito
 Da dove lo sanno? Dai Vangeli, quindi c’è un dato che racconta di Gesù
 Se il dato lo riferisco alla Scrittura, quale diventa il pto d’attacco degli avversari, qual è il dibattito
che nascerà?
 ANNA MARIA Che i Vangeli non hanno fondamento storico
 Esattamente, cioè che Gesù è un mito  Strauss nel 1844 scriverà proprio su questo (i Vangeli non
sono fondati, Gesù è un mito)
 Questo inizia una ricerca ricchissima e importantissima fatta dall’archeologia a Gerusalemme e
dintorni al fine di trovare i segni della storicità di Gesù
 Se mi obiettano che i Vangeli non sono attendibili, io che credo devo attrezzarmi anche con delle
scienze come l’archeologia, la filologia, l’analisi dei documenti storici ecc. per mostrare che Gesù è
esistito  questo è importantissimo per la ricerca biblica, perché vuol dire che io devo andare a
scavare nei testi canonici che hanno un’origine storica e una differenza tra loro (i Sinottici non sono
uguali, non sono la fotografia di quello che è successo allora, sono testi di credenti che hanno
creduto a un evento)
 La risurrezione è un dato storico? No, non c’è traccia, nessuno l’ha vista (i discepoli hanno
incontrato il Risorto, hanno visto la tomba vuota, ma nessuno ha assistito alla risurrezione, e al
Risorto qualcuno ha creduto ma moltissimi no)
 Quindi ci sono dei dati possibili che raccogliamo e poi c’è un accogliere per fede una testimonianza
 Per cui il tema della fede non può mai essere risolto in dimostrazioni scientifiche perché la fede è
libera, altrimenti se fosse esibibile saremmo costretti tutti a credere  Dio non si impone, tu puoi
anche non vederlo
 DOMANDA sulla teologia come sapere
 La teologia deve essere un sapere che tiene conto che Dio è più del sapere
 Dio non è un oggetto che io posso racchiudere in un sapere, è di più, ma in qualche modo può
essere saputo; quindi il mio tentativo di conoscerlo è legittimo, può arrivare a conoscere qualcosa,
anche se non tutto
 Quando ci sarà la vìsio beatifica, quando saremo nell’aldilà, finalmente vedremo meglio quello che
qui non si vede
 Quindi accettiamo che ci siano delle parti che non sono tutte comprese perché c’è un’alterità di Dio
che rimane tale
 Gv alla fine del Prologo dice: “Dio nessuno lo ha mai visto se non il Figlio che è nel seno del Padre e
che quindi ce ne ha rivelato qualcosa”  noi non possiamo pretendere di esaurire il mistero di Dio;
lo avviciniamo nell’esistenza col pensiero, con gli affetti, coi sentimenti, con la vita, ma Dio è di più,
il metodo scientifico non lo esaurisce
 DOMANDA Quanta verità c’è nella risurrezione?
 Questo è un tema grosso, perché credere nel Risorto è la chiave che ci porta a essere credenti
cristiani o non credenti
 Prendiamo i Vangeli dopo la morte di Gesù: non è che i discepoli hanno creduto subito, ci hanno
messo un po’ per capire, tanto che Gesù Risorto in Mc 16 li sgrida
 Oppure prendiamo Lc 24 (episodio dei discepoli di Emmaus): questi discepoli stanno camminando
col Risorto e non lo riconoscono, eppure l’avevano conosciuto benissimo  cosa vuol dire questo
rapporto col Risorto?  questa è una questione decisiva della fede, infatti è un pto cardine del
tema della rivelazione che vedremo a suo tempo
 DOMANDA “Dio è di più” a livello della fede o della ragione?
 Di sicuro a livello della ragione, ma anche a livello della fede
 La Bibbia, il libro della fede, non chiude dentro Dio: Dio è di più
 Infatti Gv ai cap.20 e 21 (le due conclusioni) dice: “il mondo non basterebbe per contenere i libri
che possono racchiudere tutto quello che Gesù è, che Dio è; abbiamo scritto quel poco necessario
per iniziare a credere”  la Bibbia è il minimo per iniziare a conoscere Dio, ma Dio è di più
 DOMANDA Il “di più” potrebbe anche essere la relazione che ognuno va a costruire con Dio
 Il “di più” non sarà mai contro, sarà sempre cristologicamente compatibile, cioè è un crescendo di
comprensione che aiuta ad approfondire quello che è rivelato in Gesù Cristo
 Questo aiuta a capire qual è la vera fede, la tradizione, che il magistero custodisce  il magistero
aiuta a dire: “questo “di più” è una tua fantasia; quest’altro “di più” è un’esperienza che chiamiamo
rivelazione”
 Può essere che nel tempo ci siano figure, santi, esperienze mistiche, vicende della vita della chiesa
che aiutino ad approfondire il mistero di Dio, che non è già tutto scritto coi dogmi del 1000 ma va
avanti
 Papa Benedetto disse che la vita di un santo è una pagina di Vangelo. Il Vangelo è rivelazione,
quindi un santo del III millennio può aiutare a comprendere qualcosa del mistero di Dio che finora
non abbiamo capito, e il magistero aiuta a dire: “sì, è conforme, aiuta ad andare avanti nella
direzione giusta” (il magistero aiuta a tenere la tradizione, altrimenti ognuno potrebbe inventarsi il
suo dio)
 Il confronto col magistero è fondamentale
 La chiesa non ha mai reso obbligatorie per la fede la fede nelle apparizioni mariane (le ha
riconosciute, ha coltivato la devozione, le ha promosse, ma non le ha messe come obbligatorie) 
se io ho dubbi sulle apparizioni mariane, non sono meno cristiano di uno che ci crede  alcune
esperienze non sono essenziali per la vita della fede
 Siamo arrivati al 1800  il 1800 e il 1900 sono due momenti molto intensi del passaggio storico-
filosofico
 Andiamo avanti ancora un po’ su questo
 Per quanto riguarda Halik, la prof. ci lascia uno schema che ci dà l’idea di quello che questo autore
dice, spiega un po’ il titolo “Il pomeriggio del cristianesimo” e ripercorre un po’ la dimensione
storica
 Lo schema è diviso in “mattino”, “mezzogiorno”, “pomeriggio”, accenna a cosa si intende con
“giovinezza”, “età adulta” e “maturità” collegate a un’evoluzione storica
 La prof. invita ad acquistare questo libro
 La volta prossima diciamo qualcosa di Halik a partire da questo schema e poi proseguiamo e
terminiamo l’aspetto storico che si intreccia molto con la filosofia (la filosofia fa da interlocutore 
da come si muove la filosofia si muove anche la teologia; la filosofia critica e la teologia risponde
condizionata dalla critica, a volte anche troppo)

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