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Musica A Colori
Musica A Colori
MUSICA A COLORI
SINESTESIA
La sinestesia è una condizione psicologica non patologica che consiste nell’associazione istantanea di stimoli provenienti da diverse
aree sensoriali del cervello.
«Per la maggior parte di noi, le associazioni fra colore e musica restano a livello di metafore, disseminate di “simile a” e “come se”.
Ma per alcune persone un'esperienza sensoriale può istantaneamente e automaticamente provocarne un'altra. Per un autentico
sinesteta, non c'è nessun “come se” ma semplicemente un'istantanea congiunzione di sensazioni» 1.
Metafore tra musica e colore sono presenti da secoli in letteratura: l’autore romantico E.T.A. Hoffmann descrisse il suo personaggio
Johannes Kreisler (lo stesso personaggio che ha ispirato Kreisleriana di Robert Schumann ) come «il piccolo uomo con un pastrano
color do diesis maggiore e un colletto color mi maggiore»2.
Per un sinesteta i colori possono apparire vividi e luminosi, senza tuttavia mischiarsi
con i colori del mondo reale. A questo proposito Oliver Sacks nel suo libro Musicofilia
descrive il caso del compositore Michael Torke, il quale racconta di aver sempre
associato dei colori a delle tonalità (es. Re maggiore = azzurro) e di non aver mai
confuso o mischiato i colori nella sua testa a quelli del mondo reale.
I colori possono assumere sfumature insolite e “marziane”, come esposto in un articolo di Ramachandran e Hubbard del 7 Maggio
2001 pubblicato in Proceedings of the Royal Society
of London. In particolare questo fenomeno appare
dovuto al fatto che: «i colori evocati
dall’attivazione crociata del giro fusiforme
bypassano i primissimi stadi dell’elaborazione
cromatica e pertanto possono assumere una
sfumatura insolita».3 In pratica «l’esperienza
soggettiva della sensazione del colore (qualia)
dipende non soltanto dagli stadi finali
dell’elaborazione, ma da tutto il pattern di attività
neurale, compresi i primi stadi»4.
1
O. Sacks, Musicofilia, Adelphi Editore, Milano 2007, p. 215.
2
Ivi, p. 216.
3
Ivi, p. 220.
4
Ibidem.
I risultati furono i seguenti:
Tritono = disgusto
Ottava = insapore
Synaesthesia: when coloured sounds taste sweet Gian Beeli, Michaela Esslen, Lutz Jäncke5.
Sacks, sempre in Musicofilia, racconta di aver incontrato violinisti e accordatori di pianoforti che utilizzavano la sinestesia per
facilitare il lavoro di accordatura, poiché spesso i colori prendevano vita nella loro mente solo qualora l’intervallo in questione fosse
perfettamente intonato.
La sinestesia può coinvolgere anche le lettere dell’alfabeto, i numeri, i mesi dell’anno e i giorni della settimana, come nel caso di
Christine Leahy, altra scrittrice e musicista descritta dallo psichiatra americano nel suo libro. Anche Vladimir Nabokov, come narra
nella sua autobiografia Parla, ricordo, da bambino associava le lettere dell’alfabeto ai colori e rimase sconvolto quando gli fu
regalata una scatola di lettere colorate, tutte del colore “sbagliato”.
SKRJABIN
Il compositore tardo-romantico Aleksandr Skrjabin nacque a Mosca nel 1872 e nella sua formazione si interessò ai temi del
misticismo e della teosofia. Probabilmente dotato di sinestesia, studiò ampiamente le tematiche filosofiche legate allo spettro dei
colori per poi maturare uno stile compositivo profondamente dipendente da questi ultimi.
La composizione più significativa da questo punto di vista è il poema sinfonico Prométhée. Le Poème du feu del 1910. L’organico
previsto comprendeva anche un clavier à lumières o Luce, ovvero uno strumento a tastiera capace di proiettare un fascio di luce per
ogni relativa nota. Prima di lui già il matematico svizzero Louis Bertrand Castel (1688- 1757) aveva costruito un “clavicembalo
oculare” a supporto delle sue tesi contro la teoria pluralista del colore di Isaac Newton.
Lo scopo del Prometeo di Skrjabin era quello di convogliare i canali sensoriali degli ascoltatori, guidarli verso un ricongiungimento
con l’unicità del reale attraverso un complesso sistema di simboli, al fine di raggiungere uno stato di maggiore elevazione spirituale
dell’uomo.
5
Ivi, p. 225.
Sistema simbolico relativo al clavier à lumières6.
do rosso volontà
re giallo gioia
mi bianco-azzurro sogno
fa diesis/sol
blu creatività
bemolle
«Se l’occhio non fosse solare, come potremmo vedere la luce? Se non vivesse in noi la forza propria di Dio, come potrebbe estasiarci
il divino?»7.
Questa frase tratta dalla Teoria dei colori di Goethe è pertinente al fine di contestualizzare le idee di Skrjabin: in questo libro Goethe
recupera il conflitto fra Newton e Louis Bertrand Castel, schierandosi con quest’ultimo. L’autore riprende le idee neoplatoniche del
filosofo greco antico Plotino, secondo cui l’elemento originario dell’Universo risiede nell’Unicità e la Natura è figlia di un processo
di emanazione meta- temporale di questo Uno. In ciò Goethe ripudia la visione meccanicista di Newton per cui l’elemento
fondamentale e generatore della Natura era da individuare nell’atomo.
«La molteplicità non nasce affatto dalla molteplicità, ma questa molteplicità deriva dal non-molto. Se anch’esso fosse molteplicità
non sarebbe principio, ma ci sarebbe, prima di essa, un altro principio»8.
Skrjabin credeva che l’uomo fosse composto della stessa materia originaria del colore, del suono e dello spirito, e che fosse il
compito del compositore quello di riunificare tutte le manifestazioni naturali e umane inducendo una forma di ascensione spirituale
unitaria dell’umanità (in questo si può forse rintracciare la teoria superomistica di Nietzsche, che egli studiò ampiamente).
6
Cristina Ceroni, La sinestesia nella poetica di Skrjabin, Parol - Quaderni d’arte e di epistemologia 2006.
7
J. W. Goethe, La teoria dei colori, Il Saggiatore Editore, Milano 2014, p. 14.
8
Plotino, Enneadi,V, 3,16, Bompiani Editore, Milano 2000, p. 742.
Il poema sinfonico è interamente costruito su un impianto atonale che gira attorno alle varie espressioni di un particolare accordo-
scala, il quale venne poi popolarmente chiamato “accordo mistico”.
I concetti espressi dall’ “accordo mistico” sono perciò quelli di volontà (do), creatività (fa#), desiderio smodato (si b), sogno (mi),
caos (la) e gioia (re).
KANDINSKIJ
In questo libro Kandinskij descrive nel dettaglio le proprie sensazioni e i suoni immaginari derivanti da ogni colore:
● Il giallo è dotato di una follia vitale, prorompente, di un'irrazionalità cieca; viene paragonato al suono di una tromba, di
una fanfara.
9
V. Kandinskij, Lo spirituale nell’arte, SE Editore, Milano 2005, p. 153.
● Il viola, come l'arancione, è instabile e paragonabile al corno inglese e al fagotto.
● Il marrone si ottiene mischiando il nero con il rosso, ma essendo l'energia di quest'ultimo fortemente sorvegliata, ne
consegue che esso risulti ottuso, duro, poco dinamico.
● Il grigio è l'equivalente del verde, ugualmente statico, indica quiete, ma mentre nel verde è presente, seppur paralizzata,
l'energia del giallo che lo fa variare verso tonalità più chiare o più fredde facendogli recuperare vibrazione, nel grigio c'è
assoluta mancanza di movimento, che esso volga verso il bianco o verso il nero.
● Il bianco è un silenzio di nascita, ricco di potenzialità; è la pausa tra una battuta e l'altra di un'esecuzione musicale, che
prelude ad altri suoni.
● Il nero è un silenzio di morte, la pausa finale di un'esecuzione musicale.
Nel 1928 il pittore riuscì nella messa in scena teatrale di Quadri di un’esposizione di Mussorgsky per il Teatro Friedrich a Dessau,
con forme geometriche, colori e luci in movimento.
Lo spirituale nell’arte può essere forse letto come espressione della Rivoluzione Copernicana estetica di Kant: la bellezza non è più
una proprietà oggettiva (come nel trascendentalismo medievale) delle cose ma nasce dall’incontro del nostro spirito con esse,
qualcosa che nasce solo per la mente e in rapporto alla mente. «Se le belle forme sono in natura, la bellezza è nell’uomo» 10. La
bellezza esiste perciò solo in virtù del soggetto.
Per Kandinskij il bello non è più ciò che risponde a canoni ordinari prestabiliti ma diviene ciò che risponde a una necessità interiore
dell’artista, una vibrazione psichica e spirituale che dà vita all’ astratto.
«L'artista deve avere qualcosa da dire, perché il suo compito non è quello di dominare la forma, ma di adattare la forma al
contenuto»11.
MESSIAEN
Nel Trattato di ritmo colore e ornitologia volume 7 scrive: «ho realizzato che anche
io collegavo il colore al suono ma tramite l’intelletto, non tramite gli occhi. Infatti
quando leggo o ascolto musica vedo sempre complessi di colore che appaiono
insieme ai complessi di suono»12.
10
I. Kant, La critica del giudizio, Editrice La Scuola, Brescia 2013, p. 267.
11
V. Kandinskij, Lo spirituale nell’arte, SE Editore, Milano 2005, p. 97.
12
O. Messiaen, Trattato sul ritmo, colore e ornitologia VII, Alphonse Leduc Editore, Parigi 2005, p. 211.
Il pianista norvegese Håkon Autsbø lavorò al fianco di Messiaen per
buona parte della sua vita e decise di realizzare un catalogo comprensivo
di tutte le visioni del compositore, al fine di rappresentare anche queste
ultime durante i concerti.
Il 2° modo in prima trasposizione aveva «rocce blu e viola cosparse di piccoli cubi grigi e cobalto, con riflessi di oro, rosso rubino e
stelle color malva, nero e bianco»13.
Il 2° modo in seconda trasposizione aveva «spirali di oro e argento su uno sfondo di fasci verticali color rosso rubino e marrone»14.
Il 2° modo in terza trasposizione aveva «foglie di varie sfumature di verde con puntini blu, argento e arancioni» 15.
Nel mondo di Messiaen i colori erano immanenti alla percezione del suono, e arte e musica erano un sinolo inscindibile. Come scrive
nella prefazione del lavoro per voci femminili e orchestra Trois petites liturgies de la présence divine (1943-1944):«La musica di
Trois Petites Liturgies è soprattutto una musica di colori. I “modi” che uso sono colori armonici. La loro giustapposizione e la loro
sovrapposizione danno: blu, rossi, blu striati di rosso, malva e grigi macchiati di arancio, blu punteggiati di verde e cerchiati d'oro,
viola, giacinto, violetto, e il luccichio delle pietre preziose: rubini, zaffiri, smeraldi , ametista – tutto ciò in drappeggi, in onde, in
vortici, in spirali, in movimenti intrecciati. Ogni movimento è collegato a un "tipo" di presenza [divina]. [...] Queste idee
inesprimibili non sono espresse, rimangono nell'ordine di un bagliore di colori»16.
BIBLIOGRAFIA
13
Autsbø Håkon, Visualizing Visions - The significance of Messiaen’s colors, Music and Practice 2007.
14
Ibidem.
15
Ibidem.
16
Ibidem.
Autsbø Håkon, Visualizing Visions - The significance of Messiaen’s colors, Music and Practice 2007.
Ceroni Cristina, La sinestesia nella poetica di Skrjabin, Parol - Quaderni d’arte e di epistemologia 2006.
Goethe Johann Wolfgang, La teoria dei colori, Il Saggiatore Editore, Milano 2014.
Kant Immanuel, La critica del giudizio, a cura di F. Valagussa, Editrice La Scuola, Brescia 2013.
Messiaen Olivier, Trattato sul ritmo, colore e ornitologia VII, Alphonse Leduc Editore, Parigi 2005.