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books Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo ‘Anselm Griin, Leadership con valori Joseph Ratzinger, Chi ci aiuta a vivere? Dietrich Gronemeyer, Rimanere umani. Hiight-tech e cuore ~ Per una medicina dal volto umano Bartolomeo Sorge, Introduzione alla dottrina sociale della chiesa Klaus Berger, Gest Joseph Ratzinger, Toccati dall’invisibile Tom Wright, Giuda e il Vangelo di Gest Bruce W. Longenecker, Le lettere perdute di Pergamo Christian Duquoc, Gest, uomo libero Herbert Gutschera — Joachini Maier — J6rg Thierfelder, Storia delle Chiese in prospettiva ecumenica August Franzen, Breve storia della Chiesa Dietrich Bonhoeffer, Voglio vivere questi giorni con vot ‘William M, Schniedewind, Come la Bibbia divenne un libro Nicholas Perrin, Tommaso, V'aliro Vangelo ‘Manfred Liitz, Dio. Una piccola storia del pit! Grande ‘Thomas Séding, Gest ¢ la Chiesa THOMAS SODING GESU ELA CHIESA Che cosa dice il Nuovo Testamento? Queriniana a Gesive la Chiesa perd diventano difficili da sostenere non appena il cervelo si met- te in moto. Naturalmente la verita non sta nel mezzo, e meno che meno nel compromesso. La verita sta in Gesti Cristo. Se si vuol sapere perché mai esiste una chiesa e da dove essa tragga la propria “Tegittimita’, in che consista il suo compito ¢ chi a essa appartenga, ebbene lo si conoscerit rapportandosi a Ges il Cristo”” in'ottima introduzione in J. Rovore, Kirce im Neuen Testamtent (GNT 10), Gbzingen 1995; un epprofondimentobblicoteaogito in G Loses Braucht Gott die Kirche? Zur Theologie des Volkes Gottes, Freiburg - Basel ‘Wien 1998 [trad. it, Dio ha bizogno della Chiesa? Sulla teoloyia del popolo i Dio, San Paolo, Cinisello B, 1999]. Per le ostervazioni che seguono, ct il contesto delineato da Tx. SODING, Blick zurick nach vorn. Bilder lebendiger Gemeinden im Neuen Testament, Freiburg - Basel - Wien 1997, 2s Regno di Dio e Chiesa Il tema centrale della predicazione di Ges é la proclamazione del regno di Dio". Indubbiamente ess0 non 2I'unico, come é certo che pure i sinottici hanno contribuito a stilizzare la figura di Gest come il ‘predicatore del Regno’. Ma tale @ la sostanza. Per Gesit, infatti, non vi era nulla di pid importante del Regno, della basiléia di Dio. E una voce che ricorte molto frequentemente, accompa- anata da forti accentuazioni. E domina in tutti i tronconi di tra- dizione a cui i vangeli sinottici attingono, ma ne rileva la presenza pure in Giovanni (Go 3,3.5) e in Paolo (Rv 14,17), Diversamente per la voce ‘chiesa’,ebtlésia, che nei vangeli compare soltanto un paio di volte e sempre in Matteo (16,18; 18,18). Non la ‘Su questo convengono — ciascuno con le proprie sottolineature ~ tutti alt autori delle ecenti opere sulla figura di Gest. Cf. J. Gatxa, Jesus von Nazaret. Botschaft und Geschichte (HTRKNTS 3), Freiburg - Basel - Wien 1990 {srad, it, Gest di Nezaret. Anmuncio e storia, Paideia, Brescia 19931; JP. Metes, A Morginal Jew Rethinking the Historical Jesus, New York 1991, 1994 [trad.it., Un ebreo marginale. Ripensare i! Gesastorico, Queriniana, Bre seia 2001, 2002]; J. BackzR, Jesus von Nazar, Berlin 1995; Eo P. SaNDERs, Der Sob Gottes. Eine historixche Biographie Jesu, Seatgart 1996 Ltrad. it, Gesi. La verité storica, Mondadori, Milano 1995]; G. Tueisen ~ A. Menz, Der historische Jesus, Ein Lehrbuch, Gottingen 1996 {trad. it, I! Gest stoi co. Un Manuale, Queriniana, Brescia 1999}; J. Scemorea, Jesus von Nazaret. Jude aus Galil - Reiter der Welt, Leipzig 2006. Si ricordi anche BENEDETTO XVI (loser Rarzincen), Jesus con Nazareth. Von der Teufe im Jordan bis zur Verklirung, Freiburg - Basel - Wien 2007 (trad. it, Gesit di Nazaret, Rizo Milano 2007) 58 Gest ela Chiesa troviamo mai esplicitamente tematizzata quale oggetto di predicazio- nee di riflessione, e rimane poi controversa la stessa storcita di quei due passi, Ma Ie cose non cambierebbero poi molto anche in caso diverso, in quanto al centro troviamo pur sempre la basiléia, mentre ‘ogni rflessione sulla tematica ecclesiologica parte sempre da tale cen- ‘ro. Proviamo ad abbozzare dungue lo sviluppo di questo discors0 1. II messaggio di Gesii sul regno di Dio Gesit ha operato miracoli. E stato un grande esorcista e tera- peuta. Ha posto segni di grande tilievo, Ha benedetto bambini, ha toccato lebbrosi, ha partecipato ai banchett, alla fine ha pure impegaato tutto il proprio corpo e la sua stessa vita, Fin dagliinizi, ‘per, egli ha confidato soprattutto sul potere della parola, per cui & stato considerato come il profeta, e nella sua qualita di profeta ha pure operato. Egli ha portato agli uomini in Israele, ea tutti gli es- seri umani dispersi nel mondo, un messaggio che, secondo la con. vinzione cristiana, queste creature si aspettavano nel profondo del oro cuore, ma che non sarebbero mai state in grado di tradurre in parole. Infatti @ un messaggio che viene da Dio. E il vangelo di Gesti Cristo: la buona notizia del regno di Dio, indissolubilmente legata al nome di Gest A) IL MESSAGGIO CENTRALE DI GEsU Marco fa dire a Gesi, all'inizio della sua predicazione (1,15): Tltempo é compiuto el egno di Dio & vicino; ecredete al vangelo, * Ho gia anticipato le rillssioni che seguono nel mio contibuto Jesus und die Kirche. Die Basleia Verkndigumg, der Tod und die Auferstebung Jesu als Basis und Kriteriurm der Ebesia in Kitcbe und Scbule 27 (2000) 1-12, Regno dé Dio e Chiesa 59 Questa sintesi dei concettisviluppati da Gesii nella sua predica- zione é pure il frutto di un lavoro redazionale, ma ripropone—_met- tendolo in risalto~ il messaggio di fondo che gli stava a cuore. Edé tuna tematica che sitrova presente in Marco ma che ® chiaramente rintracciabile pure nella ‘fonte dei discorsi’ (Redenquelle), dove la proclamazione della venuta imminente del regno di Dio rap- presenta il cuore anche della predicazione dei discepoli che Gesit invia nel mondo (Le 10,11 par. M¢ 10,7). Che cosa ha annunciato Gest? ‘Marco si @ impegnato parecchio - insieme con la sua tradizione = nel definire le linee di fondo del programma di Gesb. La breve sintesi, cui gia si accennava, ne @ una prova, Qui nessun termine pate superfluo e la sequenza delle affermazioni riflete un ordine preciso. Secondo Mc 1,15, Gesit prima parla di quanto Dio ha fatto continua a fare in ordine alla salvezza dell'umanita, per la sovrab bondanza della sua grazia e misericordia: egli ha voluto affermarsi come il suo re. Poi, perd, dice cid che questo Dio s’attende dagli ‘uomini: che lo riconoscano come loro re. Entrambe Je cose sono necessarie, dove peré Vistanza della conversione e della fede non & condizione per laffermarsi di Dio nella sua regalita, ma piuttosto Ja conseguenza che deriva da cid che Dio stesso ha voluto fare di sua iniziativa e che ora attende di essere accettato. Di pith, ora cid che s'impone @ la disponibilita a lasciarsi coinvolgere nel dinami- smo dellazione divina. 1 tempo ~ che si dice ‘compiuto’ ~@ il kairés in cui Gest pre- cisamente opera, il tempo nel quale Dio offre agli uomini la sua grazia, il ‘punto fisso’ di una lunga storia giunta alla sua svol ta, Ma questo Aairés @ il vero punto temporale della grazia solo perché segnala precisamente questo intervento di natura epocale. Cid che per secoli ci si attendeva e che era stato preannunciato, tuna speranza contro ogni speranza, ebbene ora sta avvenendo: il tempo & compiuto perché il regno di Dio sta per venire. I! Regno & imminente nel senso che esso si sta approssimando. In Marco il verbo attomo a cui ruota la proposizione @ al perfetto. Nella Tingua greca, la modalita del perfetto descrive un avvenimento ou Gesit ela Chiesa che si @ verificato nel passato, ma le cui conseguenze continuano a condizionare il presente. Volendo essere pid precisi, dovremmo leggere in senso temporale anche Paggettivo ‘vicino’ di Mc 1,15. La vicinanza del regno di Dio non é riferita al passato ma al presente, addirittura all’eternita, se la si legge alla luce della risurrezione. Lapprossimarsi del regno di Dio @ un processo di tipo permanen te, avviato in modo definitivo e duraturo per gli effetti che e380 produce, in perfetta sintonia con il tempo degli iniai, delle origini Si verifica qualcosa di decisivo prima ancora che Gesi iniai la sua predicazione, Dio produce qualcosa di capitale importanza prima ancora di un qualche intervento dell'uomo: egli stabilisce un nuo. vo inizio, che la tradizione in lingua greca formula con un veto al perfetto, Prima ancora d'intraprendere la sua attivita, secondo le cedenze riferite nella breve sintesi appena ricordata, Ges, come racconta Marco, viene battezzato al fiume Giordano, dove Dio co- stituisce suo Figlio nella vocazione che gli & propria (Me 1,9-11), Viene stabilito dunque quell'inizio da cui nemmeno Dio vorra mai prescindere. La forma del verbo al perfetto sta a signficare il ca- rattere definitivo di questa sua decisione e delle conseguenze che essa produrra per ogni presente e futuro della storia, Ed @ pure il modo al perfetto che qualifica la grazia dellagire di Dio, il quale ha inteso manifestarsi agli uomini senza presupporre una qualche loro accoglienza positiva. Il regno di Dio & vicino, per cui e380 condizionera sempre il presente di ogni tempo. La lingua aramai- ca, la lingua matema di Gesii, non disponeva di questa struttura temporale, mentre la greca, quella del Vangelo di Marco, @ invece in grado di elaborare piti precisamente il profilo escatologico che caratterizza la predicazione originaria di Gesi. La tisposta che Gesi si aitende é la conversione e la fede, due termini ricorrenti nella predicazione di Giovanni il Battezzatore, ma che ora assumono una dimensione nuova: per Gesit non si tratta semplicemente di ammettere i propri peccati e aspettare la siusta punizione da Dio. Il significato piit proprio della conversio- ne sta nell’aprirsi alla signoria del Dio che sta per venire. In altre parole, pitt positivamente ancora, cié vuol dire aprirsi nella fede, riconoscere la divinita di Dio e quindi pure il suo distto ad affer. marsi come re, ¢ la vocazione di Gesi impegnato nell'annuncio del Regno di Dio e Chiesa 6 suo Regno. Fondamentalmente la fede sta 2 esprimere la fiducia nella verita del vangelo di Gesi: costruire la propria vita confidan- do che Dio stesso, tramite Gesi, realizzi effettivamente la propria signoria. E questo altro non & che convertirsi e vivere di fede. Che cos’ il regno di Dio? ello di basiléia un termine tecnico greco impicgato ne! less: cove teologia biblica. Non lo si trova nel linguaggio colloquiale 6 quotidiano, mentre ricorre frequente in quello liturgico (lettura dei vangeli, omelic) ¢ pure nelle risoluzioni dei convegni e nei do- cumenti programmatici (in occasione, per esempio, del Kathol- entag ~ la giornata dei cattolici tedeschi), dove lo si ripropone come il lemma attorno a cui ruota il discorso di Gesi, ma general- mente slegato dal suo contesto e non sempre correttamente inteso. Cerchiamo di capite il termine nel suo significato pid profondo. I problemi incominciano gia dalle traduzioni. La maggior par te degli esegeti parla di ‘signoria di Dio’. Fridolin Stier traduce, come del resto anche il Miinchener Neues Testament, con il termi- ne Kénigtum (reame, regalitd). La Ziircherbibel, la Lutherbibel la Traduzione unitaria della Bibbia (Binbeitsdbersetzung) lo tipro- pongono invece con ‘regno di Dio’. Sono tutte versioni che colgo- no importanti aspetti dell’idea che Gesti aveva effettivamente in mente, ma che rischiano di favorire anche certi malintesi e false mls voce prea basil associa idea die (asl). Ai gor ni nostri figure del genere potrebbero alimentare nostalgie di vee- chi momentifelic e splendori ormai spent, bramosie di potenza sogni di gloria, relegai ai margini dela vita concreta, destinati al ruolo di comparse nelle sceneggiate di un copione che non si recita piitnel teatro della storia, Per gli uomini dell’ antichita, grecio ebrei che fossero, il re non era un personaggio delle fiabe e neppure il titolare convinto della propria royalty, interessante soprattutto per le sue vicende familiari, felici o tragiche. E non era nemmeno quel tiranno che reprimeva ogni espressione di democtazia, ma al con trario lo si considerava quale garante del dititto e della giustizia, il protettore delle vedove ¢ degli orfani (Sa! 45,4-8; 72,1-4), Nell’an- 62 Gesit ela Chiesa tichita Pidea di un corpo sociale ordinato, dov'é possibile vivere in ppace, si coniugava largamente, pitt che con la democrazia, con la monarchia, E Gest, quando parla della regalita divina, suppone appunto questo modo di pensare’. Egli non prende posizione nelle controversie di natura politica, che anche a quel tempo teorizzava no sulla migliot forma di governo possibile, Gest é un ‘monarchi- sta’, nel senso rigorosamente teologico del ermine: pet Iu esiste un unico Dio, solo un re d’Tsracle ¢ soltanto un re del mondo intero. E tuttavia, proprio questa teologia mostra un potenziale dirompente sullo stesso piano politico, dove qualsiasi tentativo di secralizzare un potere di natura terrena é destinato a falc. Chi sente parlare di ‘tegno’, evoca immediatamente l'idea di oppressioni millenarie, Egli si immagina un territorio ¢ uno sta- to sovrano, un paese delimitato da precise frontiere, presidiato da truppe che rendono impossible Paccesso se non a chi pud esibire alle guardie confinarie i documenti comprovanti la sua identita motivare il transito delle merci che trasporta. Ma associare un'idea del genere al ‘regno di Dio’ vuol dire travisare profondamente il messaggio di Gest. Il regno di Dio, come Gesii lo intende, infatti, @ il Regno che apre lo sguardo 2 un futuro che ancora si attende, oltre la morte e dopo la fine della storia intera, quando, per usare un’espressione dell’ apostolo Paolo, Dio sara «tutto in tutti», in al tre parole quando egli sara, in ogni cosa ¢ in ciascuno di noi e sotto ‘ogni aspetto il sovrano che esercita la propria autoritae che tuti riconoscono per tale (I Cor 15,28) » Cl. BJ. Mauina, The Social Gospel of Jesus. The Kingdom of God in Mediterranean Perspective, Philadelphia 2001, 16-35, Egli vede il contenuto politico del termine ‘regno’, malo riduce ‘pragmaticamente’ alla politica loca le galilea nei campi di tensione tra citta -cempagna e Palestina - Roma. Non sifaleva, dunque, sul patrimonio biblico-eologico della profezia d'Tsracleeil vangsoche Gest nnunci non mira femation di una era, tesa come sistema politico (in questo caso eg sazebbe un povero utopista), me ad andar oltre ogni politica, che quindi non pud prometteresalvezza “ Questa la spiegazione gesuana del mio maestro W. THOSING, Gott und Christus in der paulinischen Theologie, I: Per Christume in Dewnt (NTA 1), Minster 1986? (1969), 246-254 Regno di Dio e Chiesa 6 Chi sente parlare di ‘sovranita,il pid delle volte pensa a condi oni di vita caratterizzate dallo sfruttamento e dell’oppressione, dove vige il dirito del pitt forte e ci si fa strada a forza di gomi tate, in una lotta per il potere dove conta soltanto la capacita di affermarsi, ¢ anche la durezza pare ‘giusta e salutare’. La sovra- nita divina che Gesit intende non ha nulla a che vedere con simili suggestioni, Chi pensa muovendosi nell’ottica di Gest, sottolinea piuttosto il processo dinamico, lenergia che emana dal futuro di Dio e che permea il presente, la forza che vince sul potere del male, spezza le resistenze che a Dio si oppongono e spinge verso il perfe- zionamento di ogni reali nella direzione di Dio. ‘Tutti questi differenti aspetti evocati dai concetti di reame, re- no, sovranit vanno colt nella loro valenza positiva e poi intensifi cati allinfinito, trascesi quindi nel loro significato, perché proprio cosi lasceranno trasparire un barlume di quanto Gesii effettiva- mente annuncia. Quello di ‘regno di Dio’ non 2 precisamente un concetto d'ordine dogmatico, ma rappresenta la metafora di fondo attorno a cui ruota la predicazione di Gest, Rimane pur sempre un‘immagine, perché ogni modo umano di rappresentare un re, il pi buono e bravo, o un regno vissuto nella liberta, un potere mas simamente ispirato alla giustizia, rimane pur sempre infinitamente distante da quelle che sono le possibilita di Dio. E pur tuttavia si tratta di figure vere, autentiche, in quanto Dio, il Creatore e Re- dentore, & davvero unico vero re del suo popolo € del mondo intero. E riconoscerlo quale Signore non vuol dire tramutarlo in tun guerriero, ma semplicemente affermarlo nelle differenze che lo contraddistinguono dagli esseri umani. Sta proprio quila possibili- ta salvifica che ora viene offerta agli uomini, di potersi cio’ accetta- re nella propria umaniti e quindi nel loro radicale orientamento a quella che motiva la loro speranza che alla fine a trionfare non saranno il peccato ¢ la morte, ¢ che sara proprio I'amore di Dio ad assicurare una vita destinata a durare per sempre. La basiléia il futuro che Dio ha preparato per Israclee le gen- ti. La dove instaura la sua sovranita, qui Dio amministra Ja sua giustizia, per consentire una vita eterna oltre il peccato e la morte. Signoria divina é sinonimo di salvezza compiuta. Gesit usa fre- quentemente le metafore archetipe della festa sontuosa, del pasto 64 Gesit ela Chiesa frugalé o del grande banchetto nuziale, di popoli in cammino ver- so una meta agognata durante il lungo pellegrinaggio, ma anche dellabbondante raccolto che va oltre le aspettative del contadino, della benedizione di un duro lavoro e di una feliciti insperata. In tutte queste similitudini si riflette sempre l'idea che laddove Dio egna, qui si vive nella pienezza, nella gioia sconfinata, nella felicita senza fine, nella pace eterna. Qual il potere di Dio? Al pari dei profeti d'Isracle e degli scribi del tempo, Gest & convinto che il volere di Dio sia la salvezza degli uomini. E tui il creatore ¢ perfezionatore, il giudice dei giudei e dei pagani, il signore della storia, ma anche, ¢ in primo luogo, il Dio benevolo e misericordioso, il loro redentore e liberatore. Ma allora per gli es seri umani non v'é nulla di meglio che sottomertersi al suo potere. La teologia giudaico-cristiana parte dal presupposto dell’ unicita 4i Dio, di un Dio quindi che & infinitamente superiore al mondo che non teme concortenti di alcun genere, né da ridimensionare né da climinare. Diversamente la mitologia greca, che assegna a Pro- ‘meteo una sofferenza infinita perché colpevole di aver sottratto il fuoco agli dai per portarlo agli uomini, E proprio questa sovranita assoluta dell'unico Dio d’Isracle e di Gesit a creare il presupposto di un'improponibile alternativa tra potere di Dio e liberta dell’uo- ‘mo. Dio ¢ gli uomini non si muovono sullo stesso e medesimo pia- ‘no, non possono ingaggiare una lotta per il potere. Una creatura umana che presumesse di poter prescindere dalla divinita di Dio, dalla sua volonta, per farsi dio a se stessa, sprofonderebbe nel ri- dicolo. Ma che gli uomini vogliano mettersi in competizione con un Dio infinitamente grande, assiso su un trono al di sopra degli angeli (cfr. Sal 8), non solo @ ridicolo ma anche pericoloso, per: ché denota la voglia di sopravalutare smisuratamente le proprie possibilita e aprirsi quindi la strada che porta dritt all'infelicita, IL regno della libert3& il regno della sovranita di Dio, perché eal éil liberatore degli uomini, la loro speranza e la loro fiducia. Mail discorso sul potere di Dio solleva oggi patecchie riserve in campo teologico, perché potrebbe prestarsi a legittimare certe pre. Regno di Dio e Chiesa 6 tese avanzate a favore del potere dell'uomo ¢ a trasferire un'idea maschile di Dio su un uomo da considerare egli stesso ‘signore’ e ‘re’, attribuendo alla figura del ‘padre’ det tratti di tipo patriarcale. Sono mille le ragioni che pottebbero giustificare questi sospetti « iserve, che perd qui sono proprio fuori luogo, mentre sarebbe sufficiente una terminologia pit precisa e rigorosa a impedire stru- ‘mentalizzazioni e conclusioni indesiderate. Ci ammesso, si con- vert comunque che ‘sovranita divina’ non @ una parola magica ‘ma soltanto un punto di iferimento, quello che ci consente, iflet- tendo sul volere di Dio e sul suo potere, sulla sua sovranita e sul suo dititto, di contenere le pretese dell'uomo entro i giustilimiti e contestare i suoi atteggiamenti oppressivi. II miglior esempio in tal senso ci é offerto dallo stesso Gesit. Alcuni dei discepoli cedono ‘con tutta naturalezza’ alla tentazione di far leva sulla promessa del Regno futuro per conseguire dei privilegi personali. Gesii non con- divide per nulla un simile atteggiamento e prospetta un’opposta scelta, dalle conseguenze sconcertanti (Mc 10,42s.): Voi sapete che coloto che sono ritenuti capi delle nazioni le domninano ceiloro grandi esercitano su diesse il potere. Non sara questo il comportamento dei discepoli (Me 10,43), Quando allude a un potere oppressivo, Gesii non si riferisce sem- plicemente ai romani ma anche ai loro concorrenti asiatici, ai parti, a Erode ‘il grande’, ai tanti altri re e principi della regione. Rivol- gendosi ai discepoli, egli non pone in rilievo soltanto il contrasto di qualita fra potere di Dio e potere degli uomini, ma mette pure in guardia dalla tentazione di sfruttare il privilegio della loro vici- nanza a Ges a tutto scapito dei lontani, a tramutare la loro co- noscenza di Gesit in un sapere esclusivistico, la loro speranza nel. Regno in un’aspettativa di benefici personali. E questa @ anche la tentazione che accompagnera sempre, fino alla fine dei secoli, la stessa chiesa ¢, al suo interno, specialmente le persone considerate «pil ragguardevoli» (Gal 2,6) Liidea della sovranita divina non & cosi centrale in Gest solo perché serve a sottoposre a ctitica ogni potere umano basato 6 Gesite la Chiesa sullingiustizia, ¢ tendenzialmente pure le ostentazioni di potere presenti nella chiesa. Essa ¢ importante anche per un altro paio di ragioni ancora. La prima é che nessuno dovra mai sottovalutare il potere del male. Non basta denunciare le trasgressioni dei precetti di Dio e rendersi pur conto dell'abisso in cui 'uomo sprofonda e delle sofferenze disumane di cui egli si rende responsabile. Existe anche una dimensione del male ancos pitt mistetiosa e pitt temibi le, Infatti c'8 la possibilita di giustificarsi con le migliori motiva- zioni e dichiarare la massima disponibilita ad amare Dio e il pros- simo, a osservare le leggi ¢ adempiere ogni precetto comandato, ¢ tuttavia chiudere il proprio cuore a Dio e al prossimo. Ed @ anche possibile continuare nella propria opera di distruzione ritenendola giusta, buona e bella, e provocare sciagure terribili senza sentirse- ne moralmente responsabili. Ebene, @ proprio questa la potenza terribile del male che per Gesit soggioga l'uomo e che pud essere contrastata soltanto da quel Dio che la pué vincere. Privo di que sto potere, 'amore di Dio sarebbe del tutto inefficace. Laltra ragione sta nel fatto che la salvezza promessa é talmente sande, infinita, che nessuno pud produrla contando solo sulle ptoptie forze né pud essere leffetto di una serie di interventi messi in atto da uomini di buona volonta, ma deriva esclusiva- mente da un atto di forza di Dio, che ovviamente dispone di un potenziale diverso da quello in dotazione all'uomo. Negare un salto qualitativo tra i regni di questo mondo e il regno dei cieli, trae utopie umane e la pace eterna, tra il potere della virti e Vat- tuazione della salvezza divina, vorrebbe die togliere agli esseti umani la speranza che un giorno le loro brame verranno final- mente appagate. Gest & impegnato ad affermare il potere di Dio e la sua sovra. anita, ¢ a infondere una Speranza capace di fronteggiare la soft: renza degli uomini e che nonostante ~ 0 proprio pet questo ~ & in grado di dischiudere orizzonti infiniti. Soltanto in forza della sua sovranita egli pud intervenire efficacemente con la sua gra zia. Voler limitare la sovranita di Dio, magari appellandosi alle ragioni di un éthos a misura d’uomo, significa espors al rischio di valutare il potere divino in base a dei criteri umani, e renderselo incomprensibile Regno di Dio e Chiesa or Per Gesii@ proprio un Dio sovrano che pone fine a qualsiasi po- tere violento e che afferma la sua signoria non con la violenza ma seguendo le strade, ampie tortuose, della pace. Quel che Gest dice, stando ¢ Me 10, ai suoi discepoli vale in prima istanza anche per lui (10,45): TL Figlio dell'uomo infattinon & vento per essere servito, ma per servire cedar la propria vita in riscatto per molt La sovranita divina @ appunto la sovranita di Dio perché é la so- vranith dell'emore (¢ lo & in senso pieno solo perché é la sovranita 4i Dio). Gesh stesso cammina lungo la via della non violenza, della overt e dell'umilta, perché vuol seguire la «via della giustizia» (M# 21,32). Dio non é ww Signore, ma é I Signore: il Signore di tutti i signo- 1, il Re di tutti ire, colui che esercita il proprio potere su tutti i potenti. II Signore-Dio non é un despota ma presenta i lineamenti del padre amoroso della parabéla del fighio perduto (Le 15,11-32), di un padre che esercita tutta la sua autorita patriarcale pe colui che «era morto» possa riottenere la vita (15,24). E Dio-Padre non ¢ un tiranno, ma si mostra simile a quella donna che mette a soqquadro Vintera casa alla ricerca della moneta perduta, e una volta ritrovatala invita tutte le amiche e vicine perché condividano insieme a lei la sua gioia (Le 15,8.) Perché Gest fa del regno di Dio il tema della sua predicazione? Gesit siprende il tema della basiléa gid sviluppato nella profezia veterotestamentatia e nell’apocalittica del primo giudaismo, e for se nella tessa predicazione di Giovanni Battista. Annunciando un Dio che vuole instaurare la propria signoria, epi si mette a ianco Gi quell Isaia che al tempo della grande depressione incoraggiava a mantenere viva la speranza nella salvezza. E si mette a fianco an- che di quel Geremia che promette un’alleanza nuova, quella di un ‘tempo in cui Dio stesso scrivera le sue leggi nel cuore degli uomini, 68 Gestt ela Chiesa finalmente decisi ¢ capaci di osservarle. Si pone infine anche al fianco del Battezzatore, che parla di uno «pia forte di lui», destina. toa ricevere il battesimo ne! fuoco e nello Spirito (Le 3,16 par. Mé 3,11; ef, Me 1,8). Gesii parla della sovranita divina dalle posizioni dei farisei, che contro i sadducei riconoscevano la parola decisiva dei profeti sul futuro d’Israele, Ma solidarizza soprattutto con i piccoli ei grandi d'Tsracl, che ripongono le proprie speranze non in una guerra diliberazione contro i romani o in una ristrutturazio- ne delle funzioni del tempio, ma unicamente in quel Dio liberatore che un giomo inviera al suo popolo I'atteso Messia. Nel vangelo Jucano dell'infanzia, Simeone e’ Anna sono delle figure che incar- nano appunto questo tipo di speranza. Simeone, che finalmente ora incontra Gesit nel tempio, formula in termini compiutamente cristiani (Lc 2,30s.) la speranza giudaica nel Messia alimentata dal profeta Isaia (Is 40,5; 52,10; 49,6; 42,6; 46,13): | mie ocehi hen visto a tua salvezza, preparata date davant a ttt popoli, luce perilluminare e genti esloria del zuo popolo Israce. Anna, alla vista di Gesh (Le 2,38); simise anche lei alodare Dio parlava del bambino ‘ quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Entrambe le profezie, stando al Vangelo di Luca, troveranno compimento in Gesi, nella sua storia, morte rsurrezione. La sto- tia di Gesi dungue non esclude affato la speranza d'Isracle, ma al contrario: la ralforza ela attua ‘Nel suo annuncio del Regno Gesii si mette sullo stesso versan- te dei profeti ¢ di quanti, nel popolo diIsraele, erano «in attesa» del Messia (Le 3,15), quegli individui che per loro stessi e per la Joro comunita speravano in condizioni di vita migliori, non pit sotto il segno della provvisorieta ma della defintivta. E anche lui animato da questa speranza, condivisa da quanti assumevano con estrema serieta la divinita di Dio. 'occasione del confronto qui & Regno di Dio e Chiesa oo offerta da una controversia riguardo alla risurrezione dei morti, tema a quel tempo dibattuto nel giudaismo (anche) tra gli opposti partti dei fatisei e sadducei, avendo sullo sfondo la questione del carattere canonico da riconoscere agli scritti profetici. Per dimo- strare quanto sia infondata una simile speranza di risorgere, i sa- cerdoti del tempio espongono a Gesiil caso, piuttosto complesso, di una donna che, secondo le norme stabilite dallistituzione del levirato (une tutela sociale della condizione vedovile), sposa uno dopo Maltro sette frateli. Alla risurrezione dei morti a quali dilloro apparteri mai (Mc 12,18-27)? Nel rispondere al quesito, Gesi si richiama alla differenza qualitativa da riconoscere fra una vita vis- suta nell’al di qua e un'esistenza nell'aldila i regno di Dio non va concepito come un prolungamento senza fine della felicta terrena, ‘ma @ una nuova creazione, la quale non nega bensi trascende le condizioni di vita della creazione attuale. Liargomento decisivo cui il Maestro si appella éricavato dalla ‘Scriteura’ d'Israele (Antico ‘Testamento): nella polemica con i sadducei, egli non poteva citare ali scritti profetici e doveva limitarsi alla Térab, accettata anche da questo gruppo. Ebbene, proprio in tali scritti si parla di una ma: nifestazione di Dio di fondamentale importanza. E episodio del roveto ardente (Gen 3,6.14s.), quando Dio si mostra a Mos? per mandarlo a liberare il suo popolo (Me 12,26s.): A riguardo poi dei morti che devono tisorgere, ron avete letto nel libro di Mose, ‘8 proposito del roveto, come Dio ali parld dicendo: «do sonoil Dio di Abramo, il Dio diIsacco e di Giacobbe»? [Non én Dio dei mortima dei viventi! NelPinterpretazione di Gest, Dio si manifesta nella propria di- vinita cosi che questa é quindi la ragione della nostra speranza di risorgere. La sua conclusione che egli «non ¢ un Dio dei morti ma dei viventi» non parrebbe cosi stringente. Ma provvede il contesto a confermarla, La morte non lascia indifferente Dio, né essa aceade oltre i raggio del suo potere. Lui é il (Dio dei viventi’ proprio per- ché tramuta la stessa morte in vita, Liautomanifestazione di Dio nel roveto ardente, interpretata nel senso che Gesii le conferisce, mo- 70 Gesit ela Chiesa stra dunque lestesse dimensioni che caratterizzano la predicazione del regno di Dio. E quanto Gesii dice sul Regno che ora sta per venire ¢ che poi si dispieghera in tutta la sua potenza va compreso alla luce di quanto gia detto nell’ Antico Testamento. Il che non vale soltanto per la sisurrezione, ma per l'intera gam- ma di tematiche veterotestamentarie che testimoniano la storia di fede vissuta da Israele, Proclamando la sovranita: divina, Gest vuol mettere in rilievo la misericordia la giustizia di Dio, le sue dispo: sizioni e il suo vangelo, ¢ il suo annuncio del Regno suona come un invito ad assumere in tutta radicalita lespetienza che di Dio ha gia fatto Isracle per riproporla nella nuova situazione epocale che Gesi inaugura con la propria missione. Entrambi i motivi ~ prendere sul serio la divinita di Dio e mo- strarsi solidali con quanti fanno affidamento sulla testimonianza che i profeti hanno reso alla speranza ~ compaiono ‘sempre intimamente intrecciatitra loro. Al pari dei grandi personaggi che o hanno prece. duto, anche Gesit fonda lntera sua speranza sulla sovranita di Dio. I tempo non é eterno. Esso conosce un inizio e vedri una fine. Non si svolge secondo i moti circolari dell’etemo ritorno dell'identico, ma segue il ritmo della creazione, nell’alternanza delle settimane ¢ degli anni. Al di la di questo tempo non sta il nulla ma la pienezza del regno di Dio. Cid in cui sperare non sara allora il sucesso ‘per. sonal, la feliciti della famiglia, la pace ¢ la prosperita del popolo dell'umanita, In ukima analisi, Poggetto delle nostre speranze dove «essere unicamente la vittoria sulla morte, larisurrezione dei morti, Ia ‘messa fuoti gioco del male eiltrionfo del bene B) PRESENTE E FUTURO DEL REGNO Dt Dio I messaggio del regno di Dio imminente determina un'enorme tensione tra futuro e presente. Cid che pitt di ogni cosa importa @ ci6 che ancora deve accadere, in quanto Dio si manifesta piena- mente solo nel compiersi delle cose. E Gestt lo pud annunciare fin d'ora, € con estrema sicurezza, non per consolaze chi lo ascolta né per alimentare speranze in un migliore aldila, ma con dei ati esca tologici. La sua parola ha valore assoluto, Ed & di essa che la chiesa Regno di Dio e Chiesa 1 vive, in un campo di tensione che si estende trail futuro di salvezza e il presente di salvezza. La chiesa 2 popolo di Dio incamminato, sulle orme di Gest, verso il regno di Dio. A chi appartiene il futuro? In Gest, la predicazione del regno di Dio suona come una di- fesa appassionata della speranza che il futuro non appartenga alla, morte ma alla vita, non all’odio bensi all’amore, non alla guerra ma alla pace. In altre parole, il futuro appartiene a Dio. Un regno di Dio pienamente realizzato si colloca nell alla, nel futuro di ogni futuro. Gesit sicorre alle metafore dello spazio e del tempo per mettere in rilievo la differenza di tipo qualitativo che esiste trail mondo degli uomini ela signoria di Dio, I! Dio creatore & anche il redentore. La creazione non é cattiva e Gesit non sostiene un qual- che dualismo metafisico. C’2 un unico Dio e Pessere umano non & Dio, bensi una creatura, Nonostante tutte le gioie e le felicta, ‘ogni conoscenza, ogni amore e vita di cui possiamo fate esperien. 2a, rimane pur vero che il mondo vive comunque nel segno della sofferenza, della tristezza e dell'ignoranza, del!’odio e della morte. E |a situazione che Giovanni dipinge con tinte particolarmente forti nel suo vangelo. Il cielo non sta in tetra, qui non c’é paradiso, felicita senza fine. La ragione di questa assenza non va cercata~ a differenza di quanto prospetta la tragedia greca — nelPinvidia che ali dai proverebbero per gli uomini, ma nella stessa finitudine im- manente al mondo, quella che sub contrario rimanda all’eterita di Dio, e dove la colpevolezza degli uomini rimanda, sub contrario, alla giustizia divina, Di pit, proprio perché Dio @ unico, Gesi in. vita ad aprire gli occhi sullaldila e sul futuro della signoria divina Dio tale proprio perché sovrabbonda di grazia. Tanto piti grande & la colpa, tanto pid forte & anche il perdono; pitt cieco & odio & ancor pitt luminoso sara Pamore; se la morte & cost amara, ancor pitt dolce sara la vita. Non basta il mondo intero ad accogliere la stazia che Dio su di esso riversa. Non @ sufficiente la storia intera a misurare la sua giustizia. La vita degli uomini é troppo breve per fare esperienza di un essere vissuto nella sua pienezza. Dio porta la creazione a compimento nella nuova creazione dopo la morte. Egli 72 Gesite la Chiesa eleva il tempo nell’eternita. In breve, realizza e porta a definitiva attuazione il suo Regno. Dio si manifesta nella pienezza della sua divinita soltanto al dia di questo tempo e di questo spazio: nel futuro di ogni futuro, nel cielo di tutti cieli. Ma questo futuro ha gia avuto il suo inizio, il ciclo si gia aperto in occasione del battesimo di Gest (Mc 1,95.) 1 futuro escatologico, quello definitivo di Dio, connota dungue, stando alla predicazione di Gesi, il presente escatologico. II cielo & gid entrato in contatto con la terra. Il regno di Dio é ormai pros. simo. E il Padre nostro esprime «l’unica grande invocazione»’ ‘Venge il tuo Regno! Chi prega e supplica con questo spirito & ben consapevole che la speranza nel Dio salvatore, come Gesit la motiva, non si sente appa- gata dalla felicia, dallamore, dal perdono e dalla riconciliazione che il mondo pud offtire. Egli si rende ben conto che il compimento de- finitivo rimane pur sempre oggetto delle sue attese. Ma sa pure che per mezzo di Ges pud continuare a sperare sempre, anche quando non ci fossero — apparentemente - buone ragioni per farlo. Gia qui e fin d’ora, incontrando Gesii, @ possibile pregustare la salvezza che viene da Dio. Quando i malati vengono risanati e gli cossess liberati, i peccati sono perdonati, i poveri esaltati ei bambi- ni benedett, la dove il discorso della montagna é accolt, si santifi- ca il nome di Dio e si rende al prossimo il servizio dovuto, ebbene ui gia diventa realta quanto Dio portera a compimento pieno nel suo futuro. Noi viviamo ancora immersi in sofferenze immani, ci troviamo coinvolti in sventure che non abbiamo meritato e ci sen tiamo angosciati per gravi colpe di cui ci siamo macchiati e, alla fin fine, ogni essere umano & destinato a morire. Eppure @ proprio gui e ora che il regno di Dio sprigiona ~ a partite dal tutto — la sua energia che sana, consola e riconcilia nel presente. 9H, Scutimuans, Das Gebet des Herm als Schlissel zum Versteben Jesu Freiburg -Basel - Wien 1981*,47 (tad it, Padre mosto la preghiere del Signo. 1,Jaca Book, Milano 1982, 55). Regno di Dio e Chiesa 3B I regno di Dio & gid qui? Gesi invita i discepoli a invocare la venuta del Regno. Ma un’invocazione che trova poi ascolto? E questo regno di Dio é alla nostra portata? Dove potremo cercarlo, dove trovarlo? La risposta decisiva viene da un breve dialogo tra Gesii¢ i fari- sei, rferito da Luca (Le 17,20.) “Interrogato dai arise: «Quando verrail regno di Dio?», rispose all regno di Dio non viene in modo da attirare Pattenzione, cenessuno dita eccolo qui, oeccolo la Perchéil regno di Dio & in mezz0 a voit» Gesit non condivide le aspettative e le speranze ben compren sibili in quel contesto, l’attesa cio? del verificarsi di precisi eventi storici che avrebbero confermato il convincimento che il regno di Dio era davvero iniziato, per esempio la liberazione dalla dipen- denza dai romani, la ricostituzione del regno d’Tstaele o la purif cazione del tempio di Gerusalemme, oppure un grande successo sulla scena delle nazioni o Varrivo del giorno in cui finalmente gli isracliti si sarebbero decisi a osservare fedelmente la legge di Dio, Gesit rigetta queste false aspettative non per confutare gli av- versari ma per preparare la vera risposta a quelle domande, la sua risposta. Come é da intendersi? Si tratta di un Regno che vive uni- camente nel cuore dei fedeli? Nella sua traduzione della Bibbia in lingua tedesca Lutero suggerisce proprio questa interpretazione: «ll regno di Dio @ dentro di voi», una versione che vanta tutta una tradizione mistica. La stessa terminologia greca parrebbe suggerit- Ja’. Ma tenendo conto di chi formula questa risposta, I'affermazione sul segno di Dio potrebbe essere interpretata anche come un'auto- H, Menai, Die Gottesherschaft als Handlungsprinaip (Forschung zur Bibel 34), Wiirzburg 1981? (1978), 123 traduce: all regno di Dio & a vostra disposizione. 4 Gest ela Chiesa affermazione dello stesso Gesi. La signoria divina si afferma attra verso di lui; si fa presente tra gli uomini proprio nella sua parola ¢ nei suoi gesti. Un parallelismo si trova in Lc 11,20 (pat. Mt 12,28): Seinvece io scaccio i demoni con il dito di Dio, & dunque giunto a voiil egno di Dio. Cid che qui si descrive nel suo dinamismo, in Le 17,21 viene colto negli effetti che esso produce. Le 11,20 parla del potere che fin d'ora le forze del futuro regno di Dio sono in grado di esercita- re: sanando e salvando gli uomini gia nel presente. Le 17,21 parla invece della presenza stessa del Regno, che ora prende i suoi linea. menti in Gest: nella sua vita ¢ nella sua missione’, Tutta una serie di parallelismi ci ajuta a capire meglio questo «in ‘mezzo a voin del Regno: sel figlio che ha dilapidato ogni sua sostanza ora viene riaccolto dal padre (Le 15,11-32); se la donna che da dodici anni soffriva di emorragie viene risanata (Me 5,24-34 par. Le 842-48); se i ciechi ora vedono, i paraltici camminano, i sordi odono (Is 61,1; Lc7,22 par. Mt 11,5); se i lebbrosi sono mondati e gli ossessi ricupe- zano Ia loro piena autonomia; se pubblicani e peccatrici accolgono Tinvito di Gest e si siedono a mensa insieme alle persone pie e giuste; s¢ gli affamati sono saziati e gli afflitti consolati (Le 6,21 par. Mt'5,6); se gli uomini ora imparano a rivolgersia Dio chiamandolo con il nome di ‘Padre’ (Le 11,1 par. Mt 6,9; eft. Gal 4,6; Ren 8,15) e hanno capito. di essere capaci di amare il loro prossimo, ¢ perfin chi loro nemico (Me 12,28-34 par. Mt 22,34-40; Le 10,25-37; Mt 5,38-48 par, Le 6,27- 36), se tutto cid sta avvenendo, wuol dire che in mezzo a noi s afferma il regno di Dio, e che non c'8 nulla di meglio e di pia importante, per li uomini, di questo Dio nellesercizio della sua sovranita, Il regno di Dio viene, sta arrivando con Gest, é vicino, ed & gia qui, perché Gest @ in mezzo a noi, Lo devono ammettere gli stessi 7 Approfondisco il tema nel mio articolo «Wen ich mit dem Finger Gottes die Dimsonon austreibe..» (Le 11,10). Die Exorzismen im Rabmen der Bastlea. Verkuindigumg Jer, in A. Lance ~ H. LiceteNsencEr ~ KF. RoMt=1D (edd), Die Dimonen. Die Dimonologie der israliisch.idischen und fribobristlichen Literatur is Kontextibror Umwelt, Tibingen 2003, 519549, Regno diDio e Chiesa B interroganti, sino ess farisei o discepoli del Maestro. Non tiesce a riconoscetlo chi interessato unicamente a dei segni che dovrebbe- 10 cadere dal cielo o che attende unicamente un’affermazione paliti- ca d'Israele (o della chiesa: Ar 1,7), chi presta ascolto solo ai profeti di sventura che sorgono ‘qua’ e ‘la’ non riesce a capire quanto sta succedendo davyero con Gesit. Certo, gi eventi cui si assiste sono davvero sconvolgenti, ma non spettacolati, quasi fossero una prova incontrovertibile della presenza del Regno. Si tratta di similitudini e di gestisimbolici che non pretendono di essere un compendio del regno di Dio ma che fanno intuire Ja nuova realta e l'energia a essa immanente, Non sitratta nemmeno di fati e di prove d'ordine og- gettive, ma di segni che dischiudono il loro signficato solo se guar dati con gli occhi della fede, la stessa che essisuscitano e al contem- po rafforzano, Sta qui— come si coglie in Mc 1,15 —lasaldatura con i risvoltoetico: ta la promessa del Regno da parte di Gest il suo invito ad aprirsi a questa realta e a lasciarsi da essa condizionare. Tl regno di Dio & qui, ma sempre nel senso che la presenza di salvezza, per quanto travolgente, rimanda a sua volta a un compi- mento definitivo pitt grande, alla sua pienezza. I tegno di Dio & futuro, sempre perd nel senso che esso determina ogni tempo. E Ja sua presenza conferma — in chi he fede ~ 'annuncio che Gest ne ha fatto. Di pit, & una presenza che promette una gloria ancor ‘maggiore, quella che dal futuro ci si attende. Che cosa porta il regno di Dio? Predicando il regno di Dio, Gesit annuncia il «vangelo di Dio» (Me 1,14): la lieta notizia. Questa é una terminologia davvero sor- prendente nel Nuovo Testamento. Il nome ‘vangelo’ (espressione che gli evangelisti non impiegano ancora in senso tecnico nei loro libri su Gest) compare sempre al singolare. C’é sol:anto una noti- zia, quella che davvero & da considerate ‘buona’ e che rende vera- mente ‘let’, In che cosa consiste"? * Per un buon orientamento, cf: F Muawen, Was bat Jesus nenes indie Welt gebracht?, Suategutt 2001 ue Gesit la Chiesa Sono soprattutto gli ammalati, che Gesit guarisce, a fare espe- rienza di quanto sia buono questo regno di Dio che egli porta, Le guatigioni non hanno 'esclusivo scopo di liberare i malati dalle disabilita che li afliggono: la cecita, la sordita, il mutismo, le para lisiné servono solo ad alleviare le loro sofferenze: febbri e disturbi mestruali. Ai lebbrosi che egli monda, Gest rende nuovamente possibile una vita da vivere con dignita: da membri di famiglia, da vicini,colleghi e amici. Questi miracoli sono - cosi Giovanni li chiama ~ dei ‘segni’: stanno cio a indicare il miracolo ancor piit grande della risurrezione dai morti e del dono della vita eterna, Sono importanti, quindi, anche per chi li vive da spettatore: non solo perché anch’egli ora & invitatoa far festa insieme ai miracolati da Gesit, ma perché vede in questi risanamenti una pregustazione della gloria che lo attende, Gesit ha portato agli uomini d’Iscaele un regno di Dio ricono- scibile (Mc 1,14s.) non soltanto dai miracoli che egli ha compiuto ma nella sua stessa predicazione del vangelo di Dio, In passato era abitudine sottolineare nel messaggio di Gesi le differenze con il giudaismo, cosi che all'ipocrisia dei farisei egli avrebbe opposto la veracita della sequela, alla meschiniti degli scribi la liberta dello Spirit, al rigore della legge la responsabilta dell'individuo. Ebbe- ne, questi cliché oggi sono considerati stereotipi antigiudaici, privi i un qualsiasi avallo negli scritti dei vangeli. Quando, stando a ‘Mt 23, rimprovera a farisei e scribi di confondere, nel loro modo interpretare la legge, le prescrizioni pit: importanti con altre di scarso rilievo, ¢ di chiudere, con le loro pignolerie casistiche, la porta di accesso a chi vuol entrare nel regno di Dio, Gesit entra nelle dispute che a quel tempo vedevano impegnati farisei e scribi su temi quali Vordine d'importanza da stabilire fra i diversi co- ‘mandamenti, come interpretare la legge se in modo rigoroso o pit Alessibile, i rischi cui si espongono quei riformatori che pongono sulle spalle della gente pes! insopportabil e che mostrano uno zelo eccessivo nel promuovere la santificazione d'Isracle mediante los. servanza della legge. Qui si staglia in modo inconfondibile V'atteggiamento etico spirituale di Gesi. Proprio nell'imminenza del Regno risulta evi dente anche Ia ragione per cui il comandamento pitt grande sar’ Regno di Dio e Chiesa 7 Vamore per Dio per il prossimo (Mc 12,28-34 parr.). Amare Dio ‘ora non significa limitarsi a osservare la legge, e anche un samari- tano (Le 10,30-35), addiiteura un aggressore (Le 6,27-36 pat. Mt 5,38-48), diventano oggetto dell’amore del prossimo. Se bisogna obbedire ai dettami della legge, ci si deve pure sentire obbligati ad amare Dio ¢ il prossimo, in quanto Dio stesso, nel suo amore, non si limita a mantenere le sue creature in vita ma le salva per l'eterni- 1a, Lui le ama anche nel caso in cui si comportassero da nemiche. E nel giudizio finale, un giorno, le giudichera per quanto hanno fatto «al pitt piccolo» dei «fratelli» del Figlio dell’uomo (Mr 25,31- 46), La speranza nel regno di Dio rende capaci di accettare la vita sia nella sua precarieta come nella sua amabilita, liberi dal vedersi costretti a salvare se stessi e di concentrare ogni preoccupazione (Le 12,22-32 par. Mt 6,25-34) sull’«unica cosa di cui c’é bisogno> (Le 10,42). Il vangelo di Gesii chiarisce definitivamente in che modo si debba pensare a Dio, prestare a lui ascolto, invocarlo, temerlo € attenderlo. In Israele e nel primo giudaismo su questo terreno non si brancolava certo nel buio. Anzi, lo stesso Gesit condivide alcu- ni convincimenti fondamentali:esiste un solo Dio, il Creatore del cielo ¢ della terra, il Signore della storia il Redentore. Ma Gesit mostra anche # quale senso Dio debba essere considerato come Padre: Padre di Gesite Signore del Regno che egli inaugura al pre sente. Di pia, il regno di Dio porta con sé anche il perdono dei pecca: ti, Pure Giovanni Battista predicava «un battesimo di conversione per il perdono dei peccati» (Mc 1,4). In diversi passaggi si legge che Gesit stesso rimetteva i peccati (Me 2,5.11 parr; Le 7,47; Gv 8,1-11), Il giudaismo ruotava attomo al tempio e prevedeva una procedura piuttosto complicata per il perdono dei peccati, dato in modo differenziato ed efficace con il culto ¢ i sacrifici. Neanche a quel tempo ci si doveva proprio rassegnare @ morire schiacciati dal peso delle colpe. Ma Gesii sviluppa in profondita il messaggio del Battista e il nesso che questi postulava tra perdono attuale giudizio ultimo, liberandolo dalle procedure del tempio per rife rirlo alla propria persona e valutando gli effetti che esso produce non in vista di una riacquisizione dell’innocenza perduta ma di 78 Gesit ela Chiesa una cteazione nuova, la stessa che il regno di Dio ormai immi- nente anticipa negli spazi in cui opera Ja sua grazia. E quanto la liturgia del tempio non poteva né intendeva promettere. Lo stesso Battezzatore era convinto che i riti di espiazione del tempio non fossero assolutamente in grado di assicurare latteso rinnovamento radicale d'Israele e di tutti figli di Abramo di fronte all'ira divina incombente. Proprio per tale ragione egli predicava ¢ battezzava sulle rive del fiume Giordano: fuori del tempio e nel Iuogo in cui si era concluso il pellegrinaggio del?esodo, nel punto d'ingresso nella terra della promessa, In seguito, il modo in cui interverra nel tempio (Me 11,15-19 pare; Go 2,13-22) mostrer che Gesii non Svattendeva da quei sactifici e dal culto celebrato dal sommo sa cerdote la benedizione del regno di Dio che egli soltanto poteva assicurare. Il perdono dei peccati, racchiuso nella stessa promessa di entrare a far parte del futuro regno di Dio, silega alla parola che Gest pronuncia proprio nel nome di Dio (Mr 2,6-10). Questo percono dei peccati non & grazia a buon mercato, Esso infatti presuppone che si ammettano le proprie colpe e si sia di sposti a rimuovere le condizioni che le hanno causate. Cid spiega perch il regno di Dio mostra anche il profilo di un giudizio’, che in Ges assume un chiaro carattere di processo purificatore 10,36 par. Le 12,51): ical Non crediate che io sia venuto a porare pace sulla err; ‘on sono venuto a portare pace, ma una spada, Gesti® impegnato con tutte le proprie forze ad affermare 'amo- re diun Dio che non é disposto ad accettare tutto ¢ comunque, ma & determinato a vincere il male con il bene (Row 12,21). E dunque Jancia anche un messaggio di gioia (Le 12,49) Sono venutoa portare il fuoco sulla errs come vorrei che fosse git acceso! ° Chr, Ti. Soom, Feuer und Schwert. Das Gericke Gottes in der Basile. Verkindigung Jesu, in Der Religionsunterricht an beberen Se Norn ie baberen Scbulen 43 (2000) Regno di Dio e Chiesa 9 Cid che questo fuoco dovrebbe bruciare & appunto il peccato, affinché la vita possa venir vissuta in tutta intensita. TI giudizio & necessario, non perché la creazione venga annientata bensi reden- ta. I] Regno porta con sé il giudizio perché & latore di salvezza in un mondo di sventure. Per concludere, diremo che questo Regno porta con sé la spe- ranza di una vita eterna e la possibilita di vivere fin d’ora la nostra vita sorretti da questa speranza. Di nuovo va precisato che non & stato Gesit per primo a parlare di una risurrezione dei morti. Questo & un tema che prende gia corpo nella teologia veterotesta- mentaria degli ultimi anni, con un’eco immediata nell’apocalittica nella leeratura sapienziale. Cid che caratterizza propriamente il ‘messaggio di speranza di Gesi é la comunione che si stabilisce con Tui. Come il critetio in base al quale, secondo Le 12,8s., verremo tun giorno giudicati @ la nostra confessione di fede in Gesd (cfr Mc 8,38), anche la nostra comunione con lui trovera il suo com- ‘pimento escatologico nella comunione che egli ci rende possibile con Dio. Ma sopratcutto il regno di Dio porta Gesi di Nazaret nella sua figura di Cristo e Figlio di Dio,,il guaritore degli infermi, 'amico dei discepoli, il maestro del vangelo, il redentore dai peccati (cfr. Mf 1,21), il re messianico della casa di Davide (Le 1,32), come & descritto nei ‘vangeli dell’infanzia’. Naturalmente é vero pure Tinverso: se Gesi porta il regno di Dio, ¢ anche il regno di Dio a portate Gesti, impegnato ad affermarlo, « proclamarlo, a spie- garlo e a realizzarlo, Gli si deve credere quando annuncia che il ‘Regno sta per venire € che trovera il suo compimento nei tempi futuri. In che cosa ha creduto Gest? Potrebbe sembrare strano parlare di una fede e di una speran- za di Gest, che perd ci risultano testimoniate nello stesso Nuovo ‘Testamento dalla Lettera agli Ebrei. Qui Gesi & qualificato come autore ¢ perfezionatore della fede» (Eb 12,2), ¢ la fede definita (in Eb 11,1) come il «fondamento delle cose che si sperano ¢ prova di quelle che non si vedono». In questo senso Gesi # 'uomo, & un a Gest le Chiesa credente!: uno che si pone a servizio della signoria divina, nella quale eg ripone ogni sua speranza. Egli vive la realta del regno di Dio, questa realtAinvisibile che @ la veritastessa di Dio, Gesit non sié limitato a proclamare il Regno che si sta per com- piere, ma é vissuto lui stesso nella speranza che questo Regno ven ga: fin nella notte della sua passione. Un detto tipico della tradizio- ne cucaristica (Mc 14,25 parr) suona: Inverita vidico che io non berrd pi del frutto della vite fino a giorno in cui lo berré nuovo nel regno di Dio, Sono parole che nella celebrazione eucaristica della chiesa non hanno mai goduto della rilevanza che pur meritano. Anzi, oggi sono cadute quasi nel dimenticatoio, Eppure varrebbe la pena riconsi- derarle, soprattutto se si vuol capire la specanza originatia dello stesso Gest. Prima di ogni stilizzazione cristologica, e soprattutto prima di qualsiasi imterpretazione teologica della morte salvifica di Gesii, qui si mostra la speranza che Dio effettivamente risuscitera i morti (Mc 12,18-27 part. e che portera a compimento la sua nuova creazione in colui che fin nella propria morte ha annunciato il re- sno di Dio e sua realizzazione piena nell'intero Isracle finalmente ricompattato come popolo di Dio, Lesperienza che Gesii fa di Dio risulta connotata dalla speranza sicura, ferma, dela signoria divina (Me 6,25-34), che cio’ Dio non reagisca alla colpa degli uomini distruggendo e annientando, ma riversando su di loro la propria grazia e misericordia. E Pidea che troviamo attestata anche nelle beatitudini. Gesix mostra di crede- re, con Fintera sua persona, in questo vangelo ¢, alla fin fine, di volerlo testimoniare con Ia sua stessa passione e morte. Matteo, alla conclusione del suo vangelo, mostra questo impegno a tutto ' Diversa la spiegazione che di U. Witckess, Theologie des Neuen Testa ‘ments V3, Neukirchen-Viuyn 2005, 337s; H.U.YON BatTHASAR, Herrlichlert, 11/2.2; Newer Burd, Binsiedeln 1969, 122s, rad. it, Gloria. Una esetcateo. logic, 7: Nuovo Patto, Jaca Book, Milano 1977, 125s,] vede qui invece un genious subjections | Regno di Dio e Chiesa 81 campo quando college la grande apparizione di Gesit «sul monte» della Galilea con lordine missionario di insegnare a tutte le nazio: ni «tutto cid che vi ho comandato» (Mr 28,188.) La fede di Gesi, di cui (forse) parla la Lettera agli Ebrei,rimane salda anche nel momento della sofferenza, si mostra forte anche nellonta della croce, aperta alla gloria futura. Si scorge qui il nervo che attraversa tutta la vita di Gesti ¢ che va interpretato come un disvelamento della signoria divina. Gi i racconti delle tentazioni, che Matteo e Luca collocano agli inizi della vita pubblica, parlano della via che Gesit vive come ogni altro essere umano, mostrando pperd di non aver paura della fame, non evitando le sofferenze, non cereando una facile sokisarione dei propri bogs, ma confiden- do unicamente nell’onnipotenza, onniscienza e bonta infinita Dio. 2. Regno di Dio e popolo di Dio Gesii non annuncia la chiesa ma il tegno di Dio". Tale annuncio, perd, presenta una dimensione che & propria della chiesa, prima ancora che questo nome risuoni e che si sviluppino le istituzioni a sso legate. Gia nei profeti troviamo combinate insieme sovranita di Dio e popolo di Dio. Come si articola, nella prospettiva di Gest, tun rapporto del genere? 4) Poroo pt Dio NELL’ORIZZONTE DEL REGNO DI Dio. ye ore che Gest “Isracle popolo di Dio’ & un tema di grosso spess ‘ sviluppa nella sua predicazione de! Regno. Non c’é regno di Dio senza popolo di Dio, non c’é popolo di Dio senza regno di Dio. Dopo i cambiamenti intervenuti in seguito alla Pasqua, & soprat 1es Herrschaft ® R Schnackenburg ha dedicto il suo notevole studio Gottes Henschaft und Reich. Eine biblisch-theologische Studie, Freiburg - Basel - Wien 1965 (1958) (trad. it, Signoria e Repro di Dio, Uno studio di teologa biblica, Deho- aiane, Bologna 1990] proprio a questa dstinzione, Co Gesite la Chiesa tutto I'apostolo Paolo a sottolineare (1 Cor 15) questo legame, per quanto il termine teologico di ‘regno di Dio’ non balzi in primo piano nel suo lessico. Egli ricorre invece a un’altra parola-guida, quella di eblésta, chiesa, per sviluppare la teologia del popolo di Dio. Qui lo sguardo dell'apostolo delle genti é puntato su Israe- Ie. Il che non significa che ora la chiesa si approprierebbe della condizione spettante al popolo istaelitico di Dio né che essa in- tenderebbe rivendicare la titolarta esclusiva, E vero il contratio, perché in Cristo - giudeo secondo la carne (Roz 9,4) — essa afferma in modo radicale anche la realta del popolo di Dio. Al medesimo tempo si evidenzia pure la tensione che esiste tra Israele la chiesa che Gesit edifica. Se Gest abbia 0 no parlato di ‘chiesa’, dipen- de dallinterpretazione che si da di un paio di passi non ancora ben chiari (Ms 16 e Me 18), di scarsa capacita probatoria. Si pud, certo, parlare di ‘chiesa’ pensando all'ativita di Gesit nel periodo successivo alla Pasqua, ma si dovra procedere con cautela quando si tratta della sua predicazione, cosi come & stata tramandata nei vangeli. Non possiamo comungue escludere la presenza di accenni significativi a certi rapporti di fondo che si stabiliscono tra regno di Dio e chiesa. I regno di Dio ha a che vedere con la chiesa? Sia nella sua attuale condizione come in quella che esso verra ad assumere nel futuro, il regno di Dio presenta sempre una dimen. sione sociale. Signoria di Dio @ un concerto di salvezza, che espri- me lidea di potenza e di comunione. Esprime salvezza perché sta a significare una vita vissuta in pienezza; esprime potenza perché testimonia la vittoria del bene sul male; dice comunione in quanto qui si ristabilisce la pace tra gli uomini ¢ Dio. I concetto greco, di basiléa rimanda alla teologia politica dell’Antico Testamento: soltanto Dio é il vero re: d'Tsraele, ¢ Israele 8 il suo popolo regale (Es 19,5) perché questo Dio @ uno e unico, il suo sovrano per tutto il tempo e per l'eternita. Non @ neanche pensabile una sovranit’ divina senza un popolo di Dio. Quella di ‘mensione sociale, comunionale e societatia del regno di Dio, con- siderata nella sua radicazione veterotestamentaria, potrebbe essere Regno di Dio e Chiesa 83 qualificata anche come una dimensione ‘ecclesiale’. Di pit, essa quella che costituisce il popolo di Dio come la comunita legata dalla medesima professione di fede nelPunico Dio e dalla comune speranza nella venuta del suo Regno, Durante il corso della sto ria, vissuta fra tante sofferenze e catastrof, in cosrent significative dell’ Antico Testamento ¢ nel primo giudaismo si verra ad afferma- re 'idea che non possibile separare la politica dalla religione, in quanto @ Dio che insieme dona la vita e la governa. Ma si avverte pure la necessita di distinguere luna dall’altra, in quanto non pos- sono coincidete le due sovranita, quella del re terreno e quella del te celeste per la sovrabbondanza di speranza cui sono destinati quanti amano Dio. La comunita che Gest costituisce nel segno del regno di Dio non & uno ‘stato teocratico’ governato da rullab (olla, signore, maestro) cristiani (o da un grande inquisitore), ma la comunita dei discepoli nient’affatto sprovveduta politicamente ce neutrale ma determinata a dare a Cesare quel che & di Cesare e impegnata a dare a Dio cid che a Dio appartiene (Mc 12,13-17). Gia nella profezia (Is 25,6s.) e nell’apocalittica (Hen. aeth. 62, 13s. [trad. it, Libro di Enoc, in Apocrif dell’Antico Testamento 1, UTET, Torino 1981, 554]) d’Israele #l futuro del regno di Dio viene immaginato come un convito, Lidea ritorna nelle parabole evange- liche (Le 14,13-24 par. Mt 22,1-10; Le 15,22s.; eft. Mt 25,1-13) e nei léghia di Gest (Mc 2,188. parr; Me 14,25 part; Mt 811s. par; Le 13,28s.; cfr. Le 6,21 par.). In questo banchetto non si esprime solo Ia gioia festosa che regnerit nella basléia degli ultimi tempi. Qui troviamo delineata pure quella comunione che Dio stabilisce con eli uomini in funzione non de! mero soddisfacimento dei bisogni elementari del magiare ¢ del bere, ma di una vita da vivere nella condivisione e nel reciproco arricchimento, nella lode riconoscen- teal Dio che li ha invitati, preparando il bancherto e disponendo i posti a tavola, Nei conviti cui partecipa insieme ad amici e nemici, uuomini e donne, giusti ¢ peccatori, Gesitrealiza il regno di Dio che ora gia prende forma. I fatto che nel quarto vangeo il suo pri ‘mo miracolo sia stato compiuto proprio in occasione di una festa di nozze (Gv 2,1-12) non é per niente casual: il vino di Cana é i simbolo reale di una vita vissuta come festa, che offre di pregustare Ja vita eterna. 84 Gesite la Chiesa Gidvanni il Battezzatore era un asceta, Gesii no. Giovanni ha operato nel deserto, Ges nell’ambiente culturale della Galilea. Giovanni si cibava di cavallette e di miele selvatico, Gest consu: mava normalmente pane e vino, usava quindi il mezzo comune di sostentamento e Ia bevanda che pit di ogni altra esprime la sioia di vivere (Sal 104), i segni che saranno poi impiegati per esprimere la sua vita ¢ la sua morte per la salvezza, Per arrivare a Giovanni bisognava attraversare il deserto e risalire P’alera spon- da del Giordano, dove confessare i propri peccati e dar quindi inizio alla nuova vita; Gesit si muove in continuazione tra i paesi rivieraschi di Genesaret, tra Nazaret, Cafarnao e Betsaida, tra Gerico, Betania Gerusalemme, alla ricerca di coloro che hanno smarrito il sentiero della vita vera, o che sono troppo certi di averlo trovato. Trail regno di Dio e il popolo di Dio e’8 uno stretto rapporto, connotato dal primato assoluto della basiléia, Da un lato Dio af. ferma la sua sovranita mediante Gesit (Me 1,15), costituendo in Israele la cellula del suo regno escatologico, dal?altro la comunit dei discepoli vive in funzione di questo Regno, che essa annun cia ¢ attua al fine di riunire VIsraele disperso, nel raggio dunque dell'azione escatologica di Dio: se la scelta di fede & una decisione che riguarda esclusivamente e irtinunciabilmente la singola perso- na, vero @ pure che questa fede vive nel tessuto spirituale e sociale del popolo di Dio, il cui futuro non pud essere che il Regno porta- 10 a definitivo compimento. Gest pensa a un tempo della chiesa? Alla tesi secondo cui Gesti pensava git alla chiesa, comunemen- te si obietta che egli si attendeva la ine del mondo nell'immedia- to futuro e quindi non immaginava nemmeno una comunita che per lungo tempo, dopo di lui, si sarebbe potuta raccogliere in suo nome. Obiezione giustificata? Risponderemo cercando di capire innanzitutto in che senso si possa parlare di un"aspettativa prossima’ in Gesit. E, in secondo ‘Iuogo, quali conseguenze comporterebbe un'aspertativa del gene- te per quell'idea di popolo di Dio che Gesit ha in mente. Regno diDio e Chiesa 5 Nei vangeli sono tre i Jighia classici dove si parla di questa ‘im- minenza’ della fine. Stando a Me 9,1, rivolgendosi ai suoi ascolta- tori Gest dice: In veritavi dios vison aleuni qui presenti che non mozranno senza aver visto il reno di Dio vente con potenza. E ai discepoli che egli invia ad annunciare il vangelo, stando a ‘Mr 10,23, egli dice: Inverita vi dice: ‘non avrete finito di percorrere le citta d'Tsrele, prima che venga il Figlio dell' uomo. E pensando alla fine del mondo, nella ‘piccola apocalisse sinot- tica’ (Mc 13,30), egli dice: Non passerd questa generazione prima che tute queste cose siano avvenute Sono tutte affermazioni dunque che prevedono una scadenza temporale («prima che...) si siferiscono sempre a un unico avve- rimento, il giudizio finale, la parusia del Figlio del!'vomo, il regno di Dio nel pieno del suo sviluppo. I pitt delle volte questi brani vengono interpretati come una testimonianza della grande aspet tativa di un regno di Dio ormai imminente. Cos, come il Battezza- tore Giovanni (cft. Le3,9.17 par. Mf) e poi lapostolo Paolo (cfe. 1 Tr 4,9-12), anche Gesii sarebbe stato convinto che la fine di questo mondo fosse ormai prossima e, subito dopo, Dio avrebbe emesso il suo giudizio ¢ instaurato la sua piena sovranit Nell’eta modemna questa ‘aspettativa prossima’é stata conside- rata come un errore di valutazione da parte di Geso. Alcuni addi sittura sono arrivati a concludere che un Gest che aveva preso un abbaglio su un punto cosi importante, come quello che riguarda il tempo, non meritava proprio nessuna fiducia. Altri si adoprarono in tutti i modi per mostrare che Gesit non si sarebbe per niente sbagliato, anche loro perd convinti che una prognosi errata avreb- 56 Gesit ela Chiesa be sollevato un problema di natura cristologica. Alcuni esegeti che impiegano il metodo storico-critico sono artivati a concludere, non indotti da motivazioni meramente apologetiche, che i ‘léghia dell’aspettativa prossima’ non sarebbero propriamente gesuani, ‘ma posti sulla bocea di Gesi in eta postpasquale da alcuni profe- ti del primo cristianesimo fortemente suggestionati dalla tematica apocalittica. Ma per quanto sia vero che i detti di Gest sul Re- gno imminente (come del resto tutte le sue parole) evidenziano pur sempre tracce di successive interpretazioni, vero & perd anche che quanto egli ha detto sull’argomento risulta testimoniato un po’ ‘ovunque nei vangeli e con radicazioni troppo profonde nei diversi contest in tonalita particolarmente urtanti per poter essere inter pretato come una formazione tardiva. Altri esegeti infine, hanno tentato spiegazioni ancora pid elaborate. Queste aspettative non traducono forse il bisogno di sentirsi ‘sempre pronti’ allincontro con Dio? La fine del mondo, in realta, non rappresenta la fine della nostra vita personale, che potrebbe concludersi, da un momento alt altro, in modo del tutto improvviso e inaspettato? Del resto gia nel Nuovo Testamento, specialmente in Luca, si osserva un pro cesso di individualizeazione dell'escatologia, operazione affatto le- gittima e pure necessaria sul piano pastorale. E tuttavia, che spazio assegnare dunque alla storia del mondo e alla creazione, allo stesso popelo di Dio? Sorprende che né gli evangelisti néi Padi della chiesa,e la stes- sa teologia medievale, non abbiano trovato difficolta nellinterpre tare questi ‘léghia dell’aspettativa imminente’ di Gesi, pur non considerandoli affato riferiti a un’escatologia di tipo individua- le, Ma questi detti di Gesti non hanno giocato un grande ruolo nemmeno nella polemica anticristiana di quei secoli, dove solo di rado si parla della delusione per una fine del mondo che non ar sivava mai, Segno di un approccio troppo semplicistico? I nostri fisici non sarebbero in grado di stabilize con miglior precisione 2 Cosi reeentemente G. VaNont ~ B. He1winta, Reich Gottes (Die Neue Echter Bibel. Themen), Wurzburg 2002 (tad. it 1! regno di Dio, Dehoniane, Bologna 2004] Regno di Dio e Chiesa 87 Teta dell'universo e di prevedere per quanto tempo ancora si potta vivere sulla terra? Forse che il modo dintendere il tempo nell’evo antico @ radicalmente diverso da quello nell'et’ moderna, per cui quanto Gest diceva a quel tempo sulla fine prossima sollevava un problema del tuito diverso da quello che a noi parrebbe oggi di cogliere? ; ‘A ogni buon conto bisognerebbe mettere a fuoco tre punti Primo. Gesit stesso, nel suo guardare al futuro, vuol riconoscere innanzitutto a Dio Padre lonore che a lui spetta. Con un‘intransi- genza al limite dello scandalo, egli sostiene (Mc 13,32): Quanto poi a quel giomo 0 a quell’ora, ‘nessuno li conasce, neanche gli angeli nel cielo, eneppure il Figlio, sma solo il Padre, Si tratta di una riserva teocentrica che non viene mai messa in discussione. Se Gesii si fosse sbagliato nei suoi computi cronolo- gici, cid sarebbe dipeso dal fatto che egli ha assunto, in un'ottica cristologica, la nostra natura umana e non ha inteso far uso della sua onniscienza divina, Ogni prognosi sui tempi ¢ momenti del regno di Dio nel suo sviluppo cadrebbe quindi sotto la riserva che Gesit pone in Me 13,32. Secondo. Gesit non silascia coinvolgere seguendo la tradizione nelle speculazioni del tempo riguardo alla fine del mondo. Egli non fornisce indicazioni precise, non prospetta una tabella crono- logica degli eventi escatologici. E anche lo schema rigido entro cui comprende le ‘generazioni’ cui allude nelle sue profezie non rap- pfesenta una barriera per Dio, di fronte al quale esso perde ogni rigidezza e si apre agli spazi infiniti del mistero che accompagna Lattivita salvifica di Dio. La generazione di cui egli parla é davvero quel gruppo di individui che vive nello stesso arco temporale, soltanto quella ristretta cerchia di ascoltatori che si mette al suo seguito dopo la professione di fede di Pietro a Cesarea di Filippi © Cfe la ponderata esposizione di K. Extsuann, Endzeitenvartungen im frihen Christentum: (UTB 1937), Tubingen - Basel 1996, 8 Gesite la Chiesa (Me 827-30)? O sari quel popolo di Dio che si trova di volta in volta raccolto tra i giudei? O qui si pensa alla comunita dei discepoli, che Gestt profetizza di accompagnare fino alla fine del mondo ~ quali che siano le modalita in cui cid dovra verificar- si ma lasciando aperta la domanda se, al suo ritorno, il Figlio dell'uomo trovera ancora fede sulla terra (Le 18,8)? O forse cid che qui s'intende & Vintero genere umano? O ancora, si tratta di ‘una domanda destinata, cosi come Gesii la pone, a rimanere senza risposta, finché non la troveri un giorno in Dio stesso? Nelle pa- role che accompagnano i missionari inviat in Israele (Me 10,23), Gesi darebbe davvero 'impressione che tra qualche giorno o set timana «gli astti si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte» (Me 13,25)? Pare che Matteo intenda queste parole in un altro modo, caricandole di un signi- ficato ben piti profondo. Per Pevangelista la missione in Isracle (all'nterno ¢ al di fuori della Palestina) rappresenta un impegno permanente, Assodata l'autemticitd del /éghion, sarebbe proprio cosi improbabile che Gesi abbia insistito, appunto all interno del suo discorso di accompagnamento dei discepoli missionari, sulla necessita di impegnarsi senza sosta perché la dastléia si affermi, al tempo stesso abbia ricordato, abbastanza realisticamente, pure Yeventualita che tante fatiche non sarebbero state coronate dal successo? Se cosi fosse, fin dall'inizio questo Iégbion non riguar derebbe l'attesa della fine imminente del mondo, ma un impegno missionaio di forte valenza escatologica. Quali che siano le ri- sposte che daremo a questi interrogativi, converremo che in ogni caso qui emerge la grande importanza del fattore tempo nella pre dicazione di Gest e che sarebbero fuori luogo tisposte troppo frettolose, Terzo. I vangeli non conoscono soltanto detti di Gesit che par. Jano di tempi incombenti, ma pure tradizioni che alludono a certi elementi che rallentano il ritmo di quegli eventi. La ‘piccola apoca. lisse sinottica’ di Mc 13, dove si parla della comparsa di certi profeti | Gosh B Musven Dieser Genelec wird nicht vergchen. Judentum und Kirche, Freburg- Basel - Wien 1991. Regno di Dio e Chiesa 89 fanatici che annunciano la fine del mondo, di carestie che i dffon dono sulla terra intera, di guerre e catastrofi, esorta a non leggere questi fenomeni come il momento della fine del mondo (del resto anche nella cristianita sorgeranno poi certi profeti di sventure a preannunciare, nel nome di Gesii, 'nizio della fine del mondo che sarebbe iniziata per esempio con lo scoppio della guerra giudaica [66-20 d.C.] e poi conclusa con la distruzione di Gerusalemme)”. I discepoli si rendono interpreti proprio di queste attese diffuse quando chiedono al Maestro (Mc 13,4) ‘quale sari segno che queste cose staranno per compiersi? La risposta che Gesit da non é univoca, ma suona come un invi- to ad aprire gli occhi di fronte a una serie di eventi e di spiegazio ni che potrebbero farci pensare che Papocalisse si sta verificando. Ebbene, di fronte alle sciagure, anche le pit terribili, vale la con- vinzione che (Mc 13,7) non serk ancora la fine. Apocalisse non & sinonimo di catastrofe provocata dall'uomo, sma Fintervento finale con il quale Dio affermeri Ia sua signoria definitiva (i cui segni premonitori riescono percepibili fin nelle presente). - Tl tempo che rimane ancora a disposizione deriva proprio da questa riserva escatologica. L’apocalisse di Mc 13 termina con la parabola del portinaio (Mc 13,33-37), dove gia il versetto introdut- tivo (v. 33) 2 un invito a intendere bene ‘la morale della favola’: State attenti, veliate, perché non sapete quando sara il momento preciso. ® fe Sr. Locxno, Die Zerstorang des Tempel 70 nChr. als Kritenerabs rung der fritben Christen, in J, Has (ed), Zerstorungen des Jerusalemer Te pels. Geschehen - Wabmebmung- Bewsltigung (WTUNT 147), Tabingen 2002, 140-165 90 Gesite la Chiesa La'vigilanza suggerita si riferisce al rischio di lasciarsi sedurre da queifalsi profeti di sventura che predicano la fine ormai immi- neente ¢ dai quali Gesi stesso ha preso le distanze. Questa vigilanza Permanente si traduce nella disponibilita a sfruttare il tempo a di- sposizione per vivere alla luce della fede e, come invita la conclu- sione de! testo marciano, a rendere testimonianza al vangelo (Me 13,10) Cid che qui importa & sapere che cosa significhi, agli occhi di Dio, ‘tempo’ ‘vicinanza’, Gia la Seconda lettera di Pietro (3,2), a coloro che sbeffeggiano la speranza di Gesti nel Regno che sta pet arrivare, ricorda, alludendo al Sal 90,4, che «ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che é passato». L’autore della lette- ta si mostra convinto che Dio aspetta di portare a definitivo com pimento la sua signoria non perché disinteressato a una umanita in procinto di perdersi per sempre, ma al contratio, proprio perché egli @ ancora disposto a concedere tempo alle sue creature, affn ché si convertano e vivano (cfr. Ap 2,11). Il tempo in cui gli esseri umani ora vivono si svolge nel segno della grazia. Per quanto non troviamo testimonianze dirette nelle tradizioni,® legittimo suppor re che pure Gesii condividesse il modo di concepire il tempo del salmista, recepito anche da Pietro. Non bastano certo queste osservazioni a risolvere i problemi che solleva I“aspettativa imminente’ del Regno in Gesi, Esse ser vono, comunque, a farci prendere coscienza della complessita del: la questione. Certo @ che Gesii non intendeva questa imminenza del Regno soltanto in termini spirituali esistenziali,ecclesiali, ma anche in un contesto temporale. II regno di Dio implica pure un modo di concepire il tempo, pesché presenta ~ qui in terra ~ una dimensione di natura stotica, se @ vero che non soltanto pone un termine alla vita di ciascun essere umano e al cosmo intero, ma apre a una vita non pit terrena, sempre connotata dalla morte, ma eterna, quella che non conoscera mai fine. Cid che Gesti dice in metito al tempo del regno di Dio sta sotto il segno del suo an- nuncio della basiléia, dunque di un tempo ormai «compiuto» (Me 1,15), riempito oltre misura dalla stessa benedizione divina e quin- di da ‘sfruttare’ appieno (Ef5,16). Lievangelista Marco ha inteso la trasfigurazione di Gesit come un’ anticipazione della sua parusia, Regno di Dio e Chiesa 91 dunque come un’attuazione precoce della promessa gia fatta. Cost cli qualifica in senso cristologico il tempo in cui Dio affermeri la sua signoria, lo slega cio® dalle sue scadenze, lo lascia in stato di moratoria ¢ lo lega al Cristo presente, senza attenuare la tensione che pur continua fra il gi e il non ancora. E richiama Pattenzio- ne sulla necessiti escatologica dell'impegno missionario, motivato dalla salutare urgenza che il Regno si affermi. Stando a Mc 13,10, esi profetizzd ai suoi discepoli le tibolazioni cui sarebbero an- dati incontro € i segni inconfondibili che avrebbero disvelato i tempi della fine, senza perd precisare 'esatto momento temporale i quegli avwenimenti Dio realizza il suo Regno non ad experintentum, ma come even- to a carattere definitivo. La venuta del regno di Dio qualifica in modo affatto nuovo lo stesso tempo che, trattandosi di tempo a scadenza, andra vissuto in ogni suo momento, ¢ siccome oltre il tempo ci si asperta non il nulla ma la vita eterna, questa vita che ora si vive nel tempo @ una vita non determinata dalla legge ferrea del nulla ma qualificata dalla grazia. Quale che fosse la prospettiva entro cui Gesit si muoveva, questo tempo storico che ancora conti- nua va interpretato cristianamente alla luce della sua fine, e quindi oltre il tempo stesso, alla luce di un regno di Dio destinato ad at- tuarsi in pienezza, sempre pit vicino e che quindi ci sempre pid prossimo. E sbagliato allora concludere che Gesit, proprio perché avrebbe previsto ormai imminente la parusia del Figlio dell’ uomo, ‘non pensava nemmeno allesistenza di una chiesa Gesit prevede un futuro per la chiesa? Lannuncio di un Regno imminente metre in gioco il fattore tem: po. La basiléia, che si preannuncia ‘vicina’, incide inevitabilmente sullo svolgersi del tempo ¢ connota ogni presente storico. Credere che la signoria divina si stia per affermare significa mostrarsi fidu- ciosi nell’adempimento di una promessa escatologica gia formulata da Gesii nella sua predicazione del Regno: questi eventi non vanno rinviati alle calende greche ma si compiranno nell ultimo giono che Dio ha stabilito. In Gesit questi ghia dellattesa imminente hanno la funzione di manifestare 'onore che si deve a Dio Signore i Gesite la Chiesa del tempo e dell’eternita, e di far capire che il tempo ristretto do. ‘nato agli uomini @ infinitamente prezioso e da impiegare a fondo, perché a esso seguir il regno di Dio in pienezza, E proprio su questi convincimenti Gest radica il futuro che si Prospetta per i suoi discepoli. La prospettiva in cui egli si muove ~almeno in quest'ora in cui la sua vita volge ormai al termine ~ si apre a un’esistenza oltre la morte. Proprio al tempo dopo la morte «eli dedicail suo grande discorso di congedo, che il quarto vangelo tiporta (Gu 14-17) e che lesegesi storico-critica trova serie diffi- colt a ricondurre al Gesit terreno ma lo fa risalire a tradizioni for- temente influenzate dallo spirito postpaquale. Ma anche dai sinot- tici appare evidente che Gesii non pensava affatto che la sua morte avrebbe rappresentato la fine del mondo. Quale che sia il lasso di tempo che egli prevedeva per il compiersi della parusia, @ chiaro Tinvito rivolto ai discepoli di impiegare tutto il tempo che questa vita loro riservera. La missione di annunciare il vangelo resta sem pre valida e il lighion di Me 10,23, dove egli ricorda ai discepoli che énon [avranno] finito di percorrere le citta di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomon, suonano come un invito all'impe- gno missionario destinato a durare fino alla parusia. Le predizioni dirette e indisette riguardo alle sofferenze da sopportare nel nome di Gesit mostrano che la via della sequela della croce continua an- che dopo la passione subita dal Maestro. Le apocalissi sinottiche (Me 13 parr; Le 17) tradiscono la consapevolezza delle tentazioni ¢ delle prove cui i discepoli di Gest rimarranno esposti una volta che Gest avra concluso il tempo della sua permanenza terrena. Gesii dunque ha pensato davvero ~ se vogliamo esprimerci in termini anacronistici~ a un tempo della chiesa. E importante che timanga disponibile un lasso di tempo del genere, ma ancor di pit il fatto che il regno di Dio influisce e determina questo tempo presente, che & il tempo della conversione, della fede e della sequ Ja, é il tempo che ci é stato donato nell’imminenza della basiléia che si sta imponendo, un tempo che nella mente di Gest non si concluderi con la morte — da temere, aspettare, accettare o anche soltanto immaginare ~ ma con la parusia del Figlio dell’uomo. Se la cerchia dei discepoli, la comunita di fede al seguito di Gesi, pud avere un suo futuro storico, questo é solo perché il regno di Dio Regno di Dioe Chiesa 3 hha un futuro escatologico, da cui essa ricava e determina il proprio presente storico. E cid non si lega al tempo della presenza storica di Gesi, per quanto il regno di Dio stia per ierompere nella storia i Gesit che lo proclama e lo communica 8) IL Poroto pr Dio a servizio DEL REGNO DI Dio La via della comprensione parte dal regno di Dio per arrivare alla chiesa. Questa ratio cognoscendi corrisponde alla ratio essendi. Ell regno di Dio produrre la chiesa, non viceversa. Ma allora ne consegue che la chiesa é al servizio del Regno, al pari del popolo di Dio. Si pud stabilite il preciso rapporto che esiste tra popolo di Dio e chiesa soltanto dopo aver chiatto il rapporto di Gest e dei suoi discepoli con il giudaismo. A questo punto la nostra attenzio- ne si fissera esclusivamente su quella comunita al seguito di Gesit dalla quale ha origine la chiesa La sovranita di Dio pud motivare la sovranita della chiesa? esi insiste sull’obbedienza dovuta a Dio. Con altrettanto vigo re epi pretende fedelta anche alla propria sequelae ai precetti del discorso della montagna. Per esprimere Pautorita cla sovranita di esi i vangelisinottici hanno coniato il termine greco exsia (ati- 1o potestas), che normalmente viene tradotto con ‘autorta’ eserci- tata con competenza, dittto ¢ iberta, Liautoriti che egli dimostra di possedere fin dai primissimi inizi suscita, nei vangeli, grande stupore (Me 1,22 part Ederanosupiidesuoinsgnamenio, ché insegnava loro come uno che ha autores non come sei Qui sorprende non tanto il suo modo d'insegnare, che sostan zialmente segue la stessa didattica o metodo dei fariseie degli seri bienemmeno, in primo luogo, la singolarta dei contenuti che egli trasmerte. E davvero singolare piuttosto il nesso inscindibile che si bal Gesie la Chiesa stabilisce tra la sua persone ¢ la missione cui egli& destinato. Eli mostra di saper patlare con autorita e si sente legittimato a pre tendere determinati comportamenti. Ma cid che ancor pitt conta & il fatto che egli opera perché Dio stesso si affermi con autorita. I contesto, nel quale questo potere autoritativo traspare, ¢ quello del processo della comprensione', dove gli astanti si rendono conto del potete che egli ha di guarire i malati (Me 1,21-28 parr), la sua ccapacita di perdonare nel nome di Dio, «sulla terra», i peccati (Me 2,10 part) e il dititto che egli si arroga di sowertire il culto del tempio in vista di una nuova «casa di preghiera per tutte le gen. tiv (Mc 11,15s8.27-32 parr)”. Linteresse @ sempre per il vangelo della basiléia, perché dunque si affermi la grazia del regno di Dio in mezzo a un mondo contrassegnato dall'infermita e dalla colpa, anche e addirittura in quella altissima istituzione che é il santo tem: pio di Gerusalemme, ridotto a una spelonca di ladri (cf. Ger 7,11). E necessario che intervenga Dio stesso per creare le condizioni necessaric allaffermarsi della sua misericordia verso le creature. NelPautorita di Gesi le basiléia si sprigiona in tutta la sua poten. 2ialita salvifica come, nel vangelo che Gesit proclama con autorita, il regno di Dio dispiega le sue energie. Quando li chiama a sé per mandarli in missione, Gest conferi- sce ai Dodici lo stesso potere che lui esercita sui demoni (Me 3,15 parc) ¢ sugli «spititi impuri» (Me 6,7 parr). Il gesto é da interpre tare nel suo significato paradigmatico. In questi esorcismi, che si svolgono in certi momenti cruciali della predicazione del vangelo, Gest vuol far capire il vero senso di questo trasferimento di po teri: Pautorita di cui dota in avanti gli apostoli godranno non é in funzione di coloro che lui stesso incontra ma di quanti verranno raggiunti dalle sue discepole e dai suoi discepoli impegnati nell’an- “ Cfe. K. Scuoumissex, Die Vallmacht Jesu. Traditions. und redaktionsge- schichtliche Analysen zu einers Leitmotiv markinischer Chrixtologie (NTA 25), Mlinster 1992, ” Giovanni aggiunge i potere futuro del Figlio dell uomo che verti a gi dicare il mondo (Gv 5,28). Matteo lega Vautorivelazione del Risorto alle sue parole: «Mie stato dato ogni potere in ciclo ein terra» (Mr 28,18), a signifcs re la sua piena partecipazione all’ onnipotenza divina te Regno di Dio e Chiesa % nuncio del vangelo, e che ora possono sperimentare la grazia di un Dio che perdona i peccati rsana i malati, proclama beat i poveri Lautorita di queste discepole e discepoli non & un’autorita loro propria, cui essi avrebbero diritto o che essi potrebbero usare in- dipendentemente da Gesit, ma é la stessa autorit® di Gest, che la trasmette a loro. Mandati da lui in missione da lui incaticati di annunciare il vangelo, ora essi incontrano gli uomini (all'interno del popolo d'Isracle e, dopo la Pasqua, anche al di fuori) con la stessa autorita di Gesi, esercitata come un potere non sug] uomini ‘ma su tutto cid che si oppone alla volonta salvifica di Dio: il pecca- to, l'infermita, la sofferenza, la morte, la disperazione. T vangeli riferiscono di diverse occasioni (quello di Luca ne riporta due: 9,1-6 € 10,1-12) dove Gesit invia i suoi discepoli in missione, Si tratti di momenti diversi o di un'unica ¢ medesima azione, certo @ comunque che nella memoria che se ne & conservata & presente la stessa struttura che regola il rapporto tra Gesii e i di: scepoli. Forse qui Gesi allude al diritto del messaggero, ben noto nell’ Antico Testamento ¢ nel primo giudaismo, quando stando alla tradizione della fonte dei léghia (Redenquelle) (Lc 10,16 pat. Mt 10,40; cfr. Go 13,20), tivolgendosi ai suoi,egli dice: Chiascolta voi ascolta me, chi dsprezza voi disprezza me E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato Qui Gesit vuol far intendere alle sue discepole e ai discepoli, soprattutto ai Dodici, la portata dell"impegno che ora si stanno assumendo, ma anche assicurali della grande fiducia che egli loro accorda e il senso di responsabilita che dovra accompagnatli nello svolgimento del compito. E soprattutto prometie loro che non li lascera mai soli in mezzo a tanti dubbi e incertezze, ma che con- tinuera a parlare insieme a loro.e in loro, attraverso loro stessi e da loro. Certo, sempre nell'interesse delle persone che, raggiunte dal loro annuncio, potranno accogliere la bella notizia, ma dando per scontata Pautorevolezza dei messaggeri del vangelo, e quindi la stessa autorita di Gest e del Regno da lui proclamato. Che sia Gest ‘oi suoi discepoli a formulare Vinvito alla conversione — l'appello 96 Gest la Chiesa & sempre lo stesso, ¢ che sia Gesii 0 i suoi discepoli a perdonare i peceati~la risposta che ci siattende @ sempre la stessa, non perché Gesite discepoli interagirebbero con le loro rispettive attvita, ma nel senso che nei suoi discepoli é lo stesso Gesii che opera, Di una sovraniti della chiesa sarebbe preferibile non palate, perché la storia insegna che la comunita che si richiama Gest ri ‘mane sempre tentata di mascherare di buone intenzioni quelle che invece sono le sue brame di potere. Meglio sarebbe parlare dell'au toritd che Gesit le ha confetito nell aprire Paccesso al regno di Dio. Qui cade a proposito la critica che in Me 23 eli rivolge ai farisei e agli scribi, ma che riguarda gli stessi suoi discepoli (Mf 23,13; cf. 1c1152): Gani visi cari! ipo che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché cosi voi non vi entrate, ‘enon lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci Quello di non voler entrare nel regno di Dio é il improvero che esti muove a tutti coloro che ~ per Ie loro ragioni — non inten- dono accogliere il messaggio della basléia, Pitt precisamente esli contesta loro il fatto che, interpretando in un certo modo la legge, impediscono anche ad altri di accogliere il vangelo annunciato da Gesit. E un monito che riguarda particolarmente i discepoli, che ron devono esercitare con durezza I'autorita ricevuta per interpre tare il vangelo, per non allontanare dalla via del Regno le persone alle quali Gest stesso Pha aperta. Lautorita di cui la chiesa dispone @ finalizzata ad affermare Ges come Signore della sua chiesa, ¢ quindi a una vita da vivere nella liberta della fede. Di una signoria della chiesa si potra quindi patlare solo nel modo paradossale di cui Gesit stesso é testimone. Fin dai primissimi tempi troviamo documentata, nella tradizione dei vangeli, la tentazione di sfruttare a proprio vantaggio i privilegi che deriverebbero dalla sequela, E un atteggiamento che balza ben chiaro e che risulta duramente stigmatizzato. Alla terza predizio. ne della passione e risurtezione, Marco (10,32s.) fa seguire imme- diatamente (10,35s,) la richiesta dei figli di Zebedeo - Giovanni e Regno di Dio e Chiesa 7 Giacomo ~ di poter occupare nel regno di Dio i posti di maggior prestigio, alla destra ¢ alla sinistea di Gesb, di poter godere pet sempre del privilegio di stare vicini al Maestro (per attenuare lo scandalo di una richiesta cosi scandalosa, Matteo pone la domanda sulla bocea della made dei due fratelli). Marco poi riporta anche la dura reazione degli atti dieci discepoli (10,41), dove perd tra spate, pitt che la difesa dei privilegi di Gest, l'interesse malcelato a guadagnarsi una propria posizione particolare. La scena si colloca nella parte centrale del Vangelo di Marco, laddove si parla per ben tre volte del contrasto fra Gesit che predice la sua passione ¢ i discepoli che mostrano tutta la contrarietd, l'incomprensione, la grettezza, l'egoismo. Levangelista vuol mostrare non soltanto la ragione per cui i discepoli hanno abbandonato Gest alla sua pas- sione, Phanno lasciato solo sulla via della sequela, ma pure lo stato di solitudine in cui il Figlio di Dio messianico ora opera, patisce ¢ muore. Appare cosi ben chiara pure Ja radice di cui si alimenta la brama di potere delle persone pie: Ia loro incapacita o indisponi- bilita a condividere la passione di Gesti a seguirlo sulla via della croce. La sovranita di Dio st estende oltre la chiesa? [Anche se la chiesa, considerata nella sua radicazione profonda come comunita della sequela, non pud mai essere pensata disgiun: ta dal regno di Dio ma sempre come effetto salvifico della signoria divin, non bisogna dimenticare nemmeno la differenza di qualita che caratterizza questo suo rapporto con Dio. Il regno di Dio & infinitamente pits grande della realta della chiesa, e non perché nella comunita di fede non si darebbe vera grazia fede autentica ¢ salvezza tedentrice, ma perché le possibilita di Dio sono infinita- mente pid grandi di tutto cid che di bene gli uomini sono in grado di produrre con Iaiuto divino Ml regno di Dio & una realta ereatrice. Il Dio che viene per af- fermare la propria sovranita altri non @ che il Dio creatore; € il suo Regno, compiutamente realizzato, @ la nuova creazione. La chiesa, invece, rientra nella sfera delle realta create. Ela basiléia a costituire I’ ekklésia, Stando a testimonianze importanti del Nuovo 98 Gesit ela Chiesa ‘Testamento, questa chiesa presenta sicuramente una dimensione celeste; & una comunita spirituale composta di viventie di defunti, di uomini e di angeli. La chiesa terrena, perd, fa parte della storia, con tutte le sue grandezze e bassezze. Essa non poggia, certo, sulla sabbia, ma per vitti divina si fonda sulla roccia (eft. Le 648s. par. Mr 7,24-27). E cuttavia rimane pur sempre abitata ¢ configurata da creature umane, che con tutte le loro migliori intenzioni riman- ono deboli¢ inclini al peccato: anche se Dio non permettera mai che essa cada, U regno di Dio é una realti non solo del presente salvfico, ma ancor pitt del futuro di salvezza: @ sinonimo di compimento pie. no, Le immagini del convito che Gesit usa da metafore stanno a mostrare che loggetio della promessa non & l'immortalita dell'in- dividuo ma la comunione tra i salvati, Ne emezge quindi anche Laspetto ecclesiale. Nemmeno per i discepoli di Gesi si pud dare un compimento che escluda il giudizio, Sara il barocco cattolico a cadere nel gigantesco equivoco di vedere il regno di Dio come Papoteosi dela chiesa, Metters al seguito di Gesi vuol dire impe- gnarsi in un lungo cammino, al cui termine la carita rimane (1 Cor 13,13), ma solo quando la speranza sara finalmente esaudita e la fede tramutata in visione (2 Cor 5,7). In questo presente salvifico il raggio del tegno di Dio, comun- que, & ben pitt ampio di quello della chiesa. Il figlio perduto, che il padre attende scrutando lorizzonte, @ gia ridiventato quel figlio che era prima ancora di essere accettato in casa, 0 meglio non ‘ha mai perso Ja sua condizione di figlio, nemmeno quando si era smarrito in paesi stranieri,e che ora pud far ritorno in famiglia da figlio pentito (Le 15,11-32). Lo Spirito di Dio «sofia dove vuole» (Go 3,8) e non 2 condizionato dai limiti della sequela. Gesti non hha mai messo in dubbio che anche al di fuori della cerchia dei suoi seguaci sia possibile operare del bene e mettersiin cerca di Dio. Di pia, egli si @ mostrato convinto che il suo nome viene ascoltato ¢ apprezzato anche fuori del gruppo dei discepoli e che perfino pos sa essere d'aiuto. Una scena descritta nel Vangelo di Marco (9,38s.) mostra le difficolta che i discepoli incontrano nell'ammertere che pure altre persone possano esercitare un loro potere in nome di Gest: Regno di Dio e Chiesa 99 Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto ‘uno che scacciava i demoni nel two nome, e gliclo abbiamo vietato pperché non era dei nostri». Ma Ge die: «Non glielo proibite, pure non 8 nero chefaciunmiraeoo nel mio nome « subito dopo possa parlar male dime: Chinon & contro di noi, 2 per noi» La maggior parte degli esegeti ha trovato serie difficolta nell’in- texpretare questo detto di Gesii,e ha preferito la versione al negati- vo di Mr7,22: «Chinon 2 con [noi], 2 contro di [noi}» (cfr. 12,30). Anche se l’occasione del detto tramandato da Marco sembra di scarso rilievo, apre tuttavia scenari ricchissimi di significato. Che si voglia 0 no qualificare come liberal quest giudizio di Gesi, certo @ che qui non si vede alcuna intenzione di attenuare la radicalit& della sequela, ma soltanto la possibilita che anche al di fuori della cerchia dei discepoli i nome di Gesii suoni noto e possa essere pronunciato per la salvezza dell’uomo. E i discepoli non devono semplicemente rassegnarsi a questa realt8, ma al contrario: devono apprezzarla, ¢ nel loro vero interesse, Essi vorranno (anche oggi) essere riconoscenti per le tante persone che al di fuori della loro cerchia diffondono — scientemente o inconsapevolmente— il nome di Gesil, ¢ seguono e favoriscono lo spirito delletica e la spirituali- ti da lui proposta. Andrebbe scandagliata pitt a fondo la ricchezza contenuta nel detto di Mc9,40 pet poi trarre anche le conseguenze che ne derivano per Fecclesiologia. Rimane ancora da capire, in tutte le sue implicanze, la consapevolezza che il regno di Dio é pitt grande della chiesa, pitt potente e pitt dinamico e aperto. E che & proprio questo regno a determinare il futuro di ogni futuro. 170 Gest ela Chiesa — escatologico — di Sion, ma lo stesso regno di Dio, ora pienamente realizzato. Viene dunque esclusa Pidea di una sottomissione finale di ogni altro popolo a Israele ed & prospettato invece un futuro zadicalmente nuovo, dal quale soltanto ci si pud aspettare salvezza Nel regno di Dio la tavola é ia stata imbandita anche per i pagani: si aspetta soltanto che essi vogliano onorare l'invito. ‘Matteo ha fatto di questa idea il Leitozotiv della sua ecclesio logia, fondata su basi cristologiche: Gesi & il 'Figlio di Davide’, quindi il re messianico d'Israele;éil «Figlio di Abramo» (M¢ 1,1), perché di lui si serve per attuare la promessa fatta ad Abramo, che ice Israele sara benedizione per tuttii popoli (Ger 12). I! manda to missionario di Mr 28 apre appunto a questa prospettiva, mentre prima Gest appariva orientato esclusivamente verso «le pecore perdute della casa d'Tsracle> (Me 10,6; 15,24) 4. I discepoli di Gest esti si rivolto a tutti coloro che in Israele avevano gli orecchi aperti per ascoltare (aprendoli ai sordi). E tuttavia, fin dall’inizio, si registrano varie forme di disponibilita ad ascoltare Gest, che a sua volta non pretende da tutti le medesime cose ¢ si comporta in modo differente nelle diverse circostanze. Sono differenze che non significano contrapposizione, né giustificano maggiori speranze, né sono indice, agli occhi di Dio, di valori pia elevati. Le diffe- renze che Gest fa si spiegano con le situazioni differenti, nascono da una diversa disponibilita all’ ascolto, come diversi sono anche i tipi @impegno e pure i modi di porsi al servizio del regno di Dio. Gesit ha bisogno in primo luogo di collaboratori che insieme a lui annuncino il vangelo, di un gruppo di persone fidate e disposte (e capaci) di capirlo pit di altre, ma soprattutto in grado di creare i presupposti perché altri ancora possano far esperienza di Ges e del Regno che egli annuncia. 1. La chiamata alla sequela esi non ha chiamato alla sua sequela tutti, ma solo aleuni: non solo i Dodici, ma un gruppo pitt ampio di persone; non solo uo- ‘mini, ma neanche soltanto donne; ¢ nessun pagano né samaritano, ma per quanto ci noto esclusivamente ebrei della Giudea ¢ della Galilea. Gli scritti neotestamentari sulla sequela sono fortemente 172 Gesit ela Chiesa stilizzati perché i primi cristiani si sono riconosciuti ~ non senza tun fondamento stotico ~ in quei discepoli che avevano accettato Tinvito di Gesit a seguirlo. I detti e i racconti della sequela sono, dal punto di vista ecclesiologico, i testi pit istruttivi che i vangeli sinottici ci offrono’ A) VOCAZIONE E MISSIONE Tl Nuovo Testamento non nasconde il fatto che questo appello alla sequela non ha sortito sempre Veffetto sperato. Il testo clas sico parla di un giovane ricco che vuol sapere da Gesit che cosa debba fare per ottenere la vita etema. Ebbene, pur assicurando (credibilmente) di aver sempre osservato tutti i comandamenti ¢ pur godendo della simpatia che visibilmente Gesi gli dimostra, questo giovane non si mostra capace di fare il passo decisivo, di vendere cio? tutti suoi beni a favore dei poveri, per poi incammi- natsi al seguito di Gesi (Me 10,17-21 par): le sue riechezze gliclo hhanno impedito. Ma Gesit non costringe nessuno a seguirlo, Egli non ricorre a una qualche sua arte per persuadere le persone ¢ lascia libero ciascuno d'imboccare la propria strada, anche se non si sa poi dove questa porti, (Antonio e Francesco saranno quel siovani ticchi che, proprio dopo aver appreso la storia di quel gio: vane, abbracceranno la poverta come uno stile di vita al seguito di Gest} E potremmo addurre tant alti esempi di inviti non accolti e di speranze deluse. Vero @ pure che al geraseno ~ un non giudeo * Un'eccellenteintroduzione a questi testi @offerta da M. Hence, Nachfol- ge und Charisma (BZNW 34), Berlin 1968 [tred. it, Sequelae carisma. Studio exegetco edi storia delle religion’ su Mr 8.1. ela chiamata di Ges alla seque- la, Paideia, Brescia 1990]. Esposizioni della tematica in RN. LowcEnccen (ed), Pattems of Disciplesbap in he New Testament, Grand Rapids 1996; K. Kexrnice, Jdngerschaft und Nachfolge. Grumdlegung von Kirche nach Markus, in Ta. SovING (ed.), Der Evangelist ale Theologe. Studien 2um Markusevange- isos (SBS 165), Stuttgart 1995, 151-165, ? Sullfesempio di Francesco, W. Econ, Nachfolge als Weg zum Leben (Chancen neuerer exegetischer Methoden, dargelegt an Mk 10,17-31, Kloster neuburg 1979. Idiscepoli di Gesit 173 ~ liberato dal demonio e che ora vorrebbe mettersial suo seguito, Gesit stesso nega questa possibilita elo invita a ritornare nella sua terra (la Decapoli pagana) per raccontare la storia della sua guari gione (Mc5,1-20). Come Gesit ha chiamato alla sequela? All'inizio dell’attivita pubblica di Gesii, Marco racconta un epi sodio che diventera poi il classico della storia delle vocazioni (Me 116-20). Se da un lato Pevangelista qui-delinea la risposta da dare all'invito di Gest alla conversione alla fede (Mc 1,145.) d’altro canto si nota come fin dagli inizi Gesii non operava da battitore libero ma sempre impegnato in un lavoro di gruppo (Mc 1,16-18): “«Passando lungo il mare della Galil, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, ‘mentre gettavano le reti in mare; erano infati pescatori. "Gest disse loro: «Seguitemi, vifard diventare pescatori di uomini E subito, lasciate le ret, lo seguirono, Qui si colgono, pur nella stringatezza del racconto, le dimen- sioni essenziali del discepolato. Lintenzione non é di riproporre semplicemente un avvenimento nella sua realtA storica (Giovanni descrive la vocazione dei primi discepoli in termini sostanzialmen: te diversi da quelli di Marco), benst atrualizzare il ricordo degli aspetti pit significativi della sequela, dove a fare da Leitmotiv & Pawerbio ‘subito’. Marco vede un processo che parte da un ini zio, arriva al momento centrale e poi si conclude in un momento finale. In certi casi questi diversi momenti si succedono come colpi di fulmine, in alec invece hanno bisogno di tempi pitt unghi. Go 1 non parla di una chiamata finalizzata all'annuncio del vangelo, entre per Me 1 & proprio questo il senso di questa vocazione. E anni parte dal primo incontro, in Marco invece @ soltanto il primo incontro di cui si narra. Forse sta proprio quia differenza tra i due racconti. In ogni caso la localitA (le tive del lago) dove

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