You are on page 1of 8
1815 - 1870 La realta e i suoi conflitti Charles Dickens Storia d’un ragazzo e del suo gatto (Storia vera) da Storia d'un ragazzo e del suo gatto, trad, di R. Fumagalli, Paravia. Verso la fine del secolo decimoquarto viveva in Inghilterra un cavaliere della contea di Lancaster, Sir Guglielmo Whittington, che, rovinatosi al tempo delle guerre di Re Edoardo III,' era caduto in miseria. Alla sua morte, raccomando I’ unico figliuoletto che aveva, per nome Riccardo, al- la generosita dei parenti e degli amici. Ma nessuno di costoro volle pren- dersi cura del piccolo Dick,’ e il fanciullo, spinto dalla fame, si decise un giorno a girare il mondo, in cerca di fortuna. Come si trové sulla via maestra del suo paese, vide passare un carret- to carico di merci che andava a Londra e, rammentandosi di quanto gli era stato detto dello splendore di questa capitale, supplicd il carrettiere di permettergli d’accompagnarlo a piedi. Il carrettiere consenti volentieri, lo lascid anche salire sulle sue balle* di mercanzia, tratto tratto,* e visto che il piccolo Riccardo sapeva render- si utile badando ai cavalli quando egli si fermava a discorrere con qual- che conoscente o entrava in qualche osteria, lo nutri a sue spese fino a Londra, dove giunsero al cader della notte. Il ragazzino dormi per l’ultima volta sul carro, sperando di svegliarsi il giorno. dopo come cittadino della capitale e non pid’ come povero orfa- nello d’un piccolo villaggio di provincia, lontano cento miglia dagli splendori della corte. A Londra, dove c’erano tanti ricchi alan a Londra dove il Re dava tanti lauti® banchetti, ci sarebbe ben stato un ricovero e un tozzo di pane per il figliuolo d’un ufficiale rovinatosi al servizio di Sua Maesta. 1, Edoardo Ill: (1312-1377), re d'Inghilterra —_3. baile: casse. dal 1327 alla morte. 4, tratto tratto: di quando in quando, 2. Dick: diminutivo di Richard, Riccardo. 5. lauti: abbondanti, magnifici. ita i i a ‘Charles DICKENS. Storia d'un ragazzo e del suo gatto Attirato da questa speranza, Riccardo, il giorno dopo, senza pensare a far colazione, si mise a percorrere le strade di Londra, in lungo e in lar- go, spalancando tanto d’occhi ogni qualvolta si fermava ad ammirare co- se non mai vedute e appunto per questo meravigliose per lui. Gli sembrava che da quegli alti e vasti palazzi dovessero uscire, da un momento all’ altro, portieri e valletti in livrea per invitarlo a restar servi- to.* Ma quand’ ebbe ben corso cosi per quasi tutta la giornata, senza tro- var nessuno che facesse attenzione a lui, in quella folla di gente affac- cendata che andava e veniva, il povero Dick, mezzo morto di fame e di stanchezza, fu obligato a seguire l’esempio d’un altro ragazzo pit cen- cioso di lui e tese la mano ai passanti. N’ebbe alcuni soldi in elemosina e con questi soldi comperd di che far da colazione e da cena ad un tempo.’ Essendo poi sopraggiunta la notte, si stese su una panchina e dormi forse assai meglio di quelli che non gli permettevano |’entrata nei loro sontuosi palazzi. Perd i suoi sogni non furono cosi belli come quelli del- la notte innanzi. Tl secondo e il terzo giorno, Riccardo continud il suo viaggio per le strade di Londra, sempre pid triste. Gli veniva meno il coraggio ora, per- ché la sera era costretto a stendersi ancora sotto le grondaie di quelle va- ste case, negli appartamenti delle quali gli sembrava che lui, piccolo com’ era, avrebbe tenuto cosi poco posto, se si fossero degnati soltanto di farlo entrare. Una sera, si vide contendere il suo letto di pietra da una serva bizzo- sa,* che, scorgendolo dalla finestra della sua cucina gli diede del fannul- lone e del vagabondo, minacciandolo, se non si ritirava alla lesta, di ver- sargli sulla testa il contenuto del suo mestolone. «Adagino, buona signora» trové allora il coraggio di dirle il piccolo orfano «io son gia abituato alla pioggia del cielo, ma non ancora all’ac- qua bollente della terra.» Questa risposta fu udita dal padrone di casa, che ne sorrise. Era costui il signor Fitzwaren, mercante assai ricco. S’interpose tosto (ra la cuoca bisbetica e il ragazzino spiritoso; prese ad interrogarlo e si di- verti alle sue risposte. Lo fece entrare in casa e gli fece servire la cena. La serva brontol6 ancora parecchio tra i denti, ma, a cena finita, fu co- 6. a resiar servito: a ordinare cid che pid gli non aveva mangiato in tutto il giorno). pincesse, 8. bizzosa: irascibile, stizzosa, 7. aul un tempo; nella stesso tempo (dato che | La reat ei sol conti stretta dal padrone ad allestire un letto al piccolo orfano, che le perdond di cuore, credendosi gia diventato cittadino di Londra. Il giomo dopo, il signor Fitzwaren gli domand® cosa sapeva fare e co- me avrebbe potuto rendersi utile in casa sua. Non sapendo far nulla, Riccardo poté offrire soltanto la sua buona vo- Jonta. 1 mercante lo trattenne presso di sé e lo trattd con molta benevolenza, ma non cost i dipendenti di quel ricco signore. Sotto pretesto che Riccar- do non era buono a nulla, ognuno cercava di utilizzarlo pid che poteva, la cuoca compresa, nei propri servigi. Per isfuggire alla tirannia di costoro, il piccolo Dick cercd di rendersi gradito il pid possibile ad un vecchio commesso di studio e, quando si accorse d’avergli ispirato un po’ d'interesse, gli domandd come favore di dargli lezioni di lettura e di scrittura. 1 vecchio commesso, ch’era un uomo assai buono, non si rifiutd di compiacerlo, e in questo modo il piccolo Dick, ch’era un ragazzino assai sveglio, poté trovare occupazione nello studio del ricco mercante ed es- sere lasciato in pace. Una sera, in casa del signor Fitzwaren, ci fu un tumulto" da non dirsi. Ognuno correva per il giardino come pazzo, mentre si udiva il pianto di- sperato della signorina Alice, la figliola del proprietario. Tutti gli occhi stavan fissati sui rami d’un grande tiglio, dove era an- dato ad appollaiarsi il pappagallo da lei prediletto. Quest’uccello malizioso pareva burlarsi di tutta quella gente che ave- va tentato ogni mezzo per acchiapparlo, standosene lassi a ripetere paci- fico pacifico tutte le parole insegnategli dalla padroncina. Riccardo non esitd un momento: agile come uno scoiattolo, s’arram- picd sull’albero altissimo e non ridiscese di Ia che col prigioniero, che tenne ben saldo, quantunque ne ricevesse tremende beccate, Commossa da quest’atto e felicissima di riavere il suo pappagallo, la signorina Alice volle mostrare al ragazzo la sua riconoscenza, regalando- gli uno scellino d’argento, nuovo di zecca. Riccardo fu ben lieto di ricevere lo scellino e pensd subito di compe- rarsi con quello qualche bella ed utile cosa. Li, nella vasta casa dove l’avevano ospitato, non gli mancava né il man- giare né il bere, ma non aveva trovato per dormire la bella camerina da lui sognata un tempo, quando era costretto a dormire per le strade: lo avevano 10, tumulto: confusione, caos. 5 as —————— alloggiato in un piccolo solaio, dove tutte le notti scorrazzavano frotte di {opi che facevano il diavolo a quattro, turbando sempre i suoi sonni. Con lo scellino della signorina Alice, Riccardo comperd un gatto no- vello, un gatto che — come gli venne vantato — valeva un Peri," per I’abi- lita sorprendente con cui sapeva prendere i topi. Non ebbe infatti a pentirsi del suo acquisto: in breve tempo quel gatto fece tale strage di topi nel solaio abitato da Riccardo, che non se ne trovd pid uno, neppure a cercarlo; e il bravo Riccardo poté da allora in poi dor- mire tranquillamente i suoi sonni. Poco tempo dopo, il signor Fitzwaren riuni tutta la gente di casa: era sul punto di far intraprendere un lungo viaggio ad una delle sue navi e, secondo un uso antico, voleva che tutte le persone che lo servivano aves- sero una parte di guadagno anch’esse per conto loro. Invitd dunque cia- scuno dei suoi dipendenti a consegnare al capitano della nave una certa quantita di merci che i marinai si sarebbero incaricati di vendere. Poiché la nave doveva fermarsi nelle isole d’ Africa, popolate di abi- tanti ancora selvaggi, il minimo oggetto poteva avere un grande valore: chi diede degli aghi e degli spilli, chi temperini e coltelli, e chi perline di vetro che gli ingenui selvaggi di quei tempi preferivano alle perle e ai diamanti del loro paese. Quando venne la volta di Riccardo Whittington, il povero ragazzo era tutto vergognoso di non poter dar nulla: e allora, spinto da un piccolo movimento d’ambizione, non esitd a consegnare il proprio gatto nelle mani del capitano, tra le pil matte risate di tutti. Ma il signor Fitzwaren lasciava a ciascuno piena liberta di fare il com- mercio che pid gli piaceva. «Chissa!...» diss’egli. E volle che il capitano accettasse a bordo il gatto di Riccardo. Il giomo dopo, tutti ridevano ancora dell’idea del povero Dick; non c’era che lui che non ridesse. Pianse, anzi, e molto, accorgendosi che si separava dal suo buon amico e, apprendendo che la nave si tratteneva a Gravesend nel Tamigi, risolvette” di andare a imbarcarsi lui stesso per tentar fortuna, col suo gato. Non crediate per questo che il buon ragazzino non si sentisse meno ri- conoscente verso il ricco mercante che lo aveva accolto in casa sua: tutt’altro; ma Dick cedeva all’istinto del mare e dei viaggi, naturale agl’Inglesi, e non si allontanava dal suo benefattore senza provame un vivo rincrescimento. 11, wn Perit: una fortuna. 12, risolvente: decise. Non disse perd niente a nessuno della risoluzione presa, e il suo baga- glio fu presto fatto, come si pud immaginare."” Parti di buon mattino, sperando che il capitano lo ricevesse a bordo come mozzo." Camminando di buon passo, giunse fino a Halloway, e 1A sedette su una pietra per riposarsi, perché si sentiva stanco morto. Quella pietra esiste ancora e tutti gli abitanti di Halloway la conosco- ‘no sotto il nome di pietra di Whittington. Qui giunto, il piccolo emigrante si senti preso da quella tristeza che provano tutti, ricchi o poveri che siano, al momento di lasciare il proprio “Chi sa mai” pensava “dove mi condurra questa nave? Facevo forse meglio a lasciare il mio gatto dov’era.” Era il giorno d’Ognissanti,"’ e, in quel momento, le campane della chiesa diedero il segno della festa alle campane di Londra: risuond per Taria il concento"* alto e solenne, infondendo una gran pace e una gran- de fiducia nel cuore del ragazzo. Egli credette di udire distintamente nei suoni queste parole: — Din-din-don! — Din-din-don! Coraggio, Whittington! — Din-din-don! — Din-din-don! Di Londra un di sarai padron! “Sard padrone di Londra!” si disse Riccardo, col cuore che gli balza- va nel petto per la gioia. “Oh, si! lo vorrei bene! Ma per essere padrone di Londra, bisognera che ritomi, e che ritorni assai ricco. La fortuna mi chiama lontano, ma gli onori m’attirano qui, nel mio paese! Grazie, buo- ne campane, grazie!” — Din-din-don! — Din-din-don! Coraggio, Whittington! — Din-din-don! Din-din-don! Di Londra un di sarai padron! Le campane continuavano a cantare la loro incoraggiante canzone e Riccardo si mise a correre, a correre... Quando il fiato venne a mancargli, rallentd il passo, ma non si fermd un solo momento: una forza misteriosa lo spingeva innanzi. Giunto a Gravesend, fu accettato a bordo dal capitano e complimenta- to per le imprese del suo gatto, che aveva gid dato prova delle sue abilita 13, come si pud immaginare: poiché non pos- 15 if giorno d’Ognissanti; il 1° di novembre, sedeva niente. 16. il concento: I'insiemne armonioso di tanti 14, mozzo: giovane addetto sulle navi si lavo- suo ri pid umili a ‘Ghaies DICKENS. Storia 'un ragazzo & del 600 pata nella stiva della nave, dove stavan radunate le provviste. La nave salpd il giomo dopo e percorse in lungo e in largo i mari fino ache approd® a un’ isola di Berburia,” dove si potevano fare degli scam- bi assai vantaggiosi, giacché in quest’isola si trovava della polvere d’oro e gli abitanti pagavano con questa tutto quanto veniva loro portato dall’Europa. Ma quella volta, in luogo di ricevere la solita accoglienza festosa da- gl'indigeni, il capitano si vide venire incontro nella sua piroga il Re ne- gro in persona, che si scusd di non poter lasciar entrare la nave inglese nella baia. Ve ne spiego ora la ragione. Qualche anno prima, una nave europea aveva, senza saperlo, importa- to nell’isola un terribile flagello: due topi, scappati dalla nave a terra, ne avevano preso stabile dimora ¢ si erano moltiplicati in modo che gli abi- tanti non sapevano pit) come liberarsi da questi ospiti incomodi e voraci. Tl Re negro fu dunque indifferente a tutte le belle cose che il capitano gli offferse, fino a che, non sapendo pid che cosa mostrargli, il capitano gli presentd il gatto di Riccardo. Non appena Sua Maesta selvaggia seppe a qual uso serviva un simile animale nelle case d”Europa, si gettd in ginocchio dinanzi al capitano, di- cendogli che di 14 donde gli era venuto il male, gli veniva ora il rimedio ¢, nello stesso tempo, lo supplicd di cedergli, a qualunque prezzo, il pre- ziosissimo animale. Ma Riccardo, un po’ perché era molto affezionato al suo gatto, un po” perché voleva trarne un buon guadagno, non volle venderlo: s’impegnd soltanto a fare il giro dell’isola, contentandosi d’una piccola manciata di polvere d’oro per ogni topo che avrebbe ucciso il suo micio. nave entrd nella baia, Riccardo scese a ter- rae comincid la sua spedizione dal palazzo del Re negro. Non vi so dire la strage di topi che il bravo micio fece cola e poi in ogni casa dove passd successivamente, perché nessuno pensd a contare i ‘i dird soltanto che il fortunato Dick non lascid l’isola senza portare con sé una botte colma d’oro. In seguito poi alla promessa che fece il capitano al Re di portargli un centinaio di gatti nel suo prossimo viaggio, tutta la merce della nave fu comprata ad occhi chiusi. Di li a qualche tempo, il signor Fitzwaren se ne stava una sera seduto . Berburia: regione Fantasia dellautore, La reald | s001 conti a tavola tranquillamente insieme con sua figlia, quando venne bussato al- la porta. Era il capitano, che tomava in Inghilterra in compagnia di Riccardo, 1 signor Fitzwaren cominciava gia a inquietarsi, non ricevendo notizie della sua nave, che non era mai restata cosi a lungo in mare, e, in quan- to a Riccardo, non sapeva davvero cosa pensare, dopo la sua scomparsa. Quando il ragazzo entrd nella stanza, il signor Fitzwaren a stento poté Ficonoscerlo: in quell’anno d’assenza, Riccardo s’era fatto quasi un uo- mo, tanto era diventato alto di statura. Prima di entrare in Londra s’era comprato un bel vestito che gli stava proprio a pennello ¢ faceva risaltare con molto vantaggio le forme ag- graziate della sua persona. Tuttavia, per modestia, I’antico commesso del Ticco mercante si fece annunziare ancora come il piccolo Dick. Il signor Fitzwaren fu ben lieto di rivederlo e cosi pure Ia signorina Alice. ‘Tutti ¢ due rimasero poi stupefatti in modo straordinario, quando vi- dero la botte d’oro che Riccardo aveva avuto in dono dal Re negro. «

You might also like