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Ugo Vanni - Apocalisse Di Giovanni. Testo Greco, Traduzione, Annotazioni Testuali, Linguistiche e Letterarie. Vol. 1-Cittadella (2018)
Ugo Vanni - Apocalisse Di Giovanni. Testo Greco, Traduzione, Annotazioni Testuali, Linguistiche e Letterarie. Vol. 1-Cittadella (2018)
APOCALISSE
DI GIOVANNI
Primo Volume
CITTADELLA EDITRICE
ISBN 978-88-308-1597-1
Due volumi
euro 58,50 non separabili
Nell’accostare quest’opera po-
derosa, coloro che hanno avuto
la fortuna di essere stati formati
da padre Vanni riconosceranno
immediatamente lo stile gustoso
e avvincente del loro maestro e
avranno la possibilità di contare
su uno strumento che raccoglie in
modo unitario e sistematico il suo
insegnamento. Per gli altri lettori,
Ugo Vanni noto e stimatissimo bibli- invece, ci sarà la gioia di poter
sta, nonché maestro dello Spirito, ha cogliere tutta la bellezza e la pro-
dedicato tutta la sua vita allo studio e
fondità del libro dell’Apocalisse,
all’insegnamento della Scrittura pres-
scoprendo il riflesso più autentico
so la Pontificia Università Gregoriana
del disegno salvifico di Dio, così
e il Pontificio Istituto Biblico. È stato
come viene contemplato, celebra-
uno dei massimi esperti dell’Apoca-
to e vissuto nella Chiesa.
lisse e dal 2000 è stato membro per
diversi anni della Pontificia Com- (Dalla Prefazione di Luca Pedroli)
missione Biblica. In suo onore, per
Cittadella Editrice, nel 2005 è stata
pubblicata la raccolta di studi Apo-
kalypsis. Percorsi nell’Apocalisse di
Giovanni, con l’apporto di numerosi
docenti di varie università di tutto il
mondo. Sempre con Cittadella Edi-
trice ha pubblicato Il tesoro di Gio-
vanni, 20162 e Dal Quarto Vangelo
all’Apocalisse, 2011.
UGOVANNI
APOCALISSE
DI GIOVANNI
Primo Volume
CITTADELLA EDITRICE
collana: COMMENTI E STUDI BIBLICI
sezione Commenti biblici
Raymond E. Brown
GIOVANNI
Commento al vangelo spirituale
Presentazioni di Carlo M. Mattini e Roberto Vignolo
Aggiornamento bibliografico a cura di Franco Manzi
20148 - pp. 1728 - € 59,00
Raymond E. Brown
LE LETTERE DI GIOVANNI
Presentazione di Maurizio Marchese/li
Aggiornamento bibliografico a cura di Franco Manzi
20173 - pp. 1116 - € 52,50
Ugo Vanni
APOCALISSE DI GIOVANNI
a cura di Luca Pedroli
vol. 1
Testo greco articolato. Traduzione italiana.
Annotazioni testuali, linguistiche e letterarie - pp. 224
vol. 2
Introduzione generale e Commento - pp. 780
2018 - i due volumi € 58,50
cura redazionale
ANTONIO LOVA
ISBN 978-88-308-1597-1
Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun vo-
lume dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, comma 4, della legge 22 aprile
1941 n. 633, ovvero dall'accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA,
CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000.
Le riproduzioni per uso differente da quello personale potranno avvenire solo a seguito di specifica
autorizzazione rilasciata dall'editore.
PRESENTAZIONE
1
Si consigliano a mo' di esempio gli studi di F. VAN DER MEER, Apocalypse.
Vìsions from the Book of Revelation in Western Art (London 1978) e di G. QUISPEL,
L 'Apocalisse. Il libro segreto della rivelazione (Bologna 1980).
2 Senza voler scomodare le ampie reminiscenze presenti nella Divina Commedia e in
tante altre opere classiche della letteratura, basti citare il più recente best-seller di C.
McCARTHY, The Road (2006), pubblicato in Italia da Einaudi come La strada (Torino
2010), che ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel2007 e da cui è stato tratto
l'omonimo film di successo, uscito nelle sale cinematografiche degli Stati Uniti nel
2009, per la regia di John Hillcoat.
3
Si rimanda a tal proposito alla raccolta emblematica, seppure per tanti versi già data-
ta, offerta in E. GIRLANDA- C. TAGLIABUE, (ed.), Apocalisse e Cinema (Roma 1995),
ripresa e sintetizzata in C. TAGLIABUE, "Apocalisse e cinema per una storia senza fine",
Apokalypsis, 821-840.
4
Risultano emblematici in tal senso gli studi di R. GoBBI, Figli dell'Apocalisse. Storia
di un mito dalle origini ai nostri giorni (Milano 1993) e di N. CoHN, I fanatici de/l 'A-
pocalisse (Torino 2000).
5
Presentazione
5
Uno sguardo d'insieme è offerto dalla raccolta in chiave sinottica di A. BARZAGIU,
(ed.), Apocalisse di Giovanni. Con commenti tratti dai Padri, Santi e Mistici della
Chiesa (Montespertoli 1997).
6
Cfr. A. TAGLIAPIETRA, (ed.), Gioacchino da Fiore. Sull'Apocalisse (Milano 1994).
7
Per un approfondimento della questione, si consigliano i contributi offerti da
C. MAzzucco- E. PIETRELLA, "Il rapporto tra la concezione del millennio dei primi
autori cristiani e l'Apocalisse di Giovanni", Aug. 18 (1978) 29-45 e M. INTROVIGNE,
Mille e non più mille. Millenarismo e nuove religioni alle soglie del Duemila (Milano
1995).
6
Presentazione
8
Un esempio è offerto dai commentari di H. GIF.SEN, Die Offenbarung des Johannes
(RNT; Regensburg 1997); D. E. AUNE, Revelation 1-5 (WBC 52A; Dallas 1997);
Revelation 6-16 (WBC 52B; Nashville 1998); Revelation 17-22 (WBC 52C; Nashville
1998); G. K. BEALE, The Book of Revelation. A Commentary on the Greek Text
(NIGTC; Grand Rapids, MI- Cambridge, UK 1999); S. S. SMALLEY, The Revelation
to John. A Commentary on the Greek Text of the Apocalypse (Downers Grove, IL
2005). A questi, vanno aggiunti gli studi di AnllLA YARBRO CoLLINS, tra i quali men-
zioniamo "The Apocalypse (Revelation)", NJBC, 996-1016; Crisis and Catharsis:
The Power of the Apocalypse (Philade1phia 1984) e "Revelation 18: Taunt-Song or
Dirge?", L 'Apocalypse, 185-204.
9
Vedi a tale proposito E. LOHMEYER, Die 0./fenbarung des Johannes (Tiibingen 1926);
J. BoNSIRVEN, L 'Apocalypse de Saint Jean (VSal 16; Paris 1951); A. WIKENHAUSER,
Die Offenbarung des Johannes (RNT 9; Regensburg 1959); A. LANCELLOTTI,
Apocalisse (Nuovissima Versione della Bibbia 46; Roma 1970); E. LOHSE, Die
Offenbarung des Johannes (NTD Il; Gottingen 1960, 3 1988).
1
° Costituiscono rispettivamente esempi di queste due prospettive i lavori di B.
CoRSANI, L 'Apocalisse e l'apocalittica del Nuovo Testamento (Bologna 1997) e E.
LUPIERI, L 'Apocalisse di Giovanni (Scrittori greci e latini; Milano 1999) e quelli di
S. DIANICH, (ed.), Sempre Apocalisse. Un testo biblico e le sue risonanze storiche
- --~
Presentazione
Più recentemente si è percepito che questo libro non può essere studia-
to semplicemente dal punto di vista storico o letterario, né unicamente
nella sua prospettiva escatologica. Da qui, l'impulso ad approfondire il
suo simbolismo, così da far affiorare la valenza teologica, come lettura
squisitamente pasquale della fede cristiana e della vita della Chiesa 11 •
Questa visione più ampia e organica ha stimolato una produzione
quanto mai ricca, che ha contribuito a ravvivare l'attenzione e l'inte-
resse per l'Apocalisse, accostata secondo una molteplicità di profili,
da quello ecclesiologico a quello cristologico, da quello spirituale a
quello più propriamente pastorale 12 •
In tale contesto, un apporto non indifferente è stato offerto anche dai
nuovi manuali introduttivi alla Scrittura, dove questo libro è presentato
accanto al Vangelo e alle tre Lettere e in continuità con loro, nell'ottica
di una riscoperta unità di fondo all'interno del Corpo giovanneo 13 • È
nell'orizzonte di questa apertura e di questa riformulazione che ha
avuto modo di fiorire e di diffondersi un'ampia gamma di presentazio-
(Casale Monferrato 1998) e E. CoRSINI, Apocalisse prima e dopo (Torino 1980), riedi-
ta poi come Apocalisse di Gesù Cristo secondo Giovanni (Torino 2002).
11
Fra tutti emerge l'opera di P. PRJGENT, L 'Apocalisse di S. Giovanni (Commenti
Biblici; Città di Castello 1985); orig. Francese, L 'Apocalypse de Saint Jean (CNT 14;
Paris 1981 ). Da segnalare poi R. BAUCKHAM, La teologia del/ 'Apocalisse (Letture
bibliche 12; Brescia 1994) e l'ottimo lavoro del compianto G. BIGUZZI, Apocalisse
(l libri biblici. Nuovo Testamento 20; Milano 2005). Dello stesso autore vanno
senz'altro menzionati anche due precedenti studi: l settenari nella struttura dell'Apo-
calisse. Analisi, storia della ricerca, interpretazione (SRivBib 31; Bologna 1996) e
L 'Apocalisse e i suoi enigmi (StBi 143; Brescia 2004).
12
Si segnalano tra i tanti studi quelli di A. LAPPLE, L 'Apocalisse: un libro vivo per il
cristiano di oggi (Parola e Liturgia 7; Roma 1980); D. MoLLAT, L 'Apocalisse: una let-
tura per oggi (Letture bibliche; Roma 1985); A. CHIEREGATTI, Apocalisse. Lettura spi-
rituale (Conversazioni bibliche; Bologna 1993); P. RicHARD, Apocalisse. La ricostru-
zione della speranza (Celleno 1996); G. BoosoN, I segreti dell'Apocalisse. Le projèzie
dell'ultimo libro della Bibbia (Milano 2000); G. RAvASI, Il libro dell'Apocalisse. Ciclo
di conferenze tenute al Centro culturale S. Fedele di Milano (Conversazioni bibliche;
Bologna 1991 ); G. CROCETTI, L 'Apocalisse meditata e pregata (Lettura pastorale della
Bibbia, Bibbia e spiritualità 20; Bologna 2003 ); B. CoRSA N!, L 'Apocalisse. Guida
alla lettura de/l 'ultimo libro della Bibbia (Torino 2004); C. DoGLIO, Apocalisse di
Giovanni (Dabar-Logos-Parola: Lectio divina popolare; Padova 2005).
13
Anche in questo caso, ci limitiamo a citare i contributi di X. ALEGRE, "L'Apocalisse
di Giovanni", Scritti giovannei e lettere cattoliche (ed. J.-0. TuNi- X. ALEGRE)
(Introduzione allo studio della Bibbia 8; Brescia 1997) 173-232 e di C. Doouo,
"Introduzione all'Apocalisse di Giovanni", Opera giovannea (ed. G. GHIBERTI)
(Logos. Corso di Studi Biblici 7; Leumann, TO 2003) 133-178.
8
Presentazione
14
Vedi, tra gli altri, gli studi di A. CANNIZZO, Apocalisse ieri e oggi (Napoli 1990); A.
VoGTLE, Il libro dei sette sigilli. Commento all'Apocalisse di Giovanni (In Ascolto
6; Leumann, TO 1990); C. H. GIBLIN, Apocalisse (Lettura pastorale della Bibbia 26;
Bologna 1993); E. ScHOSSLER FIORENZA, Apocalisse. Visione di un mondo giusto
(Brescia 1994); J.-P. PRÉvosT, Apocalisse (Cinisello Balsamo 1997); E. BIANCHI,
L 'Apocalisse di Giovanni. Commento esegetico-spirituale (Magnano 2000); X.
PIKAZA IBARRONDO, Apocalisse (Guide alla lettura del Nuovo Testamento 17; Roma
2001 ); orig. Spagnolo, Apoca/ipsis (Guias de lectura del Nuevo Testamento 17; Estella
1999); I. TIMOSSI, Apocalisse. Rivelazione di Gesù Cristo. Una cristologia per simboli
(Leumann, TO 2001); G. RAVASI, Apocalisse (Casale Monferrato 2004); A. MEN',
Leggendo l'Apocalisse (Firenze 2006).
15
Cfr. E. BosETTI- A. COLACRAI (ed.), Apokalypsis. Percorsi dell'Apocalisse di
Giovanni in onore di Ugo Vanni (Assisi 2005).
16
lbid., 14.
___........a...
Presentazione
17
Cfr. U. VANNI, La struttura letteraria del/ 'Apocalisse (Aloisiana 8a; Brescia 2 1980).
18 Cfr. U. VANNI, L 'Apocalisse. Ermeneutica, esegesi, teologia (SRivBib 17; Bologna
2
2001).
19
Una menzione particolare va riservata ai professori Maria Laura Riboli e Roberto
Rossella per la loro preziosa consulenza tecnica.
Presentazione
LUCA PEDROLI
- __j_l._
L'opera completa è dedicata a Pierre Pri-
gent che, con la sua amicizia, i suoi sugge-
rimenti e i suoi scritti, è stato sempre per
me una guida illuminante e stimolante nello
studio dell' Apocalisse 1•
1
Una delle attenzioni di Pierre Prigent nei miei riguardi, della quale sarò sempre
particolarmente grato, è la dedica del suo libro La Jérusalem cé/este: Histoire d'une
tradition iconographique du IV sièc/e à la Réforme (Bib/e et image 3; Saint Maurice
2003): "À Ugo Vanni admirable interprète de l' Apocalypse".
SIGLE E ABBREVIAZIONI
l. Sigle
- ___1_5
Sigle e abbreviazioni
16
Sigle e abbreviazioni
17
Sigle e abbreviazioni
RB Revue biblique.
RBiCalz Revista Biblica, Villa Calzada.
RBiLit Revista Biblica y Liturgica.
18
Sigle e abbreviazioni
VD Verbum Domini.
VìgChr Vìgiliae Christianae. Review of early Christian
/ife and language.
Vìvens Homo Vìvens homo. Rivista teologica Fiorentina.
V Sal Verbum Salutis.
VxEv Vox Evangelica.
2. Abbreviazioni generali
§ paragrafo/i.
Il parallelo/paralleli.
a.C. avanti Cristo.
AD Anno Domini.
Ad es. Ad esempio.
al. a/ii (altri).
20
Sigle e abbreviazioni
AT Antico Testamento.
bis due volte.
cap. capitolo/i.
cfr. confronta.
d.C. dopo Cristo.
ecc. et caetera (o et cetera).
ed. edidit, ediderunt.
Fs. Festschrift (o Mélanges, Scritti in onore di,
ecc.).
Ibid. Ibidem.
lo. IDEM (stesso autore).
Kg chilogrammo/i.
lett. letteralmente.
LXX Septuaginta.
LXX/TH Teodozione.
NT Nuovo Testamento.
ori g. originale.
p./pp. pagina/e.
s/ss seguente/i.
s. v. stessa voce.
ter tre volte.
TM Testo Masoretico.
v./vv. versetto/i.
V g. Vulgata.
x volta/e.
Ab: Abacuc.
Abd: Abdia.
Ag: Aggeo.
Am: Amos.
Ap: Apocalisse.
A t: Atti degli Apostoli.
Bar: Baruc.
Col: Colossesi.
lCor: l Corinzi.
2Cor: 2 Corinzi.
lCr: l Cronache.
2Cr: 2 Cronache.
Sigle e abbreviazioni
Prv: Proverbi.
lPt: l Pietro.
2Pt: 2 Pietro.
Qo: Qoelet (Ecclesiaste).
l Re: l Libro dei Re.
2Re: 2 Libro dei Re.
Rm: Romani.
Rt: Rut.
Sal: Salmi.
lSam: l Samuele.
2Sam: 2 Samuele.
Sap: Sapienza.
Sir: Siracide (Ecclesiatico).
Sof: So fonia.
Tb: Tobia.
lTm: l Timoteo.
2Tm: 2 Timoteo.
lTs: l Tessalonicesi.
2Ts: 2 Tessalonicesi.
T t: Tito.
Zc: Zaccaria.
21_
INTRODUZIONE GENERALE
20
Apocalypsis Joannis tot habet sacramenta, quot verba. Parum dixi pro merito
voluminis. Laus omnis inferior est: in verbis singulis multiplices latent intelligentiae
(GIROLAMO, Ad Paulinum 53, 8, anno 394).
21
Il sostantivo "parola" può essere inteso nel senso generale di un semplice termine
oppure può acquistare, determinato dal contesto in cui ricorre, un senso pregnante par-
ticolare, come, nel caso dell'Apocalisse, di "parola ispirata" o addirittura di "frase".
22
Sembra questo il significato del termine sacramentum. Agostino denomina sacra-
mentum il "Padre nostro".
23
È proprio della parola di Dio un effetto che può sorpassare scontatamente quello
della parola umana. Lo troviamo affermato a più riprese nel rabbinismo: l'ermeneu-
25
Introduzione generale
tica rabbinica parte dal presupposto che ogni parola della Torah possieda settanta
significati.
24
Il testo dell'Apocalisse, destinato ad una assemblea liturgica in atto, comporta un
lettore e un gruppo di ascolto, come indicato in Ap 1,3: Beato! colui che legge! e
coloro che ascoltano le parole di questa profezia. E questo condiziona lo stile usato,
limitando al massimo le subordinazioni sintattiche greche, meno adatte per una lettura
ascoltata che preferisce la paratassi.
25
È interessante tener presente un'ipotesi di lavoro sull'Autore reale dell'Apocalisse:
con tutta probabilità si tratta di un ebreo insigne, che conosce in maniera eccezionale
le Scritture, più di qualunque Autore del NT, compreso Paolo. A contatto con la chiesa
giovannea, usa tutta la sua conoscenza e abilità per aiutare il lettore/ascoltatore a co-
gliere la continuità della storia della salvezza nell'evento Gesù e il suo sviluppo fino
al compimento finale.
26
Introduzione generale
26
Sarà ripreso questo brano fondamentale a conclusione della parte introduttiva.
27
Introduzione generale
27
Viene da pensare a Paolo, pure lui nato in un contesto giudaico e poi in contatto
prevalente con ambienti greci, anche se lo stile espressivo dei testi paolini e de li' Apo-
calisse è totalmente diverso.
28
Frase fortunatissima e ad effetto di Charles, riportata oggi perfino dai siti internet,
ma carente di un senso preciso. È impossibile, infatti, pensare in una lingua e parlare
contemporaneamente in un'altra. Si potrebbe forse dire che "pensa in ebraico, traduce
mentalmente in greco e quindi scrive".
29
Cfr. G. MussiES, The Morphology of Koine Greek as used in the Apocalypse of St.
John (Leiden 1971 ).
28
Introduzione generale
3
°Cfr. O. BALDACCI, Romanità geocartografica e Apocalisse giovannea (Roma 1983).
31
Per uno studio dettagliato sul simbolismo dell'Apocalisse nei suoi diversi aspetti
vedi U. VANNI, L'Apocalisse: Ermeneutica, esegesi, teologia (Bologna 1988) 31-61
("Strutturazione del simbolo": 55-59).
32 Il simbolismo tipico dell'Apocalisse corrisponde a quanto si sperimenta in altri
29
Introduzione generale
30
Introduzione generale
2. Sfogliamo il testo
35
E. B. ALLO, L 'Apocalypse (Paris 1933) CLIV. La traduzione in italiano è nostra.
36
Si rimanda, per una presentazione dettagliata e discussa, a U. VANNI, La struttura
letteraria dell'Apocalisse (Aloisiana Sa; Brescia 21980).
3_1_
Introduzione generale
32
Introduzione generale
33
Introduzione generale
17
Vedi, per un approfondimento di questo fenomeno letterario particolare e raffinato,
"Elementi ruotanti lungo l'asse di sviluppo" in U. VANNl, La struttura, 236-248.
34
Introduzione generale
38
Cfr. J. LoPEZ, "Tres veces Juan. Rol de una singular presentaci6n (Ap 1,1.4.9)",
Greg 93 (2012) 47-73.
39
Per i contatti dell'Apocalisse con la grecità, cfr. G. BIGUZZI, "Giovanni di Patmos
e la cultura ellenistica", Apokalypsis, 93-126; M. E. BoRING- K. BERGER- C. COLPE
(ed.), Hellenistic Commentary to the New Testament (Nashville 1995) 548-586;
35
Introduzione generale
numeri di riferimento all'interno del libro: 921-976; L. GARciA URENA, "El dialogo
dramatico en el Apocalipsis. De Ezequiel, el tragico, a Juan, el vidente de Patmos",
Greg 92 (20 li) 23-56.
4
°Cfr. J. F. TORIBIO CuADRADO, El Vìniente. Estudio exegético y teo/6gico del verbo
'fcpxw9aL en la literaturajoémica (Marcilla 1993).
41
Gli strumenti di tipo grammaticale e lessicale che, nell'ambito del Nuovo
Testamento o riferiti esclusivamente ali' Apocalisse, permettono una lettura adeguata
sono relativamente abbondanti. N. TURNER, "The Style ofthe Book ofRevelation",
A Grammar ofthe New Testament. III Syntax (ed. N. TURNER- J. H. MouLTON)
(Edinburgh 1976) 145-158 ne indicava ben 61, a cominciare da G. PASOR, Manuale
36
Introduzione generale
43
L'Apocalisse sembra distinguere nella sua terminologia tra: Gesù, riferito al rap-
porto diretto intersoggettivo; Cristo, usato in una prospettiva messianica, riferito
alla promozione del Regno; Gesù Cristo, quando vengono uniti insieme il rapporto
intersoggettivo e l'attività messianica. Cfr. U. VANNI, "Dal regno alla nuzialità: i tre
livelli del messianismo nell'Apocalisse", Oecumenica Civitas IO (2010) 17-43. Nel
terzo livello della Prima Parte (2,1-3,22) troviamo unite insieme le due dimensioni.
3R
Introduzione generale
44
È illuminante a tale proposito il lavoro classico in materia di G. BIGUZZI, l settenari
nella struttura de/l 'Apocalisse. Analisi, storia della ricerca, interpretazione (SRivBib
31; Bologna 1996).
_ _ __3_9.
Introduzione generale
Oltre alle forme satellitarie dei settenari, tanto frequenti e tra le più
significative, incontriamo una serie di altri elementi minori, sempre
con la stessa funzione di inserire un tocco di novità nel testo di fondo.
Dopo la costruzione settenaria, prendiamo in considerazione altre
forme tipiche di raggruppamento letterario che presentano lo stesso
schema di fondo, ma in un formato ridotto a 4, 3 o 2 stichi. Iniziano
con una prima affermazione generale a cui segue un raggruppamento
di 3 o di 2 stichi, i quali, ricorrendo di seguito, producono dei gruppi
letterari compatti. Per cogliere il nuovo tocco satellitario di cui sono
apportatori, prendiamo come esempio il primo gruppo quadriforme,
che incontriamo in l ,5-6:
40
Introduzione generale
45
Il termine "parentesi" nell'uso odierno si riferisce, per lo più, ad aggiunte secondarie
che completano il discorso principale. Nell'Apocalisse, invece, l'aggiunta della "pa-
rentesi" ha la funzione esaltante di un'accentuazione.
_____ _41_
Introduzione generale
1,8 a Io sono
b l'alfa e l'omega -lo dice il Signore Dio!-,
c colui che è ed era e sta venendo,
d colui che domina tutto.
L'espressione del primo stico l ,8a indica già, con tutta chiarezza,
che è Dio che sta parlando. Anche il contenuto degli stichi cd si rife-
risce manifestamente a Lui. Ma lo stico b, che contiene la parentesi
lo dice il Signore Dio, lungi dall'essere tautologico rispetto ad acd,
come potrebbe sembrare a una prima lettura, costituisce un richiamo
forte all'assemblea che ascolta: essa è invitata a un salto qualitativo,
cioè a collocare tutto il gruppo temario di l ,8acd all'altezza infinita
di Dio che gli compete. La parentesi ha una funzione marcatamente
accentuativa, quasi una "moltiplicazione" del suo contenuto. Infatti il
dialogo liturgico, a cui appartiene l ,8, si sta svolgendo in uno scambio
tra Giovanni e la comunità che ascolta. Alla fine il livello sale verti-
ginosamente, tanto che viene coinvolto nel dialogo direttamente Dio.
Lo si comprende dai termini usati in l,8acd che, tra l'altro, ricorrono
in un raggruppamento a tre elementi, col rafforzamento di significato
unitario che la forma satellitare della "parentesi" comporta. Si parla di
Dio e, grazie appunto al tocco del raggruppamento temario, viene con
ciò sottolineato che lo si fa ad un livello elevato e in modo unitario,
per cui nei tre stichi l ,8acd si parla sempre e solo di Dio. La parentesi
l ,8b, che sopravviene, moltiplica ali 'infinito, per così dire, quanto
viene detto nei tre stichi, attribuendo proprio direttamente a Dio come
Autore un contenuto che egli stesso esprime. Non si poteva andare più
in alto.
Nel testo dell'Apocalisse isoleremo chiaramente, mettendole tra due
lineette, le parentesi che incontreremo e, quando il contesto lo sugge-
rirà, sarà posto alla fine un punto esclamativo. Teniamo presente fin da
adesso l'autonomia letteraria degli stichi inclusi nelle parentesi: essi,
isolati come sono dagli stichi che precedono e che seguono, saranno
denominati per tutta chiarezza "stico parentesi".
Esistono, nel testo dell'Apocalisse, altri fenomeni letterari più sem-
plici, analoghi a quelli esaminati, nei quali l'Autore, distaccandosi in
parte dali 'uso consueto, attribuisce stabilmente a dei termini un valore
proprio particolare; saranno indicati e interpretati nelle note al testo
generale.
;1")
Introduzione generale
Oltre alle forme letterarie esaminate, troviamo nel testo altri elementi
condizionanti, più fluidi ma sempre significativi, i quali, senza l'ag-
giunta di termini e senza assumere forme fisse ricorrenti come gli ele-
menti satelliti, esercitano un influsso anche notevole sul senso ultimo
delle parole. Possiamo riunirli globalmente sotto la denominazione
"sensibilità emotiva", intesa sia in un senso generale, sia applicata
a soggetti o campi determinati come: Gesù Cristo, Dio, lo Spirito,
Cristo-agnello, l'uomo, la musica, la letteratura greca46 , e così via.
Il soggetto concreto, toccato dalla "sensibilità emotiva" dell'Autore,
sembra avere una palpitazione, quasi un fremito di bello e di nuovo.
Gli esempi a tale riguardo si moltiplicano e saranno segnalati debi-
tamente nelle note. Ma per averne subito una prima idea, diamo uno
sguardo ravvicinato a un brano che lascia intravedere, nella descrizio-
ne che presenta, la sensibilità emotiva unica, propria dell'Autore.
Si tratta della descrizione del personaggio del figlio di uomo che,
come vedremo nel corso del libro, è Gesù stesso. La sua presentazione
avviene attraverso una serie di simboli complessi da decodificare che
esprimono un'intensa emotività.
46
Cfr. ad esempio GARCIA DRENA, El dùilogo, 21-30.
-~
Introduzione generale
47
Lo schema "temario" unisce i tre elementi, sebbene suddivisi in due versetti.
48
L'espressione, particolarmente forte e realistica, indica la passione con la sua
concretezza sconcertante: "divenni cadavere", alla quale fa da contrasto la solennità
esaltante della Resurrezione, "Guarda: sono vivente per i secoli dei secoli!" (l, 18).
49
C'è un contatto letterale con Dn 7,9: lo continuavo a guardare, quand'ecco furo-
no collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e
i capelli del suo capo erano candidi come la lana, il suo trono era come vampe di
fuoco e le ruote come fuoco ardente. Il brano, ripreso dali' Autore ma rielaborato cre-
ativamente, ci suggerisce che il colore bianco di cui sarà avvolto Gesù Cristo è quello
proprio di Dio.
so Quando il coinvolgimento emotivo è particolarmente forte poniamo un punto escla-
mativo(!) nel testo che lo esprime.
Introduzione generale
51
E già in questo dettaglio emerge un aspetto tipico della sensibilità dell'Autore: ama
fortemente i colori e, nell'uso, li carica di valori simbolici particolari: il bianco, che
ricorre ben 14 volte in tutto il libro, come già anticipato si riferisce simbolicamente
alla Resurrezione di Gesù Cristo.
52
Cfr. Ez l ,24; 43,2 dove si parla del rumore di "grandi acque" messo in rapporto con
Dio, senza però parlare di voce.
45
Introduzione generale
visto questa volta dal cielo in giù, che non solo dice, ma fa percepire
chi è. Siamo davanti a un capolavoro letterario: l'Autore riesce a far
sentire e amare sia il Gesù trascendente che il Gesù vicino, nostro,
quello di tutti i giorni. E sono proprio la sua sensibilità e la sua emoti-
vità che gli hanno fatto percepire due aspetti così diversi dello stesso
Gesù, e la sua capacità letteraria che gli ha permesso di esprimersi in
questo modo.
53
Cfr. ad esempio C. R. KoESTER, "The Distant Triwnph Song: Music and the Book of
Revelation", Word & World 12 (1992) 243-249; J. A. Dv RAND, "A 'basso ostinato' in
the structuring ofthe Apocalypse of John?" Neotest. 27 (1993) 299-311.
54
Troviamo aa.J..rr[(w/suonare la tromba per ben IO volte; crét.ì..1ttyéjtromba 6 volte;
aa.ÀTTLat~ç/trombettiere l volta; KL9apa.larpa 3 volte; KL9a.pu;Mçlarpista 2 volte;
KL9a.p[(wlsuonare l'arpa l volta; ~ouaLKoç/musicista l volta; a.ÙÀT]t~çlsuonatore di
flauto l volta.
55
Sono le seguenti: "L'amore di Gesù Cristo": 1,5b-6; "Lode di Dio creatore": 4,11;
"Celebrazione di Gesù Cristo-agnello": 5,8-14; "Glorificazione escatologica di Dio e
di Gesù Cristo": 7, 11-12; "La meraviglia escatologica celebrata dagli Angeli": 11,16-
46
Introduzione generale
18; "La vittoria sul Demoniaco": 12, l 0-12; "Il canto di Mosè": 15,2-4; "La distruzione
di Babilonia e la sposa di Cristo-agnello": 19,1-8. Anche nel resto del libro l'Autore
passa spesso, con facilità e naturalezza sorprendenti, dalla prosa alla poesia. Tale pas-
saggio verrà opportunamente segnalato nelle note.
56
Fin dall'inizio della Dossologia lo sviluppo a due voci sembra evidente: mentre
il coro "a" celebra in continuazione lo sviluppo della salvezza, il coro "b" ripete in
continuazione alleluia. Vediamo questo fatto direttamente sul testo che troviamo in
19,lc-d-19,3c. Incontriamo per primo il Coro "a" in 19,1c: "La salvezza e la gloria
e la forza sono del nostro Dio!; 19,2b: Poiché giudicò la prostituta, quella grande; c:
quella che corruppe la terra con la sua impudicizia; d: e vendicò il sangue dei suoi
servi sparso dalla mano di lei ... ". A questo punto incontriamo il Coro "b" in 19,3a: "E
dissero una seconda volta; h: "Alleluia". Riprende il Coro "a" in 19,3c: " ... e il fumo di
lei sale per i secoli dei secoli". In questa ricostruzione, il Coro "a" canterebbe in con-
tinuazione senza interruzioni il testo di 19,1c-19,2d e quello di 19,3c, mentre il Coro
"b" canterebbe contemporaneamente e ripetutamente Alleluia. Questo svolgimento,
tenendo conto della pesantezza che si avrebbe altrimenti con una recita orale, sembra
esigere a tutti gli effetti il canto.
57
È da notare che, l'unica volta che si parla esplicitamente di canto, si aggiunge alla
fine il verbo "dire": K!Ù ~ùooow 4lù~v KCt.Lv~v J.iyovuç/e cantano un canto nuovo
dicendo (5,9).
47
Introduzione generale
58
Una riprova interessante dell'affinità del testo dell'Apocalisse con la musica si
riscontra nelle composizioni di un certo prestigio che ne hanno musicato il testo. Un
esempio interessante si ravvisa in un'opera notevole di Franz Schmidt (1938) che ha
messo in musica - vocale e strumentale - tutto il testo dell'Apocalisse, eseguita a
Roma il4 febbraio 2012 dall'orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia. Riportiamo
il giudizio del noto giornalista Mauro Mariani: "Cosa aveva in mente Franz Schrnidt
mettendo in musica l'Apocalisse? Prefigurare l'apocalisse prossima ventura, osservata
da un ottimo punto di osservazione qual era Vienna nel 1938? Simboleggiare l'at-
trazione per il nulla e la distruzione dell'artista del Novecento, come Tbomas Mann
che circa negli stessi anni immaginava che il protagonista del suo Doktor Faustus
componesse una Apocalypsis cumjiguris? Niente di tutto questo. Sembrerebbe piut-
tosto che Schrnidt, da buon cristiano, si accosti a questo libro neotestamentario con
un atteggiamento di contemplazione mistica e che nelle rivelazioni profetiche di San
Giovanni veda un monito terrificante ma anche una speranza di salvezza. Quindi da
una parte stanno gli sconvolgirnenti cosmici e i terrori e le lamentazioni dell'umanità,
raffigurati con forza spettacolare e resi quasi visibili con effetti corali e orchestrali
spesso inediti. Dall'altra parte stanno il pacato tono devoto dei recitativi del tenore
che dà voce a Giovanni, gli assoli di organo che sanno di incenso, l'inno di fede dei
due luminosi cori finali, un grandioso Alleluja e un raccolto canto pseudogregoriano.
Da Bach e Haendel fino a Wagner, Mahler e Strauss sfila in questa corposa partitura
tutta la grande cultura musicale austro-tedesca (e si scopre inopinatamente anche
qualche spunto di neoclassicismo stravinskiano) ma Schrnidt ha la capacità di non
restare impigliato in queste reminiscenze e di creare un'opera di non comune potenza
espressiva, che soltanto a tratti cede alla retorica del grandioso e del sublime" (http://
www.giomaledellamusica.it/rol/?id=3793).
59
Cfr. J. W. ERWIN, Lyric Apocalypse; reconstruction in ancient and modern poetry
(Atlanta 1984).
48
Introduzione generale
__ _49_
Introduzione generale
60
Come mostra la limitazione della bibliografia in proposito, si tratta di due dimensio-
ni relativamente trascurate dall'esegesi. Sia la musica che la poesia dell'Apocalisse
sono ancora in gran parte da studiare, da scoprire nei loro aspetti più interessanti e
coinvolgenti per una accoglienza piena del testo.
61
Cfr. M. É. BOISMARD, '"L'Apocalypse' ou 'Les Apocalypses' de S. Jean", RB 56
(1949) 507-541.
50
Introduzione generale
62
Cfr. U. VANNI, La struttura, 19-102; 259-286 e, per le varie proposte di sistemazione
strofica, 15, nota 55.
63
Verrebbe spontaneo chiamarli "versi", ma la denominazione, incrociandosi con lo
stesso termine già in uso, darebbe adito a delle imprecisioni. "Stico" ha, come signi-
ficato di fondo, "in filologia, verso o rigo di scrittura". Cfr. N. ZINGARELLI, Il nuovo
Zingare/li. Vocabolario della lingua italiana (l Grandi Dizionari; Bologna 2014) 2271.
64
Giova tener presente il valore preciso di "ritmo": derivante dalla radice indoeuropea
rein, "scorrere", presente in greco e latino, indica la "successione regolare nel tempo
di suoni, accenti, cadenze, movimenti e simili. Anche figuratamente" (cfr. ZINGARELLI,
Il nuovo, 1968). Nell'Apocalisse si può riferire al regolare scorrere in avanti del flusso
narrativo. Il corsivo di movimenti è volutamente nostro.
51
Introduzione generale
65
Abbiamo già fatto un cenno applicativo alla terminologia e all'uso degli stichi
trattando, sopra, della "Dossologia della Creazione" (4,11 ). Quanto detto allora viene
adesso ripreso e completato.
66
Cfr. G.-L. LECLERC DE BUFFON, Discours sur le style et autres discours académi-
ques (Paris 1843) Il.
52
Introduzione generale
67
Con sorpresa una scorsa dei LXX mette in rilievo la scarsezza estrema delle ricor-
renze del sintagma "parola di Dio". Troviamo il sintagma A.6yoç wii 8eoii in Gdc 3,20
e Ger 1,2. Il sintagma sinonimo A.Oyoç KUpiou ricorre più spesso (ad es. in IRe 12,22;
2Cr 11,2; Mi 4,2), in tutto secondo i sofnvare biblici 117 ricorrenze che, rispetto all'in-
sieme del testo greco dei LXX, costituisce una proporzione molto modesta.
Introduzione generale
54
Introduzione generale
La Parola di Dio è qui divenuta parola di Gesù, quella con cui testi-
monia il Padre e se stesso e si dona agli uomini che l'ascoltano e la
mantengono. Man mano che la parola di Gesù viene in contatto con gli
uomini e si radica in essi diventa discorso di profezia (1,3; 22,7.10.18),
parola della testimonianza ( 12, Il) resa dai cristiani, i quali esprimono
agli altri la testimonianza di Gesù, accolta e divenuta loro. Tutto ciò
che è di Gesù tende a diventare proprio anche degli uomini, rinnovan-
doli. E così emerge un accoppiamento significativo: la testimonianza
di Gesù che i cristiani esprimono a costo della vita è anche, pienamen-
te, la Parola di Dio (20,4 ). Tutto questo viene indicato e contenuto
nel libro scritto quasi identificandosi con esso, al punto che proprio le
parole di questo libro sono fedeli e veraci (21 ,5; 22,6.9). Partendo dal
Padre, le parole si concentrano tutte in Gesù, Parola trascendente che,
incarnandosi, raggiunge gli uomini con la sua testimonianza e il dono
di sé. Così si colloca in essi, diventa la loro Parola, permettendo loro
di rinnovarsi e divenire lui.
E l'Autore dell'Apocalisse sottolinea un aspetto fondamentale di
questa cristifìcazione: è una partecipazione, misteriosa ma reale, alla
Resurrezione di Gesù che si realizza a cominciare da questa vita.
L'autore esprime tutto questo prendendo, con tutta probabilità, dai tre
-_55_
Introduzione generale
68
Cfr. 1,14; 2,17; 3,4.5.18; 4,4; 6,2.11; 7,9.13.14; 14,14; 19,11.14; 20,11. In queste
sedici ricorrenze, una è particolare, perché troviamo il bianco in un contesto verbale:
Resero bianchei/.:).EvKava.v le loro vesti nel sangue dell'Agnello (7, l 4).
56
Introduzione generale
69
L'espressione letterale che è stato infuocato dal jùoco!rrETrupw',lÉvov ÉK rrup6ç indi-
ca con ridondanza un contatto compenetrante tra l'oro e il fuoco. Unisce la somma
preziosità con il massimo dell'ardore: sono queste le caratteristiche fondamentali
dell'amore verso Dio.
57
Introduzione generale
7
° Ci sono ragioni molteplici e coerenti per vedere ne II' Autore dell'Apocalisse un
ebreo insigne, credente e praticante, che riconosce in Gesù il Messia e vuole comu-
nicare ed estendere questo messaggio, attingendo al suo ampio patrimonio culturale
e religioso. Vedi U. VANNI, "L'autore dell'Apocalisse un eminente ebreo che incontra
Gesù?", Vìvens homo 27 (2016) 23-37.
58
Introduzione generale
71
Per un approfondimento e una documentazione, si rimanda a L. PEDROLI, Da/fidan-
zamento alla nuzialità escatologica (Assisi 2007).
72
Vedi, per il rapporto complesso tra ispirazione e applicazione nella vita, PONTIFICIA
CoMMISSIONE BIBLICA, Ispirazione e verità della Sacra Scrittura. La parola che viene
da Dio e parla di Dio per salvare il mondo (Documenti vaticani; Città del Vaticano
2014) 78-85.
59
Introduzione generale
Gesù vuole essere compreso per quello che veramente è, con tutto il
suo amore: si scopre attraverso ciò che fa e occorre guardarlo. Sta,
incessantemente, in piedi alla porta della casa di ciascuno. Desidera
60
Introduzione generale
73
Vedi sopra, nel paragrafo Introduzione: le parole del/ 'Apocalisse, fascino e mistero.
74
La chiesa non parla mai nelle sette lettere che Gesù le manda, ma, da tutto l'insieme
del suo atteggiamento verso Gesù e dai risultati finali costantemente positivi, deducia-
mo la sua piena accoglienza a quanto Gesù le dice.
61
Introduzione generale
"Questo dice
l'amen,
il testimone, quello fedele e verace,
il principio della creazione di Dio!" (3,14).
75
Gesù usa l'Amen ripetutamente, sia nel Quarto Vangelo, dove troviamo il raddop-
piamento caratteristico "Amen, Amen", sia nei Sinottici, dove viene usato per dare a
quanto detto un assoluto di verità. In Giovanni il primo Amen esprime la verità che
Gesù legge nel Padre, il secondo la verità conseguente che risiede in lui.
76
Un chiaro esempio di quanto stiamo vedendo si ritrova proprio all'inizio del libro.
È Dio Padre che affida a Gesù la sua rivelazione (cfr. l, l).
62
Introduzione generale
63
Introduzione generale
64
Introduzione generale
65
TESTO E TRADUZIONE
INIZIO: TITOLO E PROLOGO (1, 1-3)
77
Propriamente il termine base adoperato dall'inizio, a1TOKUÀUljJLç/rivelazione, non
indica la presentazione di un contenuto rivelatorio già elaborato - sarebbe anOKtXÀIJI.L!Ja,
documentato nella grecità, anche se raramente; cfr. Clemente Alessandrino: tà
òp!ij.lata. Ka.l tèt: anOKa.À~ta. (CLEMENTE ALESSANDRINO, Stromata I)- ma lo svolger-
si di una rivelazione che sta avvenendo, come suggerisce il suffisso -aL di ànoKaÀutjiLç.
Nella proposizione che segue manca il verbo principale e abbondano i relativi (~vi
che ... oc,/il quale ... '6aa./tutto quello). Il fatto che il sintagma l'l rimanga senza un
riferimento diretto a un verbo lo rende relativamente isolato nel suo contesto imme-
diato e gli conferisce una certa accentuazione e solennità: viene ritenuto il titolo di
tutto il libro. Lo stico principale di !,la presenta un leitmotiv letterario e ha una sua
presenza concettuale negli stichi satelliti seguenti che lo completano e gli danno un
senso compiuto. Nei versetti 1,1-3 c'è uno stile diverso, più articolato rispetto al resto
che segue. Viene subito da pensare che l'Autore qui voglia esprimere un "prologo"
vero e proprio. È la parte non recitata; la lettura vera e propria inizierà con l ,4a dove
Giovanni/Autore parla direttamente ali' assemblea.
69
Apocalisse di Giovanni
78
È un'espressione tipica, ripresa da Daniele (2,28.29; 2,45) e ricorrente anche in
1,19; 22,6.
79
Le due espressioni dello stico parentesi stanno in parallelismo sinonimico (come
anche in 1,9 e 20,4).
80
La costruzione elegante di questi primi versetti è articolata letterariamente sui tre
verbi: diede!'ÉOWKEV (1,1), espresse in segni!Éa~IJ.aVEV (l,ld), ciò che videfoaa EI&v
(l ,2). La rivelazione data da Dio a Gesù Cristo viene espressa in segni e, tramite
l'angelo interprete, inviata a Giovanni- qualificato subito nella parentesi di 1,2/come
testimone della parola di Dio e della testimonianza di Gesù - sotto forma di visioni.
L'espressione tutto quello che vide dipende grammaticalmente da inviando (l, l); di-
venterà usuale nell'Apocalisse l'intervento dell'angelo che mostra a Giovanni ciò che
vede (cfr. 17,1; 21,9.10; 22,1.8).
81
Riferito com'è a due soggetti diversi- uno al singolare (colui che legge/o
àvaywW<JKwv, 1,3) e uno al plurale (coloro che ascoltano e mantengono/al. àKofuvtEc; ...
KaÌ. tT]poiìvnç ... , 1,3}- il termine beatolj.LO:Kap~oç (1,3) emerge dal suo contesto imme-
diato. Unitamente a infatti/yap, con cui appare collegato, delimita lo spazio letterario
omogeneo di l ,3. Inoltre, in greco i due verbi al participio (aKmmvtEç e tT]poiìvnç),
collegati tra di loro perché dipendenti dali 'unico coloro che/aL, mettono le due espres-
sioni nelle quali sono inseriti in un rapporto di parallelismo sinonimico progressivo.
All'ascolto segue, in crescendo, il mantenere.
82
L'espressione si ricollega a 1,3a con valore esplicativo. La mancanza di un verbo
nell'originale greco la rende più compatta. Il termine tempo1Ka~p6ç indica un momento
particolare, potremmo dire un'opportunità speciale offerta all'uomo per realizzare una
stretta partecipazione con Dio. Inoltre questo momento da cogliere è messo in relazio-
ne con l'ascolto del libro dell'Apocalisse. Poiché la stessa espressione ricorre anche
in 22,10, troviamo all'inizio e alla fine del libro sottolineato il fatto di una particolare
collaborazione e simpatia tra l'uomo e Dio. Vedi A. CASALEGNO (ed.), Tempo ed eter-
nità. In dialogo con U. Vanni (Cinisello Balsamo 2002) 40-41.
70
PRIMA PARTE:
GESÙ PARLA ALLE SETTE CHIESE (1,4-3,23)
9p6vou aù-roù
83
Dato che il testo 1,4-8 è articolato come un dialogo liturgico tra il "lettore"/presi-
dente e l'assemblea, nella stesura del testo, sia in greco che in italiano, è stato inserito
il vuoto di una linea quando si passa da uno all'altro dei due interlocutori. Prendiamo
in esame il testo nel suo insieme, sincronicamente. In questa prospettiva, troviamo
nel nostro brano alcuni indizi letterari che vale la pena approfondire. Di seguito ri-
portiamo uno schema simmetrico, arricchito di altri elementi, che ci può dare un'idea
dell'unità della pericope e del suo sviluppo (cfr. U. VANNI, La struttura, 150-152).
A: l ,4b aiTÒ ò wv K(xL ò ~v KUL ò ÈPX~fVOç; l ,4a-5d ha una sua omogeneità data dallo
sviluppo del triplice &i!é.
8: 1,6b ~~v; 1,5e-6b: )a rottura stilistica dell'improvviso t!\ì ayaiTWvtL stacca dalla
parte precedente: fa pensare, tenendo presente il passaggio da ~'iv ( 1,4) a iJ!Uì:ç (l ,5.6),
a una reazione di risposta. Presenta una sua unità letteraria, determinata dal dativo
iniziale (t!\ì àyaiTwvn) e conclusivo (aùtQ ~ oé!;a Kal tò Kpatoç) e ribadita dall'a~~v.
8': 1,7 NaL, à~~v; l'unità letteraria del versetto è evidenziata specialmente dal tri-
plice aùtév sempre riferito a Cristo. Il cambiamento del soggetto rispetto al contesto
precedente - qui è Cristo soggetto sottinteso di fPXEtaL -, nonché la forma letteraria
tipicamente oracolare e articolata su tre futuri (ÉpXEtaL, oljJEtaL, KoljlovtaL) conferma-
no l'unità letteraria della frase e, nello stesso tempo, la staccano da quanto precede.
Na[, a~~v: sì, amen costituisce la forma caratteristica di risposta, evidente in sì, e di
preghiera, proprio di amen, e separa nettamente da quanto precede.
o
A': 1,8c ò wv Kal ò ~v Kal €px~Evoç; 1,8a-d: la caratteristica letteraria dell'uso della
prima persona stacca di nuovo dalle parti precedenti e fa del versetto un segmento a
sé stante, omogeneo nel suo sviluppo. L'affermazione fatta in prima persona suppone
un interlocutore diretto, quindi uno scambio di battute; ciò è sottolineato anche dalla
o
parentesi in terza persona (J..ÉyEL KUpLoç ò 9€éç) che mette in risalto l'azione presente
del parlare.
84
ai!Ò ò wv viene sciolto in ai!Ò 9EOu ò wv da Vittorino e Primasio. Si muove sulla
stessa linea Cassiodoro: aiTÒ Kup[ou ò wv («Sed quis est iste Dominus, qui est, qui fuit
et qui veniet?» ).
71
Apocalisse di Giovanni
a TQ àya.'ITWVtL ~f.L&ç 8 7,
a Ka.Ì. Àuaa.vn ~fl&ç ÈK rwv OCf.L!X.pnwv ~f.LWV Èv tQ a.'[f.L!X.n
a.Ùtoù,
1,6 a - Ka.Ì. È'ITOLTJOEV ~f.Liiç 88 1}a.aLÀEL!XV, Ì.EpE'ì.ç 89 tQ 9EQ KaÌ.
TiatpÌ. aùtoù-
85
Il nominativo anomalo (dovrebbe essere genitivo) ò ~ptuç ò motoç viene armoniz-
zato con 'll)OOU XpLOtoÙ mediante il relativo oç: abbiamo oç Èon ~ptuç ò 1TLOtoç in
Andrea di Cesarea e in Areta. La forzatura grammaticale (il nominativo ò ~ptuç ... che
dipende dal genitivo ànò 'Il]Ooù XpLo-roù), l'articolo (ò ... ) che viene premesso a ciascu-
no dei tre attributi cristologici, con una certa enfasi, e l'uso ripetuto dello stesso arti-
colo conferiscono risalto alle qualifiche di Cristo, origine (lino ... ) di xapLç KaL elp~VT].
86
Di fronte a veKpwv pongono ÈK Andrea di Cesarea e manoscritti che si riferiscono a
lui. Avremmo così «primogenito dai morti» e non «primogenito dei morti».
87
Nei manoscritti facenti capo ad Andrea di Cesarea, come pure in 2053 (XII sec.) e
2062 (XIII sec.), troviamo l'aoristo àyani)aavn. Questo perché il presente àyanwvn
ha sollevato qualche difficoltà e si è preferito collegarlo col passato, armonizzandolo
con 'J..uaavnlche sciolse o 'J..ouaavnlche lavò (2053 e 2062). Il participio presente
àyanwvn (l ,5) con valore continuativo, espresso solo con l'oggetto ~j.liiç, prende
risalto e si distacca, nel flusso comunicativo, dal seguente participio aoristo 'J..ooavn
a cui seguono indicazioni concrete e circostanziate. Viene poi (l ,6) una indicazione
densa e concentrata, espressa come una parentesi (sarà ripresa e sviluppata in 5, l 0).
Col dativo autc{:l che segue (l ,6) ci si ricollega al dativo tc{i àyanwvn di I ,5, chiudendo
cosi il cerchio: di nuovo una costruzione accurata ed elegante. Il seguente 'J..oooavnl
che lavò invece che 'J..ooavnlche sciolse è documentato in P (025) 1006 1841 1854
2053 2062 e nella maggioranza dei codici della Koinè. Si ha, in questo caso, una mag-
giore coerenza nell'immagine: il sangue lava dai peccati. Ma si tratta sicuramente di
una lectio facilior.
88
L'espressione presenta due rilievi testuali. Il termine noLi)oavn, documentato da 046
1854 2053 2062, armonizza grammaticalmente Ì'nOLl)OEV col resto della frase costruita
col dativo (tc{i àyanwvn ... autc{i ~ OO(a); in tal modo elimina il rilievo particolare che
l'espressione acquista proprio per la durezza del passaggio grammaticale dal parti-
cipio all'aoristo ('J..uaavn ... Kall:no(l)oev); si tratta anche qui di una lectio faci/ior.
Il pronome ~ç/noi è sostituito da ~1-1wv/di noi, nostro in C (V sec.) 1611 1329 e in
alcuni codici della Vulgata. Si tratta di superare la difficoltà derivante dall'attribuzione
della qualifica di regno-sacerdoti al gruppo ecclesiale che sta parlando. Sarebbe più
semplice - e quindi si ha una lectio facilior- dire che Cristo fece il regno-sacerdoti
per noi, oppure nostri.
89
È stata avvertita la difficoltà della mancanza di un collegamento grammaticale tra
j3aaL'J..e(avlregno e i.epei.ç/sacerdoti. Si è allora aggiunto KaUe tra i due termini: S 9
72
Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4--3,23)
1,7 a 'Iooù
a EPXHillj..LHà "t"WV VE4JEÀWV,
b K!IÌ. oljJHIIl aù-ròv miç Ò<jl9a:ÀI.J.Òç - KIIL o'[ HVEç
aÙ"t"ÒV ÉI;EKÉV"t"TJOIIV -,
c K!IÌ. KOijJOV"t!Il É'TT' au-ròv miaal al4Juì..«Ì. •iìç yiìç.
a N Il '
l, 'IXI.J.T]V.
'
d O'!TilVtOKpCXtWp.
1,4 apr Giovanni alle sette chiese, a quelle che sono nell'A-
sta:
apr "Grazia a voi e pace92
___-=u..
ApocaUsse di Giovanni
o o
che era e sta venendo/o wv Ka.l ~v Ka.l ÉpxOj.lwoç, che troviamo due volte in questa
forma (1,4; 1,8). La ricorrenza Ecco (guarda): sta venendo con le nubi/1ooù EPXH«L
IJ.HÒ: <wv vE<jlf:Àwv (l, 7ab), di forma diversa ma affine, unisce le tre ricorrenze in un in-
treccio significativo: si parte da Dio, ci si incontra con Gesù Cristo, si ritorna a Dio che
è unito a Gesù Cristo a cui saranno riferiti gli stessi attributi divini (cfr. l ,8 in rapporto
con 22, 13) nell'azione che riguarda la storia dell'uomo. In 1,4l'Autore richiama "vio-
lentemente" l'attenzione del lettore/ascoltatore per le novità grammaticali e linguistiche
che usa: la preposizione lx:rr6/da parte di che regge normalmente il genitivo, col nomina-
o
tivo; l'eccezionale ~v/il era coniato di sana pianta; la sostituzione del futuro E:aOj.IEvoç/
verrà, che ci aspetteremmo, con il participio ÉPXD!!Evoç/sta venendo. Non imputabili a
una presunta limitazione grammaticale, costituiscono delle anomalie creative da parte
dell'Autore- usate anche da scrittori moderni come James Joyce- per esprimere,
qui, e far percepire all'elaborazione del soggello interpretante il senso dell'infinito di
Dio, "aggiuntivo" rispetto al livello della normale formulazione umana. Il participio
presente ÉpXOIJ.Evoç può avere anche un valore di futuro, come appare nella Vulgata
che traduce "qui venturus est", benché filologicamente meno probabile. Per l'Autore
dell'Apocalisse la venuta, già cominciata nel passato, si sta svolgendo nel presente e
tende a una sua conclusione. È da preferire la traduzione sta venendo per sottolineare
lo svolgimento dell'approssimarsi divino alla nostra storia umana.
94
Parlando dello Spirito Santo, il nostro Autore sottolinea l'azione multipla che lo
Spirito compie e usa di conseguenza il plurale (cfr. 1,4; 3,1). Il riferimento allo Spirito
Santo suggerisce di usare il maiuscolo.
95
Il participio presente tiya.nwvn con valore continuativo, contrapposto agli altri due
verbi all'aoristo ÀlKJa.vn ed €no(1JOEV entrambi con valore puntuale, è reso bene con
ci sta amando.
% La parentesi tende ad alzare il tono del contesto in cui si trova: essere già regno e
avere la responsabilità di sacerdoti costituiscono i due aspetti più importanti del cre-
dente: valori fondamentali che illuminano l'essere amati in continuità da Gesù Cristo
e la cooperazione con lui al divenire positivo della storia. Per il concetto di regno e
sacerdoti vedi volume Il, esegesi di l ,6.
Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4--3,23)
97
Occorre tener presente la costruzione letteraria particolarmente elegante: nell'am-
bito dello stesso stico (1,7) si ha un inizio, lbou!vedi/guarda (lett.), e una conclusione,
Na[, aiJ.~v!Sì, Amen, con in inezzo l'autopresentazione di Gesù. Quando nell' Apoca-
lisse il termine lliou viene seguito da un sostantivo (cfr. 4,1s; 6,2.5.8; 7,9; 12,3; 14,14;
19, Il) esprime un rapporto immediato con un oggetto che appare: la traduzione ade-
rente sarà allora normalmente guarda. Quando invece è seguito da un verbo (cfr. 1,7;
2,10.22; 3,8s.20; 5,5; 9,12; 16,15; 22,7.12) il richiamo all'attenzione è più indiretto e
in certo senso mediato. Ciò comporta una maggiore complessità e quasi uno stacco nel
flusso comunicativo: la traduzione aderente sarà in questo caso, normalmente, ecco.
Lo stico l, 7a costituisce un'eccezione in base al riferimento esplicito a "vedere" di
l ,7c che richiede di tradurre guarda.
98
La traduzione di (pxE'taL al presente invece che al futuro - come spesso è stato
proposto - è giustificata, oltre che dalla forma grammaticale, dalla traduzione della
Vulgata (''ecce venit"), e dal fatto che loou usualmente è seguito da un verbo al presen-
te. La forma peri frastica sta venendo esprime meglio la continuità dell'indicativo pre-
sente, continuità che acquista ancora più rilievo perché è collegata con dei futuri (l, 7).
99
Lo stico 1,7c costituisce una proposizione unitaria con uno sviluppo a snodo: l'affer-
mazione di base Kal oljiEtaL aùt6vllo vedranno si sdoppia in due sintagmi posti in pa-
rallelismo sinonimico, per cui si completano e ricoprono a vicenda: 111iç Ò!jl9aÀjl6ç/ogni
occhio e o'(nveç aùtòv É/;EKÉVtTJaav/coloro che lo trafissero. Quest'ultima espressione
funge, rispetto a quella che precede immediatamente, da parentesi esplicativa e richia-
ma Gv 19,37: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto, che mette l'incontro
di ogni uomo con Gesù in rapporto con la crocifissione. Da notare che all'interno dello
stico 1,7c è contenuta una parentesi che, come tale, secondo l'uso particolare che ne fa
I' Autore, "porta in alto", mettendo così in rilievo la partecipazione degli uomini alla
crocifissione di Gesù.
100
Si tratta qui di una risposta diretta a 1,7a. I due termini usati non sono sinonimi:
Sì è riferito a quanto detto immediatamente prima; Amen è un elemento di preghiera
che guarda al futuro.
101
Inserzione parentetica che, riprendendo una formula oracolare consueta nell' AT, in-
troduce Dio stesso nel dialogo. La spinta in alto propria dello stico parentesi sottolinea
il fatto di Dio che parla, con la grandezza che tutto questo comporta.
--~
ApocaUsse di Giovanni
c wç xtwv
a KUÌ. OÌ. ~8UAIJ.OÌ. aÙ'tOU
b wç 4JÀ.ò~ 1rupòç.
1,15 a KaÌ. OÌ. lTOÙEç aÙwu
b OIJ.O LO l XUAKOÀLj3<iVctJ
c Wç ÈV KUfllVctJ 1TE1TUpWf!ÉVT)ç 103 •
102 Notare la ripresa del termine ÈyEVOJ.ITJV da l ,9a, con effetto di eleganza letteraria.
103
Innanzitutto occorre rilevare un problema di scelta nella tradizione manoscritta:
1TE1TUpWJ.iÉVTJç è testimoniato da A C Primasio; 1TE1TupwJ.iÉV4J da S e molte versioni
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Chiese (1,4-J,2J)
77
Apocalisse di Giovanni
105
I due termini con i quali Giovanni si qualifica (1,9bc), prima di iniziare la presen-
tazione della sua vicenda (l ,9d), sono collocati con modalità diverse nel decorso del
racconto. Il primo, ò à&J.<jlòç Ù!J.wv/ilfratello vostro, rimane a sé stante, come isolato
(l,9b); il secondo invece, auyKoLvwv6ç/compartecipe, ha tutto un suo sviluppo arti-
colato (l ,9c).
106
L'abbinamento ricorrente e caratteristico della parola di Dio e della testimonianza
di Gesù conferisce, nel flusso comunicativo di tipo narrativo che l'Autore qui usa, un
rilievo particolare al nostro testo (cfr. 1,2; 1,9; 6,9; 12,11).
107
Dato che al tempo della composizione dell'Apocalisse (fine I sec.- inizio II) già era
in uso la celebrazione cristiana della liturgia del giorno dopo il sabato, l'espressione
greca Èv tfi KUpLtXKÙ 1ÌIJ.Épf1 potrebbe essere tradotta nel giorno di domenica: "certainly
Sunday", in F. W. DANKER, A Greek-English lexicon ofthe New Testament and other
Early Christian Literature (Chicago - London 32000) 576. Preferiamo, tuttavia, la
formula giorno del Signore, poichè l'Apocalisse si trova in una fase intermedia, di svi-
luppo linguistico, che porterà l'abbandono della terminologia ebraica con esplicito ri-
ferimento al sabato (l Cor 16,2; At 20,7) per approdare al termine odierno di domenica.
108
La particella wç/come pone in un rapporto di corrispondenza due realtà. Se la cor-
rispondenza è sullo stesso piano, possiamo dire orizzontale, si tratta di una semplice
comparazione; se invece la realtà da cui si parte è di tipo trascendente e il termine di
paragone appartiene alla realtà esistente, allivello immanente proprio dell'esperienza
diretta dell'uomo, si ha un movimento dall'alto al basso, di tipo verticale. In questo
caso- di gran lunga il più frequente nelle 71 ricorrenze- si ha una sorta di contrazio-
ne nel flusso comunicativo dovuta al passaggio tra due livelli. L'Autore si sforza di far
percepire a livello immanente quella che, propriamente, è una realtà meta-concettuale
e che egli percepisce a livello "mistico". Quanto detto della particella wç/come vale
anche per termini equivalenti come OIJ.OLoç/simi/e. L'espressione voce grande non
indica semplicemente il volume acustico della voce che sta parlando, ma anche e
soprattutto una grandezza ancora imprecisata; il dettaglio seguente come di tromba
richiama al lettore/ascoltatore le teofanie dell' AT, nelle quali questo suono costituiva
un elemento caratteristico (cfr. Es 20,18). Inoltre, il "dire" che segue non è un detta-
glio di cronaca, ma come sempre nell'Apocalisse, conferisce un rilievo particolare al
contenuto che viene espresso da chi parla.
78
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Chiese (1,4--3,23)
109
Il termine ~L~Hov può essere inteso come rotolo o come libro ("scroll, book":
DANKER, A Greek-English, 176). Al tempo dell'Apocalisse la forma usuale era il roto-
lo. Con il versetto seguente inizia un settenario che si snoda in l, Il b-h. L'Autore ha in
mente le sette chiese menzionate una per una e che poi indicherà esplicitamente (2-3 ).
L'insistenza sul sette- le chiese della zona, come ricaviamo da Ignazio di Antiochia,
erano più numerose - indica una scelta da parte dell'Autore che passerà dalla "chiesa"
singola alle "chiese" viste nell'ottica di una totalità che diventa simbolica: le sette
chiese in base a questa totalità diventano le chiese di ogni tempo. Da notare come i
singoli stichi, quando fanno parte di un gruppo satellitario- qui il settenario di l, Il -,
costituiscono un insieme omogeneo, senza gli sbalzi che si hanno normalmente quan-
do degli stichi satellitari si susseguono.
110
L'espressione vedere la voce ha un rilievo particolare: sulla traccia dell'ATe del
Giudaismo si ha un dinamismo che passa dall'ascolto alla visione. Tradurre vedere chi
parlava costituirebbe una banalizzazione.
111
La narrazione si sta animando gradatamente: si passa dai sette lucernieri a! .figlio
dell'uomo e, dopo una precisazione riguardante il suo abbigliamento (1,13), si avrà
un gruppo letterario settenario che si svolgerà in crescendo (l, 14-16). Da notare
l'uso di OfJ.OLov/simile con l'accusativo (cfr. anche 14,14) a differenza di tutte le altre
ricorrenze con il dativo. Il termine Oj.l.owçlsimile (allo stesso modo della particella wç/
come) esprime normalmente un rapporto di corrispondenza tra il livello trascendente
e il livello immanente proprio dell'esperienza umana diretta espresso col dativo.
Potremmo tradurre somigliante e corrispondente: il nostro Autore vuole suggerire
al lettore/ascoltatore la corrispondenza tra il Gesù Cristo della vita terrena e il Gesù
Cristo risorto che sta parlando. Il settenario che ne segue e che inizia con la svolta
narrativa di ~ & KE<jlaì.~ av-r:ou/la sua testa presenterà le caratteristiche soggettive e
personali di Gesù Cristo, coinvolgendo sempre di più il lettore/ascoltatore, fino alla
felice sintesi conclusiva di ) , 16: KaL ~ O\jiLç au-r:ofJ WC, O ~À.Loç/e gli occhi SUOi come i/
sole. Tale settenario conferisce al testo un senso aggiuntivo di pienezza.
Apocalisse di Giovanni
112
L'espressione greca i!pÒç toiç ~-taoto'iç, letteralmente verso le mammelle, si può
tradurre con petto, dato che ~ot&; nella grecità è riferito espressamente anche all'uo-
mo. A tal proposito cfr. Diodoro Siculo 1,72,2: TIEpLE(WCJ~-tÉv, ol. U'TTOK(ltW twv ~otwv
(citato da DANKER, A Greek-English, 621 ).
113
Si hanno due referenti a livello immanente, concatenati in crescendo: dopo la lana
bianca che è più vicina concretamente all'immagine dei capelli, il simbolismo decol-
la verso il massimo di bianco: quello della neve. Il doppio riferimento in crescendo
indica un sussulto emotivo. Per l'Apocalisse il colore bianco è sempre collegato alla
Resurrezione.
114
È preferibile tradurre letteralmente <jla[vu con appare, anziché con risplende, per
non perdere il collegamento col sole che sorge, con tutto il fascino dell'aurora.
115
Anche qui come un morto indica il riferimento a un'esperienza umana usuale, per
far comprendere la situazione particolare nella quale viene a trovarsi Giovanni in
contatto con la trascendenza di Gesù Cristo risorto.
116
L'imperativo senza un suo oggetto precisato isola il sintagma, accentuandone il
significato.
117
I tre elementi primo/ultimolvivente costituiscono un raggruppamento ternario e
fanno capo a Éyw El~-tL//o sono da cui dipendono grammaticalmente. Il primo stico è
individuato in 1,17-18, dove si avverte una certa enfasi emotiva.
RO
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Chiese (1,4-3,23)
118
L'espressione è particolarmente forte e realisti ca.
119
Dopo l'auto-presentazione di Gesù Cristo si passa, con un piccolo stacco letterario,
alla missione imperativa.
120
Qui termina il discorso diretto da parte di Gesù, iniziato in l, 17 e che si conclude
in 1,20. Secondo lo stile usuale dell'Autore, che ama aggiungere alla sua esposizione
di fondo indicazioni di carattere interpretativo destinate al gruppo che ascolta, le due
proposizioni seguenti sono da attribuirsi direttamente a lui e non più al messaggio
diretto di Gesù. I due ELa[ v/sono posti alla conclusione di ciascuna proposizione, con
significato esplicativo, confermano questa interpretazione.
81
ApocaUsse di Giovanni
IÌ<jli'JKEç.
2,5 a IJ.VT]IJ.OVEUE OÙV TT09EV TTÉTT'LWKaç
a KCXL' IJ.E'tllVOT]OOV
l
' \ ..... , l
a KCXL 'L(X TTpW'Lil Epya TTOLT]OOV
a EL c5È Il~· EPXOIJ.CXL OOL
b KaÌ. KLvtlOW 'L~V Ì..VXVLCXV OOU ÈK 'LOU 'LOTTOU aÙ-ri'Jç,
c ÈÙV Il~ IJ.E't!lVO~OlJç.
2,6 a àì..>Jt. 'LOU'LO EXELç,
b on IJ.LaE'iç -rà Epya -rwv NLKoÀa"(-rwv
c at:\ Kayw
' \ ...
IJ.LOW.
2,7 a 'O EXWV ouç
b UKOUO!XLW tt tò TTVEUIJ.a ÀÉyEL -ra[ç
' 1
EKK11.T]OLilLç.
l
121
Il sintagma, riprendendo una solenne espressione profetica dell' AT, ha una sua
intensità di significato, un'accentuazione propria. E questo suggerisce un "a capo". Lo
stico che ne risulta (2,1) si può perciò qualificare "principale". Non solo: qui, come
in tutte le altre lettere, abbiamo illeitmotiv letterario - segnalato dalla sottolineatura
- che comporta una continuazione tematica del parlare di Gesù alla chiesa fino alla
sua conclusione. Potremmo dire che questo dice, pronunciato solennemente da Gesù,
"volteggia" su tutto il testo della lettera, ribadendo a tutti i suoi dettagli una solennità
e un'importanza particolare, come parola propria di Gesù.
122
Con oicSalso, qui e nelle lettere che seguono, il discorso di Gesù risorto che parla,
passando dalla terza persona alla prima, si fa più immediato e aggancia direttamente
la situazione della comunità (le tue opere). Le opere sono intese in senso positivo e,
quando si passerà al rimprovero per gli aspetti negativi, si avrà una netta contrappo-
sizione (aJ.'Arilma, in 2,4). Con 2,2 inizia un settenario implicito che si concluderà
82
Prima parte: Gesù parla aUe Sette Chiese (1,4--3,23)
b sal e la fatica
c sa2 e la tua perseveranza
d sa3 e che non puoi sopportare i malvagi
e sa4 e mettesti alla prova coloro che si dicono
apostoli e non lo sono e li trovasti menzo-
gnen,
2,3 fsa5 e hai perseveranza
g sa6 e sopportasti per il mio nome
h sa7 e non ti sei stancata per la fatica.
2,4 apr Ma ho contro di te
b sal+ pa che il tuo amore- quello primo 123 ! - la-
sciasti andare.
2,5 apr Ricorda dunque da dove sei caduta
apr e convertiti
apr e fai le opere di prima 124 •
apr Se no, verrò da te
b sal e rimuoverò il tuo lucemiere dal suo posto,
c sa2 se non ti convertissi 125 !
2,6 apr Ma hai questo,
b sal che hai in odio le opere dei Nicolaiti
con 2,3. Il settenario, come suo effetto letterario aggiuntivo rispetto al senso espresso
grammaticalmente dalle singole proposizioni, indica e sottolinea l'insieme, la totalità
delle caratteristiche positive della chiesa di Efeso. Posti uno dopo l'altro, i sette stichi
satelliti sono in rapporto equivalente rispetto alloro stico principale.
123
La rilevanza che ha l'amore in quanto primohrpwtTJV messa in luce dal testo greco,
con la forte emotività che contiene, esige il punto esclamativo. Si ha qui il satellite
della parentesi che, nell'Apocalisse, spinge in alto il contenuto. La particolarità dell'e-
spressione rivela una forza che isola e ne sottolinea il significato: non si tratta della
perdita di un amore in generale, ma della perdita dell'amore quello primo. l'amore
totale e assoluto verso Gesù Cristo. Il verbo che segue à<flf)K~ç ha il valore di lasciasti
andare ("to move away ... causing a separation", cfr. DANKER, A Greek-English, 156).
124
I tre imperativi (ricorda, convertiti, fai) costituiscono letterariamente un "rag-
gruppamento temario". Come tale indica un procedimento strettamente compatto e
coerente tra ricordare, convertirsi e agire. Inoltre, c'è un passaggio compl~sso tra il
semplice ricordare, richiamando lo stato positivo del primo amore, e la volontà decisa
di conversione che segue, la quale, una volta attuata, porterà la chiesa allivello ottima-
le del primo amore, con le manifestazioni concrete che lo caratterizzano.
125
C'è un alto grado di emotività in questo rimprovero minaccioso: la rimozione del
lucerniere dal giro dei sette comporterebbe l'esclusione della chiesa di Efeso. Si esige
di nuovo un punto esclamativo. Il sintagma condizionale i:ètv ~~ ~Etavo~olJç, posto
alla fine di tutta la frase, riprende ~l &È ~~ di 2,5 e ne accentua il forte tono emotivo,
che sfocia poi in 2,6 dove tende a placarsi. C'è inoltre l'estremismo di un amore ferito
(2,4), con la radicalità del linguaggio dei fidanzati.
83
Apocalisse di Giovanni
126
L'odio per i Nicolaiti viene sorprendentemente approvato da parte di Gesù, il quale
addirittura manifesta di condividere lo stesso sentimento. Di nuovo si rileva il lin-
guaggio estremista e quasi una identificazione tipica di due fidanzati, quali sono, nella
presentazione del nostro Autore dell'Apocalisse, Gesù risorto e la sua comunità nella
fase pre-escatologica della storia della salvezza.
127
L'espressione, riferendosi non all'orecchio in senso fisico, ma alla capacità interpre-
tativa, ha una sua densità particolare che la isola e ne fa uno stico a parte. L'imperativo
all'ascolto interpretativo, coinvolgente l'azione propria dello Spirito Santo e tutte le
chiese che la ricevono, viene ripetuto con le stesse parole per sette volte nelle Lettere
(cfr. 2, 7 .ll.l7.29; 3,6.13.22), costituendo così un 'accentuazione letteraria fortissima,
unica nell'Apocalisse.
128
Gli stichi di 2, l O sono inclusi tra i due imperativi che li riguardano - IJ.flÙÈV ljloj3ou
e y[vou mot6ç- hanno una certa struttura concentrica (quella espressa graficamente)
che fa perno su '[vcx 1THpcxo9iitE. Quest'ultimo, collocato tra due stichi che hanno un
contenuto parallelo, si distingue da loro e li collega, fungendo da centro del movimen-
to letterario di tutto il versetto. Si stacca decisamente dal precedente per la sua finalità.
84
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Cblese (1,4-3,23)
a 'O VLKWV
b oÙ 1.1.~ Ò:ÙLKTJ9fl (x toU 9avatou tou ÙEutÉpou.
129 Questa coincidenza risulta dalla corrispondenza tra i due futuri i.J.ÉÀÀELV JXi>..AELv ed
E.;HE: se alla lezione E.;E-re di S e C si preferisce K(lÌ. EXTJ"tE, dipendente da'( va, di A P, la
contemporaneità è ancora più sottolineata.
130
I versetti 2,8-1 O manifestano il pathos del nostro Autore, che viene messo in evi-
denza con l'uso dei punti esclamativi. La contrapposizione forzata tra morte (divenne
cadavere) e Resurrezione, l'espressione sinagoga di Satana e la negazione rafforzata
di non temere per niente presentano una forte carica di emotività.
131 La doppia negazione où Il~ à1iLKTJ9ij secondo la regola greca raddoppia la forza ne-
gativa indicata, mentre in latino due negazioni affermano. Occorre evidenziare questo
Apocalisse di Giovanni
86
Prima parte: Gesù parla alle Sette Cbiese (1,4-3,23)
134
La spada della bocca è la parola, l'unica arma di Gesù Cristo e dei suoi.
87
Apocalisse di Giovanni
88
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Chiese (1,4-3,23)
m L'inclusione letteraria tà l'pya ... tà l'pya (2,19) conferisce rilievo al testo, sottoli-
neando la positività di Tiatira.
u 6 Dopo l'indicazione generale di Gezabele in 2,20a segue una caratterizzazione di lei
e della sua attività, espressa nel gruppo ternario di 2,20, che sottolinea come Gezabele
coincida con la sua attività negativa e sia tutt'uno con essa.
89
Apocalisse di Giovanni
137
Da notare i due voi e, in mezzo, i tre stichi satelliti che formano un gruppo temario
e sottolineano la negatività radicale di Gezabele e delle sue scelte. L'Autore stigrnatiz-
za con di Satana le profondità di cui Gezabele e gli altri adepti parlavano con avidità.
138
Il v. 2,27 contiene uno stico parentesi che, come tale secondo lo stile proprio
dell'Apocalisse, esalta il contenuto che esprime: l'Autore qui è entusiasta della forza
irresistibile dei credenti vincitori, forza che sottolinea al massimo sotto l'aspetto delle
armi (verga di ferro) e dei risultati irrunediati (si .frantumano). Dopo la parentesi, l' Au-
tore congiunge di nuovo 2,26 con 2,28: l'autorità che Gesù dona ai vincitori continua
quella da lui ricevuta dal Padre.
139
Il dono eccezionale della stella del mattino che, come ci indica il passo di 22, 16,
coincide col dono che Gesù fa di se stesso, sottolinea la portata dell'impegno dei
credenti accanto a Gesù.
90
Prima parte: Gesù parla aDe Sette Clùese (1,4-3,23)
140
La doppia negazione ou 1-1~ è enfatica e c'è una sfumatura di imperativo nel
congiuntivo yvQç (tale forma ha creato una certa difficoltà di comprensione, come
vediamo dalla tradizione manoscritta: il codice S e molti minuscoli propongono il più
semplice e spontaneo yvWo1J, "conoscerai").
141
s• c 94 Vg cop syr arm Prim; OU't'W A; OU't'Oç S' B p (53 OU't'Oç OU't'Wç). Preferibile
ou1:wç per l'autorità dei manoscritti o come lectio difficilior (cfr. METZGER, A Textua/,
736). L'avverbio ou1:wç si unisce - preferibilmente - con quanto segue: così sarà
avvolto.
9_1_
Apocalisse di Giovanni
142
La contrapposizione radicale tra vita e morte applicata a una situazione morale ha
anche una valenza emotiva.
143
Il participio perfetto TIETIÀ11PWIJ.Éva indica una pienezza realizzata che qui non è stata
raggiunta.
144
Con una costruzione raffinata l'Autore prima insiste su una nuova situazione di
risveglio e di vigilanza permanente che deve diventare propria della chiesa; poi pas-
sa a determinazioni concrete in 3,2 (consolida), che vengono motivate e dettagliate
ulteriormente in 3,3, dove viene ripreso e accentuato ancora il tema della vigilanza,
ricongiungendosi così con il primo imperativo di 3,2.
145
Viene richiamata allusivamente e intenzionalmente una formula tradizionale nota
(vedi M t 24,43.44; Le 12,39-40; l Ts 5,2.4; 2Pt 3,10; Ap 16,15). Ciò conferisce rilievo
all'espressione facendola emergere dal contesto.
146
L'arrivo di Gesù pensato nel contesto di amore da fidanzati, proprio di tutta la se-
zione delle Lettere, è una gioia per lui e per la chiesa. Se questa sarà addormentata e
non se ne accorgerà, Gesù non la sveglierà; si potrebbe su questa linea, nel contesto di
un ricatto di amore, parafrasare: "Non ti farò conoscere, non vorrò che tu conosca". È
come un ricatto di amore che rivela un certo grado di emotività.
147
o
Il termine ò v IJ.ata!nomi indica qui (come in Il, 13) delle persone deter-
minabili e numerabili. Il passaggio dal neutro òvo!J.ata al maschile lit;~oL spo-
sta l'attenzione sulla concretezza delle singole persone dette degne di cam-
92
Prima parte: Gesù parla aUe Sette Chiese (1,4--3,23)
3,9 a LOOÙ
b 6LOW ÈK cfJc;; auva:ywyf)c;; TOU aatavii
c cwv À.Eyovcwv Èa:ucoùç 'Iouùa:(ouç ELVIXl Ka:Ì.
oùK Etaì.v &u& ljiEuoov'ta:l.
a tooù
b TIOl~aw aÙToÙç Lva: ~çoualv Ka.L
npoaKuv~aouaLv Èvwmov cwv noowv aou
93
Apocalisse di Giovaool
c v 1:-' IULp'IJ
LVII j.J.T]utLç L.'.r:t '
tOV '.h '
OtE'+'IlVOV OOU.
3,12 a 'O VLKWV
b lTOL~OW a:ÙtÒV <JtUÀOV Èv tQ VttQ tou 8EOU
IJ.OU
c Ka:Ì. El;w où Il~ ÈI;ÉÀ81J En
d KCÙ yp&$w Èn' o:ùtòv
e 'tÒ ovoiJ.a 'tou 8Eou IJ.OU
f K!Ù 'tÒ ovoiJ.Cl tf]ç noÀEwç mu 8Eou IJ.Ou tf]ç
KctLviìç 'IEpouoa:À~IJ.
g ~ Ko:'to:PttLvouott ÈK 'tou oùpa:vou &nò 'tOU
8Eou IJ.ou,
h Ka:l -.ò ovo11a. 11ou 'tò KttLvov.
3,13 a 'O EXWV oùç
b !iKouoa'tw tL 'tÒ lTVEUIJ.Il ÀÉyEL tttLç
' ~ ,
EKK11.T]OLttLç.
149
Data l'inverosimiglianza di una duplice dipendenza- il futuro di fiçouow e
7!pOOKuvT,oouow, e l'aoristo di yvW<Jw- dalla stessa particella '(va., yvW<JLVIconoscano
ha il valore assoluto di imperativo, svincolato da '(va..
150
I titoli cristologici tutti introdotti dall'articolo ò costituiscono un raggruppamento
quatemario caratteristico che li unisce e quasi li coagula tra di loro. I primi due ò
IY.yLOç/i/ santo e ò aÀTJ8Lv6ç/i/ verace si riferiscono a qualità personali appartenenti
a Gesù, gli altri due indicano la sua attività determinante rispetto alla storia della
Salvezza, che Gesù fa germogliare e progredire.
94
Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4--3,23)
151 I tre ìlx:J&guarda sono ciascuno, pur nella loro brevità, degli stichi fondamentali, perché
determinano tutti e tre lo sviluppo delle frasi che seguono. La successione in crescendo
delle tre esortazioni, concludente con l'amore di Gesù (cfr. 3,9), è particolarmente felice.
152 Sinagoga o assemblea? C'era un'aderenza dell'assemblea alla sinagoga: si rico-
nosceranno come Giudei proprio là. È il gruppo, potremmo dire l'assemblea, che è
particolarmente qualificata nella sinagoga quando si riunisce. Fuori non si distingue
così univocamente e globalmente.
153 Il verbo Kato~Koilvraç ha una sfumatura accentuativa: non dice semplicemente quel-
li che abitano sulla terra, ma quelli che vi hanno impiantato la loro casa (Kn:t-mKÉw).
154 La rilevanza di epxolla~/vengo, attribuita a Gesù, mette in risalto l'espressione,
con un passaggio di personalizzazione dalla colonna alla persona che non dovrà mai
uscire dal tempio.
95
Apocalisse di Giovanni
156
La preposizione arra/da parte di, quando è riferita a Dio, comporta non solo un
rapporto di provenienza, ma anche un'azione esercitata: da parte di, in forza di ...
(vedi ad es. 1,4-5 e 12,6).
157
Il nome scritto costituisce un trittico letterario e funge da filo conduttore ricorrendo
in 3, 12. Da notare anche il sintagma !kou 'tJ.OU/Dio mio che ricorre cinque volte neli' A-
pocalisse: una in 3,2 e le altre quattro in questo versetto.
96
Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4-3,23)
158
Prima di elaeì..eooo~un, S 0169 1006 1841 aggiungono Ka( che invece manca in A,
nella maggioranza dei minuscoli, nelle versioni latine, siriache e copte. Una certa pre-
valenza dell'autorità dei codici e il fatto che S legga àvoU;w, formando così un trittico
interessante ma troppo artificioso attribuito a Cristo (KaÌ. àvoU;w ... KaÌ. ÉÀEOOCJI.lllL ...
K!lÌ. OHTTV!)aw), suggerisce di preferire )a lezione piÙ breve.
159
C'è un parallelismo particolarmente elaborato tra ben quattro elementi: VLKWV e
ÈvLKT]Oa; Ka9(aaL e ÈKa9Laa; ~H' È~ou e ~età tou TTatp6ç ~ou; Èv ttiì 9p6vcv ~ou e Èv ttiì
9p6vcv autou.
97
ApocaUsse di Giovanni
160
L'interiezione- unica ricorrenza nell'Apocalisse- mette in risalto l'alto livello di
emotività, proprio del linguaggio dei fidanzati.
161
La valutazione della chiesa viene espressa con uno stile lapidario che si impone
all'attenzione. L'espressione, particolarmente forte, richiede un punto esclamativo.
162
Il brano di 3,17-18 presenta un movimento letterario articolato di una certa raffi-
natezza. La prima fase (v. 17) si sviluppa attraverso la contrapposizione tra dici e non
sai, con un gioco di poiché; la seconda fase (v. 18) nel suo sviluppo presenta un ritmo
temario, scandito dalla triplice ricorrenza di affinché. La disposizione grafica cerca di
far risaltare questo movimento. Partendo dal falso convincimento della comunità su se
stessa (poiché dici ... e non sai), viene suggerito di acquistare da Gesù risorto quanto le
occorre per una forma ottimale.
163
L'espressione 1TE1TUPW!!Évov ÈK nup6ç -letteralmente che è stato infoocato dal fooco
-indica con ridondanza un contatto compenetrante tra l'oro e il fuoco.
164
In posizione enfatica, Èyw/io richiama qui l'attenzione su caratteristiche particolari
che il Risorto attribuisce particolarmente a se stesso. Notare che, pur nella loro brevità,
i due stichi fondamentali Èyw/io e il seguente Lùou/guarda reggono le rispettive frasi
che seguono.
98
Prima parte: Gesù parla alle Sette Chiese (1,4-3,23)
165
Il valore attribuito a questo termine raro, usato qui per la prima volta nell'ambito
della grecità e ripreso poi altre cinque volte nella patristica e in Simplicio, di "be ea-
ger, ernest" (cfr. DANKER, A Greek-English, 427) appare generico rispetto al contesto
che, nella simbologia usata del freddo e del caldo, si riferisce all'amore. Più vicina
l'interpretazione di Delebecque: "Ai ardeur" (cfr. DELEDECQUE, L 'Apocalypse, 175).
Ma le altre ricorrenze, che parlano tutte di gelosia, suggeriscono di mantenere questa
modalità di un amore che trova nella gelosia- attribuita anche a Dio (cfr. Es 20,5;
34, 14; Dt 4,24; 5,9; 6, 15; Gs 24, 19; N a l ,2)- la sua punta più acuta.
166
La traduzione usuale di f.!Etav6T)Oov con convertiti, anche se sostanzialmente ade-
rente, scivola nel generico. La chiesa ha un suo amore per Gesù, lo ascolta attenta e
disponibile e, anche se sbaglia in tanti punti, è sostanzialmente dalla sua parte. Una
vera conversione comporterebbe un cambiamento radicale di vita, mentre qui si tratta
di darsi da fare- comprare, vedi 3,18 -per acquistare e far proprie le caratteristiche di
Gesù: amore "scottante" verso il Padre, "rivestirsi" della sua Resurrezione, "vedere"
col dono dello Spirito.
167
È la traduzione letterale di EO't'TJKa che, in quanto perfetto, indica un'azione iniziata
nel passato e il cui effetto dura nel presente.
168
Nel v. 20 si nota uno sviluppo letterario in crescendo: Gesù bussa alla porta e parla;
chiede di essere ascoltato e che gli venga aperta la porta; entrerà e finalmente cenerà,
nella reciprocità familiare che è il suo scopo ultimo.
99
SECONDA PARTE:
LA RISPOSTA E LA TRAFILA DELLA CHIESA,
COME PRIMIZIA DELL'UMANITÀ NUOVA (4,1-22,5)
169
Il termine àvapa è la forma ellenistica per àvli~T}9L. L'invito è sottolineato dalla
vistosa dissonanza grammaticale del verbo che Io introduce (). f.ywv!dicendo) e che si
presenta in forma participiale al nominativo e al maschile; forse alla base c'è l'ebrai-
smo 1t.IK'7.
170
La lezione LEpElç per Iplç di S e A sembra isolata e non è accettata, nonostante
l'autorità dei due codici. Indica un'interpretazione dei presbiteri del versetto seguente
come sacerdoti (LEpElç) e, forse, tradisce il disagio per la costruzione grammaticale
di ~owç maschile, riferito a LpLç femminile. Considerando Iplç KUKÀ.o9Ev -rou 9p6vou
come una parentesi, collegando direttamente o~owç con 6 Koc9~~Evoç, si risolve il
problema grammaticale e si supera un'altra incongruenza: quella di riflessi verde-
smeraldo attribuiti all'arcobaleno. L'Autore quando parla di pietre preziose è note-
volmente preciso.
101
Apocalisse di Giovanni
E'LKOOL -rÉooa.pEç,
Ko:Ì. ÉTIÌ. -roùç 9p6vouç E'LKooL -rÉooapaç lTpEOpu-rÉpouç Ka9TJ1..l.Évouç
1TEpLI3EPì..TJj.J.ÉVouç Év lj.J.O:"C"LOLç ÀEUKOLç
KO:Ì. ElTÌ. -cÒ:ç KE!jlo:À.àç a{mJv O"C"Eijlavouç XPUOOÙç.
4,5 Kaì. ÉK -roù 9p6vou ÉKlTOpEuov-raL &:o-rpaTiaÌ. KO:Ì. ljlwvaì. KO:Ì.
ppov-ca[,
KO:Ì. ÈmÒ: Àa.fllTUOEç lTUpÒç KO:LOj.J.EVO:L Èvwmov -roù 9povou,
lf ELOLV -rà Èmà lTVEUj.J.a-ra -roù 9Eoù,
4,6 Ko:Ì. Évwmov -roù 9p6vou
wç Mì..a.aaa Ua.ì..LvT] Òj.J.OLO: Kpuo-raU4J.
Kaì. Év j.J.É04J -roù 9p6vou Ko:Ì. KUKÀ4J -roù 9p6vou 171
-rÉooa.pa (Qa yÉj.J.OV"C"O: 61jl9o:À.j.J.WV Ej.J.1Tpoo9Ev KO:Ì. omo9Ev.
4, 7 Kaì. -rò ( Qov -cò 1rpw-rov
OflO Lo v ì..Éovn
Ka.Ì. '!Ò &:unpov (Qov
'
"Oj.J.OLOV j.J.OOX4J
KO: ì. '!Ò -c p(. -cov ( Qov
EXWV 172 '!Ò 1TpOOW1TOV wç àv9pw1TOU
Ka Ì. '!Ò '!É'!ap'!OV ( Qov
Oj.J.OLOV ÙE'!Q 1TE'!Oj.J.ÉV4J.
4,8 Ko:Ì. '!Ò: 1Éooa.pa (Qa.,
'E v Ka9' 'Ev aucwv EXWV àvà lT'!Épuya.ç El;,
KUKÀ.09Ev Ka.Ì. EOW9Ev yÉfJ.OUOLV Òljl9a.Àj.J.wv,
Ka.Ì. àvaTiauaLV ouK ExouoLv ~flÉpa.ç Ka.Ì. vuK'!Òç ì..Éyov'!Eç·
~, v ti
ayLOç a.yLOç ayLOç
KupLoç ò 9EÒç ò Tia.v'!oKpacwp,
Ò ~v Ka.Ì. Ò wv Ka.Ì. Ò ÈpXOj.J.EVOç.
4,9 Ka.ì. O'!av owoouow '!Ò: (Qa. Ml;av Ka.Ì. Hfl~V Ka.Ì. EUX«PLO'!Lav
-rQ K0:9T]j.J.ÉV4J ÈTIÌ. -rQ 9pov4J
1Q (wvn ELç 1oùç a.twva.ç 1wv atwvwv,
4, l 0 lTEOOÙV"C"aL OL E'LKOOL '!Éooa.pEç lTpEapu'!EpOL ÈVW1TLOV '!OÙ KU.9T]j.J.ÉVOU
ÈTIÌ. 10ù 9p6vou
Ka.Ì. TipooKuvi]oouaLv 1Q (wv-rL Etc; 1oùç a.twva.ç 1wv atwvwv
Ka.Ì. paì..oùoLV 1oÙç onljlavouç a.u1wv Évwmov 1où 9p6vou
ì..Éyovnç
4,11 &çLOç EL,
171
Le due espressioni Èv ~Écr~ toii 9p6vou e KUKÀ~ toii 9p6vou, anche se in parallelismo
sinonimico, indicano due rapporti distinti.
172
Il maschile rompe il ritmo della frase, richiamando l'attenzione sulla concretezza
e sulla forza.
102
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)
173
Il neutro plurale 1:-o:trto: non sembra riferirsi a una pluralità di elementi che precedo-
no visti distributivamente (da tradursi con queste cose), ma si collega globalmente a
tutto il contesto che precede (da tradursi questo, tutto questo).
174
Come già sottolineato, il verbo al perfetto indica un'azione iniziata nel passato e il
cui effetto dura nel presente.
175 Abbiamo qui una parentesi che, secondo l'uso tipico dell'Apocalisse, tende a "innal-
zare" il suo contenuto: la voce che sarà udita avrà l'importanza assoluta della voce di
Gesù.
176
In 4,2-6 si ha una costruzione particolarmente elegante e raffinata. Si parte da
un'affermazione riguardante il trono con un verbo finito (ÉKH1:o, imperfetto esplicito,
induce a mettere all'imperfetto i verbi impliciti che seguono immediatamente). In
seguito ci sono riferimenti ripetuti al trono, ma solo con preposizioni di luogo (Élr(,
KUKÀoEll:v, ÈK, Èvwmov, Èv tJ.É04>, KUKÀW) poste all'inizio o a conclusione delle propo-
sizioni, senza verbi. È proprio la successione di queste preposizioni, tutte riferite al
trono, che fa camminare in avanti il discorso, costituendo così il perno del movimento
letterario di tutta la pericope.
177
Il termine OtJ.otoçlcorrispondente, che esprime di per sé una somiglianza molto
forte e aderente, ha normalmente nell'Apocalisse (analogamente a wç) una funzione
di cerniera: l'Autore vuoi far percepire un oggetto trascendente sul filo di una sua
corrispondenza a un oggetto accessibile direttamente all'esperienza umana. Nel v. 3
notare il parallelismo sinonimico evidenziato dalla stessa espressione che ricorre due
volte: '6t,1otoç òpuon.
103
ApocaUsse di Giovanni
178
Questa espressione esplicativa- ricorrente spesso in diverse forme - si stacca dalla
forma espositiva e descrittiva del contesto, rispetto al quale costituisce una sorta di
parentesi.
179
Il versetto 4,7 costituisce un gruppo letterario quatemario con un'articolazione ela-
borata: all'enumerazione progressiva di ciascun (~v/vivente segue la precisazione di
una caratteristica particolare che comporta un passaggio dalla trascendenza, dove sono
situati i viventi, all'immanenza come punto di riferimento intelligibile (ét.lOLOV, Wç) per
far comprendere la loro identità. Il termine ~6axoç può essere tradotto con "vitello,
giovane toro o bue" (cfr. DANKER, A Greek-Eng/ish, 660). Il senso di "giovane toro"
è suggerito da Ez l, l O.
104
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)
180 L'espressione ha una sua solennità letteraria che la distingue dal contesto imme-
diato che segue.
181 C'è una questione importante di critica testuale: come leggere? ì'aw9Ev Kat 1Sma9ev
con A, vari minuscoli, Origene (?), Cipriano; oppure ì'aw9Ev Kat ì'!;w9Ev con P, molti
minuscoli, molti Padri (lppolito, Origene [?], Vittorino di Petovio, Afraate, Ilario ... );
oppure ffJ.1Tpoa9ev Kat 1Sma9ev con S? Sembra preferibile ì'aw9ev Kat 1Sma9Ev come
lectio difficilior e "the reading that bes t accounts for the ori gin of the others" (cfr.
METZGER, A Textual, 737). La variante conflata del codice 2073 (XIV sec.) ì'aw9Ev
Kat E!;w9Ev Kat Ef.L1T009Ev Kat oma9Ev esprime, interpretandolo, questo significato di
completezza assoluta.
Apocalisse di Giovanni
5,1 E vidi
sulla destra di colui che era seduto sul trono
un rotolo scritto dentro e sul retro,
sigillato con sette sigilli 183 •
5,2 E vidi
un angelo forte che proclamava a gran voce:
"Chi è degno di aprire il rotolo
e di sciogliere i suoi sigilli 184?"
5,3 E nessuno poteva
nel cielo
né sulla terra
né sotto terra
aprire il rotolo né guardarlo.
5,4 E piangevo molto
perché non si era trovato alcuno in grado
182
Un altro problema di critica testuale: dopo Ka.l, aggiungono Éyw molti minuscoli, la
Vulgata, Ticonio, Primasio, alcuni codici di Andrea di Cesarea e Areta; lo omettono
S P, vari minuscoli, Origene, Ilario, Girolamo, alcuni codici di Andrea di Cesarea. Il
comitato internazionale, dopo aver messo Éyw tra parentesi quadre, lo ha soppresso
nella terza edizione del Greek New Testament, attribuendolo ad una esplicitazione dei
copisti (cfr. METZGER, A Textual, 73 7). Il codice A salta tutto il versetto. La mancanza
di A lascia un vuoto, mentre le altre testimonianze si bilanciano. Significativo a favore
di Éyw potrebbe essere l'uso della Vulgata (e della Vetus Latina), che lo riporta, data la
maggiore facilità con cui in latino, rispetto al greco, si omette il pronome personale.
183
L'assenza della congiunzione Ka.Ue, all'inizio di questa proposizione, mette insieme
e sovrappone i due participi yE'ypa.IJ.IiÉvovlscrillo e ÉoctJpa.yLoj.!Évovlsigi/lato, con cui
viene qualificato il rotolo.
184 Il termine lf!;Loç, qui come altrove, comporta il giudizio su un'attitudine e si può tra-
durre in grado. Ma c'è anche un'accentuazione della qualità della persona. Non è solo
un giudizio attitudinale. L'apertura del rotolo e la rimozione di sigilli, impronta della
trascendenza che ne rende impossibile l'accesso, costituiscono quasi un leitmotiv che
attraversa l'intera pericope; infatti lo ritroviamo con variazioni in 5,3, in 5,4 e in 5,5.
)(l!';;
Seconda parte: La risposta e la traflla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
termine p[(a/radice, secondo un uso documentato nella letteratura greca- cfr. DANKER,
A Greek-English, 905-906 - può indicare anche ciò che deriva dalla radice, figurativa-
mente un germoglio, un "discendente". Troviamo quest'uso documentato nel NT e rife-
rito al Messia in Rm 15,12 (~ p[(a tou 'IEaaa[/la radice di lesse). Noi preferiamo man-
tenere la traduzione radice per evidenziare la molteplice ricchezza di questa immagine.
187
La vittoria si esprime nell'apertura dei sigilli e non è realizzata in vista di un'aper-
tura da effettuare. "Les infiniti fs consécutifs sans wotE sont contestables ... La victoire
du lion a été d'ouvrir" (cfr. DELEBECQUE, L 'Apoca/ypse, 182).
188
È testimoniata una lectio senza É1mx (A P l l 006 1611 vg Ir). Ma la presenza
fortemente attestata (P 24 S 046 it syr Hipp) appare preferibile, anche per il fatto che
l'espressione tà É11tà TIVEUIJ.!lta tou 9Eou, tipica dell'Apocalisse (1,4; 3,1; 4,5), senza
ÉTitoc perderebbe la sua fisionomia caratteristica.
189 Il maschile àTIEotaÀjJ.ÉvoL riferito al neutro 11ve4J.ata segna una certa contrazione
nel flusso comunicativo, facendo sì che si formi uno stico distinto. L'anomalia gram-
maticale era avvertita: troviamo il neutro regolare àm:ataÀj.J.Éva nel codice Sinaitico e
nei minuscoli 38 e 39. È la forma che sceglie Tischendorf. Sembra da preferire, come
lectio difficilior, àTIEOtrxÀIJ.ÉVoL del codice Alessandrino. Da notare che il participio
perfetto àTIEotaÀjJ.ÉvoL esprime un'azione già iniziata nel passato e il cui effetto pro-
segue nel presente.
10'7
ApocaUsse di Giovanni
Ka.Ì. E'Lì~.TJctJEv 190 EK -rf)ç &çuiç -roù Ka.9T]1J.Évou E:nì. -roù 9p6vou.
5,8 Ka.ì. o-rE EÀaJ3Ev -rò PLPHov,
-rà -rÉaaa.pa. (Qa. Ka.Ì. ol E'CKooL -rÉaaa.pEç npEapu-rEpoL ETTEaa.v
' ,
EVW1TLOV ' '
"tOU"" a.pVLOU
- EXOV"CEç EKa.a-roç KLS!ipa.v Ka.Ì. ctJuiA.a.ç xpuaàç YEIJ.OUaa.ç
9u1J.La.IJ.chwv,
a.'( EÌ.aw 191 a.lnpoaEuxa.ì. -rwv ày[wv -,
5,9 Ka.Ì. ~ÒOUOLV 4Jò~V Ka.L~V
ì..Éyovnç-
liçLOç El J..af3E1v -rò PLPHov Ka.Ì. &vol.ça.L -ràç actJpa.yl.ùa.ç
a.ù-roù,
on E:actJayT]ç
Ka.Ì. ~y6pa.aa.ç 192 -re\) 9Ec\) E:v -re\) a.'(~J.a.-r[ aou EK naaT]ç
ctJuì..f)ç
Ka.Ì. y À.WOOT]ç
Ka.Ì. ÀaOÙ
Ka.Ì. E9vouç
190
Il perfetto ELÀT]tjlEv, distinto dall'aoristo ~À9Ev che precede e dall'aoristo V•.aj}Ev
che segue in 5,8, acquista una sua individualità che lo allontana dal contesto in cui si
trova. Tale distacco viene accentuato dal fatto che E'LÀ.Tj(jlEv non ha un oggetto esplicito.
191
L'espressione a:L ELa Lv si riferisce a Guj.Ha~uhwv, ma è concordata con il femminile
seguente npooEuxaL
192
C'è un problema di critica testuale che incide anche sull'esegesi: ~yopaaaç è
senza oggetto in A; troviamo invece ~~&ç in S 046, in moltissimi minuscoli, versioni
e citazioni patristiche. È indubbiamente la lezione più diffusa sia in Oriente che in
Occidente. Con ~~&ç è collegata anche la presenza o meno e l'ordine di tQ 9EQ:
manca in alcuni minuscoli e in alcuni Padri (si può spiegare come un'omissione ca-
suale e come una citazione ad sensum nella quale 1:Q 9EQ, già evidente dal contesto,
non viene menzionato esplicitamente); si trova posposta a ~~ç in S 045, preposta in
molti minuscoli e versioni. Sembra quindi che la presenza di tQ 9EQ non crei pro-
blemi. L'omissione di ~~ç in A e la sua posizione diversa rispetto a tQ 9EQ creano
invece alcune perplessità. Ma ciò non giustifica la sua soppressione, ritenendo ~~&ç
una correzione maldestra, come fa Metzger e il Comitato del Greek New Testament.
L'affermazione di Metzger, infatti, può essere rovesciata: "Those who made the emen-
dations, however, overlooked the unsuitability of ~~ç with autouç in the following
verse" (cfr. METZGER, A Textual, 738). Si può forse dire infatti che proprio l'avverten-
za di questa supposta incongruenza tra ~~ç e au1:ouç ha indotto A a sopprimere ~~c;,
contro la tendenza abituale di àyopa(w ad avere un oggetto esplicito; gli altri codici
non hanno avvertito l'incongruenza e mantengono non solo ~~&ç e autouç, ma anche
j3aaLÀEoooooLv, che si adatterebbe a autouç ma non ad ~~&ç. Solo 2432 (XIV sec.) fa
concordare esplicitamente ~ç con j3aatÀEOOOI.lj.1EV. Ne segue un'indicazione: ~~ç, la
lezione più largamente e anticamente attestata, ha creato difficoltà ad A proprio per
l'apparente incongruenza con autouç. È quindi una lectio difficilior e anche come tale
preferibile, in quanto si spiega la sua omissione, ma non si spiegherebbe la sua intro-
duzione. La sua posizione prima o dopo tQ GEQ è un fatto secondario.
1(111
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
193
La ricorrenza di due termini appartenenti allo stesso campo semantico- paoLÀELctv,
paoLÀEuouoLv- costituisce un richiamo a inclusione che isola ed evidenzia KctllEpElç.
Ma c'è una questione importante di critica testuale riguardo a 5,10: si deve leggere
!XxOLÀEuoouoLv (futuro) o j3ctoLÀEuouow (presente)? BaoLÀEuoouow è attestato da S
P, diversi minuscoli; j3ctoLÀEUOOOLV lo troviamo in A e 046. La maggiore autorità di
A e il fatto che j3ctoLÀEUOOOLV risulti /ectio difficilior la rendono preferibile e meglio
rispondente al valore contestuale di j3ctoLÀEUw che, nella quasi totalità delle ricorrenze
dell'Apocalisse, significa "procurare il regno". Ne segue che i cristiani, costituiti come
sono regno iniziale e dotati di una capacità sacerdotale, la esercitano procurando la
realizzazione progressiva del regno completo.
194
Il verbo non ha un suo oggetto specifico- ljlwVÌ]v ét.yyÉÀwv TioUwv di 5,11 dipende
da ~Koooa e non da Eloov- e ciò lo isola dal suo contesto immediato.
ApocaUsse di Giovanni
5,6 E vidi
in mezzo al trono e ai quattro viventi
e in mezzo ai presbiteri
un Agnello
in piedi 195 come ucciso.
Aveva sette coma e sette occhi 196 :
- sono i sette Spiriti di Dio
che sono stati inviati in contatto con tutta la terra 197 - .
5,7 E venne
e ha ricevuto dalla destra di Colui che siede sul trono.
5,8 E quando ricevette il rotolo
i quattro viventi e i ventiquattro anziani caddero davanti
ali' Agnello
-avevano ciascuno 198 una cetra e coppe d'oro piene d'in-
censi:
sono le preghiere dei santi -
195
Il termine ÉoTIJK6ç, participio perfetto, indica come già evidenziato un'azione inizia-
ta nel passato e il cui effetto perdura nel presente. Letteralmente, si dovrebbe tradurre:
.. .che si era messo e rimane in piedi. Si riferisce alla Resurrezione di Gesù che l'A-
pocalisse, sulla linea del Quarto Vangelo, vede associata con la morte di croce, in una
simultaneità operativa che ha luogo nell'assemblea liturgica mediante la sacramentali-
tà. La croce, a sua volta, sempre nella concezione del Quarto Vangelo che l'Apocalisse
riprende, veicola la Resurrezione: la crocifissione, che costituisce l'innalzamento da
terra fisico di Gesù, è vista anche come una sua esaltazione, tale da toccare la sua tra-
scendenza (cfr. Gv 8,28; 12,32), includendo la Resurrezione. Nella morte di Gesù, con
le sue caratteristiche rilevabili, si trova come un passaggio che porta alla Resurrezione
(cfr. la dichiarazione del centurione sotto la croce, in Mc 15,39).
196
Il passaggio dal neutro di èt.pv[ovlagnello al maschile di exwv!aveva accentua la
concretezza, espressa meglio con l'imperfetto che non col semplice participio avente.
La costruzione letteraria, inoltre, presenta una certa raffinatezza: dopo EI6ov!vidi tro-
viamo èt.pvlov!agnello in posizione centrale nel v. 6.
197
Espressione parentetica con la funzione di spiegare e sottolineare l'importanza del
contenuto.
198
Sono soltanto i presbiteri - il maschile exovnç EK«Otoç si riferisce a loro - che
tengono in mano le cetre e le fiale.
110
Seconda parte: La risposta e la trafila deU• Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
199
Dopo la proposizione parentetica di 5,8 riguardante solo i presbiteri, si ritorna qui
al soggetto generale comprendente di per sé, globalmente, viventi e presbiteri. Dato
però che il canto non viene mai attribuito direttamente ai viventi e che è accompagnato
dal suono della cetra che sta in mano ai presbiteri, il soggetto reale del canto si riduce
a questi ultimi.
200
L'espressione ha, anche qui, una solennità letteraria con una probabile sfumatura
liturgica. È proprio del linguaggio liturgico cristiano - sia della liturgia greca che
latina- questo atteggiamento valutativo che si esprime con un giudizio di validità, di
"dignità" (&çwç &çwL, dignum et iustum est).
111
ApocaUsse di Giovanni
e nel mare
e tutto ciò che si trova in essi:
udii che stavano dicendo:
"A colui che sta seduto sul trono e all'Agnello
la benedizione
e l'apprezzamento
e la gloria
e la forza
per i secoli dei secoli!"
5,14 E i quattro viventi dicevano:
"Amen!"
E i presbiteri caddero e adorarono201 .
6, l Ko:ì. ELOOV
O"CE ~VOL~EV "CÒ apv[ov ,.LI.o:v ÈK "CWV Énà o<f>po:y[owv,
Ko:Ì. ~Kouoo: ÉvÒç ÈK -rwv m10apwv (~wv À.Éyovwç
wç <f>wvil 202 ppov-rf)ç-
Epxou203.
101
La conclusione della dossologia ci riporta al suo inizio anche come impostazione
letteraria: comincia con una adorazione da parte dei presbiteri e dei viventi, eseguita
unitariamente e contemporaneamente. Subito dopo si ha una differenziazione che
emerge piano piano: i presbiteri hanno in mano- solo loro -la cetra e le fiale (5,8)
e sono sempre i presbiteri coloro che cantano (5,9). Si hanno poi gli altri due cerchi
concentrici nei quali si sviluppa la dossologia senza che in essi appaiano né i presbi-
teri né i viventi. A conclusione ricompaiono insieme: i viventi parlano e dicono il loro
~~v/amen a tutta la celebrazione che si è svolta; i presbiteri che hanno già parlato
concludono con l'adorazione che si ricollega con quella iniziale, costituendo così
una chiara inclusione letteraria. Il termine àf.L~v/amen, per la sua solennità e densità
liturgica, emerge dal contesto.
202
Il nominativo <jlwvitfvoce rompe la continuità della frase che richiederebbe il dativo,
isolando con ciò ed evidenziando 6,ld. L'anomalia è stata avvertita nella tradizione
manoscritta. Abbiamo <jlwvijlcon voce in 2329; <jlwv~v/dicendo una voce in S 1854
2053; <jlwv~çludii... che diceva come voce di tuono in P. Tutte queste forme gramma-
ticali sono più spontanee e giustificabili di quella al nominativo che rimane così la
lectio difficilior, da preferirsi, anche perché attestata da A C e dalla maggioranza degli
altri codici.
103
Anche questo imperativo crea alcune difficoltà, come ci mostra la tradizione mano-
scritta. Oltre a delle varianti di minore interesse, tutti e quattro i primi sigilli presenta-
112
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
113
Apocalisse di Giovanni
6,1 E vidF 06 ,
quando aprì l'Agnello il primo dei quattro sigil!F07 ,
e udii il primo dei quattro viventi che diceva
- come una voce di tuono: -
"Vieni208 !"
205
o
La presenza di davanti a eavatoç risulta problematica: assente in S C e in vari
minuscoli, ò è attestato da A e dalla maggioranza degli altri codici. Ma in A si ha
&aciva·mç che, come aggettivo, richiede l'articolo per divenire sostantivato. A questo
punto, se togliamo l'autorità di A, c'è una prevalenza a favore di e«va·mç senza artico-
lo, come appare nell'altra ricorrenza del sintagma ovOj.la aìm:j} (9, Il).
206
L'intero sviluppo letterario del brano si basa sul rapporto incrociato tra "vedere" e
"udire". Nel primo sigillo tale rapporto si svolge nel modo seguente: un primo vedere,
riferito all'apertura del sigillo in generale; poi udire, riferito alla voce del vivente;
infine vedere, riferito al contenuto specifico del sigillo che è stato aperto. Nel secondo
sigillo il primo vedere rimane sottinteso (6,3), mentre il verbo udire, esplicito, viene
riferito al vivente; inoltre il vedere del contenuto proprio del sigillo è sottinteso (6,4).
Nel terzo sigillo il verbo vedere, riferito all'apertura, rimane anche qui sottinteso (6,5);
l'udire viene rapportato di nuovo al vivente; segue il vedere proprio del contenuto
del sigillo per poi, a questo punto, ricomparire il verbo udire riferito globalmente ai
viventi (6,6). L'apertura del quarto sigillo, infine, ha anch'essa un vedere sottinteso
(6,7), mentre l'udire riguarda l'ordine impartito dal vivente; segue il vedere riferito
al contenuto tipico del sigillo (6,8). Appare chiaro un atteggiamento stilistico tipico
dell'Autore, il quale ama gli schemi e li varia, ottenendo così un effetto espressivo
particolarmente avvincente. Il flusso comunicativo si aggancia con maggiore aderenza
al lettore/ascoltatore.
207
Il passo in 6, l costituisce una parentesi rispetto al binomio Kal EI&ov ... Kal ~Koooa/e
vidi... e udii.
208
L'attribuzione al vivente e la ripetizione dello stesso imperativo in tutti e quattro
i sigilli conferisce al vieni una solennità particolare. Anche se non diverrà un testo
114
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia deU'umaoità ouova (4,1-22,5)
principale, merita attenzione; infatti, è grazie ad esso che si passa dalla trascendenza
all'immanenza.
209
ll sintagma particolare KaÌ. eioov KaÌ. iòoU!e vidi ed ecco, frequente nell'Apocalisse
(cfr. 4,1; 6,2.5.8; 7,9; 14,1.14), comporta una distinzione, quasi una pausa tra il primo
elemento e gli altri due. La visione dell'Autore/Giovanni viene poi partecipata al let-
tore/ascoltatore, soggetto interpretante.
210
Si ha la qualifica permanente di vincitore, mediante il participio presente con valore
continuativo (vLKwv) che sfocia in una vittoria determinata con l'uso dell'aoristo ((va
VLK~OTJ).
ApocaUsse di Giovanni
e con morte
e attraverso le bestie della terra211 •
211
Si noti il raggruppamento di quattro elementi. I primi tre sono collegati tra loro
mediante la preposizione ricorrente ~v/con, mentre l 'ultimo è costruito con ùrr6/attra-
verso. Il quadro denso e drammatico che risulta dalla successione dei primi tre (spada,
fame, morte) diventa più mosso al quarto, mettendo in risalto le bestie della terra co-
me agenti particolarmente attivi nel procurare la morte. L'espressione ~v 9etv&-c4l, più
che "peste", si può tradurre semplicemente morte, intendendo in senso globale tutto
ciò che causa direttamente la morte, ogni forma di morte inflitta.
212
m. TjpWElWOLV leggermente preferibile- documentato come è da A c Vg, dal punto
di vista della critica testuale- a rrÀYJpwow<JLv di S P (cfr. METZGER, A Textual, 741).
213
Secondo l 'uso generale del termine ljlux~ nel!' Apocalisse si può tradurre -càç ljlux&ç
con persone vive. La traduzione anima collocherebbe l'espressione nel! 'ambito im-
proprio del dualismo antropologico greco.
214
Il doppio oLii/a causa mette in parallelo i due stichi che lo contengono. Il flusso
comunicativo del discorso inizia con un tono narrativo disteso, per poi restringersi e
116
Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Cbiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
6, 12 E vidi 220
219
Ira di Dio, dell'agnello o di tutti e due? Alcune incertezze nella tradizione mano-
scritta mostrano che il problema si era posto: troviamo il plurale a{rrwv in S C, molti
minuscoli, versioni latine e siriache; il singolare aÙ't"où è testimoniato da A, molti ma-
iuscoli e Primasio. Le autorità dei codici si bilanciano: è più spiegabile- usando quin-
di il criterio della lectio difficilior e che giustifica l'altra derivata- il singolare aÙ't"où,
"dell'Agnello", o il plurale aùcwv, "di Dio e dell'Agnello"? Non è facile rispondere. Il
plurale, più conforme a tutto il contesto prossimo e remoto (cfr. 19,15 in cui, pur in un
contesto cristologico, l'òpy~ è attribuita a Dio e 14,15 in cui il gran giorno è attribuito
sempre a Dio), può essere stato messo al singolare per farlo corrispondere alla òpyfìç
wù apv(ou immediatamente precedente. Oppure, preferibilmente, il singolare cfìç
òpyfìç aÙ't"où è stato messo al plurale proprio per le esigenze di contesto menzionate.
220
Il brano di 6,12-17 presenta una costruzione letteraria particolarmente elaborata,
che riesce a incutere nel lettore/ascoltatore un senso drammatico, di terrore. Dopo la
consueta introduzione propria dell'inizio di un sigillo, l'Autore presenta uno sviluppo
letterario che consta di due serie settenarie, indicanti la prima lo stravolgimento degli
elementi naturali e la seconda la reazione umana di terrore con le sue implicazioni.
Lo schema settenario aggiunge al racconto un senso di assoluto e di radicalità. C'è
uno sviluppo letterario in crescendo quando si passa dalla prima serie, riguardante
il creato, alla reazione degli uomini nella seconda, la quale, per di più, si conclude
con un grido disperato. Le due serie settenarie si concludono con una clausola tipica,
inglobante due elementi di ciascuna delle due serie: 6,14 KIIL1TéiV opoç KIIL vfìooç/e
ogni monte e isola e 6,15 Kalnéiç lioùÀoç KrÙ ÈÀEUSEpoç/e ogni schiavo e libero. Nello
11 R
Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Cbiesa, come primizia deU'umaaiti nuova (4,1-22,5)
sviluppo della prima serie troviamo intercalate di seguito quattro ricorrenze tipiche,
inizianti con wçlcome, che introducono una spiegazione. Tutte queste caratteristiche
comportano un livello notevole di raffinatezza letteraria. L'Autore, infatti, vuole nar-
rare, insegnare, far sentire.
ApocaHsse di Giovanni
221 Il passo ha una sua elaborazione letteraria rilevabile nell'assenza di Ka:( e nell'uso
dei participi (wtwta:ç, Kpa:touvta:ç) e della subordinazione ((va:). Si nota un certo ritmo,
che è come scandito dalla ripetizione di tÉooa:pa:ç e di tf)ç yf)ç e concluso dal duplice
f!~tE finale.
120
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
né su qualunque albero.
7,2 E vidi un altro angelo:
saliva dalla parte dove sorge il sole,
aveva il sigillo del Dio vivente
e gridò a gran voce ai quattro angeli,
ai quali era stato dato di danneggiare la terra e il
mare,
7,3 dicendo:
"Non danneggiate
la terra
né il mare
né gli alberi
fino a quando abbiamo sigillato i servitori del no-
stro Dio sulle loro fronti."
7,4 E udii il numero di quelli che erano stati sigillati:
centoquarantaquattromila,
sigillati da ogni tribù dei figli di Israele.
7,5 Dalla tribù di Giuda dodicimila sigillati,
dalla tribù di Ruben dodicimila,
dalla tribù di Gad dodicimila,
7,6 dalla tribù di Asher dodicimila,
dalla tribù di Neftali dodicimila,
dalla tribù di Manasse dodicimila,
7,7 dalla tribù di Simeone dodicimila,
dalla tribù di Levi dodicimila,
dalla tribù di Issacar dodicimila,
7,8 dalla tribù di Zabulon dodicimila,
dalla tribù di Giuseppe dodicimila,
dalla tribù di Beniamino dodicimila sigillati222 •
222
Inquadrata tra due ~o<j>pay~oJ.LÉVOLisigillati (7,4 e 7,8) che fanno da inclusione, si ha
l'enumerazione dettagliata delle dodici tribù, veicolata dal sintagma ricorrente dodici
VO)te OWiìEK!t X~ÀLIIIìEç/dodicimi/a.
ApocaUsse di Giovaooi
223
L'accusativo 1TE'pLJ}E:JlÀllJ.1~vouç dipende da doov di 7,9 che viene così richiamato,
costituendo anche qui una certa inclusione. Da notare la brusca variazione gram-
maticale dal nominativo i:a·n3nç all'accusativo 1TE'pLJ}E:JlÀllJ.1Évouç; anche in questo
caso l'anomalia era avvertita: il Sinaitico, vari minuscoli e la maggioranza dei codici
greci che seguono il testo del commento di Andrea di Cesarea hanno il nominativo
1TE'pLJ}E:JlÀl11J.ÉVOL. Se ne ha una spiegazione grammaticale soddisfacente, ricollegando
l'accusativo con EIOov.
224
C'è un problema di critica testuale concernente il secondo IÌIJ.~V, il quale è omesso
da C, da una decina di minuscoli, da Fulgenzio, Primasio e qualche codice di Andrea
di Cesarea; è attestato invece da S A P 046, molti minuscoli, Vetus Latina, Vulgata e
altre traduzioni. L'autorità delle testimonianze per la presenza di àf,1~v è evidentemente
preponderante (cfr. METZGER, A Textual, 742). L'omissione si può spiegare col fatto
che la presenza del primo IÌIJ.~V abbia fatto apparire superfluo il secondo. Mantenendo
quindi i due aiJ.~V si ha una chiara inclusione letteraria: gli attributi dati a Dio che, in
quanto sette, indicano una totalità, sono come racchiusi tra i due IÌ!J.~V.
122
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cblesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)
l , ' ? s:
KUpLE IJ.OU, <JU OLuaç;.
KaÌ. ElTTÉV IJ.OL'
OU't'OL EL<JLV OL ÈPXOIJ.EVOL ÈK ti'Jç; eHtjtEwç; ti'Jç; IJ.EYtXÀT]ç;
KaÌ. ETTÀuvav tàç; amÀàç; aùtwv
KaÌ. ÈÀEvKavav aùtàç; Èv tQ a'(IJ.an tou àpv(ou.
7,15 OUl 'tOU'tO EL<JLV ÈVWTTLOV 'tOU ep6vou 'tOU 9Eou
KaÌ. ÀatpEoouaw aùtQ ~IJ.Épaç; KaÌ. vuKtÒç; Èv tQ vaQ aùtou,
KaÌ. 6 Ka9~1J.EVOç; ÈTTÌ. 't'OU 9pOVOU <JKT]VW<JEL ÈTT' aÙtouç;.
7,16 OU TTELV!l<JOU<HV E't'L
' l "
oÙOÈ OLtjt~aouaw EH
oÙOÈ Il~ TTÉ01J ÈTT' aùtoùç; 6 ~Àwç;
oÙOÈ miv KIXUf.Ul,
7,17 O't'L tÒ àpv[ov- tÒ àvà IJ.ÉOOV 't'OU 9povou-
TTOLIJ.IlVELIXÙtoÙç;
KaÌ. OOT]y~aEL aùtoùç; ÈTTÌ. (wfJç; TTT]yàç; uootwv,
KaÌ. Èl;aÀEttjtEL 6 9Eòç; uiiv OOKpuov ÈK twv &peaÀf!wv aùtwv.
225
Gruppo singolo di quattro elementi.
126
In un gruppo di quattro elementi (7,9) sono indicate delle caratteristiche di oxÀoç
rroÀvç/moltitudine grande. L'accusativo TTEpLjl€PÀT]I.J.Évouç/avvo/ti in vesti esige un ver-
bum videndi di cui è oggetto.
123
Apocalisse di Giovanni
227
Il verbo 'J..Éyovnç/dicendo esplicita in termini di parole quanto è contenuto nell'ado-
razione espressa nel parallelismo sinonimico di 7, 11. Si ha poi una dossologia racchiusa
tra i due lifl~v/amen di 7, 12 che fanno da inclusione e che è formata da sette elementi.
228 L'articolo ripetuto (ràç otoAàç tàç ÀEUKaç//e vesti quelle bianche) richiama e accen-
124
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
229
Si spiega l'indicazione temporale wçrg.LLwpLOv!come per mezz'ora (lezione di A C
91 97 che sembra preferibile, come /ectio difficilior a ~IJ.LWptov di S P e molti altri;
lÌIJ.twptov è la forma greca usuale), che corrisponde alla durata della scena descritta.
230
Il futuro irregolare dopo '[va che esigerebbe il congiuntivo sottolinea la continuità
dell'azione dell'angelo anche in futuro.
231
Non è esatta la traduzione circa mezz'ora, perché si tratta di un riferimento di espe-
rienza umana abbinato a un fatto trascendente. In questi casi wç!come ha il valore di
"as it w ere" (cfr. DANKER, A Greek-English, il 03-ll 06).
125
Apocalisse di Giovanni
212
Non si tratta qui di una semplice indicazione tautologica. C'è, nel ricordare che i
sette angeli sono vicini a Dio, l'intento di richiamare l'attenzione alla loro altissima
dignità.
m Tutto il v. 8,5 presenta una costruzione letteraria raffinata: al perfetto E'Lì..T)Ij>Ev/
afferrò, che indica l'azione continuata dell'angelo che prende il turibolo e lo tiene
saldamente in mano, seguono i tre aoristi puntuali ordinati da KaLie: ÈyÉflLOEvlriempì,
Ej3aÀEvllanciò, ÈyÉvov-r:o/avvennero.
126
Seconda parte: La risposta e la tnila della Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
234 L'espressione Ko:l ò npwtoç È:oaÀmoEv/e il primo suonò ha una certa intensità let-
teraria, che viene ripresa aggiWigendo &yydoçlangelo e variando il numero ordinale
(&:utEpoç, tp[wç .. .lsecondo, terzo ... ) in 8,8.10.12; 9,1.13; 11,15.
235 Rilevante il raggruppamento temario di 8, 7, svolto sul filo del triplice KO:tEKall/
bruciatola.
236
Espressione con valore di parentesi esplicativa: delle creature che sono nel mare
solo quelle che hanno vita periscono.
127
Apocalisse di Giovanni
~Kouoa ÉvÒç
8,13 Kat ELc5ov, Kat
, . ckroù
,
'llHOI..I.EVOU EV I..I.EOOUpaVT)I..I.ULL
ÀÉyovwç <f>wvfli..I.EY&.krr
' ' OOOL
OUUL ' ' OOOL ' \
237
L'espressione e sulle sorgenti di acqua- omessa dal codice A, ma accettata nor-
malmente nelle edizioni critiche - ha solo una funzione accentuativa rispetto ai fiumi.
238
Espressione parentetica esplicativa.
239
Di nuovo un'espressione parentetica che si stacca dal flusso narrativo immediato.
240
In 8,12 c'è un gruppo letterario temario imperniato su tò tp(tov//a terza parte. Le
conseguenze di ÉnÀi)yTJljù colpita sono sviluppate in un altro gruppo temario, con la
variante letteraria tipica del terzo elemento KtÙ ~ vùl; Ò)J.o[wçle, corrispondentemente
la notte.
241
Il termine greco ~~ooupavf)IJ.Un è proprio della geografia e de li' astronomia e indica
il punto centrale, il più alto del cielo, Io zenith.
242
I tre guai formano anzitutto una loro unità completa a sistema chiuso, che vuole
indicare tre minacce spaventose, non ancora precisate. Successivamente verrà indicato
128
SKonda parte: La risposta e la traftla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
129
Apocalisse di Giovanni
130
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
244
Come in Paolo, il termine ~o(w~ tende ad avere il valore concreto di cosa che
somiglia, diverso dall'astratto somiglianza (ÒilOLWnJç). Nell'Apocalisse, sia il termine
ÒJ.Lo[w~, sia l'aggettivo ~owç tendono a collegare il simbolo con una realtà che gli è
corrispettiva, potremmo dire "corrispettivi concreti", o anche "figure".
245
Il verbo eixov costituisce una variante stilistica rispetto alle altre indicazioni con wç/
come che hanno semplicemente delle costruzioni nominali.
246
Viene ripresa la serie settenaria conclusa dei riferimenti con wçlcome, con l'allusio-
ne agli scorpioni di 9,3 e 9,5.
131
ApocaUsse di Giovanni
247
Di nuovo una variazione stilistica: 'APa.liOwv ha una costruzione nominale,
'A TIOÀÀUwv una costruzione verbale.
248
Il testo presenta un problema di critica testuale, riguardante tEooapwv e, più in
generale, la provenienza della voce dai corni dell'altare. Il Sinaitico prima mano
omette la frase da f.LL«V a Kfpatwv: forse si tratta di una semplificazione. In effetti
tEooapwv è omesso da P"7 S' A 0207 e molti minuscoli. È questa la lezione preferibi-
le? Tmoapwv è testimoniato da P 046, molti minuscoli, Cipriano, Primasio, Andrea
di Cesarea, Areta. Secondo METZGER, A Textual, 74a, il peso della documentazione
esterna è bilanciato in parti uguali. Sembra allora preferibile la lezione con tfooapwv:
si spiega l'omissione o come caduta accidentale del termine o come semplificazione
del testo. Non si spiegherebbe invece l'aggiunta: anche l'opposizione con f.LLav e la
corrispondenza con i quattro angeli, dato che non assumono una rilevanza nel te-
sto, non si comprende come e perché potrebbero essere stati aggiunti. Mantenendo
nooapwv abbiamo allora una voce che è messa in rapporto non solo con l'altare, ma
esplicitamente con i suoi quattro angoli. KÉpaç ha infatti qui uno dei suoi valori nor-
mali: "Angoli piegati in forma di corno" (cfr. BAUER, Griechisch-deutsches). Questo
dettaglio concretizza: ci porta a pensare a ciò che vi è posto sopra. E sopra l'altare
sono immaginate come presenti delle voci: lo indica la costruzione grammaticale f.LLaV
EK twv [tmaapwv] KEpatwv.
249
Il genitivo dell'articolo viene ripetuto con una certa enfasi.
132
Seconda parte: La risposta e la traflla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
250
Ma si deve leggere proprio oOOÉ? Ci sono delle difficoltà nella tradizione manoscrit-
ta: oÙOÉ è testimoniato da P"' 7 S 046 e diversi minuscoli; troviamo oiitE in A P, diversi
minuscoli, Primasio, alcuni codici di Andrea di Cesarea. Il valore lessicale di oiltE è
praticamente equivalente a quello di oùOÉ: è impossibile, così, distinguere tra le due
forme in diverse traduzioni, come la Vetus Latina, la Vulgata e Cipriano. Troviamo
la semplice negazione où, senza un rapporto con la proposizione precedente, in C,
moltissimi minuscoli, nella traduzione armena, alcuni codici di Andrea di Cesarea,
Reato e Arete. L'autorità dei codici è decisamente in favore di oÙOÉ o outE, rispetto
alle quali où appare come una semplificazione e quindi lectio facilior. Tra le due forme
oOOÉ e outE quale preferire? l codici si bilanciano come autorità. Metzger e il Comitato
Internazionale preferiscono oùOÉ, perché outE può essere un'assimilazione di copisti
con gli outE che seguono (cfr. METZGER, A Textual, 744), ma il ragionamento si può
rovesciare: proprio per distinguere questa negazione da quelle che seguono, può es-
serci stata la tendenza in f>'\ 7 e nel Sinaitico a correggere con oùOÉ. In effetti l'autorità
di A e il fatto che oun, meno appropriata nel testo proprio per la ripetizione fatta poco
dopo, appaia come lectio difficilior, rendono oun leggermente preferibile a oÙOÉ.
133
Apocalisse di Giovanni
134
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
135
Apocalisse di Giovanni
255
I due orE rispettivamente di l 0,3 e di l 0,4 coordinano in maniera aderente lo svolgi-
mento del discorso. Tale aderenza compatta è evidenziata anche dalla ripetizione della
frase caratteristica V,.tiJ..T]<Iav aL énà ppovra( in l 0,3 e l 0,4.
256
La frase presenta dei problemi nella tradizione manoscritta: inseriscono Ka( dopo
cSouÀouç P" 7 S 2321 2329 2344. Il fatto ha la sua importanza perché viene sdoppiata la
categoria dei destinatari di EÙTJYYÉALaEv: il lieto messaggio di Dio sarebbe indirizzato
sia ai servitori propri, di lui -notare Éaurou - sia ai profeti. Ma se non tutti i servi tori
di Dio sono profeti - il termine cSouÀoç, inteso in senso positivo e riferito n eli' Ap ai
cristiani col valore onorifico di un'attività da svolgere nei riguardi di Dio-, tutti i pro-
feti sono servi tori di Dio. Dato che l'espressione unitaria servi di Dio profeti ha le sue
radici nell' AT (cfr. Ger 7,25; 25,4; Arn 3,7) e data anche la preponderanza dei codici
a suo favore, sembra nettamente preferibile.
136
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
_ _ _i2'1
ApocaUsse di Giovanni
259
Gruppo letterario temano evidenziato dalla stessa conclusione di ciascuno dei tre
stichi Èv a{n:Q ... Èv a{rru ... Èv aùtu/in esso ... in essa... in essa (SrXÀa.ooa/mare in greco
è femminile).
260
La forma aoristica (ÉtEÀÉo9T)), in connessione con quanto precede (otav 1J.ÉÀÀ1,1
oaJ..ni.(nv), esprime il compimento di un'azione awenuta, ma tale compimento dipen-
de da un futuro che possiamo tradurre con sarà stato compiuto.
261
Viene richiamata la posizione solenne dell'angelo assunta precedentemente e già
ripresa.
262
I quattro verbi del discorso dell'angelo in 10,9 vengono ripresi elegantemente, con
variazioni stilistiche, in questo versetto.
263
Gruppo letterario quatemario.
1"111
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
11,8 KaÌ. tÒ TitWJ.La aùtwv ÉrrÌ. tf]ç rrÀatE(aç tf]ç TIOÀEwç tf]ç
J.LEYclÀTJç 1
264
Maschile collegato con outoL, anziché direttamente coi due femminili UaiaL e
ÀUXVLaL.
Apocalisse di Giovanni
265
Il discorso diretto, che qui inizia, si protrae fino a Il ,3; da Il ,4 fino a Il ,6 si ha
come un segmento esplicativo; in Il, 7 riprende la presentazione della attività dei due
testimoni già indicata in Il ,3 e prosegue in due segmenti distinti - Il, 7 fino a Il, l O;
Il, Il fino a Il, 13 - fino alla conclusione de li' episodio.
266
Da notare il gruppo ternario, con un movimento di concentrazione progressiva:
tempio-altare-adoranti.
1.1()
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
267
Inizia la riflessione sui due testimoni e la loro attività profetica che si protrae fino
a Il ,6 con la ripresa conclusiva di oùtoLiquesti. In mezzo troviamo due riferimenti
ipotetici riguardanti gli oppositori: KaL E'L nç/e se uno (cfr. 11,5) con leggere variazioni
grammaticali. È una costruzione letteraria raffinata.
268
Con questo stico, che si conclude inaspettatamente col maschile (in greco, il verbo
Èatcimçlstanno in piedi è maschile, mentre i termini ÈJ..ai.aLiolivi e J...uxv[aLIIucernieri
sono femminili), si ha una parentesi esplicativa, che si insinua nel discorso altrettanto
esplicativo ma più generale.
269
O{rrwç/così iniziale si riferisce alla morte dei nemici divorati dal fuoco, descritta
precedentemente.
270
Gruppo letterario temario in crescendo: guerra-vittoria-uccisione.
271
L'avverbio TTVEu~nKwç/secondo lo Spirito ha il senso forte di una designazione
sotto l'influsso dello Spirito e non è da intendersi semplicemente "in senso metafo-
rico".
141
Apocalisse di Giovanni
272
Espressione quatemaria (popoli-tribù-lingue-nazioni) ricorrente anche altrove che,
posta com'è dopo ~J..Énouaw/guardano con valore di soggetto, si stacca un po' dal
suo contesto, costituendo quasi una parentesi. Superata la parentesi, in Il ,9 -r:ò 1mJ~a
aù-r:wv!illoro corpo, che riprende elegantemente la stessa espressione di Il ,8, costitu-
isce l'oggetto diretto del guardare.
273 Da notare il gruppo temario (si rallegrano-fanno festa-invieranno doni) riferito
all'atteggiamento di coloro che hanno la casa sulla terra. L'eleganza letteraria del
versetto è data dalla ricorrenza all'inizio e alla fine dell'espressione coloro che hanno
la casa sulla terra.
274
Il verbo ÉTTÉTTEaEvlpiombò, rispetto al semplice EnEOEvlcadde, ha un forte valore
accentuativo.
142
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)
275
Il passaggio brusco dal femminile <jlwva( al maschile ÀÉyovrEç stacca dal contesto e
comporta un'accentuazione di energia.
276
Il testo pone un problema di critica testuale: ol. davanti a €vwmov e riferito ai
presbiteri- KIX9~~EVOL- è attestato da S C P e moltissimi altri (la Vulgata e Primasio
hanno qui in conspectu sedent; mentre Cipriano traduce in conspectu Dei sedentes);
omettono ol. A e alcuni minuscoli. L'autorevolezza di A, qui piuttosto isolata, è con-
trobilanciata dalla /ectio più estesa, diffusa un po' dovunque. Ma forse è leggermente
preferibile, dato che non è usuale ne li' Apocalisse la qualifica dei 1lpEaj3oc€pOL come se-
duti sui troni dopo la prima presentazione (4,4). Quindi difficilmente si potrebbe inten-
dere questa attribuzione come stereotipa, appartenente alla terminologia riguardante i
1TflHJj3{rrEpOL. Ciò è confermato dal nostro contesto, che sembra menzionare KIX~EVoL/
seduti per mettere questa posizione in contrasto con l'~llEOa.vlcaddero, dell'adorazione.
m La lezione variante Ka.t on (P"07 s• C; on: se A P) sembra "a scribal blunder" (cfr.
METZGER, A Textua/, 747).
143
Apocalisse di Giovanni
278
L'accusativo ~uKpouç è da preferire- perché attestato da J»4 7 S* A C e come lectio
difficilior - a to'iç ~uKpo'iç K!Ù to'iç i.J.EyaÀOLç attestato da correzioni del Sinaitico, P e
046. Più che a una distrazione dell'Autore (così Swete) è da riferirsi a KpL9f]vaL con
cui forma una proposizione con l'accusativo e l'infinito, dipendendo da KaLpoç, come
già notato in precedenza.
279
Il tempio di cui si parla è situato nel cielo; si nota con una certa enfasi ò Év tQ
o
oùpo:vQ, sempre se, come sembra preferibile, si accetta la lezione Év tQ oùpo:vQ
testimoniata da A C, contro quella con l'assenza del!' articolo di J»47 S P 046 051 (cfr.
METZGER, A Textual, 747).
280
Il singolare del verbo jhoLÀEUaEiregnerà unisce in un unico soggetto Dio e Cristo
di 11,15.
281 In parentesi quadre come nell'edizione critica greca.
282 L'adorazione prestata non coincide con la prostrazione, ma viene esplicitata dalle
144
Seconda parte: La risposta e la traflla della Cbiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
e regnastF 84 !
11,18 E le genti si adirarono
e venne la tua ira
e il tempo dei morti per essere giudicati
e di dare la ricompensa ai tuoi servitori,
ai profeti e ai santi
e a coloro che temono il tuo nome,
-i piccoli e i grandi! -
e di mandare in rovina
coloro che mandano in rovina la terra285 ."
11 , 19 E fu aperto il tempio di Dio quello che è nel cielo
e fu fatta vedere l'arca della sua alleanza nel suo tempio
e avvennero lampi e voci e tuoni e un terremoto e
grandine grande.
2
1!4 Da notare il parallelismo sinonimico: la potenza presa in mano serve a instaurare
attivamente il regno.
285
Il versetto 11,18 presenta una costruzione raffinata. Introdotto e concluso da una cor-
rispondenza parallela (u)py(a9T)Octv/si adirarono e òpy~ aou/tua ira; cS~ctQ>9E1pa~/mandare
in rovina e cS~ctQ>SE(povtw;/coloro che mandano in rovina), mostra nel corpo intermedio
un caratteristico sviluppo letterario in crescendo: ~).9ev/venne si riferisce anche a
Kct~p6ç/tempo opportuno. Come specificazione ulteriore del giudizio dei morti, K(np6ç
regge sia l'infinito oouva~/dare- con lo sviluppo che l'accompagna: to"iç OOIJÀo~ç/ai
servitori > to"iç 7!poQJ~tct~ç/ai profeti> to"iç ocyLOLç/ai santi > to"iç <jlopoqJ.ÉVOLç tÒ ovo~J.(l
aou/a coloro che temono il tuo nome > toùç ~~Kpoùç Kctl toÙç ~eya).ouçlai piccoli e ai
grandi (riassuntivo e comprensivo, forse con un accusativo di relazione che mette in
evidenza l'espressione)- sia l'infinito cS~aQ>9E1pa~/mandare in rovina.
145
Apocalisse di Giovanni
12,4 KCÙ ~ oùpà ctÙtOU OUpEL tÒ tp( tOV tWV ÙotÉpwv tOU
'
oupavou ~
286
Notare la singolarità grammaticale: l'Autore non usa l'accusativo &poEvo:. che sareb-
be la forma regolare e neppure il nominativo èipOTJv che, pur con un certo sforzo, po-
oç
trebbe essere concordato con il nominativo che segue immediatamente. Il confronto
tra ls 7,14 (essa partorirà un figlio) e Is 66,7 (essa partorì un essere maschile), indicato
da Kraft nel suo commentario come soluzione dell'anomalia del neutro, non appare
determinante filologicamente, data l'impossibilità di esprimere adeguatamente il neutro
in ebraico, dal quale dipendono in gran parte le riprese anticotestamentarie dell' Apoca-
lisse; il neutro iipoEv dopo il masclùle ui.6v indica piuttosto una certa generalizzazione,
l'inverso del passaggio dal neutro al maschile che invece indica concretezza.
287
La presentazione del Ollf.Ldov/segno, in 12, l, ha una struttura tipica, costituita da tre
indicazioni statiche alle quali seguono due di carattere dinamico. La stessa struttura si
ripete in 12,3. Il verbo C/:4J&r]lfufatto vedere conserva il valore di un aoristo passivo. Si
tratta di un passivo teologico: Dio fa vedere questo segno.
288
Le tre caratteristiche della presentazione sono raggruppate insieme dalla loro col-
locazione nel cielo: sole, luna, stelle.
146
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
289
Il rimando al Sal 2 costituisce una parentesi rispetto al filo narrativo.
l~l_
Apocalisse di Giovanni
o Kll'tT)yopwv 290
o:ÙwÙç ÈVWTILOV 'tOU 9EOiì ~llWV
llllÉpo:ç KIXÌ. VUK'tOç.
12,11 KIXL IXU'tOL' EVLKT)O!W
\ , ' l ' '
!XU!OV
OLà 'tÒ llLilll 'tOU apv(ou
Ka.Ì. OLà 'tÒv ì..6yov 'tfJç lliXP'tUpto:ç a.Ù'twv
KIXÌ. OÙK ~YUTIT)OIXV 't~V \jruX~V IXÙ'tWV axpL 9o:va'tOU.
12,12 OLà 'tOU'tO
EÙ<j>pa.tvE09E [ol] oùpa.voì. Ka.Ì. o/. Èv a.ùwt:ç
OKT)VOUV'tEç.
oùa.ì. •~v yfw Ko:Ì. •~v 9aÀa.aaav 291 ,
148
Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Cbiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
292
La costruzione con l'infinito e il nominativo ne fa una sorta di titolo di un capitolo
narrativo. La narrazione vera e propria inizia con la frase che segue.
293
È una traduzione letterale di <~v olKoullÉVTJV olrw: meglio che la traduzione usua-
le "l'umanità intera"; questa traduzione letterale evidenzia il contatto adesivo del
Demoniaco con la terra, intesa come la zona degli uomini, dove lui è ancora attivo.
294
Gruppo letterario ternario, accentuato nella sua peculiarità dall'espressione dell'al-
leanza 1:où Sfoù ~f!.wvldel nostro Dio posta solennemente alla fine. Questa espressione
ha una sua tipicità nell'Apocalisse, dove ricorre dieci volte, compreso il nostro conte-
sto, sempre in dossologie (cfr. 4,11; 5,10; 7,3.10.12; 12,10 bis; 19,1.5.6).
295
C'è un senso ammirativo, evidenziato dalla costruzione asindetica (come altrove,
ad es. 14,5).
296
Abbiamo in 12,12 una elegante struttura chiastica: il versetto indica prima il motivo
della gioia celeste a cui si esorta; poi si presenta l'atteggiamento antitetico di timore
_.1A9.
Apocalisse di Giovanni
12,13 E quando vide, il drago, che era stato gettato sulla terra297
cominciò a perseguitare la donna
quella che aveva partorito il figlio maschio.
12,14 E furono donate alla donna le due ali dell'aquila, quella grande,
affinché voli verso il deserto, verso il posto suo
150
Seconda parte: La risposta e la traflla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
298
Di nuovo una parentesi interpretativa; da notare l'ebraismo della ripetizione
dell'avverbio di luogo 1Snou ... ÈKELiproprio dove, con valore accentuativo.
299
Leggiamo - come sembra preferibile, anche perché lectio difficilior- il singolare
ovo!Jll con J>4 7 S C P, invece del plurale ÒvÙj.Ulta di A.
1 "il
Apocalisse di Giovanni
w
]()() La lezione yÉypocmoc~ tà ÒVOfllltll OCUtWV di s• è sospetta per l'omissione di ou
(e darebbe un senso insostenibile, contrario al contesto); wv ou ... ocùtoù di pn è lectio
facilior; resta où ... ocutoù (testimoniata da C, Ireneo e, praticamente, anche da A, che
ha oool ... ocutoù; ooo[ sembra una corruzione di où). Il brusco passaggio dal plurale al
singolare precisa e personalizza.
101
Con una certa eleganza letteraria, i due termini KÉpatoc!corna e KEcpamçltesla ven-
gono rispettivamente riproposti e sviluppati nel resto del versetto.
152
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cbiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
302
Si riprende la descrizione diretta della bestia di 13,1, dopo la parentesi esplicativa
di 13,2. L'accusativo IJ.Lav come pure Èocjxxy!J.ÉVT]V dipendono probabilmente da EÌ:Oov.
Successivamente il nominativo con la costruzione regolare ed esplicita sottolinea
l'evento della guarigione-Resurrezione della bestia.
303
Il doppio 1Tpoo~XUVf10av/adorarono comporta un passaggio dal drago alla bestia, alla
quale soltanto sono poi dirette le parole dell'adorazione.
304
L'espressione 'E009TJ aùtQ!lefu dato costituisce un motivo letterario caratteristico.
Quanto è dato alla bestia in 13,5 viene messo in atto in 13,6-7.
Apocalisse di Giovanni
13,12 Kat -r~v Èl;oua[av -roù npc.hou 9T]pLou niioav noLE'i Èvwmov
' ~
au-rou,
Kat noLE'i -r~v yiìv Kat -roùç Èv aù-r'fl Ka-roLKoùv-raç
'[va 'llpOOKUV~OOUOLV "tÒ 9TjpLOV "tÒ 'llpW"tOV,
ou È9EpanEu9TJ ~ TIÀTJY~ wù 9ava-rou aù-roù.
13,13 Kat 'TTOLEL OT]flELa flEYUÀa,
'Cva Kat nùp 'TTOL'fl ÈK -roù oÙpavoù Ka-rapaLVELV EÌ.ç
"t~V YiìV
Èvwmov -rwv àvepwnwv.
13,14 Kat TIÀaV~ -roÙç Ka"tOLKOÙV"taç Ènt -riìç yiìç
a
ÒL(X "tÒ: OT]flELa Èòo9T] ocÙ-rQ 'TTOLiìoaL Èvwmov "tOÙ 9T]pLOU,
ÀÉywv "tOLç Ka"tOLKOÙOLV È'llt -riìç yiìç
'TTOLiìoaL EÌ.Kovoc -rQ 9T]pL4J,
oç EXEL "t~V 'TTÀT]y~v -riìç llaxoc(pT]ç Koct E(T]OEV.
13,15 Kat M6e11 ocù-rQ
òouvocL 'TTVEÙflOC -ru EÌ.KovL -rou eT]p(ou,
'Lva Koct ÀaÀ~01J ~ EÌ.Kwv -roù 9Tjp(ou Koct 'TTOL~01J
[(voc] oooL ÈÒ:v Il~ npooKuvMwow -rij EÌ.KOVL -rou
9T]p (ou à:TioK-raveoo w.
13,16 Kat 'TTOLEL
Tiav-raç,
-roùç flLKpoùç Kat -roùç flEyaÀouç,
Kat -roùç '!TÀouo[ouç Kat -roùç TI-rwxouç,
KaL 'tOÙç ÈÀEU9Épouç KCÙ 'tOÙç OOIJÀ.ouç,
'(va ÒWOLV aÙ-rol.ç xapayf.!a
Èn t -riìç XELpòç ocù-rwv -riìç l'lEI; Liiç ~ ÈTI t -rò flÉ"tWTiov
' ~
au-rwv
13,17 Kat '[va Il~ nç bUVT]"taL à:yopaoaL ~ TIWÀiìoaL
EÌ. Il~ 6 EXWV -rò xapayf.!a -rò OVOfla "tOÙ 9T]pLOU
~ "tÒV Ò:pL9flÒV "tOÙ ÒVOflll"tOç aÙ-rou.
13,18 ""Q&~ oO<j>Ca Èo-rl.v·
6 EXWv vouv IJ!TJ<lnoa-rw -ròv à:pL9flÒv -roù 9T]p(ou,
à:pL9flÒç yà.p à.v9pW'TTOU Èo-r(v,
Kat 6 ÙpL9flÒç aÙ"tOU É/;OCKOOLOL É/;~KOV"tOC E/;.
154
Seçonda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)
305
La frase sembra un titolo prolungato che riassume globalmente, nella provenienza
dalla terra, le caratteristiche della seconda bestia. Segue un'esposizione dettagliata di
quello che ha e di quello che fa, unita al titolo e articolata così in un probabile gruppo
settenario, che si estende fino a 13,14, in cui ciascun elemento viene introdotto dalla
congiunzione KaUe.
306
Inizia la fase conclusiva della narrazione, dopo il probabile raggruppamento settena-
rio. Si svolge fino a 13,17 suddividendosi in due raggruppamenti connessi tra di loro:
13,15 introdotto da Kal È06arj a&rCIJilefu dato (notare il gioco di parole È06arj/fu dato e
ooiivaLidare) e sviluppato in KalnoLf"in&vmç/efa tutti di 13,16 da cui poi dipendono i
due '[valaffinché successivi. Tutto il testo appare strettamente concatenato nel suo svilup-
po letterario sempre fondamentalmente di stile narrativo, con restrizioni e allargamenti.
307
I verbi all'aoristo npooKuvipwOLv!adorarono e tt1TOKtav9WaLVljùrono uccisi hanno una
sfumatura di immediatezza: appena viene negata l'adorazione, segue la messa a morte.
155
Apocalisse di Giovanni
e i ricchi e i poveri
e i liberi e gli schiavP08 ,
in modo che diano loro un'impronta
sulla loro mano destra o sulla loro fronte
13,17 e in modo che non possa comprare o vendere
se non chi ha l'impronta:
il nome della bestia o la cifra del nome di lei.
13,18 Qui sta la sapienza309 :
chi ha mente calcoli la cifra della bestia.
Si tratta infatti di una cifra di uomo;
e la sua cifra è seicentosessantasei.
308
Notare il gruppo settenario. Il verbo TTOLf1/ja, modella, trasforma ha per accusativo
diretto rrcivr:aç!tutti e i sostantivi seguenti. La stessa costruzione è riscontrabile in 3,9.
309
La sapienza trova una sua applicazione nell'identificare la cifra della prima bestia,
come viene espresso nell'imperativo lJrrl<l>taci<wlcalco/i di 13,18, seguito da una spie-
gazione (ycip/infatti) della possibilità di farlo e nello stesso tempo da un'indicazione
del campo dove cercarlo.
310
La distinzione tipografica di NN 8 tra i versetti 14,1-3 e 14,4-5 è appropriata, ma
non è da interpretarsi come una dossologia.
lll L'introduzione di [wç] davanti a ~o~ KClLVT]V crea qualche problema. La lectio wç
testimoniata da A C l 006 e varie traduzioni tra cui la Vulgata, viene omessa da J>4 7
S P 046. Alle ragioni di evidenza esterna e di trascrizione accidentale che sembrano
equivalersi (cfr. METZGER, A Textual, 677), si può aggiungere il fatto interno che wç
nell'Apocalisse, anche nel contesto immediato (cfr. 14,2), indica un passaggio gno-
156
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
14,1 EvidP 12 :
ed ecco l'Agnello in piedi sul monte Sion
e con lui centoquarantaquattromila persone
che avevano il suo nome e il nome del Padre suo
scritto sulle loro fronti.
14,2 E udii una voce dal cielo
come voce di molte acque
e come voce di un grande tuono
e la voce che udii 313 ,
come di citaredi che cantano e suonano le loro cetre.
14,3 E cantano un cantico nuovo
davanti al trono
e davanti ai quattro viventi e ai presbiteri;
e nessuno poteva imparare il cantico
se non i centoquarantaquattromila,
coloro che sono stati riscattati dalla terra.
14,4 Questi 314 sono coloro che non furono macchiati con donne:
157
ApocaHssc di Giovanni
14,10 KaÌ. aùròç n(EtaL ÈK rou o'Lvou rou 9Uj.J.OU rou 9Eou
tOU KEKEpiXOj.J.ÉVOU àKpUtOU Èv tQ 110tT]pLc.,J tfìç Òpyfìç aÙtOU
315
Il participio presente àKo>..oueouvtEçlstanno seguendo ha una connotazione di con-
tinuità e di immediatezza.
316
La costruzione grammaticale particolare /41wiwi €Ì.Otv!sono senza macchia, nella qua-
le manca qualunque elemento di collegamento con quanto precede (non si hanno con-
giunzioni), conferisce all'espressione un rilievo letterario: è una conclusione riassuntiva
e quasi un'esclamazione. Emerge, così, dal contesto una certa accentuazione emotiva.
158
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cbiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)
317
È una caratteristica di stile dell'autore mettere prima il verbo e poi indicare, magari
a più riprese come in questo caso, il soggetto.
318 Il passaggio dal genitivo &yLwv al nominativo TlJPOUvr~ç, con l'aggiunta enfatizzan-
a ì..ÉyH (ì..ÉyH va.l TÒ 1TV~u~a./dice di sì lo Spirito: 046, 94), sostituito con Ka.L (218
522: cfr. METZGER, A Textual, 678-679); omesso da S* P'17 e vari minuscoli: infatti il
collegamento grammaticale di ì..ÉyH con '(va è perfettamente regolare e naturale. Ma
è preferibile, dal punto di vista della critica testuale, il testo riportato per l'autorità
dei codici S< A C P e come lectio difficilior. Non collegabile direttamente con '(va.
àva.1Ta.~aovta.~, va.( rimane a sé stante e isolato.
159
Apocalisse di Giovanni
320
Aggiungono Eçr,>..lkv S C P, mentre lo omettono f4 7 A, Ticonio, Ecumenio, Primasio.
L'aggiunta di èçr,>..lkvluscì è probabilmente secondaria (/ectio facilior). Se la docu-
mentazione in favore della presenza o dell'assenza di èçfì>..9Ev sembra equivalente
(cfr. METZGER, A Textua/, 679), la presenza è più naturale nello stile narrativo della
pericope. Lo stesso discorso vale per odi 14, 18.
321
La difficoltà linguistica si può rilevare dalla tradizione manoscritta: troviamo il fem-
minile 't"~v f.I.EyaÀT]V nel Sinaitico e in molti minuscoli; il maschile cÒv f.I.Éya.v è documen-
tato da C P 046 051, molti minuscoli, Ticonio, Primasio e Areta; A dà addirittura fJ.fya.,
neutro; f4 7 presenta il genitivo fJ.fYaÀou, concordato con 9Uf.IOU. Sembra preferibile, come
lectio difficilior, f.I.Éya.v (o addirittura f.I.Éya.?). Lo sdegno di Dio è identificato col tino, al
punto da produrre una "alterazione" grammaticale, dando all'aggettivo grande lo stesso
genere di 9Uj.L6ç/sdegno. L'accusativo maschile cÒv f.I.Éya.v sorprende, dopo il femminile
attribuito esplicitamente a ÀTJV&; prima. Il termine in greco può essere usato al maschile
o al femminile: la scelta del nostro Autore per il femminile è documentata dall'articolo
't"~v, attribuito immediatamente prima, e da..;, inserito immediatamente dopo. Come
spiegare però, tra questi due femminili, l'accusativo maschile 't"Òv f.I.Éya.v? Secondo il suo
stile, l'Autore gioca sui generi per ottenere un effetto speciale di accentuazione.
322
L'uso dei due termini (EooyyÉ>..wvlvangelo e EooyyEHoa.Lievangelizzare), non do-
cumentato altrove negli scritti giovannei ma diffuso nell'ambiente culturale di Efeso,
induce a fame "un décalogue du mot grec" (cfr. DELEBECQUE, L 'Apocalypse, 221 ).
323
Il messaggio dell'angelo è articolato sui due imperativi ljlof3~9TJ't"Eitemete e Mn ...
ò6E,a.v/date... gloria.
160
Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
324
Notare il gruppo quaternario.
325
Una esplicitazione in una frase narrativa- quella di 14,8- caratterizzata da un'e-
levata densità emotiva.
326
L'immagine dell'impronta sulla fronte o sulla mano è un tratto caratteristico
dell'Autore.
327
Si ha una qualifica fortemente enfatizzata del vino del/ 'ardore di Dio (viene ripresa
l'espressione di 14,8, dove il simbolo del vino viene attribuito a Babilonia).
328
11 doppio Évwmovldavanti è una sottolineatura caratteristica che emerge dal conte-
sto. Con 14,10 si conclude, probabilmente, l 'intervento diretto del terzo angelo: ciò
che segue esprime, in uno stile più discorsivo e meno oracolare, una serie di riflessioni
e di esperienze che Giovanni/Autore comunica al gruppo di ascolto.
161
Apocalisse di Giovanni
"Sì!"
"Dice lo Spirito che abbiano tregua dalle loro fatiche:
le loro opere infatti li seguono329 ."
14, 14 E vidP 30 :
ed ecco una nube bianca
e, seduto sulla nube, vidi un figlio di uomo corrispondente.
Aveva331 sul capo una corona d'oro
e nella mano una falce affilata.
14,15 E un altro angelo uscì dal tempio
gridando a gran voce al personaggio seduto sulla nube:
"Lancia la tua falce e mieti,
poiché è giunta l'ora di mietere
poiché332 si seccò la messe della terra."
14,16 E gettò, il personaggio seduto sulla nube, la sua falce
sulla terra
e fu mietuta la terra.
14,17 E un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo
tenendo anch'egli una falce affilata.
14, 18 E un altro angelo uscì dali' altare
- quello che aveva potere sopra il fuoco 333 -
e gridò a gran voce a quello che teneva la falce affilata
dicendo:
"Lancia la tua falce, quella affilata,
329
La parte del versetto che segue l'imperativo ypaiJiovlscrivi crea qualche problema
a proposito della divisione (e della interpretazione). Probabilmente si ha un primo
detto (una beatitudine) che viene dalla trascendenza, sperimentato nel contesto
dell'assemblea liturgica. A questo segue un'accettazione dell'assemblea con un vaU
sì di approvazione (analogo a quello di 1,7). Questa risposta di assenso, espressa con
un monosillabo, ha una sua peculiare carica emotiva. Riprende poi il messaggio dal
cielo con un'accentuazione del ruolo dello Spirito, ispiratore in senso globale di questi
messaggi che si manifestano in ambiente liturgico. Da notare che non si ha solo una
dichiarazione esplicativa da parte dello Spirito, ma anche una parola che determina
efficacemente e fatalmente ciò che dice, concordata come è con la congiunzione finale
'(va/che.
330
Tutto il brano 14,14-20 presenta un andamento stilistico narrativo. La divisione in
stichi tende a sottolineare il movimento letterario.
331
La variazione grammaticale - che si nota solo nel greco - di exwv invece che
E'xovra, con il brusco passaggio dall'accusativo al nominativo, isola e accentua, met-
tendo in risalto il particolare della corona d'oro e l'altro che segue immediatamente,
cioè quello della fa/ce tagliente nella mano.
332
I due on/poiché coordinati conferiscono al testo una certa enfatizzazione.
m Si ha una parentesi esplicativa nel discorso narrativo.
162
Seconda parte: La risposta e la trafila della Cbiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
334
Il maschile attribuito a ÀT)voçltino può essere regolare, dato che il termine appare
nei LXX al femminile e al maschile (cfr. DELEBECQUE, L 'Apocalypse, 225). Ma il pas-
saggio è brusco, in quanto immediatamente prima e dopo troviamo accentuatamente
il femminile (cfr. 14,19c e 14,20a). Con questa forzatura grammaticale l'Autore vuole
sottolineare la grandezza sorprendente del tino.
335
I due stichi di 14,20cd sono in parallelo e illustrano con una certa enfasi gli effetti
del sangue che fuoriesce dal tino.
163
Apocalisse di Giovanni
1M
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
165
Apocalisse di Giovanni
16,1 Ko:l ~Kouoo: flEYcXATJç <jlwvf]ç ÈK 1:oiì vo:oiì AqouoTJç w'Lç ÉTT'!Ò:
àyyÉAOLç"
imayELE
KO:L ÈKXÉELE '!Ùç ÉTTtÒ: cj>uiAo:ç '!OU 9ujJ.OU toU 9EOU dç '!~V
yf]v.
o
16,2 Ko:l àTTf]A9Ev TTpw'!oç
KO:Ì. ÈçÉXEEV '!~V cj>taATJV O:Ù'!OU Elç '!~V yf]v,
Ko:Ì. ÈyÉvHo EAKOç K«KÒv Ko:l TTOVTJpÒv
ÈTTL '!OÙç &vepwTTouç '!OÙç EXOV'!O:ç '!Ò xapayj.la '!OU
9TJp(ou
KO:l '!OUç TTpOOKUVOUVLaç '!1) ELKOVl UU'!OU.
\ ' ..... ,... ' l ' ....
o
16,3 Kal ÒEU'!Epoç È:çÉXEEV '!~v cj>uiÀTJV o:ùmu ELç '!~V ecfAo:ooo:v,
Kat' EYEVELo
' '
o:tj.la
'r'
Wç VEKpOU,
KaÌ. TTéioa \jtux~ (wf]ç ànÉ9o:vEv
cà 342 Èv eU eaAcfoou.
o
16,4 Ko:ì. cp(coç ÈçÉXEEV '!~v cj>taÀTJV aÙ1:ou Ek 1:oùç no'!aj.loÙç KaÌ. 1:Ò:ç
TTTJyÒ:ç '!WV Ù&hwv,
\ , , 343 .,..
Kat EYEVELO atj.lo:.
16,5 Kal ilKouoo: '!OU &.yyÉAou '!WV ù&hwv AÉyovtoç·
MKo:toç Et,
( " \ t 1"
O WV Kat O TJV,
o aotOç,
an '!llU'!O: EKptvo:ç,
16,6 an O:Lj.la ày(wv KO:LlTpo<jlTJ'!WV ÈçÉXEo:V
KaÌ. O:Lj.lO: o:Ù1:o'iç [O]ÉOwKo:ç lTtE'iv,
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16,7 Kal llKOOOO: '!OU euotaO'!T)p(ou AÉyov'!Oç"
VO:l'
o
KuptE 9Eòç ò TTavcoKpacwp,
342
Il neutro plurale <a, invece del femminile singolare concordato con lflux~. stacca e
allarga la prospettiva.
343
Il plurale EyÉvov<o sembra preferibile per la testimonianza di J>4 7 A.
166
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
,, e , , l<. l , l
0:11.T] LVO:L KO:L uLKO:LO:L O:L KpLOELç OOU.
16,8 Kaì. ò -rÉ"tap-roç Èé;ÉX.EEV -r~v qnaÀTJV aù-roù hì. -ròv ~À.Lov,
KaÌ. M69TJ aù-rQ KUUIJ.a-r(oaL -roùç àv9pwtrouç Èv trupL
16,9 KaÌ. ÈKIWIJ.O:'ttOOT]OO:V Ot ttV9pWTTOL KUÙIJ.CliJ.Éya
KaÌ. Èpì..o:a<f>~IJ.T]Oav -rò OVOIJ.O: toù 9EOù
roù Ex_ovroç r~v Èl;ouo(av ÈtrÌ. ràç TTÀTJyàç -rauro:ç
KaÌ. où IJ.HEVOT]oav òoùvaL aùtQ Ml;av.
16,10 Kaì. ò TTÉIJ.TTWç È/;ÉX.EEV t~v QlLclÀTJV aùtoù ÈtrÌ. tòv 9p6vov toù
9T]ptOU,
KaÌ. ÈyÉvHo ~ paaLÀEta o:ù-roù ÈoKotwiJ.ÉVTJ,
Ko:Ì. È~J.aowvro ràç yì..Wooaç aùrwv ÈK roù tr6vou,
16,11 KaÌ. Èpì..ao<f>~IJ.TJOav ròv 8Eòv -roù oùpavoù
, 'tWV
EK .... ' ' ....
TTOVWV O:U"tWV
KaÌ. ÈK 'tWV ÈÀ.KWV aÙ-rwv
' ' ,
Ktll OU IJ.HEVOT]OO:V , tWV
EK .... " '
Epywv UU"tWV. -
16,12 Kaì. ò EK-roç È/;ÉX.EEV t~v QllclÀTJV aù-roù ÈTTÌ. ròv trotaiJ.Òv ròv iJ.Éyav
'V
""CO E·'.A.
'"'"'1-'Pil"tT]V,
l
344
C'è un crescendo nei genitivi che seguono TTOÀEIJ.OV.
1~7
Apocalisse di Giovanni
16, l E udii una grande voce dal tempio che diceva ai sette angeli:
"Andate
e versate le sette coppe del furore di Dio sulla terra."
16,2 E uscì l'angelo, il primo,
e versò la sua coppa sulla terra
e si ebbe una piaga maligna e violenta
sugli uomini che avevano l'impronta della bestia
e su quelli che adoravano l'immagine di leP 45 •
16,3 E il secondo versò la sua coppa sul mare
e divenne sangue
come346 di un cadavere
e ogni forma di vita vivente morì,
tutto quello che sta nel mare.
16,4 E il terzo versò la sua coppa347 sui fiumi e sulle sorgenti delle
acque
e divennero sangue.
16,5 E udii l'angelo delle acque che diceva:
"Sei giusto
tu che sei e che eri,
tu il santo348 ,
345
La strutturazione letteraria di tutto il capitolo fa perno sui singoli angeli che, uno
dopo l'altro, costituendo un settenario, versano la loro fiala. 'O rrpwr:oç/Il primo posto
com'è dopo il verbo, a differenza degli altri angeli che seguono in cui il soggetto
precede, mette in evidenza il versetto. L'effetto immediato del versamento delle
singole fiale è espresso con il verbo all'aoristo ÈyÉvEr:o (cfr. 16,2.3.4.10), sempre con
significato divenne. Traduciamo con divenne-divennero quando c'è il riferimento a un
soggetto; traduciamo con si ebbe quando il riferimento è assoluto.
346
Secondo l'uso generale dell'Apocalisse, wç/come indica il passaggio sulla linea
conoscitiva dalla trascendenza all'immanenza. Il mare che diventa sangue quindi non
indica una semplice trasformazione sul piano fisico.
347
La terza coppa presenta un'elaborazione letteraria articolata ed elegante: dopo il
versamento si ha, espresso in forma lapidaria, il suo effetto, ovvero fiumi e fonti che
diventano sangue. Poi troviamo un doppio commento: il primo da parte dell'angelo
delle acque che si rivolge a Dio; il secondo da parte dell'altare personificato che
prende atto della giustizia divina applicata alla storia. Il tutto con una notevole forza
drammatica e interessanti corrispondenze parallelistiche.
3411
Le due invocazioni a Dio sono esplicitazioni di quello che Egli è in rapporto con la
storia. Hanno una rilevanza letteraria particolare: la prima compare senza il terzo ele-
mento ÉPX~Evoç/che sta venendo che la accompagna nelle altre ricorrenze precedenti
168
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
(1,4.8; 4,8); la seconda riprende 1-16voç &noç/tu solo santo di 15,4: sono le due uniche
ricorrenze di &noç/santo.
349
Il soggetto sottinteso in tutto il versetto- con particolare solennità dovuta al plu-
rale non specificato- suggerisce un'allusione ai protagonisti del sistema terrestre.
L'espressione ne sono degni, venendo a conclusione di un discorso articolato, riassu-
me ed enfatizza. La descrizione sfocia in un giudizio da parte dell'Autore che, come
tale, si distacca dal filo narrativo.
350
Anche qui c'è una certa enfasi, resa efficace dal vaUsì iniziale, che richiede il punto
esclamativo. Secondo l'uso dell'Apocalisse, l'assenso si riferisce a quanto precede
e l'approva. Si ha una corrispondenza parallela nello stesso versetto, con in mezzo
l'invocazione a Dio.
351 Si ha una variante stilistica rispetto all'usuale f.yÉvFro/divenne; inoltre il passivo
1CO
Apocalisse di Giovanni
4.11. La settima coppa (16,17-21): daUa sezione dei tre segni alla
sezione conclusiva
16,17 Kat 6 E!3òolloç ÈçÉXEEV ·~v <t>uiì..T)v aù'tou È1Ù •Òv àÉpa,
KaÌ. Èçfìì..9Ev <tJwv~ llEYUÀT) ÈK 'tOU vaou &nò 'tOU 9povou
À.Éyouoa·
yÉyOVEV.
16,18 Kat ÈyÉvov'to &a'tpanaì. K«L <Pwvat K«L ppov'taL
Kat OELOj.lÒç ÈyÉvE'tO j.lÉyaç,
354
Anche il Demoniaco a cui appartengono il drago, la bestia e il falso profeta ha la
sua trascendenza che lo pone al di sopra della possibilità di comprensione immediata
da parte degli uomini. Le rane che appartengono al creato alludono in un certo qual
modo (wç) ai tre spiriti immondi.
m Tutto 16,15 rompe con il contesto che precede immediatamente e con quello che
segue.
356
Il soggetto di ouvfjyayEvlradunò sono i tre spiriti immondi di 16, 13. Tutto il versetto
16,16 rappresenta la conclusione- carica di tensione- dello sviluppo che va da 16,12
a 16,15. Riprende anche ouvayayE'ivlradunare di 16,14.
1 '""'"
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
357 C'è una raffinatezza stilisti ca nell'espressione OHOIJ.òç Éy~vEto f.J.Éya.ç/terremoto av-
venne grande, data dalla posizione del verbo tra il sostantivo e l'aggettivo. Si ha poi
una forte accentuazione anche emotiva, analoga a quella che si ritrova in seguito in
16,21. L'espressione ricorrente ono1J.6çlterremoto acquista un rilievo tutto particolare,
che viene messo esplicitamente in risalto in 16, 18. In 16,19-20 saranno presentati gli
effetti di questo straordinario terremoto.
Jss Tenendo conto di quanto è stato già osservato, wç
-raJ..av-ra.[a./come un talento non
specifica direttamente IJ.EYrXÀT)Igrande, ma dà un'indicazione a livello di esperienza
immanente per interpretare il flagello della grandine. Si deve tradurre e intendere non
171
Apocalisse di Giovanni
172
Seconda parte: La risposta e la traflla deUa Chiesa, come primizia deU'umanit.à nuova (4,1-22,5)
361
Gruppo temario che indica solennemente le caratteristiche fondamentali della don-
na (prostituta, grande, seduta ... ).
362
Non si tratta, qui come pure in 21,10, di uno spostamento fisico dello spirito nel
senso di anima sdoppiata dal corpo, ma di una sottolincatura del contatto dilatante con
lo Spirito Santo (vedi 1,10 e 4,2) che Giovanni/Autore mantiene.
363
È ravvisabi1e un gruppo temario.
364
L'Autore interrompe qui la sua esposizione descrittiva, richiamando un principio
interpretativo.
Apocalisse di Glovaooi
365
La ripetizione di a'[~-coçlde/ sangue mette i due stichi in parallelo.
366
Parentesi esplicativa che fa pressione nel contesto che segue, condizionando il
genitivo ~À.Ellov-cwvlvedendo di 17 ,Sh- ci aspetteremmo ~ÀÉ11ovnç, in corrispondenza
con oi. KatOlKOUVtEç hl tfìç yfìç di 17,8/- che concorda con wv
di 17 ,Sg.
367
Combinarli insieme è impossibile. Ciò era avvertito chiaramente e si riflette nella
lezione ùmiyuv (testimoniata da S P 046 OSI) invece che ùmiyn. Quest'ultimo sembra
da preferirsi anche come lectio difficilior rispetto a ùmiyuv che dipende da f!ÉUEL,
allineandolo col futuro f!ÉUEL ava~[vuv.
174
Seconda parte: La risposta e la trafila della Cblesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
368
Notare il collegamento con ~oo-r~pwvlmistero di 17,5, dove il termine era partico-
larmente enfatizzato.
___ _LZ5_
Apocalisse di Giovanni
369
Si sottolinea una caratteristica fondamentale della bestia che poi verrà ripresa e
sviluppata.
370
Le quattro caratteristiche della bestia sono distinte e contrapposte.
371
Il gruppo temario riassume le caratteristiche della bestia presentate più dettaglia-
tamente sopra.
372
Inizia l'interpretazione da parte dell'angelo del complesso simbolico presentato in
17,1-6. Tale spiegazione procede fino alla conclusione del capitolo, con uno schema
letterario fisso: si ha prima un richiamo ai singoli aspetti e poi l'interpretazione uno
per uno.
373
Il maschile aur.6ç/eg/i dopo il neutro 9TJp[ovlbestia suggerisce un certo grado di
concretezza.
176
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
74
J Il termine oÙtOL!questi, ricorrendo di seguito (17, 13-14), ha Wla certa rilevanza let-
teraria, tenendo conto anche dello stile abituale del!' Apocalisse, dove spesso il termine
o espressioni equivalenti introducono spiegazioni in prospettiva ermeneutica (vedi ad
es. 14,4-5). In 17,16 il termine, collegato con i due neutri precedenti (KÉpcmxlcorna e
9rjp(ovlbestia), indica concretezza.
375 Si ha una costruzione elegante, con Èat(v/è posto in mezzo ai due sintagmi riferen-
tisi a Cristo-agnello, nella frase Wlitaria che spiega il motivo della vittoria sua e dei
suoi, con Wla disposizione a struttura concentrica.
76
J Gruppo ternario (chiamati, eletti,fedeli) comprendente coloro che sono con l'A-
gnello. Tale gruppo denota un certo rilievo.
377
Elegante costruzione: eta(v/sono è posto al centro del gruppo quaternario.
378
Inizia Wla spiegazione che riguarda direttamente la trascendenza e si conclude alla
fine del versetto. Lo stico finale ha il sapore di una formula conclusiva.
177
ApocaUsse di Giovanni
379
Sulla complessa problematica riguardante la tradizione manoscritta del terzo
elemento della serie Kal <jluÀaK~ navtòç 6TJpLOU oxaMptou, cfr. METZGER, A Textual,
758-759 e l'articolo di J. ScHMID, "Zur Textkritik der Apokalypse (13,10; 18,2)", ZNW
43 (1950) 112-128.
380
C'è in questo caso un problema di critica testuale: i codici migliori hanno n€mWKavl
caddero (A C) e 1TEmWI<aoLv (S 046, vari minuscoli), alcuni minuscoli hanno n€nwKav/
bewero (1828 2321 ), oppure gli equivalenti nÉ1TWKEV (P 051 l tra gli altri) e 1Tf1TWKaoLV
(1859 2020 2138 e così via). Il contesto sembra esigere il verbo bere, come risulta
anche dai contatti con l' AT, e come troviamo nelle versioni più antiche ( Vetus Latina,
Vulgata, Siriaca, Armena) e in citazioni patristiche (per es. Ticonio e Priscilliano).
Sembra perciò da preferire, nonostante l'autorità dei codici A C S- la loro lezione
forse è stata influenzata dal precedente E1TEOEV (cfr. METZGER, A Textual, 759-760) o è
dovuta all'inserimento accidentale di un tau dopo il secondo pi (n€mWKav) -la lezione
nÉnwKav, che ha anche il vantaggio di offrire un quadro di corrispondenza parallelisti-
ca con gli altri due verbi del versetto: €1!6pvEuocw e ÈnÀoutfJOav.
178
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cblesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
~, ,~,, ,, ,, l
187
, OOII EuO<,IIOEV IIU't"TJV KIIL EO't"pTJVLIIOEV,
woou't"ov ùchE n:Ù't"U Paoavwj.LÒV Kn:lnÉv9oç.
on Èv 't"U K!IpoL(,l n:Ù't"f)ç ÀÉyEL
O't"L Ka9T]j.LIIL J3aoLÀLOOII
Kn:l x~pn: oùK Etf.Lì.
Kn:lnÉv9oç où f.L~ '(ow.
18,8 OUÌ 't"OU't"O Èv j.LU~ ~j.J.Ép~,t i)çOUOLV n:\. 1TÀT]yn:Ì. n:Ù't"f}ç,
e&.vn:'t"oç Kn:lnÉv9oç Kn:Ì. ÀLj.Loç,
Kn:l Èv nupl Kn:'t"n:Kn:ue~oE't"n:L,
on toxupòç KUpLOç ò 9EÒç ò Kpl.vn:ç n:Ù't"~V.
381
Il doppio ErrHJEvlcadde indica un elevato livello emotivo.
382
Il triplice cpuì..aK~Iriserva di questo versetto, con la stessa costruzione, conferi-
sce una forte enfasi in crescendo, conclusa con il doppio genitivo à:Ko:9tiptou Ko:l
llEI!LOTJI!Évou/immonda e detestata.
- __179
Apocallsse di Giovanni
18,9 Kaì. KÀ.auaouow KaÌ. Koljfovtm È1T' aÙt"~V oL 13aaLÀ.E'iç •iìç yflç
oL ~n' aÙt"flç TTopvEooavt"Eç Ka.Ì. Ot"pl)vuiaa.vt"Eç,
lhav Pì..ÉTTWOLV t"Òv K<nvòv •iìç TTupwaEwç a.Ùt"flç,
18,10 Ò:TTÒ ~a.Kp09EV ÈO't"l)KOtEç OL!Ì t"ÒV lf>opov t"OU l3aaa.VLO~OU
' -
UU't"l)ç,
ì.Éyovnç
OOOL OOOL,
' \ ' l
383
Il discorso trascendente de li' angelo si tradurrà poi in una concretezza immanente e
storica, ma non ci sarà un parallelo stretto, che sarebbe impossibile. La corrispondenza
affermata e ribadita tra le azioni di Babilonia e la sua situazione non è frutto di una
punizione aggiuntiva ed esterna da parte di Dio, ma deriva dall'interno, da quei germi
che lei stessa ha seminato nel suo terreno. L'espressione OL1TÀWoan tà OL1TÀil.!raddop-
piate il doppio è ridondante, con l'accusativo di relazione 't!Ì: OLnÀil./i/ doppio. C'è un
parallelismo sinonimico progressivo. Il contraccambio raddoppiato e maggiorato è
secondo!Ka'ta le sue opere, cioè sulla linea di esse: è un contraccambio che lei stessa
ha provocato e si è costruita.
384
Gruppo letterario temario esprimente l'identità che Babilonia si attribuisce.
Nell'espressione où ~~ 'i.òwlnon possa vedere possiamo leggere l'augurio di una feli-
cità personale perenne.
385
Proprio nell'atteggiamento sbagliato con cui Babilonia ha costruito se stessa e la
sua sicurezza viene indicata la causa della caduta con tutte le conseguenze. Il versetto
è collegato a 18,7 e lo riprende. Notare il gruppo temario morte e pianto e fame, non-
ché la conclusione accentuata, con il cambio letterario di costruzione da nominale a
verbale evidente nell'originale greco.
180
Seconda parte: La risposta e la tra61a deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
18,11 Ka:ì. ot EJ.I.lTOpoL •ftç yftç KÀ.a.touoLv Ka:Ì. 1TEv8ooow È'TT' a:Ùt~v.
on ròv y61-1ov a:ùrwv où&=ì.ç àyopa(EL oùKÉn
18,12 YOIJ.OV xpuoou KIXÌ. &pyupou
181
Apocalisse di Giovanni
182
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
386
Con un discorso diretto rivolto a Babilonia, il flusso comunicativo si allarga e si
restringe in tutto il brano, passando da uno stile narrativo più disteso a uno oracolare
particolarmente concentrato. Forse è possibile ipotizzare un parallelo con i cori della
tragedia greca e leggere il brano come un dramma liturgico a più voci. Nell'ambito
dello stile narrativo, l'espressionefomicarono e praticarono lussuria costituisce come
una parentesi esplicativa sull'identità dei re della terra. La formula Ò:1TÒ IJ.llKp69E:v/da
lontano con varie forme del verbo 'Can11J.L/stare (ÉanJKOtEçlstando in 18, l O; oti}oovta~/
staranno in 18,15; f.atf!OIXVIstettero in 18,17) è tipica di tutte e tre le lamentazioni,
costruite con un'arte letteraria raffinata: stesso schema di fondo, ma variato notevol-
mente in ciascuna.
387
La ripetizione del termine oòa.Uguai conferisce al testo una forte pressione emotiva
che abbraccia l'intero ammonimento. Da notare l'elegante costruzione letteraria: il
nome Babilonia si trova tra due sintagmi che si corrispondono con perfetta aderenza:
~ 1TOÀLç ~ f.LEyaÀTj/o città la grande e~ 1TOÀLç ~ toxupli/o città la forte. Lo stico seguente
introdotto da '6nlpoiché - che ricorre ripetutamente e con una certa fissità letteraria
nel decorso del brano- fornisce una spiegazione motivata e ragionata della situazione
negativa che sopravviene a Babilonia (cfr. 18,11.17.19 .23 ). Lo schema letterario oUa.U
guai con cm/poiché motivante ricorre anche in 18,16-17.19 o
____18l
Apocalisse di Giovanni
e spezie
e unguento
e incenso
e vino
e olio
e fior di farina
e frumento
e bestiame
e pecore
e carico di cavalli 388
e di carri
e di persone
e vite umane.
18,14 "E il frutto maturo 389 , la passione della tua vita,
si allontanò da te!
E tutto ciò che era opulenza e splendore
venne meno da te
e oramai non lo troveranno più390 !"
18,15 I mercanti di queste cose
che si arricchirono grazie a lei
staranno da lontano per il terrore del suo tormento,
piangendo e lamentandosi,
18,16 dicendo:
"Guai, guai
o città, o città grande,
388
Viene ripreso il termine yof.!.ovlcarico, pieno - sviluppato con arte letteraria ec-
cezionale nei vv. 12-13 - da cui dipendono gruppi temari di sostantivi al genitivo o
all'accusativo (leggibili nell'originale greco), che si alternano, esprimendo una forte
carica emotiva, e fanno pensare a una recitazione corale. Da notare la disposizione
centrale della serie di sostantivi all'accusativo, collocata tra due serie temarie entram-
be al genitivo.
389
L'espressione~ c'mwpa indica, propriamente, la tarda estate e l'inizio dell'autunno
in rapporto con la maturazione dei frutti.
390
Secondo il gusto della variazione - tratto stilistico tipico dell'Autore - si passa
dalle lunghe enumerazioni alle espressioni sintetiche riguardanti l'argomento del
consumismo lussuoso, visto nell'ottica più personale di Babilonia. Le due proposi-
zioni hanno lo stesso schema: un'affermazione in senso positivo e la sua negazione,
scandita, quest'ultima, con una notevole efficacia letteraria. L'ultima frase riassume
e ribadisce, con un'insistenza accentuata (oÙKÉn où f.!.~/oramai non più) la negatività
espressa in quelle precedenti e, nello stesso tempo, anticipa la sequenza letteraria che
inizierà in 18,21 (où f.!.~ EupE9fl Enlnon si trovi mai più).
184
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
391
Nell'ambito del dramma liturgico che si sta svolgendo, probabilmente questo ver-
setto è pronunciato dal gruppo di ascolto.
392
Con una forte carica emotiva e drammatica, l'espressione où f.L~ ... Enlnon mai... più
costituisce un ritornello ricorrente in 18,21.22(3x).23(2x). La lunga sequenza si chiude
con un doppio an/poiché dall'effetto accentuativo.
185
Apocalisse di Giovanni
393
In una proposizione dalla costruzione elegante - il verbo eÙpÉElT]ljù trovato posto in
mezzo al sangue dei santi e dei profeti e a tutti gli uccisi sulla terra- viene indicata e
sottolineata la negatività violenta di Babilonia.
186
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
394
La tradizione manoscritta lascia delle perplessità sulla congiunzione KCXL davanti a
<f!oj3o4tevoL: la presenza, attestata com'è da A 046 051 e la maggioranza dei codici,
sembra da preferire alla sua omissione, attestata da S C P. L'omissione si spiega per
un'armonizzazione con la categoria che segue, oi.~-tLKpoì. KCXÌ. oi.~-tEYcXÀOL, non introdot-
ta da KcxL Si può dire però che il testo è stato letto, con o senza KCXL, non intendendo
oi. <PoPou~-tEVOL come una categoria a parte, ma semplicemente come una qualifica di
cSouÀoL (cfr. METZGER, A Textual, 761). Lo stile dell'autore, che normalmente non
collega asindeticamente i tre sintagmi di un gruppo temario, depone a favore della
presenza di KCXL nel testo originale (cfr. METZGER, A Textual, 684-685).
.. 187
Apocalisse di Giovanni
395
Abbiamo il consueto rilievo, attribuito alla particella wr:,Jcome, in quanto cerniera
tra trascendenza e immanenza. La scena si svolge in cielo, ma deve essere percepita
sulla terra.
396
I verba dicendi assumono un particolare rilievo in tutto il brano (cfr.
19,3.4.5.6.9.1 0). In questo caso, il passaggio al nominativo plurale (visibile nel greco)
accentua e concretizza.
397
Il termine allT]'J...ouia/alleluia acquista un significato speciale - unico caso nell'A-
pocalisse- distribuito com'è in tutto il brano (19,1.3.4), con variazioni tipiche dello
stile dell'Autore: lo troviamo con l'aggiunta di OCj.l~vlamen (in 19,4) e nella forma
greca alvEL't"E 1:Q llEQ ~j.lwv!Lodate il nostro Dio (in 19,5). L'alleluia appare come una
seconda voce e fa da sfondo a una prima che svolge dettagliatamente i motivi della
celebrazione.
398
I due '6nlpoiché degli stichi 19,2 sono coordinati e in parallelismo: nel primo si
afferma la rettitudine dei giudizi divini, nel secondo poi vengono descritte le iniziative
attive del giudizio di Dio (ÉKpLvEvlgiudicò e ic~EOLKTJOEivendicò). Da notare la parentesi
esplicativa segnata dai due trattini.
399
Il sintagma lodate il nostro Dio è una traduzione letterale dall'ebraico hallelii-yah.
188
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cbiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
400
L'enumerazione temaria in crescendo, accentuata dalle ricorrenze di ol.!voi, implica
una certa volontà di inclusione dei lettori/ascoltatori.
401
Il discorso che intercorre tra l'angelo e Giovanni/Autore si estende ai fratelli.
189
Apocalisse di Giovanni
402
In merito al v. Il, ci sono alcuni problemi di critica testuale riguardo a [Ka.ÀO{>f!Evoç]
rrto-ròç Ka.t &ÀYJ9tv6ç (una tradizione manoscritta irregolare: A P 0511Tto-ròç Ka.t
aÀYJ9tv6ç; S 1Tto-ròç Ka.Àmi~Evoç Ka.t aÀYJ9tv6c;; 046 94 e molti minuscoli: Ka.ÀmJ~Evoç
mo-ròç Ka.t UÀTJ9tv6ç; 2028 e altri minuscoli: mo-ròç Ka.Ì. UÀTJ9tv6ç Ka.J..o{>f!Evoç). Come
si vede Ka.ÀmJ~Evoç dà problemi: omesso, in posizione diversa, ma è probabilmente
originale, perché è la presenza che crea difficoltà (cfr. METZGER, A Textua/, 762-763),
per il fatto della sola denominazione e per un'apparente contraddizione con 12b, dove
si afferma che il nome è sconosciuto. La sua assenza non avrebbe creato difficoltà:
anzi, come abbiamo visto, il contesto immediato, !ungi dal suggerire l'introduzione di
Ka.Àm~Evoç, si muove in senso contrario. Forse è preferibile- è il giudizio personale
di METZGER, A Textua/, 763 -la /ectio di S 686.
403
Il v. 12 presenta alcuni problemi di critica testuale: la particella [wç] crea difficoltà
per le lacune della tradizione manoscritta. Attestato da A, vari minuscoli, traduzioni,
è omesso da S P 046 051, dalla maggioranza dei minuscoli, dalle versioni armene e
da lppolito. È vero che- cfr. METZGER, A Textua/, 763- l'uso di questa particella è
conforme allo stile dell'Autore e, per di più, è usata altre due volte dinanzi allo stesso
termine (cfr. l, 14; 2, 18). Ma proprio questo fatto rende sospetta la presenza in funzio-
ne armonizzante: nei manoscritti non c'è alcuna incertezza riguardante wc; nei passi di
l, 14 e 2, 18. Si tratta allora, nel nostro caso, di un tentativo di assimilazione, che spiega
l'aggiunta; mentre l'omissione di wc;, qualora si fosse trovata nel testo originale, non
avrebbe alcuna giustificazione.
404
Il termine 13EI3a.~~vov "appears to be both the best supported (A 046 051...) and
most likely to provoke change" (cfr. METZGER, A Textua/, 763). Il contesto, infatti, e
l'esigenza di un contatto più preciso con Is 63,3 hanno dato luogo a vari tipi di corre-
zione, imperniati tutti sul verbo pa.vtt(w: pEpa.vno~~vov (P, vari minuscoli, Origene);
lTEpLpEpa.~~Évov (S*, Ireneo); lTEpLpEpa.vno~Évov (Se). Rispetto a tutte queste lezioni,
j3Ej3a.~Évov appare chiaramente come /ectio difficilior, al punto da suggerire una cor-
rezione con un altro verbo. Nell'esegesi si deve tener conto di questo fatto.
190
Seconda parte: La risposta e la tralila della Cblesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
405
Il tennine ~11p6ç - non appare altrove ne li' Apocalisse né nel NT - non è più spe-
cifico per indicare la persona di quanto non lo sia qualunque altra parte del corpo. Se
l'Autore avesse voluto esplicitare ulteriormente, avrebbe probabilmente usato fronte
(~Étwl!ov), lezione secondaria di alcuni minuscoli, originata forse proprio da questa
preoccupazione. Tale particolare ha suscitato difficoltà di interpretazione. Se ne ha
un'eco nella tradizione manoscritta che tende o a eliminare (l!l tò tf,Uinov (così A) o
a cambiarla in Èlll tò ~Étwl!ov (l 006 1841 e altri minuscoli). La lectio di A, un codice
che ha particolare importanza per l'Apocalisse, non va trascurata; si può parlare di
un'omissione accidentale per homoioteleuton (ÉlTL .. hL), ma c'è probabilmente una
ragione più profonda: è difficile situare due scritte identiche. Tanto più che la scritta
hl tòv ~11p6v non è da intendersi necessariamente come collocata sulla carne nuda,
ma, molto più probabilmente, si dovrebbe collocare sulla stessa veste che copre anche
le gambe. Così una prima iscrizione posta sulla veste in un luogo imprecisato sarebbe
ripetuta su quel tratto di veste che copre il femore. Di fronte a questo tratto inverosi-
mile, A può aver tralasciato ÉlTL tò ì.f,Uinov. Potrebbe essere originale la lectio di A?
Non si può escludere, perché è /ectio difficilior rispetto all'altra. La seconda questione
riguarda il pronome personale autoil posto solo alla fine dell'espressione, dopo ~11p6v
e tralasciato dopo tf,Uinov, contro la tendenza stilistica che ha l'Autore a ripetere au·r:ou
dopo ogni dettaglio descrittivo. In effetti il primo auwu si trova in alcune testimonian-
ze patristiche (lreneo, Origene, Cipriano, Ticonio e Primasio). C'è poi la lectio del
codice Sinaitico, immeritatamente trascurata: É'TTL tò ì.f,Uinov K«l tòv ~11pòv autou è
/ectio difficilior- si spiega l'aggiunta di É'TT[ come esplicitazione, ma non se ne spiega
l'omissione che come una casualità- e potrebbe essere originaria.
191
Apocalisse di Giovanni
406
L'Autore però vuoi dire di più e lo fa aggiungendo tfìç KaLo~ÉVT]ç EV BfL4>: l'espres-
sione si presenta con l'anomalia notevole di un genitivo (KaLo~ÉVT]ç) al posto dell'ac-
cusativo (KaL~Vl]V concordato con H~v'lv) che ci aspetteremmo. Anche in questo
caso, più che ricorrere all'ipotesi di una svista da parte dell'autore- è quanto afferma
R. H. CHARLES, A Criticai and Exegetical Commentary on the Revelation ofSt. John.
II (ICC; Edinburgh 1920) 139 - si tratta di approfondire, in quanto il genitivo si può
spiegare come una attrazione e una continuazione grammaticale di nup6ç.
07
' È un'espressione base che fa da cornice a tutta la pericope. Il cielo aperto è sempre
visto dalla terra: è la trascendenza della storia della salvezza agganciata allivello degli
uomini.
408
La particella M. lpoi (che ricorre solo sette volte nel!' Apocalisse) evidenzia un pas-
saggio letterario: si apre una parentesi "contemplativa", nella quale l'Autore fissa la
sua attenzione sulle caratteristiche personali del cavaliere (19,12).
409
Risalta, in tutto il contesto, il rilievo attribuito al nome (cfr. 19,12.13 .16).
192
Seconda parte: La risposta e la traflla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
410
Il verbo KÉKÀT]ta.Liproclamato, al perfetto, comporta un'azione già iniziata nel
passato che continua nel presente. Ciò che viene proclamato è il nome di Cristo che
anche gli uomini, constatando i valori da lui immessi nella storia e che vi si imprimo-
no fino a una qualche identificazione, gli attribuiscono. Il nome in un primo tempo è
conosciuto solo da lui e poi, attraverso il mistero pasquale che lo vede coinvolto con
amore nelle vicende umane, viene conosciuto e proclamato anche dagli uomini che lo
vedono realizzato nella concretezza della storia come la Parola di Dio. Tutto questo
suscita neli' Autore un senso di entusiasmo che viene comunicato al lettore/ascoltatore.
411
Il particolare dei cavalli bianchi riprende 19,11, con cui si collega.
412
I cinque genitivi che si susseguono in crescendo, sempre sottolineati dall'articolo,
hanno un effetto letterario accentuativo notevole.
413
La congiunzione KrtUe che precede É1TL tov 'flT]p6vlsulla coscia non è qui paratattica,
ma ha il senso di una precisazione: intendiamo sul vestito e propriamente sulla coscia,
sul femore. Il cavaliere è seduto sul cavallo e il nome scritto sul vestito appare leggi-
bile orizzontalmente sul femore. Ci sono due indizi che favoriscono questa interpreta-
zione: la menzione di a.Òtoù/di lui alla fine dell'espressione fa pensare che l'iscrizione,
che riguarda lui, sia unica; poi se si trattasse di due scritte simultanee, si avrebbe più
spontaneamente hl tò l',lanov aòrov Ka.l tòv 'flT]pÒv aòtoùlsulla veste di lui e sulla
coscia di lui (in questo caso la congiunzione KrtLie sarebbe paratattica).
414
L'unicità dell'angelo è indicata dall'aggettivo f.va.luno solo, che enfatizza.
Ap-wlisw di Giovanni
di liberi e di schiavi
di piccoli come pure di grandi415 !"
19,19 E vidi la bestia
e i re della terra
e i loro eserciti
radunati per fare la guerra
con colui che stava seduto sul cavallo e col suo esercito.
19,20 E fu presa con la forza la bestia
e con lei il falso profeta
- che aveva fatto segni prodigiosi davanti a lui
con i quali ingannò coloro che accettarono l'im-
pronta della bestia
e coloro che adorarono la sua immagine416 - .
I due furono gettati vivi
nello stagno di fuoco, che arde di zolfo417 •
19,21 E i rimanenti furono uccisi dalla spada di colui che stava
seduto sul cavallo,
quella che uscì dalla bocca di lui418 ,
e tutti gli uccelli furono saziati con le loro carni.
415
Nel v. 18 abbiamo un settenario particolarmente elaborato: alla sequenza martel-
lante di (J(XpKa.c;/cami segue un allargamento a prospettiva illimitata, ottenuto mediante
un doppio accostamento elegante- da notare la congiunzione n Ka.Ucome pure, unica
ricorrenza in tutto il libro - di categorie contrapposte.
416
L'insistenza dettagliata sulla seconda bestia, il falso profeta, che si estende nella
parentesi esplicativa segnata dai trattini, sottolinea la concretezza storica del sistema
terrestre, opposto a quello di Cristo.
417
La qualifica dello stagno di fuoco che brucia nello zolfo è tipica de li' Apocalisse.
418
Si insiste su questo particolare già indicato in 19,15.
194
Seconda parte: La risposta e la tra6Ia deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
KO:Ì. EKÀELOEV
KO:Ì. ÈOij>payLOEV È'ITUVW o:trrou,
'(va Il~ TIAo:vf)ou En -rù E9VTJ &xpL -rEÀEa9ij -rù x(A.Lo:
"ELT).
!J.ELÙ 'tO:U'tO: ÙEL Àu9f]VO:L o:Ù-rÒv IJ.LKpÒv XPOVOV.
20,4 Ko:ì. Etoov 9p6vouç
KO:Ì. ÈKU9LOO:V ÈTI' o:Ù-roÙç
Ko:Ì. KPLIJ.O: ÈOOOTJ o:ù-ro'iç,
KO:Ì. -rÙç tjluxùç 'tWV 1TE1TEÀEKLO!J.ÉVWV
OLÙ -r~v !J.O:p-rup(o:v 1T)aou
Ko:Ì. OLÙ -ròv A.6yov -rou 9Eou
Ko:Ì. ohLvEç où 1TpoaEKUVT)ao:v -rò OT)p(ov oÙOÈ 't~V ElK6vo: o:Ù'tou
Ko:Ì. oÙK Uo:pov -rò xapo:y!J.o: È1TÌ.. 'tÒ ~J.ÉLW1TOV KO:Ì.. È1TÌ.. 't~V XE'ipo:
o:ù-rwv.
KO:Ì. E( T)OO:V
Ko:Ì.. Èpo:aLA.Eooo:v !J.ELÙ -rou XpLa-rou
'~
XLII.LO: "E'tT).
20,5 ol. A.oLTioì. -rwv vEKpwv oùK E(T)ao:v
axpL 'tEÀEa9ij
-rù XLÀLO: ELT).
AìJ-rTJ ~ &vaa'to:aLç ~ TipW'tTJ.
20,6 ' ' ti ( " , ' .... ' l
IJ.O:KO:pLOç KO:L o:yLOç OEXWV !J.Epoç EV 'tTJ O:VO:O'tO:OEL 'tTJ ....
1TpW'tTJ"
ÈTIÌ.. 'tOU'tWV 6 OEU'tEpoç Mvo:'tOç oÙK EXEL È!;ooo(o:v,
&u· Eaov-ro:L i.EpE'iç -rou eEOu Ko:ì.. 'tOu XpLa-rou
KO:Ì. po:aLÀEUaOOOLV IJ.E't' o:Ù-rou
[-rù] xCA.La ELTJ 419 •
20,7 Ko:ì.. o-ro:v -rEÀEa9ij 420
' ,, ,
'tO: XLII.L!t E'tT),
A.u9~0ELO: L 6 aa'to:VIiç ÈK -rf]ç cpUÀ.o:Kf]ç o:Ù'tOU
20,8 KaÌ.. È!;EAEOOELaL 1TAavf]ao:L 'tÙ E9VTJ
' ' ... , , .... ....
'tO: EV 'tO:Lç 'tEOOapOLV YWVLO:Lç 'tT)ç yT)ç,
419
Sotto il profilo della critica testuale, l'unica variante di rilievo riguarda questo ver-
setto: hanno tà xD.. La hll S 046, vari minuscoli; presentano semplicemente xD.. La hll
051, molti minuscoli, Andrea di Cesarea e Areta. È difficile decidere, data l' equivalen-
za dell'autorità dei codici e le possibilità sia di aggiunta che di omissione dell'articolo
(cfr. METZGER,A Textua/, 764).
420
Non si tratta di una successione cronologica: ciò viene confermato dall'indicazione,
generica e quasi ipotetica, della conclusione dei mille anni, introdotta con otav e il
congiuntivo aoristo. Una successione reale avrebbe richiesto otE e l'indicativo.
195
Apocalisse di Giovanni
421
Le aggiunte, testimoniate da A, circa 25 minuscoli, Ticonio, Agostino, Primasio-
come ad esempio ÈK cou oùpavou anò 1:ou 8Eou di 046 e di circa 120 minuscoli- sono
manifestamente secondarie (cfr. METZGER, A Textual, 764-765).
422
L'azione dell'angelo viene descritta con sobrietà lapidaria nei cinque verbi-
ÈKpthT)oEvlafferrò, EÙT)OEvllegò, 'éJ3alEvlgettò, EKÀELOEvlchiuse, Èa4JpaywEVIsigillò- che
si susseguono in 20,2-3.
423
Allo sviluppo narrativo tipico del brano vengono intercalate delle parentesi espli-
cative che si distaccano dal loro contesto immediato e sono segnalate da trattini. In
questo versetto, l'inserzione esplicativa avviene mediante il passaggio brusco dall'ac-
cusativo tÒv ÙpUKOV'I:a/i/ drago al nominativo Ò &j~Lç Ò apxai.oç/i/ serpente dell'inizio,
evidenziata dall'aggiunta dell'avverbio proprio nella nostra traduzione.
424
L'espressione XllLa EtT)Imille anni caratteristica di tutto il brano- ricorre solo qui
in tutta l'Apocalisse per ben sei volte- richiama particolarmente l'attenzione, emer-
gendo così dal suo contesto.
196
Seconda parte: La risposta e la trallla della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
425
Troviamo il consueto abbinamento caratteristico di 1-laptup[av 'ITJoofJ/testimonianza
di Gesù con Àoyov mu 9Eovlparola di Dio.
426
Espressione caratteristica e ricorrente.
427
L'Autore non si riferisce a una successione temporale, ma utilizza una cifra simbo-
lica tipica delle Scritture.
__ ___j_92
Apocalisse di Giovanni
il loro numero
corrisponde alla sabbia del mare428 •
20,9 E ascesero sulla piattaforma della terra
e accerchiarono di assedio l'accampamento dei
santi e la città amata
e scese fuoco dal cielo
e li divorò.
20,10 E il diavolo che li fuorvia
fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo,
dove sta anche la bestia e il falso profeta
e saranno tormentati giorno e notte
per i secoli dei secoli.
428
Non è soltanto un 'iperbole, ma l'espressione - secondo l 'uso abituale dell' Apo-
calisse- si riferisce alla storia umana, sempre vista nell'ottica della trascendenza.
Gli oppositori di Cristo non sono solo numerosissimi, ma addirittura innumerabili,
umanamente parlando.
198
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Cblesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
429
Si tratta di una precisazione amplificativa della fuga del cielo e della terra.
430
Espressione ricorrente nell'Apocalisse per indicare una totalità.
431
Viene precisato il criterio del giudizio come riferimento alle opere, tema caro
all'Apocalisse.
_ _122.
Apocalisse di Giovanni
KIXL ~ll&Àuyj.LÉVOLç
KaÌ. lj>OVEU<JLV
KaÌ. 1TOpVOLç
Kaì. !l>apj.LaKoLc;;
432 Il plurale, documentato daSA 046 e vari minuscoli, sembra preferibile, anche come
/ectio difficili or, a J..a6ç, testimoniato da P 051, alcuni minuscoli e da vari Padri.
433
L'espressione ha una tradizione manoscritta discussa (cfr. METZGER, A Textual,
688-689): tutto sommato sembra preferibile la lezione di A, ma con una punteggiatura
che conservi il valore dell'espressione e il parallelismo con quella che precede.
434 È preferibile la /ectio di A P 051 senza on preposto a tà TTpwta, anche perché
200
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'nmanltà nuova (4,1-22,5)
KfXL ElOwÀoÀlhpocLç
KfXL 1TUOLV ·ro'Lç ljiEUOÉOLV
t'Ò !J.Époç al'm3v 436 Èv t'TI Ài.!J.VIJ •TI KfX LO!J.ÉVIJ Tiup ì. KfXÌ.
8ELW,
(,, c , t s:: ,
O EO"CLV O 8fXVfXt'Oç O uEUt'EpOç.
436
L'elegante anacoluto distingue dai dativi precedenti.
437
È un'affermazione fondamentale che fa da sfondo a tutto il brano.
438
Nel testo greco si hanno due preposizioni indicanti entrambe una derivazione: I:K
toiì ovpavoD/dal cielo e àrrò toiì 9Eoiì/da parte di Dio. La derivazione più generale
dalla trascendenza indicata dalla preposizione l=Kida viene ripresa e specificata dalla
seguente à:rr6/da parte di che le conferisce un significato coinvolgente e personale.
La Gerusalemme nuova, proveniente direttamente dalla zona della trascendenza, dal
cielo, ha un rapporto specifico con il divino, possiede e mantiene il tocco di Dio che,
qualificato esplicitamente come amore nella chiesa giovannea (cfr. l Gv 4,8.16b ),
conferisce al suo popolo simboleggiato da Gerusalemme la capacità di un amore che
sfiora la trascendenza - in certo senso paritetico e a livello di nuzialità -nei riguardi
di Cristo-agnello, come sarà esplicitato in 21,2-22,5. Si nota un certo gruppo temario
consistente nelle caratteristiche fondamentali della Gerusalemme nuova, discendente
dal cielo, avente il tocco di Dio e preparata per l 'incontro nuziale. Quest'ultima carat-
teristica, realizzata nella Gerusalemme trascendente ed escatologica, viene illuminata
da un richiamo all'esperienza immanente che troviamo in 21,2 introdotto dalla parti-
cella wçlcome, corrispondente a ... , secondo lo stile abituale dell'Apocalisse.
439
Il trono, simbolo della realizzazione dell'alleanza svoltasi durante il cammino della
storia, personificato, fa sentire la sua voce, mostrando l'avvenuta realizzazione ultima
dell'alleanza stessa.
Apocalisse di Giovanni
né grido
né fatica sarà più440 •
Le cose di prima passarono!"
21,5 E disse colui che siede sul trono (Dio) 441 :
"Guarda:
sto facendo nuove tutte le cose442 !"
E mi dice (l 'Angelo Interprete):
"Scrivi che queste parole sono fedeli e veraci."
21,6 E mi disse (Dio):
"Sono divenute.
Io sono l'alfa e l' omega
l'inizio e il compimento443 •
Io a chi ha sete darò dalla sorgente dell'acqua della vita
come dono444 •
21,7 Colui che vince avrà in eredità tutto questo,
e sarò per lui Dio
ed egli sarà per me figlio."
21 ,8 Ma per i vili (Angelo interprete)
e senza fede
e abominevoli
e uccisori
e impudichi
e fattucchieri
440
Da notare la costruzione particolarmente elegante dal punto di vista letterario: un
gruppo quatemario (morte, lamento, grido ,fatica) con l'inclusione oÙK rotcu E:nlnon sa-
rà più (collocati all'inizio e alla fine dell'elenco, con più in posizione enfatica) e in mez-
zo la sequenza accentuativa dei tre ounlné. Nell'enumerazione delle cause che detenni-
nano il pianto si nota uno sviluppo letterario caratteristico per gli elementi che si corri-
spondono e si muovono in crescendo. Siamo di fronte a un piccolo capolavoro letterario.
441
Nel testo emergono elementi dialogici (evidenziati tra parentesi): parla solennemen-
te Dio; interviene l'Angelo interprete; riprende la parola Dio; interviene e conclude
l'Angelo interprete, come suggeriscono il U!ma avversativo de li 'ultima parte e l' enu-
merazione minuta e dettagliata di coloro che sono esclusi.
442
L'imperativo toou va tradotto letteralmente con guarda, anziché col più generico
ecco: il contesto immediato richiede un'attenzione puntuale, da parte di chi ascolta,
all'opera creativa e redentiva di Dio che si sta svolgendo e si conclude, come mostra
il rapporto tra il presente continuativo rro~wlsto facendo e il perfetto yÉyova.v/sono
divenute- detto in 21 ,6b - delle parole divine.
443
L'immagine simbolica dell'alfabeto viene ampliata e resa più suggestiva da quella
temporale.
444
La traduzione usuale gratuitamente abbassa il livello espressivo di owpHiv che,
invece, indica solo il valore e la positività del dono dell'acqua della vita.
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanità nuova (4,1-22,5)
e idolatri
e per tutti i menzogneri
la loro parte è nello stagno ardente di fuoco e di
zolfo.
- E questo è la morte seconda -.
445
La lectio tà ovoJ.Lata omessa da S P 05 e attestata da A 1611 1841 1854 è forse da
mantenere, tenendo conto dell'insistenza dell'Autore sul nome che ora vuole attribu-
ire solennemente ed esplicitamente alle dodici tribù di Israele. È più naturale la sua
omissione che la sua aggiunta, assolutamente non necessaria, data la ripetizione quasi
tautologica rispetto al precedente 6v6J.Lata.
?ll1
ApocaUsse di Giovanni
446
L'interiezione- qui come in 17,1, e sono le uniche ricorrenze nell'Apocalisse-
esprime un forte coinvolgimento emotivo davanti a un fatto straordinario.
447
Le tre caratteristiche della Gerusalemme nuova si susseguono in crescendo.
L'ultima, €xouaav TiJv o~av toù !lfoù/aveva la gloria di Dio, riassume le due prece-
denti.
448
È preferibile, sulla scorta de li 'uso greco abituale, il senso attivo proprio di ljlwat~p/
datore, portatore. La traduzione "splendore" ignora il suffisso attivo -t~p e non ha un
fondamento apprezzabile nella grecità.
449
Si hanno due indicazioni successive sulla linea del passaggio dalla trascendenza
della città e del suo datore di luce a un referente immanente: la prima introdotta con
~owçlcorrispondente, la seconda con wçlcome.
450
Elegante gruppo quatemario costituito dalle stesse parole, con l'unica variante del
punto cardinale.
204
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanltà nuova (4,1-22,5)
o tÉtaptoç Of.Lapayùoçl
21 ,20 o TTÉf.Lmoç aapMv~~
o EKtoç aapÙLOVI
o EPc50f.LOç xpua6A.L9oçl
o oyoooç p~puUoçl
~ " 'T
OEVa'!Oç tOTTa-. LOV
1
OOÉKCl'!Oç XPOOOTTpaaOç 1
ò ÉVOÉKa'toç OOKLV9oçl
o ùwcSÉKa'toç Ò:f.LÉ9uatoçl
21,21 KaL ot ùw&=Ka rruA.wvEç ùwùEKa f.Lapyap11"aL 1
205
ApocaUsse di Giovanni
21,15 E chi stava parlando con me aveva per misura una canna d'oro,
per misurare la città
e le porte di essa
e il muro di essa.
21,16 E la città poggia su base quadrangolare
e la sua lunghezza è come la larghezza.
E misurò la città con la canna
con un risultato di dodicimila stadi:
la lunghezza e la larghezza e l'altezza di essa sono uguali.
21, 17 E misurò il muro di essa:
centoquarantaquattro cubiti,
misura di uomo, che è di un angelo 451 •
21, 18 E la struttura portante del muro di essa, diaspro;
e la città, oro puro
corrispondente a cristallo puro452 !
21,19 I fondamenti del muro della città sono stati adornati di ogni tipo
di pietra preziosa453 :
451
È una spiegazione del tipo di misura compiuta, con la sua bivalenza: immanente e
trascendente.
452
La costruzione tipica - una proposizione nominale senza il verbo essere in forma
esplicita - caratteristica di tutto il brano, più che un semitismo rappresenta un modo
con cui l'Autore comunica e inculca col massimo di immediatezza la trascendenza
della città.
453
Dopo questa affermazione di carattere generale segue una esemplificazione - a
struttura ridondante - di dodici pietre preziose. La prima è sempre il diaspro, come
in 21, 11.18. L'Autore con la sequenza delle pietre preziose tende a inculcare, pietra
per pietra, il valore e il fascino senza limiti di Cristo-agnello a cui, a cominciare dal-
la prima, le singole pietre fanno riferimento. Per percepire e gustare questo aspetto
fondamentale si richiede una lettura/ascolto meditati va, con le pause relative. La pun-
206
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
teggiatura introdotta intende facilitare questo tipo di lettura, richiesto dalla "struttura
ridondante".
454
Lo stile si fa personale: è Giovanni/Autore che parla in prima persona e che mostra
la sua reazione alla presentazione della misurazione compiuta dall'angelo, che poi,
proprio ali 'inizio del capitolo 22, entrerà di nuovo esplicitamente in scena. Troviamo
una sequenza celebrativa che, rifacendosi allo stile dei Salmi, si protrae con uno sche-
ma letterario sostanzialmente unitario fino a 21,27. La formula dello schema si svolge
così: una proposizione negativa alla quale segue una spiegazione articolata introdotta
da yri.p/infatti. Dopo i primi due blocchi letterari che così si formano (21,22 e 21,23) si
ha una esplicitazione di ciò che consegue dalla situazione della Gerusalemme prima
indicata, e riguarda le genti e i re della terra (21 ,24). Si forma un terzo blocco lettera-
rio (21,25b), al quale segue una esplicitazione (21,26) che continua quella precedente,
al punto che le due appaiono come una seconda voce celebrativa. In 21,27 si ha una
proposizione negativa ma all'imperativo, e la spiegazione articolata.
455
Precisazione esplicativa a cui segue l'attribuzione del tempio anche all'&:pv[ov/
agnello, in posizione enfatica.
207
Apocallsse di Giovanni
21 ,25 E le sue porte che non siano mai chiuse durante il giorno:
notte infatti là non ci sarà.
21 ,26 E porteranno ad essa la gloria e l'onore delle genti.
21,27 E non entri mai in essa
tutto ciò che è immondo
e chi fa l'abominio e la menzogna,
ma solo coloro che sono stati scritti nel libro della
vita dell'Agnello.
4 6
; L'aspetto collettivo è accentuato dal plurale EXOoow; in Ap 21 ,23, invece, lo stesso
concetto era riferito alla città di Gerusalemme ed espresso al singolarè (Kal ~ 11éhçou
XPfotav EXH). Alcuni codici (A 1006 1841 2050 2053 2026 2329) riportano il futuro
~~ouow, forse per armonizzare con gli altri verbi. L'uso del tempo presente invita a
considerare la condizione escatologica certa, sebbene in progressivo compimento;
per Dio, infatti, non esiste la successione cronologica del tempo: tutto è presente. Gli
eventi sono tutti vivi nella mente divina e poi anche realizzati nel tempo per il suo
intervento.
208
Seconda parte: La risposta e la trafila della Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
457
La luminosità del cristallo, avvertita al livello di una conoscenza umana diretta,
avvia mediante la particella wçlcome a una percezione dello splendore trascendente
del fiume.
458
È preferibile questa lettura all'altra, più comune, che riferisce l'espressione in mez-
zo alla piazza di lei (22,2a) a quanto segue, piuttosto che a quanto precede. Il racconto
scorre così con perfetta fluidità: fiume di acqua della vita> trono di Dio e dell'Agnello
da cui scaturisce > centro della piazza dove il trono è collocato. Collegando invece
in mezzo alla sua piazza con quanto segue, avremmo un percorso narrativo oscuro e
accidentato, con abbinamenti forzati del tipo: "Fra la piazza e il fiume, di qua e di là,
vi sono alberi di vita" (22,2b ).
459
Alla lettera secondo il mese.
460
Viene sottintesa una certa pluralità rispetto all'albero che appare localizzato sulle
due sponde del fiume. Di fatto viene in mente, leggendo, una foresta di alberi, che
l'Autore però, dato il senso acuto che ha della trascendenza di tutta la Gerusalemme
nuova, non pensa a descrivere.
461
Inizia un brano tipico - si protrae fino a 22,5 - in cui a ciò che veniva mostrato
dall'angelo succede una sequenza di tipo celebrativo (a voci alterne?), con i verbi
normalmente al futuro rapportato al presente. Le due formule oÒK EO't"IU Enlnon sarà
più formano un'inclusione.
462
Il verbo cpw·d(wlilluminare, usato in forma intransitiva con ÈTrLJsu e l'accusativo,
mette qui l'accento su Dio come sorgente attiva di luce ("to function as a source
of light", DANKER, A Greek-English, 1074). Dio rende visibile la sua luce- la luce
con cui coincide (cfr. 1Gv 1,5)- e la proietta mediante l'Agnello (cfr. DELEBECQUE,
L 'Apocalypse, 259-260). Lo stico spiega, motivandolo, il superamento escatologico
del sole e della lucerna notturna.
209
Apocalisse di Giovanni
KUL OtE
'
TJKOUOU KUL "R
" 1 1lr
Ep11.E'I'U, '
t ..... ' f ,
o npwtoç K«L o EOX«-roç,
~ àpx~ Kaì. -rò -rÉJ...oç.
463
In tutta questa pericope (22,6-21) soggiace il genere letterario di un dialogo litur-
gico idealizzato, nel quale l'autore fa intervenire Gesù stesso, l'Angelo, Giovanni/
Autore (come protagonista letterario del libro), Io Spirito e l'assemblea che ascolta.
Nel testo saranno distinte graficamente le varie voci.
210
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia deU'umanitil nuova (4,1-22,5)
464
La costruzione greca anomala ([va costruito col futuro Eota:~) sottolinea una conse-
quenzialità che si attuerà nel futuro.
465
Il termine <j>ovo~ accanto a <j>96vo~ è testimoniata da A C D G K P e da moltissimi
minuscoli.
466
L'espressione presenta una problematica complessa dal punto di vista della critica
testuale. Poiché nell'Apocalisse le varianti, anche quando non hanno un peso rilevante
al fine della ricostruzione del testo originale, sono sempre interessanti come documen-
tazione di interpretazioni date, presentiamo una breve panoramica dei codici: A termina
con iJ.EtÒ: mivtwv; i codici minuscoli aggiungono Ùjlwvlcon tutti voi; il Sinaitico riporta
211
Apocalisse di Giovanni
IJ.HIÌ !WV ay[wv. 'AIJ.~VIcon i santi. Amen; 2066 (046) le unisce (IJ.E!IÌ mivcwv l:WV ay[wvl
con tuili i santi); il codice 051 e molti minuscoli aggiungono 'AIJ.~v/Amen. Appare chia-
ra nell'aggiunta l'esigenza di conferire all'espressione un ruolo conclusivo.
467
Questo stico ha un rilievo particolare: richiama la stessa espressione, caratteristica,
che si ritrova anche in 1,1.19.
468
Si ha un'elegante costruzione letteraria: due imperativi e, nel mezzo, la comunità
di servizio costituita da Giovanni/Autore, l'Angelo, i profeti e coloro che mantengono
le parole de/libro.
469
Lo stico è come una parentesi esplicativa e riprende quasi alla lettera il v. l ,3.
Collocata all'inizio e alla fine del libro, l'espressione forma un'unica, grande inclu-
sione che comprende tutto il contenuto de li' Apocalisse. L'Autore sollecita il lettore/
ascoltatore a rendersi conto della portata di tutto il messaggio e della sua urgenza.
Subito dopo, in 22,11, si riprende il discorso.
470
Dopo la parentesi riprendono gli imperativi dell'angelo, in continuazione con ili-l~
a{j!pay[mJç/non sigillare.
212
Seconda parte: La risposta e la trafila deUa Chiesa, come primizia dell'umanità nuova (4,1-22,5)
471
C'è un'accentuazione del pronome personale a cui è riferito il gruppo ternario che
segue.
472
Da notare il settenario implicito, nel quale gli ultimi due elementi variano rispetto
agli altri cinque che precedono, formando tra di loro un blocco letterario compatto.
473
Il triplice articolo ò!la, quella unifica l'espressione e la distingue dal contesto
precedente.
474
Da notare una raffinatezza letteraria: dopo i due EPXOIJ.(n/vengo di 22,7.12 si ha qui
un doppio imperativo f.pxou/vieni! e l'intreccio letterario si conclude con vrd, EPXOfUX~
r:axulsì, vengo presto e 'A!J.t1v. f.pxou KUp~E 'ITJOoiì!Amen. Vieni Signore Gesù di 22,20.
475
In greco c'è un gioco di richiamo tra le due ricorrenze di r:teru.LL, che può significare
aggiungere e porre sopra (cfr. DANKER, A Greek-English, 1003-1004).
213
Apocalisse di Giovanni
476
La promessa di Gesù risorto di una sua venuta sollecita ha un alto livello di emo-
tività, essendo una risposta alle invocazioni pressanti della fidanzata e dello Spirito.
Si tratta di una venuta protratta, continuata, come conferma l'uso dell'imperativo
presente. I due termini vaL!sì e à~~vlamen, posti davanti all'affermazione rassicurante
di Gesù e all'invocazione appassionata della sua venuta - nel presente - da parte
dell'assemblea, conferiscono all'una e all'altra un rilievo accentuativo particolare. Da
notare il collegamento con 1,7: Epxnat!J.E''tà 1:wv VE'Ij>fJ..Wvlecco viene con le nubi. Si ha
un livello emotivo crescente nel dialogo tra l'assemblea e Gesù concernente la venuta:
invocata dalla assemblea/fidanzata insieme allo Spirito, su indicazione di Giovanni
l'invocazione viene ripetuta da tutti (22, 17); Gesù risponde accettandola; l'assemblea
accoglie, ma ripete ancora l'invocazione (22,20).
477
L'espressione ellittica del verbo è interpretata normalmente come una benedizione e
tradotta con il congiuntivo sia. Poiché l'espressione sembra avere una funzione di col-
legamento tra il discernimento proprio della Seconda Parte dell'Apocalisse (4,1-22,5),
già concluso, e l'eucaristia ancora da celebrare, una sua formulazione al presente
indicativo (è) comporterebbe una presa di coscienza segnalata dal presidente-lettore
all'assemblea di quanto la xriptçlbenevolenza di Gesù come Signore sta realizzando.
Quello che il presidente-lettore dice all'assemblea introduce, con tutta probabilità, la
celebrazione dell'eucaristia (cfr. 22,17) la quale, anche se non descritta e solo evocata,
costituisce la piena conclusione dell'incontro.
214
INDICE DELLE CITAZIONI BIBLICHE
215
Indice deUe citazioni bibliche
Ap 1,9a: 76 Ap 3,13: 84
Ap 1,9b: 78 Ap 3,14: 62
Ap 1,9bc: 78 Ap 3,14-20: 61
Ap 1,9c: 77, 78 Ap 3,14-32: 59
Ap 1,9d: 78 Ap 3,15-16: 59
Ap 1,10: 45, 73, 173 Ap 3,15-20: 61
Ap 1,11: 79 Ap 3,16: 61
Ap 1,11b-h: 79 Ap 3,17: 98
Ap 1,13: 79 Ap 3,17-18: 60,98
Ap1,14: 56,190 Ap 3,18: 56, 57, 98, 99
Ap 1,14-16: 44, 79 Ap3,19: 60,61
Ap 1,15: 45 Ap 3,20: 60, 75, 99
Ap 1,16: 45, 79 Ap 3,22: 84
Ap 1,17: 45, 81,200 Ap4,1: 115
Ap 1,17-18: 45,80 Ap 4,1s: 75
Ap 1,18: 44, 45, 73 Ap 4,1-11: 31
Ap 1,19: 70,212 Ap 4,1-5,14: 31
Ap 1,20: 81 Ap4,1-22,5: 31,214
Ap 2-3: 79 Ap 4,2: 173
Ap 2,1: 82 Ap 4,2-6: l 03
Ap 2,1-3,22: 38 Ap 4,2-10: 30
Ap 2,2: 82 Ap4,3: 103
Ap 2,2bcd: 38 Ap 4,4: 35, 56, 57, 143
Ap 2,2b-3h: 38 Ap 4,6b-8: 35
Ap 2,2-3: 37 Ap4,7: 104
Ap 2,3: 83 Ap 4,8: 169
Ap 2,3fgh: 38 Ap 4,8-9: 48
Ap 2,4: 38,82, 83 Ap 4,8-11: 48
Ap 2,5: 38, 83 Ap 4,9: 73
Ap 2,6: 83 Ap 4,10: 47,49
Ap 2,7: 84 Ap4,11: 46,149
Ap 2,8-10: 85 Ap 4,11ab: 49
Ap 2,10: 75,84 Ap5,1-5: 31
Ap 2,11: 84 Ap 5,3: 106
Ap 2,13: 86 Ap 5,4: 106
Ap 2,17: 56, 57, 84, 86,87 Ap 5,5: 75, 106
Ap 2,18: 190 Ap 5,6-14: 32
Ap 2,19: 89 Ap 5,8: 107, 111, 112
Ap 2,20: 89 Ap 5,8-9: 47
Ap 2,20a: 89 Ap 5,8-14: 46
Ap 2,22: 75 Ap 5,9: 47, 107, 112, 157
Ap 2,23: 200 Ap 5,9-14: 30,47
Ap 2,26: 90 Ap 5,10: 72, 73, 109, 149
Ap 2,27: 90 Ap 5,11: 109
Ap 2,28: 90 Ap 5,12: 47
Ap 2,29: 84 Ap 5,13: 47, 73
Ap 3,1: 74, 107 Ap 6: 110
Ap 3,2: 92, 96 Ap6,1: 114
Ap 3,3: 92 Ap 6,1-8,5: 32
Ap 3,4: 56, 57 Ap 6,1d: 112
Ap 3,5: 56 Ap 6,2: 56, 75, 115
Ap 3,6: 84 Ap 6,3: 114
Ap 3,8s: 75 Ap 6,4: 114
Ap 3,9: 95, 156 Ap 6,4c: 113
Ap 3,12: 96 Ap 6,4d: 113
216
Indice delle citazioni bibliche
217
Indice delle citazioni blbllc:be
218
INDICE DEGLI AUTORI
Agostino 6, 25, 196 Dankcr 37, 78, 79, 80, 83, 99, 104, 107,
Aland 18,27,37, 73 125,209,213
Alegre 8 Debrunner 37
Allo 5, 30, 31, 36, 37, 50, 51, 52, 196 Delebecque 37, 99, 107, 160, 163,209
Andrea di Cesarea 72, 73, l 06, 122, Dianich 7
132, 133, 195 Diodoro Siculo 80
Andrews 15 Doglio 8
Aune 7, 37, 134
Erwin 48
Baldacci 29
Barzaghi 6 Feuillet 16
Bauer 37, 132, 164 Fitzmyer 18
Beale 7 Freedman 15
Beelen 37
Belano 37 Garcia Urefia 36
Berger 35 Ghiberti 8
Bianchi 9 Giblin 9
Biguzzi 8, 35, 39 Giesen 7
Billerbeck 148 Girlanda 5, 18
Blass 37 Girolamo 25, 26, 27, 52, 61, 106
Bodson 8 Gobbi 5
Boismard 50, 51, 52 Graf 15
Bonsirven 7
Boring 35 Herion 15
Bosetti 9, 15
Brown 18 Ignazio di Antiochia 79
Biichsel 148 Imendorffer 20
Buttrick 17 Introvigne 6
lppolito 105, 190
Cannizzo 9 Ireneo 152, 190, 191
Casalegno 70
Cassiodoro 71 Jastrow 148
Cazelles 16 Jenni 19
Charles 28, 37, 192
Chieregatti 8 Karavidopoulos 18, 27
Cipriano 105, 132, 133, 143, 191 Koester 46
Clemente Alessandrino 69 Kraft 146
Cohn 5
Colacrai 9, 15 Lambrecht 17
Colpe 35 Lancellotti 7
Corsani 7, 8 Uipple 8
Corsini 8 Leclerc de Butfon 52
Crocetti 8 Lohmeyer 7, 50
219
Indice degli autori
Lohse 7 Richard 8
Lopez 35 Rossano 18
Lupieri 7
Scarpat 17
Martini 9, 18, 27 Schmid 178
Mazzucco 6 Schmidt 48
Metzger 18, 27, 77, 91, 105, 106, 108, Schtiss1er Fiorenza 9
113, 116, 122, 132, 133, 143, 144, Smalley 7
156, 159, 160, 164, 178, 187, 190, Soffritti 17
195,196,200 Strack 148
Michae1 148 Swete 144
Mollat 8
Montagnini 17 Tagliabue 5
Mou1ton 36 Tag1iapietra 6
Murphy 18 Tertulliano 73
Mussies 28, 77 Thomas 16, 48
Timossi 9
Nest1e 18 Toribio Cuadrado 36
Tuiii 8
Origene 105, 106, 190, 191 Tumer 36
220
INDICE
SIGLE E ABBREVIAZIONI )) 15
INTRODUZIONE GENERALE )) 25
l. Prendiamo in mano il testo )) 25
1.1. Introduzione: le parole dell'Apocalisse, fascino e mistero » 25
1.2. L'Apocalisse: verso un contatto diretto » 27
2. Sfogliamo il testo » 31
2.1. La struttura letteraria » 31
2.2. Aspetti letterari emergenti dall'insieme del testo )) 34
3. Entriamo nel testo )) 36
3.1. Gli "elementi satelliti", uno specifico letterario
dell'Apocalisse )) 36
3.2. Forme letterarie tipiche degli elementi satelliti:
i settenari )) 39
3.3. Forme minori di elementi satelliti )) 40
4. La "sensibilità emotiva" dell'Autore e le sue implicazioni » 43
5. Una sensibilità poetica e musicale » 46
6. A contatto diretto con il testo » 50
7. A conclusione: ancora la parola, collegata con
la Resurrezione di Gesù )) 52
8. Una parola che cambia la vita )) 58
9. Leggendo ed ascoltando la Parola: alcune indicazioni
operative )) 63
10. I due volumi: caratteristiche reciproche 64
TESTO E TRADUZIONE
221
Indice
SECONDA PARTE:
LA RISPOSTA E LA TRAFILA DELLA CHIESA,
COME PRIMIZIA DELL'UMANITÀ NUOVA (4,1-22,5) )) l 01
l. Sezione introduttoria (4,1-5,14) >> 101
1.1. Il personaggio seduto sul trono (4,1-11) >> l Ol
1.2. Il libro dei sette sigilli (5,1-5) >> 105
1.3. L'intervento dell'Agnello (5,6-14) >> 107
2. Sezione dei sigilli (6,1-7,17) >> 112
2.1. I primi quattro sigilli (6, 1-8) >> 112
2.2. Il quinto sigillo (6,9-11) >> 116
2.3. Sesto sigillo: gli sconvolgimenti cosmici
e il "grande giorno" (6, 12-17) >> 117
2.4. Sesto sigillo: i 144.000 segnati (7,1-8) >> 119
2.5. Sesto sigillo: la moltitudine dei salvati (7 ,9-17) >> 121
3. Sezione delle trombe (8,1-11,14) >> 125
3 .l. L'apertura del settimo sigillo (8, 1-6) >> 125
3.2. Le prime quattro trombe (8,7-12) >> 126
3.3. L'aquila e l'annunzio dei tre guai (8,13) >> 128
3.4. La quinta tromba e il primo "guai": le cavallette (9,1-12) >> 129
3.5. La sesta tromba e il secondo guai:
la cavalleria infernale (9,13-21) >> 132
3.6. La sesta tromba: il giuramento dell'angelo
e la consegna del piccolo rotolo (10,1-11) >> 135
3.7. La sesta tromba: i due testimoni (11,1-14) » 139
4. Sezione del triplice segno (11,15-16,21) » 143
4.1. La settima tromba, la dossologia e l'apparizione
dell'arca (11,15-19) » 143
4.2. Il Grande segno e l'altro segno (12,1-6) » 145
4.3. Satana gettato dal cielo sulla terra (12,7-12) » 147
4.4. La donna, la sua discendenza, il drago (12, 13-17) » 150
4.5. La bestia che sale dal mare (13,1-10) >> 151
4.6. La bestia che sale dalla terra (13,11-18) » 154
4.7. I 144.000 con l'Agnello sul monte Sion (14,1-5) >> 156
4.8. Tre angeli, il Figlio dell'uomo, tre angeli (14,6-20) » 158
4.9. Il terzo segno: la liturgia iniziale (15,1-8) » 163
222
Indice
4.1 O. Il terzo segno: i sette angeli con le fiale (16, 1-16) Pag. 166
4.11. La settima coppa (16,17-21): dalla sezione
dei tre segni alla sezione conclusiva » 170
5. Sezione conclusiva (17 ,1-22,5) » 172
5 .l. La presentazione della "grande prostituta" ( 17, 1-6) » 172
5.2. L'interpretazionedellasuafigura(17,7-18) » 174
5.3. Annunzio della caduta di Babilonia ( 18, 1-8) » 178
5.4. Lamento su Babilonia (18,9-24) » 180
5.5. La dossologia della salvezza realizzata (19,1-10) >> 186
5.6. Il "ritorno" di Cristo (19,11-21) » 189
5.7. Il regno millenario (20,1-10) » 194
5.8. Il giudizio dei morti (20,11-15) » 198
5.9. Il cielo nuovo e la terra nuova (21,1-8) » 199
5.10. La presentazione di Gerusalemme, città sposa (21,9-14) » 203
5.11. La convivenza nella Gerusalemme nuova (21, 15-27) » 205
5.12. La vita nella Gerusalemme nuova (22,1-5) » 208
6. Dialogo liturgico conclusivo (22,6-21) » 210
223