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IL CRISTO VOLUME II TESTI TEOLOGICI E SPIRITUALI IN LINGUA GRECA DAL IV AL VII SECOLO A CURA DI MANLIO SIMONETTI FONDAZIONE LORENZO VALLA / ARNOLDO MONDADORI EDITORE Tl secondo volume deli’opera // Cristo, a cura di Manlio Simonetti, abbraccia le discussioni teologiche avvenute tra il IV ¢ il VII secolo specialmente in ambito greco. Rispetto ai testi raccolti nel primo volume, c’é una dupli- ce differenza. La controversia si affina, si assottiglia, diventa pil astratta: la mente umana, posta di fronte all’impossibile, tenta tutte le strade, azzarda tutte le ipo- tesi, non si arresta davanti a nessuna forma. Intanto la controversia teologica risveglia tremende tensioni, pas- sioni e furori: intervengono gli imperatori, la forza appog- gia Ja fede, mani ¢ teste vengono tagliate in nome di Dio. Attraverso queste sottigliezze ¢ questi furori, si evolvono la nostra immagine di Dio, la nostra immagine di noi stessi, le forme del nostro pensiero. Grandi dilemmi tormentano i cristiani di questi secoli. Perché Dio, il lungamente atteso, ha cos! ritardato la sua apparizione? Per rispondere a questa domanda, tutto l’Antico Testamento diventa una prefigurazione di Cristo, il quale ¢ sempre esistito nella storia, sebbene si sia rive- lato soltanto alla fine dei tempi. Quali sono i rapporti tra il Padre ¢ il Figlio? Alcuni parlano di due entita divine sussistenti; i Monarchiani considerano il Logos divino come non sussistente; Ario considera il Cristo come un Dio minore, non eterno, non partecipe della natura del Padre, incapace di conoscere i] Padre esattamente e per- fettamente; Alessandro afferma che Cristo ¢ immagine perfetta ¢ riflessa del Padre. Come salvare, insieme, l’uni- ta delle persone della Trinita ¢ la loro distinzione? Sulla strada dell’unita qualcuno afferma che sulla croce aveva patito il Padre; mentre altri asseriscono che il Figlio & estranco alla natura divina del Padre. Il pensiero e la vita cristiana quasi sfiorano la catastrofe per trovare una con- ciliazione, fino a quando Basilio difende ’autonomia del Cristo, evitando di dissolverlo nell’unita di Dio. «Non meravigliarti se affermiamo che la medesima realta & insieme unita e distinta e se, come in enigma, immaginia- mo una nuova ¢ straordinaria distinzione unita e congiun- zione distinta.» Quali sono i rapporti, in Cristo, tra la componente divina e quella umana? Qualcuno dice che Cristo ¢ Logos pia carne, senza anima umana; secondo altri, Cristo ha assunto tutte le parti dell’uomo. Mentre la maggioranza dell’Oriente & monofisita (una sola natura del Cristo), l’Occidente é difisita (due nature del Cristo); e la grande controversia religiosa si conclude, nei secoli, con il passaggio di quasi tutto Oriente monofisita alla tigida fede islamica nell’assoluta unita di Dio. Manlio Simonetti ha insegnato storia del Cristianesimo all Universita «La Sapienza» di Roma. Si occupa di storia del Cristianesimo antico e di storia dell’esegesi; ha stu- diato particolarmente |’Arianesimo, la Gnosi, Origene, Pagiografia. Per la collana «Scrittori greci e latini» ha cu- rato La vita di Mosé di Gregorio di Nissa (1984), il primo volume del Cristo (19903), i Testi gnostici in lingua greca e latina (1993), il Coremento ai Salmi (1988) ¢ L’istruzio- ne cristiana (1994) di sant’Agostino, I/ Cantico dei cantici di Origene (1998) e, insieme a Salvatore Pricoco, La pre- ghiera dei cristiani (2000); sua é anche la cura del testo cri- tico e degli apparati scritturistici per !’edizione delle Con- fessioni agostiniane. In sopracoperta: Lavanda dei piedi miniatura del «Codex Purpureus Rossanensis» (VI sec.) Rossano Calabro, Museo Diocesano (fotografia di L. Morelli) SCRITTORI GRECI E LATINI IL CRISTO Piano dell' opera Volume J TESTI TEOLOGICI E SPIRITUALI DALI ALTV SECOLO acura di Antonio Orbe ¢ Manlio Simonetti Volume II TESTI TEOLOGICI E SPIRITUAL IN LINGUA GRECA DALIV AL VII SECOLO acura di Manlio Simonetti Volume III TESTI TEOLOGICI E SPIRITUALI IN LINGUA LATINA DA AGOSTINO AD ANSELMO DI CANTERBURY acura di Claudio Leonardi Volume IV TESTI TEOLOGICI E SPIRITUALI IN LINGUA LATINA DA ABELARDO A SAN BERNARDO acura di Claudio Leonardi Volume V TESTI TEOLOGICI E SPIRITUAL DA RICCARDO DI SAN VITTORE A CATERINA DA SIENA acura di Claudio Leonardi IL CRISTO Volume II TESTI TEOLOGICI E SPIRITUALI IN LINGUA GRECA DAL IV AL VII SECOLO acura di Manlio Simonetti FONDAZIONE LORENZO VALLA ARNOLDO MONDADORI EDITORE Questo volume é stato pubblicato prazie alla collaborazione della Banca Nazionale del Lavoro S.p.A. edella Fondazione Cariplo ISBN 88-04-26988-X Grafica di Vittorio Merico © Fondazione Lorenzo Valla 1986 | edizione ottobre 1986 V edizione febbraio 2003 TESTI E TRADUZIONI Parte Prima CRISTO CREATORE E REDENTORE IN DUE TESTI DELL’INIZIO DEL IV SECOLO Le discussioni e i contrasti d’argomento cristologico, gia vivi du- rante il II e III secolo, aumentarono grandemente di tono e asprezza a partire dall’inizio della crisi ariana (320) e continuaro- no, pur fra alti e bassi e con varieta di obiettivi, fino al VII secolo inoltrato, polarizzando intorno a sé, soprattutto in oriente, i migliori ingegni della cristianita e quasi tutto l’impegno letterario riguardante Cristo. Ma nonostante l’importanza essenziale dei temi in discussione, le parti in contrasto avevano in comune fra loro, all’inizio della crisi, un’ampia piattaforma ideologica relati- va al rapporto fra Cristo e il mondo, cioé il nucleo essenziale della religione cristiana. Percid, prima di trattare dei vari momenti della controversia, intendiamo rilevare questa convergenza di fondo presentando due brani rispettivamente di Eusebio di Cesa- rea e Atanasio di Alessandria. Si tratta di due grandi protagoni- sti, che nel contesto della controversia ariana militarono in campi avversi e che anche personalmente furono fra loro in pessimi rapporti. Proprio per questo la loro convergenza di fondo assume un importante significato. Tale convergenza deriva dal fatto che ambedue fondano la loro riflessione su uno schema teologico, relativo al rapporto fra Dio e il mondo, largamente operante fin dal II secolo ed elabora- to, al di 18 dell’incidenza gnostica, sotto l’influsso della filosofia medioplatonica. In sostanza tale schema, per colmare lo iato che divide fra loro Dio assolutamente trascendente e il mondo della creazione, afferma la presenza e !’opera di un essere divino inter- medio (o anche di una pluralita di esseri divini). Trasferita in ambiente cristiano, tale concezione accentua la funzione media- trice di Cristo, estendendola dalla sua componente umana a quel- la specificamente divina e valorizzando, accanto alla sua funzione 12 PARTE PRIMA soteriologica, anche quella cosmologica, certamente presente gia in Paolo e Giovanni ma in secondo piano rispetto all’altra. Cosi la funzione mediatrice di Cristo viene ad assommare ed esaurire in sé tutto il rapporto fra Dio e il mondo. E lui che, in quanto Logos e Sapienza di Dio, per volere del Padre opera la creazione del mondo sulla base degli archetipi ideali presenti in lui. E lui che, dopo il peccato dell’uomo, comincia gradualmente Yopera di recupero operando sui patriarchi e poi sul popolo d’I- sraele, attraverso tutta ]’economia veterotestamentaria, per pre- parare progressivamente gli uomini alla comprensione del mo- mento forte di tale opera di recupero. E lui che, nella pienezza dei tempi, discende dal cielo e s’incarna nel seno di Maria per operare, mediante passione-morte-risurrezione, la salvezza del- T'uomo e la sua liberazione dalla tirannia de! peccato e della mor- te. E lui che, alla fine dei tempi, tornera nella gloria per giudi- care i vivi e i morti. Questa concezione della storia della salvezza, insieme sempli- ce e grandiosa, era destinata a modificarsi e ridursi non di poco per effetto dello sviluppo della riflessione cristologica che si at- tud nel contesto della controversia ariana e che portd gli avversa- ri di Ario della terza generazione a conclusioni che i primi avver- sari dell’eresiarca difficilmente avrebbero potuto prevedere. Pro- ptio per questo presentiamo due testi di parte avversa che, pur con accentuazioni personali dovute anche allo scarto cronologico che divide fra loro le due opere, testimoniano, agl’inizi della grande crisi, la convergenza delle parti in contrasto sul tema ba- silare della storia della salvezza. 1. Eusebio, Storia ecclesiastical 1, 7-14, 15 Eusebio di Cesarea all’inizio della Storia ecclesiastica presenta figura, opera, significato di Cristo in un passo sintetico che compendia bene Je sue idee pid caratteristiche sull’argomento, non solo in ambito teologico ma anche apologetico, pit diffusamente trattate in altre opere. II passo si pud dividere in quattro parti: I 2, 1-I 2, 16, natura e opera di Cristo prima dell’incarnazione; I 2, 17-I 2, 27, petché Cristo non é@ stato annunciato gia anticamente e a tutti gli uomini; 1 3, 1-I 3, 20, significato dei nomi Gest e Cristo; I 4, 1-I 4, 15, antichita dell’insegnamento di Cristo. Dopo questo testo introdutti- vo, Eusebio comincia il racconto storico vero e proprio, a partire dall’incarnazione. Nella prima delle quattro parti Eusebio, continuando l’insegna- mento degli apologisti e di Origene, e fondandosi su una serie di passi scritturistici gia tradizionali in questo senso, presenta Cristo come un essere divino preesistente all’incarnazione, vero e unigenito Figlio di Dio, da lui generato con generazione ineffabile, suo Logos e Sapienza, cui i] Padre delega, come ad un ministro, la creazione e il governo del mondo, secondo una evidente gradazione di autorita e dignita nel mondo divino. Egli é anche i] soggetto delle teofanie, cioé delle apparizioni di Dio ai patriarchi e a Mosé, cosi come sono raccontate in Genesi ed Esodo, apparizioni che hanno Ja finalit& di far conoscere Dio agli uomini che di tale conoscenza sono degni. Il tema delle teofanie introduce la seconda parte della trattazione con un argomento apologetico molto scottante. «Perché cosi tardi? »: perché il Figlio di Dio ha tardato tanto ad incarnarsi per redimere l'vomo e non lo ha fatto subito dopo il peccato? Era un’obiezione che gia Celso aveva mosso ai cristiani sul finire del II secolo e alla quale Origene aveva risposto invocando la gradualita pedagogica nel processo laborioso della salvezza dell’uomo, una salvezza che l’uomo deve essere in grado di accogliere liberamente e pud farlo soltanto 14 EUSEBIO dopo adeguata educazione. Eusebio riprende questo motivo e lo tratta tifacendosi a descrizioni tradizionali nel mondo pagano, rela- tive alla degradazione dell’uomo successiva alla primitiva eta dell’o- ro. Poiché gli uomini erano imbestialiti a causa del peccato, il Logos divino comincid a rivelarsi con gradualita, sia per mezzo di angeli sia in modo personale, ma solo a poche persone degne. Progressivamen- te la rivelazione si estese all’intero popolo d’Istaele, mentre i semi di conoscenza diffusi anche presso gli altri popoli li incivilivano e li rendevano idonei ad accogliere il grande evento. A questo punto, si 2 avuta l’incarnazione del Logos che con il suo insegnamento di- retto e la sua morte e risurrezione ha operato definitivamente la redenzione. La terza parte spiega il significato dei nomi Gest e Cristo e si sofferma soprattutto su quest’ultimo. Cristo («unto») & il termine greco che corrisponde all’ebraico Messia, perché la prerogativa di questo inviato di Dio sarebbe stata la triplice unzione: regia, profe- tica e sacerdotale. L’unzione percid era considerata specificamente pertinente all’opera redentrice di Cristo; ma gia nel II secolo (Giu- stino, Ireneo) anche l’azione cosmologica del Logos era stata collega- ta ad un’unzione cosmica, che rilevava la signoria di Cristo su tutto il mondo creato. Qui Eusebio sviluppa soprattutto il tema dell’un- zione in senso soteriologico, rilevando la superiorita di Cristo su tutti gli unti, cioé «i cristi», del Vecchio Testamento (sacerdoti, re, profeti), poiché la sua unzione, immateriale e spirituale, non realiz- zata per mezzo di simboli e figure, egli "ha ricevuta in quanto parte- cipe della divinita del Padre. Per questo é il Cristo per antonomasia, e solo da lui hanno tratto nome i cristiani, che lo adorano come Dio ¢ per lui sono disposti anche a morire. L'ultima parte della trattazione, che non ha intrinseco collega- mento con Ja precedente, presenta un altro argomento di grande significato apologetico. Da sempre i pagani avevano rinfacciato ai cristiani di essere un popolo nuovo, senza tradizione e successione ab antiquo cui rifarsi, una massa di sradicati. La risposta a questa accusa non era stata univoca, perché il fatto di essere di ieri, se da una parte era motivo di inferiorita per certi cristiani, per altri invece era motivo di vanto, giacché rilevava al massimo grado la rapidita con cui i cristiani si erano diffusi in tutto il mondo, segno evidente della protezione divina e del carattere divino del fondatore. Eusebio non manca di rilevare anche questo motivo, ma si sofferma di pid su un altro, suo caratteristico, che egli sviluppd lungamente nella Prepa- vazione evangelica, e il ricorso a questo testo serve a chiarire qualche punto troppo sintetico della trattazione di cui ci stiamo occupando. I cristiani, avendo fatto proprio il Vecchio Testamento, si pote- vano rifare alle antiche tradizioni del popolo giudaico; ma l’implaca- bile ostilita fra loro e i giudei facilmente spingeva a rilevare pit la STORIA ECCLESIASTICA 15 frattura che non la continuita fra gli uni e gli altri. Per ovviare a tale difficolta Eusebio opera una distinzione fra ebrei ¢ giudei: i primi sono stati i patriarchi vissuti fra Adamo e Mosé, autentici depositari della rivelazione divina. Con la Legge, necessaria per la durezza del popolo israelitico, si @ avuto il passaggio da ebrei a giudei, con conseguente corruzione della primitiva rivelazione, che solo i cristiani, mediante la predicazione profetica, hanno recuperato e valorizzato. In tal senso nel nostro passo Eusebio collega diretta- mente la religione cristiana alla rivelazione avuta da Abramo, al di la della legislazione mosaica con quanto di simbolico e imperfetto essa ptesentava agli occhi del cristiano. Cosi egli pud sottolineare che attraverso la rivelazione di Cristo attualmente i cristiani diffusi in tutto il mondo praticano I’antichissima e perfetta religione ch’era stata gia di Abramo. Per il testo di Eusebio che presentiamo abbiamo seguito I’edizio- ne di G. Bardy, in Sources Chrétiennes 31, che sostanzialmente ripro- duce quella di E. Schwartz, in Die Griechischen Christlichen Schrift- steller 9. Eusebio, vescovo di Cesarea di Palestina dal 313 circa al 340, ebbe fama sopratrutto come storico (oltre la Storia ecclesiastica, si ricordino la Cronaca e la Vita di Costantino), ma si occupd molto di esegesi (Commentario ai Salmi, Commentario a Isaia), di apologetica (Preparazione evangelica, Dimostrazione evangelica) ¢ di teologia, nel contesto della controversia ariana, in cui si schietd, con prudenza, dalla parte di Ario (Contro Marcello, Teologia ecclesia- stica). Appoggid incondizionatamente la nuova politica inaugurata nei con- fronti della chiesa da Costantino, di cui esaltd il ruolo di capo non solo politico ma anche religioso dell’impero. Bibliografia: D.C. Wallace-Hadrill, Eusebius of Caesarea, London 1960; J. Sirinelli, Les vues historiques d'Eusébe de Césarée, Dakar 1961; R. Farina, L’impero e V'imperatore cristiano in Eusebio di Cesarea, Ziirich 1968; E. des Places, Eusébe de Césarée commentateur, Paris 1982. 20 1, 7. Kat &pbetat yé wor 6 Adyos, che Eqyy, amd tHe xac& tov Xprordv exwoovpévng bhnhorépas xal xpelttovos 7 xar& dévOpw- tov olxovouiag te xal Beoroyiac. 8. xa yap tov ypapy pbdAovra tig exxAnataotixis benyysews napaddsew chy toto- plav, d&vewbev éx mpeotns tig xat’ adtév tov Xprotdv, Scumep eF abtod xal cio mpoowwoutac AEabnuev, Oeroctépas 7 xate tO Boxodv tots moAAots olxovoutac dvayxailov dv etn xatdpkacBar. 2, 1. Atrtod 88 dvtog tod xar’ abtdv tpdmov, xa! tod uev adpatos Zoixdtog xeqady, 7 Bed¢ emwvoeitar, tod 82 moot mapa- BadAouévov, F tov qty svOpwnov duotonabh tig Tov adtdv évexev inédv owtnplas, yévort’ &v Huly evtedbev evtehiis } tov dxohobbwv Siqynors, et tig xat” adtdv iotoplac dxdong dnd tOv xeparhowmdectétoy xal xupotétwv tod Adyou thy denyn- ow roinouieba tatty BE xal cio Xprotiavev dpyatdeytos tO Tahatdv du0d xai Oeompertc toig véav adtiy xal extetontoué- vny, x0es xal od npdtepov pavetcav, dmoAauBdvoucw dvaderx- Boer. 2. Tévoug piv odv xat dklag adtiig te obciag tod Xprotod xal pbaeas obtic dv cic Exppaaw adthpxng yévorto Adyoc, 7 xal td nmvedux td Belov év mpogntelats «thy yevedv adtot » gnolv «re Sinyroetar; » (Is. 53,8), Ste Si odte tov matépa tis tyven, ef wt} 6 vids, ott” ad tov uldv tts Eyv moté xat’ d&Elav, el wh wdvos 6 yewtoas adtdv natijp (Ev. Matth. 11,27). 3. +6 Te PHs 16 Teoxdaytov xal thy mpd aldveov voepav xal ovarwddy, 1, 7. Il mio discorso comincera, come ho detto, dall’economia e dalla teologia! che riguardano Cristo, che sono pit sublimi e importanti che se riguardanti l’uomo. 8. Infatti chi si accinge a tramandare per iscritto il racconto della storia della chiesa deve cominciare dall’inizio dell’economia che riguarda Cristo, poiché siamo stati ritenuti degni di trarre anche il nome da lui, economia che @ pit divina di quanto non sembri ai piu. 2, 1. Poiché @ duplice la condizione di Cristo, una ch’é simile alla testa del corpo per cui é considerato Dio, e l’altra paragonabi- le ai piedi per cui, a causa della nostra salvezza, ha rivestito un uomo soggetto come noi alle passioni, di qui risultera completo il mio racconto di cid che segue se tratterd di tutta la sua storia, cominciando dai punti pit importanti e qualificanti dell’ argomen- to. Con cid dimostreremo anche l’antichita e insieme la divina dignita della primitiva condizione dei cristiani a quelli che la ritengono nuova e straniera, apparsa ieri e non prima. 2. Nessun discorso @ sufficiente a descrivere i] genere e la dignita della sostanza e della natura di Cristo, per cui anche lo Spirito divino dice nelle profezie: «Chi descrivera la sua genera- zione?» (Is. 53, 8)?, giacché nessuno conosce il Padre tranne il Figlio e nessuno conosce degnamente il Figlio tranne soltanto il Padre che lo ha generato (Ev. Matth. 11, 27). 3. La luce ante- tiore al mondo, la sapienza intellettuale ¢ sostanziale anteriore ai 20 25 30 18 EUSEBIO sogiav tév te COvta xal év dpyi nap& t natol twyykvovta Qedv Adyov tio &v MANY too nated xabapies eworselev; mpd néans xtictws xal Snuroupyiag dpwuévag te xat dopdtov td Te@tov xai wdvov tod Oeod yéwnya, tov tg xar’ odpavdv Royuciig xai dBavdtov otpati&s dexietpaenyov (Ios. 5, 14), tov tis peré&Ans Bovdtc dyyeAov (Is. 9, 6), tov tig dpphrou ywa- LNs tod matpd¢ Srovpydv, tov tHv andvtwv abv tH xatpi Sn- wtoupydv, tov Sedtepov peta tov matépa tav dAwy aitiov, tov 20d Beod natda yvijciov xai povoyevij, tov tay yevntav a&n&v- tev xbptov xo Oedv xat Bactdéa tO xipo¢ duod xal td xpdtoc abti Sedents xai Suvduer xal cinq] mad toi matpdc Umodedey- pévov, Sti SH xat&d the mepi adtod pvatixds tédv ypapdv beo- Roylas «év &py7 Tv 6 Adyos, xal 6 Adyos Fv mpds tov Oedv, xai Qeds Fv & Adyoo: né&vra Br’ adtod eyéveto, xal xwpic aitod éyéveto o08é Ev» (Ev. Jo. 1, 1-3). 4. Todté tor xat 6 péyas Mwvois, ce &v mpopytéiv dmdv- tov madadtatos, Gein mveduatt thy tod mavtds odetwoiv te zal Siaxdaunaw Snoypdquv, tov xooporotdy xai Snuroupyov tOv rev abt 6} tH Xprot@ xal ode Grew H tH Oelw 5n- Lady xal npwtoydve Exvtod dye thy tHv droPeBrxdtwv notnaw napaywpotvea biScoxer abcd te xotvodoyobpevov Ext tiie kvOpwmoyoviag «etnev yap» gnatv «6 Oedc: novjowpev &vOpwrov xar’ elxdva tyeréoav xai xa’ dpolwow» (Gen. 1, 26). 5. tabrny 88 eyyvetat thy peviy npopytay dAAoc, BBE mus ev duvotc Veohoyav: « adtds elmev, xat eyevnPnoav: adtoc everefharo, xat exticbncav» (Ps. 32, 9), tov pev matépa xa romtiy eiscyav mo av navyyeudva Paothindd vedwatt mpos- téttovta, tov 5& tobtw Sevtepetovra Oefav Adyov, ody etepov t0U mpds Hudv xnpvttouévon, tals natpixats exitéeav dxoup- yoovta. 6. Todtov xat dnd mpwtyg dvOpwnoyoviag névres Scot 5H Suemroctvy xat OeooePelag kpeth Srampehar Aéyovtat, dul te tov péyov Bepdrovta Muvota xai mpd ye adtoi mpdtoc ’A- Bpadu todtou te of matdec xat Sao uetémerta Sixaror meqhva- STORIA ECCLESTASTICA 19 tempi, il Dio logos ch’é in principio presso il Padre chi, eccetto il Padre, pud comprendere in modo chiaro?: la prima e sola genitu- ra di Dio anteriore a ogni creazione e produzione visibile e invi- sibile, il capo supremo dell’esercito razionale e immortale ch’é in cielo (Ios. 5, 14), l’angelo del gran consiglio (Is. 9, 6), il ministro dell’ indicibile consiglio del Padre, il creatore - insieme col Padre - di tutte le cose, la seconda causa di tutte le cose dopo il Padre, il figlio vero e unigenito di Dio, il signore dio re di tutte le creature, che per divinita, potenza e onore ha ricevuto dal Padre il potete e insieme la forza, perché secondo le parole divine e misteriose che le Scritture gli dedicano: «In principio era il Lo- gos e il Logos era presso Dio e Dio era il Logos. Tutto @ stato fatto per mezzo di lui e senza di Jui neppure una cosa @ stata fatta» (Ev. Io. 1, 1-3). 4. Questo insegna anche il grande Mose, il pit antico di tutti i profeti*, quando descrive, per ispirazione divina, la creazione e organizzazione dell’universo: cio, che il creatore del mondo e artefice di tutte le cose proprio a Cristo ¢ a nessun altro se non al suo divino e primogenerato Logos ha affidato la creazione de- gli esseri inferiori, e conversa insieme con lui per Ja creazione dell’uomo: «Disse Dio: ‘‘facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”’ » (Gen. 1, 26). 5. Un altro profeta conferma que- ste parole, parlando cosi di Dio in un punto degl'inni: «Egli disse, e furono fatti; egli ordind, e furono creati» (Ps. 32, 9), presentando il Padre e Creatore che come un capo supremo ordi- na con un cenno regale, e il Logos divino, ch’é secondo dopo di lui e non é altri rispetto a quello che ci viene annunciato, che ubbidisce agli ordini del Padre. 6. Questo Logos‘, anche tutti quanti (come si dice) si sono illu- strati fin dalla creazione dell’uomo per giustizia e venerazione di Dio, quelli che stavano con Mosé, il grande servitore, e prima di lui Abramo per primo e i suoi figli, e quanti in seguito apparvero 20 25 30 20 EUSEBIO sw xa mpophtat, xabapoic Stavoiag duno. pavracbévres zyvas&y te xat ofa Beod nordi cd npostxov dnéverwav ofBac, abtéc te, odSaycc dmoppabvydrv tio tod matpdc evoeBelac, 5t- Bdoxadrog tole moor tic natptxijic xabiotato ywasews. 7. pba yotv xproc 6 Dede dveipntar od tte xowds dvbpwnoc to "ABpady xabquevo nap& thy Spiv civ MauBeq (Gen. 18, 1 seg.) 6 8’ Sromesdv odtixn, xalcor ye &vOpwrov dgbahwoic dpav, mposxvvet pév ado Oedv, ixeteder 8 de xbptov, duohoyet Te UN dyvoeiv doris et, dhuacw adtots Adywr- «xbore 6 xptvwv TioaVY Thy yHv, ov morhsers xpiaw; » (Gen. 18, 25). 8. et yap pndelo emtpémor AG-vos thy dyévntov xal &cpetov odsiav bod tod ravtoxpdtapos cic dvBpdc elSac wetacAdcty und’ ad yewn- tod pndevds gavracia tas thy dpdvtwv Shers Bamatav nde iy pevdas tz toradta mrartecbar thy ypapty, bedg xai xt- prog 6 xpivev na&cav thy yiy xal mordv xpiow, év dvOpdrov Opaduevocg aytpatt, tic &v Etepoc avayopedorto, el pH pdvat Gents td np@tov tHv Sheowv aittov, F pdvoe 6 npody adtod Xé- yoo; mepl od xat ev hahpots dveipntar: «anéatethev tov Adyov adtod, xal idcato adtobs, xal eppdcato abrods éx téHv Sta- gBopév adtév» (Ps. 106, 20). 9. todtov Settepov wet tov natépa xiptov capéotata Muvoric dvayopeder Abywv: « eBpete xdprog ext Lésoua xat Tépoppa Oeiov xai nip map& xvptov» (Gen. 19, 24): todrov xat t6 "Taxa adbic ev davépd¢ pavévta oxnpatt, Bedv 7 Oeia moocnyopeder ypagn, pkoxovia t@ “la- xB: «ovxétt xANPhoEetat t6 Svouds cov “loxwB, dA’ "Iopand Zotar td Bvouk cov, Str evioyvaag werd Beod», Ste xat « excAe- gev “laxdB td Svopa tod tonov éxetvou EiSoc beod», héywv «eldov yap Yedv npdcwnov xpd¢ nedcwnov, xat towbn pov 7 guy» (Gen. 32, 25 sgg.). 10. xat unv ot8’ droPeByxdtev &yyéhev xai ertovpydv Geod tag dvaypageiaus Peopavelag b- movoetv Béutc, ererdh xal todtwy Ste tig dvOpw@nore Tapapaive- tat, ox emixpdrtetar 4 ypagh, dvouact! ob Bedv of8é pity xiptov, GAN’ &yyédoug xonpworiaar A€yousa, me Std puplov paptuplov motdoacbat dadiov. STORIA ECCLESIASTICA 21 giusti, e i profeti, contemplando coi limpidi occhi dell’intelligen- za, - lo hanno conosciuto e gli hanno rivolto la dovuta venera- zione come al Figlio di Dio. Egli poi, in nulla venendo meno alla venerazione verso il Padre, si presentd a tutti come maestro della conoscenza del Padre. 7. Si dice che il Dio Signore apparve come un comune mortale ad Abramo che sedeva presso la quer- cia di Mambre (Gen. 18, 1 sgg.): quello subito prosternatosi, anche se vedeva con gli occhi un uomo, lo adora come Dio e lo supplica come Signore, e conferma di non ignorare chi fosse, esprimendosi con queste parole: «O Signore che giudichi tutta la terra, non farai tu il giudizio? » (Gen. 18, 25). 8. Nessun moti- vo ci pud indurre a credere che la sostanza increata e immutabile di Dio onnipotente si cambi in forma d'uomo, ma neppure ch’es- sa inganni gli occhi di chi vede con J’apparenza di una creatura inesistente o che la Scrittura inventi una tale favola. Ma allora chi altri diremo il Dio e Signore che giudica tutta la terra e fa i! giudizio, ch’é appatso in forma d’uomo, se non (siccome non é lecito dire la causa prima di tutte le cose) soltanto il suo Logos preesistente? Di lui anche nei Salmi si dice: «Ha inviato il suo logos e li ha sanati, e li ha liberati dalle loro rovine» (Ps. 106, 20). 9. Questi ch’é secondo Signore dopo il Padre, Mosé di- chiara nel modo pit evidente dicendo: «II Signore ha fatto pio- vere dal Signore zolfo e fuoco su Sodoma e Gomorra» (Gen. 19, 24). Questi, ch’@ apparso anche a Giacobbe in forma d’uomo, la Sacra Scrittura definisce Dio, che dice a Giacobbe: «Non ti chiamerai pity Giacobbe ma il tuo nome sara Israele, poiché hai lottato con Dio», quando anche «Giacobbe chiamd i] nome di quel luogo Visione di Dio», dicendo: «Infatti ho visto Dio faccia a faccia e si é salvata |’'anima mia» (Gen. 32, 25 sgg.). 10. Non @ lecito supporre che le teofanie che abbiamo descritto siano de- gli angeli inferiori e ministri di Dio, poiché quando qualcuno di costoto appare agli uomini, la Scrittura non lo nasconde, defi- nendolo per nome né Dio né Signore ma angelo, come é facile dimostrare con mille testimonianze. 10 20 25 30 22 EUSEBIO 11. Todtov xat 6 Muvotwe diddox0¢ “Inoods, ae dv t&v odpavioy ayyédwy xal dpyayyéhwv tév te Smepxoguiwy Suvd- pewy tyotpevoy xat wo av el tod natpdg Umdpxovta Suvaytv xai coplav (1 Ep. Cor. 1, 24) xai ta Sevtepeta tig xaté mé&vteov Pacretac te xat dpxiic turemotenpévov, &pxratpdryyov Suvd- pews xupiov dvoucCer, odx dAdws atcov 7] abOtc ev dvOperov poppy xal sytpat: Depron. 12. yéypamtar yodv: «xat é- yeviOn, ag Fv "Inoods év “Tepryed, xal cvaBréehac 6p% &vOpw- Tov éotnxdta xatévaver abtod, xat } poupata eonacuévn év ti xerpi abtod, xal mpoceAbery "Inaods elmev: tyérepog ef 4 tov Smevaveionv; xal einev abtip- byd dpytotp&enyos Suvdperws xv- plou- vovi nupayéyova. xal "Inaots execev ext npdawzrov ent thy Yay xal eimev atta: Séonota, th mpoot&aceig tH o@ oi- xéty; xat elev 6 dpxrotp&tnyos xvplov neds "Incodv: Adow: td Unddnya éx tév moSGv gou- 6 yap ténoc, év @ od Eotnxac, témog &yid¢ éottv» (Ios. 5, 13 sgg.). 13. EvOa xat emorhaers &nd t&v abtav Pnudtwv St wh Ecepos odtog ety tod xa! Meov- oe xexpnatixdtoc, Orr By adtots drast xai ext cHSE gna ypagh «ac 5é eldev xtpiog Ett mpockyer ely, exdAccev adtdv xbptog éx tod Baitou Aéywv: Meuoy Muuoy: 6 88 elnev- ti éotiv; xat elmev- ph eyylone Ode Adoo td UndSqua ex tav modav cov 6 yap ténoc, év @ od Eotyxas én’ adtod, yA a&yla gotiv. xol eimev abcd’ eye eur 6 Ged¢ tod matpds cov, Oedc *ABpadp xat Bed¢ "Ioudx xat Oed¢ "laxm» (Ex. 3, 4-6). 14. Kat bu yé gow odaia tic mpoxdopiog Cdica xat Sgectédca, f tH Tatpl xal Oe tHv She ei thy tHv yevytdv dnéviey Sryrovpylav tmnpernaapévn, Adyoo Beod xat aogia xenparifoven, mpd toiig telesévaig dmodetteaw er xal adtiic GE iSlov mpooemov ths scoping enaxodoa. népeotiv, Sie Lohopdvosg Aevxdtata OSE meg tk mepl adtig wrotaywyou- ong «ed 4 copia xaresxhvwaa Povdfv, xal yaw xa ey- vorav zya emexadecdpny. 15. 81’ god Bacrretc Pacrrevou- aw, xal of Suvdatat yedpovar Stxatocdvny: 81’ éu0d peyratitves weyartvovtat, xat tUpavvor 81’ guod xpatovar yc»: ofc emrdé- STORIA ECCLESIASTICA 23 11. Questi anche Giosué, il successore di Mosé, chiama capo supremo dell’esercito del Signore, in quanto comanda gli angeli e pli arcangeli celesti e le potenze sovramondane e sussiste come potenza e sapienza del Padre (1 Ep. Cor. 1, 24) e gli & stato affidato il secondo posto del regno e del comando su tutto, aven- dolo visto ancora una volta non altrimenti che in forma e aspetto diuomo. 12. Infatti @ scritto: «Avvenne che, quando Giosué stava a Gerico, avendo sollevato lo sguardo vide un uomo che stava ritto dinanzi a lui con la spada sguainata in mano; e Giosué avvicinatosi gli disse: ‘‘Sei dei nostri o dei nemici?”’. E quello gli rispose: ‘‘Sono il capo supremo dell’esercito del Signore. Ora sono venuto”. E Giosué si prostrd a terra dinanzi a lui e gli disse: ‘‘Signore, che cosa comandi al tuo servo?”’. E disse a Gio- sué il capo supremo del Signore: ‘‘Sciogli il calzare dai tuoi pie- di, perché il luogo dove tu stai @ luogo santo’’» (los. 5, 13 seg-). 13. Qui anche in base alle parole potrai giudicare che questi @ lo stesso che rispose anche a Mosé, poiché pure a tal proposito la Scrittura dice cosi: «Quando il Signore vide che Mosé si avvicinava per poter guardare, lo chiamd dal cespuglio dicendo: “‘Mosé, Mosé’’. Quello rispose: “Che c’é?”’. E il Signo- re disse: “Non avvicinarti gui e sciogli il calzare dai tuoi piedi. Infatti il luogo dove tu stai é terra santa”. E gli disse: “Lo sono il Dio di tuo padre, Dio di Abramo e Dio di Isacco e Dio di Gia- cobbe’’» (Ex. 3, 4-6). 14. Che esista una sostanza anteriore al mondo, vivente e sussistente, ch’é stata ministro del Padre e Dio di tutte le cose per la creazione di tutte le creature e ch’é chiamata Logos e Sapienza di Dio, oltre alle prove gia presentate & possibile ap- prenderlo anche dalla stessa Sapienza>, che in propria persona per mezzo di Salomone nel modo pid chiaro rivela cos} di sé stessa: «Jo la Sapienza ho preso ad abitare con me il consiglio e a me ho chiamato scienza e intelligenza. 15. Grazie a me i re regnano e i signori esercitano la giustizia, grazie a me i potenti menano vanto e i tiranni dominano la terra», e vi aggiunge: «II Signore 25 30 24 EUSEBIO yet: «xdprog Exticév we dpyxtiy Gav abtod eicg Zoya adtod, mpd t0d aldvog eBewedtwotv per ev coxa mpd tod thy viv motto, Tpd tod mpoeAOetvy tac myac tHv vddtwv, mpd tod Spn BeachlFvat, cpd 5& m&vewv Bovvav yews pe. jvixa rofalev tov obpavéy, cupnaphuny abt, xal ac doparete rider mnyac tig bn’ obpavév, Tunv obv ait deudovea. eyo Hunv 7 mpo- sixaipev x08’ fpépav, edppawduny 58 evadmov abtod év navel xaip@, Ste etppaiveto thy olxouyévny auvteddcag» (Prov. 8, 12.15.16.22-5.27-8.30-1). 16. St wv obv mpojy xat tow, ef xal uh tots m&aw, 6 Betog Adyos éxeqatveto, tab0” uty do ev Boaxéow elprabe. 17. TE 84 obv ody! xabdmep ta viv, xat m&Aot mpdtepov ele mévras &vOpmnouc xal naow eOveaw exnpdtteto, ade &v yévor- 20 mpddyhov. obx Fv mw Ywpetv olds te thy tod Xpistod név- sogov xai mavépetov SiBucxadtav 6 mé&Aar tay dvOparmay Blog. 18. edOd¢ pév ye ev dpyz petk thy npdtny ev paxa- ploig Carty 6 npdtog &vOpwnog Frtov tis Betas evtoAts gpovtt- aug, el¢ tovtovi tov bvntov xai éxlxneov Biov xatanémtwxev xai thy éndpatov tournvt yiy vie néAon evOéou tpugi¢ dvtt- xammAdato, of te and tobtou thy xa’ Hyde cbunacav mdy- pa@cavtes modd xElpoug davapavévtes extdg Evdc nov xal Seuté- pov, Anpradn tive tpémov xai Biov dBiotov exavienvto. 19. GAG xat obte néAw obte moArteiav, od téxvac, Obx emaThac ent voiv éBaAovto, vowwv te xal Sixarwwdtwv xat moocért dpetis xai prrocopiac odSé dvouatog uetetyov, vouddes Sé én’ onpiag otk tie stypior xat dayvets SiFyov, tobe pév ex gv- cews Mpochxovtas Aoyiopods th te Aoyixe xal Huepa ths dv- bpcdrwv hvxiis onépyata abtompoatpétov xaxlag dmepPoAy Sia- qelpovtes, &voctovpyiaig S& mkaatg Shove adic éxBedwxdtec, chg tote ev &AndopBopetv, tote 58 &AAnAoxtovelv, dAAote BE evOpwnoBopelv, Oeowaytas te xal tag map tots ma&ow Bowpé- vag yuyavtonaylas emtoluev, xat viv wey encreryilew obpave Stavoetofar, povig 5 ppoviatos éxténov adtdv tov éxi n&aw STORIA ECCLESIASTICA 25 mi ha creato inizio delle sue vie per le sue opere, prima del tem- po mi ha fondato. In principio, prima di creare la terra, prima di far scaturire le fonti d’acqua, prima di consolidare i monti, pri- ma di tutti i colli mi genera. Quando preparava il cielo ero ac- canto a lui, e quando collocava le fonti stabili sotto il cielo ero con lui disponendo. Ero io di cui egli ogni giorno traeva gioia, e io mi rallegravo al suo cospetto in ogni momento, quando egli esultava di aver portato a termine la creazione della terra» (Prov. 8, 12.15.16.22-5.27-8.30-1). 16. Abbiamo cosi esposto breve- mente che il Logos divino preesisteva e si manifestato ad alcu- ni, anche se non a tutti. 17. Perché mai egli non sia stato annunziato, come ora, anche prima anticamente a tutti gli uomini e a tutti i popoli, si pud spiegare cosi. Anticamente il modo di vivere degli uomini non era in grado di comprendere l’insegnamento di Cristo che era sapiente e virtuoso al massimo grado. 18. Infatti subito in principio, dopo aver cominciato a vivere nella beatitudine, il pri- mo uomo per aver trascurato il comando divino precipitd in que- sto modo di vita caduco e mortale, e in cambio del godimento divino di prima ebbe questa terra maledetta; i suoi discendenti poi, che si diffusero su tutta la terra, si rivelarono, eccetto forse uno o due, molto peggiori di lui e si dettero a vivere in modo bestiale e non degno del nome di vita. 19. Non pensavano né a una citta né a un modo di vita civile né alle arti né alle scienze, e quanto a leggi, decreti e anche virti e filosofia, ne ignoravano perfino il nome. Vivevano nomadi nei deserti, in quanto erano selvaggi e crudeli perché distruggevano per eccesso di deliberata malvagita le inclinazioni naturali alla razionalita e i germi d’in- telligenza e dolcezza insiti nell’anima umana. Si abbandonavano senza remore ad ogni scelleratezza, cosi che a volte si danneggia- vano fra loro, a volte si uccidevano, a volte poi si nutrivano di carne umana. Osavano combattere gli dei e intraprendere quelle battaglie con i giganti famose presso tutti gli uomini®, meditava- no di opporre la terra al cielo e per follia di mente stravolta si ny 20 25 30 26 EUSEBIO ToAeuetv napacxevdtectiar. 20. ép’ ol tobtov Eaurtots - &yove, tov tpdmov, xataxhuowots attods xal mupmodjoecw Gonep dyplav tAny xara mong tis yMs xexuwevny Oecd & mév- tev Epopos merthet, Atmots te avvexéor xai Aowuotc mohéwoig te ad xat xepavver Boratc divenbev abtobs bmetépvero, domep tive Sewhy xal yorerwtatyy vdcov puxdy mixporépoic dvéxuv tots xohactnpion. 21. tote pev odv, Ste Sy xal modde Fv émuxe- yvuévog ddtyou Setv xark mdvtwy 6 tig xaxiag xdpac, ola webng Sewic, ta¢ andvtov oyeddv dvOpdnwv émoxtalodeng xat emoxototens puxdc, 7) mowtoyovas xat npwtdxtisto¢ tod Ge0b copia xal abtég 6 moody Adyos pirravOpwnias dncpBoAF sore pév 1’ drtaciag dyyéhuv toig SxoBeBrxdar, tore Se xat BV davtod of Oeod Stvayrs swtiprog évi mov xal Sevtépw tv moda Oeoprray dvipdv obx dAhws 4 6 dvOperov popeiic, Stu rd’ Exépws Fy Svvardv atcote, Unepalvero, 22. ade 8” Hdn Se tobtwv tz GeooeBelac omépuata eic wATMoc dvSedv xataBéBhyto Grov te Zvoc ent yg OcoceBeta npocavéxov éx tev dvéxabev “EBpatwv bréory, tobtors pév, cdg Gv et wi7Oe- aw Er talc madara dywyatc éxdeSintnpévors, Se tod xpopy- s0v Mavotws elxdvag xat otuBora caBBétov twos puctixod xal meptopic Etépwv te vontav Bewprpdtey etoaywydic, &AX” obx attic evapyeic mapedibov puotaywyiac. 23. we B& tis mapa tottotc voyobeaias Bowmpévng xai mvo7ic Sixny ebedaue elc Snavras &vOpdmovs SiadiWopevyc, Hon tore cE abtav xal tots TAcloow tv eOvev Sid tHv Navtaydce vouoletaw te xai piho- sdquv Tépwto ta Ppoviapata, tis &yplag xal dmnvois Brpuo- Siac ent 16 np&ov petaPeBAnévys, cao xat elonvnv Babetav or- Mag te xot emrlag mde &AAHAOUS Exew, thvcadca mast Bt houndv avOpesrots xat toig ava thy oixoupévny dvecw ae dv mpowpednpevors xat HSn twyyévovaw enuendelorg mpd¢ mapa- Sox tig tod natpds yurdces, 6 adtdc BN mé&hw exetvos 6 tév dpetdav SiSdaxahoc, 6 ev niow &yaboig tod matpdc Unovpydc, 6 Beiog xai obpdviog tod Beod Adyos, Si’ &vOpcsrov xat& undév smpatos obaia thy tyetépav gdcw Biadactovtos deyouévng STORIA ECCLESIASTICA 27 accingevano a muover guerra proprio a colui ch’é su di tut- ti. 20. Poiché gli uomini vivevano in questo modo, Dio che tutto sorveglia li puniva con inondazioni e incendi, quasi diffon- dendo una foresta selvaggia su tutta la terra, e li sterminava con carestie continue, pestilenze, guerre e scagliando fulmini dall’al- to, quasi per arrestare con le pit dure punizioni una terribile e gravissima malattia dell’anima. 21. Allora dunque, quando il torpore della malvagita si era grandemente diffuso pressoché su tutti, come una terribile ubriachezza che aduggiava e ottenebrava Je anime di quasi tutti gli uomini, la Sapienza primogenita e pri- mocreata di Dio’ e il Logos preesistente, per eccesso di amore per gli uomini, prese a rivelarsi, a volte agli esseri inferiori per mezzo dell’apparizione di angeli®, a volte agli uno o due uomini antichi amici di Dio, in modo personale, in quanto potenza salvifica di Dio, non altrimenti che in forma umana, perché non era possibile farsi conoscere da quelli in altro modo. 22. Poiché ormai grazie a questi uomini i germi della religione erano stati sparsi fra una gran quantita di uomini e si ebbe sulla terra un intero popolo dedito alla religione, discendente dagli antichi ebrei, a costoro, quasi che in molti fossero ancora dediti al loro antico modo di vivere, il Logos per tramite del profeta Mosé dette immagini e simboli? di un sabbato mistico e le iniziazioni alla circoncisione e ad altri precetti spirituali, ma non riveld i misteri in modo evi- dente. 23. Poiché la loro legislazione veniva celebrata e a guisa di aroma profumato si diffondeva fra tutti gli uomini, allora a partire da loro anche nella maggior parte dei popoli, grazie ai legislatori e ai filosofi sparsi dovunque, s’ingentilirono gli animi e si mitigé la bestialita selvaggia e dura, cosi che si ebbe una grande pace fatta di amicizia e di rapporti reciproci. Fu allora che a tutti gli uomini e ai popoli diffusi sulla terra, che avevano ricevuto giovamento ed erano ormai pronti ad accogliere la conoscenza del Padre, quando cominciava l’impero romano, si riveld a sua volta proprio quel maestro di virta, il ministro del Padre in ogni opera buona, il Logos divino e celeste di Dio, per mezzo di un uomo che 20 25 30 28 EUSEBIO tHe ‘Pwpatoy Bactrelag exrpavets, toratta tSpacéy te xal né- novOev, ola tats mpogntetats dxdroula Tv, dvOpanov Suod xat Bedv emdnurcew tH Bip napaddtwv eoywv noth xal tote naow UOvecw SB&oxadov tie tod matpdg evoefelac dvaderxO4- ceabat t6 te mapdBotov adtod tig yevécews xal thy Kawi Sidaoxadiov xat tdv Epywv t& aduara ent te tovtorg tod ba- vétov tov toémov thy te éx vexpdv dvdotacw xal éni m&ow thy elg odpavods evOeov dnoxatdotacw adtod mpoxnputtodcatc. 24. Thy yobv ént téder Racrretav adcod Aavidd 6 mooghrns Get mvedpat: cvvopiiv, SE ny eeopopeizo, dvOpwmvedtepov thy Deortiav Unoypdiqwy «Meapouv yap» enotv «tw 0d Apd- vow étébycav, xai madardg Hep@v éxdOnto. xat to EvBupa ad- tod we el yidv Aevxdv, xal 7 Opie tao xepadts attod ac ci Zorov xafaupdv- 6 Opdvoc abtod pAdk mupds, of tpoxol adtod nip gatyov: motayds mupd¢ etAxev Eumpocbev adtod. xfArat xrdtc- Seg ehertodpyouy abt, xot pdpror pvpidd|es naperoryxetoav %unpootev adtod. xpityipiov exdBroev, xat BiBAor AvedxOn- cov». 25. xat EEric «ebecopouv» pnaty «xat (Sob wet& tav ve- geEAGv tod obpavod we ef vide avOpdmov epyduevoc, xai Ew 700 madatod tav huepav Epbacev, xai eveomrov adtod mpoonvéex- On: xal adr@ 2668n 4 dpxt xal 7 cer xal A Barrel, xed mévres of aol qudal yAdisaat att@ Sovredcovaw. 1 eEoudla abtod eovata alevios, Firtc ob mapededcerat xad 7 Bactreta attod od SiapPaphoeta» (Dan. 7, 9-10. 13-4). 26. tadta d8 sapdrs 008” ég” Etepov, GAN’ éxl tov Huetepov cweiipa, tov év &ExXT Tpds tov Bedv Dedv Adyov, dvagéparto dv, viov dvOpmmov Bia thy dotdémy evavbodmnaw adtod yenwatilovta. 27. dd- Ad yap ev oixetorg Srouvijpaav tag mepi tod cwtijpos hav "Ingot Xpiotod npopytixcs exhoyac avvayaydvtes d&moderti- xcotepdv te ta rept adtod Bnrobueva ev Erépoig overhouvtes, tots elpnuévorg ext tod mapdvtoc &pxeabncdueba.. 3, 1. “Orr 88 xat adtd totvoua tod te “Iqsod xat 87 xat tb Xpratod map’ attois totic médar Ocoprdéaw npoprirats te- shanto, 7S xoupdg dmoderxvivat. 2. cextov ae er wdAtora STORIA ECCLESIASTICA 29 in nulla differiva dalla nostra natura quanto alla sostanza del corpo. Operd e pati in conformita delle profezie, che avevano annunciato che uno insieme uomo e dio sarebbe venuto in questa vita operatore di prodigi e si sarebbe mostrato maestro a tutte le genti della religione del Padre, e avevano rivelato l’eccezionalita della sua nascita, |’insegnamento nuovo, le opere prodigiose, e inoltre i] modo della morte e la risurrezione dai morti e infine la sua divina restaurazione in cielo. 24. Il profeta Daniele, contemplando per ispirazione dello Spirito divino il suo regno finale, cos] era ispirato, desctivendo la visione divina in modo piuttosto umano: «Osservai finché fu- rono collocati i troni e l’Antico dei giorni si mise a sedere. La sua veste era bianca come neve e i capelli del suo capo come lana pura; il suo trono una vampa di fuoco e le ruote un fuoco arden- te; un fiume di fuoco scorreva dinanzi a lui. Migliaia di migliaia lo servivano e miriadi di miriadi stavano in piedi davanti a lui. Egli stabil il giudizio e i libri vennero aperti». 25. E appres- so: «Guardavo, ed ecco venire con le nubi del cielo come un Figlio dell’uomo e giunse fino all’Antico dei giorni e si portd al suo cospetto. Gli fu dato comando onore regno e tutti i popoli tribi lingue lo serviranno. I] suo potere @ potere eterno, che non passer, e il suo regno non verra distrutto» (Dan. 7, 9-10. 13-4). 26. Queste parole evidentemente non si possono riferi- re ad altri se non al nostro Salvatore, i! Dio Logos che in princi- pio era presso Dio, che si chiama Figlio dell’uomo™ per Tincarnazione finale. 27. Poiché ho riunito in commentari specifici!! una scelta di profezie sul nostro salvatore Gest Cristo e in altri ho presentato in modo pit diffuso le rivelazioni che lo riguardano, ora ci contentiamo di cid che abbiamo detto. 3, 1. Ora & tempo di dimostrare che dagli stessi antichi pro- feti cari a Dio fu onorato anche il nome di Gest e quello di Cristo’?. 2. Mosé, avendo per primo appreso che il nome di “ 20 25 30 30 EUSEBIO xai EvSofov to Xprotod Svoux npdtos adtds ywwpisag Mwvoyis womovg odpaviwy xat sbuBoda puotnpradders te elxdvag dxo- RovOws xeNSUd proavtr att «Spa, norfjoets xévra xatd tov cinov tov Serxbévra cor ev cH Sper» (Ex. 25, 14) mapadouc, dpytepéa Beod, we Evijv uddtota Suvatdv dvOpwnov, empyul- suc, todtov Xpiotov dvayopever, xal taden ye tH xatk thy &pxrepwotvny dkta, n&cav SnepPadhoden nap’ alt thy ev dvOpwmors npoedpiav, éni tyng xal S6Eq td tod Xprotod nepr- tinow svoua (Lev. 4, 5)- ottwe dpa tov Xprotdv Oetdv tt XpTa Ariotato. 3.68 adtdg xai civ tod "Inaod xpoonyo- ptav ed pdha rvedportt Bele mpoiddv, mkhiv tide eEarpécov Toovoutac xal tadtny dfiot. amote yoy npdtepov éxpwvnev elg dvOpaarouc, mptv 7) Menvoet yvwabivat, 16 tod “Incod mpéc- enya toite Mevayig pot xat woven meprtiOnaw, bv xat& chrov abc xat oipBodov Eyvw peta thy abtod televtiy Sta- Sckopevov thy xata nhvtwv apy. 4. ob mpdcepov yodv tov adtod Stkboxov, tz tod "Inood xexpnuévov mpocnyopta, dvd- watt 5& Erépw tH Adoy, Smep of yevvysavtes abc téBewra, xadobuevov, "Incobv abtdg dvayopeder (Num. 13, 16), yépag Gonep thwov, mavtds moAd petCov Bacthixod SixB%atos, totvoua att@ Swpotvevoc, Sct Sh xal abtd¢ 6 tod NovF *Inoods tod cwripos jydv why cixdva Bpepev, too pdvov uet& Movoéa xai 16 cvpnépacpa cic 50 exelvov napadobefeng oup- Podtaiig Aatpelac, tio dANBoig xai xalapwtdtns edaeBetac Thy &pyty SiabeEapévon. 5. xai Mevaiig pév tatty mq Sval totic xar’ adtov &perh xal 866 nape névta tov Aadv mpopépoucw avOpdrmorg, tH piv doytepel, tH 82 per’ adtav hyncopévo, Thy tod cwtijpog Nuav “Insod Xpictod npoanyopiav éni tysF TH ueylotn meprrébertar. 6. Lapésg 82 xat of peta tadta mpogitat dvopactl tov Xpi- otdv mpoavepaovorv, duod tiv wéAoveav Eceabar xot’ adtod svoxeviv tod "lovdaiwv aod, du0d 52 xal thy té&v ebvav 5” abtod xAfjaw mpowaptupdpevor, tote pév GSE nue "lepeptac Aeywv' «nveipa mposomov judy Xprotdc xdpiag cuvedypOy ev STORIA ECCLESIASTICA 31 Cristo & sommamente venerabile e glorioso, quando dava figure, simboli e immagini misteriose delle realta celesti conformemente all’oracolo che gli aveva detto: «Guarda, farai tutto secondo la figura che ti @ stata mostrata sul monte» (Ex. 25, 14), per consa- crate il sommo sacerdote di Dio quanto pit @ possibile per un uomo, lo chiama Cristo e a questa dignita del sommo sacerdozio, che per lui superava ogni dignita fra gli uomini, per onore e gloria assegna il nome di Cristo (Lev. 4, 5). Cosi egli sapeva che il Cristo @ qualcosa di divino, 3. Egli stesso ben conoscendo anticipatamente per ispirazione divina anche il nome di Gesu, anche questo ritiene degno di distinzione privilegiata. Tale nome di Gest, che non era stato pronunciato fra gli uomini prima di essere conosciuto da Mosé, questi lo attribuisce a quel primo e solo, che ancora secondo la figura e il simbolo egli sapeva desti- nato a ricevere dopo la sua morte il comando supremo. 4. IL successore di Mosé, che fu chiamato Gesu, prima veniva chiama- to col nome di Ause, che gli avevano imposto i genitori. Mos? lo chiama Gest (Num. 13, 16), dandogli questo nome come onore privilegiato, di molto superiore a ogni diadema regale, poiché Gest figlio di Nave portava l’immagine del nostro salvatore, il solo che, dopo Mosé e il compimento del culto simbolico fatto conoscere per suo tramite, abbia ricevuto la primizia della reli- gione vera e purissima. 5. Cosi Mosé ai due uomini che secon- do lui eccellevano per virti e onore fra tutto il popolo, cioé il sommo sacerdote e quello che dopo di lui avrebbe esercitato il comando, attribuisce come segno dell’onore pit grande il nome del salvatore nostro Gest Cristo. 6. Anche i profeti successivi in modo chiaro annunciarono Cristo per nome, attestando in anticipo sia il complotto del po- polo giudaico che ci sarebbe stato contro di lui sia la chiamata che per opera sua sarebbe stata rivolta alle genti pagane, quando Geremia diceva: «Lo spirito del nostro volto, Cristo signore, & 10 15 20 25 32 EUSEBIO taic Siapbopats abtayv, ob elmopev’ dv tH oxt& adtod Croduebx ev totic eOveow» (Lam. 4, 20), core S& dunyovev Aavid d& cotta’ «iva th eppdatav ebvn xal Aaoi guedérycav xevd; mape- otnoav of Bactrets tis vis, xat of &pxovtes cuvyxOyoav ext td adrd, xatd tod xupiov xat xatd tod Xprotod adroit». olg EbFc emidéyer GE adrod Bi xpocdnov tod Xprotod: «xvpioc etmev mpdg per vidc wou ef ob, eye ofpepov yeyéwnxd ce. atrycar map’ god, xal Sdow cor Evy thy xAnpovopiay cov, xal tiv xarkoxeciv cov tk mépata tig yfic» (Ps. 2, 1-2.7-8). 7. od pdvoug 82 dpa tobs d&pxrepwodvy tetysmpévorc, ehatw oxev- acté tod cupBddrov xpiopévous evexa, td to Xpictod xa- texdouet map’ “EBpatorg Svoua, dAAG xat tobe Bactréac, ob¢ xot adtods veduott Oelw mpogiitat yplovies elxovixots tives Xpratods dreipy&Covro, Str 8h xat abtoi tig tod pdvov xat k&Anfods Xprotod, too xara néviwv Pactretovtos Befov dédyou, Bacrhixtic xad dpyixtic ebovsiag code throug 81’ avtdv eqe- pov. 8. 78n Sé xal adbréiv tav mpopytav twas bie xplopatos Xprotods év tin yeyovéevar maperdypauev, ¢ tovtous &nav- tag thy ént cov ddr OH Xprotév, tov evOeov xat odpdviov Adyov, d&vapopiv Exew, povov dpxiepéa tv Suv xal udvov damdéons xtises Bacthéx xat pdvov mpopnrav deximpopritny tod matpdg ToyXavovta. 9. Tobtov 8 d&mddettc to undéva mu taHv néhar Se tod ovpBdrov xexpropéveonv, ute lepéwv price Bacthéov urte uty Tpognt@v, tooaitny dperiic évOéou Sivauw xthcacbot, Sony 6 cutie xal xbpiog Tudv "Inaots 6 pdvoc xa! dAnBivdg Xptorde enrBéderctar. 10. ovdeig yé tor éxelvenv, xaimep dbveopart xat tush emt wretotatg Soars yeveats napa tate otxetors Stakauddv- tw, tobe Umnxdove momote ex t7¢ mepl adtods elxovxtc tod Xprotod mpocprsems Xprotiavods éxephuicev’ ddd’ obSe aeGa- aude tive toUtwv mpdg tev Unyxdewy sree tit &AX’ obde weta thy tedreuthy tocadty SidBectc, wo xal imepanobvijoxew éxoipws Zxew tod tyswyevov: GAN’ ob8i névtwy tO dave THY otxoupévny COvaev nept twa t&v tote tocatcy yéyove xivnats, STORIA ECCLESIASTICA 33 stato preso nella nostra corruzione, di cui dicemmo: “Alla sua ombra vivremo fra le genti pagane’’» (Lam. 4, 20); e Davide imbarazzato per questo motivo: «Perché le genti fremettero e i popoli meditarono cose vane? Si presentarono i re della terra e si riunirono insieme i capi, contro il Signore e contro il suo Cristo»; e pit gid continua parlando proprio in persona di Cristo: «II Signore mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me, e ti dard le genti come tua eredita e come tuo possesso i confini della terra”» (Ps. 2, 1-2.7-8). 7. E presso gli ebrei il nome di Cristo non adornava soltanto quelli che ricevevano l’onore del sommo sacerdozio ed erano unti simbolicamente con I’olio consacrato, ma anche i re, che i profeti per volere divino ungevano e cos} rendevano immagini di Cristo. Infatti anch’essi portavano in sé le prefigurazioni della potenza regale e dominatrice del solo e vero Cristo, il Logos divino che regna su tutto. 8. Inoltre abbiamo appreso che anche alcuni dei profeti in forza dell’unzione sono diventati simbolicamente Cristi, si da aver tutti relazione col vero Cristo, il Logos divino e celeste, che 2 il solo sommo sacerdote su tutti e il solo re di tutta la creazione e il solo capo dei profeti del Padre. 9. Prova di questo é il fatto che nessuno di coloro che in antico furono unti simbolicamente, né sacerdoti né re né profeti, ricevette tanta potenza di divina virti quanta ha dimostrato di possedere il salvatore e signore nostro Gesi, il solo e vero Cri- sto. 10. Infatti nessuno di costoro, anche se eccellevano presso la loro gente in dignita e onore per antichita di genealogia, chia- md mai i suoi sudditi cristiani in forza del nome simbolico di Cristo che veniva loro attribuito. A nessuno di costoro furono attribuiti onori divini da parte dei sudditi, né dopo la loro morte si verificd tale disposizione per cui si fosse pronti a morire per colui che cos} veniva onorato, e neppure si ebbe tale sconvolgi- mento di tutti i popoli della terra per qualcuno di quelli di allora, 20 25 30 34 EUSEBIO énel undé tocodtov év Exeivors 7 tod cupGddov Sivautc otm te Fy evepyetv, Soov 4 tio cAnbelag napcotaats Sik tod cwriipos tye evderxvopevn, 11. 8¢ atte Cb BoAa xal tumovg doxtepw- abvng mapt tov AaBdv, GAA’ Od8e yévog +O nepi cwpua gE iepapevev xat&ywv, 088’ dvdpdv Sopupopiats ent Bactrciov mpoaxGeic od5& uty mpogtirns dpotws tots méhar yevduevoc, odd’ dktag Shug H two¢ napa "lovdaiorg twxav mpoedplac, Bpws tots n&ow, ef xa pi tots cupPddarc, GAA’ adey ye tH GAnbeta napa tod matpdc xexdounto, [12.] ody duotwy 8’ obv ol¢ mpocipyixapev, toxav, mévtwy exelvew xal Xprotds paAdov dvnydpevtar, xal we &v pdvos xal dAnbiig abtds dv 6 Xptotdg tod Oeod, Xprotravaav tov mdévta xdcyov, tis dv- tens oEvig xai leptig abtod meoanyopiac, xatémAncev, odxétt wbrovg od88 elxdvac, GAA’ abtés youve dpetac xal Blov ovpdvioy adroit dAnPeing Sbyuacw toic Bracwrarg mopa- Botc, [13.] +6 te ypioua, ob 76 Bid cwudtev oxevaatdv, KA)’ abcd 8) mveduatt Bel td Ocompents, petoxy the &yewviirov xal marpixiic Sedentos amerdipet: 6 xal abcd méhw ‘Hoaitac BiSdoxet, ao Sv eE abtod GSE mc dvahowy tod Xprotod- «mvedpa xuplov én’ eué, ob elvexev Exproév wer edayyeAlcacbar miwyoig &néotadxév pe, xnpdkar aixyaddrots d&pectv xat tw- gadots ava BAediw» (Is. 56, 1; Ev. Luc. 4, 18-9). 14, Kat ob pdvog ye “Haotac, &hAG xat Aavid elg td adtod Tposwrov dvagwvel hEywv «6 Opdvos gov, 6 Hed, ele tov aidova tod aldvoc paBBoo edOdentos H AdBS0¢ tic Bactheiac cov. Hyarnoas Stxatoctvny xai euicyoag dvouiav: Sa todto Zyproty ce, 6 Bede, 6 Bede cov Shatov &yadAtdcews maps tod¢ wetdxovug cov» (Ps. 44, 7-8)- [15.] év of¢ 6 Adyos év pev tH mMpdty otixw Vedv adtdv Empruiter, ev 88 tH Sevtépen oxin- tem Pacing tine, 216” ebic UnoBdc peta thy EvOeov xai Ba- atxty Siva tpity tage: Xpictov adtdv yeyovdrta, dhaiw od tH 8 Blng swudtev, dAAG té evOdeo tig &yadAtdoews Adew- yévov, mapiotnow’ map’ & xat td eEaipecov atrod xal moAd xpettcov xat Srdpopov tév néAat Std tav elxdvev cwpatixed- STORIA ECCLESIASTICA 35 perché in costoro la potenza del simbolo non era tale da operare cid che ha fatto vedere la presentazione della verita per opera del nostro Salvatore’®. 11. Questi, che da nessuno aveva ricevuto simboli e figure del sommo sacerdozio e neppure discendeva cor- poralmente da famiglia sacerdotale, che non era stato tratto al regno da uomini armati e non era diventato profeta alla maniera di quelli antichi, e che da parte dei giudei non aveva assolutamen- te ottenuto alcun onore e dignita, di tutte queste prerogative fu tuttavia adornato dal Padre non simbolicamente ma realmen- te. 12. Senza che gli sia toccato nulla di simile a quelli che abbiamo detto, egli é chiamato anche Cristo a maggior ragione di tutti costoro, e poiché é il solo e vero Cristo di Dio ha riempito tutto il mondo di cristiani, del suo nome veramente santo e vene- rabile, ed ha trasmesso ai seguaci non pit: simboli e immagini ma con le norme di verita proprio le virti schiette ¢ Ia vita cele- ste. 13. Quanto poi all’unzione, non preparata con sostanza materiale ma risplendente per spirito divino, I’ha ricevuta in quanto partecipe della divinita ingenerata del Padre. Questo c’in- segna ancora Isaia, annunciando in persona dello stesso Cristo: «Lo spirito del Signore su di me, per cui mi ha unto. Mi ha inviato a predicare la buona novella ai poveri, ad annunciare la fiberta ai prigionieri e la vista ai ciechi» (Is. 56, 1; Ev. Luc. 4, 18-9). 14. Non solo Isaia ma anche Davide annuncia cos} proprio alla persona di Cristo: «II tuo trono, o Dio, nei secoli dei secoli; scettro di rettitudine é lo scettro del tuo regno. Hai amato la giustizia e hai odiato l’iniquita; per questo ti ha unto Dio, il tuo Dio con olio di esultanza a preferenza dei tuoi compagni» (Ps. 44, 7-8). 15. Qui il testo prima lo definisce Dio, in secondo luogo Vonora con lo scettro regale, quindi, dopo aver parlato della potenza divina e reale, in terzo luogo ce lo presenta diventato Cristo, unto non con clio fatto di sostanza materiale ma con olio slivino di esultanza. In tal modo ne indica anche eccellenza, supe- riorita, differenza, rispetto a coloro che anticamente venivano 20 25 30 36 EUSEBIO tepov xexptouévey Sroonuatver. 16. xat dAAayoo Se 6 abrd¢ GSE Teng t& mept adtod Snot éywv- «elmev 6 xbprog tH xupien frou: x&Bov éx Bebiav pov, fw &v Oa tobe exOpotig cov bmond- Siov tév moddv cov», xal «ex yaotpdc mpd Ewopdpov eyéwwnad Ge. dpooev xbptoc xai od pecapeAnOrjcerat od el iepeds et¢ tov aidiva xack thy tébty Medyiocdéx» (Ps. 109, 1. 3-4). 17. od- toc St elodyetar ev tots fepotc Adyou 6 MeAyuaebéx fepeds tod Geod tod Udistov, otx ev oxevactép tim xpiouatt dvadederyud- voc, GAA’ ob88 Bradoxy yévoug moocyxev tH xa0” “EBpatous iepwodvy (Gen. 14, 17-20) 8° 8 xatd thy abtod tébiv, ddA’ od xat& thy tév drwy cbuBoha xal timaug dverkngdtw Xpr- orig xa tepeds eO” Bpxov napadnhens 6 cwrtip Huddy dvnyd- pevtar, 18. Bev ob8i awyartindic mapa "Tovdaior xprobévra abtév 7 lotopta mapabiSwow, cAd’ 008’ éx qudiig ta&v tepw- pévev yevduevov, 2& abtod S& Geod mpd Ewapdpov pty, Todt” éotiv mpd tig TOD xdapov auot&cews, odctuwpévov, ddvatov 5& xal &yipw thy tepwouvny els tov dietpov aldva Sraxaréyovta. 19, Tig 8 ele adtov yevopévne dowpctov xat evOdov xpt- sees peya xal evapyés texutiprov td wdvov adtdv eb dndvtev t&v nanote el Ext xal viv napa naow dvOpwnorc xa8’ SAov tod xdopov Xprotov empnpiecbar duoroyetobat te xai paorv- petobo mpos axcvtuy ent th mpoonyopia mapé te “EAAnat xal BapBtporg pvrpovetesbar, xai cig Ett viv napa tote dvd chy oixovpevry adtod Prasdrats tywdobar pév ae Pacréa, Bxvudce- oar 58 unép mpopritny, Sokdlecbal te we dANOH xai wdvov Ooo &pytepéa,, xat Ext rior tovtors, of Geod Adyov mpodvra xai xpd aidve d&mdvtewv odcipévov tiv te aeAdoutov tysty mapa tod Tatpds Smernpdta, xal mpoaxuvetabar we Oedv. 20. t6 ye Bhy néviwy mapadokbtatov, Stt wi pwvats abtd udvov xal fn- pdtv pégotg attdv yepalpozev of xafwarapévor atti, &MAd xai mao Siabécer duyiic, c¢ xal attic mpotdv tig davtéov Guiic thy elg abtov paptuplav. 4, 1. Tadta pév obv dvayxaieg mpd tic fatoplas évtodOd por xelobew, a¢ av wh vewtepdy tig elvan voulcerey tov awrijpa xat STORIA ECCLESIASTICA 37 unti pit materialmente in forma simbolica. 16, E in altro luogo lo stesso Davide indica cid che riguarda Cristo dicendo cosi: «Ha detto il Signore al mio Signore: ‘‘Siedi alla mia destra, finché ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi’’», e «Dal ventre prima della stella del mattino ti ho generato. Il Signore ha giurato e non cambiera: tu sei sacerdote in eterno secondo |’ordine di Melchisedek» (Ps. 109, 1.3-4). 17. Questo Melchisedek¥ @ in- trodotto nelle Sacre Scritture come sacerdote del Dio altissimo, non manifestato tale per unzione materiale né affine al sacerdozio degli ebrei per successione familiare (Gen. 14, 17-20). Percid se- condo il suo ordine, e non secondo l’ordine degli altri che aveva- no ricevuto simboli e figure, il nostro Salvatore é detto Cristo e sacerdote con l’assunzione di un giuramento. 18. Per tal moti- vo la storia tramanda che egli non @ stato unto corporalmente presso i giudei e neppure ch’é disceso dalla tribt sacerdotale, ma che ha tratto l’essere proprio da Dio prima della stella del matti- no, cioé prima della creazione del mondo, e possiede per l’eterni- ta il sacerdozio immortale e immarcescibile. 19. Grande ed evidente prova della sua unzione immateriale e divina é il fatto che, di tutti quanti sono vissuti fino ad oggi, presso tutti gli uomini di tutto il mondo egli soltanto é detto, confessato, riconosciuto Cristo da parte di tutti, che & ricordato con questo nome sia dai greci sia dai barbari, che ancora oggi dai suoi discepoli sparsi in tutto il mondo egli & onorato come re, ammirato pit di un profeta, glorificato come vero e unico sacer- dote di Dio; e pit di tutto cid, in quanto Logos di Dio preesisten- te e tratto all’essere prima di tutti i tempi, egli ha ricevuto dal Padre onore degno di venerazione ed @ adorato come Dio. 20. Ma la cosa pitt straordinaria di tutte che quanti gli siamo consa- crati lo celebriamo non solo con le voci ¢ il suono delle parole ma con tutte le disposizioni dell’animo, cosi che anteponiamo la te- stimonianza resa a lui alla nostra stessa vita'®. 4, 1. E stato indispensabile trateare qui questi argomenti pri- ma dei fatti storici, perché nessuno avesse a pensare che il nostro “ 20 25 30 38 EUSEBIO xdprov tudv "Insobv tov Xprordv bid tod tig evakexov modt- telag attod xpovouc. iva Bé unde thy Sibacxahiov adtod véav elvar xi Eévnv, ae dv bad véou xal pndév code Aoutods Stagé- povroc dvOpwrous avotitcav, Smavoraetév tic, pépe, Bpaxéa xat nept tovtov SiaréBupev. 2. cig wey yap tod awrijpoc jdv "Inood Xprotod napovatas vewori naw dvOpdnory emdayda- ons, véov duodoyovueveng EOvoc, ob utxpdv 08’ dafevéc o08’ ent ywviag tor yic (pvuévov, adhd xal mévewv tov 2Ovev TohvavOpwxdtatév te xai PcoseBéctatov taicy te dverheOpov xad ahtentov, F xal etc det cio mapa Gcod Bonletas tuyxcver, xpdvuv Tpobecpiars dpprtorg dbpdwe oitwcs c&vanépnvev, tO Tapa totg niet tH tod Xprotod npoanyople tettnuévov. 3. todto xal npopntav xaterayn ttc, Oefov mvevuatos d—bakyo tO péddov Ececlar mpobewprhaac, wo xat tobe dvapléyEacbat «tle Tovey toradta, xat tis EXdAnaev ob'twe; ef ddwev yr év mE Tepe, xat ef eréxOn UOvoc cic &enak» (Is. 66, 8). Srooypatver SE meng xal thy wéAoUca 6 abtdg mpoaHyoplav, AEywv « tots 88 SovAcdovsty por xAnPrsetar Svoua xatvdv, O eboynPrycetat ent cis iis» (Is. 65, 15 sg.). 4. “AN el xai véor caps juetc xat todto xawdv svte¢ dvoua td Xprotravev dpting mapa ndaw veo yvupiterat, 6 Btog 8 obv Gums xal tie dywriis 6 tpdmog abtoic edoeBelag Séypaow Su wh evoryxog bq” Hudv extmémhactat, éx mpdeys 8 de elnetv avOowroyovias quarxate éwotars tHv méAat Oeo- QAdy avdpéov xatwpbodto, OdE mug emdeiEopev. 5. 08 véov, GAG xot naps n&ow &vOpanors dpyatétntt tetysnévov EOvoc, Toig Maat xal adtd ywopiuov, td “EBpaiwv tuyycver. Adyor 84 map tobtw xat ypdppata makatods &vBpac mepiéyoucw, oma: vioug pev xat dprbud Bpayets, GAN’ Spreng edacBeig xat Sixaro- obvy xal mhon tH Aone Steveyxdvtac dpety, mpd wév ye tod xataxhvonod Siapdpouc, peta 52 xal toOtov éxépouc, tév te tod NGe naldwv xat dmoydvev dtdp xai tov "ABpadu, dv dpynyov xal nponétopa opiv abtdv naides “Efpaiwy abyotct. 6. méveas Si, éxetvoug ent Sixcuccdvy wswaptupnuévous, e& abtod

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