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IL. L'EVENTO DI CHERNOBYL: CONOSCENZE E VALUTAZIONI DELLE SUE CONSEGUENZE Super. Sanita Vol. 23,1. 2(198 pp. 305: I1.1. CHERNOBYL: L'INCIDENTE, IL RILASCIO E LE SUE CONSEGUENZE IN URSS II.1.1 L'ineidente Tl reattore di Chernobyl appartiene alla filiera dei reattori RBMK moderati a grafite e raffreddati ad acqua che forniscono, all'1/1/86, un contributo alla potenza elettronucleare installata in URSS pari a 16000 MWe. L'unita 4, ove & avvenuto l'incidente, appartiene al complesso dei 4 reattori che costituiscono attualmente la centrale elettronucleare di Cherno- byl: le unita 1 e 2 sono state costruite tra il 1970 © il 1977 mentre le unit 3 e 4 sono state completate nel 1983. Per una descrizione dettagliata dell! im- pianto si invia a (1 : qui ci si limitera a richiamare quelle caratteristiche del reattore che sono indispensabili per 1a comprensione della sequenza inci- dentale del 26 Aprile 1986. Nella Tabella 1 sono riportate le principali caratteristiche fisiche del reattore, mentre nelle Figg. 1 e 2 si illustrano rispettivamente la struttura del sistema di refrigerazione e la dipendenza dalla frazione di vucti del coefficiente di vuoto del refrigerante, parametro che risultera di particolare importanza nell'eveluzione dell! incidente. E' ormai largamente noto che 1'incidente @ avvenuto nel corso di un test sperimentale che tendeva a verificare la possibilita di servirsi dell'energia cinetica del rotore della turbina, una volta isolata dal vapore, per garanti- re, in caso di emergenza, 1"erogazione di energia elettrica durante 1'inter- vallo necessario a far partire i generatori diesel di soccorso. L'energia elettrica cosi prodotta era destinata, in caso di emergenza, a permettere la pronta attivazione delle pompe per la refrigerazione di emergenza (ECCS) del nocciolo. Il carico elettrico corrispondente a quello dell'ECCS sarebbe stato simulato connettendo (*) ad uno dei due turbo-generatori 4 delle 8 pompe primarie, 2 pompe per i'acqua di alimento e alcuni sistemi di sicurezza. L'esperimento doveva essere condotto in concomitanza con l'arresto dello (*) Nel funzionamento in condizioni standard solo 3 (per ognuno dei due cir- cuiti, cfr. Fig. 1) delle due pompe primarie sono in funzione, mentre le al- tre due sono in posizione di soccorso. 306 impianto, previsto per manutenzione, ed a potenza ridotta (tra 700 e 1000 Mut), con il vincolo di mantenersi al di sopra della soglia operativa autoriz~ zata, pari a 700 MWt, per le motivazioni che saranno presentate in seguito. Tabella 1. - Principali caratteristiche del reattore di Chernobyl Combustibile Wo, Massa del combustibile (t) 190 Arricchimento del combustibile 2 Burn-up (GW d/t) 20 Numero di canali 1661 Altezza del nocciolo (m) 7 Diametro del noceiolo (m) 12 Potenza elettrica (MWe) 1000 Fotenza termica (MWt) 3200 Densita media di potenza (KW/1) 4.2 Portata dol refrigerante (m/s) 10 ‘Temperatura di ingresso del refrigerante (°C) 270 Temperatura di uscita del refrigerante (°C) 284 Contenuto in vapore all'uscita del nocciolo, a potenza nominale (in massa, %) 14.5 Coefficiente di temperatura del combustibile (a potenza nominale) = 1.2-109/%¢ Coefficiente di vucti (a potenza nominale) + 2-10°4/2 vuoto Frazione media di vuoti (%) 25 Era prevista, dunque, una riduzione della potenza ai valori suddetti, un successivo distacco dell'ECCS e una configurazione di alimentazione elettrica nella quale 4 delle pompe primarie sarebbero state alimentate dal turbo-gene- ratore coinvelto nell'esperimento. L'ultimo passo dell'esperimento, 1'isola- mento del turbo-generatore, avrebbe completato, con lo spegnimento del reatto- re, la prova. Il distacco dell'ECCS, programmato nel test per evitarne 1'in- tervento per segnali spuri, non era in realta necessario al corretto svolgi- mento dell' esperimento. L'impianto inizié all'una a.m. del 25 Aprile 1986 la discesa verso i livelli di potenza prescritti, condotta lentamente con 1'intento di ridurre al minimo l'accumulo di xenon, Con uno dei due turbo-alternatori messo fuori cc conte separatore i verore z oF ven esto turbine 9 8 reattore l CE) condensatore @ ponpa det) 'acqua i alimento O OOOO ponpe 4 circolazione Fig. 1. - Schema dei circuiti principali per 1'acqua ed il vapore del reattore di Chernobyl (2). 26 Aprile 1985 1:23:04 an Rémi 1000 potenza nontrale COEFFECIENTE Ot WUOTO (AK Xba) 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 FRazion€ DI wort (a) Fig. 2. - Coafficiente di vuoto in funzione della frazione di vuoti per il reattore di Chernobyl (3). 308 servizio (come da programma), il reattore venne stabilizzato su un livello di potenza intermedio (1600 MWt) per una richiesta di potenza dal sistema di controllo, invece di proseguire la discesa verso il livello previsto. L'ECCS, distaccato all'inizio di questa fase, nella presumibile ipotesi che il funzio- namento a potenza avesse un carattere temporaneo, rimarra distaccato in tutta Ja sequenza, ed in particolare nelle 9 ore di funzionamento a 1600 MWt, in violazione delle procedure di sicurezza. Cid tuttavia non influenzera il corso successivo degli eventi, fino alla fase successiva alla rampa di potenza catastrofica, ma avrebbe potuto mitigarne le conseguenze. L'effetto principale di questa prima fase nella discesa in potenza fu quello di dar luogo ad un significativo accumulo di xenon che, come efficiente assorbitore di neutroni, provocd un calo di reattivita del nocciolo. E' in base a cid che l'esperimento, come si vedra in seguito, verra condotto a bassa potenza e con le barre di controllo per lo pili estratte. Nell'iniziare, dopo il plateau di 9 ore a 1600 Mit, la discesa verso la potenza prevista, durante il passaggio dal sistema locale di controllo della potenza a quello globale (come previsto ai bassi regimi di potenza) 1'opera- tore non riusci ad attivare il controllo automatico del livello di potenza, cosi che, in presenza dell'effetto dovuto all'accumulo di xenon ed in virta del coefficiente di vuoto positivo innescato da un eccesso di refrigerazione in condizioni di potenza ridotta, il livello di potenza scese rapidamente sotto il valore di guardia di 700 MWt. La discesa, in assenza di una capacita adeguata del sistema automatico delle barre di controllo di contrastare la reattivita negativa cosi inserita, portd il reattore al livello di 30 MWt e tichiese l'estrazione manuale delle barre di controllo per stabilizzare il sistema. Invece di spegnere il reattore, che stava operando sotto il livello di sicuregza prescritto, l'operatore tentd di riportare a potenza 1'impianto, ottenendone perd solo la stabilizzazione a 200 MWt. Se l'impianto fosse stato portato allo spegnimento l'esperimento avrebbe potuto essere ripreso solo dopo alcuni giorni, necessari al decadimento dello xenon per poter ripartire con il reattore. Le caratteristiche di stabilita di un reattore possono essere descritte utilizzando il coefficiente di potenza, che esprime l'effetto sulla reattivita di un cambiamento del livello di potenza, combinando i contributi dovuti alla temperatura, ai vuoti etc. Se il coefficiente di potenza é negativo, il sistema dispone di una capacité intrinseca di autostabilizzezione poiché una fluttuezione positiva di potenza provochera un'inserzione di reattivita negativa che tender&a a portare il sistema all'equilibrio. I1 valore del 309 coefficiente di potenza nel reattore RBMK 1000 (2) & negative a potenza nominale e diventa positivo sotto il 20% di tale potenza. Va notato anche che nella refrigerazione a bassa potenza il rapporto tra variazioni di massa del vapore (connesse a variazioni di potenza) e variazioni di volume del vapore, (che provocano inserzioni di reattivita misurate dal coefficiente di vucto), @ molto minore di quanto non avvenga a potenza nominale e cid rende il controllo dell'impianto pia difficile. Nelle condizioni di potenza cosi raggiunte (200 Mit) fu dunque presa la decisione di proseguire il test, pur con l'impianto operante in violazione delle regole e furono percid attivate le due residue pompe principali di ricircolazione. Tale decisione costitui una grave violazione delle regole di sicurezza e configurd lo scenario che rese possibili, anche se non inevitabili, gli sviluppi successivi. In tali condizioni si ebbe una riduzione della frazione di vuoti (per lo sbilanciamento tra potenza da smaltire e portata del refri- gerante) tale da aumentare il coefficiente di vuoti, come mostrato in Fig. 2, © portare l'impianto in un regime di elevata instabilita, per le motivazioni prima dette. La fase temporale tra le ore 1 a.m. del 26 Aprile e le ore 1:23:04 vede un serie di azioni dell'operatore per portare il livello dell'acqua nel separatore di vapore (cfr. Fig. 1), alterato dall'incremento di portata, al valore normale. Nel corso di tale fase fu bloccata la possibilita di attua- zione dello spegnimento rapido del reattore (scram) (per inserzione automatica delle barre di controllo), su segnale di livello dell'acqua nel separatore di vapore, per impedire, appunto, lo spegnimento dell'impianto. Alle 1:23:04 Ltultima fase del test fu attuata, disattivando preliminarmente lo scram su segnale di arresto della seconda turbina, con lo scopo di evitare cosi 1'arre sto del reattore e poter ripetere il test in caso di fallimento della prova. Tale manovra privé il reattore di una protezione vitale che avrebbe potuto evitare la catastrofe successiva e costitui una inconcepibile viola~ zione di norme di sicurezza, oltre che un deliberato allontanamento dalle procedure stabilite per il test e correttamente rispettate nei tests che erano stati condotti altre volte sullo stesso impianto. Gome previsto dal test fu interrotto il flusso di vapore alla turbina, cosi che le 4 pompe principali, alimentate in questa fase solo dall'energia elettrica generata dall'inerzia meccanica della turbina, rallentarono gradual- mente 1a loro spinta, portando ad un calo della portata del refrigerante. Per effetto della chiusura della valvola sulla linea del vapore la pressione inizid a salire, contrastando cosi 1'incremento dei vuoti dovuto al calo della 310 portata del refrigerante. L'effetto netto fu, alla fine, un'inserzione posi tiva di reattivita, inutilmente contrastata dall'inserimento automatico delle barre di controllo, e un lento aumento di potenza nel reattore, poco meno di 30 secondi dopo i'intercettazione del vapore, amplificato dal valore positivo del coefficiente di potenza. Nel considerare 1'evoluzione degli eventi ed in particolare quell: dell'ultima fase, occorre tener presente la circostanza che la ricostruzione dei fatti @ basata, in larga parte, su un modello messo a punto dagli esperti sovietici, poiché i dati sperimentali relativi allo stato dell'impianto e dei suoi sistemi di protezione sono largamente incompleti o addirittura assenti Cid spiega anche alcune incertezze sull'ultima fase dell'incidente e sui meccanismi che ne hanno governato 1'evoluzione Il modello sovietico @ stato recentemente replicato (3) in modo indipen- dente da un gruppo del Department of Energy (USA) comprendente esperti del 'Argonne National Laboratory, del Brookhaven National Laboratory, dell'0ak Ridge National Laboratory, del Pacific Northwest Laboratory e del Department of Energy medesimo. I risultati ottenuti riproducono piuttosto bene quelli presentati dai sovietici, ad eccezione dell'ultima porzione temporale, quella dopo le 1:24:45. I risultati del modello di calcolo degli esperti sovietici sono riportati in dettaglio anche nella Fig. 1 del riferimento (2), ove si possono seguire le fasi qui sommariamente descritte L'ultimo periodo del reattore, a partire dall'l:23 pud essere suddiviso in tre fasi. La prima @ relativa all'intervallo fra la chiusura del vapore alla turbina (1:23) e l'azionamento del bottone per l'arresto rapido (1:23:40). In tale fase si ha, inizialmente, l'estrazione automatica delle barre di control lo, per contrastare l'effetto del calo dei vuoti per aumento di pressione e successivamente, con il calo della portata del refrigerante e l'aumento dei vuoti, una lenta inserzione di reattivita positiva contrastata solo parzial- mente da un reinserimento delle barre stesse. Se questa simulazione su modello sard confermata, la prima fase @ dunque quella di una inserzione di reattivita positiva (ed un aumento di potenza) innescata dal coefficiente positivo di vuoti. La seconda fase inizia in coincidenza con il tentativo dell'operatore di inserire le barre per 1o spegnimento rapido dell'impianto. La curva di reattivita indica in corrispondenza a cid un brusco incremento della reatti- vita (2), come dovuta ad una inserzione di reattivita positiva per effetto dello scram (infatti la frazione di vuoti @ pressoché costante). E' stato notato (3), in effetti, che le barre di controllo, partendo dalla posizione di completa estrazione, prima di inserire reattivita negativa, danno luogo, nel- aul ja fase iniziale, ad un'inserzione netta di reattivita positiva, a causa di peculiari caratteristiche della loro struttura e di quella del nocciolo. Si tenga anche presente, nel seguire questa fase, che il tempo necessario per L'inserimento delle barre & piuttosto lungo e valutato attorno a 15-20 secon- ai. I dati indicano, in conseguenza dell'inserzione di reattivita, presu- mibilmente catalizzata anche dal coefficiente di vuoti positivo, un picco di potenza corrispondente a circa 380000 Hl. La terza fase copre l'ultima porzione del ventitreesimo minuto dell'una e pud essere fatta partire dalla fine del picco di potenza (circa le 1:23:45). L'analisi sovietica indica, in questa fase, un picco di potenza per inserzione coerente di reattivité a causa dello svuotamento dei canali, ma sull'effettivo accadimento di questo picco vi sono incertezze: anche per questo aspetto si rinvia alle considerazioni contenute in (3). I seguenti punti sembrano particolarmente importanti in questa fase: - la fusione del combustibile e la rottura delle sue incamiciature per sovrapressione; - la frammentazione del combustibile con conseguente cospicua generazione di vapore al momento dell'iniezione violenta del combustibile nel refri- gerante; - l'espulsione del refrigerante dai canali per effetto della spinta del vapore, e la conseguente inserzione aggiuntiva di reattivita positiv ~ il danneggiamento alla struttura delle condotte del refrigerante dovuta all'impatto del fronte liquido generato; - la rottura catastrofica della struttura di contenimento del reattore, per effetto dell'enorme pressione generata nell'escursione nucleare; in tale evento va situata anche la violenta rimozione della pesante struttura superiore di protezione del nocciolo (1000 tonnellate), con conseguente sradicamento delle tubazioni e dei sistemi delle barre di controllo. Sotto la spinta della pressione cosi formatasi vengono projettati all'e- sterno parti del combustibile e della grafite assieme alla miscela di acqua e vapore. L'aria penetrata all'interno poté, infine, provocare la combustione della grafite. La reazione si arresta dopo il picco dell’ 1:23:44 per effet- to, presumibilmente, della perdita violenta del moderatoree per effetto Doppler del combustibile. In realta tutto lo scenario della terza fase @ ancora largamente specula- tivo. Vi sono incertezze non solo sul dettaglio dei singoli accadimenti ma anche su aspetti non marginali, come, ad esempio, il ruolo della reazione metallo-acqua, il contributo dovuto all'idrogeno, l'ampiezza effettiva della stessa escursione nucleare. Molti altri aspetti, anch'essi di primaria impor— tanza, sono ancora incerti e tra questi, per il loro significato sotto il pro- filo delle conseguenze radiologiche, va citata in primo luogo l'entita effet~ tiva del rilascio all'esterno dei prodotti di fissione e di attivazione e le caratteristiche diffusive del rilascio medesimo, come discusso pil in dettaglio nel paragrafo seguente. II.1.2 11 rilascio L'inventario dell'unitd 4 di Chernobyl @ stato calcolato essere dell'ordi~ ne di 4-10!9 Bq (10°ci), al momento dell'incidente (1). Le stime delle frazioni rilasciate per ciascun radionuclide, riportate in Tabella 2 assieme all! inven tario, provengono dai dati di contaminazione nell"intorno dell" impianto e quin~ ai non tengono presumibilmente conto di quella parte del rilascio che, portato in alta quota, si 2 depositata in Europa. Le stime di frazione di rilascio di Tabella 2 sono dichiarate affette da un errore dell'ordine del 50%. Tabella 2. - Inventario dell'unita 4 di Chernobyl e frazioni di rilascio dovute all'incddente Elemento Inventario Frasione Elemento Inventario Frazione ey vilasciata (Ba) rilasciata (he) () Kr-85 3.3.x 10'¢ 100 Ce-M4 23 Xe-138 17x 10° 100 Co-144 28 13h 13x 10% 20 S189 40 Te-132 32x10"? 15 Sr-90 40 C5134 19x 10"7 10 Np-239 3 Cs-137 29x10"? 1B Pu-238 3 Mo-99 48 x 1088 23 Pu-239 3 e-95 44x 10° 32 Pu240, 3 Ru-103 41x 108 29 Pu-241 3 Ru—106 20x 108 29 Cm-242 3 Ba—140 29x 108 56 E' interessante confrontare la composizione del rilascio di Chernobyl con quella prevista per le pia severe categorie di rilascio per i reattori PWR dal sactor Safety Study (RSS) (4). In Fig. 3 si riportano le percentuali di rila~ sete nelle categorie PWR 2,3,4 @ quelle dell'incidente di Chernobyl. Se si tiene conto deli'incertezea dalla quale sono affetti i valori del rilascio di Chernobyl si pud osservare che le frazioni rilasciate a Chernobyl non sono in- mpatibili con quelle delle categorie del RSS, in particolare con 1a categoria +3, con la rilevante eccezione del gruppo La che comprende anche gli isoto- a pi del plutonio’”. 11 rilascio eccezionalmente elevato degli isotopi dei tran- saranici @ dovuto alle caratteristiche peculiari dello stato del combustibile ia conseguenza dell'incidente. I1 rapporto sovietico parla di franmentazione del combustibile e rilascio di particelle con diametro tra il me le decine di wm, 11 meccanismo fisico in gioco (vaporizzazione del combustibile e/o ri- 08: ne Chernobyl Co pwr2 ES pwr3 04 OD pwr 02 00 Fig. 3. - Frazioni dell'inventario rilasciate a Chernobyl e nelle categorie del Reactor Safety Study. (Le frazioni che si riferiscono ai gruppi Ba-Sr, Ru e La corrispondono ai valori effettivi moltiplicati per 10). lascio meccanico per frammentazione minuta) non @ ancora chiaro. Ambedue i meceanismi portano a rilasci che non rispecchiano necessarianente, per i diver- si radionuclidi, la composizione originaria del combustibile. Il rilascio si @ prolungato nel tempo attraverso due fasi, Nella prima, tra il 26 Aprile e 11 5 Maggio, il rilascio si @ mantenuto a valori attorno a (#) Si osservi che il gruppo Ru comprende Ru, Rh, Co, Mo e Te mentre il gruppo La comprende Y, La, Zr, Nb, Ce, Pr, Nd, Np, Pu, Am, Cm, Per Chernobyl si dispone per il primo gruppo solo dei dati reletivi al Ru ed al Mo e, per il secondo, di quelli per Zr, Ce, Np, Pu, Cm. au 2-10!7Bq/d, come mostrato in Fig. 4 (2). All'interno di questo periodo, tutta via, ad un cato fino ad un sesto circa del valore iniziale @ seguita, a partire del 3 Maggio, una notevole risalita fino ad un rateo di circa 3-10'7 Bq/d: le cause di tale andamento non sono chiare e si rinvia al riferimento (2) pid vol- te citato per una discussione di alcune possibili spiegazioni. 108i 4) aid) ATEO OI RILASCIO ( RATED DL AILASCIO( 1 1121344,5,8,7,8,9, 0/01 GGIORNE DOPO L*INIZI0 DELL" INCIDENTE Fig. 4. ~ Andamento temporale del rilascio dal reattore di Chernobyl. Altrettanto oscura @ la causa del brusco e forte calo del rateo di rila~ scio a partire dal 6 Maggio. E' noto che sopra il reattore furono scaricate ingenti quantité di vari materiali (sabbia, dolomite, piombo) con lo scopo di contenere 41 pid possibile 11 rilascio che si andava prolungando, ed @ percid possibile che tali interventi siano stati coronati da sucesso. Anche per questo punto si rinvia alle diverse ipotesi formulate dall'In- ternational Nuclear Safety Advisory Group (INSAG) (2). Vale la pena, in ogni caso, di sottolineare il fatto che 27 giorni dopo i'incidente il rateo di rilascio era ancora al valore, localmente niente affat- to trascurabile, di 7-10"! Ba/d. Ancora pid scarsi i dati sulle caratteristiche, nel tempo, del pennacchio di rilascio, per il quale occorre fare riferimento, essenzialmente, a modelli diffusivi su base pivttosto congetturale sviluppati in diversi paesi europed (5). Ad une valutazione preliminare della sopraelevazione termica del rilascio 315 2 dedicato, in particolare, un documento dell'ENEA al quale si rinvia per un e~ sone della questione (6). E’ interessante comunque rilevare che il best-fit dei modelli europei copracitati con i dati di contaminazione in Europa senbra indicare frazioni di rilasedo pid elevate di quelle stinate dai sovietici e le due stime sono fra oxo compatibili ipotizzando un cospicuo trasferimento di contaminazione al di 12 delle frontiere de11'URSS. Se, in particolare, si considerano le stime della deposizione totale di iodio e cesio nei paesi dell'Buropa occidentale di fonte OECD/NEA (7), pari a 1.3:10!7 e 21-10! Bq, rispettivamente, ne risulterebbero frazioni di rila- scfo totale uguali a 0.3 per lo iodo 131 e a 0.2 per {1 cesio 137. Si pud dungue osservare, in conclusione, che molti aspetti del rilascio, della sua dinamica temporale e della sua distribuzione spaziale sono ancora piuttosto incerti, Le implicazioni dei dati reletivi al rilascio sull'attuale approceio all'analisi dei termini di sorgente per incidenti catastrofici sono brevemente discusse dall'INSAG (2). La contaminazione radioattiva dell'anbiente conseguente all'incidente di Chernobyl ha interessato regioni molto estese di territorio a causa sia dell'e- levata altezza del rilascio iniziale (superiore a 1200 m il 27 Aprile a circa 30 km dall"impianto (1)), che della durata del rilascio stesso. La propagazione della nube radioattiva @ avenuta inizialmente nelle dire- sioni ovest e nord-ovest; nei giorni successivi, dal 27 al 29 Aprile, le misure det livelli di radiazione, effettuate mediante mezci aerei, indicavano che {1 materiale radioattivo veniva trasportato nelle direzioni nord e nord-ovest. Dal 29 Aprile iniziava una rotazione dei venti in direzione ovest e successivanente in direzione sud (1). Quindi 1a nube radioattiva ha raggiunto nei primi giorni dopo 1"incidente 1a Polonia e le regioni scandinave; successivamente 4 rilasci hanno raggiunto quasi tutte le nazioni europee. I1.1.3. Conseguenze sanitarie 1.1.3.1 Situazione radiologica nell'area intorno all'impianto In Fig. 5 @ mostrato il sito ove @ ubicato 1'impianto nucleare di Chernobyl @ la zona circostante di 30 km di raggio. La citta pid vicina @ Pripyat a circa 3 km con 45000 abitanti, principalmente componenti delle famiglie del personale che lavora nella centrale ed alla costruzione delle nuove unita 5 e 6. 316 aes ‘baclno sdriee ev Fig. 5, ~ Ubicazione della centrale di Chernobyl. Immediatamente dopo 1'incidente iniziarono le misure di intensita di espo- sizione da radiazione y in diversi punti della citta’. Nei giorni 26 e 27 Aprile i livelli di radiazione misurati aumentavano con il trascorrere delle ore: da valori di 8.7+1074Gy/h fino a 8.7*10"> Gy/h. Dopo il 6 Maggio i livelli di ra~ diazione si erano ridotti di 1/3 (1). Vari prowvedimenti furono adottati subito dopo 1'inizio dell'incidente al fine di ridurre l'esposizione degli abitanti di Pripyat. Innanzitutto, fin dal- la mattina del 26 Aprile, fu raccomandato di rimanere all'interno delle abita- zioni con le finestre chiuse; asili e scuole rimasero chiusi. In questo modo @ stato stimato che la popolazione sia stata esposta a livelli di radiazione y da 2 a5 volte minori di quelli misurati nelle vie della citta. Inoltre, al fine di prevenire l'accumulo degli isotopi dello iodio nelle ghiandola della tiroide, furono distribuite tavolette di ioduro di potassio alla popolazione. Fin dalla notte del 26 Aprile fu predisposta e organizzata l'evacuazione della intera popolazione di Pripyat. Tale prowvedimento si rese necessario allo scopo di evitare il superamento fei livelli di inervento per 1'evacuazione stabiliti precedentemente in Unione Sovietica, che prevedono di effettuare 1'evacuazione quando le desi sono com prese tra 0.25 © 0.75 Sv. L'evacuazione ebbe inizio nella mattinata del 27 Aprile dopo che furono stabilite le modalit3 di attuazione, clo? i vari percorsi sulla base dei risultati delle prime misure radiometriche, i vari centri di raccolta, ecc. E' stato stimato che 4 provvedimenti adottati hanno consentito di contene- ve la dose da esposizione 7 per 1a maggior parte della popolezione entro 1'in~ tervallo tra 0.015 © 0,05 Sv, Furono inoltre effettuate misure del contenuto di fodio nella tiroide della popolazione evacuata. La maggior parte delle misure ha indicato che la dose ricevuta alla tiroide era inferiore a 0.3 Sv (1). Non @ stato necessario ricoverare in ospedale alcun abitante della citta di Pripyat; le persone ricoverate, circa 300, fanno parte o delle squadre di soccorso o del personale dell'impianto. Di queste, secondo i dati oggi disponi- bili, ne sono decedute 31 (2). Llintensitd di esposizione misurata nell'area di 30 km di raggio intorno all'impianto di Chernobyl presentava valori variabili tra 8.7-107° e 8.7+107% Gy/n, che, pur essendo decisamente minori di quelli rilevati a Pripyat, erano ancora relativanente alti. Sulla base di stime della dose assorbita dalla popo- lazione residente in tale area, fu deciso, nei prini giorni successivi all'in~ cidente, di evacuare altre 90000 persone al fine di evitare che la dose da ir- Faggiamento esterno potesse superare 0.25 Sv. Solo in alcuni villaggi, che si exovano nelle zone pid contaminate, 1a popolazione pud aver ricevuto dosi da irraggiamento esterno dell'ordine di 0.320.4 Sv (1). 11,1,3.2 Valutazione preliminare delle conseguenze sanitarie per la popolazio- ne residente nell'area intorno all'impianto La dose ricevuta dalla popolazione che viveva entro 30 km dall'impianto & dovuta ad irraggiamento diretto dalla nube e dal terreno dove si @ depositato il materiale radioattivo, ad inalazione dei radionuclidi presenti in aria e ad ingestione di cibi contaminati, principalmente latte e vegetali, in particolare prima che fossero introdotti dei provvedimenti restrittivi per il consumo di questi prodotti. Pia precisamente, fin dal giorno 1° Maggio, furono stabiliti livelli di intervento derivati per la concentrazione di iodio 131 nel latte, nei prodotti derivati dal latte e nei vegetali. Tali livelli furono fissati in modo da 38 contenere la dose alla tiroide dei bambini al di sotto di 0.3 Sv. Altri livelli di intervento furono inoltre introdotti per la concentrazione di iodio 131 in altri alimenti quali la carne, i1 pollo e le wova. Per quanto riguarda le con- seguenze sanitarie per 1a popolazione evacuata, il valore della dose collettiva da irraggiamento esterno & stato stimato uguale a 1.6-10" sv - persona (1). Sulla base di questo valore @ possibile fare una prima stima del numero di tumori fatali conseguenti all'incidente di Chernobyl. Tale stima si ottiene moltiplicando il coefficiente di rischio per 1a dose collettiva. 11 rischio di induzione di tumori mortali 8 stimato uguale a 125 casi per Sv su 10° persone irradiate, se ci si riferisce ad una popolazione di composizione mista per sesso e per et (cfr. il capitolo 1.2). Quindi, nel caso della popolazione evacuata, il numero di tumori letali previsti indotti dalle radiazioni da irraggiamento esterno @ uguale a circa 200. Bisogna tuttavia tener presente che finora 2 stato preso in considerazione solo il rischio di comparsa di tunori con esito mortale; accanto a questo @ opportuno considerare anche il rischio genetico, cio® la probabilita di avere discendenti che presentino malattie o malformazioni indotte dalle radiazioni ricevute dai genitori. Tale probabilita viene stimata uguale a 40 casi per Sv su 10° bambini nelle prime due generazio~ nie altri 40 casi nell'insiene delle generazioni successive; @ dunque uguale a 80 casi per Sv su 10° bambini per 1"insieme di tutti i discendenti. Come si @ gia detto, il valore della dose collettiva precedentemente riportato @ stato calcolato tenendo conto solo dell'irraggiamento esterno; per una completa valutazione delle conseguenze sanitarie per 1a popolazione evacua~ ta manca una stima della dose collettiva da inalazione e da ingestione di cibi contaminati. Per quanto riguarda solo lo iodio 131, sulla base delle misure del conte- nuto di tale radioisotopo nella tiroide riportate nel rapporto sovietico (1), & possibile effettuare una stima preliminare della dose collettiva alla tiroide, che dovrebbe essere uguale a 4-10" Sv~ persona nell'ipotesi che la dose media individuale alla tiroide sia stata dell'ordine di 0.3 Sv. $i deve quindi preve- dere un carico addizionale di tunori letali alla tiroide pari a qualche decina di casi. A questi casi va aggiunto un numero molto pil alto di tumori con esito non mortale, dell'ordine del migliaio. Numerosi controlli medici sono stati effettuati su un gran numero di abi- tanti nelle zone intorno all‘impianto ed in particolare sui bambini (100000). Inoltre un controllo medico costante viene attuato per quei bambini per i quali ja dose alla tiroide pud aver superato 0.3 Sv. Parallelanente verr3 attuato un vasto programma di controllo epidemiologico. 319 II-1-3.3 Situazione radiologica in alcune regioni dell'Unione Sovietica europea valutazioni preliminari delle conseguenze sanitarie L'intensit3 di esposizione da radiazione y misurata in diverse regioni del- i'Unione Sovietica, distanti 100+1000 km dall'impianto, ha raggiunto valori fino a 2 ordini di grandezza maggiori di quella dovuta alla radiazione natura~ le caratteristica delle aree della parte europea dell'Unione Sovietica, pari a 7-1078 1077ey/m (1). Sono state valutate le dosi individuali da irraggiamento esterno, relative al 1986, in alcune regioni dell'Unione Sovietica e 1a dose collettiva per cia~ scun gruppo di popolazione. I valori di dose individuale per i1 1986 variano tra 30m Sv e 10 mSv mentre il valore totale di dose collettiva da irraggiamento esterno risulta uguale a 29-10" sv - persona per un periodo di 50 anni (1). Di conseguenza, sulla base delle considerazioni precedentemente fatte, il carico addizionale di tumori letali 2 uguale a circa 3500 casi. Per quanto riguarda 1a contaminazione radicattiva dei vari alinenti la Fig. 6 mostra i valori della concentrazione di iodio 131 misurati nel latte in diverse regioni dell'Unione Sovietica; la linea a tratto continuo indica il livello di intervento fissato il giorno 1° Maggio (3700 Bq/1) (1). Si osserva che 1n alcuni campioni tale livello @ stato superato anche per pid di 100 vol~ te. Livelli di contaminazione da I-131 confrontabili ed anche pid alti furono amo = 10 3S x04 a ww iH Eno! - | “io x10 UCRATNA BYELO- #lgl g russia) = }2/ 2) 2] z 2 Z\z|sled| $¢z Ee woe ]*| =/Fs) 23a $38 3/4] |e]8| fee8s Fig. 6. - Attivita specifica di I-13] nel latte misurata in diverse regioni dell'Unione Sovietica. 320 osservati nei vegetali. Et stato valutato il carico addizionale di tumori letali alla tiroide su un periodo di 30 anni successive all'incidente in seguito ad ingestione di cibi contaminati da I-131. L'inerenento di mortalitd per tale tipo di tumore @ stato stimato pari a 1500 casi (1). Non bisogna dimenticare che si pud prevedere una incidenza maggiore di tunori non letali alla tiroide. Durante 1a seconda met di Maggio gli isotopi del cesio ed altri radionu- clidi a vita media lunga cominciarono ad assumere un ruolo seupre pil importan- te nei vari alimenti e furono quindi adottati, anche per tali isotopi, dei Livelli di intervento derivati, in modo da contenere 1'equivalente di dose efficace da ingestione al di sotto ai 50 msv (1). Pur consapevoli della complessits della gestione delle conseguenze del- L'incidente, non si pud fare a meno di osservare che tali livelli di intervento per il consumo di alimenti contaminati configurano obiettivi radioprotezioni- stici di tutela sanitaria della popolazione meno restrittivi di quelli racco~ mandati internazionalmente, tenendo conto soprattutto delle dimensione delle popolazione coinvolta (8). Non sono disponibili dati relativi alle concentrazioni di cesio misurate nei vari slimenti nelle diverse regioni dell'Unione Sovietica. L'unico dato disponibile & 1'intervallo entro cui sono compresi i valori di concentrazione 44 Cs-137 nella carne bovina pari a 370+3700 Bq/kg; @ presumibile che tali valori, relativanente modesti, si riferiscano al primo periodo dopo 1" inciden- te. Una stima del tutto preliminare della dose collettiva da ingestione di cibo contaminate da cesio relativa alla popolazione presa in considerazione (75 milioni di persone) porta ad un valore uguale a 2.1-10° sv persona per un pe~ riodo di 70 anni (1). Tale valore corrisponde ad un incremento di tunori letali uguale a circa 26000 casi. Accanto a questa valutazione riguardante il rischio di induzione di tunori letali, va considerato, come si @ precedentemente precisato, il rischio geneti- co. Per avere un quadro completo della contaminazione radioattiva dell' anbien- ) * te © degli alimenti mancano i dati relativi allo stronzio 90°) e agli altri radionuclidi rilevanti (in particolare agli isotopi del Pu). Comunque, una va~ (®) I dati relativi al rapporto tra stronzio 90 e cesio 137 nef diversi paesi europei indicherebbero che lo stronzio si @ depositato essenzialmente sul territorio sovietico. In tal caso il suo contributo sarebbe rilevante ¢ per la dose da ingestione sarebbe dello stesso ordine di grandezza di quello dovuto al cesio 137. 321 jutazione pid precisa dell'impatto sanitario dell'incidente di Chernobyl sara possibile solo dopo che saranno verificate le ipotesi fatte circa il trasferi- mento del cesio dal suolo alle piante e ai vari alimenti. Manca infine sia una valutazione del rischio di gravi ritardi mentali nei bambini dovuto alle radia- cioni assorbite dalle madri durante il periodo compreso tra l'ottava e la quin- dicesima settimana di gestazione (cfr. il capitolo 1.2), che una stima della jose collettiva da inalazione relativa alla popolazione della parte europea de1l'URSS. II.1.4 Conclusioni Diversi punti della dinamica dell'incidente, specialnente nella sua fase Finale, debbono ancora essere chiariti. Tra questi, il ruolo della reazione metallo-acqua, {1 contributo dovuto all'idrogeno, 1'ampiezza effettiva della stessa escursione nucleare. Gli aspetti fondanentali della sequenza sono perd complessivamente compre sie pernettono di individuare le cause dell'incidente nell'interazione tra ri- petute e gravi violazioni delle norne di sicurezza, manovre sbagliate associate presumibilmente ad una erronea comprensione dello stato del reattore e difeted ai natura structurale nella concezione del reattore e dei suoi sistem di sal- vaguardia. Per quanto riguarda le conseguenze dell'incidente le valutazioni degli e~ sperti sovietici stimano in circa 2.4-10° sv + persona la dose collettiva per L"insieme della popolazione dell'Unione Sovietica europea dovuta sia ad irrag giamento esterno sia ad ingestione di cibi contaminati. Tali valutazioni condu- cono ad una stima del carico sanitario addizionale di tunori letali per la po- polazione considerata pari a circa 30000 casi in 70 anni. Va ribadito comunque che queste valutazioni sono del tutto preliminari in quanto non sono stati considerati né tutte le vie di esposizione né tutti 4 radionuclidis manca, ad’ esempio, una stima del contributo alla dose dovuto allo stronzio 90 che, come si @ gid detto, senbra essere rilevante. Andranno inoltre verificate le ipotesi sulle quali sono basati i modelli utilizzati per il cal- colo delle dos Altre questioni necessitano inoltre di un maggior approfondimento. In par ticolare, andr3 verificata la stima del rilascio complessivo dell'incidente di Chernobyl tenendo conto sia del materiale radioattivo depositato in Unione So- vietica sia di quello che ha raggiunto i paesi europei. 322 BIBLIOGRAFIA USSR STATE COMMITTEE ON THE UTILIZATION OF ATOMIC ENERGY. 1986. The Acci- dent_at_the Chernobyl Nuclear Power Plant and its Consequences. Information Compiled for the IAEA Experts Meeting. Vienna, 25-29 August 1986. (in draft). INTERNATIONAL ATOMIC ENERGY AGENCY. 1986. 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