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FRANCESCO CARUSO ANTONIO SITONGIA ROSSANO TORRE DEL GIGLIO E FEUDATARI NOTE STORICO - ARALDICHE i ib le EDIZIONE DEGLI AUTOR! PROPRIETA ARTISTICA E LETTERARIA RISERVATA AGLI AUTORI Ezdizione degll autor. Stampa A.G.M Castrovillari - ottobre 2016 In prima ai copertina:Torre del Giglio (particotare), elaborazione grafica a cura di Francesco Caruso In ultima di copertina: stemma di Rossano di proprieté di Francesco Caruso @ Antonio Sitongia NOTA DI PRESENTAZIONE Questa pubblicazione @ un’altra prova dell'interesse e della passione degli autori verso lo studio e l'indagine delle tradizioni araldiche locali. Lattivité dei quali non si limita alla sola ricerca di fonti storico-visive ma @ finalizzata anche alla ri-costruzione grafico-pittorica di stemmi viziati da errori, cosi come testimoniato da altre due opere de! medesimo ge- ere: (1998) ¢ (2010). Infatti, oltre alla pubblicazione in anteprima di vari esemplari dello stemma di Rossano da loro rintracciati presso gli Archivi di Stato di Co- senza, Roma, Napoli, tra cui quello pit antico finora conosciuto risa- lente al 1568, essi hanno al loro attivo l'ideazione ¢ la realizzazione del nuovo stemma di Rossano Citta, pubblicato nel 1998, ufficialmente adottato dall'A.C. nel 1999 a seguito dellottenimento dello status di Citta, motivo per essi di grande soddisfazione e gratificazione per gli unanimi consensi e apprezzamenti giunti da parte di esperti della di- sciplina araldica, ma anche fonte di amarezza per la lunga vicenda giu- diziaria (15 annil) che li ha visti opposti al Comune per la proprieta dei diritti d’autore riconosciuti definitivamente loro spettanti dalla sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro n.391/2015, pronunciata il 10/3/2015 e pubblicata il 21/3/2016. E' per questo motivo che si sentono autorizzati a pieno titolo a pubbli- care in ultima pagina di copertina lo stemma di Rossano Citta di cui sono legittimi autori e proprietari. I volume, ricco di illustrazioni, assume importanza soprattutto per i suoi contenuti, dato che chiarisce anche alcune imprecisioni tramandateci nel tempo da storici e scrittori local, quali la presenza tra i feudatari di Rossano di una sola principessa Olimpia Aldobrandini, anziche due, € nello stesso tempo dimostrativo che i gigli scolpiti sulla Torre, da cui essa derivd il nome, non sono affatto riconducibii allo stemma della fa- miglia Ruffo o della famiglia Marzano, bensi allo stemma degli Angioini, fazione politica per la quale il principe Marino Marzano parteggio. Esso per la sua impostazione scientifica rappresenta un valido e com- pleto sussidio per eventuali ricerche da parte di giovani studenti ros- sanesi, grazie anche a una esauriente e qualificata nota bibliografica. Rossano,15 settembre 2015 GIUSEPPE IERINO ‘Schizz0e planta della Toco del Giglio (XVII sec.) LA TORRE DEL GIGLIO Una massiccia fortificazione, denominata Torre del Giglio, dal popolo volgarmente detta Ciggh’e’ra turra (Ciglio della torre), fu fatta costruire (omeglio ricostruire) a meta del XV sec.dal feudatario Marino Marzano sui resti di un antico castello bizantino situato nel punto pit! alto del- abitato (310 sim). Al Marzano e alle vioende politiche legate al suo possedimento del Principato di Rossano, é da ricondurre anche la co- struzione della "casamatta’, edificio con funzioni militaresche, tipico del XV sec, sottostante al rione la Croce (oggi Cappuccini), tra i cui compiti rientrd anche quello di avvistare i segnali di funo provenienti dalla Torre S. Angelo annuncianti mminente sbarco di pirati saraceni sullitorale rossanese. Restaurata nel 1687, la casamatta fu donata alla nobile famiglia Malena per meriti di guerra; quindi passd in proprieta alla famiglia De Muro e, da ultimo, alla famiglia Sorrentino che tuttora possiede il palazzo edificato sulle strutture dell'antico edificio con fronte affacciante sull‘odierna via S.Nilo. La notizia della presenza sull'acro- coro di Rossano di un castelio risalente a epoca bizantina é confermata da quanto riferito dal cronista Giovanni Malaterra nella sua opera De rebus gestis Rogenii Calabriae et Siciliae Comitis et Roberti Guiscardi Ducis fratris eius, il quale cosi scrive: Anno Dominicae Incarnationis (MLXXI) dux vero a Sicilia in Calabria veniens apud Russanum, eiu- sdem provinciae urbem, dolentibus incolis, castellum firmavit, ossia "Nell'anno di Incarnazione del Signore (1072) il duca giungendo dalla Sicilia in Calabria presso Rossano, citta della medesima provincia, vi restauré un castello tra il malcontento degli abitant’ Che si trattasse quindi della ricostruzione di un precedente castello bi- zantino e non di una costruzione ex novo, @ attestato dalla locuzione castellum firmavit ove si ponga mente al significato primario del verbo latino firmare che é quello di *rafforzare, rinforzare, consolidare”. II Castello, ossia la Torre del Giglio, oggi, non esiste pid, ma & perve- rnuto a noi uno schizzo di anonimo del XVII sec. che da contezza della struttura militare dotata di un alto e possente maschio (torrione di forma semicilindrica fomnito di cortina) sul lato sinistro e di torri angolari con ‘mura merlate e bastioni, preceduta da un fossato e fornita di ponte le- vatoio comunicante dal'esterno con la vasta piazza darme. Allo schizzo é allegata la pianta della struttura e il prospetto di un fab- bricato a due piani con 9 porte e 9 finestre e ampio loggiato che, dato il suo aspetto di struttura di tipo civile-signorile, lascia presumere fosse la dimora del comandante militare o quella del principe quando era pre- sente in Rossano. A farne una descrizione abbastanza dettagliata é lo storico | rossanese Carlo Blasco, vissuto tra il 1635 e il 1707, membro della locale Accademia degli Spensierati, poeta ed ecclesiastico della curia romana e commendatario dell’ Abbazia di Sant'Angelo Militino di Campana, nonché, dopo la parentesi di vita ecclesiastica, sovrinten- dente della Corte dei feudatari della famiglia Borghese, principi di Ros- sano, il quale, in un suo manoseritto dal titolo Istorie della Citta di Rossano, riferisce: ".. a torre si vede circondata d'un fosso largo trenta piedi, che ora con la sua profondita s’eregge un ponte che lo cavalca dialtrettanta altezza. Viene tutto 'edificio racchiuso tra il circuito di due- cento passi, le di cui mura son ben munite allintorno intorno di fortis- sime balestriere. Passato il primo ponte, s‘apre dalla parte di dentro una pianura comodissima per farvi piazza d’arme, dove sono due ci- steme, un pozzo et una grotta di acqua sorgente. Da questa piazza per una scaletta di legno, che sta appoggiata ad una porticella, picoola si, ma di proporzionata altezza, s'arriva al secondo recinto, nel quale in forma rotonda d'altezza e grossezza considerabile, torreggia nel mezzo il maschio, a chi da 4 bastioni di quella forma, ma di gran lunga a lui inferiori, vien fatta corona; uno dei quali é stato dal tempo abbat- tuto, et un altro poco men che distrutto. Da questa seconda retirata per Un altro ponte di legno che ha venti palmi d'altezza s’entra al fondo del maschio, da dove per penetrarne la cima (che tuttallintorno merlata si vagheggia) fa di mistiere passare per una tortuosa scaletta intagliata dentro il muro, et un altro stretto e precipitoso ponte di legno, che nella parte di dentro sta riposto. E tiene per ultimo tanto il primo, quanto il ‘secondo recinto di terra piena, che per la parte di fuori forma d'altezza di 50 piedi e dalla parte verso le rupi pit di 200 pieci...” Secondo lo stesso Blasco il nome Torre del Giglio sarebbe da ricon- durre alle insegne del Marzano lasciate impresse “per memoria in cia- scheduno bastione”. Dovevano risultare davvero possenti le opere difensive di questa struttura militare, dotata di artiglieria di ogni specie, se il re di Napoli Ferdinando | la defini una delle fortezze pid inespu-

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