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| 15 apr/6 mag 2023
| Quindlicins
| Anno 174
LA CIVILTA CATTOLICA
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Giovanni Sale
«DARE VOCE AL SILENZIO» ae
I cRapportos sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica in Portogallo
‘Nuno da Silva Goncalves S.1.
(GUARIRE UNA CHIESA FERITA: LEZIONI DAL RWANDA POSTGENOCIDIO;
Marcel Uineza S.l
VERSO UN .NOb SEMPRE PIUGR:
Tevervista ap Thomas H. Smolch $1
Antonio Spadaro Si. ~ Simone Seren
,
menzionate in diverse parti del libro dell’Apocalisse. Il narratore le
ha scambiate per la voce di Dio, e Tautore implicito rivolge una cri~
rica al narratore’. Questultimo ha commesso lerrore di associare il
frastuono dell mpero = nell Impero romano la propaganda tonanse
¢ la costruzione dell'mmagine pubblica erano elementi abituali ~a
quello del cielo, Infatti, al Giovanni narratore viene chiesto di non
scrivere nulla quando sente la voce dei wsette tuoni» (cfr Ap 10,5-
4), il che indica in essa Tassenza di rivelazione. In alte parole, il
narratore si aspetta erroneamente che Dio agisca «rumorosamente»,
come un imperatore romano, per sradicare la sofferenza dei cti-
stiani, Ma laucore implicto indica un alero tipo di Dio, che parla a
bassa voce, sussurrando, Ne deduciamo che il eparlare» di Dio nen,
9. Chr. Tonnesan - A. Cura (ed) «Silence inthe Bibles, in Jewish Bile
Quarterly, 31, 3, lglio-sercembre 2003, 54
10. CTW. Manri, formulaco da Karl Rahner", che in definitiva vi scorge tna
condizione esistenziale dell essere umano che sta alla base di qual
asi comunicazione e comunione con Dio, sembrerebbe impossibile
che la virti: teologica della speranza possa andare perduta, Infatti
essa @il dono di Dio ad ogni essere umano, ¢ rimane nel sogget-
to umano anche se questi giungesse consapevolmente a rifiutare
Dio. Leesistenziale soprannaturaley é parte inseparabile delVesisten-
za umana (percid & «esistenziales). Come chiarisce Rahner, non &
necessatio che la speranza sia sempre a livello cosciente, poiché &
tuna condizione della nostra esistenza. Da qui deriva i forte motivo
di credere che, seppure la «speranza naturales svanisse del cure, kt
«virei reologale della speranza» continuerebbe a esistere in noi, an-
che se non ne avessimo neppure una consapevolezza esplicita.
13, Chri, 166,
14. Cir Tomaso v'AQuINo, Sum, Theol ell q. 17, a: 1
15. Cir A.D. Con, “Hope and che Problem of Divine Silence», ct. 171.
dda notare che tra lemozione della speranzae la viti teologale della speranza, €®
anche la viecd naturale della speranea, chiamata magnanimi’ la quale ha come
logge le cose di questo mondo. Quests speranza morale &necessaria nella vita
Nel caso di una persona cristiana, che vive nella speranza eeologale, cha ha came
oggetto Dio, la speranza moral, la magnanimit divenea non solranto acquista
ma anche infusa. In tal caso, Toggetto di questa speranza sono sempre le cose di
questo mondo, samen sub Deo.
16. C&R. Ranier, «ine Ancworts, in Oriemierang 1 (1950) 141-145,6
Infine, @ vero che non tutti gli oggetti della «speranza naturale»
(le mete finite) possono servire per raggiungere la meta della vir~
1 teologale della speranza (la comunione con Dio). Percid il fatto
stesso che la esperanza naturale» possa essere frustrata dal silenzio
di Dio pud risuleare perfino di giovamento rispetto al bene ultimo
della persona”.
Isilenzio del Cielo come preludio a una rivelasione importante?
Le espressioni verbali hanno un senso solo quando in esse le
parole sono intervallate dal silenzio; Pincerealarsi di parole e silen-
Zio compone lordito e la trama di un discorso compiuto. Pertanto,
il silenzio non é un'assenza di parola, ma cid che rende possibile
parlare, non meno che le parole stesse. Ap 8,1 riferisce di mezz’ora
di silenzio allapercura del sereimo sigillo da parte dellAgnello. In
base a Ze 2,13; Ab 2,20 ed Ez 3,15-16, questo silenzio pud essere
interpretato come preludio alla manifestazione di Dio" Sebbene
Tattribuzione letterale di una simile ragione del silenzio di Dio
nelfaffizione umana possa supporre unleccessiva antropomorfiz~
zazione di Dio, turtavia 8 importante pensare a Dio nella forma di
creature che prestano orecchio al discorso rivelatore.
Per dirla con Rahner, siamo «uditori della Parolay”” ¢ ci inguie~
tiamo se a volte non la sentiamo, nella storia, quando @ in atto una
crisi, Le melodie inascoltate possono essere pitt dolei di quelle ascol-
tate, ma in questo caso vengono desiderate proprio perché la loro
primordial’ ha lsciato unieco indelebile nell strurcurastessa della
nostra esistenza. Pertanto, ci sono maggiori motivi per credere che
Dio, pur nel suo stesso silenzio, si rive.
Pud il Dio Uno e Trino stare in silensio?
Gli eterni processi relazionali trinitari di generazione del Figlio
da parre del Padiee, di ricevione artiva del Figha del sue essere dal
17, A.D. Coun, «Hope and che Problem of Divine Silence», cit, 172: 174
18, R, Musns, «Silence and the patience of God, in Modern Theology, 17
(2001/') $9.
19, K. Rasen, Uiitor della parole, Milano, Bora, 1988,
Padre, di effusione (spirazione) dello Spirico da parte del Padre e del
Figlio e di ricezione attiva dello Spirito del suo essere dal Padre
dal Figlio, possono essere concepiti come essenziali «ati discorsivi»
nella Trinita immanente. Sebbene Rahner, temendo una possibile
interpretazione triteistica, esiti a postulare un sio-tu» nella Trinica
immanente”, nella misura in cui la fede cristiana afferma le distin~
ioni personali nella Triniea si pud certamente parlare del Figlio
come del «Tur del Padre, E cosi un vero «Dio Uno e Trino silen~
ioso» sarebbe una contraddizione in termini, perché la Trini &
fondamentalmente «comunicazione». Questa «comunicazione> in-
tratrinitaria trabocca nella creazione parlante che si pone nel tempo
e nello spazio a partire dal traboccare dellamore e della liberti di
Dio. Gli idoli per Fappunto non possono parlare, ma il Dio vivense
parla, La Parola di Dio & cid che da vita e che sostiene eutto cid che
esiste, Pertanto, considerato dal punto di vista trinitario, il silenzio
di Dio @ percezione umana, ¢ da parte di Dio non pud essere reale.
Silenzio di Dio e Incarnazione
La visione incarnata del silenzio di Dio ha dato luogo a diverse
interpretazioni. Per esempio, Simone Weil (1909-43), filosof-mi~
stica e attivista politica francese, sostiene che, nel creare Tuniverso
~ spazio-tempo-materia -, Dio si sia ritirato dalluniverso stesso.
Infatti Dio, Finfinito, non pus in alcun modo essere soggetto alla
spazio-temporaliti. Fondamentalmente @ questo ritirarsi che pro-
voca tutto il dolore umano riguardo al «silenzio di Dio». Secondo
Weil ritirandosi dal mondo, Dio lo ha consegnato a forze mecci-
nicistiche, grazie alle quali esiste un ordine stabile nella creazione.
Nellagire abieuale di tal forze non c® alcuna speciale provvidenza
divina*, Dio non interviene per violare lordine meccanicistico: ad
esempio, per eliminare miracolosamente un despota, o per bloccare
un uragano devastante e via dicendo. La risposta di Dio al grido
umano nellafflizione @ il silenzio. Sicché Tatteggiamenta umano
20. Cf K. Rane, Le Trinitd, Brescia, Queriniana, 1970,
21. CfeS. Wen, “The Love of God and Allictions, iE. O. Sprivesrsn (ed),
Simone Weil: Seleced Writings, Maryknoll, NY, Orbis Books, 1998, 67
17ideale nei confront della sofferenza, secondo Weil, la gratitudine
pur nel dolore”.
‘Weil & in netto contrasto con la rappresentazione biblica di un
Dio che si impegna atcivamente e appassionatamente nelle vicen-
de umane e, ancor pitt radicalmente, nell'Incarnazione. Qui non si
tratta del rtirarsi di Dio dalla creazione: Egli é «Dio con noi» ((Em-
manuele). 11 discorso dell'Incarnazione indica il coinvolgimento
radicale di Dio nelle sue azioni storico-escatologiche.
Sane'Ignazio di Loyola conosce un alero modo di dare un senso
al silenzio di Dio. Nella sua Aurobiografa, eroviamo pitt volte un
Ignazio che si sente abbandonato, che non sa come procedere. Si
possono individuare quattro tipi di risposta a simili situazioni: 1)
aspertare pazientemente e poi decidere nella preghiera al momento
‘opportuno; darsi tempo, con pazienza e con fiducia in Dio. 2) AFi~
dare tutto a Dio e cercarne ardentemente la volonta con preghiere,
Messe, penitenza e digiuno. 3) Chiedere aiuto a «persone spiritual:
tuna pratica, questa, che sié notevolmente ridorca nella fase della vita
di Ignazio dopo il suo viaggio in Terrasanta, e in seguito & stata
quasi sostituita dalla «conversazione spirituale» con i suoi compa
gni. 4) Labbandono a Dio e, concretamente, al Romano Pontefice.
Con tutto questo risulta chiaro che si pud cercare attivamente
Ja volonti di Dio nei segni dei tempi nonostante ogni avversi’.
Infacti sant'Ignazio fu colto dalla visione di un «quadro pitt ampio»
nella sua «vita di pellegrino», che gli avrebbe permesso di andare
avanti nonostante gli ostacoli. Questo ci spinge a interrogarci sulla
possibile rivelazione di un «quadro piti ampio» nel fitto silenzio di
Dio che percepiamo.
Rivelazione di un equadro pit: ampios nel silenzio di Dio
Sebbene ogni cosa che Giobbe aveva perduto gli sia stara poi
restituita in maniera sovrabbondante, tuttavia Dio non rispose, al-
meno non in modo diretto e facilmente comprensibile, alle sue
domande. Ma in quella stessa ambiguita a Giobbe si manifestd un
squadro pitt ampio». In quel quadro, a sua stessa existenza gli parve
22. Chrivi, 52
insignificante e minuscola. La sua consolazione giunse «sotto la
forma di un travolgente senso di finitezza di fronte allimmensa
potenza di Dio e del suo agire». I quadro piit ampio non sarebbe
stato visibile se non fossero esistiti la sua sofferenza e il silenzio di
Dio di fronte ad essa.
Vale la stessa cosa per il Figlio di Dio. All'Orto degli ulivi i
calice non gli fu tolto, ma fur mandato un angelo a confortarlo (cfr
Le 22,43). La venuta dellangelo segna il dischiudersi di un quadro
pitt ampio. Proprio in Le 22,36 Gesit aveva consigliato a quelli che
non avevano una spada di comprarne una, anche a costo di vendere
i loro mantelli, Tureavia la consolazione deltangelo sembrava aver
aperto un quadro pitt ampio, che rendeva superfiua la spada (cfr Le
22,51; Gy 18,11). La spada appartiene a un‘immagine limitata, a un
mondo ristretto. Questo mondo ora @ stato trasceso alla luce del
quadro pitt ampio. E tale visione dilatata assicura che sulla croce
non ci sari grido di angoscia, ma solo sottomissione a Dio (cfr Le
23,46).
Per inciso, nei racconti di Matteo e Marco non si fa riferimento
alla consolazione angelica, ossia al dischiudersi di un quadro pit
ampio. Li risuona il grido di angoscia dalla croce: «Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?s (Mr 27,46; Me 15,34). In quei
testi, il silenzio di Dio spalanca il quadro pitt ampio dopo la morte
di Gest, con la risurrezione, Tale quadro viene rivelato non solo al
Figlio obbediente e risorto, ma anche a tutti coloro che di essa sono
stati testimoni. Per cui Paolo ha potuto affermare: «Sia che viviamo,
sia che motiamo, siamo del Signore» (Rm 14,8). Questo & il quadro
pitt ampio. Questa é la fonte della nostra speranza ultima, che offre
Torizzonte necessario per guardare a euti i singoli eventi di eilen~
io di Dio» con coraggio, fiducia e impegno.
La solidarieta come via da seguire
In tutta la discussione sullesperienza dellfangoscia vissuta di
fronte al silenzio di Dio, spesso si dimentica Ia responsabilita del-
23. J.D. Puants, «Divine Silence and Speech in the Book of Jobs, in Dntepre=
tation 48 (1994) 229,
1190
Ja comunita circa Faccompagnamento di un individuo angosciato.
Latteggiamento degli amici di Giobbe @ un esempio classico. La
loro teologia preconcetta della retribuzione non avrebbe mai con-
sentito loro di manifestare una forte solidarieta con Giobbe. Una
teologia senza una prassi della solidarieta si rivela sterile, Una teo-
logia della solidarieta, daltra parte, fonda la prassi della solidariet’
neltesperienza dela rivelazione di Dio. La solidarieta personificata
di Dio con gli esseri umani é Mncarnazione. Essa invita i fedeli a
seguire un analogo cammino, quello di incarnare sé stessi nell'an-
goscia degli altri. Ogni caso di disperazione e suicidio @ sostanzial-
mente un fallimento sociale/comunitario non meno che un disastro
individuale, La comuniti/societa pud essere ritenuta responsabile
di tali tragedie in due modi: in primo logo, per aver spinto Tin-
dividuo a uno stato di disperazione attraverso le proprie strutture
¢ sistemi che producono disperazione; in secondo luogo, per aver
abbandonato lindividuo a sé stesso nella sua angoscia.
Un‘onesta valutazione del fallimento di numerosi vertici mon
diali che affrontano le gravi questioni ecologiche non potra mai
addebitare al silenzio di Dio i disastri ecologici dei nostri tempi e del
fueuro. «1 passi compiuti dai leader mondiali per affrontare Temer
sgenza climatica che minaccia il fururo di alcune delle comunie’ pit
povere del mondo equivalgono a versare un bicchiere d'acqua su un
devastante incendio domesticon, esclama il dirertore del Movimen-
to cattolico mondiale per il clima, Toms Insua”*.
Il silenzio di un Dio invisibile pud costituire lesperienza sog-
gettiva di una persona sofferente, ma quest'ulkima non potrebbe
essere sorda e cieca se la comunie’ visibile parlasse e agisse con em-
patia. Come il Dio Uno e Trino comunitario & il modello per il
‘comunitario vivere umano, cosi é lecito affermare che un tale Dio
comunitario fa sentire a sua Parola dentro e attraverso le parolee le
azioni liberatrici e potenzianti della comunita per lindividuo, Dio
sié degnato di parlare attraverso lumanit’ di Dio che in tutto e per
tutto, eccetto il peccato, é la nostra stessa umanita.
24. Cir T. sua, «COP26: Fear faith and survivals in The Tablet, 8 nover-
bre 2021, 4
Conclusione
Il silenzio di Dio che si avverte mentre si attraversa una cris,
indubbiamente, é unfesperienza straziante per ogni credente. E vero
che nessun affastellarsi di spiegazioni pus diminuire Pangoscia di
chi soffre. Tuttavia cid non significa che tal situazioni siano toral-
mente prive di senso. Ogni parola che Dio pronuncia ha uno scopo
¢ ogni momento di silenzio é altrettanto propositivo. Nella nostra
riflessione abbiamo portato alla luce molteplici pssibilita di dare un
significato positivo a situazioni del genere. Quello che sperimen-
tiamo come silenzio di Dio come noi lo percepiamo: come a un
certo punto appare e si sente, ma non @ cosi. Possiamo sperimentare
Dio come assente 0 silenzioso, anche se «in lui viviamo, ci muo-
vviamo ed esistiamo» (4t 17,28). Fidandoci, possiamo affermare che
non tutto & perduto. In effetti il silenzio di Dio ha bisogno di essere
ascoltato nelle parole e nei gesti di solidariet’ della comuniti verso
gli esseri umani angosciati
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