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PONTIFICIO ATENEO SANT’ANSELMO

FACOLTÁ DI TEOLOGIA

La RB e la Sacra Scrittura

Corso: 55031
Introduzione generale alla Regola di Benedetto

Studente:
Oliveira Silva, Cleusiomar.
Matricola
12441.

Docente: Sr.Manuela Scheiba OSB

ROMA
Anno Accademico 2023

1
INDICE

1. Riassunto........................................................................................................2

2 . Introduzione..................................................................................................3

3. L'esperienza di Dio nella Sacra Scrittura.....................................................5

4. I Padri e le Madri del deserto: la centralità della Sacra Scrittura..............6

5. San Benedetto e la sua spiritualità .............................................................

6. L’esperienza della Parola di Dio nella vita di San Benedetto....................9

7. Uso del termine Sacra Scrittura nella regola di San Benedetto..............11

8. Ascolta, figlio...............................................................................................12

9. La RB–Uno stile, una proposta: Vivere il Vangelo....................................13

10.Conclusione................................................................................................14

9. Bebliografia.......................................................................................15

2
RIASSUNTO:
Con questo lavoro, vorrei approfondire la conoscenza sulla spiritualità
benedettina descritta nella Regola di San Benedetto alla luce della Sacra
Scrittura. La ricerca si basa su alcune fonti bibliografiche, alcuni articoli e
varie documentazioni che parla della Regola di San Benedetto, che
riconosce il primato di Dio nella sua vita. E cosi scrive nel prologo della
Regola1 : «Aperti gli occhi alla luce divina, ascoltiamo con stupore ciò che ogni
giorno ci ricorda la voce di Dio».
Per Benedetto, la vita spirituale trova il suo fondamento nelle Sacre Scritture
cioè bisogno vivere alla presenza di Dio.
Utilizzando il metodo induttivo, alla fine dello studio sarà possibile
constatare che l'esperienza di Dio vissuta da San Benedetto e prescritta nella
sua Regola rimane la norma e l'aiuto affinché tutti i suoi discepoli possano
raggiungere la perfezione attraverso l'unione con Cristo, al quale nulla
assolutamente preferire a Cristo. 2

PAROLE CHIAVE: RB, Sacra Scrittura

1
Prol.1,9
2
RB72,11

3
Introduzione:
Lo scopo di questo studio è quello di andare oltre l'apparenza del tema della
RB e della Sacra Scrittura, è fermarsi sui concetti già esistenti e riflettere nella
visione di San Benedetto, ed è quindi una ricerca teorica.
Per Benedetto non si può fare a meno della Parola di Dio: così scriveva S.
Gregorio Magno al suo amico Teodoro medico dell’Imperatore: “Mi dicono che
stai facendo cose molto belle ed importanti; però nello stesso tempo mi dicono
che non trovi il tempo per leggere la Bibbia. Ascoltami bene: se l’Imperatore ti
scrivesse una lettera, avresti il coraggio di cestinarla prima di averla letta tutta
intera? No, certo. Orbene Dio stesso ci ha scritto una lettera d’amore per la
nostra salvezza … impara, dunque, a conoscere il cuore di Dio dalle parole di
Dio, per sospirare con più ardore verso l’eternità”. (Cfr. Gregorio Magno,
Lettere, V, 46). La Bibbia è la lettera d’amore di Dio per ciascuno di noi,perciò
entriamo nell’universo biblico per incontrare e fare l’esperienza di Dio.
Nell secondo libro dei Dialoghi san Gregorio Magno ci illustra come la vita di
san Benedetto fosse immersa in un’atmosfera di preghiera, fondamento
portante della sua esistenza. Senza preghiera non c’è esperienza di Dio. Ma la
spiritualità di Benedetto non era un’interiorità fuori dalla realtà. Nell’inquietudine
e nella confusione del suo tempo, egli viveva sotto lo sguardo di Dio e proprio
così non perse mai di vista i doveri della vita quotidiana e l’uomo con i suoi
bisogni concreti. Vivendo sotto lo sguardo di Dio capì la realtà dell’uomo e la
sua missione. Nella sua Regola egli qualifica la vita monastica “una scuola del
servizio del Signore” (Prol. 45) e chiede ai suoi monaci che “all’Opera di Dio
[cioè all’Ufficio Divino o alla Liturgia delle Ore] non si anteponga nulla” (43,3).
Benedetto qualifica la Regola come “minima, tracciata solo per l’inizio” (73,8);
in realtà però essa offre indicazioni utili non solo ai monaci, ma anche a tutti
coloro che cercano una guida nel loro cammino verso Dio. Per la sua misura, la
sua umanità e il suo sobrio discernimento tra l’essenziale e il secondario nella
vita spirituale, essa ha potuto mantenere la sua forza illuminante fino ad oggi.
La Regula è imposta come unico codice disciplinare e liturgico nei monasteri
di gran parte dell’Europa. Strutturata in una premessa e 73 capitoli. Essa
fornisce precise indicazioni sull’organizzazione della vita del monastero e sui

4
doveri dei monaci, a cominciare da quelli dell’abate. Per la sua stesura, san
Benedetto si ispira alle Sacre Scritture, alla tradizione cenobitica orientale e
occidentale e ai padri della Chiesa.
« La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il
Corpo stesso di Cristo. Insieme con la sacra Tradizione, ha sempre
considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della
propria fede… È necessario dunque che la predicazione ecclesiastica, come
la stessa religione cristiana, sia nutrita e regolata dalla sacra Scrittura» 3.

L'ESPERIENZA DI DIO NELLA SACRA SCRITTURA


Per il cristiano, ogni esperienza di Dio dipende e, in un certo senso, deriva
dall'esperienza di Dio in Gesù. Il cristianesimo è iniziato con un'esperienza
salvifica di Gesù Cristo da parte dei primi discepoli. Questa esperienza ha
richiesto una condivisione di vita, una sequela, un discepolato esistenziale e
non teorico. L'esperienza cristiana di Dio è un'esperienza di fede che si articola
in termini di una presenza e della sua espressione. L'esperienza cristiana di Dio
è l'esperienza di fede in Gesù Cristo.
L'esperienza di Dio è stata centrale e decisiva nella vita di Gesù. Il
messaggio e le azioni di Gesù non possono essere spiegati senza questa
esperienza radicale di Dio4.
Dio emerge dal cuore e dalla latenza di ogni epoca. Non è fuori e senza il
mondo, né si confonde con il mondo. Ma entra a fare parte del mondo dando
senso del mondo. È un Dio reale e vivo, e cammina con noi. Gesù non ha
trasmesso una dottrina sull'amore di Dio ma Egli vive questo amore nelle sue
azioni e nei suoi atteggiamenti ed Egli stesso è Amore.
Nelle Sacre Scritture, un intero popolo descrive come, all'interno della propria
realtà, ha saputo cogliere, raccogliere e portare avanti gli appelli di Dio.
Nell’ AT. l’“evento” centrale è quello che riguarda l’ uscita dall’Egitto,
che sancisce l’antica alleanza: “Gli Israeliti partirono da Ramses alla
volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di
camminare, senza contare i bambini. Inoltre una gran massa di gente
promiscua partì con loro ed insieme ai loro greggi e armenti in gran
3
Concilio Vaticano II, Dei Verbum21
4
Cf. PAGOLA, José Antonio. Jesus. Aproximação Histórica. Petrópolis: Vozes. 2010, p. 363.

5
numero”5. In questo passo biblico si riscontra la descrizione di un
evento, così come si è verificato storicamente e, nello stesso tempo,
esprime la fede in Dio che agisce nella storia, non come burattinaio 6,
ma come partner che accompagna l’uomo nella sua faticosa ricerca
della verità. Spinto da questa fede, l’uomo opera una riflessione e
confessa la fede in un Dio vicino che resta accanto al popolo eletto
per condurlo verso la libertà. Dalla riflessione, dunque, nasce
la celebrazione che rende più profonda e personale l’esperienza di
Dio. Il popolo ha fatto esperienza del Dio liberatore e lo celebra con il
“canto del mare”7.
Nel Nuovo Testamento, la Risurrezione è l’evento centrale della
nuova alleanza che Dio stringe con tutta l’umanità: “Il primo giorno
della settimana le donne vennero al sepolcro portando i profumi
preparati. Trovarono la pietra ribaltata, ed entrate dentro non
trovarono il corpo del Signore Gesù” 8. Dal riscontro storico della
tomba vuota i discepoli fanno esperienza della resurrezione e prende
corpo un’articolata riflessione della comunità cristiana sulla presenza
viva di Cristo nella storia 9. Queste tre fasi dell’esperienza di Dio,
testimoniata dalla Scrittura, costituiscono il fondamento non solo di
come l’annuncio della salvezza sia diventato “Scrittura”, ma di come
la Scrittura ridiventi oggi Parola di Dio, Parola efficace di redenzione.
A riguardo SC 10610 nella prospettiva di lettura, meditazione e
celebrazione dell’evento proclamato dalla Parola, richiama i fedeli a
riunirsi in assemblea per ascoltare le Sacre Scritture, dove per
ascolto non si intende il semplice udire materiale, ma un atto che
coinvolge tutto l’uomo sul piano esistenziale, perché in questo
momento celebrativo le letture bibliche dirigono e stimolano la
5
Es 12,37-38.
6
D. Bonhoeffer., Resistenza e resa, Paoline, Milano 1969, p. 215s.
7
Es 15,1e 21.
8
Lc 24,1-3.
9
R. Penna, I ritratti originali di Gesù il Cristo. Inizi e sviluppi della cristologia neotestamentaria,
I: Gli inizi, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, pp. 7-37.
10
Sacrosanctum Concilium

6
partecipazione attiva dell’assemblea che tramuta la Parola udita in
stile di vita cristiano nella vita di tutti i giorni11.

I Padri del deserto: la centralità della Sacra Scrittura


La Sacra Scrittura è il fondamento e quotidiano sostentamento dei Padri e
delle Madri nella ricerca continua di Dio.
La Bibbia costituiva la vera essenza di tutta la loro vita, il luogo ordinario
dell’incontro quotidiano con Dio attraverso la lettura e la meditazione della sua
Parola, attitudine necessaria ed indispensabile a fissare la vita del monaco in
Dio.
La Parola letta o ascoltata macerava interiormente nella solitudine della cella,
poi si condivideva nell’incontro liturgico settimanale coi fratelli e nei colloqui
personali con i monaci anziani. La Parola circolava, non cessava di produrre nel
tempo, tanto nell’anziano quanto nel discepolo, quella apertura a Dio che non
può conoscere misura12 .
La Parola è per tutta la loro vita la fonte principale alla quale attingono le
indicazioni per ogni giorno e circostanza. Sono tantissimi i versetti della Bibbia
che venivano memorizzati e tanti di questi ricorrono nelle pagine del libro. I
Padri credevano profondamente nell’autorità della Bibbia, ma anche nella sua
sacramentalità, in una presenza, cioè, reale e privilegiata, del Signore in essa e
quindi nella particolare efficacia della Parola come canale di grazia13.
I Padri insegnavano come interpretare la Sacra Scrittura. La maggior parte
della letteratura che abbiamo dei Padri apostolici e post-apostolici sono le loro
omelie, che offrono alcune delle migliori esegesi bibliche che si possano
immaginare.
Cosi diceva S. Agostino: “ Nutri la tua anima con la lettura biblica: essa ti
preparerà un banchetto spirituale”. La Scrittura costituiva lo strumento
imprescindibile e spesso unico della formazione del monaco, e del suo itinerario
spirituale fino all’incontro con Dio.

11
F. Ferraris, Proclamare la Parola di Dio. Formazione biblica, liturgica, spirituale e tecnica del
lettore, San Paolo, Cinisello Balsamo 1995, p. 55ss.
12
https://www.tuttavia.eu/2021/05/11/i-padri-e-le-madri-del-deserto-la-centralita-della-sacra-
scrittura/

13
padri-del-deserto-una-spiritualita-cristiana.pdf

7
Per i Padri della Chiesa e del monachesimo la Lectio Divina é un modo
particolare di accostarsi a Dio attraverso la parola scritta: “Nei libri sacri il
Padre(...) viene incontro ai suoi figli e discorre con loro”(DV.21) 14. Per il
monachesimo il contatto continuo , amoroso con la parola di Dio era una cosa
famigliare e normale.Per questo nella Regola non si puo trovare una dottrina
sistematica della lectio divina ma si dice soltanto ripetutamente: « Attendere alla
lectio divina; attendano alla lectio; attendono alle loro letture o ai Salmi;
Attendono alle letture; Attento alla lectio» 15. In senso proprio e stretto. Nella
lettura divina , denotava la lettura della Sacra Scrittura.
S. Pacômio aveva stabilito che tuti nel monastero sapessero a memoria
alcuni passi Della S.Scrittura e, come minimo, il NT e il salterio; questo era il
programa comune, e generalmente venne rispettato in seguito da tutti i monaci.

San Benedetto e la sua spiritualità

14
“Dei Verbum” sulla divina rivelazione, p.21

15
RB. 48,1 ,4, 10, 13, 14, 17, 18, 22

8
Vi fu um Uomo di nome Benedetto. Benedetto di nome e di grazia. Fin dai primi
anni della sua fanciullezza era già maturo e quasi precorrendo l’età con la
gravità dei costumi, non volle mai abbassare l’animo verso i piaceri. Se l’avesse
voluto avrebbe potuto largamente godere gli svaghi del mondo, ma egli li
disprezzò come fiori seccati e svaniti. Era nato da nobile famiglia nella regione
di Norcia. Pensarono di farlo studiare e lo mandarono a Roma dove era più
facile attendere agli studi letterari. Lo attendeva però una grande delusione:
non vi trovò altro, purtroppo, che giovani sbandati, rovinati per le strade del
vizio. Era ancora in tempo. Aveva appena posto un piede sulla soglia del
mondo: lo ritrasse immediatamente indietro. Aveva capito che anche una parte
di quella scienza mondana sarebbe stata sufficiente a precipitarlo intero negli
abissi. Abbandonò quindi con disprezzo gli studi, abbandonò la casa e i beni
paterni e partì, alla ricerca di un abito che lo designasse consacrato al Signore.
Gli ardeva nel cuore un’unica ansia: quella di piacere soltanto a Lui. Si
allontanò quindi così: aveva scelto consapevolmente di essere incolto, ma
aveva imparato sapientemente la scienza di Dio16.
Per San Gregorio, San Benedetto è “un astro luminoso” in un’epoca segnata
da una grave crisi di valori. La caratteristica fondamentale della spiritualità di
San Benedetto espresso nella sua regola è la moderazione cioè trovare il giusto
equilibrio in tutto: Nella preghiera, negli esercizi penitenziali, nel lavoro e nel
riposo, nel cibo e nell'alimentazione. L'obiettivo che Benedetto pone ai suoi
monaci è il servizio di Dio. Che tutta la vita di un monaco consiste nel
proclamare la gloria di Dio. Infatti, San Benedetto "indicava ai suoi discepoli la
ricerca di Dio come lo scopo fondamentale e addirittura unica dell'esistenza".

L’esperienza della Parola di Dio nella vita di San Benedetto


In questo contesto pare che sia utile anche da parte dei benedettini fare
almeno una piccola riflessione sull’esperienza che della Parola di Dio fece nella
vita san Benedetto. La Sacra Scrittura costituisce un punto centrale

16
SAN GREGORiO MAGNO, I Dialoghi, Prologo

9
dell’esperienza spirituale di San Benedetto, e la sua presenza all’interno degli
scritti della sua Regola ne è testimonianza certa.
Quattro verbi: Ascolta, apri, accogli e mettili in pratica con impegno. Benedetto
“vuole” ascoltare la Parola, la “cerca”, la “desidera”. E, soprattutto, la mette in
pratica.

PROLOGO

Ascolta...

vengono esposti i
VALORI viene fornita una
fondamentali della STRUTTURA alla
vita benedettina; vita di preghiera
della comunità;

Cap. Cap.8-
1-7 20

Cap.
71-73
21-70
i si sofferma e si viene DIMOSTRATO
riflette sul POSTO da COME i valori della
dare alla Regola nella Regola debbono
vita e sulla natura essere applicati nelle
dello “zelo buono” e vita quotidiana e
della vera spiritualità. all’interno del
monastero.

Una parola a parte diciamo per l'uso che Benedetto fa della S.Scrittura: egli si nutri'
della letteratura monastica di cui abbiamo parlato prima, ma sopratutto della Parola di
Dio: "Quale pagina o quale parola di autorità divina dell’Antico e Nuovo Testamento -
osservava egli stesso - non è norma rettissima di condotta per la nostra vita?" (RB
73,3).
La spiritualità benedettina è eminentemente biblica e tutta la Regola è come
impregnata della S.Scrittura; si vede proprio l'uomo abituato a meditare e a
"ruminare" la Parola di Dio. Difatti la conosce molto bene e può citarla quasi
spontaneamente; e ha una grande famigliarità con le Sacre Scritture che lo
porta spesso a citare a memoria i testi sacri, sicché gli succede ogni tanto di
riportare un medesimo testo con qualche variante. Sono piu' di 100 le citazioni

10
esplicite e più di 170 le citazioni implicite o i richiami. Più utilizzati fra tutti sono i
passi dottrinali, in particolare i salmi, i Proverbi, il Siracide, e del NT Matteo e le
epistole paoline. Il linguaggio stesso è quello biblico, con vocabolario, stile e
certe particolari costruzioni della frase che sono comuni al latino della Scrittura
e della Liturgia17.
La Sacra Scrittura è molto presente nella Regola di San Benedetto, nella quale i
monaci trovano, innanzitutto, nell'Ufficio divino, al quale nulla deve essere anteposto
(cfr. Rb 43,3), fin dalle prime ore del giorno, la recita dei salmi, con la lettura della
Bibbia, con alcuni commenti provenienti dai Padri della Chiesa, come segno di
spiegazione del testo scritturale, oltre alla lettura breve, di norma, di qualche brano
dell'Antico o del Nuovo Testamento. Nella celebrazione eucaristica si ascolta almeno
una lettura, il salmo di meditazione e il Vangelo. Nel refettorio, il contenuto essenziale
Della lettura è sempre la Parola di Dio. (cf.RB38)
E il monaco può, ancora una volta, nutrire l'anima mentre nutre il corpo.
La Regola di San Benedetto raccomanda anche il lavoro e la lettura spirituale
(Rb 48,1). Anche per gli ospiti che vengono al monastero raccomanda: "La
legge divina deve essere letta davanti all'ospite" (RB 53,9). Si prescrive inoltre
che l'insegnamento dell'Abate sia impregnato della Parola di Dio (Rb 2,24);
e parlando delle qualità richieste per l'abate, San Benedetto insiste ancora:
"Deve essere dotto nella legge divina, per sapere e avere da dove attingere le
cose nuove e quelle antiche" (Rb 64,9). Nel capitolo sulle opere buone, San
Benedetto raccomanda al monaco di dedicarsi con buona volontà alle letture
sacre (RB 4,55). È inoltre invitato a dedicare gran parte della sua giornata alla
lectio divina (Rb 48,17-18). I monaci devono essere devoti ascoltatori e lettori
della Parola di Dio come una delle loro principali occupazioni.
San Gregorio Magno diceva che:« la Scrittura cum legentibus crescit, cresce
con coloro che la leggono»18. Dalla regola della Scrittura che cresce si deduce
pure che la parola di Dio è sempre nuova, ed è una deduzione stupenda, molto
bella:19

17
https://ora-et-labora.net/commentointroduzione.html
18
CATALAMESSA,2008, P.56
19
mentre oggi nella parola di Dio comprendiamo ciò che ieri non sapevamo, domani comprenderemo
anche ciò che oggi non sappiamo, per disposizione della divina grazia siamo nutriti con il pane
quotidiano. In effetti, Dio onnipotente tende, per così dire, la mano verso la bocca del nostro cuore ogni
volta che ci apre l’intelligenza e pone il cibo della sacra parola nei nostri sensi.

11
Il Prologo della Regola di San Benedetto ci mostra che la vocazione di
seguire Cristo ha il suo inizio nella Sacra Scrittura. Chi entra in monastero fa
un'esperienza di Dio, nel senso che è stato toccato da una parola del Signore e
ha dato una nuova direzione alla propria vita: « C’e forse qualcosa di piu dolce
di questa voce del Signore che c’invita? Il Signore nella sua bontà ci mostra la
via della vita (Prol. 19-20)»20.
Al tempo di San Benedetto, la liturgia era costituita quasi interamente dalla
Sacra Scrittura, concepita con un'esplicita solennità (RB 10-19).
La Regola di San Benedetto non manca di modi e istruzioni per fare
esperienza con Dio, ma possiamo evidenziare tre punti in cui è possibile una
solida intimità con Dio: la Sacra Scrittura, la preghiera e la convivenza
fraterna21.

Uso dell termine Sacra Scrittura nella regola di San Benedetto

Cap.RB Tema Testo


4,55 Gli strumenti delle buone opere. Ascoltare volentieri la lettura dela Parola di
Dio...
9,8 I salmi nell’ufficio delle letture. All’Ufficio delle Letture si leggano brani del
Nuovo e dell’Antico Testamento...
1L’ozio è nemico dell’anima. Perciò i monaci
48,1 Il lavoro quotidiano devono occuparsi al lavoro in determinate
ore e in altre, purê prestabilite, allo studio
dela Parola di Dio.
53,1 ...
53,9 L’accoglienza degli ospiti ... si legga all’ospite un passo della sacra
Scrittura, per la sua edificazione...
73,3 Conclusione: questa regola è ... quale parola ispirata della Sacra Scrittura,
solo un inizio non è norma sicura di condotta per la nostra
vita?

20
Sal 15,11
21
BOKMANN,2002, P.298

12
Ascolta, figlio...

La Regola di San Benedetto inizia con la parola "ASCOLTA" (Prol.1). La


nostra risposta alla voce divina, che ci raggiunge in molti modi, è ascoltare e
obbedire. La pratica dell'ascolto "con l'orecchio del cuore" apre la strada a un
autentico discernimento della volontà di Dio. Sebbene questo discernimento sia
certamente radicato nelle Scrittura, tiene anche conto della comunicazione di
Dio in, e attraverso, se stessi e gli altri.
Se Dio è l’Invisibile, l’uomo può udirne la Parola. La religione biblica è
fondata sulla Rivelazione di Dio. Dice la Dei Verbum: “Questa
Rivelazione avviene attraverso eventi e parole intimamente connessi”
(DV, I). Dio interviene o agisce nella storia dell’uomo e spiega il
senso del suo intervento. Dio parla all’uomo, lo chiama ad un rapporto
di comunione, di vita con sé e per questo diviene di primaria
importanza da parte nostra l’ascoltare. Quindi per la Bibbia, il vero
credente è la persona che si apre all’ascolto, accoglie questa parola e
poi risponde, c’è un coinvolgimento, risponde a questo invito. Paolo ai
Romani dice che la fede nasce dall’ascolto (Rm 10). Nel Vangelo, la
voce di Dio che si fa udire durante l’evento della Trasfigurazione di
Gesù, comanda: Ascoltatelo! Perché la sua è Parola di Vita, Parola
di Verità, Parola di Salvezza. Quindi se la fede nasce dall’ascolto, il
pericolo più grave per noi diventa il non ascoltare, il non avere come
metodologia di vita cristiana nell’ascolto. Sottolineiamo al riguardo
l’insistenza del Salmo 94 che la Chiesa ci fa dire ogni mattina nella
Liturgia delle Ore: “Ascoltate oggi la sua voce, non indurite il vostro
cuore”.
San Benedetto vuole formare in noi degli uomini e delle donne
capaci di diventare discepoli, discepoli del Cristo e servitori del
Vangelo. Il disceplo è colui che è capace di ascoltare il suo Maestro,
poi di mettere in pratica i suoi insegnamenti.

La RB – Un stile...una proposta: Vivere il Vangelo


La Regola di San Benedetto mostra il modo di vivere dei membri dell’ordine
secondo il Vangelo, seguendo l’esempio di Gesu. Ma la Regola da sempre

13
ispira e incoraggia le persone al di fuori del monastero a dare um buon ordine
ala loro vita.
Cosi scrive San Benedetto nella sua Regola:
Innanzitutto amare il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con
tutte le forze; poi il prossimo come se stesso...Rinnegare completamente se
stesso, per seguire Cristo...Rendersi estraneo alla mentalità del mondo; non
anteporre nulla all’amore di Cristo...pregare per inemici nell’amore di Cristo.” 22
L’amore per Dio e per il prossimo sono la chiave con cui leggere tutte le altre
indicazioni che seguono. È una Regola non solo concentrata in verticale, ma
anche in orizzontale.
La via indicataci da Gesù è dunque quella dell'amore a Dio e al prossimo.
Non c'è l'uno senza l'altro, e l'uno illumina l'altro. «Se uno dice: "Io amo Dio" e
odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede,
non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo
da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello» (1Gv 4,20-21). Perciò il cammino
monastico tende sempre alla semplicità del cuore e della vita. Il desiderio è
quello di avere un cuore che arde di amore divino, un cuore libero di amare e di
ricevere amore. La vita monastica è governata dal principio-amore che si ritrova
nelle beatitudini come programma di vita per tutti.
La parola del santo Vangelo costituisce un punto centrale nell’esperienza
spirituale di San Benedetto. L’esperienza di San Benedetto, anche se lontana
da noi da diversi secoli, è sempre attuale: là dove c’è una identità fortemente
ancorata al Vangelo, che riconosce in Cristo Colui che va seguito e imitato,
questo non può che generare pace. Non può che generare una consapevolezza
di un discepolato che necessariamente vive di preghiera, cioè di incontro con il
Signore23.

CONCLUZIONE:
La parola di Dio costituisce un punto centrale dell’esperienza spirituale di San
Benedetto.
22
Cap. 4- Gli Strumenti delle buone opere

23
https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2022-07/11-luglio-festa-san-benedetto-europa-guerra-
ucraina-benedettini.html

14
La Regola di San Benedetto é uma sintesi di spiritualità Cristiana come
risultava dall’esperienza del vivere monástico dei primi secoli, redatta in diretivi,
norme e precetti qualli si trovano nel Vangelo, fusi sapientemente nel contesto
storico e culturale del suo tempo; per questo, alla purezza del Santo
Legislatore, sono unite alcuni elementi spirituali e giuridici legati al tempo e
quindi soggetti ad aggiornamenti.
Il tratto primo e costitutivo della preghiera in modo molto bíblico e espressa
anche dalla categoria dell’ascolto, in maniera molto accentuata nella RB
(“Ascolta, o figlio”...Prol.1)24; cercato da Dio ( Prol.14) e cercatore di Dio ( RB
58,7), il monaco ascolta con consapevolezza (Prol.9) la você del Signore che
risuona soprattutto nella Scrittura (Perol..8-13). La preghiera litúrgica è tutta
intessuta dalla Parola di Dio. Preparazione e prosseguimento dela preghiera
litúrgica e nutrimento dela preghiera personale e la lettura amorosa e pregata
della Bibbia, quale avviene nella “lectio divina”, alla quale SB da molta
importanza (RB.48; cf. Excursus sulla Lectio Divina).
Nella sua Regola, San Benedetto , riconosce il primato di Dio nella vita. La
Regola di san Benedetto non è altro che una sintesi della Sacra Scrittura. È la
Parola di Dio che si concentra nell’esperienza della sua vita e questa
esperienza viene codificata nella regola.
L'esperienza di Dio vissuta da san Benedetto rimane come regola e aiuto,
perché tutti i suoi discepoli possano raggiungere la perfezione, attraverso
l'unione con Cristo, che nulla deve venire prima (RB72,11).
La Scrittura è allo stesso modo un grande mezzo per conoscere Dio e i
personaggi biblici sono modelli per accrescere le nostre virtù.

NOTA BIBLIOGRAFICA

ANGELINI M.I., IL monaco e la Parola , Morcelliana, Brescia 1981.

24
Pro 4,20; - Figlio mio, f”a attenzione alle mie parole , porgi l’orecchio ai miei ditti; non perdeli mai di
vista, custodiscili nel tuo cuore..

15
AA.VV., La preghiera nella Bibbia e nella tradizione patristica e monastica, Ed.
Paoline, Roma 1964.

ANGELINI M.I., IL monaco e la Parola , Morcelliana, Brescia 1981.

BOKMANn, A. L’expérience de Dieu de la Règle de Saint Benoit, v.3, paris,


2015

CANTALAMESSA, R.Escuta! O que diz o Espírito à Igreja, in Boletin da AIM,


93,2008, p.52-59

Constituição Sacrosanctum Concilium. In Documentos do Concílio Vaticano II:


constituições, decretos, declarações. Petrópolis: Vozes, 1966. Declaração
Dignitatis Humanæ.

DE VOGUE’, A.La Règle de saint Benôit, Ed. Sources Cheretiennes


voll..7,Paris 1972-77

Fonte: http://digilander.libero.it/scuolaspiritualita/

Omelie su Ezechiele, I, X, 5, in Omelie su Ezechiele / 1, cit., p. 301.

CONC.ECUM.VAT.II, Costituzione Dogmatica “Dei Verbum” sulla divina


rivelazione, p.21

LECLERQ J., Cultura monastica e Desiderio di Dio, Sansoni, Firenzi 1965

16

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