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PONTIFICIO ATENEO SANT’ANSELMO

FACOLTÁ DI TEOLOGIA

La Vergine in Bernardo di Chiaravalle

Corso: 41007
Storia della teologia e dell’esegesi II A (secoli VII-XII)

Studente:
Oliveira Silva, Cleusiomar.
Matricola
12441.

Docente: Rivas

ROMA
Anno Accademico 2023
INDICE

1. INTRODUZIONE....................................................................................................................2
2. SAN BERNARDO E LA SUA FONTE
MARIOLOGICA.........................................................2
3. MARIOLOGIA DI SAN BERNARDO.................................................................................... 3
4. ALL’ORIGENE DEL CANTO, UN’ESPERIENZA DI
SALVEZZA.........................................4
5. LA BELLEZZA DI MARIA SPOSA E MADRE DI
DIO..........................................................7
6. LA BELLEZZA DI MARIA
MEDIATRICE..............................................................................9
7. IL CANTO A MARIA: FONTE DI DEVOZIONE E
D’IMITAZIONE.......................................12
8.CONCLUSIONE....................................................................................................................13
9.BIBLIOGRAFIA....................................................................................................................14

ABBREVIAZIONI
(Asspt.) In assumptione S. Mariae
(LVM) In laudibus Virginis Matris
(Nat BVM). Sermo in Nativitate B.V.M., De acquaeductu

1
1. INTRODUZIONE
L'ideologia del Medioevo è profondamente segnata dal cristianesimo e, nel XII secolo,
Bernardo di Chiaravalle ne è il più fedele rappresentante. Bernardo di Chiaravalle è autore di
numerosi scritti in cui sottolinea la dolcezza e la dedizione a Dio come entità di amore e
carità, ma si è distinto soprattutto per essere il grande promotore del culto e della
contemplazione di Maria, nonché l'autore della Regola per l'Ordine dei Cavalieri Templari 1.
Per l’abate di Chiaravalle la vita spirituale, infatti, è un cammino di amore che nasce in Dio
stesso ed è stato portato nel mondo con l’Incarnazione. L’uomo lo accoglie come dono, lo
vive e lo diffonde. Maria ha in questo mistero, evidentemente, il suo posto: Madre del Verbo
è, con il Figlio, al centro dell’opera della redenzione, dato che nessuno come Lei vi ha
partecipato in modo così intimo e totale. Dono di Dio, ella ha contribuito ad avvicinare l’uomo
a Dio.
A san Bernardo è, inoltre, attribuito il detto: «Ad Jesum per Mariam». Si arriva al figlio
Gesù attraverso la madre Maria. Quindi, come in vita san Bernardo ha declamato la bellezza
e la grandezza di Maria, così ora, in Paradiso, prega la Vergine come avvocata nostra,
perché Dante possa finalmente vedere Dio, dopo la fatica di quel lungo viaggio che dalla
selva oscura di Gerusalemme l’ha portato fino all’Empireo.
Si comprende allora come Bernardo abbia dedicato una profondissima meditazione sulla
figura e il ruolo della Vergine Maria, alla quale dedicò riflessioni di eccezionale valore.
“L’affettuoso amore del Cristo si è trasfuso nelle viscere di Maria, nelle quali la stessa Carità,
che è Dio, ha dimorato corporalmente per nove mesi” (Sulla Assunzione 1).2

2. SAN BERNARDO E LA SUA FONTE MARIOLOGICA


Così lo ha chiamato, papa Giovanni Paolo II, nella lettera per il IX centenario della
nascita di S. Bernardo, dal titolo: “Un maestro di amore incondizionato verso Cristo, verso la
Vergine e la Chiesa” del 20 Agosto 1990. E infatti occorre, innanzitutto, sottolineare che gli

1
Il termine Templari deriva dalla sede che l’ordine occupava: l’antica sede del tempio di Salomone a
Gerusalemme, concessa ai Templari da Baldovino II, il re del regno latino di Gerusalemma. Tale regno era nato
nel 1100.
2
Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate(Disc. nella domenica fra l’ottava dell’Assunzione.
2
scritti di Bernardo, così come quelli degli altri padri di Citeaux che hanno gettato le basi della
spiritualità cistercense, sono sostanzialmente l’espressione della personale esperienza degli
autori, ottenuta attraverso lo studio, la quotidiana lectio divina, l’assidua intima unione con
Dio.
Prima di proporre il loro insegnamento, essi lo hanno vissuto. Sono maestri di spirito, e i
loro scritti sono frutto di pulsioni interiori più che elaborati di menti raziocinanti. Invano, perciò,
si attenderebbe da loro un rigore teologico di tipo scolastico; è invece pienamente appagante
percepirne la musicalità e l’armonia di cui sono pervasi.
E, leggendo Bernardo, subito si coglie la sua tendenza a lodare piuttosto che spiegare:
egli ha insistito molto sulla devozione a Maria, sull’ammirazione, sulla lode. La sua fu una
devozione piena di fervore, ordinata soprattutto alla preghiera e alla contemplazione. In
questo fu geniale. Egli, infatti, non ha mai portato avanti la speculazione in rapporto ai misteri
nei quali Maria fu coinvolta, nè ha proposto temi nuovi; d’altra parte anche quando ha
affrontato temi teologici, lo ha sempre fatto piuttosto come monaco e non come un maestro.
Il papa Pio XII, in ricorrenza dell’ottavo centenario della morte di San Bernardo, nella
Lettera Enciclica Doctor mellifluus, del 24 maggio 1953, così scriveva: «Quasi tutta la sua
dottrina deriva dalla Sacra Scrittura. Accanto al Libro ispirato, altra fonte di Bernardo è la
dottrina dei Padri, quali testi della tradizione cattolica. «Dirò – dichiara – ciò che a me è
sembrato (sopra una questione), anzi, ciò che, prima di me, è sembrato ai Padri» 3 . In un altro
luogo testuale afferma: «È soltanto l'opinione dei Padri che noi poniamo come regola, sono le
loro parole che noi presentiamo, e non già le nostre»4 .

3. MARIOLOGIA DI SAN BERNARDO


Nel limitato numero dei suoi Sermoni sulla Vergine Madre, il «Dottore mariano» ci dà
una sintesi abbastanza esauriente della dottrina mariologica dei secoli che lo precedettero.
Per Bernardo Maria è la seconda Eva e come tale è la predestinata ad essere Madre di Dio,
Corredentrice del genere umano, Dispensatrice di tutte le grazie. Maria di Nazareth è, per
Bernardo, la eccelsa Madre del Figlio di Dio; la Vergine prudente, umile e casta; la Regina; la
Stella del Mare; la donna «degna di singolare ammirazione, venerabile al di sopra di ogni
donna, riparatrice dei progenitori, salvatrice dei posteri» (Sermone II, 3)5.

San Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) è stato uno dei più grandi innamorati della
Vergine Maria.
3
Hom. II super Missus est, 14; PL 183, 68.
4
Tract. de Baptismo, praef.; PL 182, 1031.
5
Giordano Nicola in Bernardo di Chiaravalle. Lodi alla Vergine Madre, a cura di Domenico Turco, Vivere in,
Roma 1991, pp. 5
3
Si racconta che Bernardo fosse così amante della Vergine Maria che, tutte le volte che
passava davanti alla sua immagine, la salutava dicendogli “Ave Maria”. Un giorno la Madonna
rispose all’invocazione di Bernardo con lo stesso saluto: “Ave, Bernardo”. Fin da fanciullo
infatti egli amò la Madonna con cosí tenera e filiale devozione, da meritare il titolo di “Dottore
mariano”. Gli scritti di Bernardo sulla Madonna non sono molti ma affettuosi e la esaltano
come Vergine Madre di Gesù, che egli chiama “mediatrice di grazie” (non riconosce la
dottrina dell’Immacolata Concezione). Si deve a lui l’introduzione nei monasteri cistercensi,
poi ripresa anche da altri ordini religiosi, di chiudere la giornata con il canto alla
Madonna. Sua è la preghiera del “Memorare piissima Virgo Maria”6, cara alla pietà popolare.

4.ALL’ORIGENE DEL CANTO, UN’ESPERIENZA DI SALVEZZA

6
Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito che qualcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia
implorato il tuo patrocinio e domandato il tuo aiuto, e sia rimasto abbandonato. Sostenuto da questa fiducia, mi
rivolgo a te, Madre, Vergine delle vergini. Vengo a te, con le lacrime agli occhi, colpevole di tanti peccati, mi
prostro ai tuoi piedi e domando pietà. Non disprezzare la mia supplica, o Madre del verbo, ma benigna ascoltami
ed esaudiscimi. Amen.
4
UMILE E ALTA PIU' CHE CREATURA

"Vergine madre, figlia del tuo Figlio,


Umile ed alta più che creatura,
Termine fisso d'eterno consiglio.

Tu se' colei che l'umana natura


Nobilitasti sì, che il suo Fattore
Non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore


Per lo cui caldo nell'eterna pace
Così è germinato questo fiore.

Qui se' a noi meridïana face


Di caritate; e giuso, intra i mortali,
Se' di speranza fontana vivace.

Donna, se' tanto grande e tanto vali,


Che, qual vuol grazia e a te non
ricorre,
Sua disïanza vuol volar senz'ali.

La tua benignità non pur soccorre


A chi domanda, ma molte fiate
Liberamente al domandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,
In te magnificenza, in te s'aduna
Quantunque in creatura è di bontate!

(Dante, Paradiso, XXXIII)

”Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura...” così comincia la
stupenda preghiera alla Vergine del Paradiso dantesco, che Dante mette sulle labbra di
Bernardo, eccellente teologo della vita mistica.
Il canto si apre con una lunga preghiera da San Bernardo che chiede alla Vergine di
intercedere per Dante, concedendogli di lasciarlo godere della sublime visione di Dio.
Canto XXXIII del Paradiso: trama e struttura
Vv. 1-39: L’invocazione alla Vergine di san Bernardo.
Vv. 40-66:
Intercessione della Vergine e inizio della visione divina.
Vv. 67-108:
Invocazione di Dante a Dio e visione dell’Unità dell’Universo.
Vv.109-126: Dante vede i tre cerchi, metafora del mistero trinitario.

5
Vv.127-138:
Dante vede una figura umana nel secondo cerchio, metafora
dell’incarnazione divina.
Vv.
Estasi mistica di Dante.
139.145:

Jean Leclercq, nell’introduzione generale alle Opere di San Bernardo, afferma:


«Ciò che è proprio di Bernardo, è una teologia che si può qualificare mistica, perchè fondata
su un’esperienza personale estremamente intensa ed elevata che, doni di scrittore e artista,
anch’essi raramente fusi a così alto livello, permettono di esprimere in una forma che concilia
perfettamente la verità e la bellezza, il fervore e la poesia, per la gloria di Dio».
Come è stato già detto, ciò che Bernardo scrive è profondamente radicato nella sua vita.
I suoi sermoni, le sue omelie, tutta la sua dottrina attinge dalla sua esperienza, al cuore della
quale si trova la profonda consapevolezza che egli ha della distanza che lo separa da Dio,
per la sua condizione di uomo peccatore ma, nello stesso tempo, la certezza dell’infinita
misericordia di Dio, che si è chinato su di lui, che si è fatto carne per salvarlo, trasformarlo e
condurlo verso la gloria della resurrezione.
È da questa profonda esperienza di miseria e misericordia, frutto del raccoglimento della
vita contemplativa, da questa certezza interiore della grazia operante nel suo intimo, che
scaturisce l’esigenza di Bernardo di lodare Dio, di ringraziarlo cantando i prodigi del suo
amore e le meraviglie da Lui compiute.
Il canto di Bernardo esprime la gioia di vivere sotto il sole della redenzione,
l’ammirazione e la riconoscenza nei confronti del Verbo che si è fatto carne, il cui splendore
illumina tutta la storia dell’uomo redento. A questa lode Maria si trova associata in modo
inscindibile, poichè, secondo Bernardo, «quando onoriamo il Figlio non cessiamo di
glorificare la Madre» (LVM 4,1)7.
Egli, infatti, non considera mai Maria separatamente dal suo Figlio: per questo quando lui
canta Maria, non perde mai di vista la totalità del disegno di salvezza in cui lei si trova
avvolta. È lei infatti il fiore da cui è venuto il frutto della nostra salvezza; e la particolare
sensibilità di Bernardo verso il mistero del Natale è espressione proprio del suo amore nei
confronti dell’umanità di Cristo, del Verbo fatto carne e di colei che lo ha rivestito di carne
perchè ci potessimo unire alla sua divinità.
All’interno di questo disegno di salvezza, Maria è, per il teologo dell’Incarnazione, così
come è stato definito Bernardo, la creatura saggia: spesso fa riferimento a lei come casa

7
(LVM) In laudibus Virginis Matris
6
della divina Sapienza (Sermone LII); è anche la creatura libera: egli sottolinea la sua libera
decisione nel momento dell’Annunciazione: «Credi, confida, accetta!» (LVM 4,8)8.
Bernardo, tra l’altro, è consapevole della costitutiva limitatezza del linguaggio per
esprimere il mistero di Maria, in cui tutto, perfino le virtù comuni, divengono singolari (Asspt.
4,6):«Quale lingua, fosse pure angelica, potrebbe cantare degnamente le lodi della Vergine
Madre, madre non di uno qualunque ma di Dio?» (Asspt 4,5). Egli si sente indegno di
cantarla: sa che «le sue labbra come quelle di Isaia, devono essere purificate non già da un
carbone ardente ma da un enorme globo di fuoco che sia sufficiente a bruciare
completamente la ruggine, molta e spessa, dalla mia bocca libidinosa» (LVM 3,1).
Ma la sua fervente devozione e amore lo spingono a lodarla, malgrado ogni limitatezza.
E così egli partecipa alla lunga lode che si distende attaverso i secoli, alla voce dei patriarchi
e dei profeti, (Asspt 8) e alla voce dei padri che l’hanno preceduto (LVM 4,11); nella sua lode
gioiosa vuole anche coinvolgere i progenitori, Adamo ed Eva, perchè lei che offre il cibo della
vita è la «Vergine che tutti devono ammirare, più di tutte degna di tutti gli onori» (LVM 2,3).
Nelle Lodi alla Vergine Madre, il suo linguaggio si accende in una concentrazione
d’immagini proprio per esprimere il mistero che avvolge Maria, conferendole la sua singolare
bellezza. Maria è il roveto ardente che arde senza bruciare (Es 3,2), il vello di Gedeone
irrorato di rugiada (Gdc 36-40), la verga di Aronne che fiorì senza essere mai innaffiata (Nm
17,23).
Quando lui parla della Vergine, allo scopo di arricchire la sua esperienza spirituale che
vuole comunicare ai suoi interlocutori di ogni tempo, egli rompe gli schemi dell’esegesi e il
suo stile diventa vera poesia: non solo la descrive ma dialoga con lei come fosse suo
contemporaneo, l’interroga, la loda, la prega.
Il modo suo originale di avvicinare la Madonna deriva dal fatto che dinanzi al suo mistero,
il suo animo contemplativo e il suo amore filiale e riconoscente s’intrecciano e gli fanno
scorgere, nella sua femminile bellezza, l’immagine della Sposa Madre e la Mediatrice di ogni
grazia. Per San Bernardo la belleza è annanzitutto una realtà di ordine spirituale, in cui Dio é
la bellezza per eccellenza e la creatura ne diventa partecipe nella misura in cui aderisce a
Dio9.

5. La bellezza di Maria Sposa e Madre di Dio

8
(LVM) In laudibus Virginis Matris

9
«Beata la mente che si riveste di questo splendore di purità e di quel certo manto candido di innocenza che le
conferisce la gloriosa conformità non con il mondo, ma con il Verbo del quale si legge che è candore della vita
eterna,splendore e figura della sostanza di Dio» (Super Cant., 85,4,11).
7
Per Bernardo, di tutte le qualità dell’anima, il Verbo ne desidera solo una, la bellezza a
cui deve tendere l’anima umana chiamata all’unione con Lui. Dio è la bellezza per eccellenza
e la creatura ne diviene partecipe nella misura in cui aderisce a Dio.
E ciò in Maria si realizza pienamente: nessuna creatura, infatti, più di lei è stata chiamata a
rivestirsi di bellezza, a partecipare della bellezza del Verbo. E Bernardo canta la bellezza di
Maria, che è radicata nel mistero dell’Incarnazione, centro della storia redentrice e umana.
Se Maria è resa partecipe della bellezza divina, se, come dice Bernardo, «è ornata con le
gemme delle virtù (la verginità per essere santa nel corpo e l’umiltà perchè lo fosse anche
nell’anima), se ella è splendente del duplice ornamento del corpo e dell’anima, se è
conosciuta nei cieli per la sua magnificenza e bellezza», se «provocò su di sé lo sguardo
degli abitanti del cielo così da piegare anche l’animo del Re al desiderio di lei e far sì che a lei
dall’alto venisse mandato il celeste messaggero» (LVM II,2) è perchè Dio l’ha chiamata ad
essere sua Sposa e Madre.
Nelle Lodi alla Vergine Madre, Maria è presentata come la donna amata, la creatura di
cui Dio si è innamorato e di cui aspetta con ansia il consenso:
«O Vergine, dà subito la tua risposta. O Signora, pronuncia la parola che aspettano la terra, e gli inferi,
e i cieli. Lo stesso Re e Signore di tutte le cose, così come ha desiderato la tua bellezza, così anche
sospira una tua risposta affermativa: in questa risposta appunto egli ha inteso salvare il mondo. A Lui
sei piaciuta quando stavi nel silenzio, a lui tanto più piacerai nella parola, dal momento che proprio Lui
ti chiama dal cielo: “O bella tra le donne, fammi udire la tua voce”» ((LVM 4,8).

Questa bellezza della Sposa proviene da Dio: «Il Creatore degli uomini, per diventare
uomo dovendo nascere dall’uomo, si dové scegliere tra tutte, anzi si dové creare una madre
siffatta, quale sapeva a sé convenire ed era certo gli sarebbe piaciuta» (LVM II,1); poi
innamora Dio e lo attrae potentemente sulla terra, facendo sì che Dio s’incarni.
La prima virtù che l’abate di Chiaravalle esalta in Maria è l’umiltà, cioè l’intima unione
dell’anima con la Verità; virtù principale, che coinvolge l’anima in tutte le sue capacità:
intelletto e volontà. Se l’umiltà attrae lo sguardo di Dio è perchè Egli può riempire liberamente
con la sua grazia, il cuore che liberamente si riconosce privo di ogni merito.
Perciò Maria è il tesoro di Dio; così afferma Bernardo: «Dovunque ella si trovi, là è il cuore di
Dio: i suoi occhi sono fissi su di lei, ovunque guarda all’umiltà della sua serva» (Annunt
3,7)>>. L’umiltà di Maria coinvolge anche la sua corporeità poichè la bellezza dell’anima è
chiamata a riflettersi nel corpo: la grazia divina che riempie la sua anima e che coinvolge il
suo cuore, la sua memoria, i suoi pensieri, si esprime nell’offerta che con singolare libertà di
spirito, fa di sé a Dio. E la sua verginità è il riflesso appunto di questa verità, libertà, bellezza
interiore che l’umiltà e la carità fanno risplendere nel suo cuore: l’integrità del corpo è il segno

8
dell’integrità del suo spirito, oltre che pegno della sua futura incorruttibilità ed esaltazione nel
cielo.
E così la Vergine umile e amante è tutta santa, nel corpo come nello spirito.
Ma la bellezza di Maria acquista particolare intensità in virtù della fecondità divina.
Per effetto della sua umiltà, ella non solo è riempita di grazia nel suo spirito ma è la stessa
pienezza della divinità che incomincia ad abitare in lei corporalmente, come non avvenne
mai: «In te sola, o Maria, il Re ricco, anzi ricchissimo, si fece povero, l’eccelso si umiliò,
l’immenso si fece piccolo e inferiore agli angeli; il vero Dio e vero Figlio di Dio si è incarnato»
(Ann 3,8).
Lo splendore inaccessibile di Dio si addentra nel suo seno verginale e la Parola diventa
incarnata e viva nelle sue viscere per opera dello Spirito Santo. In virtù dell’Incarnazione
inizia una compenetrazione fra Dio e Maria, fra natura umana e natura divina, che giungerà al
suo culmine nel momento dell’Assunzione, quando «si presenta ammantata di sole, lei che
ha penetrato l’abisso profondissimo della divina sapienza; cosicchè ella appare come
immersa in quella luce inaccessibile» (O Asspt3)10.
Ma già dal momento dell’Incarnazione lo splendore del Figlio illumina Maria di luce nuova
in quanto la verginità con la maternità e la maternità con la verginità, sono come due stelle
che si illuminano a vicenda. Con la nascita del Figlio, Maria diventa la fulgida stella che
emette il suo raggio senza corrompersi: come la stella, concepisce e poi partorisce il Figlio di
Dio senza infrangere la sua integrità. Questa fecondità verginale e questa verginità feconda è
il privilegio di Maria che non le sarà mai tolto.
Quindi la bellezza di Maria è contemporaneamente effetto e motivo dell’incarnazione: Dio
prepara colei che sarà sua madre e questa sua bellezza lo attrae con tanta forza che Egli
esce dal seno trinitario per incarnarsi nel seno di Maria. Il silenzio e lo splendore del cielo è
ritrovato da Dio nel silenzio e nella bellezza di Maria fedele e amante: «Nell’anima di Maria
Dio si pasceva come tra una moltitudine di gigli. E non sono forse altrettanti gigli la sua
splendida verginità, la sua insigne umiltà e la sua eccellente carità?» (Nat BVM 18)11.
Ma l’Incarnazione è anche fonte di bellezza in quanto dona a Maria una particolare
partecipazione alla missione del Figlio. Con l’Incarnazione incomincia non solo l’addentrarsi di
Dio nell’ambito dell’umano, ma anche l’innalzarsi dell’umano nel divino.
Proprio perchè Maria ha accolto il Figlio nel suo seno, il Figlio accoglie la madre nel seno
della Trinità. Questo è il significato dell’Assunzione di Maria: «Veramente beata è Maria sia
quando riceve il Salvatore, sia quando è da lui ricevuta» (Asspt 1,4).

10
(Asspt.) In assumptione S. Mariae
11
Sermo in Nativitate B.V.M., De acquaeductu
9
Maria assunta in cielo diventa la regina a cui non mancano né il potere né il volere di
distribuire i beni divini agli uomini (Asspt 1,2); diventa così sorgente di vita nuova per tutti
coloro che sono ancora pellegrini sulla terra, luce, guida, stella che conduce verso il porto di
Cristo.

6. LA BELLEZZA DI MARIA MEDIATRICE

La maternità spirituale di Maria santissima, fonda la sua mediazione universale


Nell’enciclica sul Corpo Mistico12 sottolinea il ruolo che riveste Maria nell’economia della
grazia. Lo stesso fa nell’enciclica sulla sacra liturgia13, dove sottoscrive la frase di san
Bernardo, secondo cui Dio «ha voluto che tutto noi avessimo per mezzo di Maria». Giovanni
XXIII (1958-1963) si serve di questa medesima frase quando esorta i congregati mariani alla
fiducia e alla devozione verso Maria santissima14.
Se le Lodi alla Vergine sono incentrate sulla dimensione sponsale e materna di Maria,
altre pagine dedicate alla Madonna come il Sermone sull’acquedotto o i sermoni in occasione
dell’Assunzione e dell’ottava dell’Assunzione, illuminano di più il rapporto di Maria nei nostri
confronti. Con umile realismo Bernardo osserva:
«Noi, tuoi poveri servi, godiamo insieme con te, per te, delle altre tue virtù, ma della tua misericordia
godiamo per noi stessi. Noi lodiamo la verginità, ammiriamo l’umiltà, ma più dolce, per noi miseri, è la
tua misericordia, quella misericordia che abbracciamo con più commozione, che ricordiamo con più
frequenza, che invochiamo con più insistenza. È questa infatti, che ha ottenuto la redenzione del
mondo intero, che ha impetrato la salvezza di tutti gli uomini» (Asspt 4,8).

Proprio perchè Maria è Sposa e Madre di Dio, perchè ha trovato grazia presso Dio e ha
meritato di concepire Colui che è il nostro Re, Maria è diventata la nostra Regina, la nostra
avvocata e mediatrice che ci riconcilia, ci raccomanda e ci presenta davanti al suo Figlio per
ottenere la nostra salvezza. Maria è la Regina Madre che ci ha preceduto in cielo e può
intercedere presso il Figlio in nostro favore. È la nostra avvocata poichè difende la nostra
causa di peccatori e di esiliati davanti al Giudice divino che è suo Figlio.
Maria, regina e avvocata, è anche mediatrice e questo in duplice senso: innanzitutto
come mezzo attraverso il quale il Cristo ci fu dato e inoltre come il cammino per il quale noi
dobbiamo andare al Figlio: «Per te, autrice benedetta di grazia, genitrice di vita, madre di

12
PIO XII, Enciclica Mystici Corporis, del 29-6-1943, in Maria SS., cit., pp. 276-277

13
IDEM, Enciclica Mediator Dei, del 20-11-1947, in Maria SS., cit., p. 311.

14
Cfr. GIOVANNI XXIII, in AAS 1960, p. 641.
10
salvezza ci sia concesso di andare al Figlio; per te ci accolga Colui che per te è stato dato a
noi» (De Adventu 2,5).
Dal momento dell’Incarnazione, tutti i doni che Dio Padre ha voluto comunicare agli
uomini ci giungono attraverso il suo Figlio e attraverso Maria che, in virtù della sua maternità
divina è collocata vicino a Dio, mentre per la sua umanità è vicino a noi: «Maria è posta tra
Cristo e la Chiesa» (O Asspt 5). Con un’espressione originale ed eloquente Bernardo chiama
Maria l’acquedotto: Dio è la vita eterna, Cristo, la fontana inesauribile che arrivò sino agli
uomini ed invase le piazze con le sue acque attraverso quell’«acquedotto che, ricevendo dal
cuore del Padre la pienezza della fonte stessa, ha dato a noi tale fonte» (Nat BVM 4).
La sommità di questo acquedotto trascende i cieli e si spinge fino alle fonti della vita
eterna, è pieno di grazia anche se non è la pienezza stessa, e lascia cadere «nei nostri aridi
cuori la grazia goccia a goccia» (Nat BVM 3).
Maria non si accontenta di essere la piena di grazia, vuole riversare la vita divina sul
genere umano: «Maria chiede a Dio una sovrabbondanza di grazia per la salvezza del
mondo» (Nat BVM 5). E proprio perchè è Madre dell’Unigenito, perchè portò nel suo grembo
la Carità che viene da Dio e rimase lei stessa ricolma di carità, «ottiene sempre quello che
domanda e non resta mai inesaudita» (Nat BVM 8). Bernardo afferma: «Sicuramente il Figlio
esaudirà la Madre, il Padre esaudirà il Figlio...Può forse il Figlio non accogliere la supplica
della Madre oppure non essere esaudito dal Padre? Assolutamente no» (Nat BVM 7).
E così «il Dio incomprensibile, inaccessibile, invisibile, ineffabile volle essere compreso,
visto, pensato» (In Nativitate,11) «per mezzo di Maria che diventa canale di grazia» (In
Nativitate,8). La grazia che Maria ottiene all’uomo viene incontro anche alle molteplici miserie
dell’esistenza umana ed è tutto un mondo di “grazie” che l’uomo può chiederle: non solo il
perdono dei peccatori, ma la salute dei malati, la consolazione degli afflitti, la forza per i
deboli, aiuto e liberazione per chi sta nel pericolo. Non c’è fragilità umana di cui Maria non si
prende cura. Non c’è spazio nè tempo che sfuggano all’azione di Maria, che esercita la sua
opera di mediazione con tutta la ricchezza della sua femminilità: è la donna forte dei Proverbi
che veglia per tutti, sempre attenta alle necessità altrui, la cui lucerna non si spegne di notte e
che a tutti offre latte e lana (OAsspt2).
D’altra parte Maria pone al servizio della sua mediazione tutta la sua dolcezza; in lei non
c’è niente di severo e con tutti è accogliente e clemente: «Se tu trovassi in Maria un qualche
segno d’irritazione, allora sì avresti ragione di aver paura di avvicinarti a lei. Ma se, come è in
realtà, tu troverai che tutto quanto riguarda lei è pieno di pietà e di grazia, di mansuetudine e
di misericordia, allora rendi grazie a Colui che con amabilissima condiscendenza, ti provvide
di una tale mediatrice degna della massima fiducia» (Asspt2).
11
L’uomo, nella sua condizione di esilio, «sulle rive del fiume di Babilonia» (Asspt1) può
essere fiducioso, perchè Maria lo accompagna in tutti i momenti della sua esistenza. Anzi, in
ogni avversità esteriore e in ogni conflitto interiore, l’uomo è chiamato ad invocare Maria:
«Oh, chiunque tu sei, tu che avverti che nel flusso di questo mondo stai ondeggiando tra
burrasche e tempeste, invece di camminare sicuro sulla terra, non distogliere gli occhi dallo
splendore di questa stella, senon vuoi essere sopraffatto dalle tempeste! Se si alzano i venti
della tentazione, se t’imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria.
Se l’ira e l’avarizia o le lusinghe della carne hanno scosso la navicella del tuo animo,
guarda Maria. Se turbato dall’enormità dei peccati, confuso dall’indegnità della coscienza,
impaurito dall’orrore delgiudizio di Dio, tu cominci ad essere inghiottito nel baratro della
tristezza, nell’abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle angustie, nelle
incertezze, pensa a Maria, invoca Maria. Non si allontani dalla tua bocca, non s’allontani dal
tuo cuore. E per ottenere il suffragio della sua preghiera, non abbandonare l’esempio della
sua vita raccolta in Dio» (LVM 2,17)15.
Bernardo profondo conoscitore degli abissi del cuore dell’uomo, fragile e peccatore, sa che
solo la grazia divina può venirci in aiuto. E la grazia, nel disegno di Dio, ci giunge per mezzo
della Vergine Maria.

L a bellezza di Maria Sposa e Madre di Dio


L'incarnazione fondamento della bellezza di Maria

Bella nell'anima e nel corpo


L'umilta e il suo amore coinvogono anche Per Bernardo la bellezza è innanzitutto di
la sua corporeità ordine spirituale

La bellezza di Maria mediatrice


Bernardo profondo conoscitore degli abissi la mediazione di Maria accompagna l'uomo
del cuore dell'uomo... in tutti i momenti della sua vita.

7. IL CANTO A MARIA: FONTE DI DEVOZIONE E D’IMITAZIONE

15
In laudibus Virginis Matris II,17).
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Bernardo, il cantore di Maria, anche cos’ì è stato definito, non vuole lodare e ringraziare
Dio per la sua opera di redenzione e per la bellezza unica di Maria da solo, ma vuole
suscitare nei cuori altrui un’esperienza simile alla sua, affinchè, altre voci ugualmente amanti
si associno alla sua. Egli sa non solo quanto sia necessario all’uomo invocare l’aiuto di Maria,
posta da Dio nel nostro cammino perchè lei lo renda più luminoso, più sicuro, più facile; ma
sa anche che la lode ottiene nuovi benefici e nuovo aiuto (NatBVM 15) in quanto suscita
l’imitazione di colei che viene lodata e contemplata.
Egli vede nella lode, nella contemplazione, nell’invocazione di Maria un principio
d’imitazione delle sue virtù che sono il riflesso di quelle del Figlio: «Maria è il modello che
dobbiamo seguire per diventare come lei, tramite l’esercizio delle virtù, “casa della divina
sapienza» (Serm. S.Maria 3).
Il discorso dell’imitazione di Maria si fa elevato quando il santo abate di Chiaravalle invita
a maggiore contemplazione: «O uomo, impara ad essere obbediente; o terra impara ad
essere soggetta; o polvere impara ad essere sottomessa...arrossisci, superba cenere! Dio si
umilia e tu ti esalti?» (Sermone 1,8). Risonanza cosmica, poi, ha il “correte” con il quale
Bernardo invita tutti a correre incontro alla Madre di Dio (Sermone II,2).
Così Maria nella vita del cristiano e della Chiesa è chiamata ad essere amata, imitata e
accolta per diventare anche noi, come lei e per mezzo di lei, canale di vita, acquedotto che
irrora la terra e luce che l’illumina: «Togli Maria, questa stella del mare, mare particolarmente
grande e immenso e che cosa ci rimarrà se non nebbia e ombre di morte e tenebre
fittissime?» (Nat BVM,6).

8. CONCLUSIONE

Il papa Benedetto XVI ci presentava così Maria: «nel suo credente essere di fronte
all’appello di Dio, come rappresentante della creazione da lui interpellata e della libertà della
creatura che nell’amore non svanisce ma si realizza». Quella spirale di amore nella quale
entra la persona quando acconsente ad incontrare in Cristo, l’amore infinito e gratuito di Dio,
da riamare per sempre.
E Bernardo ci testimonia che tutta la nostra umanità trova unità e pienezza nel rapporto
d’amore con il Verbo incarnato perchè, come in Maria, e attraverso Maria, la Chiesa, tutta la
nostra umanità è diventata lo spazio di questa relazione.
Dal grande mistero di Dio, l’Uno e il Tutto, nel quale il tutto prende vita, converge e si
ritrova nell’unità; dal singolare mistero di Maria, la Umile-Vergine Madre, riceve luce
particolare anche il mistero dell’uomo che deve lasciarsi permeare, travolgere dal mistero di
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Maria per rallegrarsi, correre, imitare la Vergine. Infatti, il fiat di Maria, il suo assentire allo
Spirito, incarna in lei il Verbo compiendo il disegno del Padre e consente ad ogni cristiano di
ripetere per sè lo stesso fiat, che rende un’esistenza spazio d’incontro con Dio, grembo in cui
Egli rinnova il suo mistero.
Giovanni Paolo II, sempre nella lettera su citata, aggiunge: «Oggi, alle soglie del terzo
millennio, in questo tempo pieno di inquietudine, di difficoltà, così bisognoso di salvezza, la
Chiesa e ogni cristiano sono chiamati ad essere partecipi dell’esperienza mariana di
Bernardo e a guardare, come lui, con fiducia e amore, Maria. A lodarla e supplicarla ci può
essere d’esempio il fedele Bernardo16».

9. BIBLIOGRAFIA

1-Opere di San Bernardo


2- Giordano Nicola in Bernardo di Chiaravalle. Lodi alla Vergine Madre, a cura di Domenico
Turco, Vivere in, Roma 1991, pp. 5-18
3- I. BIFFI, La poesia e la grazia nella Commedia di Dante, p. 72.

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GIOVANNI PAOLO II, Un maestro di amore incondizionato... , n. 7.
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