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Corso: 54045

Il pensiero monastico negli scritti di S. Agostino: il suo contesto storico,


significato teologico e recezione culturale.
Docente: B. Sawicki
Studente: Oliveira Silva, Cleusiomar. Matricola: 12441.
“UN CUORE SOLO E UN’ANIMA SOLA”
UN ANTIDOTO ALL’INDIVIDUALISMO
VITA COMUNITARIA IN SANT’AGOSTINO

INTRODUZIONE:

È questo infatti il tema di fondo degli otto capitoli della Regola di Agostino:
«La prima cosa per la quale siete stati riuniti è che viviate unanimi nella casa e
che abbiate un solo cuore e un’anima sola protesi verso Dio» (Prologo. 1,2).
La visione che Agostino ha della vita cristiana e della vita comune non
affonda quindi le sue radici in una qualche dottrina filosofica e neppure in una
sua personale esperienza psicologica. Essa ha un radicamento evangelico,
scaturisce dalle parole stesse di Gesù.
La Regola, scritta da sant’Agostino intorno all’anno 397, in confronto ad
altre regole di vita, é um testo relativamente símplice, contenendo solo 49
paragrafi.
Non ci interessa qui approfondirla nei suoi dettagli, cosa che richiederebbe
un grande sforzo ermeneutico, ma cogliere il cammino che propone e che ci
aiuta a comprendere il valore della comunità per sant’Agostino.

Parole chiavi: comunità, cuore, anima, comunione, preghiera, amore, carità.

VITA COMUNITARIA: UN IDEALE A PARTIRE DALLA VITA


C’erano altre cose dei miei amici che mi attraevano e mi affascinavano: ad
esempio: parlare e ridere insieme; condividere momenti di svago; la lettura dei
buoni libri; fare battute e lodi reciproche; a volte eravamo in disaccordo senza
rancore. E proprio dell’essere umano essere in disaccordo con se stesso e con
l’altro. E questo aiuta l’uomo a crescere e anche impariamo a conoscere noi
stessi e gli altri. Delle volte capita che sentiamo anche la non presenza dell’altro
quando è assente e ci ricorda il bello e il buono di quello amico. Infatti quando
poi ritorna in mezzo a noi siamo felici di rivederlo. Con questi gesti e altri simili

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che scaturiscono dal cuore di chi ama e sono amati, che si manifestano dal
viso, dalla bocca, dagli occhi e da mille altre piacevoli espressioni, come fa il
fuoco con il combustibile, le anime si fondono e molte diventano una.
( Confessioni IV 8,13)
Quella vita condivisa diventa, a sua volta, il modus vivendi per coloro che
desideravano seguire le sue orme. Il proggeto monastico agostiniano, che ne
derivò, differì dal modelo eremitico, isolato, e assumendo caratteristiche
cenobitiche, cioè comunitarie. Un breve sguardo alla sua traiettoria ci aiuterà a
comprendere meglio questa ricerca di Dio in comunità.
Sempre a Milano, poco dopo dalla sua conversione, Agostino pensò di
vivere con i suoi amici in comunità, alla ricerca della sapienza divina. (Cf.
Confessioni VI,14,24). Questa esperienza, all’inizio, non ebbe molto sucesso.
Tuttavia, senza rinunciare a questo progetto, in seguito, per nove mesi,
dall’agosto 386 all’aprile 387, Agostino fece la sua preparazione al battesimo a
Cassisaco, vicino a Milano, insieme alla madre, al figlio Deodato, al fratello
Navigio e a pochi altri parenti e amici, vivendo un ritmo di vita monastica che
consisteva nella preghiera, nel lavoro, dallo studio, dalla lettura della Bibbia,
ecc.
Nel 388, tornato a Tagaste, Agostino si ritirò con il figlio e gli amici in un
luogo fuori città e vi transcorse tre anni di vita religiosa, senza però cessare di
svolgere attività pastorale, soprattutto scrivendo per gli estranei.
Trasferitosi a Ippona nel 391, viene nominato presbítero. Tuttavia continua
a vivere da religioso, fino ad aprire una comunità per laici, avendo sempre
come ideale la Comunità di Gerusalemme, comunità descritta negli Atti degli
apostoli. Nel 395/396 Agostino fu fatto vescovo e, per non turbare il ritmo della
comunità, si trasferì nella sede episcopale, formandovi una nuova comunità con
i suoi sacerdoti e ministri. Questa voglia di vivere sempre in comunità anche da
vescovo ci fa capire quanto Agostino ci teneva di vivere in comunità.
La comunione è stata l’ideale dei primi cristiani, ed egli lo fece diventare il
suo progetto di vita e il suo ideale. È proprio in questo periodo che Agostino ha
scritto la Regola di vita, che viene seguita fino ad oggi da innumerevoli famíglie
religiose e laici. Affrontandola, potremo indubbiamente raccogliere un po’ di
luce per affrontare il male dell’individualismo, riscoprendo la bellezza della vita
comune.

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LA REGOLA D’ORO: RISCOPRIRE IL VALORE DELLA COMUNITÀ

Nella Regola, sant’Agostino parte da un principio fondamentale che è


quello dell’amore: “Amate prima di tutto, cari fratelli, Dio e poi il vostro prossimo,
perchè questi sono i comandamenti principali che ci sono stati dati”1.
Da questo nucleo fondamentale si rivela lo scopo della vita in comune: “In
primo luogo - poichè vi siete riuniti in comunità per questo scopo- abitate
insieme in casa e abbiate un’anima e un cuore solo orientati verso Dio”2.
Schema di vita comunitária che la Regola presenta nel suo primo capítolo:

AMORE

Il motivo per Base


cui vi siete materiale
insieme
COMUNIONE DI
UN CUORE SOLO BENI E
E UN'ANIMA
SOLA DISTRIBUZIONE
PROPORZIONALE

ONORARE DIO
L'UNO UMILTÀ
NELL'ALTRO

Base
Atteggiamento spirituale
fondamentale

1
Regola 1
2
Regola 1,3

3
L’amore è um filo conduttore a cui Agostino ritorna continuamente nel suo
pensiero, infatti scrive: "Il Signore vi conceda di osservare queste norme con
amore, come innamorati della bellezza spirituale ed esalanti dalla vostra santa
convivenza il buon odore di Cristo, non come servi sotto la legge, ma come
uomini liberi sotto la grazia"3.
A proposito di questo tema Sant’Agostino scrisse questa celebre frase:” Ama e
fa’ ciò che vuoi”; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per
amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona
per amore; sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può
procedere se non il bene.

COMMENTO AL SALMO 132

Ancora più intensamente il concetto viene espresso nel commento al salmo


132. “Queste parole del salterio “Guardate com’è buono , com’è piacevole per i
fratelli vivere insieme in unità”. Questa dolce armonia, questa melodia soave
tanto a cantarsi quanto a considerarsi con la mente, hanno effettivamente
generato i monasteri.
Nel cenobitismo agostiniano una nota di profonda umanità e una vena
perenne di freschezza: l'una proviene da un'esigenza di amicizia, che dominava
il cuore di Agostino; l'altra dal ricordo della prima comunità cristiana. Queste
furono le ragioni che lo spinsero alla decisione. Un desiderio di amicizia che ha
tormentato il suo cuore non meno della ricerca di Dio.
Il Salmo 132 celebra la bellezza del vivere insieme, con le immagini
bibliche dell’olio profumato che scende sulle vesti e sulla barba sacerdotale di
Aronne. Vivere nell’unità dei cuori appare come una effusione di bellezza di
profumo di gioia di beatitudine. S. Agostino commenta questo Salmo, e applica
l’immagine dei fratelli che “vivono insieme” sul modello delle prime comunità
cristiane, alle comunità monastiche.
Sant’Agostino vede il contenuto del salmo 132 come raffigurazione della
vita monastica che nasce proprio da Cristo stesso che è rappresentato dal capo
di Aronne sacerdote. La benedizione, i doni dello Spirito Santo escono proprio

3
cap.8, 48

4
da Gesù Cristo e scende nella Chiesa tramite gli apostoli che hanno sopportato
e vinto la persecuzione compresi altri primi martiri come Santo Stefano.

Dagli apostoli tutti i doni dello Spirito Santo passano alla Chiesa
rappresentata dalla veste sacerdotale di Aronne. Immagine della veste che
viene sempre lavato, stirato come immagine delle persecuzioni subite dalla
Chiesa stessa.

Dov’è la comunità monastica? L’orlo della veste. Per Sant’Agostino la vita


monastica rappresentata dall’orlo del cappuccio dove passa la testa (anche la
barba). Così l’unità dei fratelli nella comunità fa passare bene la testa, fa
passare tutti i doni del capo. La vita monastica come esempio di unità della
Chiesa per far passare Cristo, per ricevere tutti i doni dello Spirito Santo
nell’unità.
L’Hermon: lume posto in alto - Cristo è sempre la luce della vita monastica.
Così la rugiada è dono dall’alto, non nata dalla terra ma dall’aria che dona
freschezza alla terra o alla pianta. Questi doni dall’alto continuano a scendere
sui monti di Sion, simbolo dei grandi personaggi e per la Chiesa sono gli
apostoli e i perfetti che adempiono perfettamente i comandamenti di Cristo.
Nella perfetta unità, la comunità è diventata il luogo della benedizione del
Signore per sempre. Unità dell’orlo, l’unità della comunità si realizza
nell’adempimento della legge di Cristo «sopportate gli uni i pesi degli altri e così
adempirete perfettamente la legge di Cristo» (Galati 6,2)
La perfetta unione della vita monastica è luogo della benedizione, da
questa luogo di benedizione passa tutti i doni di Cristo per la Chiesa nell’unità.

MOTIVAZIONE BÍBLICA:

Cominciamo subito a trovarci nell’elemento specifico agostiniano. La


ragione biblica risiede nel fatto che la primitiva comunità di Gerusalemme ha
attuato il suo ideale attraverso la vita comune. Abbiamo due testi negli Atti degli
Apostoli, uno dei quali (Atti 4, 32) è stato esplicitamente citato nella Regola
agostiniana e messo a base della Regola stessa:« ...e la moltitudine dei fedeli

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aveva un cuor solo ed un’anima sola in Dio e nessuno possedeva alcunché in
particolare»(At 4,32-35).
Non dite di nulla: E' mio, ma tutto sia comune fra voi. Il superiore
distribuisca a ciascuno di voi il vitto e il vestiario; non però a tutti ugualmente,
perché non avete tutti la medesima salute, ma ad ognuno secondo le sue
necessità. Infatti così leggete negli Atti dagli Apostoli: Essi avevano tutto in
comune e si distribuiva a ciascuno secondo le sue necessità. Chi, da secolare,
possedeva dei beni, entrato che sia nel monastero, li trasmetta volentieri alla
Comunità. Chi poi non ne possedeva, non ricerchi nel monastero ciò che
nemmeno fuori poteva avere.
Tuttavia si vada incontro ai bisogni della sua insufficienza, anche se,
quando egli si trovava fuori, la sua povertà non era neppure in grado di
procurargli l'indispensabile. Solo che non si ritenga felice per aver conseguito
quel vitto e quelle vesti che fuori non si poteva permettere”. (Regola 1,4-8)
In questo testo c’è un concetto spirituale: comunione dei cuori; ed uno
organizzativo: comunità della vita. L’altro testo (Atti 2, 42-47), non meno
importante, descrive la comunità di Gerusalemme. Dopo il discorso di Pietro, il
giorno di Pentecoste, narrato in Atti 2,1-11 i destinatari sono presentati insieme
nel medesimo luogo, segno di unità che sarà sancita e stabilizzata dal dono
dello Spirito. Nel ”tutti” dobbiamo comprendere i centoventi discepoli riuniti con
gli apostoli e le donne. Lo Spirito consacra una unità che bandisce ogni
esclusione o discriminazione.

CONCLUSIONE:
Il carisma agostiniano si reassume nell’amore incondizionato di Dio, che
unisce le anime e i cuore nella vita comunitária, e che orienta tutti gli uomini a
riunirli e unirli in Cristo nella Chiesa.
La prima comunità di Gerusalemme è il modello che S. Agostino desidera
imitare e matura in direzione di questo ideale. Per questo motivo egli dà
un’interpretazione del concetto “un cuore solo e un’anima sola” in continuità con
la tradizione monastica che lo precede: chi raggiunge la semplicità del cuore ,
attraverso il distacco dalle cose temporali, e si consacra interamente a Dio,
percorre il cammino dell’unificazione del cuore e dell’anima. Si tratta dell’unità
interiore della persona, considerata individualmente. Successivamente però

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“l’unità del cuore” riceve dal santo ipponense un’altra spiegazione, perché viene
considerata in relazione alla vita comunitaria: si passa cioè a parlare di unità fra
molte persone. L’amore reciproco diviene l’obiettivo dominante e primario.
La ricerca di Dio non è solitária: ma si raggiunge insieme. Tutto viene
messo in comune, sia la parte spirituale, che materiale, e si finisce per
condividere i momenti belli e quelli dolorosi, le preocupazioni e le gioie, la
speranza e la fiducia in Dio, vedendo in essi il dispiegarsi di um disegno
d’amore piu grande di noi.
Di qui l’atteggiamento fondamentale di coloro che hanno scoperto il valore
della comunità cioè onorare Dio gli uni negli altri, di cui siamo stati fatti tempio
(Reg 9). Ora, vivendo in uma società che proclama un individualismo
competitivo e consumistico, ci sembra attuale il consiglio-provocazione di
Agostino: «Chi vuole farsi dimora del Signore non deve gioire dei propri beni,
ma del bene comune»4.
L’amore proviene da Dio e a Dio ci unisce: mediante questo processo
unificatore, che supera le nostre divisioni, diventiamo uno, fino a quando Dio
sarà tutto in tutti (cf. 1Cor 15, 28).
Preghiamo con Sant’Agostino:

L’ A M O R E È T U T TO
Se tacete, tacete per amore. Se parlate, parlate
per amore.
Se correggete, correggete per amore.
Se perdonate, perdonate per amore.
Sia sempre in voi la radice dell’amore,
perché solo da questa radice può scaturire
l’amore.
Amate, e fate ciò che volete.
L’amore nelle avversità sopporta,
nelle prosperità si modera,
nelle sofferenze è forte,
nelle opere buone è ilare,
nelle tentazioni è sicuro,
nell’ospitalità generoso,
tra i veri fratelli lieto,
tra i falsi paziente.
E’ l’anima dei libri sacri,
è virtù della profezia,
è salvezza dei misteri,
4
Clodovis. La via dela comunione dei beni, p.51

7
è forza della scienza,
è frutto della fede,
è ricchezza dei poveri,
è vita di chi muore.
L’amore è tutto.

Sant’Agostino

NOTA BIBLIOGRAFICA

[1] ROSELLÓ, Francesc Torralba. El valor de la comunidade a luz del espíritu


agustiniano. In: ROSELLÓ, Francesc Torralba; GUAITA, Carmen; VIVES,
Narcís. El valor de lo comunitário em la escuela agostiniana. Madrid:
Federación Agustiniana Española, p. 31. (Tradução nossa)

[2] Agostino, Regola, 1,2, in Regole monastiche d’occidente, Qiqajon, Magnano


1989.

[3] BOFF, Clodovis. La via dela comunione dei beni: la regola di Sant’Agostino.
Assisi, cittadella, i991, p. 51-69.

[4] G. Pagano, La vita monastica in S. Agostino. Commento al salmo 132,


tesi di licenza Istitutum patristicum augustinianum.
[5] La Bibbia di Gerusalemme. São Paulo: Edizioni Dehoniane Bologna,
2009.

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