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Tecn 1901
Tecn 1901
La buona esecuzione delle opere in c.a. dipende principalmente da un’accurata scelta dei
materiali di composizione del conglomerato e dal loro proporzionamento.
Centrale di betonaggio
per il confezionamento
del calcestruzzo
Il calcestruzzo armato
Il cemento si presenta come una polvere che, mescolata con acqua, produce una massa
(pasta di cemento) facilmente modellabile.
Nel giro di qualche ora, la pasta di cemento si rapprende (fase di presa), e nel giro di un
giorno, assume la rigidità tipica di una pietra naturale.
Cementificio
Il cemento
In ogni singolo paese, non tutti i 25 tipi vengono prodotti, per mancanza locale di alcuni
ingredienti o per mancanza di una tradizione preesistente.
Analogamente, non tutte le 6 classi di resistenza sono sempre disponibili per i vari tipi di
cemento, spesso per oggettive difficoltà tecniche a produrre o impiegare alcune classi di
resistenza di determinati tipi di cemento.
Il cemento
Il cemento fondamentale è costituito dal cemento Portland, che si ottiene dalla cottura di
un’opportuna miscela di terre naturali e/o artificiali (calcare, argilla, etc.) e dalla successiva
macinazione del prodotto della cottura (clinker di cemento Portland).
Poiché il clinker da solo presenterebbe dei limiti pratici di impiego nella miscelazione con
acqua (presa troppo rapida e conseguente difficoltà di trasporto e messa in opera), esso
viene macinato con un determinato quantitativo di minerali solfatici (gesso: carbonato di
calcio e/o solfato di calcio, o anidrite: solfato di calcio anidro), nella misura del 4-6%, con
funzione di regolatori di presa. La miscela di clinker e gesso o anidrite è quella che viene
denominata “cemento Portland”.
Gli inerti, denominati anche “aggregato”, sono l’insieme dei materiali lapidei che
costituiscono l’ossatura del conglomerato, mentre la pasta cementizia (cemento + acqua)
è il legante, che conferisce proprietà coesive al conglomerato.
In generale sono: a) ghiaie e sabbie alluvionali estratti da letti di fiumi o da cave; oppure b)
pietrischi e sabbie provenienti dalla frantumazione di rocce.
L’inerte deve essere bene assortito dal punto di vista granulometrico, in modo tale che i
granuli più fini si possano allocare nei vuoti interstiziali presenti tra quelli dei granuli più
grossi.
Gli inerti
Ciò contribuirà alla formazione di uno scheletro di elementi lapidei con un contenuto di
vuoti interstiziali relativamente modesto. Questi vuoti saranno poi riempiti dalla pasta di
cemento che, una volta indurita, trasformerà gli inerti in un conglomerato monolitico.
La riduzione dei vuoti comporta non solo un aumento della resistenza, ma anche un
aumento del modulo elastico e una diminuzione di ritiro e viscosità.
La massima densità possibile del conglomerato si realizza con il minor contenuto di vuoti
interstiziali tra i singoli granuli. A tal fine, la curva granulometrica del sistema cemento +
aggregato deve soddisfare l’equazione di Fuller e Thompson:
d
P = 100
D
Distribuzione teorica
di Fuller e Thompson
Fuso granulometrico
Gli inerti
copriferro
d
P = A + (100 - A)
D
Non tutti gli inerti, siano essi naturali o provenienti da roccia frantumata, sono idonei alla
produzione del calcestruzzo; in particolare, devono essere assenti sostanze nocive alla
durabilità del calcestruzzo stesso: cloruri, solfati, silice alcali-reattiva, limi argillosi,
sostanze organiche.
Deve inoltre essere assente il comportamento gelivo degli inerti, cioè la caratteristica di
frantumarsi quando, dopo essere stati saturati con acqua, sono esposti a temperature che
favoriscono la formazione del ghiaccio.
Acqua
Ciò che penalizza la resistenza meccanica e la durabilità del calcestruzzo non è tanto
l’eccessiva quantità di acqua in assoluto, ma piuttosto un eccessivo rapporto tra la
quantità di acqua (a) e quella di cemento (c).
Quando aumenta il rapporto a/c rispetto a quello stechiometrico (rapporto necessario per
la reazione di idratazione del cemento), una parte dell’acqua in eccesso viene adsorbita
dal gel di cemento o intrappolata nella sua struttura molecolare, costituendo la porosità del
gel1.
Un’altra parte rimane nei piccoli canali capillari e, quando evapora, lascia nella massa
indurita un sistema di pori capillari, attraverso i quali possono penetrare agenti aggressivi,
come i cloruri, con conseguenze negative sulla durabilità.
1 Il gel è costituito da un liquido disperso o inglobato nella fase solida. Il liquido “abita” nella struttura
costituita dal solido, che a sua volta sfrutta la tensione superficiale del liquido per non collassare. Il
contenuto liquido può separarsi per essiccazione. Il gel può avere origine organica (proteine, polimeri) o
inorganica (argilla, silice).
Gli additivi
Per ciò che concerne l’impiego, i fluidificanti e i superfluidificanti possono essere utilizzati in
tre modi:
c) A pari lavorabilità e rapporto a/c: si può ottenere un calcestruzzo con pari lavorabilità
diminuendo il dosaggio di cemento, con conseguente riduzione del ritiro, della viscosità e
delle variazioni termiche dovute al calore sviluppato nella reazione d’idratazione. Queste
caratteristiche sono particolarmente indicate per getti di strutture massive (dighe), o
quando si opera in climi particolarmente caldi.
Gli additivi
Additivi acceleranti
Aumentano la velocità di indurimento. Poiché questa è correlata alla velocità di
reazione, gli impasti con acceleranti hanno normalmente una lavorabilità che diminuisce
più rapidamente.
L’additivo accelerante più utilizzato nel passato è stato il cloruro di calcio. Tuttavia, è stato
riconosciuto che lo ione cloruro aumenta il rischio della corrosione delle armatura, e sono
stati successivamente introdotti additivi acceleranti privi di cloruri.
L’effetto dell’accelerante è quello di aumentare la velocità di idratazione del cemento, e
ottenere un più rapido sviluppo della resistenza.
L’effetto accelerante può portare però, se non controllato, a un più rapido sviluppo del
calore di idratazione, con riscaldamento eccessivo e successiva fessurazione. Si verifica
anche una più rapida eliminazione dell’acqua contenuta nel gel, con maggiori problemi di
ritiro.
Gli additivi
La struttura microcristallina che ne risulta è più disordinata, e quindi, alle lunghe scadenze
(in genere oltre i 28 giorni) il calcestruzzo presenta una velocità di incremento della
resistenza inferiore a quella dei calcestruzzi non additivati.
Gli acceleranti vengono utilizzati per eseguire getti in climi freddi o per disarmare i
manufatti in tempi brevi, specialmente nel campo della prefabbricazione.
Additivi ritardanti
Hanno lo scopo di ritardare la presa del cemento per conservare, il più a lungo possibile,
la lavorabilità dell’impasto.
Il ritardo del tempo di presa comporta, generalmente, un rallentamento iniziale
dell’indurimento del calcestruzzo, ma, a lungo termine (oltre i 28 giorni), si verifica un
aumento delle resistenze rispetto a impasti non additivati (effetto opposto degli
acceleranti).
L’utilizzo degli acceleranti è consigliato per i trasporti di lunga durata, per i getti tramite
pompa, per i getti estivi, e per i getti di notevole spessore (elevato calore di idratazione).
I ritardanti vengono usati anche per ottenere il
cosiddetto “calcestruzzo lavato”: sulla
superficie del getto si applicano a spruzzo dosi
elevate di prodotto, impedendo l’indurimento
della pasta superficiale, che può essere
successivamente rimossa con un energico
lavaggio, scoprendo l’inerte grosso.
Gli additivi
Additivi aeranti
Hanno lo scopo di migliorare la resistenza del calcestruzzo a cicli di gelo e disgelo.
Durante la miscelazione dell’impasto, tali sostanze, aggiunte in quantità molto modesta
(dallo 0.02 allo 0.05% rispetto al peso del cemento) producono la formazione e
l’inglobamento nella pasta di cemento di bollicine d’aria con diametro da 50 a 250 micron
(0.05-0.25 mm).
La percentuale d’aria inglobata nel calcestruzzo varia dal 3 al 5% in volume.
Come effetto collaterale, si ha una riduzione della resistenza a compressione del
conglomerato (circa il 5% in meno di resistenza in meno per ogni % di aria inglobata); tale
effetto negativo è attenuato dalla migliore lavorabilità degli impasti che permette di
utilizzare minori rapporti a/c.
Gli additivi
Pozzolana
La pozzolana naturale possiede una struttura amorfa costituita principalmente da silice.
Quando viene finemente macinata, e in presenza di calce (Ca(OH)2: idrossido di calcio), a
contatto con l'acqua si comporta come un ottimo legante idraulico con prestazioni
meccaniche superiori a quelle della calce stessa. Da sola a contatto con l'acqua invece
non indurisce; pertanto non ha caratteristiche idrauliche come ad es. il cemento.
Grani di pozzolana
Ceneri volanti
Rappresentano il particolato solido trattenuto dagli elettro-filtri di trattamento dei fumi delle
centrali termoelettriche alimentate a carbone. Le ceneri volanti sono costituite dalle
impurità minerali (quarzo, feldspato, argilla) contenute nel combustibile che, fuse ad alta
temperatura (1500 °C) e trascinate dai fumi caldi in uscita, ricondensano sotto forma di
piccole particelle sferoidali, di dimensione prevalentemente compresa tra 1 e 100 µm, e
in maggior parte inferiore a 40 µm, paragonabile a quella dei granuli di cemento.
Fumo di silice
E’ un sottoprodotto della lavorazione del silicio e delle leghe ferro-silicio. Il fumo di silice si
presenta normalmente sotto forma di polvere molto fine, con dimensioni delle particelle
comprese tra 0.01 e 1 µm, cioè circa 50-100 volte inferiore a quello delle particelle del
clinker. Dal punto di vista chimico, è costituito da silice amorfa in percentuale maggiore
del 75%, e frequentemente del 90%.
La notevole finezza delle microsfere costituenti il fumo di silice fa si che questo si comporti
da inerte finissimo, andando a riempire gli spazi lasciati liberi dai granuli di cemento,
rendendo la matrice cementizia più compatta. A causa però dell’elevata superficie
specifica, il fumo di silice non può essere utilizzato in percentuali elevate (<10%) poiché si
sarebbe costretti ad aumentare il tenore dell'acqua di impasto.
Le aggiunte
Lavorabilità
E’ la capacità della miscela di muoversi a seguito dell’applicazione di una forza, e
compattarsi quando siano rimossi i vuoti rappresentati dalle bolle d’aria intrappolate
durante il getto. Tale operazione può essere effettuata tramite costipamento manuale
oppure tramite vibrazione meccanica del getto.
Segregabilità
E’ l’attitudine del calcestruzzo fresco a separarsi nelle diverse frazioni che lo compongono
(segregazione), con la conseguenza di dare origine a un materiale disomogeneo.
L’apparecchio è costituito da un tronco di cono aperto alle due estremità che viene riempito
dall’alto con il calcestruzzo. Il riempimento deve essere eseguito in modo standard, ed
effettuato in tre strati assestando 25 colpi col pestello per ogni strato.
Dopo aver sollevato il cono per mezzo di due maniglie, si misura l’abbassamento del
materiale (slump) rispetto all’altezza originale. Tale abbassamento costituisce una misura
della consistenza dell’impasto.
Misure di lavorabilità: cono di Abrams (slump test)
Impasto umido: adatto per getti non troppo sottili, eseguiti entro casseforme rigide nelle
quali il getto possa essere energicamente vibrato, come grosse strutture, pavimentazioni,
prefabbricati.
Impasti fluidi: vengono richiesti per getti di dimensioni ridotte o strutture molto armate, e in
tutti quei casi nei quali non è possibile realizzare un costipamento appropriato.
Segregazione
La segregazione del calcestruzzo consiste nella separazione dei vari componenti della
miscela, a causa delle differenze di dimensioni e di peso specifico delle particelle. Gli
elementi più grossi e più pesanti tendono a sedimentare sul fondo, mentre quelli più piccoli
e leggeri, e l’acqua in particolare, tendono a raccogliersi sulla superficie (bleeding).
La segregazione è causa di importanti difetti poiché tutte le proprietà del materiale, quali la
sua composizione, la resistenza meccanica, il modulo elastico, la durabilità, cambiano
passando dalle zone superiori a quelle inferiori, a causa dell’eterogeneità macroscopica del
conglomerato.
Bleeding
Il bleeding (essudazione) consiste nella raccolta d’acqua sulla superficie del getto, a
seguito della risalita di parte dell’acqua d’impasto.
Resistenza a compressione
Resistenza “cilindrica”
fc
Effetto di confinamento
esercitato dalle piastre
delle pressa: resistenza
“cubica”
Rc
Caratteristiche meccaniche del calcestruzzo
f ck = 0.83 Rck Tiene conto dell’effetto di confinamento esercitato dalle piastre della
macchina di prova
f cm = f ck + 8
Resistenza a trazione
Prova brasiliana
Resistenza a trazione
fck fcm fctm
Classe
(MPa) (MPa) (MPa)
C16/20 16 24 1.90
C20/25 20 28 2.21
C25/30 25 33 2.56
C28/35 28 36 2.77
C32/40 32 40 3.02
C35/45 35 43 3.21
C40/50 40 48 3.51
C45/55 45 53 3.80
C50/60 50 58 4.07
C55/67 55 63 4.21
C60/75 60 68 4.35
C70/85 70 78 4.61
C80/95 80 88 4.84
C90/105 90 98 5.04
Modulo elastico
Per modulo elastico istantaneo del calcestruzzo va assunto quello secante tra la tensione
nulla e 0.40 fcm.
Caratteristiche meccaniche del calcestruzzo
Modulo elastico
Coefficiente di Poisson
Ad es. una variazione termica di +20 °C induce una deformazione pari a 0.0002 (= 0.2
mm/m).
Se tale deformazione è impedita, assumendo Ecm = 29 962 MPa (calcestruzzo di classe
C20/25), la tensione risulta pari a 5.99 MPa.
Caratteristiche meccaniche del calcestruzzo
Ritiro
Il ritiro è una variazione di volume che subisce il calcestruzzo durante la fase di presa e
di indurimento causata dalla progressiva eliminazione dell'acqua contenuta nella pasta
cementizia.
Tale fenomeno è indipendente dal carico, poiché interviene anche in assenza di carichi
applicati, e determina una contrazione (shrinkage in inglese) del getto. Pertanto si
differenzia dalla deformazione viscosa che invece dipende dai carichi.
Il ritiro è tanto più marcato quanto più rapida è la perdita d'acqua dalla massa e determina
l'insorgere di fessurazioni con conseguente ripercussione sulla durabilità del
conglomerato.
Il ritiro e la deformazione viscosa rappresentano le deformazioni differite del
calcestruzzo; nel caso del ritiro si parla di deformazione differita nel tempo a struttura
scarica.
Caratteristiche meccaniche del calcestruzzo
Ritiro
Ritiro
Il ritiro si manifesta in periodi molto lunghi (sino a 28 anni) ma con velocità rapidamente
decrescente nel tempo.
Di norma:
il 14 - 34 % si evolve nelle prime 2 settimane
il 40 - 80 % si evolve nei primi 6 mesi
il 66 - 85 % si evolve entro il primo anno.
Poiché il coefficiente di dilatazione termica del calcestruzzo è circa 10-5, il ritiro equivale ad
una variazione termica di -20 ÷ -40 °C.
Caratteristiche meccaniche del calcestruzzo
Ritiro
I principali effetti negativi sulle costruzioni dovuti sia al ritiro ma anche alla deformazione
viscosa sono:
- maggiore inflessione nelle strutture inflesse (travi, piastre, etc.);
- fessurazioni sulle superfici esterne dovute a tensioni interne da ritiro.
e cs = e cd + e ca
deformazione per ritiro autogeno
Il valore medio della deformazione per ritiro da essiccamento a tempo infinito si può
valutare come:
e cd , ¥ = kh e c 0
in cui ec0 dipende dalla resistenza caratteristica a compressione fck e dall’umidità relativa
dell’aria:
Caratteristiche meccaniche del calcestruzzo
mentre kh dipende dalla dimensione fittizia h0, che rappresenta la resistenza della
sezione a perdere acqua per essiccamento:
Il valore medio della deformazione per ritiro autogeno a tempo infinito ha l’espressione:
Esempio numerico
Elemento rettangolare, dimensioni 30×50, esposto all’aria sui lati 30, 50, 50.
Calcestruzzo di classe C20/25
Umidità relativa dell’aria: 60% 50
f ck = 20 MPa
30
e c 0 = -0.00049
Dimensione fittizia:
Ac 150 000
h0 = 2 =2 = 231 mm
u 1300
Esempio numerico
e cd , ¥ = kh e c 0 = -4 10-4 50
30
Viscosità
eei
eed
evt
ee
Viscosità
eei
eed
evt
ee
Se si procede allo scarico del provino in corrispondenza di un generico istante t, si osserva un ritorno
elastico istantaneo εei inferiore a εe. A tale ritorno elastico fa seguito, a provino scarico, un ritorno
elastico differito εed. Permane una deformazione residua εν che rappresenta la deformazione
irreversibilmente acquisita dal provino.
Caratteristiche meccaniche del calcestruzzo
Viscosità
La viscosità:
- aumenta al ridursi dell’umidità relativa dell’aria;
- si riduce all’aumentare dello spessore dell’elemento strutturale;
- cresce all’aumentare del quantitativo di acqua e cemento nell’impasto;
- si riduce all’aumentare del grado di maturazione al momento di applicazione del carico.
Caratteristiche meccaniche del calcestruzzo
Viscosità
Per un conglomerato, sottoposto a una tensione non superiore a 0.45 fckj al tempo t0 = j, il
coefficiente di viscosità a tempo infinito è fornito dalle tabelle seguenti.
Per s £ 0.45 fckj le deformazioni viscose sono proporzionali alle deformazioni elastiche, e
quindi anche allo sforzo (viscosità lineare).
Per tensioni superiori, le deformazioni viscose crescono più che linearmente rispetto alle
tensioni.
Per s > 0.83 fckj il materiale raggiunge la rottura sotto carico costante.
Materiali per uso strutturale: l’acciaio
strizione
rottura
comportamento elastico
E = 210 000 MPa
Acciaio (NTC 2018)
Acciaio trafilato a freddo. Barre di diametro compreso tra 5 e 10 mm (reti, tralicci, etc.)
Allungamento al massimo
sforzo minore rispetto
all’acciaio B450C, e quindi
Allungamento al massimo sforzo
minore duttilità
( Agt ) k ³ 2.5%
Aderenza acciaio-calcestruzzo
Aderenza:
- chimica (adesione tra acciaio e calcestruzzo);
- meccanica (per effetto del ritiro, il calcestruzzo
serra la barra d’acciaio, permettendo la nascita
di forze di attrito che si oppongono allo
scorrimento).
Se la barra è vicina alla superficie del conglomerato, gli sforzi sono trasmessi
solo da un lato e l’aderenza diminuisce