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testo vettoriale PERCORSO N.

1 (CLASSE I)

BENVENUTI IN UN NUOVO SPAZIO!


È meglio avere un cuore senza parole che parole senza cuore.
Mahatma Gandhi (avvocato indiano, leader e simbolo della disubbidienza civile,
pacifica, delle colonie indiane rispetto alla madrepatria inglese, 1869-1948)

INTRODUZIONE TRAGUARDI PER LE COMPETENZE


Questo percorso, dedicato all’accoglienza, si muove su L’alunno riflette sul significato e sulle conseguenze di pa-
due piani: role e atteggiamenti; riconosce le proprie emozioni e i pro-
– quello dell’accoglienza effettiva, da parte dell’insegnan- pri sentimenti e quelli altrui.
te, dei nuovi alunni in una nuova classe, la prima di un
percorso nuovo e particolarmente delicato, durante il Sviluppa le competenze chiave di cittadinanza: imparare
quale si verifica il passaggio dall’infanzia alla (pre)ado- a imparare, (attraverso varie forme di attività e informa-
lescenza; zione), progettare, comunicare, collaborare e partecipare,
– quello dell’accoglienza intesa in senso lato, e riferita in individuare collegamenti e relazioni.
generale alla capacità di accogliere l’altro. Da questo
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punto di vista, il momento dell’accoglienza si delinea


come uno dei momenti cardine nello sviluppo e nel con-
solidamento delle competenze legate all’educazione ci-
vica, cioè al divenire giovani cittadini, in grado di saper
gestire il vivere sociale, dopo averne studiato e introiet-
tato le regole fondamentali, previste per questo stadio
dello sviluppo della persona.

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GIOVANI
CITTADINE/I

PERCORSO N. 1
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LE FASI DEL PERCORSO


1 11 12 1 11 12 1
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2
3
I ORA10
9
ACCOGLIENZA
2
3

5
4 8
7 6 5
4 L’insegnante
8
7 6 5
scrive alla lavagna l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,
4

adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948.


1 11 12 1 11 12 1
2 10 2 10 2
3 9 3 9 3

Tutti gli7 esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione
4 8 DIC
HIARAZIONE 4 8 4
5 7 6 5 6 5
UN
COSA DICE LA

IVER E DEI

e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
SAL
HE

DI C
RIT
TI UMANI •

1 11 12 1 12
11 1
2 10 2 10 2
3 9 3 9 3

5
4
Dopo7 6 5 aver letto
8
7 6l’articolo,
5 l’insegnante ribadisce che “dobbiamo agire, cioè comportarci, con spirito di
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fratellanza gli uni verso gli altri”. Per formare una collettività, come per esempio una nuova classe, dob-
1
2 biamo
10
11 12 1
2 essere 10
capaci
11 12 1
2 di accoglierci reciprocamente. Ma che cosa significa “accogliere”?
3 9 3 9 3
4 8 4 8 4
5 7 6 5 7 6 5

COSA SIGNIFICA “ACCOGLIENZA”?


L’insegnante chiede di esprimere il significato della parola “accoglienza” ai ragazzi, uno alla volta; poi
spiega che il verbo “accogliere”, da cui deriva il sostantivo “accoglienza”, significa “ricevo, raccolgo pres-
so di me”, cioè nel mio spazio. Questo spazio può essere la stanza di ognuno di noi, la nostra casa, la
classe, il quartiere, la città. Accogliere significa aprire a qualcuno che non conosciamo e renderlo par-
tecipe, per poco tempo o per sempre, della realtà cui apparteniamo. Per far ciò, possiamo usare modali-
tà diverse, che dimostrano il nostro differente grado di volontà di accoglienza: ossiamo accogliere l’altro
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con affetto e calore, oppure con distacco e freddezza. Perché l’accoglienza sia davvero inclusiva, cioè sia
volta a “chiudere dentro” l’altro nel nostro spazio e non a escluderlo, cioè “chiuderlo fuori”, è necessario
che si basi sull’empatia e la reciprocità. È più facile accogliere chi ci somiglia.

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GIOVANI
CITTADINE/I

PERCORSO N. 1
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LO SPAZIO COMUNE
Ma cosa intendiamo quando ci riferiamo al “nostro spazio”?
L’insegnante indica ai ragazzi lo spazio della classe, che è comune ma occupato da ognuno di loro. Per
questo, attraverso una semplice attività di riflessione, li invita a cercare di cogliere quale sia lo spazio
che ciascuno percepisce come suo dentro lo spazio comune.
Attraverso questo momento di riflessione s’intende far cogliere ai ragazzi l’idea che ognuno, seduto al
proprio banco, è come seduto all’interno di una bolla. L’area di questo spazio è appunto quella in cui
ciascuno deve pensare di far entrare l’altro. L’insieme di queste aree costituisce la collettività, lo spazio
pubblico.

Ogni spazio pubblico è composto quindi da un insieme di “io”, che si trasformano in “noi”; da una
pluralità di “mio” che diventano “nostro”. Per questo, ogni forma di convivenza deve essere regolata da
norme, conosciute e condivise da tutti, perché sia possibile che i tanti “io” arrivino a formare un “noi”
sostenibile, nel quale sia possibile tutelare le individualità pur privilegiando la collettività.

Ecco perché l’accoglienza si basa sulla reciprocità e la fratellanza. Ecco perché non c’è possibilità di con-
vivenza senza empatia.

E SE LA CLASSE È VIRTUALE?
In riferimento alle misure di distanziamento fisico legate al contenimento della pandemia di Covid-19,
che hanno fortemente influito sull’uso degli ambienti scolastici, l’insegnante può rimarcare come lo
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“spazio comune” della classe può essere recuperato anche in situazioni di emergenza, come classe “vir-
tuale” (o classe all’aperto, o in un altro spazio secondo la concreta esperienza degli alunni), e sottoline-
are come accanto a uno spazio fisico esista anche, e soprattutto, uno spazio emotivo.

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GIOVANI
CITTADINE/I

PERCORSO N. 1
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CHE COS’È L’EMPATIA?


L’empatia (parola che significa “sentire dentro”) è la capacità di mettersi nei panni degli altri, di capire i
loro sentimenti e le loro emozioni, di saperli accogliere. Per questo l’empatia è un’abilità sociale indi-
spensabile.
C’è un proverbio inglese che dice:

Before you judge a man, walk a mile in his shoes.

Proprio su questo detto nel 2015 è stato inaugurato a Londra il primo museo al mondo dedicato all’em-
patia (http://www.empathymuseum.com).
Attraverso un percorso esperienziale nel museo è possibile “entrare” fisicamente nel mondo altrui per
sperimentare approcci diversi dal proprio. Per esempio, all’interno del museo c’è il negozio dell’empatia,
dove è possibile indossare capi di abbigliamento appartenenti a categorie diverse di persone (migranti,
contadini, finanzieri…) e fare una passeggiata all’esterno per capire cosa si prova “indossando i loro pan-
ni”, soprattutto le scarpe.

Suggerimento di attività multidisciplinare con l’insegnante di Inglese, che presenterà l’Empathy


Museum attraverso il video in lingua originale e il proverbio che l’ha ispirato (il video proposto è in in-
glese con sottotitoli in lingua).
https://www.empathymuseum.com/a-mile-in-my-shoes/
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GIOVANI
CITTADINE/I

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IPOTESI DI LAVORO A CASA


I ragazzi dovranno scegliere, all’interno della loro famiglia, di portare per qualche tempo scarpe o oggetti
che appartengono al familiare con cui fanno più fatica ad andare d’accordo; oppure, se la prima ipotesi
non fosse possibile, di svolgere per un tempo concordato uno dei compiti effettuati abitualmente dal
familiare in cui si è scelto di immedesimarsi. Sulle sensazioni che proveranno, dovranno scrivere almeno
3 righe su una scheda che l’insegnante condividerà con loro. Scheda: Io, nei tuoi panni.

Alunno/a ………………………………...……………………………………………………………………………………………………………………… Classe ………………

SCHEDA IO, NEI TUOI PANNI

La mia famiglia è composta da ................................................................................................................................................................................................................


.....................................................................................................................................................................................................................................................................................................

Vado meno d’accordo con ...........................................................................................................................................................................................................................


Ho provato .....................................................................................................................................................................................................................................................................
.....................................................................................................................................................................................................................................................................................................

.....................................................................................................................................................................................................................................................................................................
© De Agostini Scuola SpA – Novara

.....................................................................................................................................................................................................................................................................................................

.....................................................................................................................................................................................................................................................................................................

.....................................................................................................................................................................................................................................................................................................

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GIOVANI
CITTADINE/I

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Strategie per aiutare i ragazzi a sviluppare empatia durante le normali attività dell’anno scolastico.

Stimolarli
a riconoscere
e comprendere
le prospettive
degli altri

Assegnare
la lettura di libri Aiutarli a capire
che presentino e valorizzare
una varietà di
COME i propri tratti
esperienze SVILUPPARE caratteristici
umane L’EMPATIA
NEGLI
STUDENTI?
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Incoraggiarli Creare spazi


sempre tranquilli e sicuri
a considerare in cui possano
le situazioni da una raccontare
varietà di punti le loro storie
di vista

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II ORA OLTRE I PREGIUDIZI
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Scambiandosi i loro pensieri, gli uomini comunicano come nei baci e gli abbracci;
1
2 10 2

chi accoglie un pensiero non riceve qualcosa, ma qualcuno.


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Hugo von Hofmannsthal (poeta austriaco, 1874-1929)


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1 Gli11 alunni
12 1 inseriscono la propria scheda “Io, nei tuoi panni” compilata all’interno di una scatola o di un
qualsiasi contenitore posizionato sulla cattedra. Poi, a turno, ne prendono una a caso e ne leggono il
2 10 2
3 9 3

contenuto ad alta voce (l’insegnante passa tra i banchi con il contenitore).


4 8 4
5 7 6 5

Finita la lettura, l’insegnante introduce il concetto base di questa seconda lezione, e cioè che quando si
accoglie una persona, si accolgono anche i suoi pensieri e i suoi gusti.
Per questo è più facile accogliere chi ci somiglia di più, sia nell’aspetto sia nei modi di essere. Questo
perché di fronte alla diversità, scattano il pregiudizio e lo stereotipo. Definiamoli.

Pregiudizio: Valutazione negativa riferita a un gruppo di persone che non tiene conto delle ca-
ratteristiche del singolo e che può portare a discriminazioni, cioè comportamenti negativi verso i
membri di quel gruppo.
Esempio: Le donne guidano male.
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Il pregiudizio è sempre negativo. Quando non lo è, si parla di stereotipo, che implica una visione
rigida e riduttiva di una categoria.
Esempio: Gli svizzeri sono puntuali.

Più pregiudizi abbiamo, più è difficile accogliere con calore e spontaneità gli altri, perché in noi si genera
diffidenza.

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GIOVANI
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PERCORSO N. 1
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CURIOSITÀ: I PAESI PIÙ OSPITALI

Suggerimento di attività multidisciplinare con


l’insegnante di Geografia.

L’Unione Europea, nata nel 1957 come Comunità


Economica Europea, riunisce 27 Paesi.
Tra questi, ce ne sono di più o meno ospitali?
Sembrerebbe di sì, stando a uno studio condot-
to dall’Università di Pechino. Poiché il clima in-
fluenza il nostro carattere, le persone che vivo-
no al caldo risultano mediamente più estroverse,
socievoli e aperte a nuove esperienze rispetto a
quelle che vivono al freddo.
Dai dati raccolti è emerso che i soggetti che vivo-
no in un clima mite (intorno ai 22°C) ottengono
un punteggio più alto nei tratti della personali-
tà legati alla socializzazione (sono più equilibrati
emotivamente e più coscienziosi) e alla crescita
personale (sono più estroversi e aperti a nuove
esperienze).
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GIOVANI
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IPOTESI DI LAVORO IN CLASSE


Su una cartina dell’Unione Europea (*), insieme ai ragazzi si cercano e si segnano le temperature medie
dei vari Paesi, così da stilare, a colpo d’occhio, una classifica teorica dei popoli più e meno ospitali se-
condo il criterio della “temperatura” adottato dall’Università di Pechino.

Si confronti poi questa classifica con quella che appare nell’articolo de «La Stampa»: I Paesi più accoglien-
ti d’Europa. https://www.lastampa.it/2014/04/01/societa/i-paesi-più-accoglienti-deuropa-16KLXi9s-
QyUF9CDO6idGJM/pagina.html
Ecco la classifica del sondaggio di hotel.info, riportata nell’articolo.

I migliori 20 Paesi in Europa per cordialità e competenza del personale alberghiero:


1. Finlandia 6. Svizzera 11. Irlanda 16. Repubblica Ceca
2. Germania 7. Repubblica Slovacca 12. Bulgaria 17. Francia
3. Austria 8. Portogallo 13. Italia 18. Spagna
4. Ungheria 9. Svezia 14. Romania 19. Turchia
5. Polonia 10. Croazia 15. Grecia 20. Paesi Bassi

CONCLUSIONI
Se al primo posto per cordialità e competenza del personale di accoglienza alberghiera compare in
realtà un Paese freddo come la Finlandia, significa che l’accoglienza è fatta anche e soprattutto di volon-
tà e di ascolto delle esigenze altrui.
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(*) La cartina è disponibile tra i materiali allegati.

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GIOVANI
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PERCORSO N. 1
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DEBATE
UN ESEMPIO DI PREGIUDIZIO, NON LEGATO ALL’ETNIA
L’insegnante distribuisce la copia del testo tratto dal romanzo Il buio oltre la siepe (1960)(*) della scrit-
trice americana Harper Lee, e lo legge ad alta voce, spiegando che si tratta di una pagina del romanzo
da cui è stato tratto il film proposto come materiale di approfondimento. Prima di iniziare, l’insegnante
descrive brevemente agli alunni la figura di Scott, la protagonista del racconto: è una bambina che all’i-
nizio della storia ha sei anni e vive, orfana di madre, con il padre Atticus e il fratello Jem, di quattro anni
più grande di lei, a Maycomb, una sonnacchiosa e umida cittadina del Sud degli Stati Uniti, nel 1932.

IPOTESI DI LAVORO IN CLASSE


L’insegnante chiede ai ragazzi di rileggere ed evidenziare nel testo, ciascuno per conto proprio, le parole
con cui l’autrice trasmette una sensazione di disagio riguardo a Ridley. (Tempo indicativo: 10 minuti).
Ognuno quindi riferisce ciò che ha sottolineato e, di volta in volta, l’insegnante scrive i termini alla lava-
gna. A conclusione, chiede se la lista di parole creata indichi situazioni e fatti realmente negativi.

L’obiettivo dell’attività è quello di individuare i tratti più caratteristici del pregiudizio, su tutti quello che
non si basa su fatti reali, ma si costruisce su un’interpretazione fuorviante di una realtà che ha spesso
l’unico difetto di essere diversa dalla nostra.

L’ascolto e la curiosità di andare oltre le apparenze sono quindi validi strumenti per evitare il pregiu-
dizio.
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(*) Il testo si trova tra i materiali allegati.

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FILM CONSIGLIATO IL BUIO OLTRE LA SIEPE (129’)


Film diretto nel 1962 da Robert Mulligan, tratto dal romanzo di Harper Lee.

SINOSSI
Alabama, 1932. L’avvocato Atticus Finch conduce un’esistenza tranquilla nella cittadina di Maycomb, oc-
cupandosi dei suoi figli Jem e Scout, orfani della madre, morta di infarto. La vita dei due ragazzi è divisa
tra il gioco e la curiosità, in particolare per il vicino Boo Radley, un malato di mente che essi non hanno
mai visto e che vive da anni rinchiuso ne “la casa maledetta”, alla quale i ragazzini tentano di avvicinarsi
spesso, con timore. Ai due fratelli si aggiunge anche Dill, un ragazzino dalla bugia facile, venuto a vivere
con la zia Stephanie perché abbandonato dai genitori.
Un giorno il giudice Taylor si reca da Atticus Finch affinché assuma la difesa di Tom Robinson, un giova-
ne di colore accusato dall’agricoltore Bob Ewell, noto ubriacone e violento, di avere violentato Mayella,
sua figlia diciannovenne. Il giovane Robinson si proclama innocente.
L’avvocato riesce a evitare il linciaggio del nero da parte di un gruppo di cittadini animati dall’odio raz-
ziale e, durante il processo, riesce a dimostrare l’infondatezza dell’accusa di violenza carnale; tuttavia
la giuria, influenzata dall’ambiente razzista dell’epoca, emette ugualmente un verdetto di colpevolezza.
Robinson tenta di evadere durante il trasferimento in prigione e viene ucciso da una guardia.
Intanto Bob Ewell, vero responsabile delle violenze alla figlia, essendo stato di fatto smascherato dall’av-
vocato Finch, ha giurato di vendicarsi di lui e, la sera della festa dell’agricoltura, assale Scout e Jem
mentre stanno tornando a casa da scuola. Per fortuna interviene uno sconosciuto, che li mette in salvo
uccidendo l’assalitore. Il salvatore è il misterioso Boo Radley, che osservava i due ragazzi di nascosto
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dalla casa e si affeziona a loro, pur senza averli mai conosciuti direttamente.

MOTIVAZIONE DELLA SCELTA


Il film mostra come i pregiudizi portino spesso a conclusioni errate. Non solo attraverso la storia dell’ac-
cusato, che in quanto nero, all’epoca in cui è ambientato il film (1932), viene condannato nonostante
le prove della difesa, ma anche nei confronti del “diverso”, rappresentato da Boo. L’atmosfera di paura
e di mistero che avvolge la sua casa “maledetta” è frutto di un pregiudizio che verrà sfatato nel finale,
quando si scopre che il salvatore è proprio il personaggio tanto temuto dai due bambini protagonisti.
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GIOVANI
CITTADINE/I 9 3 9 3 9 3
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III ORA L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE


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L’insegnante
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ricorda
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la conclusione
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2
3
della lezione precedente (che cos’è il pregiudizio e come vincerlo
attraverso
8
7 6 5
4 l’ascolto
8
7 6 5
4 e la curiosità);
8
7 6 5
4 poi dice che deve fare due annunci.

Annuncio
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2
1: comunica
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2
una10buona
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notizia con un’aria tristissima (per esempio: Ho deciso che darò un 8
nella
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8
mia
4
3
materia
9
8
a43 tutta la98classe 4
3
).
7 6 5 7 6 5 7 6 5

Poi fa il contrario, annuncio 2: dà una cattiva notizia sorridendo e con un’aria felice (per esempio: Da
domani mattina per tutta la settimana la classe salterà il primo intervallo).

L’insegnante appronta quindi alla lavagna uno schema come quello che segue; chiede ai ragazzi cosa
hanno capito in merito ai suoi annunci e come hanno interpretato i due messaggi.

Darò 8 a tutta la classe. VERO FALSO

Salteremo l’intervallo tutta la settimana prossima. VERO FALSO

Poi pone la domanda: Che cosa ha confuso la mia comunicazione? Segue la raccolta
degli spunti emersi.
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Suggerimento di attività multidisciplinare con l’insegnante di Educazione fisica.


Far riflettere i ragazzi sul fatto che quando parliamo, in generale, non utilizziamo solo
le parole ma anche la comunicazione non verbale. Spiegare quindi cos’è la comuni-
cazione non verbale e come si distingue da quella verbale.
A tal proposito si vedano “Il linguaggio del corpo” • “Comunicazione volontaria e in-
volontaria” • “I gesti” da Team up, Marietti Scuola, pp. 112-118 (*).
(*) I pdf delle pagine sono disponibili tra i materiali allegati.
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GIOVANI
CITTADINE/I

PERCORSO N. 1
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La comunicazione non verbale avviene, per esempio, attraverso il nostro corpo.

Il corpo ha un linguaggio specifico: il linguaggio corporeo (il nostro tono di voce, la posizione delle brac-
cia, delle gambe, di tutto il corpo, il rossore sulle guance in certi momenti ecc.).
C’è un aspetto importante che riguarda il linguaggio del corpo: difficilmente mente. Significa che,
mentre a parole è possibile dire una cosa e pensarne un’altra, il corpo difficilmente riesce a nascondere
emozioni e stati d’animo.

Linguaggio verbale e linguaggio del corpo si completano reciprocamente e la comunicazione non ver-
bale può confermare o smentire le parole dette, come abbiamo visto negli esempi di inizio lezione.

Alcuni studi hanno stabilito che ciò che viene percepito di un messaggio vocale (un discorso o un’affer-
mazione) dipende da diversi aspetti della comunicazione, come dalle percentuali mostrate nel grafico
che segue (*).

Spesso quindi si ricorda parole


più un atteggiamento 7%
che le parole dette!
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movimenti tono, volume,


del corpo ritmo
55% 38%

(*) Il grafico è presente tra i materiali allegati.


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CITTADINE/I

PERCORSO N. 1
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COMUNICAZIONE VOLONTARIA E INVOLONTARIA


La comunicazione corporea può essere volontaria o involontaria:
– comunicazione volontaria: attraverso il corpo sostituisce o integra il discorso verbale;
– comunicazione involontaria: fornisce informazioni sui nostri stati d’animo o sui nostri reali pensieri
(per esempio: se mentre parla una persona è rilassata, significa che è tranquilla, si sente a suo agio; se
invece è rigida, non si muove, trasmette tensione).

Essa può avvenire anche attraverso segni o gesti.


Qual è la differenza tra segni e gesti?

I gesti non sono volontari, di solito sono istintivi e spesso vengono usati senza che ce ne si renda
conto (grattarsi la testa, tamburellare con le dita sul tavolo, toccarsi i capelli, muovere la gamba
da seduti ecc.). Forniscono informazioni solo se si sa come interpretarli.

I segni sono invece azioni riconosciute da tutti, che hanno lo scopo di comunicare: per esempio
il linguaggio dei segni dei sordi, o quelli dei vigili nel traffico.

Gli italiani sono famosi nel mondo perché usano spesso segni.
L’insegnante suggerisce ai ragazzi di cercare degli esempi di segni: pollice alzato, stretta di mano, ok,
abbraccio ecc.
In merito, l’insegnante spiega che i gesti che noi italiani usiamo non sono una lingua universale, neanche
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all’interno della Comunità Europea.


Poi, fa visionare alla LIM il filmato Il significato dei gesti italiani (il video è in inglese, con sottotitoli in
italiano).
https://www.youtube.com/watch?v=eiQ8toYUDlo
(Nota: Se in classe ci fossero studenti di origine straniera, si può chiedere di individuare e insegnare i
loro gesti ai compagni, soprattutto se hanno ancora qualche difficoltà a esprimersi nella lingua italiana.)

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IPOTESI DI LAVORO A CASA


L’insegnante chiede agli alunni di svolgere il test-gioco “RICONOSCERE SEGNI E GESTI” da Team up,
Marietti Scuola, p. 116 (*): i ragazzi dovranno distinguere se quelli raffigurati nelle foto sono gesti o segni
e spiegarne il significato.
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Dopo aver assegnato il compito, l’insegnante avvisa gli studenti di portare una loro fototessera per la
lezione successiva.
(*) Il test è disponibile tra i materiali allegati.
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3 GIOVANI
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1 11 12 1 11 12 1
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2
3 IV ORA
10
9 CITTADINANZA DI CLASSE
2
3
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5 7 6 5 7 6 5

L’insegnante 2 alla lavagna l’articolo 3 della Costituzione italiana:


12
scrive
1 11 1 11 1 12
2 10 2 10
3 9 3 9 3
4 8 4 8 4
5 7 6 5 7 6 5

Tutti 10i 11cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,
E LA COS
1 11 12 1 12 1
CO S I C

TITU ION

2 10 2 2
AD

di razza, di4 lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.


Z

3 9 3 9 3
4 8 4 8
E • CHE
5 7 6 5 7 6 5

L’insegnante legge l’articolo e chiede alla classe:


Chi sono i cittadini che hanno questi diritti?

Scrive alla lavagna la parola CITTADINO, poi raccoglie le indicazioni degli studenti. Aggiunge quindi la
parola ITALIANO e chiede che cosa significhi.

L’insegnante quindi spiega il concetto di cittadinanza.

La cittadinanza può essere intesa, comunemente, come caratteristica degli abitanti di una città, cioè
come l’insieme di coloro che vi abitano (e ne sono, appunto, cittadini). In realtà, la cittadinanza indica
l’appartenenza a uno Stato. Nel nostro caso, lo Stato italiano.
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In virtù di tale legame con lo Stato, come citato nell’articolo 3 della Costituzione, a un cittadino sono
riconosciuti i diritti civili e politici dello Stato cui appartiene.

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PERCORSO N. 1
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COME SI ACQUISISCE LA CITTADINANZA ITALIANA?


In Italia vi sono vari modi per acquisire la cittadinanza:
– automaticamente, per diritto di nascita (ius sanguinis = diritto di sangue): sono nato da un cittadino
italiano, o sono adottato da un cittadino italiano o sono riconosciuto (se nato fuori dal matrimonio)
da un cittadino italiano;
– per matrimonio (o unione civile) con un cittadino italiano (dopo 2 anni di residenza in Italia);
– per residenza (ius soli = diritto del suolo), cioè se si è nati da genitori stranieri, ma si risiede in Italia
ininterrottamente fino ai 18 anni di età, e si fa richiesta entro un anno dal raggiungimento della mag-
giore età; o se si risiede in Italia da un certo numero di anni, che varia a seconda della provenienza (per
i rifugiati e gli apolidi almeno 5 anni, se di altri Paesi dell’Unione Europea da 4 anni…).

Quello della cittadinanza e della sua acquisizione è un tema “caldo”, al centro del dibattito politico e
dell’opinione pubblica.

Curiosità: negli Stati Uniti si applica lo ius soli in modo automatico, cioè chiunque nasca sul loro terri-
torio ne diviene automaticamente cittadino.

SUGGERIMENTO PER L’APPROFONDIMENTO


L’insegnante pone alla classe la domanda seguente: Esistono persone senza cittadinanza?
Raccoglie le risposte, quindi introduce e definisce il concetto di “apolide”.
© De Agostini Scuola SpA – Novara

Apolide: persona che non ha alcuna cittadinanza, perché priva di quella di origine e non in pos-
sesso di un’altra. Letteralmente: che non è cittadino di alcuno Stato (dal greco: polis (città) + a-
privativo = senza città).
L’ordinamento italiano prevede che il cittadino italiano non possa essere privato della cittadinan-
za per nessuna ragione politica (art. 22 della Costituzione). In altri Paesi, invece, la cittadinanza
viene negata a coloro che non vengono desiderati dal proprio Governo.

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GIOVANI
CITTADINE/I

PERCORSO N. 1
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COMPITO DI REALTÀ LA CLASSE: CARTA D’IDENTITÀ E IMPRONTA DIGITALE

Per chiarire meglio il concetto di cittadino, l’insegnante suggerisce la seguente attività: creiamo la nostra
carta d’identità di classe, come se la scuola fosse lo Stato e l’insegnante il/la rappresentante della scuo-
la che rilascia un documento di identità che è appartenenza alla classe XY (citare numero e nome della
classe, per esempio 1B).
L’insegnante propone di creare la carta d’identità di ogni studente: in qualità di “rappresentante della
scuola” l’insegnante stesso/a firmerà tutte le carte d’identità della classe, che avranno la durata di 3 anni
(come la durata della scuola secondaria di primo grado).

L’insegnante innanzitutto spiega che cos’è una carta d’identità (mostra la sua carta d’identità), cioè un
documento di riconoscimento personale, utile a identificare la persona cui si riferisce. È valida anche
per andare all’estero, negli Stati che la accettano al posto del passaporto; ha durata di 10 anni per tutti
i maggiorenni; contiene le informazioni di riconoscimento della persona intestataria. Viene rilasciata dal
Comune dove si risiede, quindi anche a stranieri, purché abbiano il permesso di soggiorno. Per ottenerla,
i minorenni devono essere accompagnati dai genitori. Non è un certificato di cittadinanza, ma contiene
l’indicazione della cittadinanza del possessore.

Curiosità: non tutti gli Stati hanno la carta d’identità! Per esempio, nel Regno Unito non esiste ed è so-
stituita da altri documenti (per esempio, la patente di guida).
© De Agostini Scuola SpA – Novara

Per la realizzazione del compito l’insegnante distribuirà a ciascuno dei suoi studenti il modello della car-
ta d’identità (*). Ogni alunno, in classe, compilerà la carta d’identità ricevuta e la personalizzerà con una
sua foto recente (anche in b/n) che, come da indicazione al termine della lezione precedente, avrà con
sé, e con la propria impronta digitale (solo quella del pollice). A questo proposito, si veda il laboratorio
“Una carta d’identità… digitale” in Experience Scienze Block, Garzanti Scuola, libro doc, p. 27.

(*) Il modello è disponibile tra i materiali allegati.


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GIOVANI
CITTADINE/I

PERCORSO N. 1
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Alunno/a ………………………………...……………………………………………………………………………………………………………………… Classe ………………

SCHEDA DI AUTOVALUTAZIONE

Rispondi con una X. Poco o niente Abbastanza Molto


Quanto sapevi sull’accoglienza, prima di questo percorso?
Quanto credi, adesso, di aver imparato?
Ti sei sentito/a coinvolto/a nelle tematiche affrontate?
Pensi che ti sarà più facile impegnarti nel quotidiano?
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