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DI

Corso di Laurea in Geotecnologie

Proiezioni Stereografiche

Paolo Conti

conti@unisi.it

2019
Centro di GeoTecnologie
Università degli Studi di Siena
Via Vetri Vecchi 34
52027 - San Giovanni Valdarno (AR)

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2020-06-08

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Indice

1 Introduzione e origine delle proiezioni stereografiche 1


1.1 Uso delle proiezioni stereografiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.2 Tipi di proiezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
1.3 Storia e applicazioni delle proiezioni stereografiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.3.1 Cartografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.3.2 Mineralogia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.4 Proiezioni zenitali equiarea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

2 Misura di piani e linee 7


2.1 Misura di strutture planari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2.2 Misura di strutture lineari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

3 Principi di proiezione 9
3.1 Proiezione di linee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.2 Proiezione di piani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.3 Proiezione di coni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
3.4 Proiezioni equiangolari ed equiarea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
3.4.1 Proiezione di una linea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
3.4.2 Proiezione di un piano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
3.4.3 Proiezione di un cono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
3.5 Proiezioni stereografiche in coordinate cartesiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
3.6 Variazione della semisfera di proiezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

4 Metodi di proiezione di linee, piani, poli 21


4.1 Proiezione di una linea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
4.2 Proiezione di un piano come traccia ciclografica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
4.3 Proiezione del polo di un piano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
4.4 Orientazione di un dato punto o traccia ciclografica . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
4.5 Proiezione di un cono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

5 Operazioni con linee e piani 31


5.1 Proiezione di una linea noto il pitch . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
5.2 Piano contenente due linee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
5.3 Intersezione tra due piani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
5.4 Inclinazione reale e inclinazione apparente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
5.5 Angolo tra due linee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
5.6 Angolo tra due piani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
5.7 Piano bisettore tra due piani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
5.8 Proiezione di una linea su un piano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41
5.9 Angolo tra un piano e una linea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42

iii
iv INDICE

5.10 Rotazioni attorno ad un asse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42


5.10.1 Rotazione attorno ad un asse verticale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
5.10.2 Rotazione attorno ad un asse orizzontale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
5.10.3 Rotazione attorno ad un asse inclinato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45

6 Analisi statistica 49

7 Proiezione di vettori e solidi 55

Bibliografia 62

Appendici

A Reticoli per proiezioni stereografiche 65

B Restaurazione di strati inclinati, discordanze e paleocorrenti 73


B.1 Restaurazione di strati inclinati e discordanze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
B.2 Restaurazione di paleocorrenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
B.2.1 Strati inclinati con asse orizzontale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
B.2.2 Strati inclinati con asse inclinato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75

C Giacitura da sondaggi inclinati 77

D Ricostruzione della geometria di pieghe 81


D.1 Pieghe cilindriche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
D.2 Angolo di apertura e piano assiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
D.3 Geometria del piegamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
D.4 Orientazione di pieghe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86

E Esercizi 93

F Soluzione degli esercizi 95


1
Introduzione e origine delle pro-
iezioni stereografiche

1.1 Uso delle proiezioni stereografiche


Le proiezioni stereografiche sono strumenti fondamentali nelle scienze della terra perché
permettono la risoluzione di numerosi problemi tridimensionali di geometria e di statistica
mediante elaborazioni in due dimensioni. In geologia l’orientazione della faccia di un cristallo,
di uno strato, di una frattura, di una faglia, può essere rappresentata immaginando tale
piano che passa dal centro di una sfera, la sfera di proiezione. Dal centro della sfera la linea
ortogonale al piano intercetta la sfera in un punto, il polo del piano. Sulla sfera di proiezione
il polo del piano è caratterizzato da una latitudine e una longitudine.
Rappresentare in due dimensioni l’orientazione di una struttura planare si riduce quindi ad
un classico problema di cartografia ed astronomia: rappresentare in due dimensioni un punto
su una sfera è infatti una necessità che in antichità avevano anche astronomi e cartografi
per costruire mappe del cielo e carte geografiche. Astronomi e cartografi per primi quindi
introdussero secoli fa i metodi di proiezione che sono poi diventati usuali in geologia [15].
Le proiezioni stereografiche sono facili da usare sia in campagna sia in laboratorio,
mediante poche costruzioni è possibile risolvere un gran numero di problemi. La precisione
che si può ottenere nelle elaborazioni è minore di 1° e quindi dell’ordine della precisione
delle misure che generalmente il geologo riesce a eseguire in campagna. È inoltre possibile
proiettare sullo stesso diagramma un gran numero di misure. Il gran numero di dati permette
interpretazioni statistiche con elevato grado di precisione. Non si deve dimenticare però
che le proiezioni stereografiche consentono di analizzare le relazioni angolari tra gli elementi
geometrici (piani e linee), ma non danno indicazioni sulla loro distribuzione spaziale.

1.2 Tipi di proiezione


I vari tipi di proiezione che possono essere usati per rappresentare in due dimensioni una
superficie sferica possono essere raggruppati, in base all’orientazione del piano di proiezione
rispetto alla sfera di riferimento, in:
a) proiezioni zenitali (o azimutali);
b) proiezioni cilindriche;
c) proiezioni coniche.
Nelle proiezioni zenitali il piano di proiezione è una superficie piana tangente la sfera di
riferimento, nelle proiezioni cilindriche il piano di proiezione è una superficie cilindrica
tangente la sfera di riferimento, nelle proiezioni coniche il piano di proiezione è una superficie

1
2 1. INTRODUZIONE E ORIGINE DELLE PROIEZIONI STEREOGRAFICHE

Q
N

O Pn
N N’

G G’
O’ Pg’’ Pg’ Pg

Figura 1.1 Differenze tra la proiezione gnomonica (Pg ), stereografica (Pg’ ) e ortografica (Pg” ) del punto P.
Pn è la proiezione stereografica del punto P all’interno della sfera di riferimento.

conica tangente la sfera di riferimento. In geologia vengono comunemente usate solo le


proiezioni zenitali ed è di questa classe di proiezioni che ci occuperemo in seguito.
Nelle proiezioni zenitali i punti sulla sfera di riferimento sono proiettati sul piano di
proiezione secondo delle linee rette che possono originarsi da un punto di proiezione posto
al centro della sfera di proiezione, oppure posto sul punto più alto della sfera di proiezione,
oppure ad una distanza infinita rispetto alla sfera di proiezione. La differente posizione del
punto di proiezione rispetto alla sfera di proiezione porta quindi ad un’ulteriore suddivisione
delle proiezioni zenitali, che possono essere distinte su queste basi in proiezioni gnomoniche,
proiezioni stereografiche e proiezioni ortografiche.
La Fig. 1.1 rappresenta una sezione verticale attraverso una sfera passante per il suo
centro O. P è un punto sulla sfera, GG’ rappresenta il piano di proiezione, tangente alla sfera
nel suo punto inferiore (punto O’), NN’ è il piano orizzontale che passa per il centro della
sfera.
Se proiettiamo il punto P dal centro O sul piano GG’ si ottiene il punto Pg , che rappresenta
la proiezione gnomonica del punto P; se proiettiamo invece il punto P dal punto N (punto
superiore della sfera) sul piano GG’ si ottiene il punto Pg’ che è la proiezione stereografica
del punto P. Se si proietta il punto P sul piano GG’ da un punto Q posto a una distanza
infinita al di sopra della sfera si ottiene il punto Pg” che rappresenta la proiezione ortografica
del punto P.
Le proiezioni zenitali viste finora sono dette anche proiezioni dirette, in quanto un punto
viene proiettato sul piano di proiezione secondo delle linee rette. Esistono anche molti
esempi di proiezioni indirette, in cui un punto viene proiettato sul piano di proiezione non
mediante linee rette, ma secondo delle funzioni matematiche. La proiezione equiarea, un tipo
di proiezione che vedremo in seguito, ne è un esempio.
I differenti principi di proiezione per le proiezioni gnomoniche, stereografiche e ortografiche
fanno si che il solito punto (es. il punto P in Fig. 1.1) venga proiettato a distanze diverse
rispetto al centro del piano di proiezione (O’ in Fig. 1.1) a seconda se si utilizzi la proiezione
gnomonica, stereografica o ortografica. Questo significa che le diverse proiezioni zenitali
avranno differenti dimensioni, anche se si utilizza la stessa sfera di riferimento.
Se si vogliono confrontare tra loro diverse proiezioni zenitali può essere utile rappresentarle
entrambe del solito diametro, che potrebbe essere quello, per esempio, della sfera di riferimento.
Si tratta solo di un problema di scala, semplicemente risolvibile riducendo proporzionalmente
le dimensioni delle proiezioni. Nel caso particolare della proiezione stereografica ridurre le
1.3. STORIA E APPLICAZIONI DELLE PROIEZIONI STEREOGRAFICHE 3

Figura 1.2 Astrolabio di al-Zarquâlâ (circa 1070 d.C.). L’astrolabio è rappresentato nella parte sinistra,
mentre a destra sono indicate le posizioni delle stelle sulla volta celeste.

dimensioni della proiezione fino a farla coincidere con il diametro della sfera di riferimento
equivale a proiettare il punto P di Fig. 1.1 non sul piano tangente alla sfera, ma su un piano
che passa per il centro della sfera di proiezione. Su questo piano la proiezione stereografica
del punto P è il punto Pn .

1.3 Storia e applicazioni delle proiezioni stereografiche

Le proiezioni stereografiche furono introdotte dal greco Ipparco (180-125 a.C.), astronomo
che introdusse le basi della trigonometria piana e sferica. La prima pratica applicazione delle
proiezioni stereografiche fu quella dell’astrolabio (Fig. 1.2). Gli astrolabi permettevano la
conoscenza dell’ora, della lunghezza del giorno e della notte, della posizione del sole e delle
stelle nel cielo, della latitudine, permettevano la conoscenza dell’altitudine di una montagna
o l’altezza di un oggetto, ecc. Ebbero un’ampia diffusione e uso a partire dal II secolo d.C.
in Grecia e in Egitto nel III e IV secolo d.C.. A partire dal IX secolo la dominazione araba
in Spagna portò l’uso dell’astrolabio in Europa, ove si diffuse a partire dal XIII secolo fino
alla fine del XVII secolo.
La navigazione fece ampio uso delle proiezioni stereografiche. Proiezioni stereografiche
vennero usate per la rappresentazione cartografica di ampie porzioni del globo terrestre in
quanto, a differenza delle proiezioni ortografiche o gnomoniche, vi è una minore distorsione
nelle regioni periferiche della carta. Le varie proprietà delle proiezioni stereografiche erano
ben note ai cartografi:
a) ogni cerchio sulla sfera è un cerchio nel piano di proiezione;
b) ogni cerchio sulla sfera perpendicolare al piano equatoriale di proiezione è un retta nel
piano di proiezione;
c) l’angolo tra due cerchi sulla sfera e l’angolo che le proiezioni dei due cerchi fanno nel
piano di proiezione sono uguali.
Le due prime proprietà erano già note dall’antichità mentre la dimostrazione della terza è
attribuita a Edmond Halley [12].
4 1. INTRODUZIONE E ORIGINE DELLE PROIEZIONI STEREOGRAFICHE

1.3.1 Cartografia
Il primo uso di proiezioni stereografiche per la realizzazione di carte geografiche è attribuita
a Gaultier Laud (1448-1527) di St. Die in Lorena che nel 1507 diede alle stampe una
mappa del globo terrestre basata su una proiezione stereografica polare, la prima carta
geografica basata su una proiezione stereografica equatoriale è invece quella realizzata nel
1542 da Jean Rotz (1534-1560), idrografo alla corte di Enrico VIII d’Inghilterra. Fu nel
1533 il cartografo fiammingo Gemma Frisus (1508-1555) che dimostrò i vantaggi dell’uso
contemporaneo di astrolabi durante viaggi e la realizzazione di carte geografiche basate su
proiezioni stereografiche. Da questo punto in avanti le tecniche di triangolazione con bussola
durante i viaggi, uso di astrolabi e costruzione di carte geografiche ebbe un notevole impulso,
soprattutto da parte di Mercatore (1546-1599).
La misurazione esatta della superficie terrestre non era comunque una priorità nel mondo
medievale, di conseguenza le varie applicazioni della matematica rimasero confinate ai campi
dell’astronomia, della fisica e della meccanica, escludendo quasi del tutto la cartografia. Solo
con l’affermazione di Newton che la Terra doveva avere la forma di uno sferoide oblato
ripartì l’interesse dei cartografi nel misurare la forma della superficie terrestre con la massima
accuratezza. L’uso del telescopio e dei nuovi metodi di triangolazione portarono ad un
notevole incremento delle conoscenze, ma fu solo con l’inizio del XIX secolo che la cartografia
ebbe solide basi matematiche.

1.3.2 Mineralogia
Il notevole impulso che ebbe la mineralogia è strettamente legato alla progressiva indu-
strializzazione del XVIII secolo, questa incoraggiò lo sviluppo di tecniche metallurgiche e di
lavorazione dei minerali, ma notevole impulso venne dato allo studio dei minerali, in modo
che questi potessero essere facilmente riconosciuti in campagna e il valore economico di un
giacimento potesse essere esattamente valutato. Sono quindi di fondamentale importanza a
questo punto studi sulla natura dei minerali e una loro descrizione esatta, cioè una descrizione
delle loro facce regolari e dei vari piani e assi cristallografici di simmetria. La nascita della
mineralogia come scienza segue la classificazione dei minerali sulla base della loro forma
esterna e degli angoli tra le facce, facendo uso degli indici cristallografici.
Il mineralogista Franz Ernst Neumann fu il primo a fare uso di proiezioni stereografiche
in geologia. In un suo trattato del 1823 [26] comparvero per la prima volta delle proiezioni
stereografiche, sebbene ancora costruite graficamente con goniometro e righello e non facendo
uso di un reticolo stereografico (Fig. 1.3).
Successivamente molti furono i lavori in cui si rappresentarono le forme dei minerali
mediante proiezioni stereografiche. Nel 1867 il mineralogista finlandese Alex Gadolin ri-
conobbe che cristalli con gli stessi elementi di simmetria dovevano appartenere alla solita
classe cristallografica, egli illustrò le possibili classi cristallografiche mediante proiezioni
stereografiche. Successivi fondamentali trattati come quello di Mallard del 1879 [23] definiti-
vamente stabilirono l’importanza di rappresentare le classi cristallografiche usando proiezioni
stereografiche.

Il reticolo stereografico La prima pubblicazione di un reticolo stereografico polare ed


equatoriale del diametro di 6 cm si deve al cristallografo russo Evgraf Stephanivic Fedorov
in un lavoro del 1892 sull’uso del tavolino universale [6], che egli personalmente inventò. Il
microscopio con tavolino universale permetteva la misura esatta degli angoli tra le facce di
un cristallo, ma soprattutto la misura dell’orientazione dell’indicatrice ottica rispetto alle
direzioni cristallografiche. Queste informazioni diagnostiche sulla natura e composizione
di un cristallo potevano essere utilmente riportate facendo uso di un reticolo stereografico.
Fedorov successivamente pubblicò un reticolo con diametro di 20 cm [7] che ebbe ampia
immediata diffusione e venne usato da molti mineralogisti e cristallografi. Il mineralogista
russo Georgii Wulff adottò i metodi di rappresentazione stereografica proposti da Fedorov e in
1.4. PROIEZIONI ZENITALI EQUIAREA 5

Figura 1.3 Prima pubblicazione di una proiezione stereografica in geologia [26].

un lavoro del 1902 [41] pubblicò una versione modificata del reticolo stereografico pubblicato
da Fedorov, un reticolo con diametro di 20 cm e una maglia con intervallo di 2°. Un reticolo
con un intervallo di 2° si rivelò particolarmente utile, venne immediatamente ampiamente
riprodotto e diffuso, a tal punto che il reticolo stereografico oggi più usato in geologia è noto
come Reticolo di Wulff.

1.4 Proiezioni zenitali equiarea


Nel 1772 il matematico svizzero Heinrich Lambert incluse nel suo trattato sulle possibili
applicazioni della matematica [20] molti nuovi tipi di proiezioni zenitali, tra cui una che ha
la proprietà di mantenere proporzionalmente le dimensioni di ogni regione della superficie
terrestre, cioè aree uguali sulla sfera originale rimangono uguali anche sul piano di proiezione,
successivamente nota come proiezione equiarea.
Il principio di proiezione è illustrato in Fig. 1.4. Un punto P sulla sfera non viene
proiettato mediante linee rette sul piano di proiezione, ma secondo un arco di cerchio di
raggio d centrato nel punto di tangenza O’. A rigore la proiezione equiarea non appartiene
quindi alla famiglia delle proiezioni stereografiche, ma come già detto in precedenza è una
proiezione indiretta, cioè costruita matematicamente. La costruzione grafica del reticolo
equatoriale di Lambert è più complessa [37] di quella del reticolo stereografico.
L’introduzione e la diffusione di questo tipo di proiezione equiarea in geologia è dovuta a
due mineralogisti e petrografi austriaci, Walter Schmidt e Bruno Sander. All’inizio del 1900
Walter Schmidt iniziò studi petrografici misurando gli angoli tra gli assi ottici di cristalli
uniassici (quarzo e calcite) e l’orientazione della scistosità, usando il tavolino universale
introdotto qualche anno prima da Fedorov. Le orientazioni degli assi ottici misurati dovevano
quindi essere elaborate statisticamente e a questo punto la proiezione equiarea di Lambert si
rivelò di fondamentale aiuto. Schmidt introdusse nel 1925 [34] un reticolo stereografico basato
sulla proiezione equatoriale di Lambert, su questo reticolo egli riportò le orientazioni degli
assi cristallografici misurati in ogni sezione sottile (circa 400-500 punti) e usando una maglia
di 1 cm2 su carta trasparente da sovrapporsi al reticolo, riuscì a tracciare linee che delimitano
6 1. INTRODUZIONE E ORIGINE DELLE PROIEZIONI STEREOGRAFICHE

P
d
G G’
d Pe
O’

Figura 1.4 Principio della proiezione equiarea di Lambert. Pe è la proiezione equiarea del punto P.

aree con uguale densità di punti. Il reticolo equiarea introdotto è oggi comunemente noto
come Reticolo di Schmidt. La tecnica di tracciare linee che rappresentano aree con uguale
densità di punti (analisi statistica) è stata successivamente raffinata da Oskar Schmidegg e
Otto Mellis [24].
Già dal 1926 Sander adottò il reticolo stereografico equiarea di Schmidt per rappresentare
dati su rocce deformate. Il suo libro del 1930 “Gefügekunde der Gesteine” [33] introdusse un
nuovo approccio nello studio di rocce metamorfiche, combinando informazioni di carattere
geologico-strutturale mesoscopiche (giacitura di assi, crenulazioni, foliazione, ecc.) con
gli aspetti microstrutturali della roccia (orientazioni preferenziali della forma dei grani,
orientazioni cristallografiche preferenziali, ecc.), il libro ebbe un’ampia diffusione e tradotto
immediatamente in tutto il mondo stabilì la nascita come scienza dell’analisi del fabric
delle rocce metamorfiche. In questo libro Sander fece ampio uso di reticoli equiarea di
Schmidt che di conseguenza divennero lo standard nell’analisi microstrutturale, anche a
seguito del riconoscimento di questi metodi di analisi da parte di geologi di lingua inglese e
della loro introduzione in vari libri e pubblicazioni di geologia strutturale negli anni 1930-1940
[17, 11, 18, 13, 5] e più limitatamente in lavori di sedimentologia [32, 19].
Negli anni successivi lo sviluppo della moderna geologia strutturale portò ad integrare
le osservazioni microstrutturali di rocce deformate con l’analisi statistica di elementi quali
scistosità, assi di pieghe, lineazioni di estensione, lineazioni di intersezioni, crenulazioni,
giunti di fratturazione, ecc., per una descrizione della geometria di pieghe e sovrascorrimenti.
Il primo libro di geologia strutturale che discusse in modo completo l’analisi statistica di
questi elementi mediante il reticolo di Schmidt fu quello di Billings nel 1942 [2] e negli anni
’60 l’analisi statistica quantitativa basata su dati di campagna [38, 31] portò alla definitiva
affermazione del reticolo equiarea di Schmidt in geologia strutturale.
2
Misura di piani e linee

2.1 Misura di strutture planari


La maggior parte delle rocce mostra in affioramento vari tipi di strutture planari. In
rocce sedimentarie la più comune è la stratificazione, evidenziata da variazioni composizio-
nali, tessiturali o granulometriche, che può essere presente anche in rocce ignee. In rocce
metamorfiche sono presenti vari tipi di foliazioni, come clivaggio e scistosità, legate a processi
deformativi e metamorfici. Altre strutture planari che possono essere presenti vari tipi di
rocche sono i giunti, fratture lungo cui non si hanno indizi di movimento, e le faglie, fratture
con movimento relativo delle due parti.
Tutte queste strutture planari possono venire misurate in affioramento misurando con
la bussola direzione di immersione (o immersione) del piano e l’inclinazione del piano. La
direzione di immersione è l’angolo, misurato in senso orario, tra il Nord geografico e il piano
verticale che contiene la direzione di massima pendenza di un piano, questo angolo è indicato
con α in Fig. 2.1a e varia da 0° a 360°. L’inclinazione è l’angolo che la direzione di massima
pendenza di un piano fa con l’orizzontale e varia tra 0° e 90°. Solitamente la giacitura o
orientazione di un piano si indica con una coppia di valori angolari, di cui il primo è la
direzione di immersione e il secondo l’inclinazione (es. 78/25, 125/34, 247/68, 355/8).
Questa è la convenzione usata in questi appunti, ma esistono molte altre notazioni per
indicare la giacitura di un piano, per esempio può essere indicata la direzione, cioè l’angolo
che l’unica linea orizzontale presente sul piano fa rispetto al Nord e il valore angolare
dell’inclinazione, con il punto cardinale verso cui immerge il piano (es. N135E 68SW). E’
importante ricordare quindi che “direzione” è nettamente diverso da “direzione di immersione”,
queste due direzioni fanno tra loro un angolo di 90°.
Per indicare la direzione (strike) di un piano, non la direzione di immersione, si usa
riportare l’angolo che la direzione fa rispetto al Nord, indicando se questo angolo è misurato
verso E o verso W (es. N120E, N070W, ecc). I valori di direzione variano da 0° a 180°.

2.2 Misura di strutture lineari


In molte rocce sono riconoscibili strutture lineari, che possono essere di origine sedimen-
taria o tettonica. Alle strutture lineari di origine sedimentaria appartengono i flute cast,
l’allineamento di linee di cresta di ripple mark, ecc. Lineazioni di origine tettonica sono
molto comuni in rocce metamorfiche, le più comuni sono lineazione di estensione, lineazioni
mineralogiche, crenulazione, lineazioni di intersezione, assi di pieghe, strie di faglia, ecc.
Un elemento lineare viene misurato con la bussola misurando la direzione di immersione
e l’inclinazione della linea. L’immersione di una linea è l’angolo (angolo α in Fig. 2.1b) che
fa il piano verticale che contiene la linea rispetto al Nord, misurato in senso orario e varia da

7
8 2. MISURA DI PIANI E LINEE

N N

α α direzione di
immersione
direzione di β
β immersione
γ pitch
ne
d ir e z io

di
ione za
d i r e za p e n d e n
i m
mass
(a) (b)

Nord
246
60
8
135
331 20
34
40
(c)

Figura 2.1 (a) Direzione di immersione (α) e inclinazione (β) di un piano. (b) Direzione di immersione (α),
inclinazione (β) e pitch (γ) di una linea. (c) Misure in una carta geologica riportate con la convenzione
“direzione di immersione/inclinazione”. Generalmente in prossimità della punta della freccia si riporta il
valore di inclinazione.

0° a 360°. L’inclinazione è l’angolo che la linea fa rispetto all’orizzontale e varia tra 0° e 90°.
Analogamente con quanto visto per i piani la misura di una linea si indica con una coppia
di valori angolari, di cui il primo è la direzione di immersione e il secondo l’inclinazione (es.
40/20, 120/64, 244/55, 302/6).
Quando in affioramento è presente una lineazione con un’inclinazione elevata (>70°) è
molto facile essere imprecisi con la bussola nell’individuare il piano verticale che la contiene
e perciò può essere commesso un errore notevole nella misura della direzione. In questo
caso può essere agevole usare un modo alternativo per indicare la giacitura di una linea,
mediante la misura del del piano che la contiene e del pitch. In pratica si misura la superficie
(stratificazione, foliazione, piano di faglia, ecc.) su cui è presente la lineazione come un
qualsiasi piano e sempre su questa superficie si misura l’angolo, detto pitch, che la linea fa
con l’orizzontale (angolo γ in Fig. 2.1b). In questo modo la lineazione non è definita da
due valori angolari (es. 230/48), ma dalla misura del piano e dal valore angolare del pitch,
accompagnato dall’indicazione del punto cardinale verso cui si misura il pitch cioè della
direzione verso cui immerge la linea (es. 125/32 pitch 20°SE).
3
Principi di proiezione

Le proiezioni planosferiche semplificano le soluzioni grafiche di problemi che implicano le


orientazioni relative di linee e piani nello spazio e permettono di rappresentare facilmente in
due dimensioni l’orientazione nello spazio di linee e piani. Esse costituiscono uno strumento
insostituibile per risolvere in maniera semplice problemi tridimensionali.
Con questo metodo è possibile ricavare relazioni angolari tra piani, tra linee e tra piani
e linee, ma non la loro posizione nello spazio, che deve necessariamente essere affidata
ad una rappresentazione su base topografica. Molte pubblicazioni di Geologia strutturale,
Cristallografia e Meccanica delle rocce descrivono la soluzione di un gran numero di problemi
per mezzo di proiezioni stereografiche. Varie pubblicazioni sono disponibili sull’argomento.
Negli esempi che seguono sono illustrate proiezioni stereografiche che utilizzano la semisfera
di proiezione inferiore, questa è la semisfera comunemente utilizzata in geologia anche se in
alcuni casi viene usata quella superiore.

3.1 Proiezione di linee


La Fig. 3.1a mostra una lineazione osservata in affioramento, dove si è misurata la sua
direzione di immersione rispetto al Nord e la sua inclinazione. Immaginiamo di trasportare
la linea, con la stessa orientazione, al centro di una sfera detta sfera di proiezione (Fig. 3.1c),
la linea intersecherà la semisfera inferiore nel punto P, detto proiezione sferica della linea.
Congiungiamo ora con una retta il punto P con il punto più alto (zenith) della sfera di
proiezione, detto fuoco (F in Fig. 3.1e), questa retta interseca il piano orizzontale passante
per il centro della sfera (piano di proiezione) in un punto (P’) che è la proiezione stereografica
della linea (Fig. 3.1g). L’intersezione tra la sfera di proiezione e il piano di proiezione è detto
cerchio di riferimento o cerchio primitivo. La proiezione stereografica di una linea è quindi
un punto all’interno del cerchio primitivo, una linea orizzontale è rappresentata da un punto
sul cerchio di riferimento, mentre una linea verticale è un punto al centro del cerchio di
riferimento.

3.2 Proiezione di piani


La Fig. 3.1b mostra un piano in affioramento. Immaginiamo di trasportare il piano, con la
stessa orientazione, al centro della sfera di proiezione (Fig. 3.1d), il piano intersecherà la sfera
di proiezione individuando un cerchio che è la proiezione sferica del piano. Congiungendo
con una retta ciascun punto della proiezione sferica nell’emisfero inferiore con il fuoco F,
cioè il punto più alto della sfera di proiezione (Fig. 3.1f) si ottiene sul piano di proiezione
orizzontale un arco di cerchio che rappresenta la proiezione stereografica del piano (Fig. 3.1f)
anche detto grande cerchio o traccia ciclografica del piano.

9
10 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE

Figura 3.1 Principi di proiezione stereografica di linee e piani.


3.3. PROIEZIONE DI CONI 11

Figura 3.2 Proiezioni stereografiche di una serie di piani con direzione N-S, immergenti verso E e verso W.

La proiezione di un piano orizzontale è un cerchio che coincide con il cerchio di intersezione


tra la sfera di proiezione e il piano di proiezione (cerchio di riferimento o cerchio primitivo), la
proiezione di un piano verticale è una retta che passa per il centro del cerchio di riferimento. La
traccia ciclografica di un piano interseca il cerchio di riferimento in due punti che rappresentano
la direzione del piano e avrà la convessità rivolta verso la direzione di immersione del piano.
La distanza tra la traccia ciclografica e il centro del cerchio di riferimento è funzione
dell’inclinazione del piano.
In Fig. 3.2 sono riportate le tracce ciclografiche che rappresentano vari piani, tutti con la
stessa direzione, ma con inclinazione e immersione differente, questi archi di cerchio sono del
tutto analoghi alla proiezione stereografica dei meridiani della superficie terrestre.

3.3 Proiezione di coni

Un cono è il luogo geometrico dei punti che fanno un angolo costante α (Fig. 3.3a) con
una linea. Consideriamo un doppio cono con asse orizzontale e trasliamolo in modo tale che
l’apice dei due coni coincida con il centro della sfera di proiezione (Fig. 3.3b), l’intersezione
dei coni con la sfera di proiezione definisce due cerchi (proiezione sferica dei coni, Fig. 3.3b).
Congiungendo con una retta ciascun punto della proiezione sferica nell’emisfero inferiore con
il fuoco F si ottiene sul piano di proiezione orizzontale due archi di cerchio che rappresentano
la proiezione stereografica dei coni (Fig. 3.3c). Gli archi di cerchio così costruiti sono detti
piccoli cerchi e sono simmetrici rispetto al centro del cerchio di proiezione se l’asse dei coni è
orizzontale.
Se l’asse della coppia di coni invece di essere orizzontale è inclinato verticalmente di
un angolo maggiore di α, usando come sfera di proiezione sempre la semisfera inferiore,
in proiezione stereografica non si ottengono due piccoli cerchi ma una circonferenza (o
un’ellisse) all’interno del cerchio di riferimento (Fig. 3.3d). Se i coni hanno l’asse verticale la
circonferenza è concentrica con il cerchio principale.
E’ importante notare che piccoli cerchi in una proiezione stereografica non sono esclusiva-
mente il risultato dell’intersezione di un cono con la sfera di proiezione, ma possono essere
originati anche dall’intersezione della sfera di proiezione con un piano che non passa per il
centro della sfera di proiezione stessa.
12 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE

Figura 3.3 Principi di proiezione di un cono.

3.4 Proiezioni equiangolari ed equiarea


Finora precedente abbiamo visto i principi generali delle proiezioni stereografiche, in
questo capitolo vediamo invece come calcolare la proiezione stereografica di una linea e come
calcolare la traccia ciclografica di un piano in proiezione stereografica

3.4.1 Proiezione di una linea


Qualsiasi metodo di proiezione si usi, una linea in tre dimensioni (Fig. 3.4a) deve essere
rappresentata in due dimensioni da un punto all’interno di un’area di proiezione. Nel caso
delle proiezioni stereografiche l’area di proiezione è un cerchio, il cerchio di riferimento o
cerchio primitivo, di raggio R che passa per il centro della sfera di proiezione. Un punto del
cerchio di riferimento, solitamente il punto più in alto, rappresenta il Nord geografico, a 90°
da questo punto in senso orario è la direzione Est, sempre in senso orario a 90° è la direzione
Sud e quindi la direzione Ovest (Fig. 3.4b). La proiezione stereografica di una linea è quindi
un punto (punto in Fig. 3.4b) di coordinate polari (α, r) all’interno del cerchio di riferimento.
α è la direzione del piano verticale che contiene la linea (direzione che viene misurata in
affioramento con la bussola) mentre r è funzione dell’inclinazione della linea e del metodo di
proiezione usato.
Un punto sulla sfera di riferimento rappresentante una linea può essere riportato all’interno
di un cerchio di riferimento seguendo molti metodi di proiezione. I metodi di proiezione più
usati in geologia sono quello della proiezione stereografica (o equiangolare o conforme) e
quello della proiezione equiareale (o di Lambert o equivalente), la differenza tra questi due
metodi viene illustrata in Fig. 3.5 mediante sezioni verticali attraverso la sfera di proiezione,
passanti per il punto P . La semisfera di proiezione usata è sempre quella inferiore.
3.4. PROIEZIONI EQUIANGOLARI ED EQUIAREA 13

Nord

N

R O
270° 90°
α Ovest 270° α 90° Est
β r
R
P
180°
L

P'

180°
(a) (b) Sud

Figura 3.4 (a) Sfera di riferimento intersecata da una linea L con direzione di immersione α ed inclinazione
β. (b) Cerchio di riferimento.

La Fig. 3.5a rappresenta il principio della proiezione stereografica equiangolare. Una linea
con direzione di immersione α e inclinazione β intercetta la sfera di proiezione di raggio R
nel punto P 0 , questo punto viene proiettato sul piano di proiezione tracciando una retta da
T , punto superiore della sfera di proiezione, a P 0 . Il punto P intersezione tra questa retta e
il piano di proiezione è la proiezione stereografica equiangolare della linea. Per questo tipo di
proiezione la relazione tra la distanza tra il punto P e il centro della sfera di proiezione O e
l’inclinazione β è:
 
90 + β
r = R tan (3.1)
2
La Fig. 3.5b rappresenta il principio della proiezione equiarea (o proiezione di Lambert).
Come in precedenza il punto P 0 rappresenta l’intersezione di una linea con la sfera di
proiezione. Questo punto è proiettato su di un piano orizzontale tangente la sfera nel punto
B usando degli archi di cerchio centrati sul punto B, la proiezione del punto P 0 sul piano
orizzontale è il punto P 00 . La distanza r0 del punto P 00 da B è
 
0 90 + β
r = 2R cos (3.2)
2

Quando β = 0 si ha che: r0 = 2R cos 45◦ = R 2. Questo significa che il raggio della
proiezione
√ risultante sul piano orizzontale tangente il punto B è più largo di un fattore
2 pari al raggio del cerchio di riferimento. A questo punto bisogna trasferire il punto P 00
all’interno del cerchio di riferimento, nel punto P ad√una distanza r dal centro del cerchio di
riferimento O. Questo viene fatto ponendo: r = r0 / 2 e quindi

 
90 + β
r = R 2 cos (3.3)
2
Il processo di proiezione equiarea sulla semisfera inferiore equivale quindi, semplifican-
do, a togliere la buccia esterna di metà arancia, distenderla su un piano orizzontale e
successivamente restringerla fino a farla diventare di raggio R.
Le differenti proprietà della proiezione equiangolare ed equiarea diventano evidenti se
consideriamo una circonferenza di raggi RS0 centrata sulla linea OP 0 che dal centro della
sfera di proiezione passa per il punto P 0 sulla semisfera di proiezione inferiore (Fig. 3.5c).
Se RS0 è minore di R la circonferenza è detta piccolo cerchio e può essere pensata come
l’intersezione con la semisfera di proiezione inferiore di un cono con l’apice nel centro della
sfera di proiezione O e un semiangolo di apertura δ = arcsin(RS0 /R). È possibile dimostrare
14 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE

(90−β)/2
O r P

R β

R O r P
R
β
(90+β)/2
P’
r’

B r’ P’’
P’ (b)

(a)

δ/2

δ/2
R

P1 P P2
O β

δ
δ

R
P’2
R’s

R’s P’

(c) P’1

B P’’1 P’’ P’’2

Figura 3.5 Sezioni verticali attraverso la sfera di proiezione illustranti: (a) proiezione equiangolare di un
punto e (b) proiezione equiarea di un punto. (c) Proprietà delle proiezioni stereografiche.
3.4. PROIEZIONI EQUIANGOLARI ED EQUIAREA 15

Nord Nord
0° 0°
Proiezione Proiezione
equiangolare equiarea

A A
270° P1 90° 270° 90°
P1
P2 C P2 C

B
P3 B
P3
P4 P4

(a) 180° (b) 180°

Figura 3.6 Proiezioni equiangolari (a) ed equiarea (b) di tre coni con semiangolo di apertura costante
δ = 15◦ e inclinazione dell’asse variabile (cono A=120/65, B=120/40, C=120/15). Sono riportate anche
le proiezioni di due coppie di linee che formano tra loro un angolo di 10° (P1 =230/70, P2 =230/60 e
P3 =230/15, P4 =230/5). Si noti la differente distanza tra le coppie di punti e la differente forma dei
piccoli cerchi in funzione dell’inclinazione.

che la proiezione equiangolare di un piccolo cerchio è sempre un cerchio; questo cerchio, a


parte il caso in cui β = 90◦ , non è centrato sulla proiezione equiangolare del punto P 0 . Il
raggio RS della proiezione del piccolo cerchio è dato da:
h    i
R tan 90−β+δ
2 − tan 90−β−δ
2
RS = (3.4)
2

dove δ < 90◦ + β.


L’Eq. 3.4 mostra che, per un dato valore di δ, il raggio RS e quindi l’area del piccolo cerchio
diminuisce con l’aumentare dell’inclinazione β della linea OP 0 (Fig. 3.6a). Questo significa
anche che due linee che formano tra di loro un angolo 2δ verranno proiettate più vicine tra
loro se sono fortemente inclinate rispetto a quanto accadrebbe se fossero poco inclinate o
suborizzontali (Fig. 3.6a). Il significato della distorsione nelle proiezioni equiangolari verrà
ulteriormente discusso nel Capitolo 6.
È importante rimarcare a questo punto l’esatto significato del termine “equiangolare” (o
“conforme”). In Fig. 3.5c le linee OP10 e = P20 si trovano nel solito piano verticale di OP 0
e formano un angolo 2δ con il centro della sfera di proiezione. I punti P10 e P20 vengono
proiettati nei punti P1 e P2 , che formano tra loro un angolo δ con il punto T , per qualsiasi
inclinazione β. Di conseguenza, per qualsiasi valore di δ e di β i punti P1 e P2 formeranno
sempre un uguale angolo δ con il punto sommitale T sulla sfera di proiezione, da qui il
termine “equiangolare”.
La caratteristica più importante della proiezione equiareale è invece che l’area di un
piccolo cerchio che rappresenta un cono con angolo di apertura δ rimane costante pur variando
l’inclinazione del cono β. La proiezione equiarea quindi non presenta le distorsioni areali viste
per la proiezione equiangolare (Fig. 3.6a), ma introduce necessariamente delle distorsioni
nella forma dei piccoli cerchi. Può essere inoltre dimostrato che nel caso della proiezione
equiarea i piccoli cerchi assumono la forma non di circonferenze, ma di curve del quarto
ordine, eccetto il caso di coni con asse verticale (β = 90◦ ) la cui proiezione è un cerchio di
raggio:

 
180 − δ
RS = R 2 cos (3.5)
2
16 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE

La proiezione stereografica di una linea può essere effettuata in coordinate radiali appli-
cando l’Eq. 3.1, l’Eq. 3.2 e l’Eq. 3.3. Poiché non è molto comodo usare tali equazioni per ogni
linea da proiettare, sono stati costruiti dei reticoli che facilitano la procedura di proiezione,
detti reticoli polari in quanto il loro aspetto è simile a quello del globo terrestre visto da un
asse polare con linee simili alla latitudine e alla longitudine. Sui reticoli polari le linee della
“longitudine” sono linee radiali che rappresentano direzioni di immersione di linee e sono
disegnate solitamente con un intervallo di 2°. Le linee di “latitudine” sono cerchi concentrici
il cui raggio può essere calcolato usando l’Eq. 3.1 oppure l’Eq. 3.3: se si usa l’Eq. 3.1 si
ottengono dei reticoli polari equiangolari, se si usa l’Eq. 3.3 si ottengono dei reticoli polari
equiarea. Reticoli di proiezione polare equiangolare ed equiarea sono riportati in Appendice
a pag. 65, il loro uso verrà illustrato in dettaglio nel Capitolo 4.
Le equazioni viste finora e i reticoli polari di proiezione permettono la proiezione stereo-
grafica di linee, mentre non possono essere usati facilmente per la proiezione di piani. Per
rappresentare un piano in proiezione stereografica è necessario proiettare l’infinito numero di
linee che si trovano sul quel piano, questo viene illustrato di seguito.

3.4.2 Proiezione di un piano


La Fig. 3.7a mostra un piano inclinato con direzione di immersione α e inclinazione β,
posizionato in modo tale che passi per il centro O della sfera di proiezione di raggio R. Come
già illustrato in Fig. 3.1, l’intersezione del piano inclinato con la sfera di proiezione definisce
la proiezione sferica del piano; la proiezione della proiezione sferica sul piano di proiezione
rappresenta la traccia ciclografica o grande cerchio del piano inclinato.
Il piano inclinato può essere visualizzato come rappresentato da un infinito numero di linee
OPγ0 di pitch γ con origine nel punto O, il centro della sfera di proiezione, che intersecano la
sfera di proiezione nel punto Pγ0 . La linea con γ = 0◦ è la direzione del piano, la linea con
γ = 90◦ è la direzione di immersione (o immersione) del piano.
Ogni punto può essere proiettato sul piano di proiezione usando l’Eq. 3.1 (proiezione
equiangolare) oppure l’Eq. 3.3 (proiezione equiarea) vista in precedenza, originando una
curva che rappresenta la traccia ciclografica o grande cerchio del piano inclinato. Se si usa
l’Eq. 3.1 si ottiene una traccia ciclografica che rappresenta la proiezione equiangolare del
piano inclinato e che è un arco di cerchio di raggio:
R
Rg = (3.6)
cosβ
e che ha il suo centro ad una distanza

rg = R tan β (3.7)

dal centro di proiezione O, misurata lungo una linea di direzione α ± 180◦ . Questa costruzione
è illustrata in Fig. 3.7b. Se si usa l’Eq. 3.3 si ottiene una traccia ciclografica che rappresenta
la proiezione equiarea del piano inclinato, che non è un arco di cerchio ma una curva del
quarto ordine. Con qualsiasi metodo di proiezione la traccia ciclografica di un piano verticale
è una retta che passa per il centro della sfera di proiezione, mentre la proiezione di un piano
orizzontale coincide con il cerchio di riferimento. In Fig. 3.8 sono tracciati i grandi cerchi nel
caso della proiezione equiangolare ed equiarea.

3.4.3 Proiezione di un cono


Consideriamo nuovamente il piano inclinato con direzione di immersione α e inclinazione
β, ma su questo piano consideriamo una sola linea, la linea OPγ0 con inclinazione γ rispetto
all’orizzontale ( Fig. 3.7c). Immaginiamo ora di ruotare liberamente il piano inclinato attorno
alla sua direzione, durante questo movimento la linea OPγ0 traccerà sulla sfera di proiezione
un arco di cerchio che potrà essere proiettato sul piano di proiezione come un piccolo cerchio
3.4. PROIEZIONI EQUIANGOLARI ED EQUIAREA 17

Figura 3.7 (a) Piano inclinato all’interno della semisfera di proiezione inferiore. (b) Costruzione della
proiezione equiangolare di un grande cerchio. (c) Definizione di un piccolo cerchio. (d) Costruzione della
proiezione equiangolare di un piccolo cerchio.

Figura 3.8 Proiezione di grandi e piccoli cerchi anche al di fuori del cerchio di riferimento. (a) Proiezione
equiangolare. (b) Proiezione equiarea di Lambert.
18 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE

utilizzando la proiezione equiangolare (Eq. 3.1), oppure la proiezione equiareale (Eq. 3.3). Se
si usa la proiezione equiangolare, la proiezione di un piccolo cerchio generata da un linea con
pitch γ su di un piano con direzione di immersione α è un arco di cerchio di raggio:
RS = R tan γ (3.8)
che ha il suo centro ad una distanza:
R
rS = (3.9)
cosγ
dal centro di proiezione O, misurata lungo una linea di direzione α±90◦ . Questa costruzione è
illustrata in Fig. 3.7d. Se si usa la proiezione equiareale la costruzione è molto più complicata
in quanto i piccoli cerchi risultanti sono archi di cerchio, ma curve del quarto ordine. Qualsiasi
proiezione si scelga, la proprietà principale dei piccoli cerchi è che essi descrivono la variazione
di orientazione di una linea quando è ruotata attorno ad un asse, in Fig. 3.7d l’asse di
rotazione è orizzontale. Questa proprietà è molto importante e verrà utilizzata diffusamente
più avanti (vedi Capitolo 5.10 a pagina 42).
Comunemente non è molto pratico usare le costruzioni di Fig. 3.7 per proiettare grandi
cerchi e piccoli cerchi in proiezione stereografica, per semplificare le procedure di proiezione
sono stati costruiti dei reticoli in cui sono disegnati grandi cerchi e piccoli cerchi, questi reticoli
sono detti reticoli di proiezione equatoriale e possono essere costruiti usando la proiezione
equiangolare oppure la proiezione equiareale. Questi reticoli sono costruiti disegnando grandi
cerchi che rappresentano piani di direzione Nord-Sud ed inclinazione variabile di 2° in 2° verso
Est e verso Ovest, i piccoli cerchi disegnati rappresentano invece linee con pitch variabile di 2°
in 2° sui grandi cerchi precedenti. I reticoli così costruiti sono noti come reticolo equatoriale
equiangolo (o conforme) di Wulff e reticolo equatoriale equiarea (o equivalente) di Schmidt e
sono riportati in Appendice a pag. 65. Vengono detti reticoli equatoriali in quanto i grandi
cerchi e i piccoli cerchi hanno una geometria simile a quella di archi di longitudine (meridiani)
e di latitudine (paralleli) su di un globo visto da sopra l’equatore.
Questi reticoli presentano solo due linee rette, il diametro Nord-Sud e il diametro Est-
Ovest. La linea Nord-Sud rappresenta il grande cerchio di un piano verticale di direzione
Nord-Sud, la linea Est-Ovest invece è generata da una linea con pitch di 90° che viene ruotata
su un piano con direzione Nord-Sud. E’ importante notare che nel reticolo conforme di Wulff
i grandi cerchi e i piccoli cerchi si intersecano formano tra loro sempre angoli di 90°, cosa
che invece non si ha nel reticolo equiarea di Schmidt. La principale proprietà del reticolo di
Wulff è infatti che conserva anche sul piano di proiezione gli angoli individuati sulla sfera
di proiezione, cioè se due piani fanno tra loro un certo angolo anche le rispettive tracce
ciclografiche si intersecheranno sul reticolo stereografico con lo stesso angolo, cosa che invece
non avviene con il reticolo di Schmidt ( Fig. 3.9).
I reticoli equatoriali permettono sia la proiezione di piani che la proiezione di linee, per
questo motivo essi sono comunemente usati in geologia rendendo poco diffuso l’uso del reticolo
polare, che permette invece solo la proiezione di linee. Le proprietà del reticolo di Wulff e di
Schmidt sono riassunte in Tab. 3.1.

3.5 Proiezioni stereografiche in coordinate cartesiane


Tutte le relazioni viste finora ci permettono di determinare la posizione di un punto P in
proiezione stereografica esprimendo la posizione in coordinate polari (α, r) come illustrato
in Fig. 3.4b. Può essere vantaggioso esprimere la posizione di un punto P in proiezione
stereografica non in coordinate polari, ma in coordinate cartesiane (x, y), se, per esempio, si
vuole creare un programma per computer o programmare un foglio di calcolo per generare
automaticamente proiezioni stereografiche. La Fig. 3.10a illustra il sistema di riferimento
con coordinate x, y sovrapposto al cerchio di riferimento di raggio R, x è positivo verso Est,
y è positivo verso Nord. Le coordinate x, y di un punto P di direzione di immersione α e
inclinazione β sono riportate in Tab. 3.2.
3.5. PROIEZIONI STEREOGRAFICHE IN COORDINATE CARTESIANE 19

Figura 3.9 Differenze tra proiezioni realizzate utilizzando il reticolo di Wulff (a) e il reticolo di Schmidt
(b). Confrontando le proiezioni in (a) con quelle in (b) si può notare la differenza di orientazione delle
tracce ciclografiche che rappresentano i soliti quattro piani (A-D). Gli angoli tra le tracce ciclografiche
variano nei due casi.

Tabella 3.1 Proprietà delle proiezioni stereografiche equiangolari (reticolo di Wulff) ed equiarea (reticolo
di Schmidt). R è il raggio del cerchio primitivo, β è l’inclinazione di un piano o di una linea.

Proprietà Proiezione stereografica Proiezione stereografi-


conforme (reticolo di ca equiarea (reticolo di
Wulff) Schmidt)

La proiezione preserva: angoli aree


La proiezione non preserva: aree angoli
Piani proiettati come: archi di circonferenza curve del quarto ordine
Linee proiettate come: punti punti
Grandi cerchi archi di circonferenza curve del quarto ordine
Piccoli cerchi archi di circonferenza curve del quarto ordine
β
 √ 
Distanza tra il centro del cerchio primitivo e R tan π
4
− 2
R 2 sin π4 − β2
la traccia ciclografica di un piano, misurata
nella direzione dell’immersione
β
 √ β

Distanza tra il centro del cerchio primitivo R tan 2
R 2 sin 2
e il polo del piano, misurata nella direzione
opposta a quella dell’immersione
β
 √ β

Distanza tra il centro del cerchio primitivo R tan π
4
− 2
R 2 sin π
4
− 2
e il punto che rappresenta la linea, misurata
nella direzione dell’immersione

Tabella 3.2 Coordinate cartesiane x, y di un punto in una proiezione stereografica di raggio R, emisfero di
proiezione inferiore, che rappresenta una linea di giacitura α, β (vedi Fig. 3.10).

Tipo di proiezione x y
 
Proiezione stereografica equiangolare R sin α tan 45 − β2 R cos α tan 45 − β2
√ β
 √ 
Proiezione equiarea di Lambert R 2 sin cos 45 + 2
R 2 cos cos 45 + β2
20 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE

Nord
y
x
Nord

P Est
x Est y

z
(a) verticale (b)

Figura 3.10 Proiezione stereografica e sistema di coordinate cartesiane.

Q’

P”

N

180° R”
O d
W E
d

R’

S
L

P’

Q’’

Figura 3.11 Proiezione di una linea usando la semisfera di proiezione inferiore (R00 ) e superiore (R0 ).

3.6 Variazione della semisfera di proiezione


Finora abbiamo sempre considerato proiezioni stereografiche effettuate usando la semisfera
di proiezione inferiore. Se si vuole usare la semisfera di proiezione superiore, come spesso si
ritrova in testi francesi, vale naturalmente tutto quello illustrato finora, ma bisogna introdurre
una rotazione supplementare di 180° rispetto alla verticale. Dalla Fig. 3.11 si vede che una
linea L interseca la sfera nei punti P 0 e P 00 ; R0 e R00 sono le proiezioni sul piano orizzontale
dai punti Q0 e Q00 . R0 e R00 sono alla stessa distanza d dal centro della sfera, perciò i due
punti R0 e R00 sono equivalenti a seguito di una rotazione di 180° attorno all’asse Q0 − Q00 .
In altre parole se si riportano dei punti o delle tracce ciclografiche in proiezione stereografica
usando la semisfera inferiore e se in seguito si ruota il tutto di 180°, si ottiene lo stesso
risultato che si otterrebbe usando la semisfera di proiezione superiore
4
Metodi di proiezione di linee, pia-
ni, poli

In questo capitolo vengono illustrate le basi delle proiezioni stereografiche, cioè come
riportare una linea e un piano in uno stereogramma. Nel prossimo capitolo verranno introdotte
operazioni più complesse, come intersezione di piani, rotazioni di linee, ecc. Tutte queste
operazioni possono venire effettuate indifferentemente sia con il reticolo di Wulff che con il
reticolo di Schmidt, negli esempi seguenti verrà sempre usato il reticolo di Schmidt, ma le
procedure di proiezione sono del tutto analoghe con il reticolo di Wulff. Prima di iniziare
qualsiasi operazione bisogna munirsi di una copia del reticolo di proiezione (possono essere
fotocopiati i reticoli riportati in Appendice a pag. 65), di un cartoncino rigido (oppure una
tavoletta di legno), una puntina da disegno e un foglio di carta da disegno trasparente o di
acetato. Si incolla il reticolo sul cartoncino (Fig. 4.1), quindi con la puntina da disegno si
buca esattamente il centro del reticolo; la puntina da disegno si applica dalla parte posteriore
del cartoncino, in questo modo la punta è rivolta verso l’alto cioè “esce” dal centro del
reticolo. A questo punto si posiziona il foglio di carta trasparente sul reticolo bucandolo
con la puntina da disegno, tenendo fermo il cartone il foglio trasparente può essere ruotato
liberamente attorno alla puntina. Si disegna sul foglio di carta trasparente il cerchio di
riferimento e si riporta l’indicazione del Nord.
Per le proiezioni possono essere utilizzati i reticoli riportati in Appendice in Fig. A.1 e
Fig. A.2, che hanno grandi cerchi e piccoli cerchi con orientazione variabile di 2° in 2°. Nelle
figure che seguono, per ragioni di semplicità del disegno, sono usati invece reticoli con grandi
cerchi e piccoli cerchi con intervalli di 10° in 10°.
Alla fine dei vari capitoli sono presenti alcuni esercizi. Le loro soluzioni sono riportate
in Appendice a pag. 95; eccetto ove indicato, in tutti gli esercizi viene usata la proiezione

Figura 4.1 Materiale necessario per proiezioni stereografiche.

21
22 4. METODI DI PROIEZIONE DI LINEE, PIANI, POLI

stereografica equiarea (reticolo di Schmidt), sfera di proiezione inferiore.

4.1 Proiezione di una linea


Supponiamo di dovere proiettare una linea di orientazione 35/40, cioè direzione di
immersione 35° rispetto al Nord e inclinazione 40°. La procedura è la seguente:
a) Sul foglio trasparente marcare, con un segno qualsiasi, un angolo di 35° rispetto al Nord
sul cerchio di riferimento, l’angolo deve essere misurato in senso orario (Fig. 4.2a).
b) Ruotare il foglio trasparente fino a portare il segno di riferimento a coincidere con il
diametro Est-Ovest del reticolo (Fig. 4.2b). Lungo il diametro Est-Ovest spostarsi dal
cerchio di riferimento verso il centro del reticolo di un valore angolare pari all’inclinazione
della linea (40° nel nostro caso). Segnare questo punto sul foglio trasparente.
c) Riportare il foglio trasparente nella posizione iniziale. Il punto all’interno del cerchio è la
proiezione stereografica della nostra linea (Fig. 4.2c).
Poli di linee poco inclinate cadranno alla periferia dello stereogramma, cioè in prossimità
del cerchio di riferimento, linee molto inclinate cadranno nella parte centrale dello stereo-
gramma e una linea verticale darà un polo che coincide con il centro dello stereogramma.
Una linea orizzontale intersecherà la sfera di proiezione non in un solo punto, ma in due
punti, disposti sul cerchio di riferimento a 180° l’uno dall’altro, cioè all’estremità opposta di
un diametro.

Esercizio 1
Proiettare le seguenti linee: 125/30, 30/66, 180/50, 242/40, 330/15. Soluzione a pagina 95.

4.2 Proiezione di un piano come traccia ciclografica


Supponiamo di dovere proiettare un piano di orientazione 160/50, cioè direzione di
immersione 160° rispetto al Nord e inclinazione 50°. La procedura è indicata in Fig. 4.3 ed è
la seguente.
a) Sul foglio trasparente marcare, con un segno qualsiasi, un angolo di 160° rispetto al Nord
sul cerchio di riferimento, l’angolo deve essere misurato in senso orario (Fig. 4.3a).
b) Ruotare il foglio trasparente fino a portare il segno di riferimento a coincidere con il
diametro Est-Ovest del reticolo (Fig. 4.3b). Lungo il diametro Est-Ovest spostarsi dal
cerchio di riferimento verso il centro del reticolo di un valore angolare pari all’inclinazione
del piano (50° nel nostro caso). Marcare sul foglio trasparente il grande cerchio che passa
per questo punto.
c) Riportare il foglio trasparente nella posizione iniziale. La traccia ciclografica disegnata
all’interno del cerchio è la proiezione stereografica del nostro piano (Fig. 4.3c).
E’ importante ricordare che la traccia ciclografica che rappresenta un piano è convessa
verso la direzione di immersione del piano. Il grado di convessità dipende dall’inclinazione
del piano, piano poco inclinati daranno tracce ciclografiche molto convesse e prossime al
cerchio primitivo, la traccia ciclografica di un piano orizzontale coincide con il cerchio di
riferimento. Piani molto inclinati o subverticali daranno tracce ciclografiche poco convesse e
passanti per la parte centrale del cerchio primitivo, piani verticali verranno rappresentati con
linee che passano per il centro del cerchio principale.

Esercizio 2
Riportare in proiezione stereografica, proiezione equiarea, le tracce ciclografiche dei seguenti
piani: 10/10, 260/64, 302/44, 98/30, 140/80. Soluzione a pagina 95.
4.2. PROIEZIONE DI UN PIANO COME TRACCIA CICLOGRAFICA 23

35°

(a)

40°

(b)

(c)

Figura 4.2 Proiezione di una linea orientata 35/40.


24 4. METODI DI PROIEZIONE DI LINEE, PIANI, POLI

(a)

160°

50°

(b)

(c)

Figura 4.3 Proiezione stereografica di un piano con giacitura 160/50.


4.3. PROIEZIONE DEL POLO DI UN PIANO 25

4.3 Proiezione del polo di un piano


Se si devono riportare in una proiezione stereografica un gran numero di piani, disegnarli
come tracce ciclografiche può portare a proiezioni stereografiche molto confuse con molte
linee che si sovrappongono e in cui è impossibile individuare le tracce ciclografiche dei singoli
piani. La costruzione di proiezioni ciclografiche di un gran numero di piani è molto facilitata
se per ogni piano invece della traccia ciclografica si riporta il polo del piano. Il polo di un
piano è l’intersezione della linea ortogonale al piano con la sfera di proiezione.
In Fig. 4.4a sono illustrati i rapporti, all’interno della sfera di proiezione, tra un piano
(orientato 150/30), la sua traccia ciclografica e il polo del piano. In grigio è riportato il piano,
la cui intersezione con la sfera di proiezione definisce la sua proiezione sferica (S); dal centro
della sfera di proiezione è tracciata la linea ortogonale al piano, che interseca la semisfera di
proiezione inferiore nel punto P , il polo del piano. La linea ortogonale al piano avrà direzione
di immersione opposta a quella del piano (immersione del piano +180°) e inclinazione di 90°
meno l’inclinazione del piano (60° nell’esempio di Fig. 4.4a).
L’angolo tra P e S è 90°, e in proiezione stereografica (Fig. 4.4b) il punto P deve trovarsi
a 90° dalla traccia ciclografica del piano. In proiezione stereografica il valore di inclinazione
del piano (30° nell’esempio) è la distanza della traccia ciclografica dal cerchio di riferimento,
ma è anche la distanza del polo del piano dal centro del cerchio di riferimento.
Per riportare un piano in proiezione stereografica con giacitura per esempio 150/30,
mediante il suo polo, bisogna:
a) Marcare con un segno di riferimento l’angolo 150° sul cerchio di riferimento in senso
orario, analogamente con quanto fatto in Fig. 4.2a e in Fig. 4.3a.
b) Si ruota quindi il foglio trasparente fino a portare il segno di riferimento a coincidere con
il diametro Est-Ovest.
c) A questo punto ci si sposta dal centro del cerchio di riferimento verso la periferia
dell’angolo di inclinazione del piano (30°), nella direzione opposta a quella in cui si trova
il segno di riferimento. Il punto così trovato è il polo del piano.
Piani molto inclinati avranno in proiezione stereografica poli localizzati in prossimità
del cerchio primitivo, nel caso di un piano verticale essendo la normale al piano una linea
orizzontale non vi sarà un unico polo ma una coppia di poli sul cerchio di riferimento alle
due estremità di un diametro. Piani poco inclinati o suborizzontali avranno poli nella parte
centrale del cerchio primitivo, un piano orizzontale darà un polo che coincide con il centro
del cerchio di riferimento.

Esercizio 3
Riportare in proiezione stereografica i poli dei seguenti piani: 280/22, 350/60, 40/52, 175/18,
210/30. Soluzione a pagina 95.

4.4 Orientazione di un dato punto o traccia ciclografica


In alcuni casi si rende necessario effettuare operazioni inverse rispetto a quelle viste in
precedenza. Talvolta cioè si può disporre di una traccia ciclografica in proiezione stereografica
realizzata da altri, oppure di un polo di un piano o un punto che rappresenta una linea e si
desidera conoscere l’orientazione del corrispondente piano o linea.
Vediamo inizialmente il caso di una proiezione stereografica su cui è già stata disegnata una
traccia ciclografica (Fig. 4.5a) e cerchiamo di ricavare l’orientazione del piano corrispondente.
Per fare questo bisogna ruotare il foglio trasparente con la traccia ciclografica fino a farla
corrispondere con uno dei grandi cerchi (Fig. 4.5b), leggere l’inclinazione del piano contando il
valore angolare sul diametro E-W, tra il cerchio di riferimento e la traccia ciclografica (40° in
Fig. 4.5b). Marcare questa posizione con un segno sul cerchio di riferimento in corrispondenza
del diametro. A questo punto si può riportare il foglio trasparente nella posizione originaria
(Fig. 4.5c), e leggere l’angolo che il segno fatto precedentemente sul cerchio di riferimento fa
26 4. METODI DI PROIEZIONE DI LINEE, PIANI, POLI

30°
60°
Ps

90°
30°

(a)

60° P 90° 30°

30°

(b)

(c)

Figura 4.4 Proiezione del polo (P ) di un piano orientato 150/30.


4.5. PROIEZIONE DI UN CONO 27

rispetto al Nord, misurato in senso orario. Questo angolo (310°) è la direzione di immersione
del piano, il piano quindi ha orientazione 310/40.
Vediamo ora il caso di una proiezione stereografica su cui è già stato riportato un punto
che rappresenta la proiezione stereografica di una linea (Fig. 4.5d) e cerchiamo di ricostruire
l’orientazione della linea. Per fare questo bisogna ruotare il foglio trasparente con il punto
fino a portare il punto sul diametro Est-Ovest (Fig. 4.5d), in questa posizione si può leggere
l’inclinazione della linea contando gli angoli tra il cerchi di riferimento e il punto (20° in
Fig. 4.5e). Marcare questa posizione con un segno sul cerchio di riferimento in corrispondenza
del diametro. A questo punto si può riportare il foglio trasparente nella posizione originaria
(Fig. 4.5f), e leggere l’angolo che il segno fatto precedentemente sul cerchio di riferimento fa
rispetto al Nord, misurato in senso orario. Questo angolo (250°) è la direzione di immersione
della linea, la linea quindi ha orientazione 250/20.
Se il punto di Fig. 4.5d rappresenta invece la proiezione del polo di un piano, si ruota il
punto fino a portarlo nella posizione di Fig. 4.5e, ma l’inclinazione da leggere è quella tra il
punto e il centro del cerchio di riferimento (70° in Fig. 4.5e). Marcare questa posizione con
un segno sul cerchio di riferimento in corrispondenza del diametro, però dalla parte opposta
rispetto al punto. Si può riportare a questo punto il foglio trasparente nella sua posizione
originaria (Fig. 4.5f), e leggere l’angolo che il segno sul cerchio di riferimento fa rispetto al
Nord, misurato in senso orario. Questo angolo (70°) è la direzione di immersione del piano,
il piano quindi ha orientazione 70/20.

4.5 Proiezione di un cono


Le procedure per proiettare un cono in proiezione stereografica sono differenti a seconda
se si tratta di un cono con asse verticale, orizzontale o inclinato e se utilizziamo il reticolo di
proiezione equiarea di Schmidt o quello equiangolare di Wulff. Di seguito vediamo i vari casi
possibili.

Cono con asse verticale, reticolo di Schmidt o di Wulff


Per proiettare un cono con asse verticale non è necessario effettuare alcuna rotazione del
foglio di carta trasparente sovrapposto al reticolo di proiezione. La procedura è la stessa sia
che si utilizzi il reticolo di Schmidt sia che si usi quello di Wulff.
a) Partendo dal centro del cerchio di proiezione si conta il valore angolare α che rappresenta
l’angolo di apertura del cono (Fig. 4.6a). Il valore di α può essere contato sia sul diametro
E-W che quello N-S.
b) Con un semplice compasso tracciare un cerchio con centro nel centro del cerchio di
proiezione e raggio α, il cerchio così disegnato (cerchio C1 in Fig. 4.6a) è la proiezione
verticale del cono.
A causa delle diversità tra il reticolo di Schmidt e di Wulff, proiezioni di coni con asse
verticale nel reticolo di Schmidt (C1) daranno circonferenze maggiori rispetto a proiezioni
realizzate usando il reticolo di Wulff (circonferenza C2 in Fig. 4.6a).

Cono con asse orizzontale, reticolo di Schmidt o di Wulff


La procedura è la stessa sia che si utilizzi il reticolo di Schmidt sia che si usi quello di
Wulff, nell’esempio di Fig. 4.6b viene usato il reticolo di Schmidt.
a) Si segna all’esterno del cerchio di proiezione l’orientazione dell’asse del cono (340° in
Fig. 4.6b).
b) Si ruota il foglio di carta trasparente fino a portare l’asse del cono a corrispondere con il
diametro N-S del reticolo di proiezione.
28 4. METODI DI PROIEZIONE DI LINEE, PIANI, POLI

(a) (d)

70° 20°
40°

(b) (e)

310°
40 70°
°

20°

250°

(c) (f)

Figura 4.5 Procedura per ricavare l’orientazione di un piano nota la sua traccia ciclografica (a, b, c); il
piano risulta essere orientato 310/40. Procedura per riconoscere l’orientazione di una linea nota la sua
proiezione, un punto, nello stereogramma (c, d, e); la linea è orientata 250/20.
4.5. PROIEZIONE DI UN CONO 29

340
°

30°
C3
C3

C4
C2 30°

30° C1
A’

α
A
C4 C3
C3
30°
(a) (b)

α
C
α
α C

(c) (d)

α
α C”
A
C
C’

(e) (f)
Figura 4.6 Proiezioni di coni. (a) C1 è la proiezione di un cono verticale con angolo di apertura α = 30◦
sul reticolo di Schmidt, C2 è la proiezione di un cono verticale con angolo di apertura α = 30◦ con il
reticolo di Wulff. C3 è la proiezione di un cono orizzontale con asse orientato 160/0 e angolo d’apertura
30° con il reticolo di Schmidt, C4 è la proiezione di un cono orizzontale con asse orientato 240/0 e angolo
d’apertura 30° con il reticolo di Wulff. (d), (e) Costruzione di un cono con asse inclinato 54/25 e angolo
d’apertura α = 20c irc con il reticolo di Schmidt. (f) Costruzione di un cono con asse inclinato 54/25
e angolo d’apertura α = 20c irc con il reticolo di Wulff. Si noti che l’asse C è differente dal centro del
piccolo cerchio A.
30 4. METODI DI PROIEZIONE DI LINEE, PIANI, POLI

c) Ci si sposta lungo il diametro N-S, dal cerchio primitivo verso il centro del reticolo,
contando un valore angolare α pari all’angolo di apertura del cono (30° nell’esempio di
Fig. 4.6b).
d) Il piccolo cerchio che si trova ad una distanza α dal cerchio primitivo è la proiezione del
cono con asse orizzontale (piccolo cerchio C3 in Fig. 4.6b e in Fig. 4.6a).
e) Ripetere la stessa procedura partendo dall’estremità opposta del diametro N-S.
Se si utilizza il reticolo di Wulff la procedura è la stessa, il piccolo cerchio disegnato
avrà solamente una forma diversa (archi di circonferenza) essendo differente il reticolo di
proiezione. I piccoli cerchi C4 in Fig. 4.6a sono la proiezione di un cono, sempre con angolo
di apertura di 30°, su un reticolo di Wulff.

Cono con asse inclinato, reticolo di Schmidt


Il tipo di proiezione di Lambert utilizzata per costruire il reticolo di Schmidt implica che
i piccoli cerchi non sono in realtà delle circonferenze, ma curve più complesse. Per questo
motivo la forma di un piccolo cerchio nel reticolo di Schmidt che rappresenta la proiezione
di un cono con asse inclinato deve essere costruita proiettando i punti che rappresentano le
linee che giacciono sul cono, cioè le linee che formano un angolo costante α con l’asse del
cono. α è l’angolo di apertura del cono. La procedura è la seguente.
a) Proiettare l’asse del cono (punto C in Fig. 4.6c).
b) Sul grande cerchio che passa per il punto C segnare i due punti che formano un angolo α
con la linea C.
c) Ruotare il foglio di carta trasparente (es. di 10° in senso orario), in questa nuova
orientazione individuare la nuova traccia ciclografica che passa per C e nuovamente
segnare i due punti che formano un angolo α con la linea C (Fig. 4.6d).
d) Ripetere l’operazione del punto precedente ruotando ancora il foglio trasparente in senso
orario (es. ancora di 10°) e proiettando ancora le due linee ad un angolo α con C. Quando
sono stati proiettati un numero sufficiente di queste coppie di punti unire tutti i punti,
che definiranno così il piccolo cerchio attorno a C con angolo di apertura α (Fig. 4.6e).

Cono con asse inclinato, reticolo di Wulff


La proiezione stereografica di coni con assi inclinati usando il reticolo di Wulff è molto
più semplice rispetto a quanto abbiamo visto con il reticolo di Schmidt, questo perché nel
reticolo di Wulff i piccoli cerchi sono effettivamente delle circonferenze. La procedura per
proiettare un cono con asse inclinato è la seguente.
a) 1. Riportare in proiezione stereografica utilizzando il reticolo di Wulff l’asse del cono
(punto C in Fig. 4.6f).
b) Sul piano verticale che contiene l’asse del cono misurare l’angolo α, angolo di apertura
del cono, nelle due direzioni opposte rispetto a C, individuando così i punti C’ e C".
c) Misurare sul foglio trasparente la distanza C’-C" in millimetri (non il valore angolare!) e
trovare il punto A equidistante da C’ e C" (indicato con un triangolo in Fig. 4.6f). Si noti
che il centro del cono C non coincide con A, questo perché il reticolo di Wulff introduce
una distorsione sempre maggiore avvicinandosi al cerchio orizzontale di riferimento (vedi
Fig. 4.6c).
d) Con un compasso disegnare un cerchio con centro in A e raggio la distanza A-C’, questo
cerchio è la proiezione inclinata del cono con angolo di apertura α.

Esercizio 4
Riportare in proiezione stereografica equiangolare e equiarea i seguenti coni:
a) direzione di immersione asse: 250°, inclinazione 55°, apertura 30°;
b) direzione di immersione asse: 20°, inclinazione 20°, apertura 15°;
c) direzione di immersione asse: 130°, inclinazione 20°, apertura 35°.
Soluzioni a pagina 95.
5
Operazioni con linee e piani

5.1 Proiezione di una linea noto il pitch


Come già visto nel Capitolo 2.2, l’orientazione di una linea può essere espressa non dalla
sua direzione di immersione e inclinazione, ma dalla giacitura del piano che la contiene e
dal suo pitch su questo piano (la definizione di pitch è riportata in Fig. 2.1b). Vediamo la
procedura per riportare in proiezione stereografica una linea che giace sul piano 225/30 con
pitch di 40° verso SE.
a) Si disegna la traccia ciclografica del piano che contiene la linea (piano 225/30 in Fig. 5.1a).
b) Si ruota il foglio di carta trasparente fino a portare la traccia ciclografica a coincidere
con la traccia ciclografica del reticolo sottostante (Fig. 5.1b).
c) Si contano 40° (il valore del pitch) lungo la traccia ciclografica a partire dal cerchio di
riferimento da Sud-Est, il punto così individuato rappresenta la nostra linea.
d) La Fig. 5.1c riporta la proiezione stereografica della linea, la sua orientazione può essere
determinata seguendo le indicazioni del Capitolo 4.4; si può verificare che la linea ha
orientazione 172/20.
E’ importante notare che l’angolo di 40° sulla traccia ciclografica in Fig. 5.1b potrebbe
essere calcolato anche partendo dalla parte opposta del cerchio di proiezione (parte inferiore
del reticolo). L’angolo del pitch andrebbe calcolato in questo modo se il pitch fosse calcolato
verso NW.

Esercizio 5
Riportare in proiezione stereografica le seguenti linee, noto il piano che le contiene e il pitch:
a) piano 100/30, pitch 15° N;
b) piano 205/44, pitch 46° E;
c) piano 50/60, pitch 20° W.
Soluzioni a pagina 95.

Esercizio 6
La linea 246/26 è misurata su un piano con direzione di immersione 310°. Qual’è l’inclinazione
del piano e il pitch della linea? Soluzione a pagina 95.

Esercizio 7
La linea 172/12 è misurata su di un piano che inclina di 25°. Qual’è la direzione di immersione
del piano e il pitch della linea? Soluzione a pagina 95.

31
32 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI

40°

225/30

(a)

(b)

172/20

(c)

Figura 5.1 Proiezione di una linea noto il pitch. La linea giace sul piano 225/30 e ha un pitch di 40° verso
SE. La linea ha orientazione 172/20.
5.2. PIANO CONTENENTE DUE LINEE 33

(a)
(b)

(c)

Figura 5.2 Costruzione per determinare il piano contenente due linee. La linea A ha orientazione 245/50 e
la linea B è orientata 160/30, il piano P ha orientazione 223/52.

5.2 Piano contenente due linee


Vediamo come determinare mediante proiezioni stereografiche l’orientazione del piano
che contiene due linee.
a) Si riportano in uno stereogramma le due linee (linea A e B in Fig. 5.2a).
b) Si ruota il foglio trasparente con lo stereogramma fino a portare i due punti che rap-
presentano le due linee a giacere sulla stessa traccia ciclografica, si disegna tale traccia
ciclografica sullo stereogramma (traccia ciclografica P in Fig. 5.2b).
c) Lo stereogramma risultante (Fig. 5.2c) riporta la traccia ciclografica del piano che contiene
le due linee.
Sulla base di quanto visto nel Capitolo 4.4 si può determinare l’orientazione del piano,
che nell’esempio di Fig. 5.2c si può verificare ha orientazione 223/52.

Esercizio 8
Trovare i piani che contengono le seguenti coppie di linee:
a) linea 280/20 e linea 350/48;
34 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI

A
B B

L
L A

(b)
(a)

(c)

Figura 5.3 Intersezione tra due piani utilizzando le tracce ciclografiche. Intersezione tra il piano A (135/55)
e il piano B (240/35), la loro intersezione è la linea L di orientazione 202/30.

b) linea 260/40 e linea 150/60;


c) linea 190/20 e linea 60/50.
Soluzioni a pagina 95.

5.3 Intersezione tra due piani


L’intersezione tra due piani è una linea retta. Questa linea può essere determinata in due
modi, utilizzando le tracce ciclografiche oppure usando i poli dei piani.

Metodo con le tracce ciclografiche


In proiezione stereografica la linea intersezione di due piani è il punto dato dall’intersezione
delle due tracce ciclografiche che rappresentano i piani (Fig. 5.3).

Metodo con i poli dei piani


L’intersezione tra due piani può essere determinata anche utilizzando i poli dei piani,
come illustrato in Fig. 5.4. A e B sono i due piani, PA e PB sono i poli dei due piani, dalla
Fig. 5.4a si vede come i due poli sono contenuti nel piano P, il piano ortogonale alla linea L
intersezione tra i due piani.
La costruzione in proiezione stereografica è illustrata in Fig. 5.4b:
a) Si riportano i poli dei due piani (PA e PB ).
b) Si trova la traccia ciclografica (grande cerchio P) che passa per i due poli.
c) Il polo di questo grande cerchio è l’intersezione tra i due piani (L).
5.4. INCLINAZIONE REALE E INCLINAZIONE APPARENTE 35

PA PB
PB
B
L

L
A
PA

P
P

(a) (b)

Figura 5.4 Intersezione tra due piani utilizzando il metodo dei poli dei piani.

Esercizio 9
Calcolare le linee intersezioni tra le seguenti coppie di piani:
a) piano 50/30 e piano 320/50;
b) piano 240/60 e piano 185/15;
c) piano 150/20 e piano 100/70.
Soluzioni a pagina 95.

5.4 Inclinazione reale e inclinazione apparente


L’inclinazione di uno strato è quella reale se è misurata nella direzione di immersione,
cioè su di un piano verticale ortogonale alla direzione (strike) dello strato (vedi Capitolo 2.1).
Su qualsiasi altro piano verticale non ortogonale alla direzione dello strato, lo strato stesso
apparirà con una inclinazione minore, detta inclinazione apparente.
L’angolo di inclinazione apparente dipende dall’inclinazione reale dello strato e dall’angolo
tra la direzione dello strato e la direzione della superficie di osservazione; se quest’ultimo
angolo è zero, cioè le due superfici hanno la stessa direzione, lo strato inclinato apparirà
orizzontale sulla superficie di osservazione (vedi inclinazioni apparenti sulle superfici A, B,
C, D in Fig. 5.5a). Due sono le tipiche applicazioni del concetto di inclinazione apparente
con le proiezioni stereografiche: calcolare l’inclinazione apparente su una sezione verticale e
calcolare la giacitura di uno strato quando sono note due inclinazioni apparenti.

Inclinazione apparente su una sezione verticale


Il calcolo dell’inclinazione apparente ha un’importante applicazione quando si costruiscono
sezioni geologiche, cioè quando si conosce direzione di immersione e inclinazione di un
piano (stratificazione, faglia, ecc.) e si vuole sapere la sua inclinazione apparente sulla
sezione geologica, cioè su un piano verticale. Per fare questo bisogna riportare in proiezione
stereografica la traccia ciclografica corrispondente al piano e la traccia ciclografica verticale
che rappresenta la sezione geologica. La loro intersezione è una linea la cui inclinazione
rappresenta l’inclinazione apparente del piano sulla traccia della sezione geologica. L’Esercizio
5 mostra un esempio di questa costruzione.

Giacitura di uno strato da due inclinazioni apparenti


Un’altra applicazione è il calcolo dell’inclinazione reale di uno strato conoscendo due incli-
nazioni apparenti su due diverse superfici verticali. Supponiamo di osservare in affioramento
l’immersione apparente di uno strato (indicato in grigio in Fig. 5.5a) su due superfici verticali,
36 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI

PC
19°
D
α C B=170/90
33°
α’=33° PB
A α’’=19°
120/40
C=145/90
B

(a) (b)
Figura 5.5 (a) Inclinazione apparente di uno strato (in grigio) su varie superfici. La superficie A è
ortogonale alla direzione (strike) dello strato e perciò parallela alla direzione di massima pendenza dello
strato, l’angolo α è quindi l’inclinazione reale dello strato; la superficie B ha orientazione 170/90 e 33° è
l’inclinazione apparente dello strato su questa superficie; la superficie C ha orientazione 145/90 e 19° è
l’inclinazione apparente dello strato su questa superficie; la superficie D è parallela alla direzione dello
strato, lo strato appare quindi orizzontale su questa superficie (in altre parole lo strato ha un’inclinazione
apparente uguale a zero su questa superficie). (b) Proiezione stereografica delle superfici illustrate in (a),
lo strato in grigio ha giacitura 120/40.

una orientata 170/90 (superficie B) e l’altra orientata 145/90 (superficie C); l’immersione
apparente osservabile in affioramento è di 33° sulla superficie B e di 19° sulla superficie C. In
proiezione stereografica per determinare l’inclinazione reale dello strato bisogna seguire la
seguente procedura.
a) Riportare come tracce ciclografiche le due superfici su cui si fanno le osservazioni; nel
caso della Fig. 5.5b sono due rette perché si tratta di superfici verticali.
b) Su ognuna di queste superfici si riporta l’inclinazione apparente dello strato, i punti PA
e PB che si ricavano rappresentano due linee che sono l’intersezione dello strato con le
superfici di osservazione.
c) Lo strato inclinato deve passare per i puntiPA e PB , bisogna quindi applicare quanto
visto nel Capitolo 5.2 per determinare l’orientazione del piano che contiene PA e PB .
Nell’esempio di Fig. 5.5b lo strato inclinato avrà giacitura 120/30.

Esercizio 10
Trovare l’inclinazione apparente di uno strato di giacitura 260/25 su di una superficie orientata
190/90 (cioè di direzione N100E). Soluzione a pagina 95.

Esercizio 11
Uno strato ha inclinazione apparente di 24° verso Est su di una superficie verticale di
orientazione 350/90 e inclinazione apparente di 30° verso Sud su di una superficie verticale
di orientazione 276/90. Quale è la giacitura reale dello strato? Soluzione a pagina 95.

5.5 Angolo tra due linee


L’angolo tra due linee, linea A e linea B, è l’angolo α misurato sul piano che le contiene
entrambe (Fig. 5.6a). Per fare questo si deve operare nel seguente modo.
a) Riportare le due linee in proiezione stereografica (Fig. 5.6b).
b) Si determina il piano P che le contiene, seguendo le modalità riportate nel Capitolo 5.2
(Fig. 5.6c).
c) Sulla traccia ciclografica si leggere l’angolo α tra le due linee, che è rappresentato
dall’angolo tra i due punti (42° in Fig. 5.6c).
5.5. ANGOLO TRA DUE LINEE 37

α A

B
B

(a) (b)

α=42°

A
P
B
α=42°

P
(d)
(c)

Figura 5.6 Misura dell’angolo tra due linee. La linea A ha orientazione 118/32, la linea B ha orientazione
170/40, l’angolo α tra le due linee è 42°.
38 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI

P
B
L α'=154°
L
B
A P’B

α’ P’A
P α α=26°
A
P’A
(a) (b)
P’B
PA
PB

PB
α=26°
α PA
B L
L
A
α'=154°
α’ P
P α
(c) (d)

Figura 5.7 Angolo tra due piani. Il piano A ha orientazione 210/36, il piano B 195/60, la loro intersezione
L è la linea di orientazione 273/17. Il piano P ortogonale all’intersezione tra i due piani ha giacitura
95/73. L’angolo acuto tra i due piani α è 26°, l’angolo ottuso α0 è 154°.

d) Il piano 160/40 è il piano che contiene le due linee (Fig. 5.6d)

Esercizio 12
Misurare l’angolo tra le seguenti coppie di linee:
a) linea 30/20 e linea 45/30;
b) linea 150/40 e linea 210/20;
c) linea 270/60 e linea 280/10.
Soluzioni a pagina 95.

5.6 Angolo tra due piani


Questa costruzione è usata frequentemente in geologia per calcolare, per esempio, l’angolo
di apertura di una piega o l’angolo tra strati separati da una discordanza. In tre dimensioni
(Fig. 5.7a) due piani si intersecano definendo la linea L, l’angolo tra due piani è definito come
l’angolo acuto α misurato sul piano P ortogonale alla linea L. Mediante l’uso di proiezioni
stereografiche è facile determinare l’angolo tra due piani, questo può essere determinato
riportando i piani come tracce ciclografiche oppure come poli. Vediamo le due differenti
procedure nei due casi.
5.7. PIANO BISETTORE TRA DUE PIANI 39

Metodo con le tracce ciclografiche dei piani


Si procede nel modo seguente.
a) Si riportano in proiezione stereografica le tracce ciclografiche dei due piani (grandi cerchi
A e B in Fig. 5.7b).
b) L’intersezione tra le due tracce definisce il punto L che rappresenta la linea d’intersezione
tra i due piani.
c) Si riporta come traccia ciclografica il piano il cui polo è il punto L, questa traccia
rappresenta il piano P di Fig. 5.7a. L’intersezione tra la traccia P e le tracce dei due
piani (A e B) definiscono i punti P’A e P’B .
d) Sulla traccia ciclografica del piano P è possibile a questo punto leggere l’angolo tra le
linee P’A e P’B . che è anche l’angolo tra i due piani. Si noti che sulla traccia P è possibile
leggere due angoli (α e α0 ) la cui somma è 180°. L’angolo α è l’angolo acuto tra i due
piani, α0 è l’angolo ottuso.

Metodo con i poli dei piani


Questo metodo si basa sul fatto che l’angolo tra due piani è uguale all’angolo tra le
rispettive normali, cioè tra i rispettivi poli in proiezione stereografica.
a) Riportare in proiezione stereografica i poli dei due piani (linee PA e PB in Fig. 5.7c).
b) Trovare la traccia ciclografica che contiene i due poli, come illustrato nel Capitolo 5.5.
c) Su questa traccia ciclografica leggere l’angolo acuto (α) e ottuso (α0 ) tra le due linee,
cioè tra i piani A e B.

Esercizio 13
Misurare l’angolo tra le seguenti coppie di piani:
a) piano 305/30 e piano 260/25;
b) piano 160/50 e piano 118/40;
c) piano 80/30 e piano 45/51.
Soluzioni a pagina 96.

5.7 Piano bisettore tra due piani


Per determinare in proiezione stereografica il piano bisettore tra due piani (es. piano
bisettore dei piani A e B) bisogna ricordare che tale piano C contiene (Fig. 5.8a):
a) l’intersezione (L) tra i piani A e B;
b) la linea LC bisettrice dell’angolo α tra i due piani A e B, cioè la linea bisettrice dell’angolo
tra le linee LA e LB .
Questo problema può essere risolto in due modi, riportando i piani come tracce ciclografiche
o come poli. Vediamo i due casi separatamente.

Metodo con le tracce ciclografiche dei piani


a) Si riportano in proiezione stereografica le tracce ciclografiche dei due piani (grandi cerchi
A e B in Fig. 5.8b).
b) L’intersezione tra le due tracce definisce il punto L che rappresenta la linea d’intersezione
tra i due piani.
c) Si riporta come traccia ciclografica il piano il cui polo è il punto L, questa traccia (N)
rappresenta il piano N di Fig. 5.8a. L’intersezione tra la traccia N e le tracce dei due
piani (A e B) definiscono le due linee LA e LB .
d) Misurare l’angolo acuto α tra LA e LB e trovare il punto LC bisettore tra LA e LB . LC è
il punto che dista il valore angolare α/2 da LA o LB sulla traccia ciclografica N.
e) Disegnare il grande cerchio che passa per L e LC , questo rappresenta il piano C, bisettore
acuto dei piani A e B.
40 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI

A C B
LA LC
LB
α2 LB C
α2
N B α2 LC

L LC’ α2 LA

N’
L N
A
LC’

N’
(a) (b)

α2
PC N
A B PA
α2 α α' 2
2 PA
N α'
C PC’
α' 2
α'
α PC’

α' 2 α' 2 PN PB
α α2
PB PC

N’
(c) (d)
Figura 5.8 Piano bisettore tra due piani. (a) e (b) Metodo mediante tracce ciclografiche. (c) e (d) Metodo
mediante i poli dei piani. Il piano A ha orientazione 155/75, il piano B 310/50. L=239/21, LA =98/64,
LB =350/43, il piano N=59/69, LC =25/65, LC’ =144/14, il piano N’=202/25, l’angolo acuto α tra LA e
LB è 60°, l’angolo ottuso α0 =120°. Il piano C ha giacitura 324/77. In (d) PN =L, PC =LC’ , PC’ =LC .
5.8. PROIEZIONE DI UNA LINEA SU UN PIANO 41

Metodo con i poli dei piani

Dalla Fig. 5.8c è possibile notare come il piano C bisettore acuto dei piani A e B ha la
sua normale PC che è anche la bisettrice acuta delle normali dei piani A e B (PA e PB ). Per
determinare il piano C bisogna quindi:
a) Riportare in proiezione stereografica i poli dei piani A e B (PA e PB in Fig. 5.8c).
b) Determinare la traccia ciclografica N che contiene i due poli, questa traccia rappresenta
il piano N di Fig. 5.8a e Fig. 5.8c. Il polo del piano N, il punto PN, è la linea intersezione
dei due piani A e B. Sulla traccia ciclografica N è quindi possibile individuare tra i poli
PA e PB un angolo acuto α e un angolo ottuso α0 .
c) Sempre sulla traccia ciclografica N si individua ora il punto PC bisettore dell’angolo
acuto α e il punto PC’ bisettore dell’angolo ottuso α0 .
d) Il piano C che passa per PC’ e PN è il piano cercato, cioè il piano bisettore acuto dei
piani A e B.
Se si vuole determinare anche il piano bisettore dell’angolo ottuso dei piani A e B ciò è a
questo punto molto facile, esso è il piano che passa per PN e PC cioè la traccia ciclografica
N’ in Fig. 5.8d.
È importante notare che entrambe le costruzioni viste in questo capitolo hanno permesso
di determinare oltre al piano acuto e ottuso bisettore di due piani, anche tre direzioni tra
loro ortogonali (linee L, LC’ e LC in Fig. 5.8b e linee PN , PC’ e PC in Fig. 5.8d) di cui una è
l’intersezione tra i due piani e le altre due sono la bisettrice acuta e ottusa tra i due piani.
Se i piani rappresentano due faglie in affioramento sviluppatesi contemporaneamente, le tre
direzioni rappresentano l’orientazione dei tre sforzi principali che hanno originato le faglie:
LC e PC’ sono l’orientazione di σ1 , L e PN l’orientazione di σ2 , LC’ e PC l’orientazione di σ3 .

Esercizio 14
Determinare le giaciture dei piani bisettori delle seguenti coppie di piani:
a) piano 20/50 e piano 340/40;
b) piano 190/30 e piano 155/40;
c) piano 70/60 e piano 110/55.
Soluzioni a pagina 96.

5.8 Proiezione di una linea su un piano


Consideriamo un piano P e una linea L non parallela al piano. Se immaginiamo una
sorgente luminosa posta a distanza infinita sopra il piano, l’ombra della linea sul piano è la
proiezione ortogonale L’ della linea L sul piano P ( Fig. 5.9a). Per determinare la proiezione
di una linea su un piano facendo uso delle proiezioni stereografiche la procedura è la seguente:

a) Riportare in proiezione stereografica (Fig. 5.9b) il piano sia come polo (PN ) che come
traccia ciclografica (P), riportare anche la linea L.
b) Tracciare il grande cerchio (P’) che passa per PN e L.
c) Il punto di intersezione tra P’ e P è la linea L’ proiezione della linea L sul piano P.

Esercizio 15
Determinare la giacitura (direzione di immersione ed inclinazione) delle proiezioni delle
seguenti linee sui seguenti piani:
a) linea 306/58 sul piano 280/40;
b) linea 210/32 sul piano 120/70;
c) linea 120/40 sul piano 220/68.
Soluzioni a pagina 96.
42 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI

PN

L
PN
P’
L’ P’
α
α L
L’

P
(a) (b)
Figura 5.9 Proiezione di una linea su un piano inclinato. La linea L ha orientazione 260/42, il piano P ha
giacitura 210/30, la proiezione L’ è orientata 252/24. L’angolo α tra L e L’ è 20°.

5.9 Angolo tra un piano e una linea


Determinare l’angolo tra un piano (P) e una linea (L) significa misurare l’angolo tra la
linea e la sua proiezione (L’) su tale piano.
In proiezione stereografica per determinare L’ si procede come indicato nel Capitolo 5.8 e
illustrato in Fig. 5.9.
Una volta determinato L’ , sulla traccia ciclografica P’ (piano che contiene la linea e il
polo del piano) è possibile leggere immediatamente l’angolo α tra L e L’ (Fig. 5.9b), come
illustrato nel Capitolo 5.5.

Esercizio 16
Determinare l’angolo tra i seguenti piani e linee:
a) piano 258/42 e linea 270/20;
b) piano 110/25 e linea 102/62;
c) piano 10/50 e linea 350/11.
Soluzioni a pagina 96.

5.10 Rotazioni attorno ad un asse


In molti problemi geologici vi è la necessità di ruotare piani o linee attorno ad un asse.
Le procedure illustrate in seguito per effettuare rotazioni usando le proiezioni stereografiche
possono essere applicate indifferentemente a linee o a piani, in quanto anche i piani, come già
visto, possono essere rappresentati in proiezione stereografica da una linea, la linea normale
al piano (polo del piano). In questo capitolo, di conseguenza, verrà sempre considerata la
rotazione di linee attorno ad un asse. La procedura è la solita, sia utilizzando il reticolo di
Wulff, sia utilizzando quello di Schmidt.
È importante ricordare che per potere effettuare qualsiasi rotazione è necessario conoscere
l’orientazione della linea che deve essere ruotata, l’orientazione dell’asse di rotazione, l’angolo
di rotazione e infine il senso di rotazione (orario/antiorario). Per evitare ambiguità per
convenzione il senso di rotazione (senso orario o senso antiorario) sarà sempre specificato
guardando verso la direzione di immersione dell’asse di rotazione.
La rotazione di una linea attorno ad una asse definisce un cono, che in proiezione
stereografica è rappresentato da un piccolo cerchio. La rotazione di una linea in proiezione
stereografica avviene quindi su dei piccoli cerchi, bisogna per questo motivo avere ben
presente la proiezione di coni variamente inclinati illustrata nel Capitolo 4.5. Applicazioni
5.10. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE 43

pratiche della rotazione attorno ad un asse (restaurazione di discordanze e paleocorrenti)


sono riportate in Appendice a pag. 73.

5.10.1 Rotazione attorno ad un asse verticale


La rotazione di una linea attorno ad un asse verticale di un angolo di rotazione α è il
caso più semplice di rotazione. La procedura è la seguente (es. per ruotare la linea A di
Fig. 4.6a):
a) Disegnare il piccolo cerchio con asse verticale, concentrico con il cerchio di riferimento,
che passa per tale linea (cerchio C1 in Fig. 4.6a).
b) Con l’aiuto di un semplice goniometro tracciare l’angolo α sul cerchio C1 e trovare così
la nuova orientazione A’ della linea (in Fig. 4.6a α=50°).
È importante notare che se si conosce l’orientazione della linea da ruotare (es. la linea
A di Fig. 4.6a ha orientazione 200/60) per ruotarla attorno ad un asse verticale non è
necessario effettuare la procedura precedente. La nuova orientazione della linea (A’) avrà la
solita inclinazione, ma direzione di immersione sarà aumentata dell’angolo di rotazione se la
rotazione è in senso orario, oppure diminuita di un valore angolare pari all’angolo di rotazione
se la rotazione è in senso antiorario. Nell’esempio precedente è quindi facile stabilire che A’
ha orientazione 250/60.

Esercizio 17
Determinare la giacitura delle seguenti linee dopo una rotazione attorno ad un asse verticale:
a) linea 26/16 ruotata di 46° in senso orario;
b) linea 208/54 ruotata di 20° in senso orario;
c) linea 332/76 ruotata di 70° in senso antiorario.
Soluzioni a pagina 96.

5.10.2 Rotazione attorno ad un asse orizzontale


La rotazione di una linea attorno ad un asse orizzontale è illustrata in Fig. 5.10a, la
rotazione in questo caso è in senso antiorario, secondo la convenzione precedente. La linea si
muove attorno all’asse di rotazione definendo un cono, in proiezione stereografica la linea si
sposta lungo un piccolo cerchio al cui centro è posto l’asse di rotazione. Nella pratica se si
vuole ruotare una linea L attorno ad un asse A orizzontale di un angolo α bisogna:
a) Riportare in proiezione stereografica la linea L e l’asse A (Fig. 5.10b). L’asse A è
orizzontale e perciò è rappresentato da due punti diametralmente opposti sul cerchio di
riferimento.
b) Ruotare il foglio trasparente fino a portare l’asse A a coincidere con il diametro N-S del
reticolo (Fig. 5.10c).
c) In questa posizione disegnare il piccolo cerchio che passa per la linea L. Su questo piccolo
cerchio spostarsi di un valore angolare pari all’angolo di rotazione α. In Fig. 5.10c si vede
come una rotazione antioraria di 40° porta la linea L ad assumere la nuova orientazione
L’, una rotazione di 60° porta ad una giacitura orizzontale (L”) e una rotazione antioraria
di 110° ad una nuova orientazione L”’, dalla parte opposta dello stereogramma.
d) Riportare il foglio trasparente nella posizione originaria e stabilire l’orientazione delle
nuove linee (Fig. 5.10d).

Esercizio 18
Determinare la giacitura delle seguenti linee dopo averle ruotate attorno ad un asse orizzontale:
a) linea 40/26 ruotata di 15° in senso orario attorno all’asse di giacitura 86/0;
b) linea 80/42 ruotata di 52° in senso antiorario attorno all’asse di giacitura 116/0;
c) linea 202/38 ruotata di 62° in senso orario attorno all’asse di giacitura 250/0.
Soluzioni a pagina 96.
44 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI

A
asse di rotazione
A
L

(a) (b)

L’’
L’’
L’’’
110°
L’’’

A
L
L
L’

40° L’’
36°
L’’ L’
(d)
(c)
Figura 5.10 Rotazione attorno ad un asse orizzontale. (a) Rotazione all’interno della sfera di proiezione.
(b) Rotazione di una linea L di orientazione 120/30 attorno ad un asse 100/00. (c) La linea L giace sul
piccolo cerchio di apertura 36°. La rotazione di 40° porta alla linea L’, la rotazione di 60° porta alla linea
L”’, la rotazione di 110° alla linea L”’. (d) La linea L’ è orientata 134/11, la linea L” è orientata 136/00 e
la linea L”’ è orientata 304/27.
5.10. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE 45

A
β
P β
L’
L

B’
α

Figura 5.11 Rotazione della linea L (giacitura 75/32) attorno all’asse A (giacitura 54/25) di un’angoloα=50°
in senso orario. La linea L’ (giacitura 61/44) è la giacitura finale della linea L. L e L’ formano un angolo
β=20° con l’asse di rotazione A.

5.10.3 Rotazione attorno ad un asse inclinato


Il metodo più semplice per ruotare una linea attorno ad un asse inclinato fa uso delle
tracce ciclografiche; in molti testi viene illustrato il metodo, un po’ più complicato, che fa uso
di una doppia rotazione attorno a due assi orizzontali. In questo capitolo verranno illustrati
entrambi i metodi.

Metodo delle tracce ciclografiche


Supponiamo di dovere ruotare una linea L attorno ad un asse inclinato A di un’angolo α
in senso orario. La procedura è la seguente (Fig. 5.11):
a) Proiettare la linea L e l’asse di rotazione A. Proiettare anche il grande cerchio (P) il cui
polo è l’asse A.
b) Costruire il grande cerchio che passa per L e A. Su questa traccia ciclografica misurare
l’angolo β tra L e A e determinare il punto B in cui essa interseca il grande cerchio P.
c) Sulla traccia ciclografica P spostarsi dell’angolo di rotazione α e determinare così il punto
B’.
d) Tracciare il grande cerchio che passa per B’ e A.
e) Su questa traccia ciclografica tracciare l’angolo β partendo dal punto A. Il punto L’ così
determinato è la nuova orientazione della linea L alla fine della rotazione α.
Si noti che L e L’ giacciono sul piccolo cerchio con asse A e apertura β, questo metodo
di rotazione di linee permette quindi di proiettare una serie di punti che si trovano su un
piccolo cerchio ed è stato utilizzato per disegnare il piccolo cerchio di Fig. 4.6e.

Metodo della doppia rotazione


Supponiamo di dover ruotare la linea LA in senso antiorario attorno all’asse inclinato A
di un valore angolare α ( Fig. 5.12a).
Questo metodo si basa sul fatto che la rotazione attorno ad un asse inclinato può essere
realizzata portando l’asse A all’orizzontale ruotandolo attorno ad un asse orizzontale R
ortogonale alla direzione di immersione dell’asse A e facendo assumere alla linea LA una
nuova orientazione LB (Fig. 5.12b). Si ruota a questo punto la linea LB dell’angolo α fino ad
46 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI

R LC R
_

LB LB

(c)
`
`
_
LD A LD
LA LA
(a) (b) (d)

Figura 5.12 Rotazione di una linea attorno ad un asse inclinato mediante due rotazioni successive.

assumere la giacitura LC (Fig. 5.12c). Si ruota infine l’asse A nella sua posizione originaria,
la linea assume la sua posizione finale LD ( Fig. 5.12d).
Nella pratica la procedura da seguire è la seguente:
a) Proiettare la linea LA e l’asse di rotazione A (Fig. 5.13a).
b) Ruotare il foglio trasparente fino a portare l’asse di rotazione A a giacere sul diametro
Est- Ovest del reticolo di proiezione (Fig. 5.13b).
c) Portare l’asse A all’orizzontale spostandolo di un valore angolare pari alla sua inclinazione
β e spostando la linea LA sul piccolo cerchio su cui viene a trovarsi del solito valore
angolare β. La linea si troverà nella nuova posizione LB (Fig. 5.13b).
d) Portare l’asse A a coincidere con il diametro Nord-Sud del reticolo e ruotare la linea LB
dell’angolo di rotazione α, in senso antiorario nell’esempio di Fig. 5.13c. La linea avrà
ora orientazione LC .
e) Ruotare il foglio trasparente fino a portare l’asse di rotazione A nuovamente a giacere
sul diametro Est-Ovest del reticolo (Fig. 5.13d). Portare l’asse A nella sua posizione
originaria inclinandolo del valore angolare β, inclinare anche la linea LC del solito valore
angolare spostandola lungo il piccolo cerchio su cui viene a trovarsi. La linea assume ora
la posizione finale LD .
f) Portare il foglio trasparente nella posizione originaria, è possibile osservare lo spostamento
della linea dalla posizione iniziale LA a quella finale LD (Fig. 5.13e).

Esercizio 19
Determinare la giacitura delle seguenti linee dopo averle ruotate attorno ad un asse inclinato:
a) linea 335/46 ruotata di 26° in senso antiorario attorno all’asse di giacitura 20/18;
b) linea 132/14 ruotata di 42° in senso orario attorno all’asse di giacitura 150/26;
c) linea 230/60 ruotata di 50° in senso orario attorno all’asse di giacitura 280/25.
Soluzioni a pagina 96.
5.10. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE 47

A ` A'
A' `
LA LB

LA

(a) (b)

A'

A `
A' A'

`
LB
LC LD
LC

A'
(c) (d)

LA

A
LD

(e)

Figura 5.13 Rotazione di una linea LA di orientazione 150/50 attorno ad un asse orientato 140/20 di un
valore angolare α=50° in senso antiorario. Alla fine della rotazione la linea ha orientazione LD=172/31.
L’angolo β è l’inclinazione dell’asse A, cioè 20°.
6
Analisi statistica

Se si vuole analizzare statisticamente la distribuzione di punti all’interno di uno stereo-


gramma i punti vanno proiettati usando la proiezione equiarea, cioè il reticolo di Schmidt.
Questo è necessario perché questa proiezione conserva le aree, mentre quella equiangolare
(reticolo di Wulff) produce una distorsione delle aree, che risultano essere più piccole al
centro dello stereogramma e anche i punti più ravvicinati verso il centro dello stereogramma.
Queste proprietà sono già state discusse nel Capitolo 3.4 e illustrate in Fig. 3.6 e in Fig. 6.1.
La distribuzione statistica di punti in una proiezione stereografica (linee o poli di piani)
è più facilmente rappresentabile facendo uso di linee che individuano aree al cui interno la
densità di punti è costante (Fig. 6.2). Questa rappresentazione è utile se si vuole confrontare
la distribuzione di punti tra stereogrammi con numero di punti differenti o tra stereogrammi
di dimensioni differenti. Esistono vari metodi per calcolare la densità di punti in uno
stereogramma, la maggior parte di questi metodi si basa sul calcolo dei numero di punti che
ricadono all’interno di un’area campione.
La procedura più semplice per realizzare in proiezione stereografica una rappresentazione
statistica di dati mediante linee di uguale percentuale (contouring) è la seguente e consiste di
quattro fasi: preparazione del materiale necessario, conteggio dei punti, determinazione delle
classi percentuali e disegno delle linee. Vediamo queste varie fasi, partendo dalla preparazione
del materiale necessario:
a) Disegnare un reticolo (foglio A in Fig. 6.3a) costituito da quadrati di lato uguale a un
decimo del raggio dello stereogramma. Se lo stereogramma ha il raggio di 10 cm (oppure
5 cm) il reticolo dovrà avere quadrati di lato 1 cm (oppure 0,5 cm) e potrà essere usato
a questo fine un foglio di carta millimetrata.
b) Riportare le linee in proiezione stereografica utilizzando il reticolo di Schmidt. Seguendo
le indicazioni illustrate nei capitoli precedenti i punti saranno riportati in proiezione
stereografica su un foglio di carta lucida trasparente (foglio B in Fig. 6.3a).
c) Prendere un’altro foglio di carta lucida trasparente, per ora vuoto (foglio C in Fig. 6.3a).
d) Posizionare i tre fogli in quest’ordine: in basso il reticolo quadrettato, sopra i punti
proiettati e quindi sopra il foglio trasparente. Con del nastro adesivo fissare tutti questi
fogli tra loro e anche al tavolo di lavoro. A questo punto dovrebbe essere possibile vedere
in trasparenza sia i punti proiettati che il reticolo quadrettato (Fig. 6.3b).
e) Disegnare su di un pezzo di carta trasparente lucida una piccola circonferenza di raggio
pari ad un decimo del raggio dello stereogramma ( Fig. 6.3c), l’area sarà uguale ad un
centesimo di quella dello stereogramma.
f) Disegnare su di una striscia di carta trasparente lucida due circonferenze di raggio pari
ad un decimo del raggio dello stereogramma e distanti tra loro di una lunghezza pari a
quella del diametro dello stereogramma ( Fig. 6.3d). Dovrà inoltre essere disegnata una
linea che passa per i centri delle due circonferenze.
A questo punto possono iniziare le procedure di conteggio dei punti:

49
50 6. ANALISI STATISTICA

equiarea equiangolo

(a) (b)

Figura 6.1 Confronto tra proiezione equiarea ed equiangolo di 400 linee. (a) Le linee sono state riportate
in proiezione stereografica usando il reticolo di Schmidt. (b) Le solite linee sono state riportate usando il
reticolo di Wulff. Si noti come la distribuzione sia diversa, la proiezione stereografica equiangolo provoca
un apparente addensamento dei punti nella parte centrale dello stereogramma.

1%

2%

3%

4%

5%

6%

7%

(a) (b)

Figura 6.2 (a) Proiezione stereografica di 400 linee (reticolo di Schmidt). (a) Rappresentazione statistica
dei soliti punti. Le linee individuano aree al cui interno è costante la percentuale di punti presenti.
A

B
C

(a)

A
B
C

(c)
(d)

(b)
Figura 6.3 materiale necessario e preparazione per eseguire l’analisi statistica di una proiezione stereografica.
51
52 6. ANALISI STATISTICA

a) Il conteggio viene fatto posizionando il centro della piccola circonferenza su di un vertice


del reticolo quadrettato e contando il numero dei punti che ricadono completamente
all’interno della circonferenza (Fig. 6.2a).
b) Si sposta il piccolo foglio di carta trasparente con la circonferenza e sul foglio sottostante
si segna il vertice del quadrettato su cui è stata posizionata la circonferenza e a fianco il
numero dei punti contati all’interno della circonferenza.
c) Si ripete questa operazione per tutti i vertici del reticolo quadrettato.
d) Quando posizionando la piccola circonferenza in corrispondenza di un vertice una parte di
questa finisce al di fuori dello stereogramma, va usata la coppia di circonferenze disegnata
in precedenza. La procedura è la seguente:
i. Si posiziona una delle due circonferenze in corrispondenza del vertice del reticolo,
facendo attenzione che la linea che unisce le due circonferenze passi esattamente per
il centro dello stereogramma (Fig. 6.4).
ii. Si contano i punti che ricadono in entrambe le circonferenze.
iii. Si toglie quindi il piccolo foglio di carta trasparente con le due circonferenze e sul
foglio trasparente C si segna il vertice del quadrettato su cui è stata posizionata la
prima circonferenza e a fianco la somma del numero dei punti contati in entrambe
le circonferenze.
e) Alla fine delle procedure di conteggio si dovrebbe avere un foglio di carta trasparente
in cui sono riportati i vertici del reticolo quadrettato e a fianco il numero dei punti
che ricadono nelle adiacenze. Questo foglio può essere separato dai sottostanti fogli
(Fig. 6.4c).
Bisogna a questo punto stabilire le varie classi percentuali delle densità che vogliamo
rappresentare. All’interno di uno stereogramma di area totale S e numero totale di punti
N , la densità percentuale (d) di punti in una certa area S 0 che contiene N 0 punti è espressa
come:
N 0 /N
d= 0 · 100
S /S
Nella procedura illustrata in precedenza per contare i punti sono state usate delle piccole
circonferenze che sono un centesimo dell’area dello stereogramma, i numeri riportati sul
foglio trasparente (Fig. 6.4c) indicano quindi il numero dei punti presenti in aree che sono
un centesimo di quella dello stereogramma, che hanno il loro centro nei nodi del reticolo
quadrettato. La densità percentuale in questo caso è espressa da:
N0
d= · 100
N
quindi ogni classe percentuale d deve contenere un numero di punti N 0 uguale a:
d·N
N0 =
100
Nell’esempio di Fig. 6.3 e Fig. 6.4 i punti proiettati sono 400 perciò un’area che contiene
l’1% dei punti (classe percentuale 1%) deve racchiudere 4 punti, il 2% 8 punti, il 10% 40
punti, ecc.. Esaminando il foglio trasparente ( Fig. 6.4c) si stabilisce quante e quali classi
percentuali rappresentare e si costruisce una tabella simile alla Tab. 6.1.
Una volta stabilite le classi bisogna disegnare le linee di uguale percentuale di punti:
a) Si prende un nuovo foglio trasparente e lo si sovrappone al foglio su cui sono riportati i
numeri di punti per 1% di area.
b) Si disegnano le linee facendole passare per i punti che rappresentano tale classe percentuale
(Fig. 6.4d). Se tali punti non esistono, bisogna introdurre delle interpolazioni manuali,
supponendo che le densità varino in modo lineare tra i punti del reticolo quadrettato. In
pratica, ritornando all’esempio di Fig. 6.4, la linea dell’1% che separa aree con meno di 4
punti per 1% di area da quelle con più di 4 punti per 1 di area deve passare per il punto
con 4 punti per 1% di area. Se tale punto non c’è ma ci sono per esempio un punto con 0
punti e un punto con 5 punti, la linea deve passare nelle vicinanze del punto con 5 punti.
53

(a)

A
B
C

(b)

1%

0 0 7 0 0 7 2%

(c) 0 0 1 11 18 (d) 0 0 1 11 18

0 0 1 4 12 14 4 0 0 1 4 12 14 4

0 0 1 2 4 11 7 1 0 0 1 2 4 11 7 1

0 0 1 3 5 9 10 6 2 0 0 1 3 5 9 10 6 2

0 1 4 6 9 12 12 7 2 0 1 4 6 9 12 12 7 2

Figura 6.4 Procedura di contouring. (a) Particolare di uno stereogramma, con sopra la circonferenza per
il conteggio dei punti. (b) Uso delle due circonferenze per il conteggio dei punti. (c) Risultato finale, il
conteggio è stato effettuato per ogni punto del reticolo. (d) Disegno di due linee (classe 1% e classe 2%).
54 6. ANALISI STATISTICA

Tabella 6.1 Classi percentuali e numero di punti per uno stereogramma con un numero totale di punti
N=400.

Classe percentuale Numero di Punti


1% 4
2% 8
3% 12
4% 16
5% 20
6% 24
7% 28

Figura 6.5 Particolare del reticolo di Kalsbeek


(vedi Fig. A.6). Ogni nodo di questo reticolo
è al centro di un’area di forma circa esagonale,
contando i punti all’interno di ogni area esago-
nale si ha un valore del contenuto percentuale
di punti in quell’area (vedi Fig. 6.4c).

c) Le linee non devono intersecarsi e devono essere continue in tutto lo stereogramma, cioè
linee che escono dal cerchio di riferimento dello stereogramma devono rientrare nel punto
diametralmente opposto del cerchio di riferimento. Il risultato finale è uno stereogramma
come quello riportato in Fig. 6.2b.
Tutta la procedura illustrata in precedenza è stata introdotta nel 1928 dal geologo
austriaco Oskar Schmidegg ed è quella più comunemente usata, ma esistono altri modi per
ottenere la distribuzione statistica di punti all’interno di uno stereogramma. Questi altri
metodi si basano sull’uso di reticoli del diametro pari al diametro dello stereogramma in
cui sono disegnate varie forma (esagoni, cerchi, ellissi) le cui aree sono pari all’1% dello
stereogramma. Tra i vari reticoli il più usato è quello introdotto da Kalsbeek (Fig. A.6),
ma vanno ricordati anche quelli di Pronin e di Dimitrijevic. Per stereogrammi con un
limitato numero di punti può essere usato il metodo di Mellis [24]. La procedura per la
determinazione delle classi percentuali e delle linee è comunque sempre analoga a quella
illustrata in precedenza, il vantaggio di questi reticoli particolari è che la griglia e le aree con
1% di area sono già tracciate, anche se non hanno forma circolare ( Fig. 6.5).
7
Proiezione di vettori e solidi

In alcuni campi della geologia, per esempio per affrontare problemi di stabilità di versanti,
sono necessarie manipolazioni in proiezione sferica di vettori. I vettori più comuni che
vengono rappresentati sono le forze (gravità, carichi, ecc.). In proiezione stereografica la
direzione di un vettore è rappresentato da un punto e la rappresentazione stereografica delle
forze e dei piani su cui agiscono permettono di risolvere in modo semplice molti problemi di
stabilità degli ammassi rocciosi. In queste applicazioni però bisogna tenere bene in conto
anche del verso delle grandezze vettoriali; perciò si dovrà distinguere con cura tra una retta
e il “suo opposto”. Per poter rappresentare solidi e vettori in proiezione planosferica si dovrà
lavorare con l’intera sfera di proiezione. Si potrebbero usare due proiezioni, una per l’emisfero
inferiore e un altra per l’emisfero superiore, ma generalmente si preferisce rappresentare
entrambi gli emisferi su un’unica proiezione: l’emisfero opposto al punto di proiezione (fuoco)
sarà proiettato dentro la cerchio di riferimento, mentre la proiezione dell’altro emisfero cadrà
fuori dal cerchio (Fig. 7.1).
La proiezione di un piano in entrambi gli emisferi può essere realizzata con la costruzione
riportata in Fig. 7.2. La procedura è senz’altro semplificata usando il reticolo di proiezione
riportato in Fig. A.5 a pagina 70.
In questo tipo di proiezione il piano di proiezione non è più confinato dentro al cerchio di
riferimento, ma è un piano orizzontale infinito. Se il punto di proiezione è posto al vertice
inferiore della sfera di proiezione (come in Fig. 7.1) l’emisfero superiore sarà proiettato sul
piano di proiezione compreso dentro il cerchio di riferimento mentre l’emisfero inferiore sarà
proiettato sul piano di proiezione esterno a detto cerchio. Sarà ovviamente l’inverso se il
fuoco sarà posto al vertice superiore della sfera di proiezione.1 . Si noti che i punti che cadono
sulla zona della sfera di proiezione vicina al fuoco saranno proiettati molto lontani dal centro
del cerchio di riferimento; in pratica la zona prossima al fuoco non potrà essere rappresentata
sulla proiezione.
Tramite la proiezione di entrambi gli emisferi è possibile distinguere le proiezioni delle
linee con verso opposto (Fig. 7.3). La regione dentro al cerchio di riferimento comprende
tutte le rette passanti dal centro della sfera dirette verso l’emisfero superiore (o in altre parole
comprende il semispazio superiore al piano orizzontale). Al contrario il semispazio inferiore è
definito dalle linee dirette verso il basso e la sua proiezione occupa tutta l’area esterna al
cerchio di riferimento. Anche nel caso di un piano comunque inclinato il semispazio superiore
al piano sarà rappresentato in proiezione dall’area compresa dentro la proiezione del piano
e la proiezione del semispazio inferiore occupa l’area esterna alla proiezione del piano. Per
esempio nella proiezione del piano 90/50 riportato in Fig. 7.4, la zona compresa nel cerchio
proiezione del piano (cerchio con centro C) comprende tutte le rette che passano dal centro
della sfera di proiezione e sono dirette nel semispazio superiore individuato dal piano.
1 Nell’analisi dei blocchi il punto di proiezione è di solito posto al vertice inferiore della sfera come in

Fig. 7.3

55
56 7. PROIEZIONE DI VETTORI E SOLIDI

Piano
orizzontale
Proiezione sferica
di un piano inclinanto

(a) Sfera di proiezione


Piano inclinato 90°/50°

Proiezione sferica
di un piano inclinanto 90°/50°

Cerchio
primitivo
o di riferimento

(b)
Proiezione stereogreafica
di un piano inclinato

Sfera di proiezione
Polo di proiezione

Cerchio
primitivo Nord
o di riferimento
Proiezione del
piano 90°/50°

Ovest Est

(c)

Sud

Figura 7.1 Principio di proiezione stereografica utilizzando entrambi gli emisferi; polo di proiezione
inferiore.
57

Figura 7.2 Costruzione della proiezione di un piano in entrambi gli emisferi. Punto di proiezione inferiore.

Piano
orizzontale
infinito

Proiezione del
semispazio O
superiore

Proiezione del
semispazio
inferiore

Polo di proiezione

Figura 7.3 Il semispazio superiore, definito dall’insieme di rette passanti dal centro della sfera di proiezione
e dirette verso l’alto, in proiezione stereografica occupa l’area interna al cerchio di riferimento. La
proiezione del semispazio inferiore occupa l’area esterna al cerchio di riferimento.
58 7. PROIEZIONE DI VETTORI E SOLIDI

Nord
Cerchio
primitivo
o di riferimento

L1 U1
Ovest C Est
O

Sud

Proiezione della
discontinuità 1
(90°/50°)

Figura 7.4 Proiezione del piano 90/50. U1: proiezione del semispazio superiore individuato dal piano
90/50. L1: proiezione del semispazio inferiore individuato dal piano 90/50.

Tutti i punti fuori dal cerchio con centro C (cioè tutto il resto del piano di proiezione)
rappresentano l’insieme delle linee che passano dal punto 0 e che sono dirette verso il
semispazio inferiore.
Se il cerchio con centro C è la proiezione del sistema di discontinuità 1, allora la regione
dentro al cerchio è U1 (cioè è il semispazio sopra alla discontinuità 1 e la regione fuori dal
cerchio è L1 (cioè è il semispazio sotto alla discontinuità 1; Fig. 7.1).
In questo modo possiamo proiettare i semispazi individuati da un piano comunque
orientato. Un solido limitato da facce piane può essere considerato come l’intersezione dei
semispazi comuni individuati dai piani che costituiscono le facce. Quindi un solido potrà
essere rappresentato in proiezione stereografica dall’intersezione dei semispazi individuati
dalle sue facce. In proposito facciamo un esempio molto semplice. In Fig. 7.5 due piani
(90/50 e orizzontale) dividono lo spazio in quattro angoli diedri che sono rappresentati nella
stessa figura anche in proiezione sferica. All’estremità inferiore della figura è riportata la
proiezione stereografica dell’intersezione dei quattro semispazi individuati dai due piani:
a) la zona compresa dentro a entrambi i cerchi comprende tutte le rette dirette verso il
semispazio superiore del piano 90/50 e del piano orizzontale;
b) la zona esterna a entrambi i cerchi comprende tutte le rette dirette verso il semispazio
inferiore del piano 90/50 e del piano orizzontale;
c) la zona compresa dentro alla proiezione del piano 90/50 ma esterna alla proiezione del
piano orizzontale comprende tutte le rette dirette verso il semispazio superiore del piano
90/50 e verso il semispazio inferiore del piano orizzontale;
d) la zona esterna alla proiezione del piano 90/50, ma interna alla proiezione del piano
orizzontale comprende tutte le rette dirette verso il semispazio inferiore del piano 90/50
e verso il semispazio superiore del piano orizzontale.
Due sistemi di piani come quelli di Fig. 7.5 non individuano un solido finito. Il solido
più semplice ha sei facce e quindi saranno necessari almeno tre sistemi di piani paralleli.
La proiezione di solidi di questo tipo è trattata più avanti a proposito della proiezione
stereografica dei blocchi che costituiscono gli ammassi rocciosi.
59

Piano 2
(90°/50°)

U1, U2 = intersezione dei semispazi


superiori di entrambi i piani
U1, L2 = Intersezione
del semispazio
inferiore del piano
90°:50° e superiore
del piano orizzontale Piano1
(orizzontale)

L1, L2 = Intersezione dei semispazi


inferiori di entrambi i piani
L1, U2 = Intersezione del semispazio
inferiore del piano orizzontale e superiore
del piano 90°/50°

Proiezione sferica del


piano 2 (90°/50°)

comprende tutte le rette dirette verso il


semispazio superiore del piano 90°/50°
e del piano orizzontale

comprende tutte le rette dirette verso il


semispazio inferiore del piano 90°/50°
O e del piano orizzontale

comprende tutte le rette dirette verso il


semispazio superiore del piano 90°/50°
e il semispazio inferiore del piano
orizzontale
comprende tutte le rette dirette verso il
semispazio superiore del piano 90°/50°
Proiezione sferica del e il semispazio superiore del piano
piano 1 (orizzontale) orizzontale

Proiezione stereogreafica
del piano (90°/50°)

Nord
Cerchio di riferimento
e proiezione del piano
orizzontale

Proiezione del
piano 90°/50°

Ovest Est

Sud

Figura 7.5 Proiezione dell’intersezione di quattro semispazi individuati dai piani 90/50 e orizzontale.
60 7. PROIEZIONE DI VETTORI E SOLIDI

Concludendo, i principali vantaggi all’uso della proiezione planosferica sono i seguenti:


a) La rete è facile da usare sia in campagna che in laboratorio. Mediante poche costruzioni
è possibile risolvere un gran numero di problemi.
b) Il grado di precisione che si può tenere nelle elaborazioni è minore di 1°, e quindi
dell’ordine della precisione delle misure che generalmente il geologo riesce a eseguire in
campagna.
c) E’ possibile proiettare sullo stesso diagramma un gran numero di misure. Il gran numero
di dati permette interpretazioni statistiche con elevato grado di precisione.
D’altra parte però non si deve dimenticare nemmeno che:
a) Sebbene la proiezione planosferica rappresenti un ottimo strumento di analisi esso non è
sempre il miglior modo di presentare dati a chi non abbia una buona pratica di questo
metodo. Spesso è opportuno aiutarsi nella rappresentazione dei risultati con altri tipi di
proiezione di più immediata comprensione (block diagram).
b) Le proiezioni consentono di analizzare le relazioni angolari tra gli elementi geometrici
(piani e linee) ma non danno indicazioni sulla loro distribuzione spaziale. Non bisogna
dimenticare che anche nei problemi di stabilità la posizione relativa delle strutture può
essere più importante dei loro rapporti angolari.
Bibliografia

Sono riportati i riferimenti bibliografici citati nel testo e riferimenti a libri o articoli che
trattano vari aspetti delle proiezioni stereografiche.
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280 pp.
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61
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[29] Ragan D. (2009) - Structural Geology: An Introduction to Geometric Techniques. Cambridge University
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[34] Schmidt W. (1925) - Gefügestatistik. Tschermaks mineralogische petrographische Mitteilungen, 38,
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[35] Schmidt W. (1926) - Gefügesymmetrie und Tektonik. Jahrbuch der Geologischen Bundesanstalt Wien,
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[36] Sneyder J.P. (1982) - Map Projections used by the U.S. Geological Survey, vol. Bulletin. United States
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[37] Steers J. (1959) - An Inroduction to the Study of Map Projections. School of London Press, London,
330 pp.
[38] Turner F.J. & Weiss L.E. (1963) - Structural Analysis of Metamorphic Tectonites. McGraw Hill, New
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[39] Vialon P., Ruhland M. & Grolier J. (1991) - Éléments de Tectonique Analytique. Masson, Paris,
118 pp.
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[41] Wulff G. (1902) - Untersuchungen im Gebiete der optischen Eigenschaften isomorpher Krystalle. Z.
Kristallogr. Mineral., 36, 1–28.
Appendici

63
A
Reticoli per proiezioni stereogra-
fiche

Nelle pagine seguenti sono riportati:


a) reticolo equiangolare di Wulff (Fig. A.1);
b) reticolo equiarea di Schmidt (Fig. A.2);
c) reticolo equiangolare polare (Fig. A.3);
d) reticolo equiarea polare (Fig. A.4);
e) reticolo per proiezioni planosferiche (Fig. A.5);
f) reticolo di Kalsbeek per analisi statistica (Fig. A.6)

65
66 A. RETICOLI PER PROIEZIONI STEREOGRAFICHE

350 10
340 20

330 30 Centro di Geotecnologie


Università di Siena
320 40

310 50

300 60

290 70

280 80

270 90

260 100

250 110

240 120

230 130

220 140

210 150

Reticolo di Wulff 200 160


190
180

Figura A.1 Reticolo equiangolare di Wulff.


67

350 10
340 20

330 30 Centro di Geotecnologie


Università di Siena
320 40

310 50

300 60

290 70

280 80

270 90

260 100

250 110

240 120

230 130

220 140

210 150

Reticolo di Schmidt 200 160


190 170
180

Figura A.2 Reticolo equiarea di Schmidt.


68 A. RETICOLI PER PROIEZIONI STEREOGRAFICHE

350 10
340 20

330 30 Centro di Geotecnologie


Università di Siena
320 40

310 50

300 60

290 70

280 80

270 90

260 100

250 110

240 120

230 130

220 140

210 150

Equiangolo polare 200 160


190 170
180

Figura A.3 Reticolo equiangolare polare.


69

350 10
340 20

330 30 Centro di Geotecnologie


Università di Siena
320 40

310 50

300 60

290 70

280 80

270 90

260 100

250 110

240 120

230 130

220 140

210 150

Equiarea polare 200 160


190 170
180

Figura A.4 Reticolo equiarea polare.


Centro di Geotecnologie
Università di Siena
A. RETICOLI PER PROIEZIONI STEREOGRAFICHE
70 Figura A.5 Reticolo equiangolare per proiezioni stereografiche planosferiche.
71

Figura A.6 Reticolo di Kalsbeek per analisi statistica [16].


B
Restaurazione di strati inclinati,
discordanze e paleocorrenti

Nel Capitolo 5.10 abbiamo visto come effettuare rotazioni di piani e linee attorno ad assi
verticali, orizzontali o inclinati. Tra i vari problemi geologici che richiedono la rotazione di
piani o linee attorno ad un asse ricordiamo la restaurazione della giacitura di strati al di
sotto di una discordanza e la restaurazione della direzione di paleocorrenti.

B.1 Restaurazione di strati inclinati e discordanze


In campagna spesso ci si trova di fronte a strati inclinati e a superfici di discordanza
inclinate, con l’aiuto delle proiezioni stereografiche è possibile ricavare la giacitura deglia
strati prima del piegamento che ha prodotto l’inclinazione della stratificazione nell’area.
Supponiamo di avere in un’area due formazioni (A e B in Fig. B.1), separate da una
discordanza. Poiché gli strati della formazione A formano un angolo con la discordanza,
significa che la formazione A era stata deformata prima dell’erosione e della deposizione della
formazione B. Siccome anche la formazione B è inclinata, un piegamento ha avuto luogo
anche successivamente alla deposizione della formazione B.
Se vogliamo conoscere la giacitura della formazione A prima dell’ultimo evento deformativo,
quello che ha interessato anche la formazione B, dobbiamo procedere nel seguente modo:
a) Se non ci sono altre informazioni circa gli assi delle pieghe che hanno prodotto la
deformazione nell’area, si assume che gli strati della formazione B sono stati inclinati da
pieghe con asse orizzontale e direzione parallela a quella degli strati stessi (direzione N
20E). È attorno a questo asse che sarà effettuata la retro-rotazione degli strati.
b) Si riportato in proiezione stereografica i poli della stratificazione per la formazione A e B
(Fig. B.1b).
c) Si riporta l’asse di rotazione R e si ruota il lucido fino a portare l’asse R a coincidere con
il Nord del net (Fig. B.1c).
d) Si porta il polo della formazione B all’orizzontalità, cioè al centro dello stereogramma nel
punto B’. Si legge quant’è in gradi la rotazione necessaria per raggiungere l’orizzontalità
(30° nell’esempio di Fig. B.1c).
e) Si ruota anche il polo della formazione A della stessa quantità (30°) e nel solito senso
attorno al solito asse, muovendoci lungo i piccoli cerchi. Il polo di A assume la nuova
posizione A’.
f) Si riporta anche la traccia ciclografica del polo A’ ( Fig. B.1d).
g) A’ è il polo della stratificazione della formazione A prima del piegamento che ha inclinato
la discordanza e la formazione B. Questa giacitura è illustrata in Fig. B.1e e nella
proiezione stereografica di Fig. B.1f

73
74 B. RESTAURAZIONE DI STRATI INCLINATI, DISCORDANZE E PALEOCORRENTI

Figura B.1 Esempio di rotazione attorno ad un asse orizzontale di strati e discordanze, da [21].
B.2. RESTAURAZIONE DI PALEOCORRENTI 75

B.2 Restaurazione di paleocorrenti


Una grande varietà di strutture sedimentarie lineari (flute cast, ecc.) forniscono infor-
mazioni sulla direzione della corrente al momento della sedimentazione. In aree in cui gli
strati sono inclinati a seguito di successivi piegamenti la misura diretta in campagna di
queste strutture lineari non fornisce l’originaria direzione della corrente, ma è necessaria
una restaurazione, cioè un retrorotazione che tenga conto dell’inclinazione subita durante il
piegamento. Sono possibili due differenti situazioni:
a) presenza di strati inclinati a seguito di piegamento con asse orizzontale o asse sconosciuto;
b) presenza di strati inclinati a seguito di piegamento con asse inclinato.

B.2.1 Strati inclinati con asse orizzontale


Se le paleocorrenti si trovano su strati inclinati a seguito di piegamento in pieghe con
asse orizzontale o asse sconosciuto, per conoscere l’originaria orientazione della paleocorrente
gli strati e le paleocorrenti misurati in campagna devono essere retro-ruotate attorno ad un
asse orizzontale che ha la direzione degli strati (Fig. B.2a).
Si procede nel seguente modo:
a) Riportare in proiezione stereografica la linea che rappresenta la paleocorrente (L in
Fig. B.2b) e la direzione (strike) dello strato.
b) Portare la direzione dello strato a coincidere con il Nord del net, cioè con il centro di
tutti i piccoli cerchi.
c) Ruotare la linea che rappresenta la paleocorrente fino all’orizzontalità, muovendola lungo
il corrispondente piccolo cerchio. L’orientazione della paleocorrente prima del piegamento
è L’ (Fig. B.2b).
Il senso di rotazione lungo il piccolo cerchio dipende dalla giacitura dello strato. Se gli
strati sono in giacitura diritta (Fig. B.2a) l’angolo di retro-rotazione richiesto è minore di
90°. Se gli strati sono in giacitura rovesciata (Fig. B.2c) la paleocorrente sarà riportata
all’orizzontalità attraverso un angolo di rotazione che sarà maggiore di 90° ma minore di 180°
(Fig. B.2d).

B.2.2 Strati inclinati con asse inclinato


Se le paleocorrenti si trovano su strati inclinati a seguito di piegamento in pieghe con asse
inclinato, per semplicità si assume che questo piegamento è il risultato di un primo piegamento
attorno ad un asse orizzontale, seguito da un altro piegamento attorno ad un altro asse
sempre orizzontale, ma ortogonale rispetto al precedente. La restaurazione dell’orientazione
delle paleocorrenti in questo caso è una procedura che necessita di due rotazioni successive.
Si procede nel seguente modo:
a) Si riporta in proiezione stereografica l’asse della piega misurato in campagna e la
paleocorrente (f e L in Fig. B.2f).
b) Si trova il primo asse di rotazione orizzontale, è l’asse la cui direzione è ortogonale a
quella dell’asse misurato.
c) Si porta questo primo asse di rotazione orizzontale a coincidere con il Nord del net e
in questa posizione si porta all’orizzontalità l’asse misurato in campagna muovendolo
sul corrispondente piccolo cerchio fino alla posizione f’ (Fig. B.2f). Misurare l’angolo
richiesto per questa rotazione. Muovere anche la linea che rappresenta la paleocorrente
dello stesso valore angolare fino alla nuova posizione L’.
d) A questo punto si opera la seconda rotazione, la linea nella posizione L’ va ruotata fino
all’orizzontalità attorno all’asse f’. Per fare questo, come in precedenza, si porta f’ a
coincidere con il Nord del net e si muove la linea sul corrispondente piccolo cerchio fino
all’equatore del cerchio di proiezione (Fig. B.2h).
76 B. RESTAURAZIONE DI STRATI INCLINATI, DISCORDANZE E PALEOCORRENTI

Figura B.2 Esempio di restaurazione di paleocorrenti, da [21].


C
Giacitura da sondaggi inclinati

In molte aree nel sottosuolo le rocce presentano strutture planari primarie (stratificazione)
o di natura tettonica (foliazione, scistosità, clivaggio, ecc.) non orizzontali, e mancano livelli
guida facilmente riconoscibili. Se in aree con queste caratteristiche vengono effettuati dei
sondaggi, dall’analisi geometrica delle carote dei sondaggi è possibile determinare la giacitura
della stratificazione (o foliazione) in profondità, se la giacitura è costante (superfici planari,
non piegate) tra i vari sondaggi. Questo problema è frequente in aree interessate da ricerca
mineraria, dove giacimenti di minerali utili spesso sono paralleli alla stratificazione o alla
foliazione.
Quando vengono effettuati dei sondaggi il nucleo (carota) del sondaggio viene portato in
superficie ed è possibile osservare le tracce della stratificazione (o foliazione) sulla carota.
Quello che invece non è quasi mai possibile conoscere è l’orientazione originaria della carota,
cioè la posizione della carota nella roccia, perché la carota ha subito una rotazione sconosciuta
durante la sua estrazione. In questi casi la giacitura (immersione e inclinazione) della
stratificazione può essere ricavata per mezzo delle proiezioni stereografiche se si dispongono
delle informazioni provenienti da almeno tre sondaggi non paralleli tra loro.
Nella Fig. C.1a è rappresentata una carota da un sondaggio con indicate le tracce della
stratificazione, δ è l’angolo tra la stratificazione e l’asse della carota (e del sondaggio).
Poiché la carota durante la sua estrazione ha subito una rotazione sconosciuta, il polo della
stratificazione ha subito una rotazione sconosciuta attorno all’asse del sondaggio. La giacitura
originaria (nella roccia) del polo della stratificazione è quindi una linea tra tutte quelle che
descrivono un cono di apertura δ attorno all’asse del sondaggio di Fig. C.1a.
Queste informazioni possono essere riportate in proiezione stereografica: l’asse del sondag-
gio è riportato come un punto (a1 in Fig. C.1b), il cono di apertura δ1 è rappresentato da un
piccolo cerchio. Il polo che rappresenta l’originaria giacitura della stratificazione si trova su
questo piccolo cerchio, ma per localizzarlo esattamente sono necessarie ulteriori informazioni.
Sono necessarie informazioni provenienti da altri sondaggi ubicati nelle vicinanze. Se è
presente un altro sondaggio (sondaggio a2 in Fig. C.1b) anche per questo sondaggio sarà
possibile misurare l’angolo tra l’asse del sondaggio e la normale alla stratificazione (angolo
δ2 ) e anche in questo caso sarà possibile disegnare il corrispondente piccolo cerchio. I due
piccoli cerchi si incontreranno in due punti, questi due punti rappresentano due possibili
orientazioni originarie della normale alla stratificazione.
Per eliminare ogni dubbio è necessario conoscere le solite informazioni provenienti da tre
sondaggi. Se si riportano in proiezione stereografica i piccoli cerchi relativi a tre sondaggi,
essi si incontreranno in un unico punto, questa linea sarà il polo della originaria giacitura
della stratificazione (Fig. C.2). Questo perché la il polo della stratificazione è l’unica linea
che giace contemporaneamente sui tre coni.
La costruzione di piccoli cerchi come quelli in Fig. C.2 può richiedere parecchio tempo,
specialmente se si usa il diagramma di Schmidt, per velocizzare la risoluzione del problema

77
78 C. GIACITURA DA SONDAGGI INCLINATI

Figura C.1 Valutazione della giacitura della stratificazione da sondaggi inclinati mediante proiezioni
stereografiche.
79

108/26

1 3

Figura C.2 Informazioni per i seguenti tre sondag-


gi (immersione/inclinazione asse; angolo norma-
le stratificazione/ asse sondaggio) sondaggio 1:
225/50, 35°; sondaggio 2: 120/65, 50°; sondaggio 3:
192/60,40°. L’intersezione tra i tre piccoli cerchi
è il polo della stratificazione (giacitura 108/26).
Reticolo di Wulff.

si può usare la costruzione che viene ora illustrata. Mentre è complicata la costruzione di
piccoli cerchi relativi a coni con assi inclinati, è molto più facile la costruzione di piccoli
cerchi per coni con assi orizzontale essendo gli archi di cerchio riportati nel net. La procedura
è quindi la seguente:
a) Riportare in proiezione stereografica le giaciture di solo una coppia di sondaggi (punti a1
e a2 in Fig. C.1b).
b) Ruotare fino a portare i due punti sulla stessa traccia ciclografica (Fig. C.1c), questa
traccia è il piano che contiene i due sondaggi.
c) Ruotare questo piano secondo la sua direzione e riportarlo all’orizzontale, i due punti
si muoveranno secondo i piccoli cerchi e avranno le nuove posizioni sull’equatore della
proiezione stereografica (frecce in Fig. C.1c). Nell’esempio di Fig. C.1c è richiesta una
rotazione di 62°)
d) Per le nuove posizioni dei punti punti a1 e a2 disegnare i relativi piccoli piccoli cerchi,
ognuno con l’angolo di apertura rappresentato dall’angolo tra l’asse del sondaggio e il
polo della stratificazione. i due piccoli cerchi si intersecheranno in due punti (p e q in
Fig. C.1d).
e) Applicare ai punti p e q una rotazione inversa a quella applicata al punto 3 precedente.
Questo viene fatto ruotando lo stereogramma e riportandolo alla posizione che si aveva
al punto 3 e muovendo i due punti dei soliti gradi della rotazione del punto 3 (62°,
Fig. C.1e).
f) Le nuove posizioni dei due punti (p’ e q’ in Fig. C.1e) sono le due possibili intersezioni
dei due coni per i due sondaggi.
La solita procedura si applica alle altre due coppie di sondaggi (a1 e a3 e poi a2 e a3 ).
Si troveranno sempre due coppie di punti, ma un punto sarà comune a tutte le costruzioni,
questa sarà il polo della originaria giacitura della stratificazione.
D
Ricostruzione della geometria di
pieghe

Sul terreno spesso non è possibile misurare direttamente con la bussola l’orientazione
degli elementi geometrici che costituiscono una piega, cioè l’asse della piega, il piano assiale,
ecc.. Questo perché le condizioni di affioramento possono essere non ottimali (coperture
quaternarie, alterazione, coperture vegetali, ecc.) e non permettere l’osservazione dei sud-
detti elementi, oppure perché le pieghe possono essere di grandi dimensioni, per esempio
strutture chilometriche, e non possono permettere il riconoscimento contemporaneo nell’area
di rilevamento della zona di cerniera, del piano assiale, o degli altri elementi strutturali.
Tutti questi elementi sono però di fondamentale importanza per la realizzazione di sezioni
geologiche in aree con strutture a pieghe. In molti casi la raccolta di misure in campagna della
superficie che viene piegata e la loro successiva elaborazione mediante proiezioni stereografiche
permette di ricavare molte informazioni sulla struttura, specialmente nel caso di pieghe
cilindriche, informazioni altrimenti non ottenibili durante le fasi di rilevamento sul terreno.

D.1 Pieghe cilindriche


Se si riportano in proiezione stereografica le misure raccolte in un’area interessata da
piegamento (Fig. D.1) è possibile stabilire se siamo in presenza di pieghe cilindriche, coniche
oppure di pieghe con geometria più complessa.
Nel caso di pieghe cilindriche, cioè di superfici piegate ottenute traslando una linea
parallela a se stessa e quindi con assi rettilinei, è importante ricordare che due piani qualsiasi
tangenti la superficie piegata si intersecano secondo una linea che è parallela all’asse della
piega (Fig. D.2a). Da questo deriva che se raccogliamo in campagna una serie di misure
in vari punti di una piega cilindrica (fianchi, cerniera) e se riportiamo queste misure in
proiezione stereografica come tracce ciclografiche, queste si intersecheranno tutte in un punto,
l’asse della piega (Fig. D.2b). L’asse della piega ricavato in questo modo è detto asse β.
Un’altra proprietà delle pieghe cilindriche è che se si considerano varie superfici tangenti
alla piega, le direzioni normali a queste superfici giacciono tutte sul solito piano, il piano
π (Fig. D.2c). Se si riportano quindi in proiezione stereografica le misure raccolte in vari
punti di una piega non come tracce ciclografiche ma come poli dei piani, i poli andranno a
trovarsi su di un grande cerchio (Fig. D.2d). Il grande cerchio così ricavato è detto cerchio π.
L’asse della piega sarà la direzione ortogonale al piano π, cioè il polo del cerchio π, l’asse
della piega ricavato in questo modo è detto asse π. Nella realtà non si avrà quasi mai una
disposizione esatta delle tracce ciclografiche o dei poli delle misure su grandi o piccoli cerchi
come riportato in Fig. D.2, questo perché in natura raramente le pieghe sono perfettamente

81
82 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE

Figura D.1 Disegno di una piega in affioramento, sono indicati i piani tangenti alla stratificazione che
rappresentano le misure raccolte in campagna. Queste misure sono successivamente riportate in proiezione
stereografica.

cilindriche e perché errori dell’ordine di qualche grado possono essere commessi con la bussola
in campagna nel misurare le superfici piegate.

Esercizio 20
Determinare asse β per la seguente piega in cui sono state misurate le seguenti misure di
strato: 263/57; 232/46; 178/47; 147/61; 203/41; 252/50. Utilizzare le tracce ciclografiche.
[β = 208/42]

Esercizio 21
Determinare asse β e cerchio π per la seguente piega in cui sono state misurate le seguenti
misure di strato: 141/53; 075/24; 125/36; 014/37; 037/26; 352/65; 026/31; 090/24; 102/25.
Utilizzare i poli dei piani. [β = 70/23; π = 250/67]

D.2 Angolo di apertura e piano assiale


L’angolo di apertura di una piega è l’angolo tra i due fianchi se i due fianchi sono dei
piani, oppure l’angolo che fanno tra loro le due superfici tangenti ai fianchi in corrispondenza
delle linee di flesso (Fig. D.3a). L’angolo di apertura di una piega deve essere misurato sul
piano ortogonale all’asse della piega.
Il caso più semplice è quello di una singola superficie piegata, con fianchi rettilinei, cioè
dei piani in tre dimensioni (Fig. D.3). In proiezione stereografica l’angolo di apertura è
determinato proiettando come poli le misure raccolte nei due fianchi della piega e misurando
l’angolo tra loro. In proiezione stereografica è possibile leggere due angoli, l’angolo α di
Fig. D.3b e il suo complementare angolo β; quale dei due angoli scegliere come angolo di
apertura della piega (e quindi la giacitura del piano assiale) richiede (Fig. D.3d):
a) di avere un’idea, anche approssimativa, dell’angolo di apertura della piega da osservazioni
di campagna (es. sapere se è maggiore o minore di 90°, cioè sapere se è una piega aperta
o chiusa), oppure;
b) conoscere da dati di campagna la giacitura, anche approssimativa, del piano assiale (es.
sapere se è circa orizzontale o circa verticale, per esempio dall’analisi delle pieghe minori).
D.2. ANGOLO DI APERTURA E PIANO ASSIALE 83

asse β

asse β

(a)

(b)

piano π

cerchio π

asse π
asse π
(c)
(d)

Figura D.2 (a) Piega cilindrica, sono rappresentati due piani tangenti alla superficie piegata. B è l’asse
della piega. (b) Costruzione dell’asse β di una piega. (c) Piega cilindrica, con riportate le direzioni
ortogonali alla superficie piegata. (d) Costruzione del cerchio π per una piega. Si noti che B, β e π
rappresentano il solito elemento geometrico (l’asse della piega), varia solo il modo di determinarlo.
84 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE

piano B
piano A

piano A piano B

NW SE

α
piega 1 α M
β β
α

asse β

piega 2
piano assiale
(a) (b)
piano A

cerchio π
α
α/2
piano assiale
Piega 2 piano B

β/2
asse β
M

(c)

B=286/65 B=286/65

P.A. P.A.
A=148/70 A=148/70

(d) (e)

Figura D.3 (a) Angolo di apertura di due pieghe. α è l’angolo di apertura della piega 1, β è l’angolo di
apertura della piega 2. (b) Sezione verticale attraverso i due piani. (c) Angoli di apertura in proiezione
stereografica. Il piano A=148/70, B=286/65. (d), (e) Due affioramenti con le solite misure. Si noti come
con le solite misure siano possibili due pieghe con giacitura nettamente diversa, in proiezione stereografica
le due pieghe non sono tra loro distinguibili, è necessaria l’osservazione in campagna per sapere in quale
dei due casi siamo (piega con piano assiale orizzontale o piega con piano assiale verticale).
D.3. GEOMETRIA DEL PIEGAMENTO 85

Tabella D.1 Classificazione delle pieghe in base all’angolo di apertura.

piega angolo di apertura, α


Blanda 180◦ -120◦
Aperta 120◦ -70◦
Chiusa 70◦ -30◦
Serrata 30◦ -0◦
Isoclinale 0◦

Il piano assiale per una singola superficie piegata è il piano bisettore dell’angolo di apertura,
il piano assiale quindi può essere ricavato esattamente in proiezione stereografica.
Supponiamo di volere determinare esattamente la giacitura (immersione/inclinazione)
del piano assiale della piega 2 di Fig. D.3a di cui conosciamo solo approssimativamente
l’orientazione, circa verticale. Si procede nel seguente modo:
a) si proiettano in uno stereogramma (Fig. D.3c) i poli dei due fianchi (piani A e B) e si
determina il cerchio π e l’asse della piega;
b) si determina l’angolo di apertura della piega (angolo β in Fig. D.3b e in Fig. D.3c);
c) all’interno dell’angolo di apertura β si ricava il punto mediano (punto M in Fig. D.3c);
d) il piano assiale della piega è la traccia ciclografica il cui polo è il punto M.
E’ importante ricordare che in proiezione stereografica la traccia ciclografica del piano
assiale dovrà passare per l’asse della piega. In modo analogo si dovrà operare per ricavare il
piano assiale della piega 1.

Esercizio 22
In un affioramento con una piega con piano assiale circa verticale i due fianchi hanno giacitura
media 148/52 e 280/34. Determinare asse della piega, angolo di apertura α e giacitura del
piano assiale. [A= 222/20, α = 102◦ , P.A.= 308/80]

Esercizio 23
In un affioramento con una piega con piano assiale circa circa orizzontale i due fianchi hanno
giacitura media 160/24 e 123/52. Determinare asse della piega, angolo di apertura α e
giacitura del piano assiale. [A= 197/20, P.A.= 135/37, α = 35◦ ]

Esercizio 24
In un affioramento con una piega con piano assiale circa verticale i due fianchi hanno giacitura
media 158/24 e 120/40. Determinare asse della piega, angolo di apertura α e giacitura del
piano assiale. [A= 180/22, P.A.= 262/71, α = 155◦ ]

D.3 Geometria del piegamento


Se si raccolgono varie misure in un’area interessata da piegamento e se riportiamo
queste misure in proiezione stereografica, la loro distribuzione ci permette di fare importanti
considerazioni sulla geometria della piega, considerazioni che spesso sono difficili (se non
impossibili) da effettuare in campagna specialmente se abbiamo a che fare con strutture
piegate di dimensioni chilometriche.
Come abbiamo visto nei capitoli precedenti la distribuzione dei poli di una superficie
piegata dipende dal tipo di piega (cilindrica, conica), dall’orientazione dell’asse della piega
e dalla giacitura del piano assiale. Oltre a questi fattori bisogna considerare però anche
l’angolo di apertura delle pieghe e il grado di arrotondamento della cerniera. La Tab. D.1
riporta i termini comunemente usati per una classificazione delle pieghe basata sull’angolo di
apertura.
Vedremo ora alcuni esempi basandoci, per semplicità, sull’analisi di pieghe cilindriche. La
Fig. D.4 riporta varie pieghe con differente angolo di apertura e grado di arrotondamento e le
rispettive proiezioni stereografiche. Per semplicità tutte le pieghe rappresentate hanno piano
86 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE

assiale verticale, asse inclinato verso sud e i due fianchi di uguale lunghezza. In proiezione
stereografica i due fianchi sono quindi ugualmente rappresentati (solito numero di misure
e quindi solito numero di punti in proiezione stereografica). Dalla Fig. D.4 si vede come
l’aumentare dell’angolo di apertura della piega provochi un “avvicinamento” delle misure in
proiezione stereografica. Lungo la traccia ciclografica che passa per le misure, l’angolo α tra
i due massimi delle misure ci fornisce un’indicazione dell’apertura della piega. Per quanto
riguarda il grado di arrotondamento della cerniera, dalla Fig. D.4 si vede come nel caso di
pieghe “a cuspide” (cerniere non arrotondate, Fig. D.4a, d, e) si hanno due massimi ben
distinti in proiezione stereografica, perché i fianchi sono rettilinei e nella zona di cerniera non
ci sono giaciture della stratificazione ortogonali alla giacitura del piano assiale.
Nel caso di pieghe con cerniera arrotondata (Fig. D.4c, f, i) si ha una variazione continua
della giacitura della stratificazione, questo si traduce in proiezione stereografica in una
maggiore dispersione dei punti sul cerchio π. Lungo questo grande cerchio la parte non
occupata da punti è la misura dell’angolo di apertura della piega (α in Fig. D.4f).
Se abbiamo a che fare con pieghe asimmetriche i fianchi avranno lunghezza differente,
sul fianco più corto sarà più difficile raccogliere misure e quindi ci saranno meno punti in
proiezione stereografica che rappresenteranno questo fianco.

Esercizio 25
In una piega con piano assiale circa verticale sono state raccolte le seguenti misure: 214/68,
217/69, 216/67, 212/69, 212/65, 215/70, 206/66, 201/63, 199/65, 190/60, 190/63, 178/63,
174/58, 166/63, 160/60, 155/63, 153/59, 212/67, 213/70, 140/63, 138/66, 135/65, 137/62,
137/64, 140/65, 145/62, 138/64, 135/67, 134/63, 139/60, 142/62, 214/66, 215/70. Deter-
minare asse delle piega, angolo di apertura α, geometria della piega e della cerniera. [A=
168/60, α = 112◦ , piega aperta, cerniera arrotondata]

Esercizio 26
In una piega con piano assiale verticale sono state raccolte le seguenti misure: 297/75, 294/74,
296/72, 213/75, 215/74, 211/72, 212/79, 214/72, 210/76, 293/73, 295/77, 291/75, 297/73,
215/77, 211/75, 213/73, 293/76, 296/73, 294/72, 214/73, 211/77, 214/78, 299/74, 298/77,
212/74, 214/77. Determinare asse delle piega, angolo di apertura α, geometria della piega e
della cerniera. [A= 254/70, α = 100◦ , piega aperta, cerniera a cuspide]

D.4 Orientazione di pieghe


Oltre a quelli già visti nel Capitolo D.3, altri due importanti parametri che determinano
la distribuzione delle misure in proiezione stereografica sono l’inclinazione dell’asse e l’inclina-
zione del piano assiale. Sulla base dell’inclinazione dell’asse si possono distinguere pieghe con
asse orizzontale, pieghe con asse inclinato e pieghe con asse verticale. In base all’inclinazione
del piano assiale si possono distinguere pieghe con piano assiale verticale, pieghe con piano
assiale inclinato e pieghe con piano assiale orizzontale.
La Fig. D.5 mostra le possibili orientazioni di pieghe. La Fig. D.6 mostra invece le
proiezioni stereografiche per pieghe con asse o piano assiale variamente inclinato.
È importante notare che per comodità nel caso di questo tipo di analisi solitamente si
proiettano in proiezione stereografica i piani della superficie piegata come poli dei piani.
Occorre ricordare che i piani che immergono per esempio verso Ovest hanno un polo che
si dispone nella parte orientale (quindi verso Est) della proiezione stereografica, cioè i poli
dei piani sono “invertiti” rispetto all’orientazione reale dei fianchi della piega in natura
(Fig. D.7a). Allo stesso tempo è importante è ricordare che fianchi di una piega chiusa o
serrata hanno dei massimi in proiezione stereografica molto ravvicinati (Fig. D.7b) e che si
sovrappongono nel caso di pieghe isoclinali.
Combinando le possibili orientazioni dell’asse di una piega (Fig. D.6a, b, c) con le possibili
orientazioni del piano assiale (Fig. D.6d, e, f) si ottengono le proiezioni stereografiche per:
D.4. ORIENTAZIONE DI PIEGHE 87

Figura D.4 Vari tipi di pieghe con angolo di apertura e grado di arrotondamento della cerniera differente,
e relative proiezioni stereografiche. α è l’angolo di apertura della piega.
88 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE

Figura D.5 Possibili orientazioni di pieghe al variare della giacitura dell’asse e del piano assiale.
D.4. ORIENTAZIONE DI PIEGHE 89

asse della piega traccia ciclografica del piano assiale direzione dell’asse
poli dei piani (definiscono il piano π) polo del piano assiale direzione del piano assiale

O r i e n t a z i o n e d e l l ’ a s s e

orizzontale inclinato verticale

(a) (b) (c)

O r i e n t a z i o n e d e l p i a n o a s s i a l e

verticale inclinato orizzontale

(d) (e) (f)

Figura D.6 Proiezioni stereografiche per pieghe con asse (a, b, c) e piano assiale (d, e, f) variamente
inclinato.

(a) (b)

fold fold
axis axis
ne
p la
axial plane

a xial

Figura D.7 Determinazione dell’orientazione piano assiale di una piega in proiezione stereografica. (a)
Piega inclinata (piano assiale inclinato), (b) piega rovesciata (piano assiale inclinato, un fianco rovesciato).
Si noti la posizione dei massimi delle misure raccolte nei due fianchi, in quanto si riportano le misure
come poli dei piani.
90 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE

a) pieghe con asse orizzontale e piano assiale verticale (Fig. D.8a);


b) pieghe con asse inclinato e piano assiale verticale (Fig. D.8b);
c) pieghe con asse verticale e piano assiale verticale (Fig. D.8c);
d) pieghe con asse orizzontale e piano assiale inclinato (Fig. D.8d);
e) pieghe con asse inclinato e piano assiale inclinato, in cui è possibile distinguere:
i. il caso generale, con direzione del piano assiale obliqua rispetto alla direzione dell’asse
(Fig. D.8e);
ii. il caso particolare in cui la direzione del piano assiale è ortogonale rispetto alla
direzione dell’asse (Fig. D.8f);
f) pieghe con asse orizzontale e piano assiale inclinato (Fig. D.8g).
Dalla Fig. D.8 si vede che non tutte le combinazioni sono possibili in natura, come ad
esempio pieghe con asse verticale e piano assiale inclinato, asse inclinato e piano assiale
orizzontale e asse verticale e piano assiale orizzontale. È importante ricordare che:
a) la direzione del piano assiale coincide con la direzione dell’asse solo in alcuni casi
particolari, mentre generalmente sono diverse;
b) il cerchio π su cui si disperdono i poli della superficie piegata contiene sempre il polo del
piano assiale.
Vediamo ora con esempio di chiarire i rapporti tra misure, asse, piano assiale e traccia del
piano assiale in una carta geologica e in proiezione stereografica. In Fig. D.9a è rappresentata
una piega generica con piano assiale inclinato e asse inclinato, la direzione del piano assiale è
obliqua rispetto alla direzione di immersione dell’asse. A, B, C e D sono quattro misure di
stratificazione raccolte nei fianchi (A, B, D) e nella zona di cerniera (C) della piega.
Dalla Fig. D.9b e dalla Fig. D.9c si possono trarre le seguenti conclusioni, valide per
qualsiasi piega generica:
a) la direzione del piano assiale della piega è differente dalla direzione di immersione dell’asse
della piega;
b) nella carta geologica la traccia del piano assale (P.A. in Fig. D.9b) avrà un andamento
differente rispetto alla direzione di immersione dell’asse;
c) se la piega ha un fianco verticale, la direzione (strike) della misura verticale (misura A) è
anche la direzione di immersione dell’asse della piega;
d) se la piega ha un fianco verticale, la misura la cui direzione è ortogonale alla misura
verticale (misura C) è, tra tutte le possibili misure, quella con inclinazione minore, e tale
valore di inclinazione è uguale al valore di inclinazione dell’asse della piega.

Esercizio 27
In corrispondenza dei due fianchi di una piega serrata sono state raccolte le seguenti misure
di strato: 201/8,194/12,214/10,194/12,199/8,200/35,197/35,198/33,201/34,203/33. Deter-
minare l’asse della piega, la giacitura del piano assiale, l’angolo di apertura della piega α.
[A=110/0, P.A.=200/21, α = 24◦ , vedi soluzione net in Fig. F.16].

Esercizio 28
In corrispondenza dei due fianchi di una piega serrata sono state raccolte le seguenti misure
di strato: 243/54, 248/46, 244/49, 244/52, 247/48, 321/20, 312/19, 327/20, 318/21, 338/21.
Determinare l’asse della piega, la giacitura del piano assiale, l’angolo di apertura della piega
α. [A=316/20, P.A.=268/30, α = 48◦ , vedi soluzione net in Fig. F.17].
D.4. ORIENTAZIONE DI PIEGHE 91

O r i e n t a z i o n e d e l l ’ a s s e

orizzontale inclinato verticale

B=B’=A’

A
verticale

B
a s s i a l e

(a) (b) B’=A’ (c) A’

A’
B=B’=A’
p i a n o

A’

A
inclinato

A
d e l

A B
B
O r i e n t a z i o n e

(d) (e) B’ (f) B’


direzione del P.A. obliqua direzione del P.A. ortogonale
rispetto alla direzione dell’asse rispetto alla direzione dell’asse

B=B’

asse della piega (B)


poli dei piani (definiscono il cerchio π)
orizzontale

A’ traccia ciclografica del piano assiale


polo del piano assiale (A)

direzione di immersione dell’asse (B’)


direzione del piano assiale (A’)

(g)

Figura D.8 Possibili proiezioni stereografiche per pieghe con varie orientazioni dell’asse e del piano assiale.
92 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE

D C
D asse
C
asse

P.A. B
A
P.A. B

(a)

nord

(b)

(c)

Figura D.9 (a) Piega con asse inclinato e piano assiale inclinato. (b) La solita piega in una carta geologica.
(c) Rappresentazione stereografica degli elementi della piega.
E
Esercizi

In questo capitolo sono riportati esercizi base sull’uso delle proiezioni stereografiche (linee,
piani, intersezioni, ecc.). Tutte le misure sono riportate, eccetto dove espressamente indicato,
come “direzione di immersione/inclinazione” , es. 234/68). Altri esercizi sono riportati alla
fine di alcuni capitoli (es. a pag. 22, a pag. 25, ecc.).

Esercizio 29
a) Riportare in proiezione stereografica come tracce ciclografiche le seguenti misure di strato:
30/20 e 120/60.
b) Riportare in proiezione stereografica come poli le seguenti misure di strato: 45/80 e
310/46.
c) Riportare in proiezione stereografica i seguenti assi di piega: 88/14 e 265/36.
Soluzioni in Fig. F.11 a pagina 102.

Esercizio 30
Riportare in proiezione stereografica come tracce ciclografiche le seguenti misure di strato: 1:
34/55; 2: 50/32; 3: 350/30; 4: 5/12; 5: 110/40; 6: 95/72; 7: 140/60; 8: 274/50; 9: 230/55;
10: 250/24; 11: 185/80; 12: 176/60. Soluzione in Fig. F.12 a pagina 102

Esercizio 31
Riportare in proiezione stereografica come poli le seguenti misure di strato: 1: 214/20; 2:
134/50; 3: 30/60; 4: 240/80; 5: 302/72; 6: 10/74; 7: 355/14; 8: 180/45; 9: 92/44; 10: 200/38;
11: 265/65; 12: 304/50; 13: 355/66; 14: 160/82. Soluzione in Fig. F.13 a pagina 103.

Esercizio 32
Riportare in proiezione stereografica le seguenti linee: 1: 120/56; 2: 333/23; 3: 300/76; 4:
255/43; 5: 87/12; 6: 64/41; 7: 12/28; 8: 201/30; 9: 176/60; 10: 160/8; 11: 140/49; 12: 90/70;
13: 45/56; 14: 288/45; 15: 340/61. Soluzione in Fig. F.14 a pagina 103.

Esercizio 33
Utilizzando le proiezioni stereografiche e riportando i piani come tracce ciclografiche:
a) determinare l’intersezione tra i piani: 280/50 e 90/36;
b) determinare l’orientazione del piano bisettore l’angolo acuto tra i piani 250/60 e 32/40.
Soluzione in Fig. F.15 a pagina 104.

Esercizio 34
Utilizzando le proiezioni stereografiche risolvere i seguenti problemi.
a) Determinare l’angolo acuto tra le linee 14/38 e 80/52 (Soluzione: 47°).
b) Determinare l’angolo acuto tra le linee 302/50 e 200/38 (Soluzione: 69°).
c) Determinare l’angolo ottuso tra le linee 196/30 e 290/38 (Soluzione: 105°).

93
94 E. ESERCIZI

d) Determinare l’angolo ottuso tra le linee 302/50 e 200/38 (Soluzione: 111°).


e) Determinare l’angolo acuto tra i piani 170/46 e 120/32 (Soluzione: 33°)
f) Determinare l’angolo acuto tra i piani 45/30 e 320/36 (Soluzione: 43°)
g) Determinare l’angolo acuto tra il piano 250/46 e la linea 290/20 (Soluzione: 16°).
h) Determinare l’angolo acuto tra il piano 175/50 e la linea 150/12 (Soluzione: 33°).
i) Determinare la linea intersezione tra il piano 28/44 e il piano 290/60 (Soluzione: 353/38).
j) Determinare la linea intersezione tra il piano 205/40 e il piano 62/50 (Soluzione: 137/17).
k) Determinare la linea intersezione tra il piano 258/32 e il piano 282/40 (Soluzione: 235/30).
l) Determinare il piano bisettore dell’angolo acuto tra il piano 85/50 e il piano 150/12
(Soluzione: 97/28).
m) Determinare il piano bisettore dell’angolo acuto tra il piano 192/60 e il piano 230/20
(Soluzione: 203/39).
n) Determinare il piano bisettore dell’angolo acuto tra il piano 318/40 e il piano 280/58
(Soluzione: 296/47).

Esercizio 35
Utilizzando le proiezioni stereografiche risolvere i seguenti problemi.
a) Determinare il piano contenente le linee 280/54 e 353/28. (Soluzione: 286/54)
b) Determinare il piano contenente le linee 165/31 e 262/46. (Soluzione: 227/52)
c) Determinare il piano contenente le linee 110/61 e 178/46. (Soluzione: 122/62)
d) Determinare l’inclinazione apparente di un piano di orientazione 102/60 su di un piano
verticale di direzione (“strike”) N 150° E (Soluzione: 49° Sud).
e) Determinare l’inclinazione apparente di un piano di orientazione 40/28 su di un piano
verticale di direzione (“strike”) N 146° E (Soluzione: 8° NW).
f) Determinare l’inclinazione apparente di un piano di orientazione 165/42 su di un piano
verticale di direzione (“strike”) N 56° E (Soluzione: 16° SW).

Esercizio 36
Utilizzando le proiezioni stereografiche risolvere i seguenti problemi.
a) Determinare l’orientazione della linea che giace sul piano 30/50 e che ha un pitch di 40°
verso Sud-Est su tale piano. (Soluzione: 92/29)
b) Determinare l’orientazione della linea che giace sul piano 205/36 e che ha un pitch di 28°
verso Sud-Est su tale piano. (Soluzione: 138/16)
c) Determinare l’orientazione della linea che giace sul piano 28/50 e che ha un pitch di 41°
verso Nord-Ovest su tale piano. (Soluzione: 327/30)
d) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 255/40 e ha una direzione di
immersione N200°. (soluzione: 200/26)
e) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 107/28 e ha una direzione di
immersione N62°. (soluzione: 62/21)
f) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 273/54 e ha una direzione di
immersione N305°. (soluzione: 305/49)
g) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 32/60 e ha un’inclinazione di
30° verso Sud-Est. (soluzione: 103/80)
h) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 296/38 e ha un’inclinazione
di 26° verso Nord-Est. (soluzione: 347/26)
i) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 255/45 e ha un’inclinazione
di 38° verso Sud-Ovest. (soluzione: 216/38)
j) Dato il piano di orientazione 255/56 e la linea di orientazione 300/46, determinare il
pitch della linea sul piano. (Soluzione: 61° Nord-Ovest).
k) Dato il piano di orientazione 336/50 e la linea di orientazione 37/30, determinare il pitch
della linea sul piano. (Soluzione: 41° Nord-est).
l) Dato il piano di orientazione 205/36 e la linea di orientazione 160/27, determinare il
pitch della linea sul piano. (Soluzione: 51° Sud-Est).
F
Soluzione degli esercizi

Se non espressamente indicato le proiezioni sono state effettuate utilizzando il reticolo


equiarea di Schmidt, sfera di proiezione inferiore.

Soluzione dell’Esercizio 1 a pagina 22. La proiezione delle linee è riportata in Fig. F.1a.

Soluzione dell’Esercizio 2 a pagina 22. La proiezione delle tracce ciclografiche dei


piani è riportata in Fig. F.1b.

Soluzione dell’Esercizio 3 a pagina 25. La proiezione delle tracce ciclografiche dei


piani è riportata in Fig. F.2.

Soluzione dell’Esercizio 4 a pagina 30. La proiezione delle tracce ciclografiche dei


piani è riportata in Fig. F.1b.

Soluzione dell’Esercizio 5 a pagina 31. Le linee sono riportate in Fig. F.4a.

Soluzione dell’Esercizio 6 a pagina 31. Il piano ha inclinazione di 48° (Fig. F.4b); la


linea ha un pitch di 36°.

Soluzione dell’Esercizio 7 a pagina 31. Il piano ha direzione di immersione 110°


(Fig. F.4b).

Soluzione dell’Esercizio 8 a pagina 33. I tre piani che contengono le tre coppie di linee
sono: 351/48, 191/67, 11/62 (Fig. F.5a)

Soluzione dell’Esercizio 9 a pagina 35. Le linee intersezione delle tre coppie di piani
hanno giacitura: 24/27, 158/13, 184/17 (Fig. F.5b)

Soluzione dell’Esercizio 10 a pagina 36. Lo strato mostra un’inclinazione apparente


di 24° verso W (Fig. F.6a).

Soluzione dell’Esercizio 11 a pagina 36. Lo strato ha giacitura 139/40 (Fig. F.6b).

Soluzione dell’Esercizio 12 a pagina 38. Gli angoli tra le tre coppie di linee sono
rispettivamente: 17°, 55° e 51° (Fig. F.7a).

95
96 F. SOLUZIONE DEGLI ESERCIZI

Soluzione dell’Esercizio 13 a pagina 39. Gli angoli tra le tre coppie di piani sono
rispettivamente: 21°, 31° e 30° (Fig. F.7b).

Soluzione dell’Esercizio 14 a pagina 41. Le giaciture dei piani bisettori le tre coppie
di piani sono rispettivamente: 2/43, 170/34 e 89/56 (Fig. F.8a).

Soluzione dell’Esercizio 15 a pagina 41. Le proiezioni delle tre linee sui rispettivi piani
sono: 298/39, 199/29 e 145/33 (Fig. F.8b).

Soluzione dell’Esercizio 16 a pagina 42. Gli angoli tra le tre coppie di linee e piani
sono rispettivamente: 22°, 38° e 36° (Fig. F.9a).

Soluzione dell’Esercizio 17 a pagina 43. Le nuove giaciture sono: 72/16, 228/54,


262/76.

Soluzione dell’Esercizio 18 a pagina 43. Le nuove giaciture sono: 36/15, 139/49, 13/13
(Fig. F.9b).

Soluzione dell’Esercizio 19 a pagina 46. Le nuove giaciture sono: 355/61, 144/6,


226/23 (Fig. F.10).
97

10/10

330/15

30/66
302/44 260/64

140/80
242/40
125/30 98/30

180/50

(a) (b)

Figura F.1 (a) Proiezione stereografica di linee; Esercizio 1. (b) Proiezione di piani come tracce ciclografiche;
Esercizio 2.

210/30
175/18

280/22

40/52

350/60

Figura F.2 Proiezione stereografica di poli di piani; Esercizio 3.


98 F. SOLUZIONE DEGLI ESERCIZI

20/20, 15°

20/20, 15°

140/80, 35°
140/80, 35°

250/55, 30°
250/55, 30°

(a) (b)

Figura F.3 (a) Coni in proiezione equiarea. (b) Coni in proiezione equiangolare. Esercizio 4

15°

20°

50/60 100/30 310/48

110/25

205/44
46°
36°

30°
(a) (b)

Figura F.4 (a) Proiezione di linee, noto il piano e il pitch; Esercizio 5. (b) Giacitura di piani, noto il pitch;
Esercizio 6, Esercizio 7.
99

24/27

351/48

191/67

111/62
184/17

158/13
(a) (b)

Figura F.5 (a) Piani contenenti due linee; Esercizio 8. (b) Intersezione di piani; Esercizio 9.

24°
190/90 350/80 175/90
24°
19°

276/90

260/25 137/42
150/39

150°
30°
(a) (b)(b)

Figura F.6 (a) Inclinazione apparente di uno strato: l’inclinazione apparente è di 24° verso W; Esercizio 10.
(b) Giacitura di uno strato note due sue inclinazioni apparenti: lo strato ha giacitura 137/42; Esercizio 11.

350/90 24°

276/90

139/40
100 F. SOLUZIONE DEGLI ESERCIZI

17°
31°

51°

21°

30°

55°

(a) (b)

Figura F.7 (a) Angoli tra linee; Esercizio 12. (b) Angoli tra piani; Esercizio 13. I piani sono rappresentati
come poli.

2/43 298/39

170/34

145/33

199/29

89/56
(a) (b)

Figura F.8 Piani bisettori di coppie di piani; Esercizio 14. Proiezioni di linee su piani; Esercizio 15.
101

36/15
13/13
36°
15°

22°

38°

139/49

62°
(a) (b)

Figura F.9 Angoli tra linee e piani; Esercizio 16. (b) Rotazione di linee attorno ad assi orizzontali;
Esercizio 18

26° 355/61

50°

226/23 42°
144/6

Figura F.10 Rotazione di linee attorno ad assi inclinati; Esercizio 19.


102 F. SOLUZIONE DEGLI ESERCIZI

Figura F.11 Soluzione Esercizio 29 a pagina 93.

Equal Area
Lower Hemisphere

2
1

8
6

11
5
10 9 7
12

Figura F.12 Soluzione Esercizio 30 a pagina 93.


103

Equal Area
Lower Hemisphere

14

10 4
2

11
9

12

13
6

Figura F.13 Soluzione Esercizio 31 a pagina 93.

Equal Area
Lower Hemisphere

2 7

15
13
6

14
3
5
12

4
1

9 11

10

Figura F.14 Soluzione Esercizio 32 a pagina 93.


104 F. SOLUZIONE DEGLI ESERCIZI

Figura F.15 Soluzione Esercizio 33 a pagina 93. L’intersezione è 6/4, il piano bisettore ha giacitura 54/79.

Asse

P.A.

Figura F.16 Soluzione Esercizio 27 a pagina 90. Asse=110/0, P.A.=200/21, α = 24◦ .


105

Asse

P.A.

Figura F.17 Soluzione Esercizio 28 a pagina 90. Asse=316/20, P.A.=268/30, α = 48◦ .

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