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Proiezioni Stereografiche
Proiezioni Stereografiche
Proiezioni Stereografiche
Paolo Conti
conti@unisi.it
2019
Centro di GeoTecnologie
Università degli Studi di Siena
Via Vetri Vecchi 34
52027 - San Giovanni Valdarno (AR)
www.geotecnologie.unisi.it/conti
www.pconti.net
2020-06-08
Queste dispense sono destinate agli studenti dell’Università degli Studi di Siena. ESSE HANNO
SOLO SCOPO DIDATTICO, VENGONO DISTRIBUITE GRATUITAMENTE E NON POSSONO
ASSOLUTAMENTE ESSERE MESSE IN VENDITA SOTTO QUALSIASI FORMA.
3 Principi di proiezione 9
3.1 Proiezione di linee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.2 Proiezione di piani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.3 Proiezione di coni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
3.4 Proiezioni equiangolari ed equiarea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
3.4.1 Proiezione di una linea . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
3.4.2 Proiezione di un piano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
3.4.3 Proiezione di un cono . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
3.5 Proiezioni stereografiche in coordinate cartesiane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
3.6 Variazione della semisfera di proiezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
iii
iv INDICE
6 Analisi statistica 49
Bibliografia 62
Appendici
E Esercizi 93
1
2 1. INTRODUZIONE E ORIGINE DELLE PROIEZIONI STEREOGRAFICHE
Q
N
O Pn
N N’
G G’
O’ Pg’’ Pg’ Pg
Figura 1.1 Differenze tra la proiezione gnomonica (Pg ), stereografica (Pg’ ) e ortografica (Pg” ) del punto P.
Pn è la proiezione stereografica del punto P all’interno della sfera di riferimento.
Figura 1.2 Astrolabio di al-Zarquâlâ (circa 1070 d.C.). L’astrolabio è rappresentato nella parte sinistra,
mentre a destra sono indicate le posizioni delle stelle sulla volta celeste.
dimensioni della proiezione fino a farla coincidere con il diametro della sfera di riferimento
equivale a proiettare il punto P di Fig. 1.1 non sul piano tangente alla sfera, ma su un piano
che passa per il centro della sfera di proiezione. Su questo piano la proiezione stereografica
del punto P è il punto Pn .
Le proiezioni stereografiche furono introdotte dal greco Ipparco (180-125 a.C.), astronomo
che introdusse le basi della trigonometria piana e sferica. La prima pratica applicazione delle
proiezioni stereografiche fu quella dell’astrolabio (Fig. 1.2). Gli astrolabi permettevano la
conoscenza dell’ora, della lunghezza del giorno e della notte, della posizione del sole e delle
stelle nel cielo, della latitudine, permettevano la conoscenza dell’altitudine di una montagna
o l’altezza di un oggetto, ecc. Ebbero un’ampia diffusione e uso a partire dal II secolo d.C.
in Grecia e in Egitto nel III e IV secolo d.C.. A partire dal IX secolo la dominazione araba
in Spagna portò l’uso dell’astrolabio in Europa, ove si diffuse a partire dal XIII secolo fino
alla fine del XVII secolo.
La navigazione fece ampio uso delle proiezioni stereografiche. Proiezioni stereografiche
vennero usate per la rappresentazione cartografica di ampie porzioni del globo terrestre in
quanto, a differenza delle proiezioni ortografiche o gnomoniche, vi è una minore distorsione
nelle regioni periferiche della carta. Le varie proprietà delle proiezioni stereografiche erano
ben note ai cartografi:
a) ogni cerchio sulla sfera è un cerchio nel piano di proiezione;
b) ogni cerchio sulla sfera perpendicolare al piano equatoriale di proiezione è un retta nel
piano di proiezione;
c) l’angolo tra due cerchi sulla sfera e l’angolo che le proiezioni dei due cerchi fanno nel
piano di proiezione sono uguali.
Le due prime proprietà erano già note dall’antichità mentre la dimostrazione della terza è
attribuita a Edmond Halley [12].
4 1. INTRODUZIONE E ORIGINE DELLE PROIEZIONI STEREOGRAFICHE
1.3.1 Cartografia
Il primo uso di proiezioni stereografiche per la realizzazione di carte geografiche è attribuita
a Gaultier Laud (1448-1527) di St. Die in Lorena che nel 1507 diede alle stampe una
mappa del globo terrestre basata su una proiezione stereografica polare, la prima carta
geografica basata su una proiezione stereografica equatoriale è invece quella realizzata nel
1542 da Jean Rotz (1534-1560), idrografo alla corte di Enrico VIII d’Inghilterra. Fu nel
1533 il cartografo fiammingo Gemma Frisus (1508-1555) che dimostrò i vantaggi dell’uso
contemporaneo di astrolabi durante viaggi e la realizzazione di carte geografiche basate su
proiezioni stereografiche. Da questo punto in avanti le tecniche di triangolazione con bussola
durante i viaggi, uso di astrolabi e costruzione di carte geografiche ebbe un notevole impulso,
soprattutto da parte di Mercatore (1546-1599).
La misurazione esatta della superficie terrestre non era comunque una priorità nel mondo
medievale, di conseguenza le varie applicazioni della matematica rimasero confinate ai campi
dell’astronomia, della fisica e della meccanica, escludendo quasi del tutto la cartografia. Solo
con l’affermazione di Newton che la Terra doveva avere la forma di uno sferoide oblato
ripartì l’interesse dei cartografi nel misurare la forma della superficie terrestre con la massima
accuratezza. L’uso del telescopio e dei nuovi metodi di triangolazione portarono ad un
notevole incremento delle conoscenze, ma fu solo con l’inizio del XIX secolo che la cartografia
ebbe solide basi matematiche.
1.3.2 Mineralogia
Il notevole impulso che ebbe la mineralogia è strettamente legato alla progressiva indu-
strializzazione del XVIII secolo, questa incoraggiò lo sviluppo di tecniche metallurgiche e di
lavorazione dei minerali, ma notevole impulso venne dato allo studio dei minerali, in modo
che questi potessero essere facilmente riconosciuti in campagna e il valore economico di un
giacimento potesse essere esattamente valutato. Sono quindi di fondamentale importanza a
questo punto studi sulla natura dei minerali e una loro descrizione esatta, cioè una descrizione
delle loro facce regolari e dei vari piani e assi cristallografici di simmetria. La nascita della
mineralogia come scienza segue la classificazione dei minerali sulla base della loro forma
esterna e degli angoli tra le facce, facendo uso degli indici cristallografici.
Il mineralogista Franz Ernst Neumann fu il primo a fare uso di proiezioni stereografiche
in geologia. In un suo trattato del 1823 [26] comparvero per la prima volta delle proiezioni
stereografiche, sebbene ancora costruite graficamente con goniometro e righello e non facendo
uso di un reticolo stereografico (Fig. 1.3).
Successivamente molti furono i lavori in cui si rappresentarono le forme dei minerali
mediante proiezioni stereografiche. Nel 1867 il mineralogista finlandese Alex Gadolin ri-
conobbe che cristalli con gli stessi elementi di simmetria dovevano appartenere alla solita
classe cristallografica, egli illustrò le possibili classi cristallografiche mediante proiezioni
stereografiche. Successivi fondamentali trattati come quello di Mallard del 1879 [23] definiti-
vamente stabilirono l’importanza di rappresentare le classi cristallografiche usando proiezioni
stereografiche.
un lavoro del 1902 [41] pubblicò una versione modificata del reticolo stereografico pubblicato
da Fedorov, un reticolo con diametro di 20 cm e una maglia con intervallo di 2°. Un reticolo
con un intervallo di 2° si rivelò particolarmente utile, venne immediatamente ampiamente
riprodotto e diffuso, a tal punto che il reticolo stereografico oggi più usato in geologia è noto
come Reticolo di Wulff.
P
d
G G’
d Pe
O’
Figura 1.4 Principio della proiezione equiarea di Lambert. Pe è la proiezione equiarea del punto P.
aree con uguale densità di punti. Il reticolo equiarea introdotto è oggi comunemente noto
come Reticolo di Schmidt. La tecnica di tracciare linee che rappresentano aree con uguale
densità di punti (analisi statistica) è stata successivamente raffinata da Oskar Schmidegg e
Otto Mellis [24].
Già dal 1926 Sander adottò il reticolo stereografico equiarea di Schmidt per rappresentare
dati su rocce deformate. Il suo libro del 1930 “Gefügekunde der Gesteine” [33] introdusse un
nuovo approccio nello studio di rocce metamorfiche, combinando informazioni di carattere
geologico-strutturale mesoscopiche (giacitura di assi, crenulazioni, foliazione, ecc.) con
gli aspetti microstrutturali della roccia (orientazioni preferenziali della forma dei grani,
orientazioni cristallografiche preferenziali, ecc.), il libro ebbe un’ampia diffusione e tradotto
immediatamente in tutto il mondo stabilì la nascita come scienza dell’analisi del fabric
delle rocce metamorfiche. In questo libro Sander fece ampio uso di reticoli equiarea di
Schmidt che di conseguenza divennero lo standard nell’analisi microstrutturale, anche a
seguito del riconoscimento di questi metodi di analisi da parte di geologi di lingua inglese e
della loro introduzione in vari libri e pubblicazioni di geologia strutturale negli anni 1930-1940
[17, 11, 18, 13, 5] e più limitatamente in lavori di sedimentologia [32, 19].
Negli anni successivi lo sviluppo della moderna geologia strutturale portò ad integrare
le osservazioni microstrutturali di rocce deformate con l’analisi statistica di elementi quali
scistosità, assi di pieghe, lineazioni di estensione, lineazioni di intersezioni, crenulazioni,
giunti di fratturazione, ecc., per una descrizione della geometria di pieghe e sovrascorrimenti.
Il primo libro di geologia strutturale che discusse in modo completo l’analisi statistica di
questi elementi mediante il reticolo di Schmidt fu quello di Billings nel 1942 [2] e negli anni
’60 l’analisi statistica quantitativa basata su dati di campagna [38, 31] portò alla definitiva
affermazione del reticolo equiarea di Schmidt in geologia strutturale.
2
Misura di piani e linee
7
8 2. MISURA DI PIANI E LINEE
N N
α α direzione di
immersione
direzione di β
β immersione
γ pitch
ne
d ir e z io
di
ione za
d i r e za p e n d e n
i m
mass
(a) (b)
Nord
246
60
8
135
331 20
34
40
(c)
Figura 2.1 (a) Direzione di immersione (α) e inclinazione (β) di un piano. (b) Direzione di immersione (α),
inclinazione (β) e pitch (γ) di una linea. (c) Misure in una carta geologica riportate con la convenzione
“direzione di immersione/inclinazione”. Generalmente in prossimità della punta della freccia si riporta il
valore di inclinazione.
0° a 360°. L’inclinazione è l’angolo che la linea fa rispetto all’orizzontale e varia tra 0° e 90°.
Analogamente con quanto visto per i piani la misura di una linea si indica con una coppia
di valori angolari, di cui il primo è la direzione di immersione e il secondo l’inclinazione (es.
40/20, 120/64, 244/55, 302/6).
Quando in affioramento è presente una lineazione con un’inclinazione elevata (>70°) è
molto facile essere imprecisi con la bussola nell’individuare il piano verticale che la contiene
e perciò può essere commesso un errore notevole nella misura della direzione. In questo
caso può essere agevole usare un modo alternativo per indicare la giacitura di una linea,
mediante la misura del del piano che la contiene e del pitch. In pratica si misura la superficie
(stratificazione, foliazione, piano di faglia, ecc.) su cui è presente la lineazione come un
qualsiasi piano e sempre su questa superficie si misura l’angolo, detto pitch, che la linea fa
con l’orizzontale (angolo γ in Fig. 2.1b). In questo modo la lineazione non è definita da
due valori angolari (es. 230/48), ma dalla misura del piano e dal valore angolare del pitch,
accompagnato dall’indicazione del punto cardinale verso cui si misura il pitch cioè della
direzione verso cui immerge la linea (es. 125/32 pitch 20°SE).
3
Principi di proiezione
9
10 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE
Figura 3.2 Proiezioni stereografiche di una serie di piani con direzione N-S, immergenti verso E e verso W.
Un cono è il luogo geometrico dei punti che fanno un angolo costante α (Fig. 3.3a) con
una linea. Consideriamo un doppio cono con asse orizzontale e trasliamolo in modo tale che
l’apice dei due coni coincida con il centro della sfera di proiezione (Fig. 3.3b), l’intersezione
dei coni con la sfera di proiezione definisce due cerchi (proiezione sferica dei coni, Fig. 3.3b).
Congiungendo con una retta ciascun punto della proiezione sferica nell’emisfero inferiore con
il fuoco F si ottiene sul piano di proiezione orizzontale due archi di cerchio che rappresentano
la proiezione stereografica dei coni (Fig. 3.3c). Gli archi di cerchio così costruiti sono detti
piccoli cerchi e sono simmetrici rispetto al centro del cerchio di proiezione se l’asse dei coni è
orizzontale.
Se l’asse della coppia di coni invece di essere orizzontale è inclinato verticalmente di
un angolo maggiore di α, usando come sfera di proiezione sempre la semisfera inferiore,
in proiezione stereografica non si ottengono due piccoli cerchi ma una circonferenza (o
un’ellisse) all’interno del cerchio di riferimento (Fig. 3.3d). Se i coni hanno l’asse verticale la
circonferenza è concentrica con il cerchio principale.
E’ importante notare che piccoli cerchi in una proiezione stereografica non sono esclusiva-
mente il risultato dell’intersezione di un cono con la sfera di proiezione, ma possono essere
originati anche dall’intersezione della sfera di proiezione con un piano che non passa per il
centro della sfera di proiezione stessa.
12 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE
Nord
0°
N
0°
R O
270° 90°
α Ovest 270° α 90° Est
β r
R
P
180°
L
P'
180°
(a) (b) Sud
Figura 3.4 (a) Sfera di riferimento intersecata da una linea L con direzione di immersione α ed inclinazione
β. (b) Cerchio di riferimento.
La Fig. 3.5a rappresenta il principio della proiezione stereografica equiangolare. Una linea
con direzione di immersione α e inclinazione β intercetta la sfera di proiezione di raggio R
nel punto P 0 , questo punto viene proiettato sul piano di proiezione tracciando una retta da
T , punto superiore della sfera di proiezione, a P 0 . Il punto P intersezione tra questa retta e
il piano di proiezione è la proiezione stereografica equiangolare della linea. Per questo tipo di
proiezione la relazione tra la distanza tra il punto P e il centro della sfera di proiezione O e
l’inclinazione β è:
90 + β
r = R tan (3.1)
2
La Fig. 3.5b rappresenta il principio della proiezione equiarea (o proiezione di Lambert).
Come in precedenza il punto P 0 rappresenta l’intersezione di una linea con la sfera di
proiezione. Questo punto è proiettato su di un piano orizzontale tangente la sfera nel punto
B usando degli archi di cerchio centrati sul punto B, la proiezione del punto P 0 sul piano
orizzontale è il punto P 00 . La distanza r0 del punto P 00 da B è
0 90 + β
r = 2R cos (3.2)
2
√
Quando β = 0 si ha che: r0 = 2R cos 45◦ = R 2. Questo significa che il raggio della
proiezione
√ risultante sul piano orizzontale tangente il punto B è più largo di un fattore
2 pari al raggio del cerchio di riferimento. A questo punto bisogna trasferire il punto P 00
all’interno del cerchio di riferimento, nel punto P ad√una distanza r dal centro del cerchio di
riferimento O. Questo viene fatto ponendo: r = r0 / 2 e quindi
√
90 + β
r = R 2 cos (3.3)
2
Il processo di proiezione equiarea sulla semisfera inferiore equivale quindi, semplifican-
do, a togliere la buccia esterna di metà arancia, distenderla su un piano orizzontale e
successivamente restringerla fino a farla diventare di raggio R.
Le differenti proprietà della proiezione equiangolare ed equiarea diventano evidenti se
consideriamo una circonferenza di raggi RS0 centrata sulla linea OP 0 che dal centro della
sfera di proiezione passa per il punto P 0 sulla semisfera di proiezione inferiore (Fig. 3.5c).
Se RS0 è minore di R la circonferenza è detta piccolo cerchio e può essere pensata come
l’intersezione con la semisfera di proiezione inferiore di un cono con l’apice nel centro della
sfera di proiezione O e un semiangolo di apertura δ = arcsin(RS0 /R). È possibile dimostrare
14 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE
(90−β)/2
O r P
R β
R O r P
R
β
(90+β)/2
P’
r’
B r’ P’’
P’ (b)
(a)
δ/2
δ/2
R
P1 P P2
O β
δ
δ
R
P’2
R’s
R’s P’
(c) P’1
Figura 3.5 Sezioni verticali attraverso la sfera di proiezione illustranti: (a) proiezione equiangolare di un
punto e (b) proiezione equiarea di un punto. (c) Proprietà delle proiezioni stereografiche.
3.4. PROIEZIONI EQUIANGOLARI ED EQUIAREA 15
Nord Nord
0° 0°
Proiezione Proiezione
equiangolare equiarea
A A
270° P1 90° 270° 90°
P1
P2 C P2 C
B
P3 B
P3
P4 P4
Figura 3.6 Proiezioni equiangolari (a) ed equiarea (b) di tre coni con semiangolo di apertura costante
δ = 15◦ e inclinazione dell’asse variabile (cono A=120/65, B=120/40, C=120/15). Sono riportate anche
le proiezioni di due coppie di linee che formano tra loro un angolo di 10° (P1 =230/70, P2 =230/60 e
P3 =230/15, P4 =230/5). Si noti la differente distanza tra le coppie di punti e la differente forma dei
piccoli cerchi in funzione dell’inclinazione.
La proiezione stereografica di una linea può essere effettuata in coordinate radiali appli-
cando l’Eq. 3.1, l’Eq. 3.2 e l’Eq. 3.3. Poiché non è molto comodo usare tali equazioni per ogni
linea da proiettare, sono stati costruiti dei reticoli che facilitano la procedura di proiezione,
detti reticoli polari in quanto il loro aspetto è simile a quello del globo terrestre visto da un
asse polare con linee simili alla latitudine e alla longitudine. Sui reticoli polari le linee della
“longitudine” sono linee radiali che rappresentano direzioni di immersione di linee e sono
disegnate solitamente con un intervallo di 2°. Le linee di “latitudine” sono cerchi concentrici
il cui raggio può essere calcolato usando l’Eq. 3.1 oppure l’Eq. 3.3: se si usa l’Eq. 3.1 si
ottengono dei reticoli polari equiangolari, se si usa l’Eq. 3.3 si ottengono dei reticoli polari
equiarea. Reticoli di proiezione polare equiangolare ed equiarea sono riportati in Appendice
a pag. 65, il loro uso verrà illustrato in dettaglio nel Capitolo 4.
Le equazioni viste finora e i reticoli polari di proiezione permettono la proiezione stereo-
grafica di linee, mentre non possono essere usati facilmente per la proiezione di piani. Per
rappresentare un piano in proiezione stereografica è necessario proiettare l’infinito numero di
linee che si trovano sul quel piano, questo viene illustrato di seguito.
rg = R tan β (3.7)
dal centro di proiezione O, misurata lungo una linea di direzione α ± 180◦ . Questa costruzione
è illustrata in Fig. 3.7b. Se si usa l’Eq. 3.3 si ottiene una traccia ciclografica che rappresenta
la proiezione equiarea del piano inclinato, che non è un arco di cerchio ma una curva del
quarto ordine. Con qualsiasi metodo di proiezione la traccia ciclografica di un piano verticale
è una retta che passa per il centro della sfera di proiezione, mentre la proiezione di un piano
orizzontale coincide con il cerchio di riferimento. In Fig. 3.8 sono tracciati i grandi cerchi nel
caso della proiezione equiangolare ed equiarea.
Figura 3.7 (a) Piano inclinato all’interno della semisfera di proiezione inferiore. (b) Costruzione della
proiezione equiangolare di un grande cerchio. (c) Definizione di un piccolo cerchio. (d) Costruzione della
proiezione equiangolare di un piccolo cerchio.
Figura 3.8 Proiezione di grandi e piccoli cerchi anche al di fuori del cerchio di riferimento. (a) Proiezione
equiangolare. (b) Proiezione equiarea di Lambert.
18 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE
utilizzando la proiezione equiangolare (Eq. 3.1), oppure la proiezione equiareale (Eq. 3.3). Se
si usa la proiezione equiangolare, la proiezione di un piccolo cerchio generata da un linea con
pitch γ su di un piano con direzione di immersione α è un arco di cerchio di raggio:
RS = R tan γ (3.8)
che ha il suo centro ad una distanza:
R
rS = (3.9)
cosγ
dal centro di proiezione O, misurata lungo una linea di direzione α±90◦ . Questa costruzione è
illustrata in Fig. 3.7d. Se si usa la proiezione equiareale la costruzione è molto più complicata
in quanto i piccoli cerchi risultanti sono archi di cerchio, ma curve del quarto ordine. Qualsiasi
proiezione si scelga, la proprietà principale dei piccoli cerchi è che essi descrivono la variazione
di orientazione di una linea quando è ruotata attorno ad un asse, in Fig. 3.7d l’asse di
rotazione è orizzontale. Questa proprietà è molto importante e verrà utilizzata diffusamente
più avanti (vedi Capitolo 5.10 a pagina 42).
Comunemente non è molto pratico usare le costruzioni di Fig. 3.7 per proiettare grandi
cerchi e piccoli cerchi in proiezione stereografica, per semplificare le procedure di proiezione
sono stati costruiti dei reticoli in cui sono disegnati grandi cerchi e piccoli cerchi, questi reticoli
sono detti reticoli di proiezione equatoriale e possono essere costruiti usando la proiezione
equiangolare oppure la proiezione equiareale. Questi reticoli sono costruiti disegnando grandi
cerchi che rappresentano piani di direzione Nord-Sud ed inclinazione variabile di 2° in 2° verso
Est e verso Ovest, i piccoli cerchi disegnati rappresentano invece linee con pitch variabile di 2°
in 2° sui grandi cerchi precedenti. I reticoli così costruiti sono noti come reticolo equatoriale
equiangolo (o conforme) di Wulff e reticolo equatoriale equiarea (o equivalente) di Schmidt e
sono riportati in Appendice a pag. 65. Vengono detti reticoli equatoriali in quanto i grandi
cerchi e i piccoli cerchi hanno una geometria simile a quella di archi di longitudine (meridiani)
e di latitudine (paralleli) su di un globo visto da sopra l’equatore.
Questi reticoli presentano solo due linee rette, il diametro Nord-Sud e il diametro Est-
Ovest. La linea Nord-Sud rappresenta il grande cerchio di un piano verticale di direzione
Nord-Sud, la linea Est-Ovest invece è generata da una linea con pitch di 90° che viene ruotata
su un piano con direzione Nord-Sud. E’ importante notare che nel reticolo conforme di Wulff
i grandi cerchi e i piccoli cerchi si intersecano formano tra loro sempre angoli di 90°, cosa
che invece non si ha nel reticolo equiarea di Schmidt. La principale proprietà del reticolo di
Wulff è infatti che conserva anche sul piano di proiezione gli angoli individuati sulla sfera
di proiezione, cioè se due piani fanno tra loro un certo angolo anche le rispettive tracce
ciclografiche si intersecheranno sul reticolo stereografico con lo stesso angolo, cosa che invece
non avviene con il reticolo di Schmidt ( Fig. 3.9).
I reticoli equatoriali permettono sia la proiezione di piani che la proiezione di linee, per
questo motivo essi sono comunemente usati in geologia rendendo poco diffuso l’uso del reticolo
polare, che permette invece solo la proiezione di linee. Le proprietà del reticolo di Wulff e di
Schmidt sono riassunte in Tab. 3.1.
Figura 3.9 Differenze tra proiezioni realizzate utilizzando il reticolo di Wulff (a) e il reticolo di Schmidt
(b). Confrontando le proiezioni in (a) con quelle in (b) si può notare la differenza di orientazione delle
tracce ciclografiche che rappresentano i soliti quattro piani (A-D). Gli angoli tra le tracce ciclografiche
variano nei due casi.
Tabella 3.1 Proprietà delle proiezioni stereografiche equiangolari (reticolo di Wulff) ed equiarea (reticolo
di Schmidt). R è il raggio del cerchio primitivo, β è l’inclinazione di un piano o di una linea.
Tabella 3.2 Coordinate cartesiane x, y di un punto in una proiezione stereografica di raggio R, emisfero di
proiezione inferiore, che rappresenta una linea di giacitura α, β (vedi Fig. 3.10).
Tipo di proiezione x y
Proiezione stereografica equiangolare R sin α tan 45 − β2 R cos α tan 45 − β2
√ β
√
Proiezione equiarea di Lambert R 2 sin cos 45 + 2
R 2 cos cos 45 + β2
20 3. PRINCIPI DI PROIEZIONE
Nord
y
x
Nord
P Est
x Est y
z
(a) verticale (b)
Q’
P”
N
0°
180° R”
O d
W E
d
R’
S
L
P’
Q’’
Figura 3.11 Proiezione di una linea usando la semisfera di proiezione inferiore (R00 ) e superiore (R0 ).
In questo capitolo vengono illustrate le basi delle proiezioni stereografiche, cioè come
riportare una linea e un piano in uno stereogramma. Nel prossimo capitolo verranno introdotte
operazioni più complesse, come intersezione di piani, rotazioni di linee, ecc. Tutte queste
operazioni possono venire effettuate indifferentemente sia con il reticolo di Wulff che con il
reticolo di Schmidt, negli esempi seguenti verrà sempre usato il reticolo di Schmidt, ma le
procedure di proiezione sono del tutto analoghe con il reticolo di Wulff. Prima di iniziare
qualsiasi operazione bisogna munirsi di una copia del reticolo di proiezione (possono essere
fotocopiati i reticoli riportati in Appendice a pag. 65), di un cartoncino rigido (oppure una
tavoletta di legno), una puntina da disegno e un foglio di carta da disegno trasparente o di
acetato. Si incolla il reticolo sul cartoncino (Fig. 4.1), quindi con la puntina da disegno si
buca esattamente il centro del reticolo; la puntina da disegno si applica dalla parte posteriore
del cartoncino, in questo modo la punta è rivolta verso l’alto cioè “esce” dal centro del
reticolo. A questo punto si posiziona il foglio di carta trasparente sul reticolo bucandolo
con la puntina da disegno, tenendo fermo il cartone il foglio trasparente può essere ruotato
liberamente attorno alla puntina. Si disegna sul foglio di carta trasparente il cerchio di
riferimento e si riporta l’indicazione del Nord.
Per le proiezioni possono essere utilizzati i reticoli riportati in Appendice in Fig. A.1 e
Fig. A.2, che hanno grandi cerchi e piccoli cerchi con orientazione variabile di 2° in 2°. Nelle
figure che seguono, per ragioni di semplicità del disegno, sono usati invece reticoli con grandi
cerchi e piccoli cerchi con intervalli di 10° in 10°.
Alla fine dei vari capitoli sono presenti alcuni esercizi. Le loro soluzioni sono riportate
in Appendice a pag. 95; eccetto ove indicato, in tutti gli esercizi viene usata la proiezione
21
22 4. METODI DI PROIEZIONE DI LINEE, PIANI, POLI
Esercizio 1
Proiettare le seguenti linee: 125/30, 30/66, 180/50, 242/40, 330/15. Soluzione a pagina 95.
Esercizio 2
Riportare in proiezione stereografica, proiezione equiarea, le tracce ciclografiche dei seguenti
piani: 10/10, 260/64, 302/44, 98/30, 140/80. Soluzione a pagina 95.
4.2. PROIEZIONE DI UN PIANO COME TRACCIA CICLOGRAFICA 23
35°
(a)
40°
(b)
(c)
(a)
160°
50°
(b)
(c)
Esercizio 3
Riportare in proiezione stereografica i poli dei seguenti piani: 280/22, 350/60, 40/52, 175/18,
210/30. Soluzione a pagina 95.
30°
60°
Ps
90°
30°
(a)
30°
(b)
(c)
rispetto al Nord, misurato in senso orario. Questo angolo (310°) è la direzione di immersione
del piano, il piano quindi ha orientazione 310/40.
Vediamo ora il caso di una proiezione stereografica su cui è già stato riportato un punto
che rappresenta la proiezione stereografica di una linea (Fig. 4.5d) e cerchiamo di ricostruire
l’orientazione della linea. Per fare questo bisogna ruotare il foglio trasparente con il punto
fino a portare il punto sul diametro Est-Ovest (Fig. 4.5d), in questa posizione si può leggere
l’inclinazione della linea contando gli angoli tra il cerchi di riferimento e il punto (20° in
Fig. 4.5e). Marcare questa posizione con un segno sul cerchio di riferimento in corrispondenza
del diametro. A questo punto si può riportare il foglio trasparente nella posizione originaria
(Fig. 4.5f), e leggere l’angolo che il segno fatto precedentemente sul cerchio di riferimento fa
rispetto al Nord, misurato in senso orario. Questo angolo (250°) è la direzione di immersione
della linea, la linea quindi ha orientazione 250/20.
Se il punto di Fig. 4.5d rappresenta invece la proiezione del polo di un piano, si ruota il
punto fino a portarlo nella posizione di Fig. 4.5e, ma l’inclinazione da leggere è quella tra il
punto e il centro del cerchio di riferimento (70° in Fig. 4.5e). Marcare questa posizione con
un segno sul cerchio di riferimento in corrispondenza del diametro, però dalla parte opposta
rispetto al punto. Si può riportare a questo punto il foglio trasparente nella sua posizione
originaria (Fig. 4.5f), e leggere l’angolo che il segno sul cerchio di riferimento fa rispetto al
Nord, misurato in senso orario. Questo angolo (70°) è la direzione di immersione del piano,
il piano quindi ha orientazione 70/20.
(a) (d)
70° 20°
40°
(b) (e)
310°
40 70°
°
20°
250°
(c) (f)
Figura 4.5 Procedura per ricavare l’orientazione di un piano nota la sua traccia ciclografica (a, b, c); il
piano risulta essere orientato 310/40. Procedura per riconoscere l’orientazione di una linea nota la sua
proiezione, un punto, nello stereogramma (c, d, e); la linea è orientata 250/20.
4.5. PROIEZIONE DI UN CONO 29
340
°
30°
C3
C3
C4
C2 30°
30° C1
A’
α
A
C4 C3
C3
30°
(a) (b)
α
C
α
α C
(c) (d)
α
α C”
A
C
C’
(e) (f)
Figura 4.6 Proiezioni di coni. (a) C1 è la proiezione di un cono verticale con angolo di apertura α = 30◦
sul reticolo di Schmidt, C2 è la proiezione di un cono verticale con angolo di apertura α = 30◦ con il
reticolo di Wulff. C3 è la proiezione di un cono orizzontale con asse orientato 160/0 e angolo d’apertura
30° con il reticolo di Schmidt, C4 è la proiezione di un cono orizzontale con asse orientato 240/0 e angolo
d’apertura 30° con il reticolo di Wulff. (d), (e) Costruzione di un cono con asse inclinato 54/25 e angolo
d’apertura α = 20c irc con il reticolo di Schmidt. (f) Costruzione di un cono con asse inclinato 54/25
e angolo d’apertura α = 20c irc con il reticolo di Wulff. Si noti che l’asse C è differente dal centro del
piccolo cerchio A.
30 4. METODI DI PROIEZIONE DI LINEE, PIANI, POLI
c) Ci si sposta lungo il diametro N-S, dal cerchio primitivo verso il centro del reticolo,
contando un valore angolare α pari all’angolo di apertura del cono (30° nell’esempio di
Fig. 4.6b).
d) Il piccolo cerchio che si trova ad una distanza α dal cerchio primitivo è la proiezione del
cono con asse orizzontale (piccolo cerchio C3 in Fig. 4.6b e in Fig. 4.6a).
e) Ripetere la stessa procedura partendo dall’estremità opposta del diametro N-S.
Se si utilizza il reticolo di Wulff la procedura è la stessa, il piccolo cerchio disegnato
avrà solamente una forma diversa (archi di circonferenza) essendo differente il reticolo di
proiezione. I piccoli cerchi C4 in Fig. 4.6a sono la proiezione di un cono, sempre con angolo
di apertura di 30°, su un reticolo di Wulff.
Esercizio 4
Riportare in proiezione stereografica equiangolare e equiarea i seguenti coni:
a) direzione di immersione asse: 250°, inclinazione 55°, apertura 30°;
b) direzione di immersione asse: 20°, inclinazione 20°, apertura 15°;
c) direzione di immersione asse: 130°, inclinazione 20°, apertura 35°.
Soluzioni a pagina 95.
5
Operazioni con linee e piani
Esercizio 5
Riportare in proiezione stereografica le seguenti linee, noto il piano che le contiene e il pitch:
a) piano 100/30, pitch 15° N;
b) piano 205/44, pitch 46° E;
c) piano 50/60, pitch 20° W.
Soluzioni a pagina 95.
Esercizio 6
La linea 246/26 è misurata su un piano con direzione di immersione 310°. Qual’è l’inclinazione
del piano e il pitch della linea? Soluzione a pagina 95.
Esercizio 7
La linea 172/12 è misurata su di un piano che inclina di 25°. Qual’è la direzione di immersione
del piano e il pitch della linea? Soluzione a pagina 95.
31
32 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI
40°
225/30
(a)
(b)
172/20
(c)
Figura 5.1 Proiezione di una linea noto il pitch. La linea giace sul piano 225/30 e ha un pitch di 40° verso
SE. La linea ha orientazione 172/20.
5.2. PIANO CONTENENTE DUE LINEE 33
(a)
(b)
(c)
Figura 5.2 Costruzione per determinare il piano contenente due linee. La linea A ha orientazione 245/50 e
la linea B è orientata 160/30, il piano P ha orientazione 223/52.
Esercizio 8
Trovare i piani che contengono le seguenti coppie di linee:
a) linea 280/20 e linea 350/48;
34 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI
A
B B
L
L A
(b)
(a)
(c)
Figura 5.3 Intersezione tra due piani utilizzando le tracce ciclografiche. Intersezione tra il piano A (135/55)
e il piano B (240/35), la loro intersezione è la linea L di orientazione 202/30.
PA PB
PB
B
L
L
A
PA
P
P
(a) (b)
Figura 5.4 Intersezione tra due piani utilizzando il metodo dei poli dei piani.
Esercizio 9
Calcolare le linee intersezioni tra le seguenti coppie di piani:
a) piano 50/30 e piano 320/50;
b) piano 240/60 e piano 185/15;
c) piano 150/20 e piano 100/70.
Soluzioni a pagina 95.
PC
19°
D
α C B=170/90
33°
α’=33° PB
A α’’=19°
120/40
C=145/90
B
(a) (b)
Figura 5.5 (a) Inclinazione apparente di uno strato (in grigio) su varie superfici. La superficie A è
ortogonale alla direzione (strike) dello strato e perciò parallela alla direzione di massima pendenza dello
strato, l’angolo α è quindi l’inclinazione reale dello strato; la superficie B ha orientazione 170/90 e 33° è
l’inclinazione apparente dello strato su questa superficie; la superficie C ha orientazione 145/90 e 19° è
l’inclinazione apparente dello strato su questa superficie; la superficie D è parallela alla direzione dello
strato, lo strato appare quindi orizzontale su questa superficie (in altre parole lo strato ha un’inclinazione
apparente uguale a zero su questa superficie). (b) Proiezione stereografica delle superfici illustrate in (a),
lo strato in grigio ha giacitura 120/40.
una orientata 170/90 (superficie B) e l’altra orientata 145/90 (superficie C); l’immersione
apparente osservabile in affioramento è di 33° sulla superficie B e di 19° sulla superficie C. In
proiezione stereografica per determinare l’inclinazione reale dello strato bisogna seguire la
seguente procedura.
a) Riportare come tracce ciclografiche le due superfici su cui si fanno le osservazioni; nel
caso della Fig. 5.5b sono due rette perché si tratta di superfici verticali.
b) Su ognuna di queste superfici si riporta l’inclinazione apparente dello strato, i punti PA
e PB che si ricavano rappresentano due linee che sono l’intersezione dello strato con le
superfici di osservazione.
c) Lo strato inclinato deve passare per i puntiPA e PB , bisogna quindi applicare quanto
visto nel Capitolo 5.2 per determinare l’orientazione del piano che contiene PA e PB .
Nell’esempio di Fig. 5.5b lo strato inclinato avrà giacitura 120/30.
Esercizio 10
Trovare l’inclinazione apparente di uno strato di giacitura 260/25 su di una superficie orientata
190/90 (cioè di direzione N100E). Soluzione a pagina 95.
Esercizio 11
Uno strato ha inclinazione apparente di 24° verso Est su di una superficie verticale di
orientazione 350/90 e inclinazione apparente di 30° verso Sud su di una superficie verticale
di orientazione 276/90. Quale è la giacitura reale dello strato? Soluzione a pagina 95.
α A
B
B
(a) (b)
α=42°
A
P
B
α=42°
P
(d)
(c)
Figura 5.6 Misura dell’angolo tra due linee. La linea A ha orientazione 118/32, la linea B ha orientazione
170/40, l’angolo α tra le due linee è 42°.
38 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI
P
B
L α'=154°
L
B
A P’B
α’ P’A
P α α=26°
A
P’A
(a) (b)
P’B
PA
PB
PB
α=26°
α PA
B L
L
A
α'=154°
α’ P
P α
(c) (d)
Figura 5.7 Angolo tra due piani. Il piano A ha orientazione 210/36, il piano B 195/60, la loro intersezione
L è la linea di orientazione 273/17. Il piano P ortogonale all’intersezione tra i due piani ha giacitura
95/73. L’angolo acuto tra i due piani α è 26°, l’angolo ottuso α0 è 154°.
Esercizio 12
Misurare l’angolo tra le seguenti coppie di linee:
a) linea 30/20 e linea 45/30;
b) linea 150/40 e linea 210/20;
c) linea 270/60 e linea 280/10.
Soluzioni a pagina 95.
Esercizio 13
Misurare l’angolo tra le seguenti coppie di piani:
a) piano 305/30 e piano 260/25;
b) piano 160/50 e piano 118/40;
c) piano 80/30 e piano 45/51.
Soluzioni a pagina 96.
A C B
LA LC
LB
α2 LB C
α2
N B α2 LC
L LC’ α2 LA
N’
L N
A
LC’
N’
(a) (b)
α2
PC N
A B PA
α2 α α' 2
2 PA
N α'
C PC’
α' 2
α'
α PC’
α' 2 α' 2 PN PB
α α2
PB PC
N’
(c) (d)
Figura 5.8 Piano bisettore tra due piani. (a) e (b) Metodo mediante tracce ciclografiche. (c) e (d) Metodo
mediante i poli dei piani. Il piano A ha orientazione 155/75, il piano B 310/50. L=239/21, LA =98/64,
LB =350/43, il piano N=59/69, LC =25/65, LC’ =144/14, il piano N’=202/25, l’angolo acuto α tra LA e
LB è 60°, l’angolo ottuso α0 =120°. Il piano C ha giacitura 324/77. In (d) PN =L, PC =LC’ , PC’ =LC .
5.8. PROIEZIONE DI UNA LINEA SU UN PIANO 41
Dalla Fig. 5.8c è possibile notare come il piano C bisettore acuto dei piani A e B ha la
sua normale PC che è anche la bisettrice acuta delle normali dei piani A e B (PA e PB ). Per
determinare il piano C bisogna quindi:
a) Riportare in proiezione stereografica i poli dei piani A e B (PA e PB in Fig. 5.8c).
b) Determinare la traccia ciclografica N che contiene i due poli, questa traccia rappresenta
il piano N di Fig. 5.8a e Fig. 5.8c. Il polo del piano N, il punto PN, è la linea intersezione
dei due piani A e B. Sulla traccia ciclografica N è quindi possibile individuare tra i poli
PA e PB un angolo acuto α e un angolo ottuso α0 .
c) Sempre sulla traccia ciclografica N si individua ora il punto PC bisettore dell’angolo
acuto α e il punto PC’ bisettore dell’angolo ottuso α0 .
d) Il piano C che passa per PC’ e PN è il piano cercato, cioè il piano bisettore acuto dei
piani A e B.
Se si vuole determinare anche il piano bisettore dell’angolo ottuso dei piani A e B ciò è a
questo punto molto facile, esso è il piano che passa per PN e PC cioè la traccia ciclografica
N’ in Fig. 5.8d.
È importante notare che entrambe le costruzioni viste in questo capitolo hanno permesso
di determinare oltre al piano acuto e ottuso bisettore di due piani, anche tre direzioni tra
loro ortogonali (linee L, LC’ e LC in Fig. 5.8b e linee PN , PC’ e PC in Fig. 5.8d) di cui una è
l’intersezione tra i due piani e le altre due sono la bisettrice acuta e ottusa tra i due piani.
Se i piani rappresentano due faglie in affioramento sviluppatesi contemporaneamente, le tre
direzioni rappresentano l’orientazione dei tre sforzi principali che hanno originato le faglie:
LC e PC’ sono l’orientazione di σ1 , L e PN l’orientazione di σ2 , LC’ e PC l’orientazione di σ3 .
Esercizio 14
Determinare le giaciture dei piani bisettori delle seguenti coppie di piani:
a) piano 20/50 e piano 340/40;
b) piano 190/30 e piano 155/40;
c) piano 70/60 e piano 110/55.
Soluzioni a pagina 96.
a) Riportare in proiezione stereografica (Fig. 5.9b) il piano sia come polo (PN ) che come
traccia ciclografica (P), riportare anche la linea L.
b) Tracciare il grande cerchio (P’) che passa per PN e L.
c) Il punto di intersezione tra P’ e P è la linea L’ proiezione della linea L sul piano P.
Esercizio 15
Determinare la giacitura (direzione di immersione ed inclinazione) delle proiezioni delle
seguenti linee sui seguenti piani:
a) linea 306/58 sul piano 280/40;
b) linea 210/32 sul piano 120/70;
c) linea 120/40 sul piano 220/68.
Soluzioni a pagina 96.
42 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI
PN
L
PN
P’
L’ P’
α
α L
L’
P
(a) (b)
Figura 5.9 Proiezione di una linea su un piano inclinato. La linea L ha orientazione 260/42, il piano P ha
giacitura 210/30, la proiezione L’ è orientata 252/24. L’angolo α tra L e L’ è 20°.
Esercizio 16
Determinare l’angolo tra i seguenti piani e linee:
a) piano 258/42 e linea 270/20;
b) piano 110/25 e linea 102/62;
c) piano 10/50 e linea 350/11.
Soluzioni a pagina 96.
Esercizio 17
Determinare la giacitura delle seguenti linee dopo una rotazione attorno ad un asse verticale:
a) linea 26/16 ruotata di 46° in senso orario;
b) linea 208/54 ruotata di 20° in senso orario;
c) linea 332/76 ruotata di 70° in senso antiorario.
Soluzioni a pagina 96.
Esercizio 18
Determinare la giacitura delle seguenti linee dopo averle ruotate attorno ad un asse orizzontale:
a) linea 40/26 ruotata di 15° in senso orario attorno all’asse di giacitura 86/0;
b) linea 80/42 ruotata di 52° in senso antiorario attorno all’asse di giacitura 116/0;
c) linea 202/38 ruotata di 62° in senso orario attorno all’asse di giacitura 250/0.
Soluzioni a pagina 96.
44 5. OPERAZIONI CON LINEE E PIANI
A
asse di rotazione
A
L
(a) (b)
L’’
L’’
L’’’
110°
L’’’
A
L
L
L’
40° L’’
36°
L’’ L’
(d)
(c)
Figura 5.10 Rotazione attorno ad un asse orizzontale. (a) Rotazione all’interno della sfera di proiezione.
(b) Rotazione di una linea L di orientazione 120/30 attorno ad un asse 100/00. (c) La linea L giace sul
piccolo cerchio di apertura 36°. La rotazione di 40° porta alla linea L’, la rotazione di 60° porta alla linea
L”’, la rotazione di 110° alla linea L”’. (d) La linea L’ è orientata 134/11, la linea L” è orientata 136/00 e
la linea L”’ è orientata 304/27.
5.10. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE 45
A
β
P β
L’
L
B’
α
Figura 5.11 Rotazione della linea L (giacitura 75/32) attorno all’asse A (giacitura 54/25) di un’angoloα=50°
in senso orario. La linea L’ (giacitura 61/44) è la giacitura finale della linea L. L e L’ formano un angolo
β=20° con l’asse di rotazione A.
R LC R
_
LB LB
(c)
`
`
_
LD A LD
LA LA
(a) (b) (d)
Figura 5.12 Rotazione di una linea attorno ad un asse inclinato mediante due rotazioni successive.
assumere la giacitura LC (Fig. 5.12c). Si ruota infine l’asse A nella sua posizione originaria,
la linea assume la sua posizione finale LD ( Fig. 5.12d).
Nella pratica la procedura da seguire è la seguente:
a) Proiettare la linea LA e l’asse di rotazione A (Fig. 5.13a).
b) Ruotare il foglio trasparente fino a portare l’asse di rotazione A a giacere sul diametro
Est- Ovest del reticolo di proiezione (Fig. 5.13b).
c) Portare l’asse A all’orizzontale spostandolo di un valore angolare pari alla sua inclinazione
β e spostando la linea LA sul piccolo cerchio su cui viene a trovarsi del solito valore
angolare β. La linea si troverà nella nuova posizione LB (Fig. 5.13b).
d) Portare l’asse A a coincidere con il diametro Nord-Sud del reticolo e ruotare la linea LB
dell’angolo di rotazione α, in senso antiorario nell’esempio di Fig. 5.13c. La linea avrà
ora orientazione LC .
e) Ruotare il foglio trasparente fino a portare l’asse di rotazione A nuovamente a giacere
sul diametro Est-Ovest del reticolo (Fig. 5.13d). Portare l’asse A nella sua posizione
originaria inclinandolo del valore angolare β, inclinare anche la linea LC del solito valore
angolare spostandola lungo il piccolo cerchio su cui viene a trovarsi. La linea assume ora
la posizione finale LD .
f) Portare il foglio trasparente nella posizione originaria, è possibile osservare lo spostamento
della linea dalla posizione iniziale LA a quella finale LD (Fig. 5.13e).
Esercizio 19
Determinare la giacitura delle seguenti linee dopo averle ruotate attorno ad un asse inclinato:
a) linea 335/46 ruotata di 26° in senso antiorario attorno all’asse di giacitura 20/18;
b) linea 132/14 ruotata di 42° in senso orario attorno all’asse di giacitura 150/26;
c) linea 230/60 ruotata di 50° in senso orario attorno all’asse di giacitura 280/25.
Soluzioni a pagina 96.
5.10. ROTAZIONI ATTORNO AD UN ASSE 47
A ` A'
A' `
LA LB
LA
(a) (b)
A'
A `
A' A'
`
LB
LC LD
LC
A'
(c) (d)
LA
A
LD
(e)
Figura 5.13 Rotazione di una linea LA di orientazione 150/50 attorno ad un asse orientato 140/20 di un
valore angolare α=50° in senso antiorario. Alla fine della rotazione la linea ha orientazione LD=172/31.
L’angolo β è l’inclinazione dell’asse A, cioè 20°.
6
Analisi statistica
49
50 6. ANALISI STATISTICA
equiarea equiangolo
(a) (b)
Figura 6.1 Confronto tra proiezione equiarea ed equiangolo di 400 linee. (a) Le linee sono state riportate
in proiezione stereografica usando il reticolo di Schmidt. (b) Le solite linee sono state riportate usando il
reticolo di Wulff. Si noti come la distribuzione sia diversa, la proiezione stereografica equiangolo provoca
un apparente addensamento dei punti nella parte centrale dello stereogramma.
1%
2%
3%
4%
5%
6%
7%
(a) (b)
Figura 6.2 (a) Proiezione stereografica di 400 linee (reticolo di Schmidt). (a) Rappresentazione statistica
dei soliti punti. Le linee individuano aree al cui interno è costante la percentuale di punti presenti.
A
B
C
(a)
A
B
C
(c)
(d)
(b)
Figura 6.3 materiale necessario e preparazione per eseguire l’analisi statistica di una proiezione stereografica.
51
52 6. ANALISI STATISTICA
(a)
A
B
C
(b)
1%
0 0 7 0 0 7 2%
(c) 0 0 1 11 18 (d) 0 0 1 11 18
0 0 1 4 12 14 4 0 0 1 4 12 14 4
0 0 1 2 4 11 7 1 0 0 1 2 4 11 7 1
0 0 1 3 5 9 10 6 2 0 0 1 3 5 9 10 6 2
0 1 4 6 9 12 12 7 2 0 1 4 6 9 12 12 7 2
Figura 6.4 Procedura di contouring. (a) Particolare di uno stereogramma, con sopra la circonferenza per
il conteggio dei punti. (b) Uso delle due circonferenze per il conteggio dei punti. (c) Risultato finale, il
conteggio è stato effettuato per ogni punto del reticolo. (d) Disegno di due linee (classe 1% e classe 2%).
54 6. ANALISI STATISTICA
Tabella 6.1 Classi percentuali e numero di punti per uno stereogramma con un numero totale di punti
N=400.
c) Le linee non devono intersecarsi e devono essere continue in tutto lo stereogramma, cioè
linee che escono dal cerchio di riferimento dello stereogramma devono rientrare nel punto
diametralmente opposto del cerchio di riferimento. Il risultato finale è uno stereogramma
come quello riportato in Fig. 6.2b.
Tutta la procedura illustrata in precedenza è stata introdotta nel 1928 dal geologo
austriaco Oskar Schmidegg ed è quella più comunemente usata, ma esistono altri modi per
ottenere la distribuzione statistica di punti all’interno di uno stereogramma. Questi altri
metodi si basano sull’uso di reticoli del diametro pari al diametro dello stereogramma in
cui sono disegnate varie forma (esagoni, cerchi, ellissi) le cui aree sono pari all’1% dello
stereogramma. Tra i vari reticoli il più usato è quello introdotto da Kalsbeek (Fig. A.6),
ma vanno ricordati anche quelli di Pronin e di Dimitrijevic. Per stereogrammi con un
limitato numero di punti può essere usato il metodo di Mellis [24]. La procedura per la
determinazione delle classi percentuali e delle linee è comunque sempre analoga a quella
illustrata in precedenza, il vantaggio di questi reticoli particolari è che la griglia e le aree con
1% di area sono già tracciate, anche se non hanno forma circolare ( Fig. 6.5).
7
Proiezione di vettori e solidi
In alcuni campi della geologia, per esempio per affrontare problemi di stabilità di versanti,
sono necessarie manipolazioni in proiezione sferica di vettori. I vettori più comuni che
vengono rappresentati sono le forze (gravità, carichi, ecc.). In proiezione stereografica la
direzione di un vettore è rappresentato da un punto e la rappresentazione stereografica delle
forze e dei piani su cui agiscono permettono di risolvere in modo semplice molti problemi di
stabilità degli ammassi rocciosi. In queste applicazioni però bisogna tenere bene in conto
anche del verso delle grandezze vettoriali; perciò si dovrà distinguere con cura tra una retta
e il “suo opposto”. Per poter rappresentare solidi e vettori in proiezione planosferica si dovrà
lavorare con l’intera sfera di proiezione. Si potrebbero usare due proiezioni, una per l’emisfero
inferiore e un altra per l’emisfero superiore, ma generalmente si preferisce rappresentare
entrambi gli emisferi su un’unica proiezione: l’emisfero opposto al punto di proiezione (fuoco)
sarà proiettato dentro la cerchio di riferimento, mentre la proiezione dell’altro emisfero cadrà
fuori dal cerchio (Fig. 7.1).
La proiezione di un piano in entrambi gli emisferi può essere realizzata con la costruzione
riportata in Fig. 7.2. La procedura è senz’altro semplificata usando il reticolo di proiezione
riportato in Fig. A.5 a pagina 70.
In questo tipo di proiezione il piano di proiezione non è più confinato dentro al cerchio di
riferimento, ma è un piano orizzontale infinito. Se il punto di proiezione è posto al vertice
inferiore della sfera di proiezione (come in Fig. 7.1) l’emisfero superiore sarà proiettato sul
piano di proiezione compreso dentro il cerchio di riferimento mentre l’emisfero inferiore sarà
proiettato sul piano di proiezione esterno a detto cerchio. Sarà ovviamente l’inverso se il
fuoco sarà posto al vertice superiore della sfera di proiezione.1 . Si noti che i punti che cadono
sulla zona della sfera di proiezione vicina al fuoco saranno proiettati molto lontani dal centro
del cerchio di riferimento; in pratica la zona prossima al fuoco non potrà essere rappresentata
sulla proiezione.
Tramite la proiezione di entrambi gli emisferi è possibile distinguere le proiezioni delle
linee con verso opposto (Fig. 7.3). La regione dentro al cerchio di riferimento comprende
tutte le rette passanti dal centro della sfera dirette verso l’emisfero superiore (o in altre parole
comprende il semispazio superiore al piano orizzontale). Al contrario il semispazio inferiore è
definito dalle linee dirette verso il basso e la sua proiezione occupa tutta l’area esterna al
cerchio di riferimento. Anche nel caso di un piano comunque inclinato il semispazio superiore
al piano sarà rappresentato in proiezione dall’area compresa dentro la proiezione del piano
e la proiezione del semispazio inferiore occupa l’area esterna alla proiezione del piano. Per
esempio nella proiezione del piano 90/50 riportato in Fig. 7.4, la zona compresa nel cerchio
proiezione del piano (cerchio con centro C) comprende tutte le rette che passano dal centro
della sfera di proiezione e sono dirette nel semispazio superiore individuato dal piano.
1 Nell’analisi dei blocchi il punto di proiezione è di solito posto al vertice inferiore della sfera come in
Fig. 7.3
55
56 7. PROIEZIONE DI VETTORI E SOLIDI
Piano
orizzontale
Proiezione sferica
di un piano inclinanto
Proiezione sferica
di un piano inclinanto 90°/50°
Cerchio
primitivo
o di riferimento
(b)
Proiezione stereogreafica
di un piano inclinato
Sfera di proiezione
Polo di proiezione
Cerchio
primitivo Nord
o di riferimento
Proiezione del
piano 90°/50°
Ovest Est
(c)
Sud
Figura 7.1 Principio di proiezione stereografica utilizzando entrambi gli emisferi; polo di proiezione
inferiore.
57
Figura 7.2 Costruzione della proiezione di un piano in entrambi gli emisferi. Punto di proiezione inferiore.
Piano
orizzontale
infinito
Proiezione del
semispazio O
superiore
Proiezione del
semispazio
inferiore
Polo di proiezione
Figura 7.3 Il semispazio superiore, definito dall’insieme di rette passanti dal centro della sfera di proiezione
e dirette verso l’alto, in proiezione stereografica occupa l’area interna al cerchio di riferimento. La
proiezione del semispazio inferiore occupa l’area esterna al cerchio di riferimento.
58 7. PROIEZIONE DI VETTORI E SOLIDI
Nord
Cerchio
primitivo
o di riferimento
L1 U1
Ovest C Est
O
Sud
Proiezione della
discontinuità 1
(90°/50°)
Figura 7.4 Proiezione del piano 90/50. U1: proiezione del semispazio superiore individuato dal piano
90/50. L1: proiezione del semispazio inferiore individuato dal piano 90/50.
Tutti i punti fuori dal cerchio con centro C (cioè tutto il resto del piano di proiezione)
rappresentano l’insieme delle linee che passano dal punto 0 e che sono dirette verso il
semispazio inferiore.
Se il cerchio con centro C è la proiezione del sistema di discontinuità 1, allora la regione
dentro al cerchio è U1 (cioè è il semispazio sopra alla discontinuità 1 e la regione fuori dal
cerchio è L1 (cioè è il semispazio sotto alla discontinuità 1; Fig. 7.1).
In questo modo possiamo proiettare i semispazi individuati da un piano comunque
orientato. Un solido limitato da facce piane può essere considerato come l’intersezione dei
semispazi comuni individuati dai piani che costituiscono le facce. Quindi un solido potrà
essere rappresentato in proiezione stereografica dall’intersezione dei semispazi individuati
dalle sue facce. In proposito facciamo un esempio molto semplice. In Fig. 7.5 due piani
(90/50 e orizzontale) dividono lo spazio in quattro angoli diedri che sono rappresentati nella
stessa figura anche in proiezione sferica. All’estremità inferiore della figura è riportata la
proiezione stereografica dell’intersezione dei quattro semispazi individuati dai due piani:
a) la zona compresa dentro a entrambi i cerchi comprende tutte le rette dirette verso il
semispazio superiore del piano 90/50 e del piano orizzontale;
b) la zona esterna a entrambi i cerchi comprende tutte le rette dirette verso il semispazio
inferiore del piano 90/50 e del piano orizzontale;
c) la zona compresa dentro alla proiezione del piano 90/50 ma esterna alla proiezione del
piano orizzontale comprende tutte le rette dirette verso il semispazio superiore del piano
90/50 e verso il semispazio inferiore del piano orizzontale;
d) la zona esterna alla proiezione del piano 90/50, ma interna alla proiezione del piano
orizzontale comprende tutte le rette dirette verso il semispazio inferiore del piano 90/50
e verso il semispazio superiore del piano orizzontale.
Due sistemi di piani come quelli di Fig. 7.5 non individuano un solido finito. Il solido
più semplice ha sei facce e quindi saranno necessari almeno tre sistemi di piani paralleli.
La proiezione di solidi di questo tipo è trattata più avanti a proposito della proiezione
stereografica dei blocchi che costituiscono gli ammassi rocciosi.
59
Piano 2
(90°/50°)
Proiezione stereogreafica
del piano (90°/50°)
Nord
Cerchio di riferimento
e proiezione del piano
orizzontale
Proiezione del
piano 90°/50°
Ovest Est
Sud
Figura 7.5 Proiezione dell’intersezione di quattro semispazi individuati dai piani 90/50 e orizzontale.
60 7. PROIEZIONE DI VETTORI E SOLIDI
Sono riportati i riferimenti bibliografici citati nel testo e riferimenti a libri o articoli che
trattano vari aspetti delle proiezioni stereografiche.
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61
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Appendici
63
A
Reticoli per proiezioni stereogra-
fiche
65
66 A. RETICOLI PER PROIEZIONI STEREOGRAFICHE
350 10
340 20
310 50
300 60
290 70
280 80
270 90
260 100
250 110
240 120
230 130
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Nel Capitolo 5.10 abbiamo visto come effettuare rotazioni di piani e linee attorno ad assi
verticali, orizzontali o inclinati. Tra i vari problemi geologici che richiedono la rotazione di
piani o linee attorno ad un asse ricordiamo la restaurazione della giacitura di strati al di
sotto di una discordanza e la restaurazione della direzione di paleocorrenti.
73
74 B. RESTAURAZIONE DI STRATI INCLINATI, DISCORDANZE E PALEOCORRENTI
Figura B.1 Esempio di rotazione attorno ad un asse orizzontale di strati e discordanze, da [21].
B.2. RESTAURAZIONE DI PALEOCORRENTI 75
In molte aree nel sottosuolo le rocce presentano strutture planari primarie (stratificazione)
o di natura tettonica (foliazione, scistosità, clivaggio, ecc.) non orizzontali, e mancano livelli
guida facilmente riconoscibili. Se in aree con queste caratteristiche vengono effettuati dei
sondaggi, dall’analisi geometrica delle carote dei sondaggi è possibile determinare la giacitura
della stratificazione (o foliazione) in profondità, se la giacitura è costante (superfici planari,
non piegate) tra i vari sondaggi. Questo problema è frequente in aree interessate da ricerca
mineraria, dove giacimenti di minerali utili spesso sono paralleli alla stratificazione o alla
foliazione.
Quando vengono effettuati dei sondaggi il nucleo (carota) del sondaggio viene portato in
superficie ed è possibile osservare le tracce della stratificazione (o foliazione) sulla carota.
Quello che invece non è quasi mai possibile conoscere è l’orientazione originaria della carota,
cioè la posizione della carota nella roccia, perché la carota ha subito una rotazione sconosciuta
durante la sua estrazione. In questi casi la giacitura (immersione e inclinazione) della
stratificazione può essere ricavata per mezzo delle proiezioni stereografiche se si dispongono
delle informazioni provenienti da almeno tre sondaggi non paralleli tra loro.
Nella Fig. C.1a è rappresentata una carota da un sondaggio con indicate le tracce della
stratificazione, δ è l’angolo tra la stratificazione e l’asse della carota (e del sondaggio).
Poiché la carota durante la sua estrazione ha subito una rotazione sconosciuta, il polo della
stratificazione ha subito una rotazione sconosciuta attorno all’asse del sondaggio. La giacitura
originaria (nella roccia) del polo della stratificazione è quindi una linea tra tutte quelle che
descrivono un cono di apertura δ attorno all’asse del sondaggio di Fig. C.1a.
Queste informazioni possono essere riportate in proiezione stereografica: l’asse del sondag-
gio è riportato come un punto (a1 in Fig. C.1b), il cono di apertura δ1 è rappresentato da un
piccolo cerchio. Il polo che rappresenta l’originaria giacitura della stratificazione si trova su
questo piccolo cerchio, ma per localizzarlo esattamente sono necessarie ulteriori informazioni.
Sono necessarie informazioni provenienti da altri sondaggi ubicati nelle vicinanze. Se è
presente un altro sondaggio (sondaggio a2 in Fig. C.1b) anche per questo sondaggio sarà
possibile misurare l’angolo tra l’asse del sondaggio e la normale alla stratificazione (angolo
δ2 ) e anche in questo caso sarà possibile disegnare il corrispondente piccolo cerchio. I due
piccoli cerchi si incontreranno in due punti, questi due punti rappresentano due possibili
orientazioni originarie della normale alla stratificazione.
Per eliminare ogni dubbio è necessario conoscere le solite informazioni provenienti da tre
sondaggi. Se si riportano in proiezione stereografica i piccoli cerchi relativi a tre sondaggi,
essi si incontreranno in un unico punto, questa linea sarà il polo della originaria giacitura
della stratificazione (Fig. C.2). Questo perché la il polo della stratificazione è l’unica linea
che giace contemporaneamente sui tre coni.
La costruzione di piccoli cerchi come quelli in Fig. C.2 può richiedere parecchio tempo,
specialmente se si usa il diagramma di Schmidt, per velocizzare la risoluzione del problema
77
78 C. GIACITURA DA SONDAGGI INCLINATI
Figura C.1 Valutazione della giacitura della stratificazione da sondaggi inclinati mediante proiezioni
stereografiche.
79
108/26
1 3
si può usare la costruzione che viene ora illustrata. Mentre è complicata la costruzione di
piccoli cerchi relativi a coni con assi inclinati, è molto più facile la costruzione di piccoli
cerchi per coni con assi orizzontale essendo gli archi di cerchio riportati nel net. La procedura
è quindi la seguente:
a) Riportare in proiezione stereografica le giaciture di solo una coppia di sondaggi (punti a1
e a2 in Fig. C.1b).
b) Ruotare fino a portare i due punti sulla stessa traccia ciclografica (Fig. C.1c), questa
traccia è il piano che contiene i due sondaggi.
c) Ruotare questo piano secondo la sua direzione e riportarlo all’orizzontale, i due punti
si muoveranno secondo i piccoli cerchi e avranno le nuove posizioni sull’equatore della
proiezione stereografica (frecce in Fig. C.1c). Nell’esempio di Fig. C.1c è richiesta una
rotazione di 62°)
d) Per le nuove posizioni dei punti punti a1 e a2 disegnare i relativi piccoli piccoli cerchi,
ognuno con l’angolo di apertura rappresentato dall’angolo tra l’asse del sondaggio e il
polo della stratificazione. i due piccoli cerchi si intersecheranno in due punti (p e q in
Fig. C.1d).
e) Applicare ai punti p e q una rotazione inversa a quella applicata al punto 3 precedente.
Questo viene fatto ruotando lo stereogramma e riportandolo alla posizione che si aveva
al punto 3 e muovendo i due punti dei soliti gradi della rotazione del punto 3 (62°,
Fig. C.1e).
f) Le nuove posizioni dei due punti (p’ e q’ in Fig. C.1e) sono le due possibili intersezioni
dei due coni per i due sondaggi.
La solita procedura si applica alle altre due coppie di sondaggi (a1 e a3 e poi a2 e a3 ).
Si troveranno sempre due coppie di punti, ma un punto sarà comune a tutte le costruzioni,
questa sarà il polo della originaria giacitura della stratificazione.
D
Ricostruzione della geometria di
pieghe
Sul terreno spesso non è possibile misurare direttamente con la bussola l’orientazione
degli elementi geometrici che costituiscono una piega, cioè l’asse della piega, il piano assiale,
ecc.. Questo perché le condizioni di affioramento possono essere non ottimali (coperture
quaternarie, alterazione, coperture vegetali, ecc.) e non permettere l’osservazione dei sud-
detti elementi, oppure perché le pieghe possono essere di grandi dimensioni, per esempio
strutture chilometriche, e non possono permettere il riconoscimento contemporaneo nell’area
di rilevamento della zona di cerniera, del piano assiale, o degli altri elementi strutturali.
Tutti questi elementi sono però di fondamentale importanza per la realizzazione di sezioni
geologiche in aree con strutture a pieghe. In molti casi la raccolta di misure in campagna della
superficie che viene piegata e la loro successiva elaborazione mediante proiezioni stereografiche
permette di ricavare molte informazioni sulla struttura, specialmente nel caso di pieghe
cilindriche, informazioni altrimenti non ottenibili durante le fasi di rilevamento sul terreno.
81
82 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE
Figura D.1 Disegno di una piega in affioramento, sono indicati i piani tangenti alla stratificazione che
rappresentano le misure raccolte in campagna. Queste misure sono successivamente riportate in proiezione
stereografica.
cilindriche e perché errori dell’ordine di qualche grado possono essere commessi con la bussola
in campagna nel misurare le superfici piegate.
Esercizio 20
Determinare asse β per la seguente piega in cui sono state misurate le seguenti misure di
strato: 263/57; 232/46; 178/47; 147/61; 203/41; 252/50. Utilizzare le tracce ciclografiche.
[β = 208/42]
Esercizio 21
Determinare asse β e cerchio π per la seguente piega in cui sono state misurate le seguenti
misure di strato: 141/53; 075/24; 125/36; 014/37; 037/26; 352/65; 026/31; 090/24; 102/25.
Utilizzare i poli dei piani. [β = 70/23; π = 250/67]
asse β
asse β
(a)
(b)
piano π
cerchio π
asse π
asse π
(c)
(d)
Figura D.2 (a) Piega cilindrica, sono rappresentati due piani tangenti alla superficie piegata. B è l’asse
della piega. (b) Costruzione dell’asse β di una piega. (c) Piega cilindrica, con riportate le direzioni
ortogonali alla superficie piegata. (d) Costruzione del cerchio π per una piega. Si noti che B, β e π
rappresentano il solito elemento geometrico (l’asse della piega), varia solo il modo di determinarlo.
84 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE
piano B
piano A
piano A piano B
NW SE
α
piega 1 α M
β β
α
asse β
piega 2
piano assiale
(a) (b)
piano A
cerchio π
α
α/2
piano assiale
Piega 2 piano B
β/2
asse β
M
(c)
B=286/65 B=286/65
P.A. P.A.
A=148/70 A=148/70
(d) (e)
Figura D.3 (a) Angolo di apertura di due pieghe. α è l’angolo di apertura della piega 1, β è l’angolo di
apertura della piega 2. (b) Sezione verticale attraverso i due piani. (c) Angoli di apertura in proiezione
stereografica. Il piano A=148/70, B=286/65. (d), (e) Due affioramenti con le solite misure. Si noti come
con le solite misure siano possibili due pieghe con giacitura nettamente diversa, in proiezione stereografica
le due pieghe non sono tra loro distinguibili, è necessaria l’osservazione in campagna per sapere in quale
dei due casi siamo (piega con piano assiale orizzontale o piega con piano assiale verticale).
D.3. GEOMETRIA DEL PIEGAMENTO 85
Il piano assiale per una singola superficie piegata è il piano bisettore dell’angolo di apertura,
il piano assiale quindi può essere ricavato esattamente in proiezione stereografica.
Supponiamo di volere determinare esattamente la giacitura (immersione/inclinazione)
del piano assiale della piega 2 di Fig. D.3a di cui conosciamo solo approssimativamente
l’orientazione, circa verticale. Si procede nel seguente modo:
a) si proiettano in uno stereogramma (Fig. D.3c) i poli dei due fianchi (piani A e B) e si
determina il cerchio π e l’asse della piega;
b) si determina l’angolo di apertura della piega (angolo β in Fig. D.3b e in Fig. D.3c);
c) all’interno dell’angolo di apertura β si ricava il punto mediano (punto M in Fig. D.3c);
d) il piano assiale della piega è la traccia ciclografica il cui polo è il punto M.
E’ importante ricordare che in proiezione stereografica la traccia ciclografica del piano
assiale dovrà passare per l’asse della piega. In modo analogo si dovrà operare per ricavare il
piano assiale della piega 1.
Esercizio 22
In un affioramento con una piega con piano assiale circa verticale i due fianchi hanno giacitura
media 148/52 e 280/34. Determinare asse della piega, angolo di apertura α e giacitura del
piano assiale. [A= 222/20, α = 102◦ , P.A.= 308/80]
Esercizio 23
In un affioramento con una piega con piano assiale circa circa orizzontale i due fianchi hanno
giacitura media 160/24 e 123/52. Determinare asse della piega, angolo di apertura α e
giacitura del piano assiale. [A= 197/20, P.A.= 135/37, α = 35◦ ]
Esercizio 24
In un affioramento con una piega con piano assiale circa verticale i due fianchi hanno giacitura
media 158/24 e 120/40. Determinare asse della piega, angolo di apertura α e giacitura del
piano assiale. [A= 180/22, P.A.= 262/71, α = 155◦ ]
assiale verticale, asse inclinato verso sud e i due fianchi di uguale lunghezza. In proiezione
stereografica i due fianchi sono quindi ugualmente rappresentati (solito numero di misure
e quindi solito numero di punti in proiezione stereografica). Dalla Fig. D.4 si vede come
l’aumentare dell’angolo di apertura della piega provochi un “avvicinamento” delle misure in
proiezione stereografica. Lungo la traccia ciclografica che passa per le misure, l’angolo α tra
i due massimi delle misure ci fornisce un’indicazione dell’apertura della piega. Per quanto
riguarda il grado di arrotondamento della cerniera, dalla Fig. D.4 si vede come nel caso di
pieghe “a cuspide” (cerniere non arrotondate, Fig. D.4a, d, e) si hanno due massimi ben
distinti in proiezione stereografica, perché i fianchi sono rettilinei e nella zona di cerniera non
ci sono giaciture della stratificazione ortogonali alla giacitura del piano assiale.
Nel caso di pieghe con cerniera arrotondata (Fig. D.4c, f, i) si ha una variazione continua
della giacitura della stratificazione, questo si traduce in proiezione stereografica in una
maggiore dispersione dei punti sul cerchio π. Lungo questo grande cerchio la parte non
occupata da punti è la misura dell’angolo di apertura della piega (α in Fig. D.4f).
Se abbiamo a che fare con pieghe asimmetriche i fianchi avranno lunghezza differente,
sul fianco più corto sarà più difficile raccogliere misure e quindi ci saranno meno punti in
proiezione stereografica che rappresenteranno questo fianco.
Esercizio 25
In una piega con piano assiale circa verticale sono state raccolte le seguenti misure: 214/68,
217/69, 216/67, 212/69, 212/65, 215/70, 206/66, 201/63, 199/65, 190/60, 190/63, 178/63,
174/58, 166/63, 160/60, 155/63, 153/59, 212/67, 213/70, 140/63, 138/66, 135/65, 137/62,
137/64, 140/65, 145/62, 138/64, 135/67, 134/63, 139/60, 142/62, 214/66, 215/70. Deter-
minare asse delle piega, angolo di apertura α, geometria della piega e della cerniera. [A=
168/60, α = 112◦ , piega aperta, cerniera arrotondata]
Esercizio 26
In una piega con piano assiale verticale sono state raccolte le seguenti misure: 297/75, 294/74,
296/72, 213/75, 215/74, 211/72, 212/79, 214/72, 210/76, 293/73, 295/77, 291/75, 297/73,
215/77, 211/75, 213/73, 293/76, 296/73, 294/72, 214/73, 211/77, 214/78, 299/74, 298/77,
212/74, 214/77. Determinare asse delle piega, angolo di apertura α, geometria della piega e
della cerniera. [A= 254/70, α = 100◦ , piega aperta, cerniera a cuspide]
Figura D.4 Vari tipi di pieghe con angolo di apertura e grado di arrotondamento della cerniera differente,
e relative proiezioni stereografiche. α è l’angolo di apertura della piega.
88 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE
Figura D.5 Possibili orientazioni di pieghe al variare della giacitura dell’asse e del piano assiale.
D.4. ORIENTAZIONE DI PIEGHE 89
asse della piega traccia ciclografica del piano assiale direzione dell’asse
poli dei piani (definiscono il piano π) polo del piano assiale direzione del piano assiale
O r i e n t a z i o n e d e l l ’ a s s e
O r i e n t a z i o n e d e l p i a n o a s s i a l e
Figura D.6 Proiezioni stereografiche per pieghe con asse (a, b, c) e piano assiale (d, e, f) variamente
inclinato.
(a) (b)
fold fold
axis axis
ne
p la
axial plane
a xial
Figura D.7 Determinazione dell’orientazione piano assiale di una piega in proiezione stereografica. (a)
Piega inclinata (piano assiale inclinato), (b) piega rovesciata (piano assiale inclinato, un fianco rovesciato).
Si noti la posizione dei massimi delle misure raccolte nei due fianchi, in quanto si riportano le misure
come poli dei piani.
90 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE
Esercizio 27
In corrispondenza dei due fianchi di una piega serrata sono state raccolte le seguenti misure
di strato: 201/8,194/12,214/10,194/12,199/8,200/35,197/35,198/33,201/34,203/33. Deter-
minare l’asse della piega, la giacitura del piano assiale, l’angolo di apertura della piega α.
[A=110/0, P.A.=200/21, α = 24◦ , vedi soluzione net in Fig. F.16].
Esercizio 28
In corrispondenza dei due fianchi di una piega serrata sono state raccolte le seguenti misure
di strato: 243/54, 248/46, 244/49, 244/52, 247/48, 321/20, 312/19, 327/20, 318/21, 338/21.
Determinare l’asse della piega, la giacitura del piano assiale, l’angolo di apertura della piega
α. [A=316/20, P.A.=268/30, α = 48◦ , vedi soluzione net in Fig. F.17].
D.4. ORIENTAZIONE DI PIEGHE 91
O r i e n t a z i o n e d e l l ’ a s s e
B=B’=A’
A
verticale
B
a s s i a l e
A’
B=B’=A’
p i a n o
A’
A
inclinato
A
d e l
A B
B
O r i e n t a z i o n e
B=B’
(g)
Figura D.8 Possibili proiezioni stereografiche per pieghe con varie orientazioni dell’asse e del piano assiale.
92 D. RICOSTRUZIONE DELLA GEOMETRIA DI PIEGHE
D C
D asse
C
asse
P.A. B
A
P.A. B
(a)
nord
(b)
(c)
Figura D.9 (a) Piega con asse inclinato e piano assiale inclinato. (b) La solita piega in una carta geologica.
(c) Rappresentazione stereografica degli elementi della piega.
E
Esercizi
In questo capitolo sono riportati esercizi base sull’uso delle proiezioni stereografiche (linee,
piani, intersezioni, ecc.). Tutte le misure sono riportate, eccetto dove espressamente indicato,
come “direzione di immersione/inclinazione” , es. 234/68). Altri esercizi sono riportati alla
fine di alcuni capitoli (es. a pag. 22, a pag. 25, ecc.).
Esercizio 29
a) Riportare in proiezione stereografica come tracce ciclografiche le seguenti misure di strato:
30/20 e 120/60.
b) Riportare in proiezione stereografica come poli le seguenti misure di strato: 45/80 e
310/46.
c) Riportare in proiezione stereografica i seguenti assi di piega: 88/14 e 265/36.
Soluzioni in Fig. F.11 a pagina 102.
Esercizio 30
Riportare in proiezione stereografica come tracce ciclografiche le seguenti misure di strato: 1:
34/55; 2: 50/32; 3: 350/30; 4: 5/12; 5: 110/40; 6: 95/72; 7: 140/60; 8: 274/50; 9: 230/55;
10: 250/24; 11: 185/80; 12: 176/60. Soluzione in Fig. F.12 a pagina 102
Esercizio 31
Riportare in proiezione stereografica come poli le seguenti misure di strato: 1: 214/20; 2:
134/50; 3: 30/60; 4: 240/80; 5: 302/72; 6: 10/74; 7: 355/14; 8: 180/45; 9: 92/44; 10: 200/38;
11: 265/65; 12: 304/50; 13: 355/66; 14: 160/82. Soluzione in Fig. F.13 a pagina 103.
Esercizio 32
Riportare in proiezione stereografica le seguenti linee: 1: 120/56; 2: 333/23; 3: 300/76; 4:
255/43; 5: 87/12; 6: 64/41; 7: 12/28; 8: 201/30; 9: 176/60; 10: 160/8; 11: 140/49; 12: 90/70;
13: 45/56; 14: 288/45; 15: 340/61. Soluzione in Fig. F.14 a pagina 103.
Esercizio 33
Utilizzando le proiezioni stereografiche e riportando i piani come tracce ciclografiche:
a) determinare l’intersezione tra i piani: 280/50 e 90/36;
b) determinare l’orientazione del piano bisettore l’angolo acuto tra i piani 250/60 e 32/40.
Soluzione in Fig. F.15 a pagina 104.
Esercizio 34
Utilizzando le proiezioni stereografiche risolvere i seguenti problemi.
a) Determinare l’angolo acuto tra le linee 14/38 e 80/52 (Soluzione: 47°).
b) Determinare l’angolo acuto tra le linee 302/50 e 200/38 (Soluzione: 69°).
c) Determinare l’angolo ottuso tra le linee 196/30 e 290/38 (Soluzione: 105°).
93
94 E. ESERCIZI
Esercizio 35
Utilizzando le proiezioni stereografiche risolvere i seguenti problemi.
a) Determinare il piano contenente le linee 280/54 e 353/28. (Soluzione: 286/54)
b) Determinare il piano contenente le linee 165/31 e 262/46. (Soluzione: 227/52)
c) Determinare il piano contenente le linee 110/61 e 178/46. (Soluzione: 122/62)
d) Determinare l’inclinazione apparente di un piano di orientazione 102/60 su di un piano
verticale di direzione (“strike”) N 150° E (Soluzione: 49° Sud).
e) Determinare l’inclinazione apparente di un piano di orientazione 40/28 su di un piano
verticale di direzione (“strike”) N 146° E (Soluzione: 8° NW).
f) Determinare l’inclinazione apparente di un piano di orientazione 165/42 su di un piano
verticale di direzione (“strike”) N 56° E (Soluzione: 16° SW).
Esercizio 36
Utilizzando le proiezioni stereografiche risolvere i seguenti problemi.
a) Determinare l’orientazione della linea che giace sul piano 30/50 e che ha un pitch di 40°
verso Sud-Est su tale piano. (Soluzione: 92/29)
b) Determinare l’orientazione della linea che giace sul piano 205/36 e che ha un pitch di 28°
verso Sud-Est su tale piano. (Soluzione: 138/16)
c) Determinare l’orientazione della linea che giace sul piano 28/50 e che ha un pitch di 41°
verso Nord-Ovest su tale piano. (Soluzione: 327/30)
d) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 255/40 e ha una direzione di
immersione N200°. (soluzione: 200/26)
e) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 107/28 e ha una direzione di
immersione N62°. (soluzione: 62/21)
f) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 273/54 e ha una direzione di
immersione N305°. (soluzione: 305/49)
g) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 32/60 e ha un’inclinazione di
30° verso Sud-Est. (soluzione: 103/80)
h) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 296/38 e ha un’inclinazione
di 26° verso Nord-Est. (soluzione: 347/26)
i) Determinare l’orientazione di una linea che giace sul piano 255/45 e ha un’inclinazione
di 38° verso Sud-Ovest. (soluzione: 216/38)
j) Dato il piano di orientazione 255/56 e la linea di orientazione 300/46, determinare il
pitch della linea sul piano. (Soluzione: 61° Nord-Ovest).
k) Dato il piano di orientazione 336/50 e la linea di orientazione 37/30, determinare il pitch
della linea sul piano. (Soluzione: 41° Nord-est).
l) Dato il piano di orientazione 205/36 e la linea di orientazione 160/27, determinare il
pitch della linea sul piano. (Soluzione: 51° Sud-Est).
F
Soluzione degli esercizi
Soluzione dell’Esercizio 1 a pagina 22. La proiezione delle linee è riportata in Fig. F.1a.
Soluzione dell’Esercizio 8 a pagina 33. I tre piani che contengono le tre coppie di linee
sono: 351/48, 191/67, 11/62 (Fig. F.5a)
Soluzione dell’Esercizio 9 a pagina 35. Le linee intersezione delle tre coppie di piani
hanno giacitura: 24/27, 158/13, 184/17 (Fig. F.5b)
Soluzione dell’Esercizio 12 a pagina 38. Gli angoli tra le tre coppie di linee sono
rispettivamente: 17°, 55° e 51° (Fig. F.7a).
95
96 F. SOLUZIONE DEGLI ESERCIZI
Soluzione dell’Esercizio 13 a pagina 39. Gli angoli tra le tre coppie di piani sono
rispettivamente: 21°, 31° e 30° (Fig. F.7b).
Soluzione dell’Esercizio 14 a pagina 41. Le giaciture dei piani bisettori le tre coppie
di piani sono rispettivamente: 2/43, 170/34 e 89/56 (Fig. F.8a).
Soluzione dell’Esercizio 15 a pagina 41. Le proiezioni delle tre linee sui rispettivi piani
sono: 298/39, 199/29 e 145/33 (Fig. F.8b).
Soluzione dell’Esercizio 16 a pagina 42. Gli angoli tra le tre coppie di linee e piani
sono rispettivamente: 22°, 38° e 36° (Fig. F.9a).
Soluzione dell’Esercizio 18 a pagina 43. Le nuove giaciture sono: 36/15, 139/49, 13/13
(Fig. F.9b).
10/10
330/15
30/66
302/44 260/64
140/80
242/40
125/30 98/30
180/50
(a) (b)
Figura F.1 (a) Proiezione stereografica di linee; Esercizio 1. (b) Proiezione di piani come tracce ciclografiche;
Esercizio 2.
210/30
175/18
280/22
40/52
350/60
20/20, 15°
20/20, 15°
140/80, 35°
140/80, 35°
250/55, 30°
250/55, 30°
(a) (b)
Figura F.3 (a) Coni in proiezione equiarea. (b) Coni in proiezione equiangolare. Esercizio 4
15°
20°
110/25
205/44
46°
36°
30°
(a) (b)
Figura F.4 (a) Proiezione di linee, noto il piano e il pitch; Esercizio 5. (b) Giacitura di piani, noto il pitch;
Esercizio 6, Esercizio 7.
99
24/27
351/48
191/67
111/62
184/17
158/13
(a) (b)
Figura F.5 (a) Piani contenenti due linee; Esercizio 8. (b) Intersezione di piani; Esercizio 9.
24°
190/90 350/80 175/90
24°
19°
276/90
260/25 137/42
150/39
150°
30°
(a) (b)(b)
Figura F.6 (a) Inclinazione apparente di uno strato: l’inclinazione apparente è di 24° verso W; Esercizio 10.
(b) Giacitura di uno strato note due sue inclinazioni apparenti: lo strato ha giacitura 137/42; Esercizio 11.
350/90 24°
276/90
139/40
100 F. SOLUZIONE DEGLI ESERCIZI
17°
31°
51°
21°
30°
55°
(a) (b)
Figura F.7 (a) Angoli tra linee; Esercizio 12. (b) Angoli tra piani; Esercizio 13. I piani sono rappresentati
come poli.
2/43 298/39
170/34
145/33
199/29
89/56
(a) (b)
Figura F.8 Piani bisettori di coppie di piani; Esercizio 14. Proiezioni di linee su piani; Esercizio 15.
101
36/15
13/13
36°
15°
22°
38°
139/49
62°
(a) (b)
Figura F.9 Angoli tra linee e piani; Esercizio 16. (b) Rotazione di linee attorno ad assi orizzontali;
Esercizio 18
26° 355/61
50°
226/23 42°
144/6
Equal Area
Lower Hemisphere
2
1
8
6
11
5
10 9 7
12
Equal Area
Lower Hemisphere
14
10 4
2
11
9
12
13
6
Equal Area
Lower Hemisphere
2 7
15
13
6
14
3
5
12
4
1
9 11
10
Figura F.15 Soluzione Esercizio 33 a pagina 93. L’intersezione è 6/4, il piano bisettore ha giacitura 54/79.
Asse
P.A.
Asse
P.A.