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Economia dell’innovazione

2. Definizione e classificazione dell’innovazione


ed incentivi ad innovare

marco.amendola2@univaq.it

Economia dell'innovazione 2021/2022 - Marco Amendola


Outline
«L’innovazione è diventata la religione industriale della fine del XX secolo. Le imprese la vedono come lo strumento
chiave per aumentare profitti e quote di mercato…i governi si affidano ad essa quando tentano di migliorare
l’economia……ma cosa precisamente sia l’innovazione è difficile dirlo ed ancora di più misurarlo» (Economist, 1999)

Nella prima parte di questo blocco di slide seguiremo il pensiero di Joseph Schumpeter
(1883 – 1950) per cercare di:

▪ Definire e classificare l’innovazione


▪ Comprendere uno dei motori fondamentali dell’innovazione: l’incentivo economico

L’analisi dell’incentivo ad innovare ci porterà poi ad analizzare la tematica specifica


dell’appropriabilità, e ad analizzare concetti come: natura della conoscenza tecnologica
e mezzi di appropriabilità

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Definire l’innovazione: i tipi di innovazione

Cosa è l’innovazione?

Schumpeter ci dà una mano. Secondo Schumpeter, l’innovazione è una risposta creativa:


fare qualcosa di diverso, qualcosa che è al di fuori della pratica esistente

Schumpeter, più nello specifico, identifica cinque tipologie di innovazione. Le prime due
sono:

1) Innovazioni di prodotto:
Progettazione di nuovi prodotti o servizi, o la modifica sostanziale delle caratteristiche di un
prodotto/servizio già esistente

2) Innovazioni di processo:
Introduzione di nuovi (e superiori) metodi di produzione all’interno dei processi produttivi o
sostanziale miglioramento dei processi esistenti

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Definire l’innovazione: i tipi di innovazione

La distinzione tra innovazione di prodotto e di processo è utile ma può risultare fittizia in


diverse circostanze in cui i due concetti possono essere strettamente interconnessi
(esempio innovazione di prodotto necessita innovazione di processo)

Inoltre, anche quando la distinzione ha senso a livello di impresa, tale distinzione può
diventare più sfumata a livello macroeconomico se il nuovo prodotto di un’impresa
(innovazione di prodotto) viene utilizzato come input innovativo da un’altra impresa a valle
per realizzare un’innovazione di processo

La gran parte dell’analisi economica, e lo stesso Schumpeter (S.), si è focalizzata su queste


due tipologie di innovazione: prodotto e processo (e lo stesso in larga parte faremo noi)

E’ comunque importante evidenziare che S. identifica altre tre tipologie di innovazione: 3)


organizzativa, 4) fonti di approvvigionamento, 5) nuovi mercati

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Definire l’innovazione: i tipi di innovazione

L’innovazione organizzativa, in particolare, sembra essere particolarmente rilevante. Tale


tipo di innovazione comprende: nuovi modi di organizzare e gestire l’impresa

Molte delle innovazioni che hanno permesso agli Stati Uniti di produrre più delle altre
economie capitalistiche durante la prima metà del XX secolo sono state innovazioni di tipo
organizzativo

Ancora, il successo di molte imprese giapponesi nei decenni successivi al secondo


dopoguerra può essere in parte fatto risalire ad innovazioni organizzative, legate ad una
maggiore integrazione dei lavoratori nelle decisioni aziendali

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Focus: innovazioni di processo e funzione di produzione

Vediamo ora come rappresentare una innovazione di processo usando l’apparato della
funzione di produzione e degli isoquanti di produzione

Funzione di produzione: la produzione può essere rappresentata attraverso una funzione (f)
che lega la quantità di output prodotto (Q) alle quantità di input impiegati (X1, X2, …, Xn).
Questa relazione esprime il livello massimo di output che una impresa (o anche uno stato
come vedremo) può produrre per ogni data combinazione di input

Generalmente si riduce la lista di input a due soli input, lavoro (L) e capitale (K):

Q = f(K, L)

Isoquanto: combinazioni di fattori produttivi che garantiscono lo stesso livello di output

Tecnologia: intero isoquanto; Tecnica produttiva: punti su isoquanto

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Focus: innovazioni di processo e funzione di produzione

Isoquanto Q1 = tecnologia
A, B = tecniche disponibili data tecnologia
C = tecnica non disponibili data tecnologia

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Focus: innovazioni di processo e funzione di produzione

Una innovazione di processo può allora essere rappresentata attraverso uno shift verso
l’origine dell’isoquanto di produzione (N.B. lo shift riguarda tutta la mappa degli isoquanti)

Perché? Lo spostamento dell’isoquanto verso l’origine significa che tecniche prima


irrealizzabili diventano ora possibili grazie alla nuova tecnologia

Esempio innovazione di processo:


mi sposto da E a C

Effetto: (ceteris paribus) il costo medio


di produzione si riduce

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Definire l’innovazione: grado di novità dell’innovazione

Le cinque tipologie di innovazioni introdotte riguardano l’oggetto dell’innovazione. Un’altra


classificazione utile per definire l’innovazione, sempre derivante da Schumpeter, riguarda il
grado di novità dell’innovazione:

► Innovazioni incrementali: miglioramento di processo, prodotto o servizio rispetto ad uno


specifico processo produttivo, design dominante o architettura
di prodotto (esempio cordless)

► Innovazioni radicali: rottura con processi produttivi, prodotti o servizi precedenti o


miglioramento sostanziale degli stessi (esempio cellulare)

Le innovazioni radicali sono decisamente più rare ed imprevedibili rispetto alle innovazioni
incrementali e sono distribuite irregolarmente nei vari settori e nel tempo. Quando
avvengono causano rotture e salti rispetto al passato

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Definire l’innovazione: grado di novità dell’innovazione

E’ comunque importante evidenziare come è ormai generalmente accettata l’idea secondo


cui l’impatto cumulativo delle innovazioni incrementali possa avere la stessa portata, se non
maggiore, di quelle radicali

Spesso, infatti, per poter realizzare pienamente i benefici economici provenienti dalle
innovazioni radicali, c’è bisogno di una serie di miglioramenti incrementali (si pensi al caso
delle automobili o degli aeroplani)

La distinzione tra innovazioni radicali e incrementali non va comunque intesa in senso


netto, esiste infatti un continuum di possibilità

Inoltre, spesso l’impatto economico e sociale di una innovazione può essere accertato solo
a posteriori, spesso a distanza di molti anni

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Definire l’innovazione: grado di novità dell’innovazione

► Rivoluzioni tecnologiche: gruppo di innovazioni radicali che insieme possono avere


effetti di vasta portata sull’intero sistema economico

Molto spesso alla base delle rivoluzioni tecnologiche troviamo la nascita di tecnologie
definite general-purpose, ovvero tecnologie adatte a molti impieghi, non specializzate per
particolari esigenze e che hanno effetti rilevanti a livello di sistema

Esempi classici di tecnologie general-purpose sono il motore a vapore e l’elettricità

Esempi più attuali sono: ICT, PC, Intelligenza artificiale, Nanotecnologie

Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ad esempio, come altre


precedenti tecnologie general-purpose, si applicano a un’ampia varietà di processi
produttivi del nuovo sistema tecnologico, inclusi numerosi e vari preesistenti processi e
prodotti

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Key Enabling Technologies

L’Unione Europea ha di recente evidenziato l’importanza di queste tecnologie, indicate


come «Key Enabling Technologies» (KET), sottolineando il loro ruolo fondamentale per la
crescita, benessere e competitività delle economie europee. In Particolare:

“Europe prioritises research and Innovation support for these 6 broad Key Enabling Technologies
(KETs)

o advanced manufacturing
o advanced materials
o life-science technologies
o micro/nano-electronics and photonics
o artificial intelligence
o security and connectivity

These KETs drive innovation throughout the economy and cut across industries”

Link: https://ec.europa.eu/info/research-and-innovation/research-area/industrial-research-and-innovation/key-
enabling-technologies_it
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Invenzione vs innovazione

Sempre secondo Schumpeter, l’innovazione deve essere tenuta distinta dall’invenzione

Invenzione: nuova idea, nuovo sviluppo scientifico o novità tecnologica che non è stata
ancora realizzata tecnicamente e materialmente
Innovazione: tentativo di mettere in pratica questa nuova idea per fini commerciali

La distinzione tra invenzione ed innovazione è legata dunque alla realizzazione tecnica e


sfruttamento commerciale per finalità economiche di una nuova idea o tecnologia:
innovazione richiede un atto imprenditoriale

Questo contribuisce a spiegare perché non tutte le invenzioni si tramutino in innovazioni o


lo facciano solo molto dopo, o perché innovatori ed inventori possano essere entità diverse

Schumpeter, inoltre, rompe il legame uno ad uno tra innovazione ed invenzione sostenendo
che (a volte) l’innovazione è possibile anche senza una invenzione sottostante
[invenzione non viene però mai definita in maniera precisa da S.]

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Definire l’innovazione: il Manuale di Oslo

Il contributo schumpeteriano è chiaramente visibile nella definizione di innovazione che si


ritrova nel Manuale di Oslo (versione 2005), ovvero il punto di riferimento per tutte le analisi
e politiche sull’innovazione, che definisce l’innovazione come:

“the implementation of a new or significantly improved product (good or service) or process, a new marketing
method, or a new organization or external relations” (Manuale di Oslo, 2005)

Implementation → l’innovazione è mettere in pratica (innovazione vs invenzione)

“A common feature of an innovation is that it must have been implemented. A new or improved product is
implemented when it is introduced on the market. New processes, marketing methods or organisational methods are
implemented when they are brought into actual use in the firm’s operations” (Manuale di Oslo, 2005)

Link Manuale di Oslo: https://ec.europa.eu/eurostat/ramon/statmanuals/files/9205111E.pdf

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Definire l’innovazione: il Manuale di Oslo

Il concetto di «new or significantly» improved è ambiguo almeno sotto due punti di vista:

▪ Intensità: no criterio preciso per distinguere una piccola novità/miglioria da un’innovazione

▪ Rispetto a chi: nuovo o migliorato rispetto all’impresa o in assoluto?

Riguardo al primo punto, ci sono una serie di procedure, individuate nel Manuale di Oslo (e
altri documenti), utilizzate per classificare una «novità» come innovazione o meno
(esempio: non sono innovazioni le novità di natura puramente estetica…)

L’arbitrarietà delle classificazioni comunque rimane e non deve sorprendere. Lo stesso S.


riconosce che la distinzione tra miglioria-innovazione incrementale-innovazione radicale è
sfumata

Il «perimetro» del concetto di innovazione è «interpretabile»

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Definire l’innovazione: il Manuale di Oslo

Il secondo punto, può portare a considerare l’innovazione in maniera più o meno restrittiva,
a seconda se consideriamo l’innovazione come qualcosa che è:

➢ New to the market: l’innovazione è una novità assoluta per il mercato (mondiale,
nazionale, regionale..?)
➢ New to me: l’innovazione è una novità per l’impresa ma non necessariamente per il
mercato

La prima definizione è più restrittiva della seconda

La distinzione tra new to the market e new to me può essere rappresentata come:

New to the market = primo innovatore (sul mercato)


New to me = primo innovatore o imitatore

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Definire l’innovazione: il Manuale di Oslo

Barre: innovazione di
prodotto new to me

Punti rossi: innovazione di


prodotto new to the
market

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Innovazione, imitazione e diffusione

La domanda di fondo per distingue tra innovazione new to me e innovazione new to the
market è: imitatore è innovatore?

Gran parte della letteratura economica, compreso Schumpeter, risponderebbe di no e


quando parla di innovazione si riferisce generalmente all’innovazione nell’accezione new to
the market:

«Innovation is the act of being the first to produce a new good or service or the first to use a new method or input»
(Schmookler, 1966)

«Innovation is the first commercialization of an idea» (Fagerberg, 2004)

Tuttavia, soprattutto nei documenti di policy recenti, l’innovazione nell’accezione new to me


è utilizzata con frequenza

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Innovazione, imitazione e diffusione

Indipendentemente dalle definizioni, l’economia dell’innovazione è interessata a studiare sia


l’innovazione new to the market sia l’innovazione new to me

I processi di imitazione, adozione e diffusione dell’innovazione sono infatti interessanti per


svariate ragioni, tra cui il fatto che il beneficio di una innovazione può dipendere fortemente
dalla sua diffusione (si pensi ai vaccini per il Covid-19):

«if new technologies are not diffused they have negligible economic weight and negligible economic impact»
(Metcalfe, 1997)

«Le singole innovazioni hanno di per sé effetti appena percettibili sul sistema macroeconomico, la cui efficienza può
essere modificata sostanzialmente solo dalla diffusione su larga scala delle nuove tecnologie. Perciò oggi più che
mai economisti e sociologi si dedicano allo studio della diffusione delle innovazioni» (Freeman, 1995)

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Innovazione, imitazione e diffusione

O perché, a livello internazionale, il processo di imitazione da parte dei paesi meno


sviluppati nei confronti dei paesi più avanzati può essere centrale per stimolare la crescita
dei primi, e ridurre le disuguaglianze a livello globale:

«Per i paesi che già utilizzano l’insieme di tecniche di produzione più efficienti dal punto di vista economico, il
miglioramento e il superamento di queste tecniche è il fattore determinante per la crescita. Per gli altri, lontani da
questa “frontiera tecnologica”, il progresso deriva in larga misura dall’imitazione, meno dall’attività di ricerca e
sviluppo. La prolungata fase di espansione economica avviatasi in Europa dal secondo dopoguerra è stata costruita
sulla diffusione di tecnologie mature e consolidate…. molti paesi che oggi definiamo in via di sviluppo, “rincorrono” i
paesi più avanzati, importandone le tecnologie e adottando le innovazioni da questi prodotte. Grazie ai processi di
imitazione essi mostrano spesso tassi di crescita superiori a quelli dei paesi leader» (Draghi, 2007)

In questo caso, tra l’altro, l’imitatore di un altro paese può essere considerato un innovatore
anche nell’accezione new to the market, se per market intendiamo, ad esempio, il mercato
nazionale

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L’incentivo economico: il motore dell’innovazione

Quale è il motore principale dell’innovazione?

Secondo Schumpeter, il motore fondamentale dell’innovazione sta nell’incentivo


economico che hanno le imprese ad innovare: essenzialmente extra-profitti

S. parte dal concetto di equilibrio di Walras, per mostrare come nella realtà questo concetto
di stato stazionario walrasiano sia «incompatibile» con lo spirito del capitalismo

Stato stazionario walrasiano → extra-profitti nulli per le imprese

Le imprese innovano per uscire da questa condizione di extra-profitti nulli. L’innovazione è


guidata da motivazioni economiche: la ricerca di extra-profitto da parte delle imprese!

«L’innovazione è il risultato della combinazione tra il progresso tecnico e l’incentivo economico al cambiamento.
L’incentivo è determinato dalla prospettiva di profitto, che è il vero motore dell’innovazione. Le imprese decidono se
innovare in base ad un calcolo di convenienza, non in base al livello di avanzamento del progresso tecnico, anche se
non sono mancati nella storia imprenditori filantropi» (Fariselli, 2014)
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L’incentivo economico: il motore dell’innovazione

La tendenza verso lo stato stazionario è così continuamente rotta da imprese innovative


che introducono le innovazioni tecnologiche per creare nuove occasioni di profitto
(questa è ovviamente solo una parte della storia, ovvero l’incentivo ad innovare. Tuttavia,
da dove viene questa innovazione? Ci torniamo nella slide 3)

L’innovazione è il vero terreno di competizione tra imprese per S.

Secondo S., il successo e la sopravvivenza delle imprese non è tanto legato alla loro
capacità di ottimizzare al margine le tecniche produttive usate nella produzione di prodotti
noti, ma dipende dalla loro capacità di innovare:

▪ Innovazioni processo/organizzativa: extra-profitti se produco a prezzi più bassi della


concorrenza
▪ Innovazioni prodotto: extra-profitti se ottengo potere di mercato, diversificandomi dalla
concorrenza o creando un bene completamente nuovo

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L’incentivo economico: il motore dell’innovazione

Dal Manuale di Oslo 2005:

“It is crucial to know why firms innovate. The ultimate reason is to improve firm performance, for example by
increasing demand or reducing costs. A new product or process can be a source of market advantage for the
innovator. In the case of productivity-enhancing process innovations, the firm gains a cost advantage over its
competitors, allowing a higher mark-up at the prevailing market price or, depending on the elasticity of demand, the
use of a combination of lower price and higher mark-up than its competitors to gain market share and increase
profits. In the case of product innovation, the firm can gain a competitive advantage by introducing a new product,
which allows it to increase demand and mark-ups. Firms can also increase demand through product differentiation, by
targeting new markets and by influencing demand for existing products. Changes in organisational methods can
improve the efficiency and quality of their operations, thereby increasing demand or reducing costs”

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Distruzione creatrice

Per S., la concorrenza da parte di nuovi beni, nuove tecnologie e nuovi forme organizzative
«comporta vantaggi di costo o di qualità decisivi, che non colpiscono al margine dei profitti e
degli output delle imprese esistenti, ma alle fondamenta delle loro possibilità di vita»

Le imprese non in grado di tenere il passo dell’innovazione vengono fatte fuori dal
mercato:

«Altre imprese muoiono di morte naturale. La causa naturale per le imprese è precisamente la loro incapacità di
tenere il passo con l’innovazione che esse stesse avevano contribuito a creare nel loro periodo di maggiore vitalità»
(Schumpeter, 1912)

Tenere il passo di una innovazione A significa sostanzialmente:

o Imitare innovazione A
o Reagire ad A, introducendo innovazione B

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Distruzione creatrice

Il capitalismo non può così ridursi ad imprese e consumatori che aggiustano al margine le
loro decisioni di produzione e consumo ma è un processo di continuo mutamento
industriale che sconvolge dall’interno il sistema economico, la distruzione creatrice:

«Capitalism is by nature a form or method of economic change and not only is but never can be stationary…The
fundamental impulse that sets and keeps the capitalist engine in motion comes from the new consumers’ goods, the
new methods of production, the new markets, the new form of industrial organization that capitalist enterprise
creates… This process of industrial mutation incessantly revolutionizes the economic structure from within,
incessantly destroying old one, incessantly creating new one. This process of Creative Destruction is the essential
fact about capitalism» (Schumpeter, 1942)

La teoria evolutiva svilupperà due concetti molto utili da questo punto di vista:

▪ Varietà: l’innovazione aumenta la varietà del sistema economico


▪ Selezione: il processo di selezione operato dal mercato riduce la varietà

Distruzione creatrice = aumento varietà + selezione


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Distruzione creatrice

Questo processo di distruzione creatrice, basato su un continuo processo di aumento


(innovazione) e riduzione (selezione) di varietà, cambia continuamente le condizioni del
sistema economico, allontanandolo in continuazione da qualsiasi stato stazionario

In questo continuo processo di mutamento si determinano, secondo S.:

➢ Cambiamento strutturale
➢ Crescita
➢ Fluttuazioni cicliche (onde lunghe schumpeteriane)
➢ Vincenti (extra-profitti) e perdenti (perdite o fallimenti)

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Alcuni approfondimenti sul pensiero di Schumpeter

Secondo S. innovare «non è un elemento insito nel concetto di attività economica razionale
né una cosa ovvia»

L’innovazione è infatti un processo non banale e ad esito estremamente incerto ed


imprevedibile: innovazione è caratterizzata da incertezza di Knight secondo S.

Questo perché l’innovatore ha razionalità limitata e non è in grado di prevedere «tutti gli
effetti e le ripercussioni» dell’innovazione

L’incertezza profonda legata al processo innovativo ha almeno due conseguenze principali:

o Imprese diverse potranno seguire strategie innovative diverse: solo ex-post si


scoprirà la strategia vincente

o Solo le imprese in grado di accettare e convivere con l’incertezza del processo


innovativo (su una base in larga parte non razionale) agiranno da potenziale
innovatori
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Alcuni approfondimenti sul pensiero di Schumpeter

Sul secondo punto S. ha manifestato due idee alternative

In una prima fase, S. ha enfatizzato il ruolo dell’imprenditore innovativo, che


sostanzialmente «crea» la sua piccola impresa innovativa ed entra sul mercato per
contrastare le imprese esistenti

Questa è la visione che troviamo in «La teoria dello sviluppo economico» del 1912 (1911), e
viene considerata una descrizione del capitalismo europeo della fine del XIX secolo

Questa visione «eroica» dell’imprenditore come il motore della distruzione creatrice, ha


aperto la strada al concetto di imprenditorialità ed allo studio dei possibili fattori, anche
non strettamente economici, legati alle performance innovative di imprese o interi paesi

S. enfatizza anche il ruolo del banchiere innovativo, ovvero una banca in grado di
concedere credito, per progetti innovativi, all’imprenditore (giusto)

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Alcuni approfondimenti sul pensiero di Schumpeter

Successivamente, S., in «Capitalismo, socialismo e democrazia» del 1942, ridurrà l’enfasi


sul ruolo del singolo imprenditore e vedrà nella grande impresa l’attore principale
dell’innovazione (da capitalismo concorrenziale a capitalismo trustificato)

Schumpeter (1942) evidenzia infatti come la grande impresa abbia maggiori risorse e
competenze per investire in innovazione. Questo rende la grande impresa anche più
propensa ad assumersi i rischi dell’innovazione

S. (1942) rende più endogena l’innovazione rispetto a S. (1912), introducendo un chiaro


legame tra innovazione e R&S delle grandi imprese

Si ritiene generalmente che questa seconda visione di S. sia fortemente influenzata


dall’osservazione dell’economia statunitense della prima metà del XX secolo

Queste diverse visioni vengono spesso indicate come Schumpeter Mark I (1912) e
Schumpeter Mark II (1942)

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Appropriabilità

Tornando agli incentivi ad innovare, due meccanismi contrastano l’ottenimento di extra-


profitti da innovazione, rendendoli generalmente temporanei:

➢ Imitazione da parte delle imprese concorrenti


➢ Innovazioni superiori introdotte da altre imprese

Parafrasando Schumpeter, aver innovato non rappresenta «un cuscino sul quale dormire
sonni tranquilli»

Il processo di imitazione delle imprese concorrenti dunque, non solo diffonde l’innovazione
nel sistema economico, ma tende ad erodere gli extra-profitti dell’innovatore originario:

“profitability is likely to be reflected in growth; growth is likely to involve a substantial component of replication or
partial replication of the routine underlying the initial success, and that growth will ultimately end, quite possibly
because excess returns are competed away by imitating rivals. Although there are many other possible scenarios,
that one is focal” (Winter, 1985)

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Appropriabilità

Erosione profitti tramite imitazione:


Innovazione di processo: Imitazione → ↓Costi concorrenti → ↓Prezzo di vendita → ↓Extra-profitti
Innovazione di prodotto: Imitazione → ↓Potere mercato → ↓Prezzo di vendita → ↓Extra-profitti

o Primi imitatori: imitazione porta extra-profitti


o Ultimi imitatori: imitazione è legata a sopravvivenza sul mercato

«Schumpeter tendeva a considerare l'innovatore come un personaggio eroico, eccezionale, e gli imitatori come
semplici gestori di routine» (Freeman, 1995)

Riducendo gli extra-profitti da innovazione, imitazione riduce l’incentivo ad innovare

Allo stesso tempo, imitazione ha effetti positivi per i consumatori: il surplus del
consumatore aumenta a seguito della diminuzione del prezzo (e dell’aumento di quantità
venduta)
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Appropriabilità

Appropriabilità: capacità dell’impresa innovatrice di appropriarsi dei benefici


dell’innovazione (extra-profitti) bloccando l’imitazione dei concorrenti

La teoria economica è concorde nel considerare il grado (atteso) di appropriabilità


centrale nel determinare l’incentivo ad innovare:
Bassa appropriability → Debole incentivo ad innovare
Alta appropriability → Forte incentivo ad innovare

Bassi gradi di appropriabilità infatti potrebbero non fornire alle imprese gli incentivi
sufficienti ad innovare, ma anzi le potrebbero spingere ad agire da «free rider», nel senso
di aspettare che siano altri ad innovare e poi copiarli:
✓ Sono sicuro che i profitti derivanti dall’innovazione siano sufficienti a ripagare in maniera
adeguata i costi ed il rischio legati al processo innovativo?
✓ Perché investire tutte queste risorse per sviluppare l’innovazione se posso imitarla in maniera
praticamente gratuita?

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Appropriabilità

Infatti:

“It is quite common for innovators - those firms which are first to commercialize a new product or process in the
market - to lament the fact that competitors/imitators have profited more from the innovation than the firm first to
commercialize it!” (Teece, 1986)

Esempi: IBM vs Apple, Coca Cola vs RC Cola

Allo stesso tempo, alti gradi di appropriabilità, ostacolando la diffusione dell’innovazione,


riducono (e ritardano) il benefico che i consumatori ottengono dalle innovazioni

“The ability of enterprises to appropriate the gains from their innovation activities is an important factor affecting
innovation. If, for example, enterprises are unable to protect their innovations from imitations by competitors, they
will have less incentive to innovate. On the other hand, if an industry functions well without formal protection
methods, promoting these may slow the flow of knowledge and technology and lead to higher prices for goods and
services” (Manuale di Oslo, 2005)

Ma da cosa deriva il grado di appropriabilità di una innovazione?


Economia dell'innovazione 2021/2022 - Marco Amendola
Appropriabilità: natura della tecnologia?

Il problema dell’appropriabilità risulta particolarmente accentuato se, in linea con


un’importante tradizione economica, riduciamo la tecnologia ad informazione tecnologica:

“The central economic fact about the processes of invention and research is that they are devoted to the production
of information” (Arrow, 1962)

In questa visione: ottenere l’informazione è in larga parte sufficiente per l’imitazione

Ma allora, visto che il tasso di diffusione dell’informazione è in genere molto rapido, molto
rapida sarà l’imitazione e bassa l’appropriabilità (in assenza di barriere alla concorrenza)

E’ chiaro allora che l’imitazione può essere impedita solo per via legale, bloccando la
possibilità di usare l’informazione (brevetto) o evitando la diffusione dell’informazione
(segretezza)

Ci torneremo in maniera approfondita, ma qui sta il cuore del perché molti ecomomisti
vedono nel brevetto uno strumento essenziale per stimolare l’innovazione
Economia dell'innovazione 2021/2022 - Marco Amendola
Appropriabilità: natura della tecnologia?

Il problema dell’appropriabilità può diventare meno rilevante se si considera la tecnologia


come conoscenza tecnologica, e non semplicemente come informazione tecnologica

Questo significa, in primo luogo, riconoscere che la conoscenza non è esclusivamente di


natura codificata, ovvero convertita in un linguaggio condiviso (parole, formule ecc..)

La conoscenza può infatti essere di natura tacita, cioè non convertibile facilmente in un
linguaggio condiviso. Questo tipo di conoscenza è generalmente di natura procedurale e si
acquisisce per lo più attraverso interazione ed esperienza (esempio: andare in bicicletta)

“There are two types of knowledge: explicit knowledge and tacit knowledge. The former is objective and rational
knowledge and can be expressed in such forms as data, scientific formulas, specific actions and manuals. The latter is
subjective and experiential and hard to formalize. Belief, perspective, mental models, ideas and ideals are
examples of tacit knowledge” (Nonaka et al., 2000)

Economia dell'innovazione 2021/2022 - Marco Amendola


Appropriabilità: natura della tecnologia?

Se è vero che la conoscenza codificata può essere assimilata all’informazione e può


diffondersi velocemente, lo stesso non può dirsi per la conoscenza tacita che non si
diffonde facilmente

Questo protegge l’appropriabilità:

“The degree to which knowledge is tacit or codified also affects ease of imitation. Codified knowledge is easier to
transmit and receive, and is more exposed to industrial espionage and the like. Tacit knowledge by definition is
difficult to articulate, and so transfer is hard” (Teece, 1986)

Imprese devono temere principalmente la mobilità dei loro ricercatori/lavoratori:

“Tacit knowledge is non-transferable without the exchange of key personnel and all the systems that support them,
and hence difficult to transact. Hiring new talents through the labor market enables acquisition of tacit knowledge
embodied in them” (Nonaka et al., 2000)

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Appropriabilità: eterogeneità nelle competenze

Inoltre, considerare la tecnologica come conoscenza tecnologica significa tenere conto


della sua dimensione cognitiva

Conoscere significa comprendere e sapere elaborare l’informazione: non basta quindi


possedere l’informazione (esempio ambiguità causale)

“Transferring knowledge is a complex process, and it often requires time, effort and internal resources on the
recipient’s side to assimilate external knowledge. It is difficult to evaluate, absorb and utilize imported knowledge if
a firm does not have an internal capacity to do so” (Nonaka et al., 2000)

Parte della letteratura evidenzia allora come questa base cognitiva sia in genere firm-
specific in quanto legata a specifiche capacità e competenze delle imprese (ci torneremo)

Unendo l’aspetto cognitivo della conoscenza con l’ipotesi che le competenze siano
eterogenee tra le imprese, è facile concludere che l’imitazione potrebbe essere ostacolata
da «incapacità di imitare» da parte delle possibili imprese concorrenti o da alti costi di
imitazione (che potrebbero scoraggiare comportamenti da free rider)
Economia dell'innovazione 2021/2022 - Marco Amendola
Appropriabilità: una sintesi

Dunque, sintetizzando, il
grado di appropriabilità può
dipendere da:

Meccanismi di protezione:
garanzie offerte da
meccanismi di protezione
legale

Grado di imitabilità: facilità


tecnologica di imitazione, che
dipende a sua volta da diversi
fattori quali: natura della
conoscenza e delle
competenze richieste
dall’innovazione

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Meccanismi di appropriabilità

Diversi meccanismi di appropriabilità sono stati evidenziati in letteratura. Ad esempio:


▪ Brevetto
▪ Segretezza
▪ Vantaggio temporale:
innovando prima dei miei concorrenti posso sviluppare sufficiente conoscenza tacita
▪ Vantaggio competenze:
l’innovazione richiede competenze non possedute dalle imprese concorrenti
▪ Servizi post vendita/asset complementari:
l’impresa innovatrice è in grado di offrire servizi ed asset complementari ai consumatori che le atre
imprese non riescono ad offrire (esempio assistenza ai consumatori)
▪ Innovazione continua:
l’impresa difende l’innovazione tramite innovazioni successive

A seconda del tipo di innovazione (processo vs prodotto, incrementale vs radicale), della


natura della conoscenza tecnologica necessaria (codificata vs tacita) e della complessità
dell’innovazione (competenze richieste) l’efficacia dei meccanismi può variare
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Appropriabilità: alcuni dati

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Appropriabilità: alcuni dati

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Riferimenti

Economia dell’innovazione, Malerba: 1.1 - 1.3.6


Economia dell’innovazione, Malerba: 8.4

Letture facoltative:

Manuale di Oslo: 46-59

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