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DIO E DARWIN 1. Piano del creatore 1.

1 Il Disegno intelligente ( e necessario ) della teologia naturale Lo snodo decisivo dellalternativa al creazionismo introdotta dal naturalismo evoluzionistico precisamente questo: far subentrare la natura al posto di Dio; meccanismi evolutivi appunto soltanto naturali al Disegno intelligente di una Mente-Volont che consapevolmente e in vista di uno scopo progetta e crea la variet e ladattamento degli organismi viventi. Largomento del disegno sostiene che le evidenze rinvenibili nella stessa realt fisica obbligano a riconoscere che senza lintervento di un Dio questultima semplicemente non potrebbero essere cos come di fatto . Largomento del disegno ha una storia lunga e complessa da cui stata segnata profondamente fino ai tempi di Darwin tutta la teologia naturale di ascendenza platonica e aristotelica ritenuta come noto gi in ambito teologico fortemente problematica ,proprio in riferimento al rapporto da istituire tra la notitia Dei naturalis-le vestigia di Dio,rinvenibili gi nel creato e che dovrebbero costituire i preamboli naturali della fede e lauto rivelazione divina nella Bibbia e nel sacrificio di Cristo sulla croce. 2. Dallassurdit alla plausibilit dellevoluzione A Cambridge Darwin aveva studiato la teologia naturale di Paley la cui formazione biologica del Disegno intelligente risulta ancora oggi significativa: se durante una passeggiata inciampiamo in un sasso , possibile supporre che questo stia l da sempre. Se per ci imbattiamo in un orologio ,il complesso meccanismo di questultimo ci induce ad inferire che lorologio deve aver avuto un costruttore,qualche artefice ha ideato e messo insieme le parti. Dunque anche un occhio,cos complesso, deve essere stato ideato da qualche costruttore. Le sue parti non posso funzionare luna senza laltra al punto che gi la loro relazione richiede lopera inventiva di una mente,ossia il Dio-Persona della tradizione cristiana. Sfida: mediante meccanismi soltanto materiali-naturali pu essere fornita una spiegazione effettivamente plausibile di tutta la magnificenza e la complessit delle realt biologiche? Darwin: tentativo di trasformare proprio una simile assurdit in plausibilit : di dimostrare che levoluzionismo pu rendere conto di tutto il sistema naturale quale ordine nel tempo o nello spazio o entrambi o qualche altra cosa senza far ricorso ad alcun piano del Creatore. Darwin il primo che riesce a dare una spiegazione alla complessit del mondo vivente facendo subentrare al progetto del Divino Creatore due inconsapevoli meccanismi soltanto naturali: la casualit delle mutazioni e la selezione di quelle pi adatte alla sopravvivenza avendo effettiva capacit di rendere plausibile il passaggio dal creazionismo al naturalismo.

3. Caso e selezione non-casuale La selezione naturale esercita la sua opera avendo a disposizione possibilit quasi illimitate di ricombinazione genetica e di innumerevoli continue e inarrestabili novit generate da processi biologici spontanei. Questo continuo rimescolamento e questa incoercibile creazione di novit biologiche di cui pu disporre la selezione sono ovviamente condizionati dagli ordinari meccanismi chimici della materia. E dunque non sono casuali ma dipendenti da condizioni biofisiche : dallequilibrio cosmico e dalla biosfera che presiede alla nascita della chimica della vita,alla radioattivit,agli errori di copiatura delle stesse molecole di Dna fino allinquinamento e allazione dei vari agenti mutageni capaci di determinare tipi diversi di mutazioni da quelle puntiformi alle aberrazioni cromosomiche. Le ricombinazioni e variazioni tuttavia NON SI REALIZZANO IN VISTA DI UNO SCOPO,Ma sono casuali: avvengono senza essere state precedentemente n progettate n richieste da alcunch. Che tutte le mutazioni casuali che avvengono in natura non siano assolutamente collegate ad alcun tipo di intenzionalit costituisce una pietra militare dellodierna teoria neodarwiniana. Adattiva e per niente casuale invece la SELEZIONE NATURALE. darwinianamente cumulativa nel senso che la selezione naturale nella sua opera di successivi aggiustamenti ,n raggiunge una meta ottimale n ricomincia ogni volta da capo ma filtra,accumula,utilizza le variazioni casuali pi adatte e ogni piccolo miglioramento come base per il successivo stadio adattivo. Questo principio per il quale ogni lieve variazione se utile si mantiene stato da me denominato selezione naturale per indicare la sua analogia con la selezione operata dalluomo. Il termine selezione naturale rischia di essere associato a selezione artificiale ,fatta dalluomo con lo scopo di fabbricare razze pi vantaggiose. Ma non un fine,uno scopo che la selezione naturale si propone. Da qui il ricorso alla nozione di sopravvivenza del pi adatto,di Spencer. 4. Il salto creazionistico e il gradualismo della natura Dunque andamento casuale delle mutazioni e loro selezione non-casuale,bens cumulativa ,orientata al miglioramento adattivo la spiegazione alla perfezione e complessit di struttura e coadattamento degli organismi viventi giustamente ammirata anche da Paley ma da lui ritenuta non-riducibile a cause senza disegno. Per darwin dunque questa complessit pu essere spiegata come passaggio del tutto naturale da livelli di organizzazione pi semplici a livelli pi complessi: come una formazione ed elevazione graduale e dal basso della complessit di cui il vivente d innegabile prova. Oggi grazie alle conoscenze acquisite riguardo alla trasmissione dellinformazione biologica ,sappiamo che piante e animali hanno lo stesso codice genetico dei batteri,dei pi ancestrali organismi unicellulari che hanno abitato e abitano tutta la biosfera. dunque la conferma della discendenza GRADUALE di tutti gli esseri viventi da ununica forma primordiale.

Darwin era consapevole dei rischi cui era esposta la sua teoria: bastava che si dimostrasse lesistenza anche di un solo organo complesso che non si sia formato esclusivamente attraverso modificazioni numerose ,successive,lievi,per annullare tutto il lavoro sullevoluzione e la teoria della selezione naturale fatti. Si tornerebbe a tifare la teoria del saltazionismo, secondo la quale c stato un salto record dallargilla inanimata alluomo pienamente formato, e dunque non gradualit. Si giungerebbe dunque ad una rivincita dei creazionisti . questi rischi sono esposti nel capitolo dei della sua opera Lorigine. II. I nuovi nemici di Darwin 1. Conficcare cunei nelle crepe del darwinismo Il 28 settembre del 1837 Darwin espose nel suo Notebook per la prima volta la formulazione della selezione naturale e gi parlava di unaforza pari a centomila cunei che le varie forme di vita cercano di conficcare negli interstizi delleconomia della Ntura per assicurarsi la sopravvivenza anche cacciando via i pi deboli. Oggi nelle crepe del naturalismo darwiniano che i neocreazionisti conficcano i loro cunei. Nel 1992 viene avviato ufficialmente il movimento chiamato WEDGE STRATEGY ,dopo la pubblicazione di Darwin on Trial di Philippe Johnson che ripropone la teoria del Disegno intelligente. A differenza dei seguaci di Young Earth ,ancora convinti che la terra abbia unet compresa tra 6 e 10000 anni questi neocreazionisti : y Rifiutano ogni richiamo letterale al testo biblico y Non mettono in discussione il fatto dellevoluzione. LOBIETTIVO del movimento : riaffermare la realt di Dio sfidando il predominio di materialismo e naturalismo. Non attaccano il concetto di evoluzione,ma ogni tipo di evoluzionismo naturalistico,visto come pregiudizio filosofico incapace di esibire una qualche incontrovertibile evidenza empirica e incapace di spiegare come le specie si siano effettivamente evolute a partire dai primi batteri; solo mera strategia di indottrinamento per allontanare le coscienze delle persone dalla consapevolezza che il modo in cui le specie arrivano allesistenza potrebbe essere uno di quei misteri ,prova dellesistenza di Dio. Una delle controversie pi accese fu quella tra Johnson ,neocreazionista ,il quale attacc la teoria degli equilibri punteggiati di Gould ed Eldredge e la risposta devastante di Gould che lo accus persino di aver scritto unopera piena di errori ,male argomentata e basata su criteri falsi. 2. Cellule e batteri: forme di vita irriducibili alla natura? la complessit e la magnificenza del vivente ammirate da paley e Darwin sono state ampliate in modo semplicemente impressionante dalla biologia molecolare. Sar pur vero che tutti i membri del regno animale e vegetale discendono da un unico antenato,ma proprio il complesso sistema bio-chimico di cellule e batteri,autentico progenitore di ogni vivente,non pu essersi evoluto dal basso,attraverso le numerose,successive e lievi modificazioni teorizzate da Darwin. Gi un organismo unicellulare come il batterio con la sua elica rotante (flagellum) un sistema irriducibilmente complesso: pu funzionare solo se prima dispone gi di tutte le sue

componenti,dunque impossibile che queste componenti siano giunte in modo graduale perch per funzionare servivano tutte,tutte insieme costituiscono gi una base che non pu essere scomposta di pi!! Questa complessit dunque leffetto da cui bisogna necessariamente risalire alla causa intelligente che di un simile effetto aveva gi in mente il modello. Ci ci riporta necessariamente ad un Disegno intelligente,a Dio. 3. Spiegazione darwiniana del vivente e sua plausibilit. La natura in realt,a differenza di quanto sosteneva il wedge movement , piena di precursori dello stesso flagellum dei batteri che sono del tutto funzionali al punto da costituire in alcuni casi una seria minaccia per la vita umana anche quando a loro ancora manca qualcuna delle parti che compongono il sistema flagellum a cui si appellano i neocreazionisti. Persino la genesi delle cellule eucarioti(capaci di sopravvivere a uno dei passaggi pi devastanti della storia della vita che port alla scomparsa di tutte le forme di vita non provviste di sistemi ossidativi ,degli organuli capaci di metabolizzare lossigeno,pu in realt essere spiegato grazie a processi naturali. La plausibilit della spiegazione darwiniana proviene dallo stesso atteggiamento di Darwin,scettico e razionalista. Darwin si dichiara agnostico e non ateo. Egli non nega lesistenza di Dio,come egli stesso afferma di fronte alla prova di un organo complesso formatosi non gradualmente era disposto a gettare come spazzatura la propria teoria. Da un lato egli si dimostrato disponibile ad ammettere che la complessa e meravigliosa realt delluniverso della vita e delluomo forse risulter anche troppo profonda per lintelletto umano (per questo si definisce agnostico); dallaltro per per Darwin pi di ogi altro il riconoscere le molte cose che ancora non i sanno non ha mai significato sacrificare ci che le sue teorie gli consentivano gi di sapere. 4. La nemesi del fondamentalismo Fare danni alla teologia perch si fa cattiva scienza e fare cattiva scienza perch si asseconda il proprio furore apologetico. la nemesi che inevitabilmente colpisce ogni fondamentalismo . Non lho capito III Dalla creazione alla natura 1. Scettico e razionalista: il congedo di Darwin dalla fede. Ateo mai ,aveva detto Darwin a chi chiedeva spiegazioni sul suo orientamento religioso. Preferiva definirsi agnostico ,soprattutto per non fare un attacco frontale alla religione cristiana. Vediamo le tappe di questo suo distacco dalla religione. Qualche dubbio era gi affiorato ai tempi del celebre viaggio giovanile sul Beagle (1831-36) segnato per da unortodossia ancora tanto perfetta ,tale da essere deriso per vedere la Bibbia come verit inconfutabile su certe questioni morali.

Nellautunno del 1838 dopo il ritorno dal viaggio ecco che abbandona definitivamente il creazionismo a favore dellevoluzione della specie mediante selezione naturale,ma ancora non tendeva allateismo. Dopo lapprodo al materialismo egli stesdso ci parla di una nuova fase della sua vita contrassegnata da quell atteggiamento scettico e razionalista ,con cui ha proseguito il suo percorso con la massima coerenza. Man mano che la sua teoria evoluzionistica aveva preso corpo egli si era sentito sempre pi parte di quella schiera di non-credenti in cui annoverava con ammirazione anche il padre,il fratello e i suoi amici pi cari. Sua moglie Emma era cristiana. Dopo il matrimonio scrisse una lettera al marito sulla delicata questione del rapporto tra scienza e fede per esternargli i suoi ammonimenti e timori e invitarlo affinch limpegno a ricercare la verit non lo portasse a respingere le verit rivelate,che sono al di sopra della nostra comprensione. Darwin custod gelosamente questa lettera e fu importantissima per la sua vita. Tuttavia erano proprio quelle ricerche e quelle scoperte che lavevano portato al disbelief e il problema vero di tutta la questione per Darwin era sempre pi lalternativa tra creazionismo e naturalismo. Sia nell origine delle specie sia 15 anni pi tardi nellautobiografia ,tuttavia egli riconosce che le sue teorie non risultano necessariamente atee e riconosce la quasi impossibilit di concepire luniverso immenso e meraviglioso come il risultato di mera necessit;nella sua mente ancora sopravviveva un pensiero che quasi lo costringeva a ricorrere a una Causa Prima dotata di unintelligenza. Ma nella seconda stesura di autobiografia egli fa un aggiunta dove ormai chiaro ilsuo distacco da Dio. I dubbi di Darwin covavano lidea che luniverso e la stessa mente delluomo potessero trovare una spiegazione evoluzionistico naturale. Vedeva in tutte le fedi religiose solo paure ereditarie,messe in testa fin da bambini e difficili da sradicare come la paura delle scimmie per i serpenti. La moglie Emma avanz le proprie richieste di censura. 2. Da Spinoza a Darwin : naturalit di mondo e uomo Ribadiamo la premura di Darwin a non riproporre alcuna personificazione o divinizzazione della natura a cominciare dalla stessa opera della selezione naturale. Questa non una forza che persegue la realizzazione di un disegno consapevole: svolge in modo solo apparentemente finalistico la propria funzione ciecamente adattiva . dunque la selezione naturale non ha u fine,come la selezione artificiale. La selezione naturale capace di generare ordine,ossia di creare,le variazioni casuali e tutto il complesso processo dellevoluzione con la sua componente anche storica e contingente,costruiscono spontaneamente dal basso il loro prodotto ,il loro disegno adattivo del tutto in-intenzionale,senza Disegnatore. Sono sia artigiani sia ciechi. SPINOZA aveva tolto gi intelletto volont e cause finali al suo Deus sive Natura al suo Dio identificato con la natura. Darwin il compimento di quel processo iniziato da Spinoza: ci dice in che modo concretamente pu operare una natura naturans spontanea e autosufficiente e che perci ormai non ha pi bisogno neppure di essere identificata con Dio. Di tutto lalbero della vita prodotto da un simile universo-natura Homo sapiens soltanto una delle tante ramificazioni e non il fine,come induce a ritenere il pi tenace dei pregiudizi creazionistici: lantropocentrismo.

3. Homo natura: oltre ogni riduzionismo nichilistico Vediamo esposta nellopera Lorigine delluomo (scritta dopo 12 anni dallOrigine delle specie)la concezione di Darwin riguardo la sua effettiva antropologia. Timoroso in unepoca dove il creazionismo portava a vedere luomo sulla vetta di quella scala naturae ,non espose esplicitamente le sue idee. Collocare Homo sapiens allapice del profresso evolutivo orientato alla sua apparizione ,farne il fine e il coronamento della biosfera ci che il naturalismo darwiniano non consente di fare: occupiamo il piano alto dellalbero della vita solo temporaneamente e senza alcuna buona ragione per vantarsene. Come giustificare la fioritura della soggettivit delluomo( linguaggio, arte religione etica e scienza)?dimensione culturale?determinismo genetico? Riduzionismo nichilistico (incapacit di cogliere la specifica complessit e dignit delluomo)? Il problema dellevoluzione socio-culturale risulta molto complesso,come conferma lampio dibattito tra gli stessi darwinisti. Solo una cosa risulta difficilmente confutabile: levoluzionismo naturalistico pu dare una spiegazione plausibile alle conquiste culturali delluomo; Darwin suggerisce di far risalire direttamente alla selezione naturale gli istinti sociali che hanno costituito la base per lo sviluppo del senso morale da un lato; dallaltro riconoscere che questultimo progredito a sua volta molto di pi per effetto dellabitudine delle facolt raziocinanti dellistruzione della religione ,che per la selezione naturale. Dunque neanche riguardo questa soggettivit, necessario far intervenire una creazione speciale divina,ma pu essere spiegata in termini gradualistico-evolutivi. Dunque lo sviluppo socioculturale parallelo a quello naturale rappresenta il risultato di quella capacit di produrre cultura di cui Homo Sapiens stato provvisto dallevoluzione naturale. Spinoza non ha trascurato di ricordare che accanto alla passivit cui nessun uomo pu sottrarsi in quanto parte della natura e schiavo delle passioni esiste anche lattivit della mente da cui derivano le azioni delluomo libero. Dunque luomo parzialit rispetto alluniverso e specificit etico-culturale che si pu sforzare di essere utile a s stesso e agli altri. Spinoza sostiene che nonostante questa parzialit,condizionatezza naturale delluomo,questa libert una libera necessit,uno sforzo della ragione. Eppure una via per la libert c! Spinoza definisce unidea di uomo come modello della natura umana,quello delluomo libero che non solo risulta essere ci che in natura vi di pi utile per ogni uomo ma anche ci rispetto a cui persino le nozioni di bene e di male ,inutilizzabili rispetto alle cose considerate in s stesse,devono essere conservate. Dunque come Darwin anche Spinoza non opera alcun riduzionismo nichilistico delluomo alla cieca necessit della natura. Non a caso egli prova a dimostrare con metodo geometrico unetica: una descrizione della natura umana,della schiavit che patiamo e della libert che ognuno di noi pu sforzarsi di raggiungere. 4. Lattacco di Nietzche e lincomprensione di Marx Una cosa al centro degli attacchi a Darwin: il rapporto tra la presunta eccezionalit delluomo rispetto alle altre creature e la fallacia genetica,criticata anche da Nietzche. Darwin era lungi dal considerare luomo uneccezione. Egli piuttosto proprio perch non commetteva alcuna fallacia genetica poteva riconoscere sia lanimalit di Homo sapiens sia la dote genetica che consente a questa scimmia di diventare anche un agente culturale e morale ,di avere unevoluzione anche culturale.

CRITICHE DI NIETZCHE : N. sostiene colpevole un darwinismo incpace di cogliere come anche nei processi evolutivi ,la priorit spetti allunico principio in cui si manifesterebbe lessenza stessa della vita e dellevoluzione: la volont di potenza. al ruolo preminente da assegnare a questultima che Darwin diventa lantagonista pi insidioso: un mediocre genealogista della scimmia che prima considera luomo un essere del tutto naturale e poi lo vorrebbe addomesticare alla maniera inglese;per Nietzche questo equivale a snaturare luomo. E a negare che la volont di potenza sia la ragione ultima dellevoluzione biologica. Per N. ogni realt vivente fa di tutto per non conservarsi,per divenire di pi ,che non lotta per la sopravvivenza ma per accrescere la propria potenza. CRITICHE DI ENGELS E MARX: Darwin non avrebbe capito che la lotta per la sopravvivenza pu valere in natura per piante e animali ma non per luomo. La storia degli uomini doveva rimanere appannaggio di un materialismo storico-dialettico ,quello elaborato appunto da Marx.Darwin volendo estendere la selezione naturale anche ai processi storicosociali,legittimando mediante una legge della stessa natura leliminazioene dei pi deboli causata dalla competizione tipica del liberismo pi radicale. 5. La resurrezione della natura e il disincanto compiuto Darwin rendendo plausibile che il mondo e luomo in esso siano soltanto il risultato di una natura del tutto affrancata da padroni superbi ha effettivamente avviato a soluzione il problema filosofico decisivo di tutto il confronto moderno con la tradizione cristiana. Lunga la tradizione di filosofi che vedevano luomo al di sopra di ogni altro essere,sopra quella scala naturae,in quanto lunico dotato di ragione da una realt superiore. Ma con Darwin artigiano tornato ad essere il silenzoso e impercettibile lavoro di una natura che realizza i propri processi evolutivi in modo consapevole e autonomo da qualsiasi ruolo demiurgico di padroni celesti . vi sono due prerogative che la rendono concepibile come realt non creata: lautarchia rispetto a qualsiasi demiurgo celeste o terreno che progetta e vuole e la capacit di generare vita,essere creativa senza essere orientata alla realizzazione di ulcun disegno consapevole ,di cui luomo sarebbe stato il coronamento. Di pi rispetto ai precedenti Darwin fornisce una spiegazione su come pu effettivamente operare luniverso-natura e di quale effettivamente sia lalbero genealogico di Homo sapiens e delle sue capacit etico-culturali. dalla consapevolezza di ci che plausibile che credenti e non credenti devono partire.

IV. il dono di Darwin al Dio dellevoluzione 1. Provvidenza di Dio e crudelt della natura Vediamo il rapporto secondo Darwin tra sofferenza e provvidenza di Dio. Darwin constatava che al mondo c troppa infelicit. Per Darwin alla fine la felicit doveva prevalere decisamente giacch se fossimo condannati a soffrire intensamente la propagazione della vita cesserebbe. Darwin si interroga sulla sofferenza perch fu il primo a sperimentarla nel modo pi lacerante: sua figlia Annie mor tra le sue braccia a soli 9 anni. Di fronte alla sofferenza anche degli animali,Darwin rifiuta la tesi di Malthus secondo la quale la sofferenza dovuta allelevamento morale delluomo. E neppure accettava lidea,come scrisse alla lettera indirizzata ad Asa Gray,che a monte di questa sofferenza ci sia il disegno di un benevolo Creatore..la presenza del dolore documentato anche dallevoluzione pi che con lesistenza di un Dio provvidenziale si accorda molto bene con lopinione che tutti gli esseri viventi si siano sviluppati attraverso la variazione e la selezione naturale. Ma Darwin ci ricorda anche lalto risultato che deriva da una simile guerra della natura,carestia e dalla morte: le innumerevoli forme,bellissime e meravigliose prodotte dallevoluzione fino agli animali pi complessi quali lo stesso Homo sapiens con la capacit di evoluzione culturale. proprio nella consapevolezza di una simile fragile compresenza nella natura di sofferenza e opportunit di vita il tratto pi peculiare e saggio del naturalismo darwiniano. 2. Evoluzione e umilt di Dio Una parte considerevole di teologi e credenti ha accettato levoluzione provando ad interpretarla come il modo processuale in cui si realizza la stessa creazione del Dio biblico. Lattuale confronto tra teologia e evoluzione presenta una gamma ampia di posizioni che possono essere raggruppate intorno a tre orientamenti principali: y quello assai vicino alle stesse posizioni ufficiali della Chiesa cattolica attento alla compatibilit tra una visione evolutiva e la coerenza dellintera dottrina teologicofilosofica sulla creazione cos come confessata fin dalle prime professioni di fede y quello di quanti non spiegano levoluzione in termini del tutto darwiniani ,accentuandone piuttosto lessere orientata in senso finalistico verso la comparsa delluomo e il suo rapporto con Dio. y Quello di chi ritiene che lunica spiegazione dellevoluzione incluse la casualit e la contingenza che la segnano sia in sostanza quella darwiniana ma rivendica ,oltre non contro Darwin,anche una legittima apertura alla trascendenza a dimensioni di fede di senso e di valori etico-religiosi. Qui rientrano i critici del wedge movement. Scienziati,filosofi e teologi non attaccano Darwin in base a presunte prove scientifiche ma cercano di ridefinire una responsabile visione di Dio dopo Darwin. Dunque la linea di pensiero che Dio non si mostra come una guida dittatoriale del processo evlutivo ma come creatore umile e vulnerabile ,da quando ha portato il mondo allesistenza fino al proprio auto svuotamento sulla croce (kenosis). A tal proposito pu essere richiamata la Nozione dello Tzimtzum della mistica ebraica: la contrazione di Dio che rende possibile lesistenza delluniverso. Secondo questa dottrina il

mondo esiste perch Dio ha contratto la propria presenza per rendere disponibile lo spazio per luniverso,autolimitandosi,abbassandosi,umiliandosi senza che nessuno possa obbligare a farlo. Hans Jonas sostiene unodissea evolutiva, cio una forza dinerzia dellevoluzione su cui Dio dopo che ha deciso di rimettersi al caso,al rischio alla molteplicit infinita del divenire ha come rinunciato a poter intervenire. Altri teologi sottolineano che Dio anche quando nasconde il suo volto ,quando lascia il mondo in balia della casualit degli eventi continua comunque a garantire il mantenimento del suo essere. Nella teologia ebraica, questa la Shekhinah, la presenza di Dio continua ad abitare presso il popolo dellalleanza condividendo esilio e tribolazioni. Nella teologia cristiana la fede nella conservazione divina del mondo espressa dalla dottrina della creazione ancora in corso secondo cui a Dio viene riconosciuta la potenza di condurre anche ad un Fine la creazione stessa. lamore senza limiti ad essere lonnipotenza di Dio. Dunque dunque.. Per la teologia dellevoluzione nel suo complesso la realt ultima non ovviamente n la natura del tutto affrancata da padroni dellevoluzionismo darwiniano n un creatore onnipotente ,un sovrano che splendidamente governa il divenire del mondo mediante un progetto ingegneristico e dispotico. un Deus creator et evolutor che per amore ha deciso di convivere con unalterit cosmico-evolutiva ,ha limitato il proprio potere,lasciando alluniverso anche una propria autonomia auto-creativa,evolutivo processuale,nella quale soltanto possono prendere forma anche lindipendenza e la libert etica degli esseri umani. In un mondo biologicamente statico, Dio non avrebbe potuto fare degli stessi uomini le creature spiritualmente e moralmente libere che di fatto sono. 3. Le nuove domande di un Giobbe darwiniano Il problema che si affronta qui quello del male fisico. Un evoluzionista credente coltiva la prospettiva della redenzione: anche le ferite dellevoluzione saranno appunto ricordate dalla misericordia di un Dio che con amore e umilt ha donato la sua essenza creativa al mondo ,lo ha messo in condizione di diventare autonomamente se stesso e lo incoraggia a svilupparsi nella inquieta contingenza dei processi evolutivi verso la meta ultima della Sua promessa. La speranza che la fede consente proprio questa: tutto il creato chiamato alla redenzione cui da sempre il Creatore lha destinato. E tuttavia anche la fed nel Deus creator et evolutor conosce le sue prove come le conobbe quella di Giobbe. E forse di pi,con risvolti anche in questo caso significativi per il confronto tra creazionismo e naturalismo. Il male fisico documentato dallevoluzione sembra destinato a metterci comunque di fronte a due acquisizioni difficilmente aggirabili. Da un lato rende ancora pi offensiva per le vittime ogni spiegazione della loro sofferenza come retribuzione di una colpa commessa contro il creatore. Dallaltro lato rende problematica ogni giustificazione razionale dellonnipotenza e giustizia di Dio (teodicea)di fronte al male naturale. Kant sostiene che lunico modo di confrontarsi con Dio sul problema del male quello di Giobbe che alla fine da Dio stesso fu portato a dirigere il proprio sguardo sugli aspetto belli della creazione dove fini comprensibili alluomo pongono in una luce non ambigua la saggezza e la benevola provvidenza del creatore.

Dio discute con Giobbe e i supplizi non sono la ricompensa di una colpa commessa dalle vittime che li patiscono. Ma Dio resta in silenzio di fronte alla domanda posta da Giobbe sul perch della sofferenza degli innocenti. Mistero inaccessibile sul piano strettamente razionale. Dio resta in silenzio anche di fronte alla domanda sulla bellezza e armonia della creazione. E la fede proprio questo,continuare a confidare in lui nonostante il suo silenzio. Proprio il Dio dellevoluzione veramente un Dio umile e nascosto: una presenza paziente e silenziosa. Dopo Darwin anche la fede chiamata a diventare adulta. Ed proprio tra una simile fede adulta e la saggezza soltanto terrena di quanti nel male fisico vedono il volto di una natura spietatamente indifferente che anche il dialogo pu risultare autentico e non sterile: la sofferenza innocente il limite di entrambi e di cui nessuna inconsapevolezza o indifferenza pu essere il rimedio. V Creazionismo e naturalismo: un dialogo adulto e laico 1. La natura,il creato e la natura creata Natura e creato sono le due parole centrali del naturalismo e del creazionismo. In vista di unemancipazione da ogni antropomorfica dimostrazione o confutazione, opportuno richiamare unaltra nozione insidiosa gi sul piano linguistico: quella di natura creata, ricordando che lopera stessa di Darwin stata appunto naturalizzare la creazione. Parlare delluniverso creato non significa mai parlare in un altro modo delluniverso-natura,bens evocare lalternativa alla naturalit di mondo e uomo: ogni teologia pu interpretare diversamente linterazione Dio-realt fisica ma nessuna pu interpretare questultima come natura e creazione insieme,come natura creata. Il naturalismo critico deve saper riconoscere che le conoscenze scientifiche cos come non dimostrano lesistenza di Dio non ci mettono neppure di fronte ad alcuna prova sperimentale della non esistenza di un progetto divino nei processi fisici, ad alcuna ragione scientifica o logica che renda necessariamente non plausibile la fede,il sentimento di certezza del credente nel dogma della creazione. 2. La saggezza di un naturalismo critico Il naturalismo mette in discussione non una,ma due cose: da un lato,la metafisica creazionistica,il finalismo cosmico e biologico,il dualismo crpo-mente e quindi ogni antropologia che ancora volesse riconoscere alluomo privilegi sovrannaturali ; dallaltro le filosofie moderne che da Cartesio a Sartre invece di ritradurre il creato della natura e luomo imago Dei in Homo sapiens discendente dalle scimmie ,giungono ad una SOGGETTIVIT AUTOREFERENZIALE: IO=DIO : si riduce la realt naturale,natura umana compresa ,ad un nulla su cui affermare la potenza del proprio Io creatore. Volersi fare uomo per essere Dio(Sartre) rappresenta la passione inutile delluomo che aspira ad essere il fondamento di si stesso e di tutto. La naturalizzazione di mondo e uomo riguadagnata dall modernit che da Spinoza arriva a Darwin lesatto opposto di una simile passione che aspiri ad insediare lIo al posto di Dio,che spieghi il mondo a partire dalluomo,invece che luomo a partire dal mondo (cosa che fanno le filosofie moderne). Il naturalismo critico dunque ci invita ad essere vigili verso ogni esaltazione auto-referenziale della fioritura della soggettivit, delle preziose e fragili capaci

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