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PASSATO E PRESENTE

Tutti noi abbiamo un passato. Alcuni di noi respirano nel presente, ma vivono nel passato e ci in contrasto con il messaggio del Buddha, che ci esorta invece a considerare solo il qui e ora. La maggior parte di coloro che si avvicinano al Buddhismo ha alle spalle toccanti o drammatiche esperienze personali. Solo una minima parte arriva al Buddhismo per altri motivi. Nonostante questo per tutti tendiamo a vivere nel passato e il nostro presente vincolato dalle nostre esperienze passate. Verrebbe allora da chiedersi: Ma allora quand che il nostro passato diventa passato? Se il passato guida il presente, allora non passato, ma presente. Alla luce di questo, quale risposta diamo a questa domanda? Fatti i dovuti calcoli risulta che noi non viviamo mai il presente: in ogni frangente della nostra vita volgiamo la testa indietro o avanti e, a seconda di ci che vediamo, agiamo. Non pensare al futuro ci appare incoscienza e non basarci sul nostro passato ci appare pazzesco, o pazzia. In effetti non considerare n il passato n il futuro a priori, pu apparire effettivamente cos, ma il punto limportanza che noi diamo sia al passato che al futuro. Nella realt conosciamo soltanto il passato e questo ci porta a pensare che tutto dipenda da noi, dalle nostre capacit, dalla nostra razionalit, dal nostro grado evolutivo. Ma allora se siamo convinti di questo, perch ci siamo avvicinati al Buddhismo, e soprattutto perch ci siamo avvicinati ad una religione? Domanda questa a cui complicato rispondere. Quale senso ha tutto questo? Quale senso ha il nostro comportamento abituale? Quanto la nostra pratica del buddhismo si limita allinvocazione delle parole del Buddha e alle preghiere? Nella nostra vita nel mondo quanto c della parola del Buddha? Qual il nostro atteggiamento nei confronti di tutto ci che ci circonda? Questo che sto facendo rispecchia in qualche modo linsegnamento del Buddha o frutto soltanto delle mie aspirazioni o delle mie esperienze passate? Quanto ci interessa davvero stare bene e cosa siamo disposti a dare di noi stessi per questa causa? Queste sono domande che ognuno di noi dovrebbe porsi, specialmente in quei momenti in cui ci rendiamo conto che siamo forse troppo indulgenti con noi stessi. Dovremmo essere coscienti quindi che spesso tendiamo a praticare pi una nostra religione anzich il buddhismo. In ogni frangente della vita dovremmo chiederci: Cosa farebbe il Buddha al mio posto? Certamente il Buddha viveva in unepoca diversa dalla nostra e lo sappiamo bene,ma sappiamo anche che il suo insegnamento ha colpito e colpisce tuttora milioni di persone sul nostro pianeta! Conosciamo bene lattualit del messaggio del Buddha ed per questo che abbiamo deciso di seguirla, ma la seguiamo veramente? Quanto ci sforziamo di seguirla? Quanto tendiamo a manipolarla fino a plasmarla alla nostra vita? Questo dovrebbe farci riflettere. Il passato ci serve per comprendere il presente, non per viverlo al nostro posto. Il futuro allo stesso modo qualcosa di troppo incerto per poterci basare le nostre esistenze. Il buddhismo ci insegna che per arrivare alla meta non bisogna preoccuparsi della meta stessa, ma di ogni singolo passo che intercorre fra noi e la meta, fra noi e il nostro obiettivo. Per fare un esempio si potrebbe dire che se noi camminando,considerassimo soltanto ci che di fronte a noi, ad una distanza di 4-5 metri,potremmo incorrere nello spiacevole inconveniente di inciampare in qualcosa posto ad una distanza inferiore! Per questo, per arrivare dove abbiamo deciso di andare, dobbiamo preoccuparci di ogni singolo passo, di dove mettiamo i piedi. Allo stesso modo per conquistare la nostra serenit dobbiamo preoccuparci di ogni singolo momento, e di ogni singolo giorno che compone la nostra vita. In questo modo avremo davvero la certezza che non abbiamo perso la direzione nel corso del

tempo. Se noi ci preoccupiamo di seguire solo la direzione finiremo per inciampare in qualcosa di molto pi vicino a noi: il nostro ego, la nostra inadeguatezza, la nostra debolezza e cose di questo genere. Alla guida di un Sangha vengono sempre poste molte domande, si potrebbe anche dire che viene fatta richiesta di molte risposte. Nella meditazione di oggi ho voluto portare delle domande anche io, delle domande che ritengo ci si debba porre per non perdere il contatto con la realt. Siamo tutti ben predisposti alla critica e questa nostra particolare caratteristica spesso si trasferisce anche nei confronti dellinsegnamento del Buddha,considerandolo a volte obsoleto, arrivando a pensare anche che le nostre preghiere non siano ascoltate da nessuno. Siamo come dei malati che criticano la cura data dal dottore senza averla mai provata. Questo pu far sorridere, ma pensate a quanto c di vero in questo. Imparare a praticare gli Insegnamenti del Buddha nella nostra vita, questa la nostra meta, che tendiamo per a perdere di vista ogni volta che ci alziamo dallaltare e cominciamo a vivere. Linvocazione delle parole del Buddha, dei mantra e delle nostre preghiere recano in s innumerevoli meriti - come ci viene descritto dal Buddha nel Sutra del Loto. Ma nel Sutra si dice anche di vivere secondo i suoi insegnamenti, secondo gli insegnamenti racchiusi nel Sutra stesso senza interpretazioni personali o adattamenti, perch soltanto allora potremmo asserire di praticare gli insegnamenti del Buddha. Potremmo quindi dire di aver fatto la nostra cura e di essere sotto cura del Buddha. Il Sutra del Loto realmente una guida per la nostra vita di tutti i giorni, ma fin quando non comprendiamo davvero quale sia l'atteggiamento giusto per studiare ogni singolo capitolo, studiare non ci porter a nessun risultato. Ogni volta che leggiamo un capitolo del Sutra del Loto, dovremmo fare bene attenzione anche alle singole parole usate, perch dietro spesso si nascondano i vari segreti. Chiediamoci cosa ci vuole dire il Buddha con questo Insegnamento. Chiediamoci cosa possiamo fare noi per vivere quel determinato Insegnamento e sopra ad ogni cosa, cosa possiamo fare per portare questo Insegnamento alle persone che ci circondano. Il pi grande errore quello di considerare solo la meta senza tenere in considerazione il modo con cui ci arriviamo. Bisogna essere disposti a sacrificare la meta se questa ci porta ad accettare compromessi di ordine morale. Praticare il Sutra del Loto praticare l'umilt giorno per giorno, chiedersi se si davvero umili, se si stati umili. Il Sutra del loto non distante dalla nostra vita e la nostra comprensione dello stesso subordinata a quanto noi lo consideriamo vicino a noi. Incontro spesso persone che si vogliono avvicinare al percorso che noi di Hokke Shoshu percorriamo e spesso sono persone che hanno praticato il Sutra del Loto soltanto davanti ai loro altari, ma raramente si incontrano persone che lo hanno praticato nella loro vita. Persone che da molti anni, dieci, venti e pi anni hanno studiato il Sutra del Loto come libro, ma il Sutra non un libro, rappresenta la voce santa del Buddha e finch noi non comprendiamo questo sar e rester solo come un fumetto! Spesso quando si ha la fortuna di accorgersi di questo, nasce in noi il desiderio di ricominciare, e ci sentiamo sereni, ma dopo poco scatta la presunzione e allora tendiamo a considerare tutto alla luce di ci che sappiamo o crediamo di sapere. Questo non ricominciare, ma solo percorrere una strada parallela a quella che abbiamo percorso per tanti, troppi anni. Sono davvero poche le persone che realmente incominciano, che realmente sono disposte a mettersi nelle mani di una guida, probabilmente perch a loro volto lo sono stati anche loro, ma la strada che indicavano era sbagliata e anche se hanno ricominciato da capo continuano, sbagliando, a sentirsi ancora guide e questo gli impedisce di crescere, di raggiungere ci che davvero desiderano: la serenit. Incontro spesso persone cos, e mi fa male riconoscere che basterebbe che si accorgessero di questo maligno errore, per voltare davvero pagina e godere dei benefici della fede. Non riuscire a comprendere per come dicevamo, non e non deve essere una colpa. Il compito di una guida non altro che quello di indicare l'inghippo, ma indicarlo difficile, perch dentro ad ognuno di noi l'orgoglio danza come le foglie d'autunno ed difficile fermare la musica, specie quando si fra quelli che si guidato. Allora ci vuole amore, per ascoltare, fiducia in chi ci parla e si deve

pregare davvero con il cuore per riuscire a sedersi e ascoltare anche quando l'entusiasmo dei primi giorni tende ad affievolirsi, perch difficile ammettere di aver sbagliato, specie quando non si comprende che lo si fatto in buona fede. Ecco, dove dovremmo prendere la forza, dalla nostra buona fede, allora comprenderemmo che tutto non perso, che la nostra esperienza ci servir, che tutto ci che dicevamo, che insegnavamo se messo nella giusta ottica pu essere davvero di grande aiuto alle persone. Questo davvero dovremmo comprendere, e il Sutra del Loto ci parla di tutto questo. I discepoli presenti alla grande adunanza anche loro credevano di aver compreso, anche loro erano guide, ma il Buddha li ha guidati ad una nuova comprensione. Quando il Buddha ha incominciato a predicare il Sutra del Loto tutti coloro che credevano di aver capito e che non ci fosse pi nulla da capire, o che non sono riusciti a comprendere ci che dicevamo prima, si sono alzati e hanno lasciato l'assemblea. Ora sta a noi decidere a quale gruppo appartenere. Abbiate cura di voi. Nisshin

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