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Liceo Lugano 2

Lagricoltura urbana: vivere in modo ecosostenibile

Agricoltura urbana: vivere in modo ecosostenibile


Lavoro di maturit in Geografia e Biologia Elia Marcionetti Mauro Valli e Daniele Vismara

Se Stalin affermava che non si pu fare una rivoluzione portando i guanti di seta, io vi suggerisco, dopo aver letto questo lavoro di maturit, di indossare quelli da giardinaggio.

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INDICE

Introduzionep. 3 o Obiettivi del lavorop. 3 o Struttura del lavoro..p. 3 o Le fonti..p. 4

I problemi del pianeta Terrap. 4 o La crescita demografica.p. 5 o Spreco e consumismo...p. 9 o Luomo e le pressioni ambientali.p. 11 o La vera ricchezza: la Biodiversit.p. 18

Lagricoltura urbanap. 19 o Che cos lagricoltura urbanap. 19 o Tre esempi significativi di agricoltura urbana.p. 21 o La polifunzionalit dellagricoltura urbanap. 33 o Prospettive future per lagricoltura urbana.p. 34

La scelta..p. 36 Elenco bibliografico delle opere citate.p. 39

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0. Introduzione
0.1 Obiettivi del lavoro Lambiente ha problemi di natura ambientale. Sembrerebbe un controsenso, tuttavia una realt, di cui pochi per tra noi sono consapevoli. Viviamo circondati dai luoghi comuni, bombardati da informazioni e comunicazioni, una sorta di istruzioni per luso che mettiamo in pratica passivamente, senza che ne siamo davvero consapevoli. Esistono numerosi libri che forniscono consigli su come inquinare meno, come consumare in modo ecologico, come condurre uno stile di vita rispettoso dellambiente ecc; tuttavia, ho limpressione che nessuno di noi metta a frutto nemmeno la met dei consigli contenuti in quei libri. Un motivo fra gli altri che gli ammonimenti ecologici, che ci vengono presentati come lunica vera soluzione per risolvere il problema ambientale; sono spesso indicazioni impersonali, concetti teorici difficili da mettere in pratica. Lidea di fondo di questo lavoro, invece, quella di presentare esperienze concrete nella ricerca di soluzioni ai problemi dellambiente, esperienze che saranno accompagnate da riflessioni e stralci di diverse letture. Grazie a questo mio interesse per gli stili di vita ecologici o altrimenti detti alternativi, sono venuto a conoscenza dellagricoltura urbana; per questo ho deciso, in occasione del lavoro di maturit, di approfondire il concetto e promuoverlo come uno stile di vita ecosostenibile, stile che potrebbe essere condotto dalla maggior parte delle famiglie ticinesi.

0.2 Struttura del lavoro Il lavoro composto di tre parti che rispecchiano in un certo senso il concetto di triade del sapere (il sapere, il saper fare e il saper essere). Nella prima parte saranno presentati, mediante concetti economici, biologici e sociali, i problemi del pianeta Terra. Nella seconda parte verr trattato il tema principale del lavoro: lagricoltura urbana. Nel terzo capitolo, invece, sono contenute le conclusioni del lavoro.

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0.3 Le fonti Il primo capitolo frutto di letture di vario genere: dagli articoli reperiti su Internet alle documentazioni bibliografiche. Per il secondo capitolo mi sono avvalso invece dellaiuto di altre fonti, in particolare dei documentari e delle immagini satellitari riprodotte dal software Google Earth. risaputo che oggigiorno con Internet e la televisione possibile viaggiare per lintero mondo seduti comodamente su una poltrona. Questa possibilit mi ha consentito di comprendere meglio realt cos lontane dalla mia e di presentare in modo personale tre luoghi cui stata applicata lagricoltura urbana.

1. I problemi del pianeta Terra


Desidero chiarire innanzitutto che lo scopo del capitolo non esporre critiche infondate o previsioni pessimistiche riguardo alla nostra societ. Questa breve introduzione allagricoltura urbana non intende nemmeno presentare in modo esaustivo le problematiche che ci circondano: siamo gi abbastanza bersagliati da allarmanti notizie sulla situazione mondiale in fatto di alimentazione, di crescita demografica, di inquinamento e agricoltura. Internet e la televisione offrono infatti non pochi spunti di riflessione su questi importanti temi. Semmai, lobiettivo di questo primo capitolo quello di prendere coscienza del fatto che vi sono alcuni grossi problemi da affrontare seriamente. Luomo ha la possibilit di salvarsi, dice Jeffrey D. Sachs, ma solo se riconosce tutti i pericoli che lo minacciano.1 Perci, nelle prossime pagine affronteremo, seppur brevemente, quei problemi che rischiano di compromettere il nostro pianeta.

Jeffrey D. Sachs, Il bene comune, Mondadori, Milano, 2010, p. 8

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1.1 La crescita demografica


Il periodo di rapida crescita della popolazione e dellindustria prevalso negli ultimi secoli, invece di venir considerato come condizione naturale e capace di durare indefinitamente, apparir come una delle fasi pi anormali nella storia dellumanit (Adriano Buzzati Traverso, 1972)

La crescita demografica avvenuta durante gli ultimi due secoli, pur essendo un tema di cui si sente spesso parlare, non problema affrontato con la dovuta preoccupazione. A partire dal XVIII secolo si avuta una vera e propria esplosione demografica a livello mondiale. Si pu senzaltro affermare che, tra le ragioni di questo evento epocale poich mai si era assistito prima ad una crescita cos elevata vi sono vari fattori: da un lato i progressi agricoli, tra i quali lintroduzione di strumenti innovativi e la diffusione di nuove piante alimentari, dallaltro la Rivoluzione Industriale, con la progressiva meccanizzazione delle lavorazioni in tutti i settori e lapplicazione della chimica in campo agricolo. Queste innovazioni consentirono la produzione di beni alimentari a costi inferiori rispetto al passato e ci port, conseguentemente, a sensibili miglioramenti in fatto di alimentazione; in questo modo pot diminuire il tasso di mortalit soprattutto nelle fasce medio-basse della popolazione, ovvero in quelle con un maggiore potenziale riproduttivo.2

Valerio Castronovo, Un mondo al plurale, Volume 2, La Nuova Italia, 2009, p.277

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Lapplicazione delle innovazioni in campo agricolo durante XIX secolo non per la spiegazione esaustiva della crescita demografica protrattasi per oltre due secoli; la risposta viene data infatti dal modello della transizione demografica: 3

Questo modello, sopra rappresentato dal grafico, si basa sul principio che levoluzione demografica di una societ legata al suo sviluppo economico. Secondo questa teoria esistono due regimi demografici, uno antico e uno moderno, a loro volta separati da due fasi, che prendono il nome appunto di transizione demografica. Nel regime demografico antico, la societ caratterizzata da alti tassi di mortalit parallelamente ad alti tassi di natalit, situazioni di stabilit demografica che si possono riscontrare tuttora nei paesi pi poveri. Durante la prima fase di transizione, laumento del grado di sviluppo economico consente di ridurre la mortalit, mentre il tasso di natalit rimane costante. Ci dovuto a ragioni di carattere socio-culturale: una societ educata ad avere una prole numerosa, impiega tempo a modificare le proprie abitudini. Questo ritardo provoca il cosiddetto boom demografico. Non a caso durante lOttocento la crescita della popolazione ebbe inizio nei paesi europei, quelli cio che per primi subirono gli effetti della Rivoluzione Industriale. Solo nel secondo dopoguerra, quando i paesi occidentali erano ormai entrati nel regime demografico moderno, il fenomeno ha
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http://it.wikipedia.org/wiki/Transizione_demografica, consultazione 11.10.2011

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toccato in modo pi incisivo anche i paesi del Terzo Mondo; tant che la popolazione delle regioni sottosviluppate rappresenta ora i 4/5 di quella mondiale.4 Allora ci si potrebbe chiedere: Come mai laumento demografico verificatosi negli attuali paesi del Terzo Mondo maggiore di quello osservato nei paesi che per primi hanno subito gli effetti della Rivoluzione Industriale?. Una risposta la fornisce Carlo Cipolla: In Europa, le conoscenze che hanno permesso di ridurre la mortalit si sono sviluppate con lentezza e perci laumento della popolazione stato graduale. Nei paesi sottosviluppati, le cognizioni scientifiche accumulate nel corso di due secoli si sono rese invece disponibili immediatamente e i tassi di mortalit sono quindi diminuiti molto pi rapidamente di quanto non sia accaduto nellEuropa Occidentale. [ ] La rapida caduta della mortalit, aggiunta al fatto che i paesi sottosviluppati non erano preparati ai mutamenti culturali che la Rivoluzione Industriale comporta per quanto attiene al controllo delle nascite, allarga in misura clamorosa il gap demografico. 5

Nella seconda fase di transizione, per contro, i costi crescenti, legati ad nucleo famigliare esteso, provocano una tendenziale diminuzione della progenie. Infine, si giunge al regime demografico moderno, quando il tasso di natalit eguaglia quello di mortalit. I paesi del Nord hanno raggiunto questo stadio gi da tempo.

Alla luce di queste riflessioni, possiamo affermare che la crescita della popolazione mondiale causata principalmente dai paesi in via di sviluppo. Ora la questione capire se laumento demografico deve preoccuparci oppure no. Sul piano teorico il problema non dovrebbe sussistere: perch non vi siano pi risorse carenti, infatti, basterebbe attendere il momento in cui i paesi in via di sviluppo fanno il loro ingresso nel regime demografico moderno. Purtroppo per, non sappiamo quando arriver questo momento. Anzi, non sappiamo nemmeno se arriver, visto che nei paesi in via di sviluppo i profitti della produzione destinati allesportazione vanno quasi sempre a finire nelle tasche di un esiguo numero di persone o di grosse multinazionali:

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Informazioni recuperate da una lezione del Prof. Mari del 31.1.2010 presso il Liceo Cantonale di Lugano 2 Carlo M. Cipolla, Uomini, tecniche, economie, Feltrinelli, Milano, 1990, p. 106

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La globalizzazione [

] imporr sempre pi lo sviluppo di certe aree a discapito magari di

altre. Cos le isole di sviluppo nei paesi sottosviluppati saranno sempre pi funzionali all'utilizzo dello stesso sottosviluppo, non certo embrioni di decollo economico generale. 6

Il problema serio: riusciremo a fronteggiare la domanda alimentare in modo soddisfacente come durante il secolo scorso, sapendo che la popolazione della Terra raggiunger i 9 miliardi nel 2050?7 Gi Malthus, nel suo Saggio sulla popolazione del 1798, aveva evidenziato la questione della scarsit della terra coltivabile in contrasto con la crescente richiesta dei suoi prodotti. Egli faceva notare che, mentre le risorse alimentari crescono seguendo una progressione aritmetica (1, 2, 3, 4, ...), la popolazione cresce seguendo una progressione geometrica (1, 2, 4, 8, ...). 8 Certo, non aveva previsto la Rivoluzione Industriale, che ha consentito negli ultimi 100 anni di fronteggiare la domanda alimentare in modo soddisfacente. Un dato a sostegno di questa affermazione la forte diminuzione del tasso di persone malnutrite nel mondo (dal 1971 al 2001 il tasso diminuito del 15%9). Ci avvenuto grazie allavvento della meccanizzazione in campo agricolo, che ha permesso a sua volta un notevole aumento della produzione agricola. Basti pensare che un piccolo Stato come la Svizzera, dal 1905 al 2005, ha aumentato la redditivit delle proprie terre del 350%.10 Tuttavia, chi ha visto la povert che domina nelle zone rurali dellIndia, della Cina o dellEgitto, non pu che convincersi della realt dei freni malthusiani, anche se pu mettere in dubbio lesattezza dellaritmetica di Malthus.11

Dunque, laumento della redditivit delle terre non baster a soddisfare, in futuro, il bisogno alimentare della popolazione mondiale. Infatti, per lAsia significherebbe moltiplicare la propria produzione di 2,3 volte, mentre per lAfrica, teoricamente, vorrebbe dire quintuplicarla: ci poco realistico.12

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www.homolaicus.com/economia/globalismo4.htm, consultazione 12.10.2011 Fonte dei dati: FAO (www.fao.org) 8 Franco Poma, Corso di economia politica, Principato, Milano, 2005, p. 45 9 Fonte dei dati: FAO (www.fao.org) 10 Fonte dei dati: Ufficio federale di statistica, Neuchtel (CH) 11 Carlo M. Cipolla, Uomini, Tecniche, Economie, Feltrinelli, Milano, 1990, p. 124 12 Bruno Parmentier, Nourrir lhumanit, La Dcouverte, Parigi, 2007, p. 15

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Non esistono molte soluzioni alla crescita demografica. Inimmaginabile sarebbe promulgare una legge come quella emessa dallo stato cinese del 1979, secondo cui le famiglie acquisiscono una lunga serie di vantaggi sottoscrivendo limpegno di un solo figlio. Lunica vera risposta, semmai, rendere cosciente luomo dei rischi che va affrontando, affinch possa rivoluzionare il proprio modo di vivere. Luomo occidentale deve imparare a produrre con meno, ma soprattutto, a consumare meno. Si tratta di risolvere un problema di distribuzione eterogenea dei beni alimentari, dovuta al consumo eccessivo (il consumismo) praticato dai paesi sviluppati e dal conseguente spreco di risorse, tema del prossimo paragrafo.

1.2 Spreco e consumismo


Per le persone di normale buonsenso il problema che la Terra malata di sovraconsumo: noi stiamo consumando pi di quanto la natura possa dare; pertanto a livello globale il dilemma questo: o riduciamo drasticamente i consumi, oppure riduciamo altrettanto drasticamente i consumatori (G. Sartori e G. Mazzoleni, La Terra scoppia, Rizzoli, 2003)

Quando mi si chiede di riflettere su un determinato concetto, la prima cosa che faccio leggerne la definizione sul vocabolario, sperando che il semplice atto di ricerca mi suggerisca unosservazione, uno spunto, una riflessione. Nel vocabolario Zingarelli viene data la seguente spiegazione di spreco: Uso indiscriminato, consumo eccessivo o inutile. Ne risulta che lo spreco inteso come il consumo in-cosciente di un bene.

Da qualche tempo lavoro durante il fine settimana ovviamente quando non sono impegnato con la scuola in un piccolo supermercato non lontano da casa mia. Allinizio ero entusiasta di lavorare per una simile azienda; poi per, quando mi spiegarono quale lavoro avrei dovuto svolgere, cambiai di umore. Ogni sabato mi ritrovo infatti ad assecondare il viziato sistema consumistico, proprio quello che condanno in queste pagine, e costretto ad osservare passivamente unimmaginabile quantit di prodotti alimentari ancora integri, gettati in un container per essere inceneriti: a causa della data di scadenza, non possono pi essere venduti mentre in realt sono ancora commestibili e vengono cos buttati nellimmondizia. Un perfetto esempio di spreco!
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Non vi alcuna riflessione da parte del supermercato (e supermercati affini) sul consumo dei propri prodotti. Se penso che solo in Ticino si contano 12'500 lavoratori poveri (working poor),13 che hanno serie difficolt a procurarsi beni di prima necessit, sono indignato dal comportamento di questo ed altri supermercati, che potrebbero distribuire gratuitamente simili prodotti ad organizzazioni come Last Minute Market, invece di gettarli.

Last Minute Market societ spin-off dellUniversit di Bologna nata nel 1998, che si occupa di recuperare i beni invenduti (o non commerciabili) a favore di enti caritativi.14 Questa societ la dimostrazione che lo spreco pu diventare inaspettatamente una risorsa. Sarebbe opportuno, tuttavia, agire allorigine del problema e non tentare di correggere il nostro sistema corrotto: non dobbiamo dimenticare che ancora oggi 840 milioni di persone soffrono la fame15 Oltretutto e questo il fatto pi imbarazzante , secondo uno studio effettuato dallinglese Tristram Stuart, vi sarebbe una produzione superflua di prodotti alimentari ben 22 volte superiore alla quantit di cibo necessaria per alleviare la fame di numerose persone malnutrite.16 In quanto paesi industrializzati, mangiamo troppo e in modo sbagliato. Un dato che dimostra la tendenza a seguire inconsapevolmente una dieta sempre pi malsana laumento del tasso dobesit registrato nei paesi del Primo Mondo. Negli Stati Uniti, uno dei paesi pi colpiti dalla patologia, si passati da un tasso dobesit del 14,5% nel 1971 ad un tasso del 30,9% nel 2000.17

Possiamo pertanto affermare come lo spreco delle risorse alimentari sia doppio: da una parte vengono inceneriti prodotti di cui si pu ancora fruire, mentre dallaltra si consuma pi delleffettivo bisogno. importante comprendere che la natura si basa su cicli, mentre la civilt industriale odierna basata sul consumo di risorse e sullaccumulo di rifiuti.18 Sino a quando potremo continuare in questo modo? Domanda pertinente, ma ancora senza unadeguata risposta.
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Fonte dei dati: Ufficio federale di statistica, Neuchtel (CH) www.lastminutemarket.it 15 Fonte dei dati: FAO (www.fao.org) 16 Tristram Stuart, Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare, p. 176 17 Flegal KM, Carroll MD, Ogden CL, Johnson CL, Prevalence and trends in obesity among US adults 18 Guido Dalla Casa, Manuale di sopravvivenza, Arianna Editrice, Bologna, 2010, p. 5

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1.3 Luomo e le pressioni ambientali


La vita attuale inquinata alle radici. Luomo s messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata laria, ha impedito il libero spazio. (Italo Svevo, La coscienza di Zeno)

Un altro problema da affrontare la questione della pressione ambientale generata dalle numerose attivit delluomo. Luomo trasforma il territorio in modo sregolato, perseguendo il soddisfacimento dei propri bisogni e, si potrebbe altres affermare, dei propri vizi. Un dato sbalorditivo che lessere umano si appropria del 50% del potenziale fotosintetico della Terra: non poco, se pensiamo che questo enorme potere nelle mani di ununica specie. Il processo di trasformazione del territorio avviene in svariate forme. Qui di seguito andr ad analizzarne solo alcune, poich queste brevi pagine non vogliono essere unindagine approfondita sulle questioni di tipo meramente ecologico, ma sono di introduzione al pi ampio concetto di agricoltura urbana.

Lacqua Sappiamo che il 71% della superficie terrestre ricoperta di acqua, mentre il 98% del volume totale si trova negli oceani e nei mari ed troppo salato per poter essere utilizzato per lagricoltura, gli usi domestici e industriali. Solo il 2,5% costituito da acqua dolce, di cui la maggior parte (l'87% circa) concentrata nei ghiacciai, nell'atmosfera o a grandi profondit ed pertanto difficilmente utilizzabile.19 La prima semplice considerazione che si pu trarre da questi dati la seguente: lacqua, seppure sia una risorsa presente in abbondanza sulla Terra, distribuita eterogeneamente; la seconda considerazione, invece, riguarda il fatto che lacqua potabile scarsa. Questo dato, per, non sembra aver preoccupato luomo: il suo atteggiamento nei confronti di questo elemento indispensabile alla vita analogo a quello del supermercato del capitolo 1.2. Luomo ha interferito pesantemente sul ciclo idrologico. Basti pensare alle numerose dighe che stravolgono i nostri fiumi, allacqua dei bacini sotterranei pompata in superficie ad un
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http://www.antropocene.it/acqua.html, consultazione 12.10.2011

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ritmo che eccede la capacit di rigenerazione, nonch ai principali corsi dacqua che vengono gravemente inquinati.20 Buona parte del pianeta si trova gi ora allinizio di una crisi idrica destinata a peggiorare. Stiamo consumando pi acqua di quanta ne abbiamo a disposizione, e si tratta di un vero e proprio spreco idrico.

A questo riguardo gli Obiettivi di sviluppo del millennio (OSM) chiedevano di dimezzare il numero di persone che non hanno accesso allacqua potabile. Questo probabilmente lobiettivo di pi facile realizzazione, poich la difficolt nelladottare soluzioni efficaci pozzi, sorgenti, fontane comunitarie ecc. quasi esclusivamente una questione di investimenti finanziari, pi che un problema di disponibilit dacqua, in quanto luso domestico e sanitario dellacqua potabile non che una piccola frazione del fabbisogno di acqua totale (si osservi la figura sottostante).

E dunque importante agire con misure dintervento anzitutto nel settore agricolo e in quello industriale. Un provvedimento attuabile potrebbe essere quello di istituire un pagamento forfettario annuale per lacqua dirrigazione, come stato fatto in India al fine di favorire la cosiddetta economia verde. Un altro tipo dintervento sarebbe quello di indurre le aziende agricole ad adottare lirrigazione goccia a goccia. Il principio consiste nel somministrare lentamente lacqua fino alle radici stesse della pianta, mediante piccoli tubi situati appena sopra il suolo o interrati.

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Jeffrey D. Sachs, Il bene comune, Mondadori, Milano, 2010, p. 79

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Questa tecnica estremamente efficace: permette di umidificare direttamente le radici e limita le perdite dovute allevaporazione e allinfiltrazione in profondit. Numerose sono le soluzioni che possono essere adottate, ma importante agire subito o sar unemergenza planetaria, afferma Antonino Zichichi, presidente dei Seminari internazionali di Erice.21

Garantire acqua potabile in tutte le regioni del mondo dunque difficile da realizzare; ne consegue che gli esiti della scarsit dacqua nelle diverse societ, soprattutto su quelle pi povere, potrebbero essere catastrofici: senzacqua non si possono irrigare i campi n produrre alimenti, senzacqua potabile non possibile sopravvivere per pi di pochi giorni ed infine, la mancanza di acqua pulita aumenta la diffusione di malattie. Nel complesso, la scarsit dacqua porta dapprima al peggioramento delle condizioni di vita e in un secondo tempo allaumento dei conflitti. Riconsideriamo dunque il nostro consumo dacqua, anche perch, come afferma il filosofo Guido Ceronetti, lacqua si vendicher.

Inquinamento Le origini dellinquinamento sono antiche. Gi, nel Medioevo i fiumi venivano contaminati dalle deiezioni cittadine.22 Nondimeno, linquinamento ha subito una fortissima crescita soprattutto negli anni successivi alla Rivoluzione Industriale. Le cause della deturpazione ambientale sono da ricercare principalmente: - nel consumismo - nellimpiego sempre pi elevato di motori alimentati con combustibile fossile - nelle applicazioni della radioattivit - nelle applicazioni chimiche in campo alimentare

Il consumismo senza dubbio il principale responsabile del problema dei rifiuti e della loro eliminazione: il fatto di consumare presuppone di per se stesso una produzione di rifiuti. Le statistiche indicano che un uomo produce mediamente tra il chilo e il chilo e mezzo di rifiuti al giorno; ci significa che in un anno vengono eliminati individualmente circa 460 chilogrammi di rifiuti.
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http://magazine.quotidiano.net/ecquo/ecquo/2011/08/24/appello-dagli-scienziati-sullacqua-agire-subito-o-saraemergenza-planetaria/, consultazione 12.10.2011 22 Piero Bevilacqua, La Terra finita, Editori Laterza, 2008, p. 70

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Non dobbiamo tuttavia dimenticare che lo smaltimento dei rifiuti comporta dei costi e non una soluzione a lungo termine. Per questo motivo importante dare la priorit a prodotti che generano la minor quantit di rifiuti ed fondamentale utilizzare pienamente il prodotto dopo il suo acquisto; scandaloso osservare, infatti, come molti apparecchi elettronici vengano gettati unicamente per soddisfare le tendenze del mercato, mentre potrebbero essere ancora utilizzati. A questo riguardo interessante la riflessione di Guido Viale: il fatto che la cosiddetta civilt dei consumi in realt non consuma abbastanza, se per consumo si intende una utilizzazione esaustiva di ci che stato prodotto: la massa dei rifiuti non altro che la manifestazione di questo scarto crescente tra ci che produciamo e ci che consumiamo. In questa banale osservazione si svela la natura pi profonda della societ in cui viviamo, che non , in realt, una civilt del consumo, ma una civilt dello spreco [ Favoriamo pertanto un consumo pi consapevole. ].23

I motori alimentati a combustibile fossile: probabilmente la migliore invenzione delluomo di tutti i tempi per quanto riguarda lo sviluppo, ma sicuramente la pi dannosa per lambiente. Che un motore debba inquinare quasi inevitabile: ogni motore, sulla base del secondo principio della termodinamica, emana gran parte del calore che produce (inquinamento termico); inoltre la combustione fossile provoca in ogni caso lespulsione dei gas di scarico. Il secondo fenomeno particolarmente problematico: causa dellaumento di malattie respiratorie, del surriscaldamento terrestre e, non da ultimo, della scomparsa di numerose specie animali e vegetali. La soluzione pi ovvia sarebbe cambiare il tipo di combustibile utilizzato. Purtroppo per, osservando la situazione europea, limpiego delle energie rinnovabili non ancora sufficiente. Si tratta di una questione non solo etica ma prima di tutto economica: linput da parte di uno Stato a sostegno delle energie rinnovabili potrebbe senzaltro favorire lo sviluppo economico. Secondo una ricerca condotta dal WWF, la green economy, ossia leconomia sviluppata considerando anche limpatto ambientale della produzione, risulta essere redditizia e crea sempre pi posti di lavoro.24

23 24

Guido Viale, Un mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano, 2000, p.64 Ricavato da un articolo del giornale 20 minuti del 16.9.2011, p. 13

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Nel frattempo, fintanto che non vi saranno i presupposti per lattesa rivoluzione verde, non ci resta che limitare i nostri spostamenti con i mezzi privati facendo maggiore uso di quelli pubblici e, perch no, di quelli tradizionali come, ad esempio, la bicicletta.

Sono in molti a sostenere che lenergia atomica lunica vera soluzione per fronteggiare la crisi energetica. A questo proposito vorrei elencare gli incidenti avvenuti presso alcune centrali atomiche:25

1957, Windscale, Gran Bretagna: un problema ai reattori provoc unestesa fuga radioattiva che si sparse per tutto il paese.

1957, Kyshtym, Unione Sovietica: le autorit furono costrette ad evacuare circa 270'000 persone e ad isolare un territorio di 390 km2. Il numero di morti, in migliaia, resta difficile da stabilire.

1979, Three Mile Island, USA: si ebbe una pericolosa fusione parziale del nocciolo; limpianto venne chiuso ed tuttora sotto monitoraggio, in attesa di future azioni di smantellamento.

1986, Chernobyl, Unione Sovietica: lesplosione di uno dei reattori sprigion una nube radioattiva che vag per i cieli dellEuropa contaminando numerosi ecosistemi e generando malattie sconosciute a danno di milioni di persone.

2011, Fukushima, Giappone

Seppur lelenco non sia estremamente lungo, dovrebbe evidenziare la pericolosit dei disastri atomici e i danni che possono causare. Questa tecnologia ancora indomabile per luomo e sarebbe azzardato anteporre questa pericolosa fonte di energia ad una qualsiasi altra di tipo rinnovabile. E importante sottolineare inoltre un altro problema causato dalla radioattivit: lo smaltimento delle scorie; sono di svariate tonnellate i residui radioattivi che si cercano stivare sottoterra con sofisticate tecniche di conservazione, la cui sicurezza rimane incerta, poich le scorie conservano la loro radioattivit per decine di migliaia di anni. In un certo senso, come se delegassimo la risoluzione del problema alle generazioni future, ed assolutamente inaccettabile: dobbiamo trattare bene la terra su cui viviamo: essa non ci stata donata dai nostri padri, ma ci stata prestata dai nostri figli. 26
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Piero Bevilacqua, La Terra finita, Editori Laterza, 2008, p.89

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Altro tema particolarmente attuale quello delle sostanze chimiche contenute negli alimenti, dovuto allutilizzo di pesticidi, notoriamente dannosi alla salute. Allarmante , ad esempio, la notizia di Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio: "Nonostante gli sforzi per una sua riduzione, l'uso della chimica di sintesi nell'agricoltura della nostra Regione continua ad essere con ogni evidenza eccessivo; lo dimostra, purtroppo, l'aumento di campioni che presentano contemporaneamente pi e diversi residui chimici.27 Nulla di ci mangiamo e beviamo pu dirsi al riparo da interventi chimici.28 Persino nellagricoltura biologica non possibile evitare che i prodotti vengano a contatto con agenti chimici presenti nellaria, nella pioggia e nelle acque freatiche.29

Nellutilizzo di pesticidi possiamo senzaltro affermare che le colture biologiche non vengono sottoposte a maggiori restrizioni rispetto alle colture tradizionali; la certificazione biologica garantisce unicamente il metodo di produzione, non il prodotto finale. Pertanto, giusto diffidare da chi afferma che lagricoltura biologica pi salutare: si tratta di uno stereotipo, indotto forse dal noto marchio della gemma gemma che ricorda al consumatore quanto la natura sia preziosa o dalla forte presenza del colore verde, che induce lidea di prodotto ecologico. E importante non fidarsi eccessivamente di tutto quello che viene denominato biologico; talvolta pi sana uninsalata prodotta tradizionalmente di una pizza BIO (Bad Industrialized Object). BIO non necessariamente sinonimo di salutare. 30

Un altro importante aspetto da chiarire la questione dei pesticidi naturali e artificiali. E opinione diffusa che ci che artificiale cancerogeno, mentre ci che naturale non fa male alla salute. Il corpo umano per non in grado di distinguere tra una sostanza creata in laboratorio ed una creata dalla natura: si tratta di un pregiudizio diffuso che ci che

Proverbio Masai http://scienzaesalute.blogosfere.it/2010/07/allarmante-aumento-dei-pesticidi-nel-piatto.html, consultazione 20.10.2011 28 David Weir, Mark Schapiro, La congiura del veleno, Edizioni Dedalo, 1982 29 Anne Colatin, Allergie alimentari e ambientali, Giunti Editore, Firenze-Milano, 2004, p.231 30 http://www.swissinfo.ch/ita/economia/La_gemma_cresce,_gli_agricoltori_biologici_fuggono.html?cid=29903736, consultazione 20.10.2011
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naturale anche benefico.31 Sarebbe bello che fosse cos, afferma Dario Bressanini, ma purtroppo solo un luogo comune, ampiamente sfruttato dal marketing.32 Si pensi, ad esempio, ai numerosi prodotti presenti nei supermercati che riportano a grandi caratteri la scritta solo aromi naturali. Gli aromi naturali presenti in uno yogurt alla fragola, ad esempio, spesso non hanno niente a che vedere con le fragole: grazie a batteri, che svolgono particolari processi naturali sui funghi, possibile ottenere laroma di qualsiasi frutto.33 Questi processi naturali avvengono in laboratori, n vi ragione di ritenere che siano meno dannosi dei processi artificiali inventati dai ricercatori. La tossina botulinica, ad esempio, ampiamente utilizzata nelle preparazioni farmacologiche, uno dei pi potenti veleni al mondo, nonostante si tratti di una sostanza naturale prodotta da un batterio. dunque importante non farsi influenzare dalle denominazioni naturale e artificiale, bens valutare caso per caso se una determinata sostanza nociva o no.

Disboscamento Si tratta di un problema assai importante e da non sottovalutare. Tra le altre ragioni del disboscamento, vi la necessit di far spazio agli allevamenti di animali. La carne un prodotto la cui domanda in ampia crescita; se prima il consumo di carne era riservato alle persone benestanti, ora una fetta sempre pi ampia della popolazione mondiale economicamente in grado di acquistare questo alimento. Lallevamento inoltre fonte di enorme spreco: basti pensare che servono 100'000 litri di acqua per produrre 1 chilogrammo di carne di manzo.34 Altra causa del disboscamento limpiego di materie prime come il mais, la canna da zucchero, il grano ecc. per la produzione dei cosiddetti biocombustibili. Il biocombustibile unenergia rinnovabile, ma non ecosostenibile. Le foreste sono ecosistemi importantissimi: sono un elemento fondamentale nel ciclo del carbonio e contribuiscono alla bellezza del paesaggio, contenendo unenorme ricchezza, di cui parleremo nel prossimo capitolo.

31 32

Dario Bressanini, Pane e bugie, Chiarelettere Editore, Milano, 2010, p. 110 Ibid 33 Documentario Poudres et potions de lindustrie alimentaire (http://videos.arte.tv/fr/videos/poudres_et_potions_de_l_industrie_alimentaire_extrait_-4173342.html - 1:45), 34 David Pimentel, James Huser, Erika Preiss, Omar White e al. Water Resources: Agricolture, the Environment and Society, Bioscience, February 2007 vol 47 no.2

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1.4 La vera ricchezza: la Biodiversit Quasi sempre nel corso della storia, luomo ha attribuito maggiore importanza alle cose materiali. Il denaro, ad esempio, sempre stato considerato fatta eccezione per qualche spirito nobile! come lunica vera fonte di ricchezza, ed cos ancora oggi. Basta osservare le speculazioni che hanno causato lattuale crisi economica. Esiste tuttavia un altro tipo di ricchezza, non materiale e alla quale, forse proprio per questo, non attribuiamo la dovuta importanza: la diversit.

Ogni essere ha, forzatamente, dei limiti; si tratta di un dato di realt, non di unopinione. Un sistema privo di diversit un sistema fragile, poich caratterizzato da soggetti aventi gli stessi limiti. In un sistema diversificato, invece, i soggetti hanno la possibilit di attuare rapporti simbiotici per fronteggiare le difficolt. In natura, infatti, accade proprio questo: un eco-sistema bio-diverso si rivela pi resistente e dunque ha maggiori probabilit di sopravvivere. La Biodiversit appunto la coesistenza di diverse specie allinterno di ecosistemi, ed indispensabile per il futuro dellumanit.35 Luomo, intervenendo selvaggiamente sullambiente, sta mettendo a rischio proprio questo bene: la Biodiversit. Una causa, ad esempio, che minaccia la Biodiversit, oltre a quelle gi viste nel paragrafo 1.3, riguarda le biotecnologie, che, come afferma Vandana Shiva, non hanno fatto altro che moltiplicare e peggiorare i danni.36 Gli OGM sono infatti estremamente dannosi per la Biodiversit, poich omologano i beni della natura: un campo agricolo, in cui vengono coltivati degli OGM, perde un enorme potenziale genetico, diventando una sorta di fascismo agricolo, unomologazione coercitiva e distruttiva. Questo non ha riscontri solo a livello ambientale, ma anche a livello sociale: la libert di riprodursi delle diverse specie viventi viene messa in pericolo, con gravi conseguenze anche per la libera e sostenibile economia dei piccoli agricoltori e produttori, che fondata sulla Biodiversit.37

35 36

Campbell Reece, Taylor Simon, Immagini della biologia, Volume D, Zanichelli, Bologna, 2006, p. 667 Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano, 2006, p. 104 37 Ibid

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Dobbiamo aprire i nostri occhi alle meravigliose diversit di questo mondo dice Angelina Jolie. indispensabile essere consapevoli di questa enorme ricchezza e prendersene cura. Il diverso, quando in-compreso ovvero non compreso nel sistema, pu dare origine a conflitti e disagi, ma pu anche essere considerato come un motivo di ricchezza.

2. Lagricoltura urbana
Il giardino dellEden ovunque, devi solo prendertene cura (Jan Bernasiewcz)

Ed eccoci allagricoltura urbana! Ora siamo in possesso delle conoscenze necessarie a comprendere pienamente questo concetto. meglio chiarire subito, per, come lagricoltura urbana non sia lunica soluzione possibile per far fronte alla crisi ambientale, ma una di quelle possibili per migliorare il nostro pianeta e la vita delluomo.

2.1 Che cos lagricoltura urbana? Quando si arriva allultimo anno del percorso liceale, la domanda che viene posta pi volte dai compagni immancabilmente Di che cosa si occupa il tuo LAM (LAvoro di Maturit)?. Spesso mi sono trovato in imbarazzo a rispondere. Quando dicevo Di agricoltura urbana!, il compagno faceva una smorfia, come per dirmi Eh?!. Vediamo di definire cosa si intende per agricoltura urbana.

Apparentemente parlare di agricoltura urbana pu sembrare una contraddizione: come pu lagricoltura essere urbana? evidente la contrapposizione fra territorio rurale e territorio urbano, fra campagna e citt, villano e cittadino ecc. Lagricoltura urbana sostanzialmente la fusione di due mondi, la campagna e la citt; due realt che oggigiorno difficile conciliare in un concetto come lagricoltura urbana, perch, da quando scomparsa lemergenza alimentare, lagricoltura in citt ha perso enormemente importanza.

Grazie agli scavi archeologici sappiamo che gi nell8000 a.c, appaiono i primi grandi insediamenti, le abitazioni e, in particolare, i templi erano contornati da campi irrigati. Ci
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dimostra come il concetto di agricoltura urbana non sia recente, bens un fenomeno che perdurato nella storia. Infatti, nella maggior parte delle citt medievali europee gli spazi agricoli dedicati alla coltivazione avevano unimportante funzione per la sicurezza della citt: fornivano il necessario approvvigionamento alimentare in caso dassedio. Altro esempio piuttosto recente il Piano Wahlen, un programma di autosufficienza alimentare attuato in Svizzera nel 1940 e concepito da Friedrich Traugott Wahlen, agronomo e politico svizzero. Il piano, tra laltro ispirato alla cosiddetta battaglia del grano dellItalia fascista, mirava ad accrescere la capacit produttiva agricola della Svizzera per assicurare lapprovvigionamento della popolazione nelleventuale possibilit di un arresto delle importazioni dovuto a conflitti bellici.38 Nonostante non siano stati raggiunti tutti gli obiettivi del programma, esso contribu notevolmente alla messa in coltura di terre inutilizzate sui suoli urbani.

Zurigo, Luglio 1944

Possiamo quindi constatare che lagricoltura urbana non un concetto nuovo e nemmeno il frutto di una mia invenzione.

Dopo essere stato a lungo abbandonato, negli ultimi anni tuttavia riemerso linteresse per lagricoltura urbana. In alcuni casi, come vedremo fra poco, si trattato di una necessit; in altri casi, come per gli Orti condivisi di Chiasso (Ticino), ci si resi conto di

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Dizionario storico della Svizzera (http://www.hls-dhs-dss.ch/textes/i/I13783.php, consultazione 23.10.2011)

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come lagricoltura urbana possa diventare una valida soluzione a numerosi problemi ancora irrisolti: linquinamento, il deturpamento del paesaggio, la crescente domanda alimentare, anche lobesit, i conflitti sociali, la crisi economica ecc.

2.2 Tre esempi significativi di agricoltura urbana

Quartiere della citt dellAvana - 2004

LAvana, 198939 Negli anni Novanta Cuba cadde in una grave crisi economica, dovuta al crollo dellUnione Sovietica; gli scambi commerciali che avvenivano con il blocco economico del Comecon vennero interrotti e Cuba si ritrov in gravi difficolt: leconomia non avrebbe pi potuto svilupparsi, poich le transazioni di importazione ed esportazione con qualsiasi paese erano bloccate; nemmeno lembargo statunitense venne abolito infatti tuttora in vigore dagli anni Sessanta. Questa situazione spinse il governo cubano ad attuare una serie di misure per passare ad uneconomia indipendente dal petrolio e dagli aiuti internazionali. Numerose furono le misure adottate nellagricoltura, tra cui la suddivisione delle terre in piccole aziende cooperative, pi facili da coltivare senza lausilio di macchinari, e loccupazione di tutti gli spazi urbani, in mondo analogo al Piano Wahlen.
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Informazioni tratte dal documentario The Power of Community: How Cuba Survived Peak Oil (www.powerofcommunity.org)

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Secondo quanto riferisce il documentario, Cuba attualmente autosufficiente dal punto di vista alimentare e circa il 50% del cibo consumato nella citt dellAvana prodotto nel territorio urbano della citt. Anche se non possiamo affidarci completamente a queste informazioni, i benefici del progetto non possono essere discussi, soprattutto se analizziamo il territorio della citt dellAvana sotto i seguenti aspetti:

Aspetto estetico/paesaggistico Il paesaggio della citt migliore rispetto ad altri suoli urbani. Si noti ad esempio il confronto fra il nucleo della citt dellAvana e il nucleo di Milano. LAvana, pur avendo 900'000 abitanti in pi, presenta un territorio edificato meno denso rispetto a Milano e possiede numerosi terreni agricoli (zone con i contorni in verde). Milano, seppur disponga di numerosi giardini in prossimit del nucleo, possiede i latifondi allesterno del territorio urbano, mentre LAvana caratterizzata da piccoli terreni agricoli sparsi allinterno del suolo urbano: una fusione di citt e campagna senzaltro positiva per il paesaggio. In questo modo - riprendendo il concetto di diversit - lambiente diventa pi vario, si colora e si differenzia, con evidenti influssi positivi sul benessere degli abitanti.

Nucleo della citt dellAvana

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Nucleo della citt di Milano

LAvana

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Milano

Aspetto ecologico Come ho gi detto, la diminuzione dei costi dei trasporti ha portato alla progressiva differenziazione fra luogo di produzione e luogo di consumo. Ci sicuramente una delle cause del problema dellinquinamento: se prima infatti i beni agricoli venivano consumati nel luogo in cui erano stati prodotti, ora il cibo percorre centinaia o migliaia di chilometri prima di raggiungere la nostra tavola. vero che, grazie allefficienza dei trasporti, oggi possiamo consumare prodotti che prima erano sconosciuti, ma tutto ci ha evidenti riscontri dannosi sullambiente. Inoltre, se riflettiamo attentamente, il danno non solo causato dal trasporto dal produttore al supermercato, ma anche dallo spostamento del consumatore per recarsi al supermercato.

Osservando limmagine sottostante si pu notare come questo problema sia stato in parte risolto: campi, industrie, mercati e abitazioni sono relativamente vicini fra loro. Linquinamento dunque pi contenuto, poich i trasporti dei beni agricoli verso i luoghi di consumo o di trasformazione sono drasticamente ridotti.

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Detroit, 200840 Detroit, citt degli Stati Uniti nota come la capitale dellindustria automobilistica, aveva gi conosciuto altre crisi in passato, ma il peggio arrivato quando la crisi economica ha portato al fallimento numerose industrie automobilistiche causando cos una grave disoccupazione. Ci ha portato molte famiglie ad abbandonare la citt; secondo le stime si calcola che gli edifici abbandonati siano stati 33'500, per un totale di 65 chilometri quadrati di territorio. Anche molti supermercati e negozi di generi alimentari sono stati chiusi, dato il calo della domanda di beni di consumo. Questa situazione ha fatto s che molti abitanti abbiano iniziato a coltivare le terre che venivano lasciate libere man mano. Non si trattato di una scelta, ma di una necessit, dettata dal bisogno primario di alimentarsi.

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Informazioni tratte dal documentario Dtroit passe au vert (http://videos.arte.tv/fr/videos/detroit_passe_au_vert-3427874.html)

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Ecco alcuni aspetti interessanti dellagricoltura urbana a Detroit:

Aspetto economico La coltivazione del suolo urbano a Detroit stata indotta da un bisogno. Gli abitanti, che non avevano la possibilit di acquistare prodotti freschi nei supermercati, facevano capo allunica fonte alimentare del distretto, ovvero i distributori di benzina e alcune piccole drogherie. Hanno iniziato cos a coltivare le terre abbandonate, riunendosi in piccole associazioni denominate community garden.

La produttivit di queste terre davvero elevata: basti pensare che anche solo il giardino di unabitazione in grado di nutrire, se coltivato in modo bio-intensivo cio intensivamente ma nel pieno rispetto dellambiente una famiglia di quattro persone per un anno intero.41 Lagricoltura urbana ha perci un notevole potenziale produttivo; grazie allattivit di questi cosiddetti agricoltori urbani, le famiglie di Detroit hanno avuto ed hanno tuttora la possibilit di alimentarsi con frutta e verdura fresche e locali. Alcuni agricoltori urbani, come Greg nel documentario uno dei pi noti agricoltori urbani della citt , riescono a trarre profitti dalla vendita di una parte del loro raccolto,
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Jackie Hunt, una urban farmer di Detroit

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quella in eccedenza. Si tratta di un vero e proprio ritorno alle origini: ci che viene coltivato destinato allapprovvigionamento alimentare di ognuno e solo il cosiddetto surplus viene venduto. Il sistema prende il nome di autoproduzione.

Detroit Orti di Vandalia Gardens, un community garden della citt

Aspetto ecologico Anche a Detroit, come allAvana, linquinamento causato dal trasporto delle derrate agricole verso i luoghi di consumo o di trasformazione, stato drasticamente ridotto. Greg, ad esempio, deve percorrere appena un paio di chilometri per rifornire i ristoranti della citt.

Un problema, che nasce quando si parla di coltivazione del suolo urbano, linquinamento presente nel terreno. Oggigiorno parlare di suolo divenuto un concetto astratto, poich la terra soffocata dallasfalto e dal cemento. Persino per i contadini il suolo sta diventando qualcosa di estraneo, visto che molti vegetali possono essere coltivati nella lana minerale imbevuta di una particolare soluzione nutritiva. Abbiamo per lungo tempo dimenticato di preoccuparci del bene del suolo, che un tempo era considerato lunica vera fonte di ricchezza, ed ora ne stiamo pagando le conseguenze. Come possiamo immaginare, i suoli delle grandi citt sono i pi inquinati a causa, in particolare, delle emissioni di polveri fini dei gas di scarico. Per rimediare al problema, a Detroit si coltiva arginando gli orti con assi di legno e aggiungendovi sopra del terriccio (si
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osservi limmagine sopra). Una buona soluzione senzaltro, ma che richiede il ricambio regolare della terra, in modo da impedire laccumulo delle sostanze nocive presenti nellaria.

Come altrove anche in Svizzera non esiste pi alcun suolo incontaminato. Chi intende intraprendere lavventura dellagricoltura urbana deve prestare molta attenzione al luogo in cui coltiva e considerare le condizioni dellaria e dellacqua cui il terreno viene esposto, poich sono i principali vettori dellinquinamento.42

Oltre ai benefici che lagricoltura urbana produce riducendo leffetto dannoso dellemissione di polveri fini, vi un altro aspetto importante di cui si parlato nel capitolo precedente: la Biodiversit. Generalmente si tende a preferire un parco ben curato ad una linea ferroviaria abbandonata, dove cresciuta una vegetazione spontanea e selvatica. Tuttavia, i parchi comunali, che spesso comportano enormi spese di manutenzione, non hanno un effetto positivo nella salvaguardia della Biodiversit: i parchi hanno infatti un limitato patrimonio naturale, poich generalmente contengono poche specie diverse di piante; questo aspetto contrasta con il suolo coltivato in modo biologico, ad esempio quello presente a Detroit, che ne contiene invece una vasta variet. Lagricoltura urbana, pur subendo lintervento delluomo, favorisce lintroduzione di nuove piante allinterno dei centri urbani e ci crea un ambiente pi adatto anche ad altri organismi, come insetti, uccelli, ecc.

Aspetto didattico e culturale dagli anni Cinquanta, quando i primi supermercati hanno iniziato a prendere il sopravvento, che non mai stato cos facile procurarsi il cibo. Fare acquisti al supermercato divenuto cos semplice e rapido da farci dimenticare la provenienza del cibo. Lagricoltura urbana, al contrario, ci aiuta a riflettere sul nostro modo di vivere: prendersi cura di un piccolo orto ci rende attenti su come il rapporto tra uomo e natura non debba essere basato sullo sfruttamento, ma sullo scambio. Coltivare la terra non perci finalizzato unicamente a soddisfare un bisogno primario, ma anche

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Ufficio federale dellambiente, delle foreste e del paesaggio, Lambiente in Svizzera, 2002

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unoccasione per riscoprire limportanza di un contesto urbano sano, piacevole e ricreativo.

Lesperienza dellagricoltura importante anche per comprendere lessenza della natura e i suoi fenomeni. Numerose sono le scuole di Detroit che fanno visita regolarmente agli orti botanici; in questambito le possibilit di apprendimento diventano numerose: possibile allargare le proprie conoscenze botaniche, migliorare le capacit manuali e mettere poi in pratica le conoscenze teoriche acquisite.

Chiasso, 201043 Nel marzo del 2010 sono stati creati a Chiasso, in un terreno in disuso messo a disposizione dalle FFS, una sessantina di orti, destinati agli abitanti della zona, alla Fondazione Diamante e al Centro per richiedenti di asilo, dietro compenso di 150 franchi annui. Il progetto, finanziato dal comune di Chiasso, stato promosso dallassociazione Radix, che si occupa della prevenzione e promozione della salute a livello federale, e curato dallarchitetto-paesaggista Sophie Agata Ambrosie. Lidea degli orti condivisi ha suscitato un enorme interesse allinterno della popolazione, tant che i lotti si sono esauriti in brevissimo tempo.

Orti condivisi di Chiasso - 2011 Leo Marcionetti


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Informazioni tratte dal documentario Orti condivisi di Chiasso di Olmo Cerri, 2011

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In questo caso gli orti urbani non sono nati a seguito di un bisogno, come avvenuto a LAvana e Detroit; quello di Chiasso piuttosto il tentativo di porre rimedio ad alcuni problemi di ordine sociale che in Ticino e specialmente a Chiasso sono particolarmente sentiti dai cittadini. Mi riferisco, ad esempio, allintegrazione degli stranieri nella societ44, alla carente attivit fisica dei ticinesi45, al ridotto rapporto del cittadino con la natura, ecc.

Sembra che gli obiettivi del progetto siano stati raggiunti. Gli Orti condivisi di Chiasso stanno diventando un centro di ritrovo sempre pi frequentato dalle famiglie del comune, fatto molto positivo, che potrebbe essere seguito da iniziative simili da parte di altri comuni del Cantone.

Qui di seguito sono evidenziati gli aspetti per i quali il progetto di Chiasso si rilevato molto interessante:

Orti condivisi di Chiasso - 2011 Leo Marcionetti

http://www4.ti.ch/di/di-di/cosa-facciamo/integrazione-degli-stranieri-e-lotta-contro-il-razzismo, consultazione 3.11.2011 45 http://www4.ti.ch/dss/dsp/upvs/settori-di-attivita/movimento, consultazione 3.11.2011

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Aspetto terapeutico La vita in una citt carica di stress e agitazione. Il tempo frazionato da orari e da appuntamenti che devono essere rispettati. La puntualit divenuta indispensabile ed per questo che ci ritroviamo a fare tutto di fretta. Lagricoltura urbana, invece, non permette simili ritmi, poich si basa sui ritmi biologici: luomo deve rispettare, per il proprio benessere, i tempi e i ritmi imposti dalla natura. Se da un lato lagricoltura urbana ci costringe ad assaporare il piacere delle cose semplici fatte senza fretta, dallaltro ci consente di godere gli effetti benefici di questo modo di vivere, un modo presente un tempo ma ora divenuto sempre pi difficile da mantenere. Da questo punto di vista gli orticoltori urbani di Chiasso hanno lopportunit di riscoprire la tranquillit della natura, ritirandosi nella cura del proprio orto.

Prendersi cura di un orto significa anche praticare, seppur in lieve misura, unattivit fisica. Secondo le statistiche pare che il Ticino sia caratterizzato da un carente esercizio fisico da parte della popolazione. Lorto potrebbe indurre le persone a muoversi di pi, sia perch, come abbiamo detto prima, la gente impara a prendersi pi tempo per s, concedendosi una passeggiata, sia perch la cura dellorto richiede un lavoro e una pratica quotidiani.

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Aspetto sociale La presenza di orti urbani in un citt intensifica le interazioni fra le persone, incrementa lo scambio di informazioni e anche la solidariet. Gli orti urbani possono essere loccasione di una maggiore coesione sociale, poich coinvolgono tutti gli strati sociali, anche quelli pi disagiati: stranieri, anziani, bambini. Attraverso il lavoro e limpegno nel contesto degli orti urbani, le persone possono dare il loro contributo allinterno della comunit, e questo incrementa la loro integrazione. I richiedenti di asilo che giungono a Chiasso trascorrono diverse settimane in attesa di una risoluzione sulla loro richiesta; i rapporti con gli abitanti di Chiasso sono caratterizzati spesso da indifferenza, mentre attraverso gli Orti condivisi possibile rivedere positivamente questi rapporti.

Un altro contributo sociale degli orti quello della Fondazione Diamante al progetto. Gli utenti della Fondazione possono avere infatti, grazie agli orti, ulteriori possibilit di incontro e migliori aspettative per quanto riguarda la loro integrazione.

Orti condivisi di Chiasso - Bancale riservato a persone con difficolt motorie

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2.3 La polifunzionalit dellagricoltura urbana Abbiamo visto come lagricoltura urbana svolga diverse funzioni allinterno della societ, funzioni che variano a seconda della tipologia di terreno coltivato. Si osservi lo schema riassuntivo che segue, dove sono messe in relazione le tipologie dei terreni con i vari aspetti dellagricoltura urbana presenti in qualsiasi metodo di applicazione: ecologico, culturale e terapeutico. A riprova del fatto che praticare lagricoltura ha sempre un effetto benefico sullambiente, sul corpo e sulla mente.

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2.4 Prospettive future per lagricoltura urbana In base a quanto emerge in questo studio, possiamo affermare che lagricoltura urbana una valida soluzione per rendere le citt migliori sotto molteplici aspetti. Numerose sono le iniziative che si stanno sviluppando in questi ultimi tempi e che testimoniano un interesse crescente per questo strumento fondamentale nella creazione delle cosiddette citt verdi. I community garden, un metodo di approccio allagricoltura interessante per pi ragioni (come evidenzia lo schema della pagina precedente), potrebbero essere presi come valida alternativa ai parchi ricreativi di molte citt. Lugano, ad esempio, che presenta un numero elevato di parchi (Parco Ciani, Parco Florida, Giardino Belvedere, Parco San Michele, Parco degli Ulivi, Parco del Tassino, Parco San Grato ecc. 46), potrebbe avere, con una migliore gestione del suolo urbano, svariate possibilit per favorire la formazione di community garden. Vediamo qualche semplice proposta:

Parco Ciani Parco Ciani considerato tra i parchi pi belli della Svizzera; al suo interno vi sono tuttavia molte zone prive di alberi e poco utilizzate, che potrebbero essere trasformate in orti urbani.

http://www.lugano.ch/ambiente/welcome.cfm?catID=11003&docid=A30295737BFE0CA8C1256A45003C16F4, consultazione 4.11.2011

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Viganello

Viganello un quartiere di Lugano densamente popolato. caratterizzato da una scarsa vegetazione, da una architettura di scarsa qualit e da pochi spazi pubblici adatti alla socializzazione, caratteristiche che sicuramente non giovano alla popolazione. Lugano potrebbe migliorare le condizioni territoriali trasformando gli spazi non ancora edificati in orti urbani.

Ecco una zona di Viganello che potrebbe diventare un community garden:

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La ricerca di spazi in cui il comune di Lugano ha la possibilit di investire, pu continuare a lungo. importante ricordare, per, che lo stimolo nel praticare lagricoltura urbana non deve forzatamente giungere da unistituzione statale; molti hanno la fortuna di avere un giardino privato: coltivare un orto nel proprio giardino potrebbe influenzare positivamente i vicini e contribuirebbe altres a realizzare lidea, certamente non utopica, di citt verde.

3. Una scelta
Una scelta va presa.

La facolt di scegliere presuppone la libert e, viceversa, non vi libert senza scelta.

Lidea presente nella Costituzione federale della Confederazione Svizzera: Il Popolo svizzero e i Cantoni, [ ] consci che libero soltanto chi usa della sua libert [e quindi chi compie latto della scelta], si sono dati la presente Costituzione. 47 Ne consegue che, se vogliamo condurre una vita libera, dobbiamo compiere delle scelte; un percorso obbligato, un presupposto di realizzazione della democrazia. Come disse Gherardo Colombo: la democrazia si realizza soltanto se esiste un effettivo impegno [inteso ancora come atto di scelta] da parte di tutti i cittadini.48

Scegliere dunque unazione che non consente alternative, tant che scelta una parola che in genere non conosce contrari. Gianrico Carofiglio, tuttavia, ne suggerisce alcuni: Scelta il contrario di rinuncia, di conformismo e di vigliaccheria. Scelta il contrario di vergogna. Scelta il contrario di indifferenza.49 La scelta dunque larma da sferrare contro il peggiore dei mali di una societ: lindifferenza. A riguardo illuminante il passaggio di Antonio Gramsci:

Odio gli indifferenti. [ ] Indifferenza abulia, parassitismo, vigliaccheria, non vita. Perci odio gli indifferenti. [
47 48

] Lindifferenza opera potentemente nella storia. Opera

Costituzione federale della Confederazione Svizzera, Preambolo Gherardo Colombo a Che tempo che fa, 24.9.2011, http://www.youtube.com/watch?v=5rJdq16HCfw (8:48) 49 Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, Rizzoli, Milano, 2010, p. 117

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passivamente, ma opera. la fatalit; ci su cui non si pu contare; ci che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; la materia bruta che si ribella allintelligenza e la strozza. Ci che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) pu generare, non tanto dovuto alliniziativa dei pochi che operano, quanto allindifferenza, allassenteismo dei molti. Ci che avviene, non avviene tanto perch alcuni vogliono che avvenga, quanto perch la massa degli uomini abdica alla sua volont [ ].50

Una scelta fonte di sacrifici. Fare scelte, per, faticoso. Lagricoltura urbana, in tal senso, richiede sforzo e una grande volont da parte di chi intende praticarla: daltra parte uno stile di vita ecosostenibile implica anche sacrifici. Non bastano le buone intenzioni: voler migliorare le condizioni ambientali del nostro pianeta richiede un impegno anche personale. Sarebbe sciocco, ad esempio, votare i Verdi con il pretesto di affermare una modalit di vita rispettosa dellambiente, quando, allo stesso tempo, ignoriamo la raccolta differenziata, cambiamo guardaroba ogni anno per assecondare la moda, conduciamo una dieta ridondante e malsana o fumiamo tre pacchetti di sigarette al giorno.

La scelta fatta perseguendo una determinata ideologia deve quindi essere coerente con un certo modo di vivere e di agire.

Una scelta volta al bene della specie umana. Con queste premesse una scelta va presa a vantaggio delle generazioni future e non pensando solo a noi stessi, come se il prossimo non meritasse la nostra attenzione. Se le persone fossero pi altruiste e pensassero meno a s e pi agli altri, avremmo certamente meno problemi di quanti ne abbiamo adesso. Riflettiamo un momento su ci che facciamo quotidianamente: ogni rifiuto che produciamo va a riempire le gi traboccanti discariche cui dovranno far fronte i nostri figli; possiamo dire lo stesso per lenergia nucleare, per linquinamento atmosferico, per il cibo che mangiamo.

50

Antonio Gramsci, Indifferenti, 11 febbraio 1917

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Non ci fu dato un cuore per vedere impassibilmente piangere il prossimo, diceva Napoleone; anche la Costituzione Svizzera parla di coscienza di responsabilit verso le generazioni future.51 E in questottica che dovremmo guardare.

Lagricoltura urbana: la mia scelta. Scrivere questo lavoro stato al tempo stesso un fine e un mezzo: da una parte ho allargato le mie conoscenze sullambiente, ma dallaltra ho compreso quanto sia importante adottare un comportamento ecologico e, soprattutto, scegliere di farlo ogni giorno, con la fatica che comporta.

Questo lavoro mi ha convinto della necessit di dare concretezza allidea di agricoltura urbana. Non basta pi solo parlarne, occorre fare qualcosa, a livello macro, ma ancor prima nellambito micro delle reali opportunit di ciascuno. Cos mi sono detto: Il mio giardino potrebbe diventare un orto, e qualora non avessi pi un giardino, anche il terrazzo della mia casa potrebbe diventarlo. Piccole scelte personali che possono essere condivise e influenzare le grandi scelte sullambiente.

Vi sono, come ho detto allinizio di questo lavoro, principi ecologici difficili da mettere in pratica; poi per c lesperienza di ciascuno di noi, unesperienza che pu dare contributi apparentemente minimi, ma efficaci.

Perch la terra torni ad essere un posto dove si abbia voglia di abitare.

51

Costituzione federale della Confederazione Svizzera, Preambolo

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Lagricoltura urbana: vivere in modo ecosostenibile

ELENCO BIBLIOGRAFICO DELLE OPERE CITATE


Jeffrey D. Sachs, Il bene comune, Mondadori, Milano, 2010 Valerio Castronovo, Un mondo al plurale, Volume 2, La Nuova Italia, 2009 Carlo M. Cipolla, Uomini, tecniche, economie, Feltrinelli, Milano, 1990 Franco Poma, Corso di economia politica, Principato, Milano, 2005 Bruno Parmentier, Nourrir lhumanit, La Dcouverte, Parigi, 2007 Tristram Stuart, Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare, Mondadori, 2009 Guido Dalla Casa, Manuale di sopravvivenza, Arianna Editrice, Bologna, 2010 Piero Bevilacqua, La Terra finita, Editori Laterza, 2008 Guido Viale, Un mondo usa e getta, Feltrinelli, Milano, 2000 David Weir, Mark Schapiro, La congiura del veleno, Edizioni Dedalo, 1982 Anne Colatin, Allergie alimentari e ambientali, Giunti Editore, Firenze-Milano, 2004 Dario Bressanini, Pane e bugie, Chiarelettere Editore, Milano, 2010 Campbell Reece, Taylor Simon, Immagini della biologia, Volume D, Zanichelli, Bologna, 2006 Vandana Shiva, Il bene comune della Terra, Feltrinelli, Milano, 2006 Gianrico Carofiglio, La manomissione delle parole, Rizzoli, Milano, 2010 Antonio Gramsci, Indifferenti, 1917

SITOGRAFIA
www.fao.org www.antropocene.it www.swissinfo.ch www.powerofcommunity.org www.statistica.admin.ch

DOCUMENTARI
The Power of Community: How Cuba Survived Peak Oil, 2006, di Faith Morgan Dtroit passe au vert, 2010, di Laurent Cibien, Alain Guillon e Pascal Carcanade Orti condivisi di Chiasso, 2011, di Olmo Cerri

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