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Lezione introduttiva su:

Fluidi ideali
(Ing. E. Foti)

Fluidi ideali:
sommario della lezione
1. Premessa
2. Formulazione del problema
2.1 Il teorema di Kelvin
2.1.1 Fluido ideale in moto irrotazionale e rotazionale
3. Soluzioni dellequazione di Eulero
3.1 Soluzione per moti rotazionali in moto permanente: ovvero
(1)
il teorema di Bernoulli in piccolo
3.1.1 Il teorema di Bernoulli in piccolo nella pratica
idraulica
3.1.2 Significato energetico del teorema di Bernoulli
3.1.3 Potenza di una corrente. Estensione del teorema
di Bernoulli ad una corrente
3.2 Soluzione per moti irrotazionali: ovvero il teorema di
(1)
Bernoulli in grande
3.2.1 Il teorema di Bernoulli in grande nella pratica
idraulica
4. Moti Irrotazionali piani
4.1 Potenziale delle velocit ed equazione di Laplace
4.2 Applicazioni di variabili complesse
4.3 Le trasformazioni conformi
(1)
L.
(1)

L.de
deLagrange,
Lagrange,Mechanique
Mechaniqueanalytique;
analytique;(1788).
(1788).

1. Premessa
Il moto di un fluido che occupa la regione V(t) racchiusa dalla superficie S(t) usualmente
affrontato ipotizzando che le caratteristiche macroscopiche valutabili sperimentalmente
siano funzioni continue dello spazio e del tempo.
Ci implica che il processo di movimento risulta individuato e predicibile una volta che le
funzioni (x,t), v(x,t), p(x,t) e T(x,t), rispettivamente significative della distribuzione di
densit, velocit, pressione e temperatura, siano note al variare del tempo in tutta la regione
fluida interessata dal processo di movimento.
La descrizione appena data di movimento quella che usualmente viene definita euleriana
(anche se, in realt, fu J.R. dAlembert, nel 1752, ad introdurla per primo(1)), in cui tutte le
grandezze significative, riferite ad un sistema di riferimento fisso, vengono individuate nel
tempo attraverso equazioni differenziali(2). Tale descrizione si contrappone a quella della
meccanica classica in cui le variabili indipendenti risultano essere, oltre al tempo (t), le
coordinate che allistante iniziale individuano la particella materiale di cui si vuol seguire
levoluzione per tutto il processo di movimento

(1)
J.le
(1)

J.leR.
R.dAlembert,
dAlembert,Essai
Essaidune
dunenouvelle
nouvelletheorie
theoriede
delalarsistence
rsistencedes
desfluides
fluides(1752).
(1752).Memoria
Memoriapresentata
presentata
allAccademia
di
Berlino
nel
dicembre
del
1749.
allAccademia di Berlino nel dicembre del 1749.
(2)

1. Premessa
In particolari condizioni, invero assai frequenti nella realt, specialmente se il fluido
considerato sia laria o lacqua, entrambi caratterizzati da un bassissimo valore della

viscosit cinematica

legati

, risulta utile trascurare nel processo di moto gli effetti

alla viscosit (ci significa porre =0).


Tale modello di fluido, detto ideale, per il quale risultano nulle sia le tensioni tangenziali,
sia la parte non isotropica delle tensioni normali, rappresenta uno schema concettuale di
grande utilit dal momento che esso introduce notevoli semplificazioni nelle equazioni del
moto.
E chiaro come nella realt fisica il moto di un fluido non sia mai veramente ideale.
Tuttavia lo schema logico di fluido ideale assume rilevanza poich in molti casi, alcuni dei
quali sono di seguito descritti, gli effetti viscosi sono trascurabili. Ci avviene ad esempio,
quando il numero di Reynolds caratteristico del processo di moto risulta sufficientemente
elevato. In altre parole, se Re>>1, le azioni viscose possono ritenersi trascurabili in tutto il
campo di moto (tranne che in quelle regioni prossime a contorni solidi in cui i gradienti di
velocit sono rilevanti)

2. Formulazione del problema


Sulla base delle considerazioni prima esposte, lequazione del moto nel caso di fluidi ideali
risulta essere la seguente:
dv
f p (equazione di Eulero)

dt

Cui va associata lequazione di continuit che, nel caso pi generale si pu porre come
segue:
d

dt

v 0

Vediamo quali considerazioni di carattere generale possono trarsi da essa. Si particolarizzi


il campo di forze di massa come campo conservativo (es. campo gravitazionale) per cui
lecito porre: f
Ne segue allora che lequazione di Eulero, nellipotesi di fluido incomprimibile, si riduce
alla seguente:

dv
1


p
dt

Questultima pone chiaramente in evidenza come, nel caso di fluidi ideali e forze di massa
conservative, laccelerazione sia derivabile da un potenziale scalare.

2. Formulazione del problema


Questo risultato anche estendibile al caso di fluido comprimibile (barotropico) ideale,
posto infatti = (p) si ricava:

dv
dp


dt

Attenzione: la presenza di un potenziale scalare univoco per il campo delle accelerazioni


non implica che il moto sia irrotazionale. In altre parole, il moto di un fluido ideale pu
essere sia rotazionale che irrotazionale.

2.1 Il teorema di Kelvin


Sulla base dellultima espressione mostrata, si pu osservare che, indipendentemente dalla
irrotazionalit del moto, per un fluido ideale immerso in un campo di forze conservative la
circolazione della velocit lungo una qualsiasi curva riducibile C in moto con il fluido si
mantiene costante nel tempo. Infatti, definendo la circolazione nella forma:
vd x
C

Si ha che:

d d
dv
d d x
vd x
d x v

C dt
C
dt dt C
dt
1
p d x v d v
C
C
1
v2
p d x d
C
C
2

1
v2
dp d d
C
2

Per cui, se una funzione monodroma di p ed il campo di forze di massa costante


(g=costante) allora la funzione integranda esprime un differenziale esatto e quindi
df 0 costante

2.1 Il teorema di kelvin


Esaminiamo alcune conseguenze del teorema di Kelvin.
Nel caso di irrotazionalit dal moto di un fluido ideale, il teorema di Kelvin sancisce
la persistenza di tale condizione. Per chiarire questo concetto basta ricorrere al
teorema di Stokes che, come noto, assicura la seguente uguaglianza:

v d x v ndA
C

Con n normale alla superficie A racchiusa da C.


ricordando inoltre che la vorticit definita come: v
Se ne ricava subito laffermazione prima fatta. Il teorema di Stokes infatti impone sul
piano fisico luguaglianza tra la circolazione della velocit lungo una qualsiasi curva
riducibile C immersa nel dominio fluido ed il flusso di vorticit attraverso una
qualsiasi superficie A da essa delimitata. In altre parole, uguaglia lintensit del tubo
vorticoso formato da tutte le linee di vorticit (linee a tangente parallela al vettore
vorticit locale) che si appoggiano alla curva C.
Se il moto irrotazionale (=0) la circolazione risulta nulla lungo tutte le curve
riducibili immerse nel campo di moto. Inoltre, per il teorema di Kelvin, se tale
circostanza verificata allistante iniziale, essa risulter verificata in tutti gli istanti
successivi.

2.1.1 Fluido ideale in moto irrotazionale e rotazionale


Riassumendo, per un fluido ideale:
(i)

Se il moto irrotazionale (=0) esso resta tale nel tempo ed inoltre risulta nulla
lungo tutte le linee riducibili immerse nel campo di moto

(ii) Se il moto rotazionale (0) levoluzione della vorticit descritta dallequazione


seguente:

v v 0
t

questultima mostra che, nellipotesi di densit uniforme, la dinamica della vorticit


non influenzata n dal campo delle pressioni, n dalle forze di massa (supposte
conservative). Essa risulta invece descritta da un bilancio tra variazione locale,
convezione di vorticit da parte del fluido per effetto della disuniforme distribuzione
di w oltre ad un termine ( v)
che tiene conto della distorsione o dilatazione
delle linee di vorticit per effetto del gradiente di velocit.

Nel caso di moto rotazionale, il teorema di Kelvin implica che nei fluidi ideali i tubi
vorticosi sono permanenti, cio si muovono con il fluido e mantengono intensit
costante.

2.1.1 Fluido ideale in moto irrotazionale e rotazionale


In un fluido a densit costante soggetto a un campo di forze conservativo, la vorticit
non pu essere generata allinterno della massa fluida.

v v 0
t

Se generata, la vorticit si intensifica o si attenua per effetto del termine v


e viene trascinata dal fluido per effetto dei termini convettivi v

3. Soluzioni dellequazione di Eulero


Vediamo innanzitutto di derivare un importante risultato che vale in tale ambito: il
teorema di Bernoulli. Si consideri lequazione di Eulero per fluidi barotropici:

Ovvero:

dv
dp


dt

v
dp
v v ( ) 0
t

Poich vale lidentit vettoriale:


Si pu ricavare:

Ponendo:
Si ricava quindi:

v2
v ( v) v
2
v
dp v 2
v ( ) 0
t
2
2

dp v
~
H ( )
2
v
~
H v
t

3. Soluzioni dellequazione di Eulero


Il risultato appena ricavato, ovverosia:

v
~
H v
t
sugger a Lagrange due diverse soluzioni, che verranno presentate nel prosieguo,
ottenute nelle ipotesi di:

0;
v
0
t

Teorema di Bernoulli
in piccolo

Teorema di Bernoulli
in grande

3.1 Soluzione per moti rotazionali in moto permanente: ovvero il teorema di


Bernoulli in piccolo
Lequazione di Eulero scritta nellipotesi di forze di massa conservative e di fluido a
~
comportamento al pi barotropico e avendo introdotto la grandezza H, pu porsi nella
forma:

v
~
H v
t

Se si introducono le ipotesi di:


moto permanente;

(i.e.

v
0)
t

moto rotazionale;

Si ricava: H v . Tuttavia, poich il vettore ( v ) un vettore che risulta


~
ortogonale sia a v che a , ne segue che H si mantiene costante sia lungo le linee di
corrente che lungo le linee di vorticit (su dette linee infatti, v 0 ).

H costante sulle linee di corrente (che coincidono con le traiettorie nellipotesi


introdotta di moto permanente) e sulle linee di vorticit.
Questo il teorema di Bernoulli in piccolo!

3.1.1 Il teorema di Bernoulli in piccolo nella pratica idraulica


Nelle ipotesi di:
fluido perfetto (=0);
fluido pesante (forze di massa dovute al campo gravitazionale per cui
f=-g grad(z) );
fluido incomprimibile (=costante);
moto permanente (

v
0 );
t

Si ricava:

p v2
H z
costante
2g

Sulle linee di corrente (che coincidono


con le traiettorie poich il moto
stazionario)

La grandezza H detta carico totale. Ad essa pu essere attribuito sia un significato


geometrico, sia un significato energetico.

3.1.2 Significato energetico del teorema di Bernoulli


Al teorema di Bernoulli pu essere attribuito un preciso significato energetico che ne
costituisce lessenza e limportanza. Si pu infatti dimostrare che il carico totale H
rappresenta lenergia meccanica totale per unit di peso del fluido in movimento.
Consideriamo separatamente i tre addendi del trinomio:

p v2
H z
costante
2g
La quota geodetica rappresenta, ovviamente, quella parte dellenergia
potenziale che compete allunit di peso del fluido per il fatto che essa
occupa una ben determinata posizione nel campo gravitazionale. Infatti,
spostandosi lungo la verticale, cio lungo la linea di forza, dalla quota z
alla quota zero essa potrebbe compiere un lavoro pari a z*1=z.
Possiamo quindi indicare questa energia come energia posizionale.
Il termine v2/2g rappresenta lenergia cinetica dellunit di peso di
fluido per il fatto che animata da velocit. Basta ricordare che la
massa dellunit di peso vale 1/g. Lenergia specifica dunque:

1
1 1 2 v2
2
mv
v
2
2g
2g

3.1.2 Significato energetico del teorema di Bernoulli


Linterpretazione dellaltezza piezometrica come termine energetico
pu essere fatta discendere dallesempio seguente.
Nel recipiente illustrato in figura contenente liquido in quiete, si isoli
idealmente un volume infinitesimo dw affondato di h rispetto allo
specchio liquido. Esso soggetto ad una pressione pari a p=h

p / h

dS

dw
Per il teorema di Archimede, le forze ad esso applicate, cio al forza
peso e la spinta idrostatica, si fanno equilibrio.

3.1.2 Significato energetico del teorema di Bernoulli


Se ora pensiamo di trasferire questo volume dw in prossimit del pelo
libero, ovviamente non si compie alcun lavoro poich stiamo stiamo
spostando un sistema a risultante nullo.

Per contro, a spostamento


avvenuto, ci si pu rendere
conto che la sua energia
posizionale aumentata di
hdw: deve quindi essere
diminuita unaltra forma di
energia anchessa di tipo
potenziale
giacch
sia
allinizio che alla fine
delloperazione il liquido in
quiete. Dal che il solo
mutamento avvenuto riguarda
la pressione (da p a zero).

Sembra lecito concludere che lacquisto di energia posizionale sia


avvenuto a spese di unenergia legata alla pressione. Detta energia deve
essere diminuita per lunit di peso di h=p/. Designeremo questa
energia come energia di pressione.

3.1.3 Potenza di una correntge in una sezione.


Estensione del teorema di Bernoulli a una corrente
Il significato energetico che pu essere attribuito al teorema di Bernoulli lo ricollega al
concetto di potenza: anzi, attraverso questo concetto si pu giungere allestensione del
teorema di Bernoulli alle correnti di sezione finita.
Definiamo come potenza di una corrente in una generica sezione trasversale
lenergia che la corrente fa passare attraverso quella sezione nellunit di
tempo.
Si consideri un tubo di flusso di sezione infinitesima dA, sia:

dQ v dA
la portata del tubo di flusso e sia inoltre H il carico totale. Detta dP la potenza
del filetto di corrente nella sezione, si ha allora per definizione:

dP

( dQ) H
[ peso /(unit di tempo)] [energia /(unit di

peso)]

Per passare alla corrente di sezione finita basta integrare allintera sezione
sezione trasversale:

p v2
P HdQ z
v dA
Q
A
2g

3.1.3 Potenza di una corrente in una sezione.


Estensione del teorema di Bernoulli a una corrente
Nellipotesi di validit del teorema di Bernoulli (fluido perfetto, pesante, incomprimibile in
moto permanente) sia il carico H che la portata dQ restano costanti per ognuno dei tubi di
flusso elementari che costituiscono lintera corrente.
Ne segue che anche P resta costante. Si pu quindi concludere che: nel moto permanente di
un fluido perfetto, pesante e incomprimibile la potenza si mantiene costante in tutte le
sezioni trasversali.
Ad una espressione analoga a quella che stata prima mostrata per una traiettoria si pu
pervenire per il caso delle correnti gradualmente variate caratterizzate, cio, da una
distribuzione idrostatica della pressione nelle singole sezioni trasversali. Per questa
propriet, infatti, separando la potenza cinetica da quella potenziale, possibile scrivere:

p
p
v2

P z v dA
v dA z Q Pc
A
A 2g

La Pc dipende dalla distribuzione della velocit nella sezione trasversale che, nella maggior
parte dei casi di interesse pratico, nota solo per via sperimentale. Tuttavia si pu giungere
ad una sua espressione in termini finiti ricorrendo allartificio di introdurre un coefficiente
di ragguaglio . Lo diremo coefficiente di ragguaglio per le potenze cinetiche.

3.1.3 Potenza di una corrente in una sezione.


Estensione del teorema di Bernoulli a una corrente
Il coefficiente di ragguaglio a definito come rapporto tra la potenza cinetica effettiva della
corrente e la potenza cinetica di una corrente fittizia di pari portata ma che avesse una
distribuzione uniforme della velocit nella sezione trasversale:

v2

v dA
A 2g

V2

VA
2g
V2
Essendo V la velocit media. Si ottiene quindi: Pc 2 g Q

e pertanto:

p
V2
P z
Q HQ

2g

Avendo indicato con H il trinomio:

p
V2
H z

2g

Che rappresenta lenergia specifica media del fluido che attraversa la sezione. Per la
costanza di H e di Q lungo la corrente, ilo teorema di Bernoulli pu dunque scriversi nella
forma:
p
V2

H z

2g

costante

3.2 Soluzione per moti irrotazionali: ovvero il teorema di Bernoulli in grande


Ancora una volta partiamo dallequazione di Eulero scritta nellipotesi di forze di massa
conservative e di fluido a comportamento al pi barotropico, ovvero partiamo dalla
seguente relazione:

Ovvero, come gi visto,:

dv
dp


dt

v
dp
v v ( ) 0
t

Utilizziamo ancora una volta lidentit vettoriale seguente:

v2
v ( v) v
2
Se adesso si introduce lipotesi di:
moto irrotazionale (=0);
Ci postula lesistenza di una funzione detta potenziale delle velocit tale che

3.2 Soluzione per moti irrotazionali: ovvero il teorema di Bernoulli in grande


Inoltre, se il dominio risulta semplicemente connesso, allora =0 (per il teorema di kelvin)
e quindi la funzione monodroma e dipende solo dai vettori che ne caratterizzano la
posizione iniziale e quella finale per cui:
x

( x) ( x o ) v d x
Cio, appunto: v
seguente risultato:

xo

che sostituita nellequazione di Eulero, permette di ricavare il

v
v2
dp

v ( ) 0
t
2

v 2
dp
0;
0
( )

2 t

Ossia:

dp
v 2
( )
F (t )

2 t

Con F(t) funzione arbitraria del tempo la cui forma risulta irrilevante ai fini della
risoluzione del problema della determinazione del campo di moto, poich sempre
possibile definire una nuova funzione potenziale delle velocit tale che:

~
~
Fdt

3.1 Soluzione per moti rotazionali in moto permanente: ovvero il teorema di


Bernoulli in grande
In definitiva quindi si ottiene:

~
dp
v 2
( )
costante

2 t

Questo quadrinomio costante ovunque.


Questo il teorema di Bernoulli in grande!

3.1.1 Il teorema di Bernoulli in grande nella pratica idraulica


Nelle ipotesi di:
fluido perfetto (=0) in moto irrotazionale (=0);
fluido pesante (forze di massa dovute al campo gravitazionale per cui
f=-g grad(z) );
fluido incomprimibile (=costante);
moto permanente (
Dalla:

v
0 );
t

~
dp
v 2
( )
costante

2 t

p v2
H z
costante
2g

Si noti che, in questo caso, il carico totale si mantiene costante in tutto il campo di moto!

4. Moti irrotazionali
Loggetto di questo capitolo riguarda lo studio del campo di moto attorno a corpi di varia
forma. Il fluido sar assunto privo di viscosit e incompressibile.
Sulla base del teorema di Kelvin si pu affermate che il moto di un fluido ideale, al pi
barotropico, che ha inizio dalla quiete (cio da una situazione irrotazionale) permane
indefinitamente irrotazionale.
Un siffatto moto ideale presenta tuttavia una velocit non nulla in corrispondenza dei
contorni solidi. Di contro, un fluido viscoso, deve soddisfare la condizione di aderenza in
corrispondenza dei contorni solidi.
Quando il numero di Reynolds sufficientemente elevato, il campo di moto attorno a
corpi immersi pu per essere suddiviso in una regione esterna in cui il moto si assume
ideale e irrotazionale, e una regione interna, prossima ai contorni solidi, in cui la
diffusione viscosa e la vorticit sono elevate.
Il moto esterno pu essere affrontato trascurando la presenza dello strato limite e
applicando la teoria dei moti irrotazionali di seguito presentata, una volta che il moto
esterno risolto, il moto allinterno dello strato limite pu essere risolto imponendo un
matching con la soluzione esterna.

4. Moti irrotazionali
Attenzione: unimportante eccezione a tale approccio rappresentata dai campi di moto
attorno a corpi tozzi. In queste situazioni infatti, la forma del corpo
immerso genera la separazione del campo di moto allinterno dello strato
limite e gli effetti viscosi non risultano pi confinati in uno strato sottile
prossimo al corpo. In siffatte situazioni, anche nel limite Re->, il campo di
moto reale differisce sensibilmente da quello ideale.

4.1 Potenziale delle velocit ed equazione di Laplace


Lequazione di continuit per un fluido incomprimibile, in due dimensioni, nella
forma:

u v
0
x y

Garantisce lesistenza di una funzione di corrente che consente di ricavare le


componenti di velocit secondo le identit:

u
; v
;
y
x

Allo stesso modo, la condizione di irrotazionalit postula lesistenza della funzione


potenziale delle velocit che correlata, in due dimensioni, al campo delle velocit dalle
relazioni:

; v

Dalle condizioni sopra riportate si ricava che la funzione di corrente e la funzione


potenziale sono tra loro correlate dalle condizioni di Cauchy-Riemann:


x y ;

;
y
x

4.1 Potenziale delle velocit ed equazione di Laplace


Le linee equipotenziali e le linee di corrente sono tra loro ortogonali. Infatti:



i
j

x x y y


i
j

x
y
uv uv 0

inoltre, le linee equipotenziali e le linee di corrente soddisfano le equazioni di Laplace:

2 2
2 2 0;
x
y
2

2 2
2 2 0
x
y
2

per quanto concerne le condizioni al contorno, esse possono essere di due tipi.
1) condizioni in corrispondenza dei contorni solidi: deve essere nulla la componente
normale della velocit;

U
2) condizioni allinfinito: usualmente si impongono condizioni del tipo:
x

4.2 Applicazioni di variabili complesse


Introduciamo la variabile complessa z tale che:

z x iy
Supponiamo inoltre di introdurre anche la variabile complessa w definita dalla seguente
relazione:

w ( x , y ) i ( x , y ) f ( z )

Detta funzione chiamata potenziale complesso. Dalla teoria delle funzioni di variabile
complessa, noto come nel caso in cui una funzione di variabile complessa soddisfi alle
condizioni di Cauchy-Riemann, la sua derivata unica,
nel senso che:

w z

indipendente dalla direzione di derivazione con cui z tende a zero nel piano xy.
Nella descrizione dei moti irrotazionali, la quantit

lim w
dw

dz z 0 z
rappresenta unimportante quantit. Infatti, poich essa indipendente dallorientamento di
z, possiamo prendere z parallelo allasse x, ovvero

4.2 Applicazioni di variabili complesse


si ottiene quindi:

lim w w
dw


dz x 0 x
x x
ovvero, ricordando i legami tra funzione di corrente, funzione potenziale e campo di
velocit:

dw
u iv
dz
La derivata del potenziale complesso w rispetto a z pertanto una quantit immaginaria la cui
parte reale e parte immaginaria forniscono le componenti del campo di velocit.
La conoscenza del potenziale complesso come funzione complessa della variabile z
consente dunque di determinare, attraverso una semplice operazione di derivazione, il
campo di velocit.

4.3 Le trasformazioni conformi


Fino ad ora si mostrato come il campo di moto possa essere rappresentato anche nel
piano complesso. Tuttavia non ancora chiara lutilit di detta rappresentazione. Lutilit
della rappresentazione nel piano connesso strettamente collegata alle trasformazioni
conformi.
Accanto al piano z=x+iy si introduca il piano z=x+iy. Si consideri inoltre la funzione
analitica z=z(z) che associa ad ogni punto del piano z un punto del piano z.

Tale trasformazione si dice conforme perch conserva gli angoli, nel senso che se due linee
nel piano z si intersecano nel piano z secondo un angolo, le due linee trasformate di queste
nel piano z si intersecheranno secondo lo stesso angolo.

Da ci segue che la trasformazione conforme fa corrispondere le linee equipotenziali e di


corrente di un moto irrotazionale ideale nel piano z a quelle di un altro moto irrotazionale
nel piano z. Tale trasformazione si dice conforme perch conserva gli angoli, nel senso che
se due linee nel piano z si intersecano nel piano z secondo un angolo, le due linee
trasformate di queste nel piano z si intersecheranno secondo lo stesso angolo.

4.3 Le trasformazioni conformi


Sia dunque dato nel piano z un campo di moto di potenziale complesso w(z). La funzione:

w( z ) w( z ( z ))
analitica perch la sua derivata esiste ed unica, basti vedere il secondo membro della
seguente relazione:

dw dw dz

dz dz dz

Ne segue che w il potenziale complesso di un moto irrotazionale ideale nel piano z


Siano p e p due punti corrispondenti nel piano z e z: sar

z p z ( z p )
per cui:

w( z p ) w( z ( z p )) w( z p )
nei punti corrispondenti dei due piani i due potenziali hanno lo stesso valore.

4.3 Le trasformazioni conformi


Anche la circolazione rimane immutata nei due piani poich essa datata rispettivamente
dagli integrali:
dw

dw

Che sono uguali perch lungo le due linee C e C, che sono luna la trasformata dellaltra, il
potenziale assume lo stesso valore.

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