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Tra i contributi più recenti: Paolo Briganti, Tra inquiete muse. L’Ungaretti dell’Allegria, Milano,
Unicopli, 2008; e (con un taglio decisamente introduttivo) Daniela Baroncini, Ungaretti,
Bologna, Il Mulino, 2010.
Commiato < PS 16 Poesia
Locvizza il 2 ottobre 1916
Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita 5
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia < PS16 è la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quan|dO | trO|vO 4
in | que|stO | mi|O | si|len|ziO 8
u|nA | pA|ro|lA 5
scA|vA|tA è | nel|lA | mi|A | vi|tA 9
co|me un | a|bis|so 5
C. Baudelaire, Le Gouffre [1862], trad. it. di G. Raboni
Pascal avait son gouffre, avec lui se mouvant. Pascal aveva il proprio abisso, e sempre
- Hélas ! tout est abîme, - action, désir, rêve, se lo portava dietro. – Abisso è tutto: l’atto e il
desiderio,
Parole ! et sur mon poil qui tout droit se relève
il sogno e la parola. - Quante volte, sfiorato
Mainte fois de la Peur je sens passer le vent. dalla brezza
della Paura, sento che mi si rizzano i capelli!
En haut, en bas, partout, la profondeur, la grève Da ogni parte – su, giù – la riva, il vuoto,
Le silence, l’espace affreux et captivant… il silenzio, lo spazio che affascina e spaventa…
Sur le fond de mes nuits Dieu de son doigt savant Sul nero delle notti, col suo dito sapiente,
Dio mi disegna un incubo multiforme e
Dessine un cauchemar multiforme et sans trêve.
accanito.
J’ai peur du sommeil comme on a peur d’un grand trou, Mi fa paura il sonno, buco immenso,
Tout plein de vague horreur, menant on ne sait où; vago e orrendo, che porta chissà dove;
Je ne vois qu’infini par toutes les fenêtres, da ogni vetro non vedo che infinito,
Nelle crepe del suolo o su la veccia 5 E andando nel sole che abbaglia
spiar le file di rosse formiche sentire con triste meraviglia
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano com’è tutta la vita e il suo travaglio 15
a sommo di minuscole biche. in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
E. Montale, Non chiederci la parola…
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un doloroso prato.
Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta 5
quel nulla
d’inesauribile segreto
Il Porto Sepolto
Mariano il 29 giugno 1916
Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta 5
quel nulla
d’inesauribile segreto
G. Ungaretti, Nota introduttiva, 1969
“Si vuole sapere perché la mia prima raccoltina s’intitolasse Il porto
sepolto. Verso i sedici, diciassette anni, forse più tardi, ho
conosciuto due giovani ingegneri francesi, i fratelli Thuile.
Entrambi scrivevano. [...] Quegli amici avevano ereditato dal padre
una biblioteca raccolta con precisione di curiosità e di gusto, una
biblioteca romantica ch’essi avevano arricchita con opere dei poeti
e degli scrittori contemporanei. [...] Abitavano fuori d’Alessandria,
in mezzo al deserto. Mi parlavano d’un porto, d’un porto
sommerso, che doveva precedere l’epoca tolemaica, provando che
Alessandria era un porto già prima di Alessandro, che già prima
d’Alessandro era una città. […] Non se ne sa nulla, non ne rimane
altro segno che quel porto custodito in fondo al mare, unico
documento tramandatoci d’ogni era d’Alessandria. Il titolo del
mio primo libro deriva da quel porto”.
Il Porto Sepolto
Mariano il 29 giugno 1916
Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta 5
quel nulla
d’inesauribile segreto
Quel nulla / d’inesauribile segreto (I)
• Ung AL, Eterno: Tra un fiore colto e l’altro donato /
l’inesprimibile nulla.
• Rebora FL, Cielo, per albe e meriggi e tramonti: Ma qui fra nebbie
andiamo, e a chi non vede / sterile nulla è il cielo (vv. 10-11).
• Montale OS, Ma dove cercare la tomba: Tra quelle cerca un
fregio primordiale / che sappia pel ricordo che ne avanza /
trarre l’anima rude / per vie di dolci esigli: / un nulla, un
girasole che si schiude / ed intorno una danza di conigli (vv.
17-22).
• Montale OS, Forse un mattino: Forse un mattino andando in
un’aria di vetro, / arida, rivolgendomi, vedrò compiersi il
miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro (vv. 1-3).
Quel nulla / d’inesauribile segreto (II)
La verdura estenuata dal sole. Stese verso terra come le braccia di Gesù.
Il fellà canta
Il bove bendato prosegue il suo giro Gorgoglio di passione di piccione innamorato
Accompagna il congegno tondo stridente. Nenia noiosa delizia
Si ferma alle pause regolari. - Anatra vieni.
- E chi se ne frega.
L’acqua mesciuta si distende barcollante. - Al letto di seta colore di sfumature di
Si risotterra durante il viaggio. poesia.
- E chi se ne frega.
Le gocciole attimo di gioia trattenuto - T’insegnerò la frescura di tramonto delle
Brillano sulla verdura rasserenata. astuzie.
- E chi se ne frega.
Il fellà è accoccolato nell’antro - Lo possiedo duro grande e grosso.
Del sicomoro ritto sulle proboscidi - E chi se ne frega.
Che escono di terra come vermi mostruosi
Col moto uguale di anelli in su e giù. Il mio silenzio di vagabondo indolente
Giuseppe Ungaretti, L’Allegria
Storia della raccolta
1916, Il Porto Sepolto, Udine, STU (32 testi)
1919, Allegria di Naufragi, Firenze, Vallecchi (105 testi,
alcuni in francese); struttura molto articolata: 11 sezioni con al
centro PS
1923, Il Porto sepolto, La Spezia, St. Apuana (67 testi)
Divisione in 4 sezioni: Sirene+Elegie e madrigali+AN+PS
Pref. di B. Mussolini: “Una testimonianza profonda della
poesia fatta di sensibilità, di tormento, di ricerca, di
passione e di mistero”
1931, L’Allegria, Milano, Preda (74 testi)
Ungaretti, L’Allegria, 1931: Premessa
Ultime → 12 testi
Il Porto Sepolto → 33 testi
= Il Porto Sepolto 1916 con varianti nei titoli, nella disposizione dei
testi, e lo sdoppiamento di La notte bella > La notte bella + Universo
Naufragi → 17 testi
Girovago → 5 testi
Prime → 7 testi
G. Ungaretti, L’Allegria: Ultime (I sezione)
LA “Lacerba”
CM “La Critica Magistrale”
Eterno [Ultime]
da A31 poesia incipitaria della raccolta, con il titolo Eternità
Cfr. commento di Gavazzeni (p. 406): “Il nulla eterno non è tanto
entità fisica quanto la percezione del definitivo scomparire della
propria identità individuale”.
G. Ungaretti, L’estetica di Bergson, 1924
Balaustrata di brezza
per appoggiare stasera
la mia malinconia
“Quantunque chi non ha provato la sventura non sappia nulla, è certo che
l’immaginazione e anche la sensibilità malinconica non ha forza senza un’aura
di prosperità e senza un vigor d’animo che non può stare senza un
crepuscolo, un raggio, un barlume d’allegrezza” (Zibaldone, 24 giugno 1820).
Compare dunque nella nostra letteratura un antenato illustre, ma ben diretto
dell’allegria di Ungaretti. […] È allegria il perenne ricominciare e riprendersi,
dopo ogni naufragio della propria storia. […] E nulla vieta d’interpretare questa
“favola” vitale come allusiva dell’intera produzione poetica. […] Da questi
appunti storici dovrebbe riuscire illuminata l’incomparabile fertilità dell’allegria
di Ungaretti come parola; e insieme il punto in cui la sua etica diventa poesia.
[…] La “consolazione” specifica di Ungaretti sta nel puntare tutt’i significati,
tutte le possibilità liriche sopra una parola, la quale resta ricca e carica
abbastanza perché in essa s’esaurisca il “motivo” o “situazione” poetica, e
s’annulli qualsiasi necessità di ricorso a un’enunciazione logica o storica.
P. P. Pasolini, Un poeta e Dio
Volti al travaglio
come una qualsiasi
fibra creata
perché ci lamentiamo noi?
Travaglio in Leopardi
• Zibaldone 68-69: Il nascere istesso dell'uomo cioè il
cominciamento della sua vita, è un pericolo della vita, come
apparisce dal gran numero di coloro per cui la nascita è
cagione di morte, non reggendo al travaglio e ai disagi che il
bambino prova nel nascere. E nota ch'io credo che
esaminando si troverà che fra le bestie un molto minor
numero proporzionatamente perisce in questo pericolo,
colpa probabilmente della natura umana guasta e indebolita
dall'incivilimento.
• Il sabato del villaggio 40-42: Diman tristezza e noia / recheran
l’ore, ed al travaglio usato / ciascuno in suo penser farà
ritorno.
Travaglio in Rebora e Montale
C. Rebora, Cielo, per albe e meriggi e tramonti 10-14 (in FL
1913): Ma qui fra nebbie andiamo, e a chi non vede /
sterile nulla è il cielo: / ma qui, anelo, ciascun dalle
piazze alle case / per l’imminente pungolo / del
travaglio si sfa.
La morte
si sconta
vivendo
Sono una creatura
• Pietra: Lettera di Ungaretti a G. Papini, 28 aprile 1916,
“Ti ho scritto ieri, amaro, non per nessuno, per me che
non mi posso sciogliere in qualche modo; mi contraggo
in un pianto ch’è una pietra, e dei giorni lunghi così è
terribile”.
• Disanimata: Dante, Purg. XV 133-135, “ Non dimandai
‘Che hai?’ per quel che face / chi guarda pur con
l’occhio che non vede, / quando disanimato il corpo
giace”.
• Sconta: Lettera di Ungaretti a G. Papini, luglio 1916,
“Pensavo: c’è qualche cosa di gratuito al mondo, Papini,
la vita; c’è una pena che si sconta, vivendo, la morte”.
Gli espedienti dell’Allegria
• Radicale assenza di punteggiatura
• Rarissime occorrenze di metri tradizionali e di rime, compensate da
una finissima intelaiatura fonica
• Disgregazione della sintassi, determinata dall’adozione del ‘versicolo’
(con intonazione sillabante e performativa)
• Dilatazione della forza evocativa del singolo vocabolo
(espressionismo)
• Grammatica elementare: frequente adozione di I persona, presente
indicativo, deittici questo e quello
• Impiego sistematico della comparazione (come): a congiungere
situazioni che si spiegano dimostrandone la specularità (Si sta come /
d’autunno / sugli alberi / le foglie; Avrò / stanotte / un rimorso come un /
latrato / perso nel / deserto)
L’incessante processo variantistico
• PS 16 > AN 19 (Vallecchi) > PS 23 (La Spezia,
pref. Mussolini) > A 31 (Milano, Preda) > A 36
(Roma, Novissima) > A 42 (Mondadori)
• Varianti macrostrutturali: tra ‘canzoniere’ e
‘raccolta’ (con movimenti di dilatazione da PS 16
a AN 19 e contrazione sublimante verso A 42)
• Varianti microstrutturali: ristrutturazione di
lessico, sintassi e metrica alla ricerca di
essenzialità e concentrazione
Lasciatemi così Natale (1918) Lasciatemi così Natale (1936)
come una come una
cosa cosa
posata in un posata
angolo in un
e dimenticata angolo
e dimenticata
Il mio supplizio
L’Isonzo scorrendo
è quando
mi levigava
non mi credo
come un suo sasso 15
in armonia 35
Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato I fiumi [Il Porto Sepolto]
come un’acrobata Cotici il 16 agosto 1916
sull’acqua 20
Ma quelle occulte Questo è il Nilo
mani che mi ha visto
nascere e crescere
che m’intridono e ardere d’inconsapevolezza 55
nelle estese pianure
mi regalano
la rara 40 Questa è la Senna
felicità e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
Ho ripassato e mi sono conosciuto 60
le epoche
Questi sono i miei fiumi
della mia vita contati nell’Isonzo
Questi sono 45
Questa è la mia nostalgia
i miei fiumi
che in ognuno
mi traspare 65
Questo è il Serchio ora ch’è notte
al quale hanno attinto che la mia vita mi pare
duemil’anni forse una corolla
di tenebre
di gente mia campagnola 50
e mio padre e mia madre
I fiumi: schede intertestuali
• v. 3, languore: Rebora, FL (1913), XLIII, vv. 41-44: Ora tace sospeso il
firmamento; / e la notte d’adagia in un languore, / in un fluir di pace e
sentimento / che dà non lieto non triste dolore
• v . 4, di un circo: Quasimodo, AT (1930), E la tua veste è bianca, vv. 7-11: Ti
rivedo. Parole / avevi chiuse e rapide, / che mettevano cuore / nel peso d’una
vita / che sapeva di circo.
• vv. 30-31, docile fibra dell’universo: Corazzini, D, Il fanciullo suicida (1903),
vv. 12-14: Il bimbo disperò perdutamente / e la debole fibra derelitta / sentì
costretta da insaziabil angue
• v. 55, inconsapevolezza: Gozzano, La via del rifugio (1907), vv. 42-44: Non
agogno / che la virtù del sogno: / l’inconsapevolezza
• vv. 68-69, corolla di tenebre: Pascoli, PC (1904), Il poeta degli iloti, vv. 240-242
(E sfavillante un polverio si sparse / nel nero spazio, come la corolla / d’un
fior di luce), e Poemi di Ate, vv. 98-99 (Fiore che apriva tutta la corolla / tutta la
notte, e si chiudea su l’alba); Montale, OC, Stanze (1929), vv. 31-32: In te
m’appare un’ultima corolla / di cenere leggera che non dura
Mi tengo a quest’albero mutilato
Mi sono accoccolato
abbandonato in questa dolina
vicino ai miei panni
che ha il languore
sudici di guerra
di un circo
e come un beduino
prima o dopo lo spettacolo 5
mi sono chinato 25
e guardo
a ricevere
il passaggio quieto
il sole
delle nuvole sulla luna
Questo è l’Isonzo
Stamani mi sono disteso
e qui meglio
in un’urna d’acqua 10
mi sono riconosciuto 30
e come una reliquia
una docile fibra
ho riposato
dell’universo
L’Isonzo scorrendo
Il mio supplizio
mi levigava
è quando
come un suo sasso 15
non mi credo 35
in armonia
Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
come un’acrobata (S23 giocoliere) I fiumi [Il Porto Sepolto]
delle acque 20 Cotici il 16 agosto 1916
Ma quelle occulte e questo è il Nilo 55
mani che mi ha visto
che m’intridono nascere e crescere
e ardere d’inconsapevolezza
mi regalano 40
nelle estese pianure
la rara protette d’azzurro 60
felicità e questa è la Senna
e in quel suo torbido
Ho ripassato mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
le epoche
della mia vita 45 Questi sono i miei fiumi 65
contati nell’Isonzo
Questi sono e questa è la mia nostalgia
i miei fiumi che in ognuno
mi traspare
questo è il Serchio
ora ch’è notte 70
al quale hanno attinto che la mia vita mi pare
duemil’anni 50 una corolla
forse di tenebre
di gente mia
campagnola
e mio padre e mia madre
Pellegrinaggio [Il Porto Sepolto]
Valloncello dell’Albero Isolato il 16 agosto 1916
In agguato Ungaretti
in queste budella uomo di pena
di macerie ti basta un’illusione
ore e ore per farti coraggio
ho strascinato 5
la mia carcassa Un riflettore 15
usata dal fango di là
come una suola mette un mare
o come un seme nella nebbia
di spinalba 10
Cartolina postale di G. Ungaretti a G. Papini,
27 agosto 1916
Soldato Rischiaro
Tra due pareti di macerie Quel riflettore
ore e ore mette un mare
ho strascinato sul cielo
la mia carcassa torbido
affardellata.
Basta un’illusione
a farti coraggio.
Non mancano
le illusioni
ai poeti.
Universo [Il Porto Sepolto]
Devetachi il 24 agosto 1916
Col mare
mi sono fatto
una bara
di freschezza
La notte bella [Il Porto Sepolto]
Devetachi il 24 agosto 1916 = PS16 > PS23
Quale canto s’è levato stanotte Comparso allo spazio > Ora mordo
che intesse l’ho morso > come un neonato
di cristallina eco del cuore come un neonato > la mammella
l’illuminazione del cielo? > le stelle la mammella > lo spazio
Di tanti 5
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca 10
È il mio cuore
il paese più straziato
San Martino del Carso [PS]
Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916
Redazione Il Porto Sepolto 1916
Ma nel cuore
nessuna croce manca
San Martino del Carso
«È di nuovo la celebrazione dell’idea di poesia come,
foscolianamente, colei che interroga le urne e fa loro raccontare
le vicende di coloro che furono vivi e gloriosi e della città due
volte rasa al suolo e due risorta non diversamente, nella sostanza,
da San Martino del Carso, ridotta dalla storia a muri smozzicati,
ma perennemente viva nella parola del poeta. [...] Al fondo,
infatti, di Il porto sepolto sta l’idea della poesia come celebrazione e
memoria di tutti i morti di cui non rimane neppure più la traccia
[...] oggetto della memoria della poesia sono dunque le rovine del
piccolo paese del Carso e i molti morti ignoti, che pure erano
con il poeta in corrispondenza di sentimenti, di opinioni, di
uguale amore per la scrittura» (G. Barberi Squarotti)
Allegria di Naufragi [Naufragi]
Versa il 14 febbraio 1917
E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite 5
lupo di mare
Natale [Naufragi]
Napoli il 26 dicembre 1916
Non ho voglia in un
di tuffarmi angolo
in un gomitolo e dimenticata
di strade
Qui 15
Ho tanta 5 non si sente
stanchezza altro
sulle spalle che il caldo buono
Questo nomade
adunco
morbido di neve
si lascia
come una foglia 10
accartocciare
L’interminabile
tempo
mi adopera
come un 15
fruscio
Mattina [Naufragi]
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
M’illumino
d’immenso
Dormire [Naufragi]
Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917
Vorrei imitare
questo paese
adagiato
nel suo camice
di neve 5
Un’altra notte [Naufragi]
Vallone il 20 aprile 1917
In quest’oscuro
colle mani
gelate
distinguo
il mio viso 5
Mi vedo
abbandonato nell’infinito
Rose in fiamme [Naufragi]
Vallone il 17 agosto 1917
Su un oceano
di scampanellii
repentina
galleggia un’altra mattina
Vanità [Naufragi]
Vallone il 19 agosto 1917
D’improvviso sorpresa
è alto dal sole 10
sulle macerie si rinviene
il limpido stupore un’ombra
dell’immensità 5
Cullata e
E l’uomo piano
curvato Franta 15
Sull’acqua
Prato [Girovago]
Villa di Garda aprile 1918
La terra
s’è velata
di tenera
leggerezza
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie
Preghiera [Prime]
Quando mi desterò
dal barbaglio della promiscuità
in una limpida e attonita sfera