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La politica fiscale e il debito pubblico

La politica fiscale è l'insieme dei provvedimenti adottati dal Governo modificando i conti
pubblici(le entrate e le spese) e influendo sul livello di reddito e sull'occupazione.
Lo Stato quindi può intervenire con degli stimoli per l'economia,quali l'aumento della spesa
pubblica e la diminuzione delle imposte,attuando così una politica fiscale espansiva,con lo scopo
di favorire la crescita della produzione e quindi dell'occupazione.

È una modalità di politica economica che viene adottata nei periodi di crisi o di stagnazione
dell'economia.
Un grande freno al raggiungimento degli obiettivi di Bilancio dello Stato è quello dell‘evasione
fiscale,che crea debito pubblico,aumenta la pressione fiscale e può portare ad effetti di
stagnazione e recessione.

In regime di economia aperta, secondo il modello Mundell-Fleming,la politica fiscale espansiva


produrrà un miglioramento della bilancia commerciale con dei cambi fissi,mentre in regime di
cambi flessibili le esportazioni peggioreranno a causa dell’alto tasso di cambio.
Quando con la politica fiscale espansiva si aumentano le spese o si diminuiscono le entrate, c’è
sempre il rischio di produrre deficit o disavanzo di bilancio,il rapporto fra entrate e spese.
Per finanziare questi deficit lo Stato emette titoli di debito o di Stato,come i Bot,Btp,Cct,che
generano il debito pubblico,cioè il debito di uno Stato nei confronti di altri soggetti economici
nazionali o esteri,che acquistano questi titoli sottoscrivendo un credito allo Stato. Alla scadenza
del credito i soggetti coinvolti si aspettano il rimborso del capitale e il pagamento degli interessi.

l'aumento del debito pubblico ricade sulle generazioni future,che dovranno ripararlo,e sullo stato
stesso,col rischio di una crisi del debito sovrano,a causa della mancanza di acquirenti. Nel 2011-
12 ciò coinvolse numerosi paesi europei, tra cui Portogallo,Italia,Irlanda,Grecia e Spagna.
La crisi del Sistema Euro portò l’Unione Europea a reagire con misure di austerità molto rigide
per impedire l’adozione di politiche di deficit di Bilancio,per contenere la spesa pubblica,per
aumentare le tasse: ciò porto ad una sfiducia popolare verso le istituzioni europee.

Nel marzo 2012 i paesi dell‘UE hanno firmato il Patto di bilancio europeo,o Trattato sulla stabilità,
coordinamento e sulla governance nell'Unione Europea,o anche fiscal compact,che prevede
l'introduzione di un rigido controllo delle autorità europee sui conti pubblici e di «regole d’oro»
per il principio di pareggio di bilancio,l'uguaglianza tra le entrate e le uscite finanziarie.
Queste misure hanno ridotto al minimo la possibilità per i singoli stati dell'Unione di agire con
appropriate misure di politica fiscale,se non sono concordate con gli altri stati europei.
Spinto alle misure dell’UE,il Parlamento Italiano ha subito introdotto nell'articolo 81 della
Costituzione il pareggio di bilancio.

La diminuzione delle imposte e l'aumento delle imposte attuato dall'Unione Europea sono
strumenti di politica fiscale restrittiva,volta a bloccare la crescita del sistema economico quando
è eccessiva ed occorre limitarla,oppure volta a ridurre il deficit di bilancio quando è necessario.
La politica fiscale restrittiva produce un calo del reddito delle famiglie e determina un
peggioramento delle condizioni di vita,diminuendo la loro capacità di acquisto.
La ripartizione dei tributi pone due posizioni distinte: privilegiare l'imposizione fiscale sui redditi
alti oppure sui redditi medio bassi,ma anche scelte intermedie di compromesso.

Diversi economisti concordano sullo stimolare una crescita economica dal basso,abbassando la
pressione fiscale sui meno abbienti e favorendo i consumi,piuttosto che favorire i più abbienti
producendo innovazione senza consumi che non porta ad alcuna reale crescita economica, ma
solo al calo della domanda.

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