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http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/ corradolopriore.wordpress.com
Abstract
I casi di presunto abuso sessuale collettivo ritualizzato (PASCR) su gruppi di bambini, possono
rispondere a due verità fattuali tra loro alternative ed inconciliabili: l’ipotesi dell’abuso e l’ipotesi
della suggestione (o falso abuso). Fino alla formulazione di una verità processuale definitiva, non
rientra nel ruolo e nelle possibilità degli operatori psicosociali coinvolti (consulente tecnico,
terapeuta, operatore assistenziale ecc.) quella di sciogliere la riserva sui fatti traumatici presunti,
neanche a fronte di indizi percepiti come evidenti. Ciò ostacola la valutazione psicodiagnostica,
esplicita o implicita nell’intervento.
Nella prassi, si è finora preteso di risolvere questa empasse con un appello alla neutralità: nella
presente relazione si argomenterà rispetto alla assurdità logica di tale soluzione, ispirata ad una
astratta correttezza di maniera, tuttavia intraducibile in scelte diagnostiche e interventi viabili. La via
della neutralità epistemologica è una chimera; a dimostrazione di tale assunto verranno analiticamente
disegnati i due distinti campi di possibilità diagnostica (secondo criteri DSM-IV-TR), evidenziando la
netta biforcazione e l’assenza di aree di sovrapposizione.
Si concluderà che, laddove l’astensione dalla valutazione sarebbe deontologicamente corretta, ma
pragmaticamente inaccettabile (sul fronte degli interventi psicologici comporta assoluta inoperabilità),
di contro la formulazione di una qualsiasi valutazione psicologica univoca non può che comportare
pregiudizialità (sebbene nascosta) ed assunzione di responsabilità improprie.
Nella seconda parte della relazione, verrà proposto un nuovo Protocollo a Doppia Valutazione
Alternativa (PDVA) come soluzione originale dell’empasse, scientificamente e deontologicamente
valida, nonché pragmaticamente mirata a fornire una completa informazione diagnostica e
prognostica al committente (giudice, servizio, famiglia), congrua a trasferire a quest’ultimo l’onere
delle decisioni critiche.
Focus PDVA: psicodiagnostica
abusi sessuali collettivi presunti
Ambito CLINICO Ambito FORENSE
Nessun
D.P.T.S. disturbo
(contagio
Altre nevrosi dichiarativo)
• Appello a:
– neutralità
– obiettività
– impersonalità
“Il diritto alla cura in particolare non può essere disatteso come
condizione pregiudizievole in vista della raccolta della
testimonianza, e il giudizio dei terapeuti sui tempi in cui il
bambino può rendere testimonianza deve essere tenuto in conto,
pena la violazione del principio costituzionale del diritto alla
salute e del principio del superiore interesse del minore,
previsto dalla Convenzione ONU, ratificata anche dall’Italia”.
“Neutralità”: 3 ostacoli = utopia
Articolo 7
(…) lo psicologo valuta attentamente, anche in relazione al
contesto, il grado di validità e di attendibilità di informazioni, dati e
fonti su cui basa le conclusioni raggiunte; espone, all’occorrenza, le
ipotesi interpretative alternative, ed esplicita i limiti dei risultati
(…).
Articolo 24
Lo psicologo (…) opera in modo che chi ne ha diritto possa
esprimere un consenso informato (…).
2 vantaggi “collaterali”
Articolo 5 - Lo psicologo (…) riconosce i limiti della propria competenza (…). Lo psicologo (…)
non suscita, nelle attese del cliente e/o utente, aspettative infondate.
Articolo 37 - Lo psicologo accetta il mandato professionale esclusivamente nei limiti delle proprie
competenze. Qualora l’interesse del committente e/o del destinatario della prestazione richieda il
ricorso ad altre specifiche competenze, lo psicologo propone la consulenza ovvero l’invio ad altro
collega o ad altro professionista.